Settembre 2017 - Emmaus e Avvenire

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dopo sisma Una mano alla comunità

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a Chiesa locale ha avuto la Cattedrale e tantissime altre chiese L gravemente ferite dalle scosse di a-

Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia

gosto e ottobre 2016, ed è impegnata nell’aiuto a quanti sono stati colpiti. Chi desidera contribuire sostenendo la diocesi, può farlo effettuando un bonifico a: Diocesi di Macerata– Tolentino–Recanati–Cingoli–Treia Causale: Offerta pro terremoto Iban: IT61Q0605513401000000011753

A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 62100 Macerata telefono 0733.231567 e-mail: redazione@emmetv.it facebook: emmetvmacerata twitter: emmetvmacerata

MACERATA

Martedì, 19 settembre 2017

Con l’assemblea del 24 settembre nell’Aula sinodale prende il via un anno dedicato all’evangelizzazione, che fa seguito ai mesi durante i quali si è riflettuto sulla carità

«Annunciatelo dai tetti» La diffusa crisi di speranza è conseguenza dell’indebolimento della fede; il mondo adulto crede poco e fatica a trasmettere il messaggio di Gesù ai giovani DI

La Basilica nel giorno della festa

A San Nicola nessuna «crepa» nella devozione

NAZZARENO MARCONI *

C

on il 24 settembre e l’Assemblea Diocesana che vivremo nell’Aula Sinodale quella domenica pomeriggio ripartirà l’Anno Pastorale. La Chiesa è apostolica, cioè si fonda sul ruolo degli apostoli di Gesù e dei vescovi loro successori. Ogni vescovo è così segno di unità di tutta la diocesi e primo animatore del cammino di fede dei cristiani. In una Chiesa che vuol procedere in maniera sinodale, come un coro che canta in accordo, è necessario un direttore che dia la nota e il ritmo: questo è il ruolo dell’apostolo. Per questo all’inizio dell’anno pastorale il vescovo indirizza alla sua Chiesa diocesana una Lettera pastorale, che inciti al cammino e dia le coordinate fondamentali, anche per mantenerci in sintonia con tutta la Chiesa universale. In un cammino triennale, iniziato lo scorso anno con la riflessione comune sul tema della Carità, è giunto il tempo di iniziare a mettere in pratica le scelte comuni che la riflessione di un anno ci ha chiarito. Per questo continuando a rafforzare le Unità Pastorali, ci dovremo impegnare a creare dei punti Caritas in ogni Unità Pastorale. Per migliorare un’azione caritativa fatta sia con la testa che con il cuore, soprattutto coinvolgendo ed integrando sempre più la partecipazione dei giovani. Mentre si opera e si dà concretezza alle riflessioni passate, si deve però continuare a pensare e progettare per il futuro. Per questo la Lettera Pastorale di quest’anno si intitola “Annunciatelo dai tetti” e fa riferimento al compito primario che Gesù ha dato alla sua Chiesa: trasmettere la fede di generazione in generazione.

DI

È

Codex Purpureo di Rossano (Cs), parabola del Samaritano

Gesù aveva una passione per l’evangelizzazione e la catechesi che dovrebbe contagiarci. Eppure nel mondo di oggi i cristiani sembrano spesso vergognarsi di testimoniare la fede e di annunciare i contenuti fondamentali del Vangelo in cui dicono di credere. Certamente oggi parlare di cose come: Dio, il Vangelo, la famiglia, il dono della vita, l’amore fedele, la vita eterna, la Provvidenza divina che guida la storia, non rende popolari, anzi fa etichettare come retrogradi e strani. Eppure tanti segnali dimostrano come il nostro mondo abbia proprio bisogno di un nuovo annuncio della fede e dell’offerta di cammini di approfondimento delle buone ragioni per cui crediamo alla parola di Gesù. La catechesi cristiana insegna che le tre virtù teologali: fede, speranza e carità, sono così profondamente legate che se una di esse si indebolisce anche le altre si incrinano. Pochi potrebbero negare il fatto preoccupante che nella nostra società diventa sempre più fragile la speranza: quella positiva apertura di

