Elisisr di Salute - 4/2025 - luglio/agosto

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MALATTIE CARDIACHE

Quale prevenzione?

COLESTEROLO

Fattori di rischio e corretta informazione

SINDROME PREMESTRUALE

Cos’è e come curarla

DISTURBI DELL’OCCHIO

Arrossamenti e infiammazioni, come gestirli?

cibo & salute

Proteine, quale ruolo nella dieta? piante medicinali

Aglio fermentato, le proprietà antiossidanti

cosmetici & benessere

Tutto sulla cura dei capelli

salute & benessere

Travel Therapy, il viaggio come esperienza terapeutica

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Iscrizione R.O.C. n. 20066

La salute e il benessere sono temi di fondamentale importanza che rivestono un ruolo differente ma ugualmente importante nelle varie fasi della vita. Ho sempre pensato che l’attività di un medico non finisca una volta realizzata l’attività clinica e di aggiornamento ma che sia una nostra precisa responsabilità, anche e soprattutto, quella di rendere note le indicazioni e informazioni per evitare, quanto più possibile, il disequilibrio e la malattia, mantenendo invece uno stato di benessere sia fisico che mentale. Questo è ciò che abbiamo cercato e continuiamo a fare in questi anni, con l’aiuto prezioso di centinaia di Medici, Ricercatori ed esperti dei vari ambiti di cui ci occupiamo. A loro va un sentito ringraziamento perché senza la loro disponibilità e volontà di dialogo con il pubblico la nostra rivista non potrebbe esistere.

Il nostro concetto di salute è andato definendosi in modo sempre più ampio e completo nell’ottica di una visione olistica del benessere e della salute della persona. La prevenzione attraverso opportuni e periodici controlli, un’alimentazione corretta ed equilibrata, come quella mediterranea, a cui destiniamo sempre maggiore spazio, la pratica costante di un’adeguata attività fisica, ormai da ritenere vero e proprio “farmaco naturale” da “assumere” quotidianamente, l’equilibrio mentale ottenuto attraverso opportune scelte di vita e nuove discipline a cui attingere, l’attenzione all’ambiente e la limitazione dei fattori inquinanti, sono tutti aspetti ugualmente importanti.

È solo attraverso l’attenzione verso ognuno di questi elementi e comportamenti, in una parola lo “stile di vita”, che può nascere il nostro “stare bene”.

Buona lettura!

È vietata la riproduzione totale o parziale di ogni contenuto di questa pubblicazione senza il consenso dell’editore. Tutti i punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dei rispettivi autori e non riflettono necessariamente quelli delle organizzazioni, delle istituzioni, delle imprese a cui essi appartengono e neppure riflettono necessariamente i punti di vista dei membri degli organi di direzione ed editoriali di questa pubblicazione. Nulla di quanto contenuto in Elisir di Salute intende rappresentare un consiglio, ovvero una raccomandazione, concernente una qualsiasi delle cure, dei metodi e dei rimedi descritti. Gli editori non danno, né espressamente né implicitamente, garanzie sul piano terapeutico o su quello della convenienza rispetto a pratiche o utilizzi specifici, né riconosceranno alcuna responsabilità, verso chi sosterrà di essere stato danneggiato in conseguenza della pubblicazione di Elisir di Salute o dell’utilizzo delle informazioni pubblicate.

MALATTIE CARDIACHE Quale prevenzione?

COLESTEROLO Fattori di rischio e corretta informazione

SINDROME PREMESTRUALE

Cos’è e come curarla

DISTURBI DELL’OCCHIO Arrossamenti e infiammazioni, come gestirli?

n. 4 2025

luglio/agosto

cibo & salute

8 Cavolo cappuccio, mix di proprietà salutari

L’elevato contenuto di vitamina C, oltre a rafforzare il sistema immunitario, è importante per la salute della pelle...

