Emmaus 21 luglio 2020

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Martedì, 21 luglio 2020

www.emmetv.it

La prossima edizione uscirà il 15 settembre 2020

Caritas Sportello antiusura a crisi sta creando povertà e difficoltà economiche a tanti. Il pericolo del ricorso all’uL sura si fa sempre più minaccioso.

Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 - 62100 Macerata

L’accesso al servizio avviene esclusivamente previa prenotazione telefonica. Si può chiamare dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12, al numero 0733.1992952 e concordare un appuntamento. Lo sportello opera presso la Caritas diocesana in Piazza Strambi 4. Prosegue l’attività anche lo sportello di Porto Recanati, che fa capo alla Parrocchia del Preziosissimo Sangue. È possibile telefonare al numero 351.2902524 per concordare un appuntamento. Ogni segnalazione e ogni contatto verranno trattati con rigorosa riservatezza.

Maceratasette

Telefono 0733.231567 E-mail: redazione@emmetv.it Facebook: : emmetvmacerata Twitter: emmetvmacerata

Inserto di

Anziani e Covid: coniugare cura, affetti e sicurezza

Il 12 settembre il vescovo ordinerà 4 nuovi sacerdoti

Don Paolo Picchio, prete generoso e gestore oculato

Dopo la batosta il turismo cerca le vie della ripartenza

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vacanze. La pandemia ci spinge a valorizzare le tante cose belle del nostro territorio e dell’Italia

sacerdoti

Sguardo nuovo sull’estate

Tra monti e vallate la fraternità cresce, l’animo si rinfranca

Bisogna vivere questo periodo in maniera positiva e serena, senza intristirsi con sterili lamentele perché non si può più fare come prima DI

NAZZARENO MARCONI *

A

nche se il Covid–19 ha reso quest’anno del tutto eccezionale, cancellando o ribaltando realtà che parevano inamovibili, ci sono consuetudini profondamente radicate, come le vacanze estive, che stanno comunque tentando di trovare una via di realizzazione. E il nostro popolo, che deve fare i conti anche con un Paese povero di materie prime, cerca di sopperire anche in questo ambito mettendo a frutto la fantasia. Non tutto il male viene per nuocere, si usava dire, perciò – senza minimizzare in alcun modo la tragedia che ci ha colpito – vorrei indicare alcuni segnali positivi che l’arte di arrangiarsi in cui siamo maestri sta facendo emergere. La normativa Covid per mantenere il distanziamento sociale incoraggia la condivisione di iniziative tra familiari e conviventi. In chiesa come al parco pubblico, al ristorante come in auto, il nucleo familiare o di conviventi si può muovere come una sola persona e tutto lo incoraggia a farlo. Si stanno così riscoprendo le vacanze familiari. Chi ha vissuto gli anni Sessanta sa bene che questo tipo di vacanza caratterizzato da ritmi rilassati, più diurno che notturno, più attratto dalle bellezze che dal rumore e dalla confusione, ha un fascino particolare che stavamo tutti dimenticando. Se il lockdown ci ha insegnato che una famiglia costretta a stare in casa ne ha tratto spesso l’opportunità per ricominciare a dialogare e magari a sopportarsi e crescere nell’amore, questo tempo di vacanze familiari potrebbe consolidare quanto abbiamo costruito. Visto che andare all’estero è ancora complicato, questa estate è poi un tempo propizio per riscoprire le bellezze vicine, con tre doni che il buon Dio ha sparso a profusione in ogni angolo d’Italia: paesaggio, arte e spiritualità. Invito tutti ad aprire la carta geografica della propria regione, magari nella forma elettronica di Google Maps e digitare parole “magiche” come: abbazia, eremo, convento, santuario, pellegrinaggio... Subito vedrete apparire inaspettate e bellissime occasioni per una vacanza che rigeneri il corpo e nutra la mente e l’anima. Molti stanno scoprendo solo ora di ave-