fiducia verso l’altro e verso il futuro su cui si fonda la convivenza sociale e ogni collaborazione, anche economica. Così è in crisi la carità: il dono di un amore gratuito e generoso verso chi è nel bisogno, altrettanto fondamentale per la crescita della civiltà. Un mondo unito e pacifico non si può fondare sull’egoismo che disgrega e fomenta le guerre. La radice di questa crisi di speranza e carità, noi cristiani lo sappiamo con certezza, è dovuta all’indebolimento della fede, ad un mondo adulto che crede poco e fatica a trasmettere la fede alle nuove generazioni. Come fare? Questo è l’interrogativo che lancia la nuova Lettera Pastorale: “Annunciatelo dai tetti”. Non si limita però a proporre la domanda, ma presenta delle vie di risposta, alla luce della esperienza e dell’insegnamento della Chiesa. In modo particolare guardando alla nostra realtà diocesana ed al nostro modo di evangelizzare e fare catechesi, con le sue luci e le sue ombre, i modelli da imitare e gli errori da evitare. E’ il mio contributo all’inizio di un

incontro di apertura Invitati clero e laici omenica 24 settembre, dalle 16 alle 18, presso l’Aula sinodale anD nessa alla Domus San Giuliano di Macerata, si svolgerà l’incontro di apertura dell’Anno pastorale 2017–2018. Il tema prescelto è: «Annunciatelo dai tetti! (Mt 10,27» , declinato in «Chiesa sinodale e ministeriale che vive e annuncia il Vangelo». Sono invitati tutti i sacerdoti, le religiose, i religiosi e gli operatori pastorali. Chi lo desidera potrà seguire l’evento su EmmeTv Canale 89 e in diretta streaming sul canale YouTube della diocesi.

cammino di Chiesa che deve portarci avanti con fiducia. Annunciamolo dai tetti e non solo dentro le sacrestie questo Vangelo che salva il mondo. * vescovo

custodia del Creato

Marche, con TgEmme sul canale 89 del Dt diventa quotidiano l’appuntamento con l’informazione

1 ottobre. Pellegrini per ridare valore alla Terra e ai fratelli DI

ELISA MERLINI

«C

erto, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo (Gen. 28, 16) Viaggiatori sulla terra di Dio»: questo il titolo scelto quest’anno dalla Cei per la 12ª Giornata per la Custodia del Creato che in diocesi sarà celebrata il 1° ottobre 2017 a Treia. Una giornata, un tempo, per aprire il nostro sguardo sulla Terra, nostra sorella, sottoposta a violente depredazioni «a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei» (LS 2). Nel 2017, proposto alla comunità internazionale come anno del turismo sostenibile, il Messaggio invita a fare come Gesù, «Lo stesso – lo ricorda ancora la Laudato Si’ – viene presentato come viaggiatore, in cammino sulle strade della Palestina per l’annuncio del Regno, ma anche attento a “contemplare la bellezza seminata dal Padre suo” e pronto ad invitare i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino» (LS 97) (Sussidio). La giornata diocesana ci vedrà pellegrini in una terra ancora segnata dal terremoto che ha trasformato i nostri paesaggi e le nostre comunità. Il ritrovo è per le ore 14:30 al santuario del Santissimo Crocifisso di Treia per trasferirci con dei pulmini alla chiesa di San Lorenzo. All’inizio rifletteremo sul senso del pellegrinaggio, ascoltando ragazzi e adulti che questa estate hanno percorso il cammino di Santiago di Compostela. Da pellegrini cammineremo «verso un luogo significativo della tradizione religiosa, per rinvigorire la sua spiritualità attraverso un contatto quasi fisico con le fonti della fede»: il santuario del SS. Crocifisso di Treia. Dopo l’accoglienza, vivremo un momento di dialogo interreligioso grazie alla presenza del pastore Luis Giuliani della Chiesa Evangelica Battista e ascolteremo delle testimonianze di giovani, missionari e agricoltori che racconteranno la bellezza delle terre incontrate, il senso del viaggio come pellegrinaggio e la scoperta di una pianeta che è dono di Dio.