Dott.ssa Rebecca Marzocchi

16 Proteine, quale ruolo nella dieta?

Questi preziosi nutrienti forniscono gli amminoacidi essenziali necessari...

Dott.ssa Melissa Righi

attualità & salute

22 Colesterolo e fattori di rischio, quale corretta informazione?

Il Prof. Silvio Garattini fa chiarezza su temi molto importanti...

Prof. Silvio Garattini per il Tuo cuore

24 Stile di vita e fattori di rischio per il cuore

Uno stile di vita sano rappresenta un fattore chiave nella prevenzione delle

Malattie cardiache...

Prof. Michele Massimo Gulizia, Prof. Domenico Gabrielli, Prof. Furio Colivicchi, Dott.ssa Stefania Angela Di Fusco, Dott. Carmine Riccio, Dott. Pietro Scicchitano

medicina

30 Idratazione e salute

Per mantenere il benessere dell’organismo, imparare a bere correttamente fin da giovani deve diventare un’abitudine da portare con sé...

Dott. Luigi Napolitano

32 Sindrome premestruale, cos’è e come curarla

L’entità dei sintomi è molto variabile e, nelle forme più severe, necessita di una gestione multidisciplinare con il coinvolgimento della figura dello

Psicologo

Dott.ssa Angela I. Falbo

39 Se i denti non sono allineati...

Le Malocclusioni sono condizioni in cui i denti, non essendo allineati, possono causare problemi di tipo funzionale e paradontale...

Dott. Aldo Nobili

44 Disturbi benigni dell’occhio, quali rimedi?

Si tratta di arrossamenti e gonfiori localizzati alle palpebre o riguardanti la congiuntiva, spesso accompagnati da secrezione...

Dott.ssa Enrica Zinzini

50 Vacanze con i bambini, consigli e accorgimenti

Le vacanze con i bambini possono essere un’esperienza magnifica, se si presta attenzione ad alcuni dettagli...

Dott. Giuseppe Gullotta, Dott.ssa Graziana Gullotta, Dott.ssa Melissa Gullotta

il tuo medico di famiglia

54 Ondate di calore, come difendersi

Quando la combinazione di temperatura e umidità elevate supera di gran lunga la capacità del nostro organismo..

Dott. Fernando Perrone piante

58 Aglio fermentato, quali proprietà?

Questo rimedio è caratterizzato da una potente capacità antiossidante che protegge le cellule...

Dott.ssa Sara Simonetti

sport & salute

64 Sport, attenzione ai traumi...

La prevenzione degli infortuni durante la pratica sportiva è ancora un’area di studio ma alcune strategie...

Dott. Rocco Aicale, Prof. Nicola Maffulli

mente & corpo

68 Arte-terapia, favorisce la ripresa del linguaggio nel dopo Ictus

La Teatro-terapia si è dimostrata utile nel potenziare le abilità cognitive...

Dott.ssa Lucilla Vestito

70 Estate in armonia, come ritrovare l’equilibrio

L’accettazione del proprio corpo e la concentrazione sul proprio benessere, più che sull’apparenza, portano...

Dott.ssa Stefania Cicchiello

salute & benessere

76 Travel Therapy, il viaggio come strumento di trasformazione

Viaggiare, oltre ad essere un momento di svago e relax, può diventare uno strumento per conoscere meglio..

Dott.ssa Francesca Di Pietro

cosmetici & benessere

82 Come prendersi cura dei capelli

La cura dei capelli è sempre più orientata verso soluzioni naturali, con un’attenzione crescente alla salute del cuoio capelluto...

