Emmaus e Avvenire - ottobre 2018

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post terremoto Una mano al territorio

www.emmetv.it Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 62100 Macerata telefono 0733.231567 e-mail: redazione@emmetv.it facebook: emmetvmacerata twitter: emmetvmacerata

MACERATA

Martedì, 16 ottobre 2018

Nuovo Anno pastorale: il tema è la liturgia, che segue alla carità e alla catechesi Il vescovo Nazzareno Marconi lo ha presentato alla diocesi nel Santuario di Loreto

e ferite inferte dalle tante scosse sismiche al nostro territorio L sono lungi dall’essere sanate e continuano a pesare sulla vita di molte comunità. Chi desidera contribuire sostenendo le iniziative della diocesi, può farlo effettuando un bonifico a: Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. Causale: Offerta pro terremoto. Iban: IT61Q0605513401000000011753

formazione

«Celebrare la speranza» Perché nella comunità cristiana la seconda virtù teologale sia alimentata e rafforzata l’attenzione si rivolge in particolare alla Santa Messa domenicale

Passi possibili per un servizio più consapevole

Proponiamo di seguito, quasi integralmente, l’introduzione e le proposte conclusive della lettera pastorale Celebrare la speranza che il vescovo Nazzareno Marconi ha presentato al termine della celebrazione di apertura dell’Anno pastorale, a Loreto, lo scorso 23 settembre DI

DI EGIDIO TITTARELLI *

A

NAZZARENO MARCONI *

I

Il cammino pastorale della nostra diocesi è tracciato a partire dal 4 agosto 2015, festa del Santo Curato d’Ars, quando con la mia Lettera ad un giovane parroco, primariamente indirizzata alla riflessione del clero, indicavo sulla linea della Evangelii Gaudium un percorso triennale di riflessione sulla Pastorale fondamentale, che si conclude quest’anno con il tema della Liturgia. Dicevo allora: «I tre fondamenti della pastorale fanno riferimento alle tre Virtù teologali. Il Catechismo ci insegna infatti che la vita del credente poggia sulla fede, sulla speranza e sulla carità. Costruire così la vita dei credenti, compito fondamentale della pastorale, comporta che la nostra azione si articoli in vista della crescita della fede nella Evangelizzazione e Catechesi. Si rafforzi in un cammino di educazione ed esperienza di Carità. E renda visibile e sperimentabile attraverso l’esperienza della Liturgia ciò che noi speriamo” (Lgp)». Ecco il titolo scelto per quest’anno pastorale: «Celebrare la speranza», che vuol centrare l’attenzione sulla liturgia vissuta nella celebrazione, ed in particolare nella celebrazione eucaristica domenicale, con la finalità di rafforzare in noi la virtù teologale della Speranza. «La celebrazione liturgica della Chiesa infatti, prima di tutto e più di tutto, è vissuta per aprire il nostro sguardo sulla vita e sul futuro beato. Chi celebra la Liturgia educa lo sguardo contemplativo, che sa vedere Dio in azione nella nostra vita e contemplare le prospettive eterne che il nostro cammino sulla terra ci apre» (Lgp).

Presentazione della Lettera pastorale a Loreto il 23 settembre

Per iniziare a dare concretezza al cammino che ci attende indico alcune proposte: I – Si incoraggi la formazione in ogni Unità pastorale di un gruppo liturgico, che favorisca la ministerialità diffusa (lettori, accoliti, cantori, ministranti...) perché le celebrazioni siano curate, animate, vissute in pienezza e secondo tutta la ricchezza della fede. II – Ripensando la Scuola diocesana di Teologia, potrebbe prendere il via una Scuola di formazione. Dovrebbe articolarsi in due settori: A – “Corso di formazione culturale e teologica permanente”, con 3 corsi tematici che si rinnovano ogni anno, dedicati alla Bibbia, alla Morale ed alla Teologia fondamentale. Una proposta è aperta a tutti coloro che vogliono riflettere sulla fede in una logica di formazione permanente. B – “Corso di formazione diocesana” di base, sui temi di liturgia, carità e catechesi, secondo un percorso triennale, specificamente indirizzato ai catechisti, ai diaconi ed ai ministri istituiti. Questo corso dovrebbe svolgersi con orari favorevoli ai giovani e a chi lavora, sfruttando le tecnologie multimediali per permettere la partecipazione anche a distanza. III – Si attui una revisione saggia e condivi-