GABRIELE PEDICINO *

Dall’11 settembre va in onda il TgEmme, il telegiornale di EmmeTv, nuova emittente regionale delle Marche, visibile sul canale 89 del digitale terrestre. Al palinsesto, ricco di contenuti legati al territorio, si aggiunge così l’appuntamento informativo con il tg serale, in onda dal lunedì al venerdì, a partire dalle 19.40 (edizione principale), con tre repliche. Il notiziario intende offrire sintesi e approfondimento sui principali fatti del giorno. L’obiettivo è informare con titoli, servizi, interviste, news e commenti che danno voce al territorio. Il flusso quotidiano di notizie viene gestito

dalla redazione attraverso due canali: l’emittente televisiva, visibile in tutte le Marche, e il quotidiano on–line di emmetv, che ingloba l’esperienza di Emmaus, attraverso l’opera di giornalisti che operano su entrambe le piattaforme. La linea editoriale del gruppo nasce da un progetto

di rinnovamento e integrazione dei media diocesani, sviluppato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale della Cei per le Comunicazioni Sociali, un’esperienza che costituisce un prototipo seguito anche da altre diocesi italiane. Tiziana Tiberi

la tredicesima volta che vivo le feste di San Nicola come membro della comunità agostiniana che ne custodisce le reliquie, ma ho dovuto attendere quest’anno, l’anno in cui si è senza la nostra meravigliosa basilica, la suggestiva cappella delle Sante Braccia, l’elegante Cripta, l’artistico Cappellone giottesco e il magnifico chiostro quattrocentesco per giungere a testare veramente la devozione per San Nicola, concludendo, al termine di queste feste, che non è stata per nulla scalfita dalla terribile esperienza del terremoto. Questo, anzi, sembra aver aperto non solo ferite nelle nostre case e nei nostri cuori ma anche feritoie da cui, se uno accetta l’assurdo e doloroso momento come scuola da cui imparare, è possibile ricevere luce, grazia e forza per una vera trasformazione della vita. Certo è che la fatica c’è stata e non poca! In questi mesi e anche in questi ultimi giorni di Festa. Non avere lo spazio per accogliere tutti; vedere persone che durante le Celebrazioni sotto un violento acquazzone come quello del 10 settembre, non avendo posto all’interno sono state sotto la pioggia o costrette ad abbandonare la Messa per tentare la fortuna più tardi, è un colpo al cuore! Vedere il Santo “terremotato” in un garage – per quanto imbellettato e camuffato, ma sempre garage – non ha lasciato indifferenti i tolentinati e non solo loro! Ho visto lacrime sul volto in modo particolare la sera dell’8 settembre, occasione in cui, ricordando il Viatico di San Nicola al termine dell’Eucaristia, abbiamo realizzato una piccola processione verso la piazza dinanzi alla Basilica e lì per la prima volta, pur rimanendo fuori, i fedeli hanno potuto rimirare la Basilica a porte aperte e intravedere il nostro caro Santuario. Per il resto tutto è scorso, come ormai ci siamo abituati a vivere in questo ultimo anno, nella provvisorietà e precarietà di chi sa trasformare il portico di una casa mobile in confessionale, il giardino del convento in un oratorio, un dormitorio in cappella, la Sala medievale in un locale per far organizzare ai giovani la Pesca per raccogliere fondi per le loro attività. Questa esperienza ci ha sicuramente ridimensionati ma non scoraggiati! Come ogni evento della nostra vita possiamo scegliere di leggerlo come un semplice inconveniente o come una possibile opportunità, la nostra comunità agostiniana e tanti devoti e pellegrini hanno voluto cogliervi un’opportunità e così il nostro amico San Nicola non ha mancato di elargire i suoi favori! * religioso Agostiniano