Dott.ssa Maria Elena Setti

Preveniamo il Melanoma

La prevenzione oncologica dermatologica del Melanoma e degli altri tumori cutanei è fondamentale e passa per un’adeguata attenzione individuale rispetto all’esposizione ai raggi solari e non solo…

L’estate è arrivata ma la prevenzione oncologica in chiave dermatologica di Melanomi e Carcinomi cutanei non può e non deve andare in vacanza e passa attraverso un’adeguata attenzione individuale rispetto all’esposizione ai raggi solari. Risulta infatti fondamentale, fin da bambini, evitare le scottature solari che sono facilmente prevenibili utilizzando adeguati filtri solari ampiamente disponibili in commercio. Il Melanoma è un tumore maligno della pelle che si sviluppa a partire dalle cellule dell’epidermide deputate alla produzione di melanina. Questo tumore tende a svilupparsi, nella maggior parte dei casi, in aree della cute prive di nei, anche se può succedere, meno frequentemente, che un neo già esistente evolva in Melanoma. Spesso si presenta con una forma estremamente simile a quella dei nevi benigni, per questo non sempre è facile accorgersi di eventuali modifiche occorse alla propria cute. Il Dermatologo, in sede di visita, valuta i nevi del Paziente tramite il dermatoscopio, uno strumento non invasivo che consente l’individuazione di eventuali particolari caratteristiche orientative per Melanoma. La visita dermatologica è quindi fondamentale per individuare eventuali lesioni sospette clinicamente e analizzarle dermatoscopicamente per determinarne eventuali anomalie. Se il Melanoma viene asportato in fase precoce, la prognosi sarà tendenzialmente favorevole, mentre quando viene individuato in uno stadio più avanzato può comportare la diffusione extracutanea e il rischio di metastasi a distanza. Per questo è consigliabile effettuare a cadenza regolare (almeno una volta all’anno) una valutazione dermatologica a partire dall’adolescenza. Inoltre, è molto importante richiedere

una valutazione dermatologica tempestiva se si notano modifiche dei propri nei o la comparsa di nuove lesioni. Quando si parla di Melanoma, infatti, risulta di fondamentale importanza l’auto osservazione della propria pelle, che si fonda sulla regola “ABCDE”, un acronimo che aiuta a ricordare più facilmente gli aspetti a cui prestare attenzione quando si osservano i nevi: Asimmetria (il Melanoma spesso è asimmetrico), Bordi (i bordi del Melanoma sono spesso irregolari), Colore (il colore è spesso disomogeneo), Diametro (può superare i 5-6 millimetri), Evoluzione (le lesioni che evolvono in dimensioni e aspetto e nel tempo vanno maggiormente attenzionate); Elevazione (il Melanoma tende a innalzarsi in parte o completamente rispetto alla pelle circostante), Emorragia (in presenza di Melanoma possono verificarsi sanguinamenti spontanei).

Risulta quindi molto importante proteggere sempre la propria pelle in maniera efficace con creme solari ad alto fattore fotoprotettivo, da applicare più volte durante la giornata e in quantità adeguata. Inoltre è bene indossare protezioni fisiche come cappelli, magliette e altri presidi simili. Naturalmente è necessario evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata per non incorrere in ustioni ed evitare l’utilizzo di lampade, docce, lettini abbronzanti.

Infine, quando si pianifica un viaggio, dobbiamo considerare che la latitudine e i fattori ambientali comportano una maggiore o minore intensità dei raggi solari, dovremo pertanto organizzarci di conseguenza con le necessarie precauzioni...

Dott. Roberto Maccaferri

Celiachia, quali consigli?

Sono una donna di 32 anni e recentemente mi è stata diagnostica la Celiachia. Oltre agli alimenti senza glutine, che altro posso mangiare e in quali quantità per non rischiare carenze nutrizionali?

email firmata

Risponde la Dott.ssa Sara Simonetti

Medico Chirurgo - Master in Nutrizione ed Educazione alla Salute

La Celiachia, patologia infiammatoria cronica dell’intestino, causata da una reazione del sistema immunitario all’ingestione di glutine, impone una dieta rigorosamente senza frumento, orzo e segale. Ma l’attenzione non deve fermarsi all’eliminazione del glutine: molti