sa in ogni Up delle celebrazioni eucaristiche (numero, orari, modalità celebrative). Quantità e qualità sono piuttosto difficili da tenere assieme. La moltiplicazione porta con sé il rischio di celebrazioni con un numero così limitato di fedeli da non permettere di fare una vera esperienza di Chiesa. Il secondo rischio è che il celebrante le viva giungendo in fretta, senza poter attuare il ministero dell’accoglienza e della preparazione, anche offrendosi come confessore. Dovendo poi “fuggire” verso un’altra celebrazione, manca anche lo svolgimento del secondo ministero che è quello dell’ascolto. Terminata la liturgia è infatti prezioso che il celebrante si fermi ad ascoltare le necessità del popolo di Dio, verificando l’efficacia del suo sforzo di comunicazione attuato non solo attraverso l’omelia, ma anche presiedendo i gesti ed i segni che caratterizzano la celebrazione. Si consideri il fatto che molte persone la domenica, pur avendo celebrazioni comode e vicine a casa, si spostano dove sanno di trovare un ambiente accogliente, una comunità numericamente significativa, una predicazione comprensibile ed evangelica, una celebrazione curata e bella.

IV – Come nei due anni appena trascorsi, ci attende un cammino di ascolto della sapienza della Parola di Dio e dei testi della Tradizione, come i vari documenti che hanno riletto e rilanciato la Costituzione conciliare sulla Liturgia. Un testo molto denso e pastoralmente sapiente, che indico alla nostra riflessione, è la nota Cei del 1983 a venti anni dalla Sacrosanctum Concilium: “Il rinnovamento liturgico in Italia”. V – Durante l’Avvento e la Quaresima, nel cammino di Lectio diocesana, seguiremo i vari momenti del Rito della Messa, illuminandoli con brani scelti della Parola di Dio. VI – Il percorso di formazione diocesana con gli incontri all’Aula sinodale tenuti da esperti, sarà indirizzato come al solito ai catechisti e agli operatori pastorali, ma in modo particolare ai ministri istituiti: lettori ed accoliti ed ai ministri straordinari dell’Eucaristia. VII – I ritiri del clero, con lo schema solito di: Adorazione, Lectio e Collatio. per gruppi, saranno guidati da un liturgista che ci farà meditare sui fondamenti dell’Ars Celebrandi. * vescovo

la nomina

sisma. È arrivato il neo-commissario Piero Farabollini iero Farabollini è il nuovo commissario straordinario alla ricostruzione dopo il terremoto del 2016 che ha colpito il Centro Italia. Il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche succede a Paola De Micheli che, a sua volta, aveva preso il posto di Vasco Errani. Treiese, 58 anni, docente all’Università di Camerino, dove città e Ateneo hanno risentito pesantemente dei danni provocati dal sisma, ha all’attivo centinaia di pubblicazioni. Referente scientifico presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) nell’ambito dello Studio geologico e morfostrutturale delle faglie attive e capaci ricadenti nei Comuni della Regione Marche colpite dal terremoto, nei due anni che separano dalle prime scosse del 24 agosto 2016 è intervenuto spesso sui temi della ricostruzione e del rischio sismico, insistendo per un maggiore coinvolgimento dei geologi anche nell’elaborazione delle normativa di settore. L’ultima sortita poco prima della nomina, in occasione della Giornata della prevenzione del rischio sismico, organizzata da vari ordini professionali tecnici. Martedì 9 ottobre la prima uscita ufficiale al fianco del vice premier Luigi Di Maio ad Accumoli per inaugurare una casa della comunità. Il giorno precedente il nuovo commissario alla ricostruzione aveva visitato la struttura organizzativa di Rieti. Obiettivo conclamato con il quale si avvia a questo gravoso e importante incarico è quello di cambiare approccio, velocizzzando e ottimizzando i tempi della ricostruzione secondo le volontà del Governo. Una mission condivisa dagli Ordini professionali dai quali sono giunti i migliori auguri di buon lavoro, così come dalle forze di maggioranza che sostengono l’esecutivo e da alcuni dei Sindaci del cratere. L’auspicio è che si segua la linea condivisa della semplificazione burocratica. Andrea Mozzoni