Lampedusa. Quella porta d’Europa ora ridotta a un pertugio DI

GIANCARLO CARTECHINI

S

ono le cinque del mattino. Non riesco a dormire per via del caldo. Così decido di alzarmi per attendere l’alba. Fuori c’è una umidità che gocciola ovunque e diffonde un profumo inebriante. Salgo sopra il tetto della casa. Il cielo è ancora scuro. Solo un chiarore sottile, verso levante. Poco lontano ci sono le coste della Tunisia. Lampedusa, propaggine d’Africa, avamposto d’Europa. Eccomi, dunque, nel cuore in affanno del Mediterraneo. Qui nessuno parla del dramma dei migranti, forse per una sorta di pudore o forse chissà, per una comprensibile voglia di normalità. Dove si nasconde la generosità dei lampedusani che hanno aperto le porte delle loro case per sfamare gli stranieri? Nel Medioevo esisteva a Lampedusa un antico eremitaggio di origini islamica condiviso da cristiani e musulmani. Ecco, la

vocazione alla fratellanza viene da lontano. Alla fine della strada principale del paese, si trova la sede dell’associazione culturale Archivio Storico di Lampedusa: un po’ libreria, un po’ museo. Entro, e mi avvicino ad un uomo cortese, di poche parole. Dove sono i richiedenti asilo? – chiedo con discrezione. Attualmente, risponde, ce ne sono solo una cinquantina, ospitati nel centro di accoglienza al centro dell’isola. Oramai non ci sono più sbarchi. Il confine si è spostato, li vanno a prendere vicino alle coste libiche e li smistano altrove. Non dice altro, e io non insisto. Un libro del giornalista Davide Camarrone, “Lampaduza”, mette in risalto un altro lato della medaglia. Descrive l’isola come un concentrato dei problemi italiani,

dalle continue emergenze allo sviluppo sregolato, figlio dell’abusivismo. Bellezza e speculazioni, generosità accogliente e indifferenza verso i beni pubblici, lo stesso contrasto vitale e sciagurato di tante realtà del nostro sud. Eppure ci sono dei luoghi che non è possibile visitare senza commuoversi. All’interno della chiesa di San Gerlando si trova il “Crocifisso del Mediterraneo”, donato da Raul Castro a Papa Francesco, e da questi consegnato alla comunità di Lampedusa. La croce è realizzata con dei remi tenuti insieme da corde. Ha la stessa forza evocativa della “Croce dei dolori del mondo” che si trova all’Arsenale della Pace a Torino. Entro in chiesa mentre è in corso una celebrazione. C’è un clima di profondo raccoglimento. E quel crocifisso,

Un concentrato dei problemi italiani: dalle continue emergenze allo sviluppo sregolato

un braccio alzato a chiedere aiuto… Esco alla luce del tramonto. Una luce che a queste latitudini riesce a trasformare anche una crosta di intonaco sporco in fiammate di colore puro, fino a quando l’incendio del cielo si spegne, e cala improvvisa la notte. Vicino ad un bunker diroccato, nella punta più meridionale dell’isola, si trova un altro dei luoghi simbolo di Lampedusa: la Porta d’Europa. Un grande arco quadrato, eretto proprio di fronte alle coste libiche. Se tendi bene l’orecchio, puoi ascoltare le voci di chi non ce l’ha fatta, le grida dei morti annegati e dei migranti bloccati nei campi profughi dall’altra parte del mare. Sotto questa Porta ho sostato a lungo, e in silenzio, con lo stesso stato d’animo di un fuggitivo. Ho supplicato al vento di cambiare quadrante, e di disperdere lontano la cattiveria senza vergogna che ci sta lentamente soffocando.


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