Pazienti rischiano carenze di ferro, acido folico e vitamina B12, causate dal danneggiamento della mucosa intestinale. Il ferro si trova in carne rossa, legumi, frutta secca e andrebbe sempre accompagnato da fonti di vitamina C per migliorarne l’assorbimento. L’acido folico abbonda in verdure a foglia verde e legumi ma è sensibile al calore: meglio preferirli crudi o cotti al vapore. La vitamina B12, presente solo in alimenti di origine animale, può richiedere integrazione, specie nei vegetariani. Una dieta varia, ricca di cereali alternativi (ad es. quinoa, miglio, amaranto), verdura, frutta e proteine magre è fondamentale. In caso di deficit documentati, è importante affiancare la dieta a integrazioni mirate. Infine, attenzione alla contaminazione crociata: l’unico trattamento efficace per la Celiachia resta l’aderenza rigorosa e consapevole a una dieta priva di glutine.

Sintomi del Diabete

Mio figlio ha 14 anni, sta perdendo peso velocemente e ha spesso sete e si sente stanco. Potrebbe trattarsi dell’esordio di Diabete? Quali esami fare? email firmata

Risponde il Dott. Fernando Perrone

Federazione Italiana

Medici di Medicina Generale

Rispondere non è facile sia perché non fornisce molti dati per comprendere la causa della “veloce” perdita di peso, chiamata “calo ponderale involontario” se supera il 5% del peso corporeo in 6-12 mesi, (quanto è dimagrito e in quanto tempo, se ha cambiato abitudini alimentari, se fa attività sportiva, quando ha fatto gli

ultimi accertamenti e se ci sono malattie ereditarie) e sia perché l’argomento coinvolge lo studio di molti organi e apparati. Ad esempio, può trattarsi di un problema endocrino, in primis un Diabete come suppone, ma anche di una patologia della tiroide e del surrene, o gastroenterico (ad esempio Celiachia o patologia intestinale di tipo infiammatorio cronico con malassorbimento) o di una patologia Autoimmune o di Affaticamento cronico o ancora di cambiamenti dello stato emotivo con Sindrome ansioso-depressiva legati al passaggio all’età adolescenziale. Infine vanno indagati eventuali processi neoplastici o i Disturbi del Comportamento Alimentare (Anoressia/Bulimia). Ma, come mi è più volte capitato nella mia attività, non si può escludere che possa trattarsi di un “riadattamento” fisiologico con dimagrimento di “crescita” legato ad un aumento del metabolismo basale. Il mio consiglio è di rivolgersi al Medico subentrato al Pediatra e a un Endocrinologo per approfondire il problema con esami di laboratorio e indagini strumentali mirate.

Insonnia e stile di vita

Da qualche mese ho un sonno notturno discontinuo e con frequenti risvegli. Sto attraversando un periodo di importanti cambiamenti (lavoro, famiglia e nuovi interessi). Può essere questo il motivo? Cosa posso fare? email firmata

Risponde la Dott.ssa Luisa Merati

Medico Internista - Specialista in Psicologia

Clinica - Psicoterapeuta Psicosomatista

Il sonno discontinuo e con frequenti risvegli può essere dovuto ad una situazione di stress iniziata in concomitanza con i sintomi e che si perpetua. Lo stress accumulato durante il giorno rimane latente nel subconscio e si manifesta con risvegli frequenti che possono essere accompagnati da incubi o anche da pensieri negativi ossessivi.

È importante identificare la fonte di stress anche osservando i pensieri che si presentano durante i periodi di risveglio e capire se è possibile modificare la situazione con una decisione sul proprio vissuto o con provvedimenti che includano un cambiamento delle condizioni ambientali esterne e interne. È utile apprendere tecniche di rilassamento come il Training autogeno, l’Autoipnosi o la Meditazione che si possono praticare quotidianamente e ripetere al momento opportuno in modo autonomo.