P

Abbazia di Fiastra, riapre il chiostro messo in sicurezza «Presto anche i monaci torneranno a casa» Da fine settembre è tornato a spalancarsi il portone che dà accesso al chiostro dell’abbazia di Fiastra. La chiusura, a marzo 2018, aveva inferto un duro colpo ai frequentatori abituali del complesso e ai turisti, un colpo aggravato ad agosto dalla partenza dei monaci. La riapertura ora è stata possibile grazie all’impegno di tutte le realtà cinvolte, come sottolineato dalle autorità presenti alla cerimonia. Ora si attende l’avvio delle opere di ripristino, che non si limiteranno a ridare vita agli ambienti danneggiati ma doneranno

nuove funzionalità. L’ingegnere Gianfranco Ruffini, progettista degli interventi, ha indicato in gennaio-febbraio 2019 il termine di presentazione del progetto completo – la cui elaborazione avviene in stretto dialogo coi tecnici dell’Ufficio ricostruzione regionale –, e subito dopo

l’estate 2019 l’inizio dei lavori. Benedicendo il chiostro riaperto, il vicario generale don Andrea Leonesi, ha ricordato anche il forte impegno del vescovo a far sì che entro l’anno prossimo anche i monaci cistercensi tornino nella loro “casa”. Piero Chinellato

ll’inizio di questo nuovo anno pastorale dedicato al celebrare la speranza, il nostro Vescovo Nazzareno, nella lettera pastorale, ha fatto alcune proposte nell’ottica dei piccoli passi possibili: quello della formazione e della cura dei gruppi liturgici per favorire una ministerialità diffusa, quello del ripensare la Scuola diocesana di Teologia e quello del valutare in ogni unità pastorale gli orari, le modalità e il numero delle celebrazioni eucaristiche. Per quanto riguarda la proposta di un ripensamento della Scuola diocesana di Teologia bisogna fare memoria del dono grande che è stata la formazione di tanti laici attraverso lo studio della teologia a partire dagli anni ’70. Una storia lunga e ricca di frutti che ha accompagnato la crescita di tante persone. Con l’arrivo degli Istituti di scienze religiose in Regione abbiamo assistito ad un calo delle presenze e ad una nuova riqualificazione della scuola diocesana di teologia. Sempre più è emersa la necessità di curare una formazione con una particolare attenzione alla dimensione pastorale, alla ministerialità e alla spiritualità degli operatori pastorali. Abbiamo ascoltato anche la fatica ad essere presenti in un orario non facilmente compatibile con la vita di famiglia. Da tutto questo è nato il desiderio di dare avvio ad una nuova esperienza di formazione in quello spirito di rinnovamento e conversione pastorale a cui tante volte ci invita Papa Francesco, nella disponibilità a rivedere anche gli orari, lo stile e il linguaggio, nell’attenzione al bene delle persone. Si è pensato a un percorso di tre anni con una riflessione sul Mistero di Cristo e della Chiesa, sull’ascolto del Signore, sul cammino con Lui nella vita quotidiana, sulla bellezza del celebrare l’incontro del Signore nella Liturgia e sulla missione di annunciare il suo Amore. Il desiderio è quello di puntare l’attenzione sull’esperienza di fede e di cammino con il Signore, sull’accompagnare ad una vita cristiana matura, sul prendere coscienza che la grazia ricevuta chiede di farsi dono nell’annuncio missionario del Vangelo. Abbiamo speranza che questa piccola proposta possa essere di aiuto ai catechisti, agli animatori della liturgia, agli operatori della carità per vivere nel Signore e nella Chiesa il loro prezioso servizio. Per venire incontro alle necessità delle famiglie si è pensato di fare questa proposta nel dopo cena del martedì dalle ore 21.00 alle 22.30 e alla possibilità di rivedere attraverso il prezioso strumento di EmmeTv gli incontri per coloro che non riescono ad essere presenti. Desideriamo vivere tutto questo come un servizio al bene e della crescita degli operatori pastorali e delle nostre comunità. * vicario diocesano per la Pastorale