re capolavori di arte e paesaggio a portata di mano, così come luoghi di intensa spiritualità che non apprezzeremo mai abbastanza. Questo periodo post–lockdown sembra mostrare una ripresa significativa di tutto il nostro entroterra verso la montagna. Se questa tendenza si consoliderà, sarà la conferma che per far vivere il nostro comparto turistico interno non servono numeri enormi, basta qualità e continuità di afflusso, né servono eventi straordinari a tutti i costi (costi spesso assai salati). Ci serve un “ordinario” di qualità: una ospitalità cordiale e a buon prezzo, la cura della pulizia ovunque, buon cibo semplice con prodotti del territorio accompagnato dal nostro vino presentato bene, punti vendita a Km 0, la manutenzione delle strade interne e la vigilanza che ne aumenti la sicurezza, sentieristica curata (con tracciati per famiglie sicuri e ben segnalati, e vie di pellegrinaggio protette dal traffico e dotate dei servizi essenziali a basso prezzo), punti informativi collegati tra loro e con informazioni aggiornate, una segnaletica anche online efficace, le nostre chiese e i nostri piccoli musei restaurati e resi accessibili (con modalità e costi che non scoraggino i nostri piccoli Comuni), l’espansione della rete di piste ciclabili... Molte iniziative vanno già in questa direzione, ma è a tutti evidente la necessità di accelerare e di dare organicità agli interventi, favorendo sempre più collaborazioni, sinergie, integrazioni, unioni... che troveranno un moltiplicatore vincente nel calore dell’accoglienza connaturale alla nostra gente. Intanto, studiando le norme che regolano la riapertura dei centri estivi, ho visto tornare alla memoria le bellissime vacanze tra amici del tempo dell’università: primi anni 80. Un gruppo ben organizzato di nove amici e amiche, che viva la vacanza come gruppo stabile, verifichi ogni mattina la temperatura e si sposti noleggiando un unico mezzo, il mitico pulmino a 9 posti, ha davvero infinite possibilità. Se si scelgono in alberghi economici le solite tre stanze a tre letti, si può mangiare senza problemi di distanziamento entro il gruppo. Basta tenere nota accurata dei luoghi visitati, per verificare eventuali contatti, e si è perfettamente in regola con le norme di sicurezza. Così si può, con poca spesa, girare l’Italia, scoprirne le bellezze e dare una mano a tante persone che lavorano nel settore turistico e quest’anno incontrano difficoltà serie a garantirsi lo stipendio. So bene che sono un vescovo e non un manager pubblico o un tour operator, ma se il mio compito è educare alla vita buona del Vangelo, anche guardare avanti al futuro della nostra terra e proporre di vivere questa estate in maniera positiva e serena, senza intristirsi in una lamentela sterile perché non si possono fare le cose che si facevano fino a ieri, mi sembra faccia parte del mio lavoro. Perciò: Buone vacanze e che Dio vi benedica tutti. * vescovo

celebrazioni Regole per l’ingresso in chiesa ono ancora in vigore le norme per contrastare la ripresa della pandemia. Si entra ed esce uno per volta distanziati di 1,5 metri. Solo le famiglie con bambini possono sistemarsi vicini. C’è l’obbligo di indossare le mascherine, coprendo naso e bocca. Non è consentito accedere se si hanno sinto-

S

DI

mi influenzali, respiratori, temperatura +37,5° e a chi è stato in contatto con persone positive a Sars–CoV–2 nei giorni precedenti. Durante la Messa ciascuno resti sempre al proprio posto. La Santa Comunione verrà portata a chi restando in piedi porge le mani per riceverla. Per aiutare la chiesa e i poveri all’ingresso ed all’uscita c’è un contenitore dove mettere la propria offerta.

Il vescovo e un gruppo di sacerdoti diocesani in Val di Fassa

Porto Recanati

Medici e infermieri delle zone rosse in soggiorno gratis odici settimane di vacanza in regalo per altrettante faD miglie dii operatori sanitari che hanno combattuto il Coronavirus in Lombardia e nel Padovano. Questa l’iniziativa del residence “Il casale del Conero” di Porto Recanati in collaborazione con l’Unione nazionale delle Pro Loco dei due territori coinvolti. Altre dodici settimane saranno offerte dalle due Unioni. Alcuni momenti di meritato relax per medici, infermieri e i loro cari.

GIANLUCA MERLINI

M

a tu per chi fai le cose? È stato questo il leitmotiv che ha condotto l’esperienza di fraternità sacerdotale che insieme al vescovo Nazzareno 19 presbiteri e 5 seminaristi della nostra diocesi hanno vissuto dal 6 all’11 luglio in Val di Fassa, a Soraga, nella casa La Lum de Roisc. Giorni intensi di fraternità, comunione, relax, preghiera, condivisione e svago. Il Vescovo ha condotto i sacerdoti a una riflessione concreta e interiore, pastorale e teologica, pragmatica e di visione aiutandoli alla condivisione e allo scambio vicendevole di esperienze e prospettive. Riflessioni che hanno guidato ogni giorno a entrare sempre più in contatto con il Dio di Gesù Cristo al quale il sacerdote ha risposto nella sua chiamata, al rapporto al popolo santo di Dio che ci è dato come dono da custodire e amare, alla relazione con il presbiterio diocesano, vera famiglia del sacerdote, e alla verità della relazione dei sacerdoti tra di loro. I sacerdoti hanno avuto l’occasione di vivere un momento di fraternità intenso. Esperienze di passeggiate tra le alti cime delle Dolomiti, nei boschi e nelle valli accompagnati da un tempo spettacolare hanno contribuito ad allietare gli animi, gli spiriti e i corpi. Un momento davvero toccante è stato poter vivere da pellegrini nella parrocchia natale di Giovanni Paolo I, papa Luciani, a Canale d’Agordo (Bl): celebrazione nella parrocchia, visita alla casa natale e al museo allestito dal Comune proprio per far conoscere colui che è stato Papa per solo 33 giorni ma che ha segnato il popolo di Dio in modo indelebile come sacerdote, vescovo, cardinale e papa. Ascoltare la storia di un prete diventato papa restando quel “don” che è stato sempre, sicuramente ha aiutato i sacerdoti a chiedersi: «Ma tu per chi fai le cose?» e vedere che è possibile farle veramente, profondamente e unicamente per il Signore. La settimana si è conclusa con un pellegrinaggio al Santuario della Vergine Maria a Pietralba, in Alto Adige: la Vergine Maria ha come suggellato l’esperienza dei nostri sacerdoti donando nuova forza e speranza per ritornare nuovi alla vita ministeriale quotidiana e immergersi con nuova spinta nella pastorale delle nostre realtà ecclesiali. Davvero momenti da non perdere quelli da poter vivere insieme nella comunione e nella verità. Lo stare insieme fa bene a tutti, anche ai sacerdoti!