dibattito. Un’Europa solidale e inclusiva, la sfida è per tutti DI GIANCARLO CARTECHINI

Q

uesta volta gli eventi non mi sorprenderanno. Non mi farò trovare impreparato. Sto facendo esercizi di respirazione profonda, confido nel mio karma. Per una singolare congiunzione astrale, il prossimo 26 maggio si sovrapporranno nello stesso giorno la conclusione del campionato italiano di calcio e lo svolgimento delle elezioni europee. Mentre per l’assegnazione dello scudetto ho già raggiunto un sufficiente livello di rassegnazione, per quanto riguarda le elezioni mi ostino a pensare che nel segreto dell’urna qualche forma di riscatto sia ancora possibile. Cerco di convincere amici e colleghi di lavoro ad approfondire gli argomenti che riguardano l’Europa e le sue istituzioni. Per dare il buon esempio, sebbene non comprenda quasi nulla di economia, mi interesso alle politiche di

Il principio cristiano dell’unica famiglia umana è diventato valore fondante del nostro continente

bilancio dei paesi dell’Eurozona, studio la governance comunitaria. Partecipo al dibattito sui social; accetto anche qualche colpo di clava, se questo poi mi consente di diffondere informazioni corrette. Lo ritengo necessario, soprattutto in un momento in cui, come ha sottolineato Glauco Giostra, già docente di diritto all’università di Macerata, all’inquinamento cognitivo causato dalle fake news si aggiunge la diffusione martellante di fake truth. Notizie in sé vere, dilatate e ripetute ossessivamente fino ad ingigantire la loro effettiva rilevanza. Forse anche a causa di questa infosfera distorta, si è radicata l’idea di una Europa matrigna, nei confronti della quale sarebbe necessario che l’Italia gonfiasse i poderosi muscoli sovranisti.

Eppure è del tutto evidente (lo abbiamo verificato con il problema dell’immigrazione) come la prospettiva del “tutti contro tutti” sia destinata inevitabilmente a fallire. Va contro i nostri interessi, e rischia seriamente di fare implodere la stessa Unione. Continuo invece a pensare che sia possibile favorire la creazione di una opinione pubblica europea: donne e uomini di diversa provenienza che si riconoscano in una cornice di valori condivisi, e operino per costruire una Europa solidale e inclusiva. Per questo motivo, con la determinazione visionaria di un personaggio di Cervantes, sto cercando di contattare via Skype amici stranieri e italiani che vivono all’estero. Vorrei avviare con loro uno scambio di idee, condividere progetti. Contro un uso della

religione come collante nazionalista, ho mandato a memoria le parole del filosofo Mauro Bonazzi: «Il cristianesimo è una religione orientale, che ha lentamente e inesorabilmente invaso le coste del Mediterraneo. Così è stato e così sempre sarà: le persone e le idee si muovono». I muri non possono fermarle. E il principio cristiano per cui tutti gli esseri umani appartengono a un’unica famiglia, trasformato dall’illuminismo nell’ideale dei diritti umani, è diventato uno dei valori fondanti della civiltà europea. Stiamo affrontando sfide decisive, nessuno può tirarsi indietro. In ogni caso, al netto di possibili ripensamenti dell’ultima ora, ho preso una decisione dolorosa: nella prossima vita rinascerò juventino. Qualora dovesse ripetersi la preoccupante congiunzione astrale che ci attende tra sette mesi, avrei già dimezzato – comunque vada – la fonte delle mie preoccupazioni.


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