Gli adolescenti, eroi inconsapevoli del lockdown Il mondo virtuale, fonte di rimproveri in tempi normali, ha consentito ai ragazzi di sopravvivere quando tutto il resto della loro vita è scomparso all’improvviso DI

GIANCARLO CARTECHINI

«È

arrivata una lettera per te». «Una lettera? Per me?». La reazione del nativo digitale supera di poco la linea di galleggiamento di una totale indifferenza. Eppure la busta è proprio lì, sul tavolo. L’indicazione del destinatario ine-

quivocabile. «Cari ragazzi, forse non lo sapete ancora, ma siete destinati ad entrare nei libri di storia…». La lettera, inviata da una lista civica locale, elogia il comportamento degli adolescenti nel periodo di lockdown. «Avete rinunciato a tutto pur di tutelare la salute dei più deboli e degli anziani. Vi siete comportati da eroi». E conclude: «Voi non siete sdraiati!». Il riferimento al titolo del libro di Michele Serra risulta datato, e la conclusione in contraddizione con le premesse, perché è proprio grazie al fatto di avere accettato di vivere da sdraiati che i nostri figli meritano il titolo di eroi. Lo avessero detto a me, a quindici anni, che sarei comparso nei libri di storia, avrei immaginato

avventure spericolate in qualche zona remota del mondo o, appena più grande, avrei sognato di perdermi per le vie di Parigi come un vero flâneur, in compagnia di Baudelaire e dei suoi poemi in prosa. E invece, eccoli i nuovi eroi per caso, costretti a restare in casa, indolenti per virtù, e non per noia. Ma sarà davvero questa l’impresa che li consegnerà alla storia? La parola “sdraiato” include molti differenti atteggiamenti. Sdraiati sul divano per messaggiare con gli amici; fisicamente in famiglia, di fatto fuori a coltivare amicizie: il punto perfetto di equilibrio, da un certo punto di vista. Sdraiati a letto anche durante il giorno, a vedere video sul tablet e controllare il profilo Instagram: l’unico

modo in cui si può restare in casa senza morire di noia, quando non ci sono altre cose da fare. Di fronte allo schermo della Playstation, invece, si resta a schiena dritta, perché non sono consentite distrazioni: completamente immersi nel gioco, insieme a compagni di avventura con cui si va a scuola, o sconosciuti che abitano in chissà quali altri mondi. Chi ha dei figli adolescenti ha presente il ventaglio di situazioni appena accennato. Tutto questo mondo virtuale, fonte di continui rimproveri da parte degli adulti in tempi normali, è ciò che ha consentito ai ragazzi di sopravvivere durante il periodo di confinamento, quando tutto il resto della loro vita è improvvisamente scomparso. Evaporato

da un giorno all’altro, in un clima di profonda incertezza, senza ben comprendere cosa stesse realmente accadendo. O forse era evaporato da tempo, senza che se ne fossero resi conto. La tolleranza dei ragazzi alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria è stata sorprendente. Eppure, a detta di alcuni, questa buona notizia ha un lato oscuro: hanno sofferto poco perché erano stati abituati da tempo a chiudersi in casa, e a coltivare con i loro coetanei rapporti quasi esclusivamente virtuali. In un articolo pubblicato il 28 giugno sul Sole 24 Ore (“Per una rigenerazione urbana delle relazioni”) lo studioso Stefano Bartolini ha riportato i dati di una ricerca effettuata in Italia su ragazzi delle

Computer, ma anche tablet e smartphone hanno riempito le giornate, specialmente quelle dei giovani, durante il confinamento

scuole superiori: il 62% delle ragazze e il 36% dei maschi si sente solo. Molti ragazzi conducono una vita solitaria. La vita all’aperto non esiste più da qualche generazione. Per questo motivo è importante ripensare le nostre città riqualificando gli spazi aggregativi: aree pedonali, centri sportivi, parchi.

Scopriremo in questo modo, noi adulti, quanto sia bello sdraiarsi su un prato, a leggere un libro. E lasceremo alla generazione dei post millennial il compito di ritrovarsi insieme per decifrare il nostro tempo, come attori consapevoli e informati. Protagonisti, finalmente, di una storia tutta da inventare.


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