Avete un problema particolare? Volete un consiglio o un semplice parere? Spedite le vostre domande a Elisir di Salute, via Degli Orti, 44 - 40137 Bologna, oppure inviate una e-mail alla redazione: info@elisirdisalute.it I nostri specialisti vi risponderanno direttamente sulla rivista.

Cavolo cappuccio, mix di proprietà

L’elevato contenuto di vitamina C, oltre a rafforzare il sistema immunitario, è importante per la salute della pelle e contribuisce alla produzione di collagene

cappuccio, proprietà salutari

Dott.ssa Rebecca Marzocchi

Specialista in Scienza dell’Alimentazione

Bologna

Il Cavolo cappuccio (il suo nome scientifico è Brassica oleracea) è un ortaggio appartenente alla famiglia delle Cruciferae o Brassicaceae, la stessa di Cavolfiore, Cavolo broccolo, Cavolo nero e Cavolo verza. È caratterizzato da foglie grandi e ondulate con una nervatura centrale spessa. Questo ortaggio viene coltivato generalmente nei periodi freddi dell’anno, ma ne esistono anche varietà primaverili ed estive

Le varietà

Il Cavolo cappuccio è una specifica varietà del Cavolo e a sua volta viene sottoclassificato in altre due diverse varietà in base alla differenza di colore: bianco-verde (varietà alba) e rosso-viola (varietà rubra). Oltre a questa distinzione principale, le altre varietà di Cavolo cappuccio e Cavolo verza sono:

per il Cavolo cappuccio bianco precoce:

• Mercato di Copenhagen (affusolato);

• Gloria di Enkhuizen;

• Filderkraut Spezialzucht (consigliato per la produzione dei crauti);

per il Cavolo cappuccio rosso precoce:

• Testa di negro; per il Cavolo verza precoce:

• D’Asti Pasqualino; per il Cavolo cappuccio rosso tardivo:

• Septemberrot;

• Monhrenkopl; per il Cavolo verza tardivo:

• Tardivo delle Virtù;

• Di Piacenza.

Un po’ di storia

Originario dell’Asia Minore, fu importato in Europa intorno al 600 a. C.; si pensa che già i Greci e i Romani ne coltivassero alcune varietà. I Greci erano soliti mangiare Cavoli crudi prima dei banchetti per poter mitigare meglio gli effetti dell’alcol; le foglie dei Cavoli venivano inoltre pestate per preparare impacchi per curare ferite e lesioni di vario genere.

Secondo Catone il Vecchio, i Romani consideravano il Cavolo una vera e propria panacea, utile per contrastare l’abuso di alcol, per l’impotenza, per fortificare il corpo e molto altro ancora.

Nel Cinquecento il Cavolo cappuccio veniva invece utilizzato come lassativo ed era parte integrante della dieta sulle navi per garantire all’equipaggio l’introito dei numerosi nutrienti in esso contenuto.

Poiché il Cavolo cappuccio riesce a crescere in presenza di livelli salini molto elevati, assorbendo il cloruro di sodio presente nel terreno, nei Paesi Bassi del XVII secolo le piantagioni di Cavolo cappuccio venivano utilizzate per desalinizzare i terreni sottratti al mare. Nel corso del tempo il Cavolo cappuccio si è diffuso soprattutto nel Nord dell’Europa proprio perché necessita di un clima rigido per crescere; attualmente viene coltivato soprattutto in Germania, Russia e Polonia.

Fino a pochi decenni fa, nell’immaginario contadino, il Cavolo cappuccio aveva anche una valenza simbolica particolare. Le foglie centrali del Cavolo cappuccio venivano assimilate all’organo femminile mentre il fusto (“caulis” in latino) rappresentava il membro maschile. Da qui la credenza che i bambini nascessero sotto i cavoli. Inoltre, alle contadine che estraevano con le due mani con gesto roteante la “testa” da terra e tagliavano la radice (il “cordone

ombelicale”) veniva popolarmente dato il nome di “levatrici”.

Le caratteristiche nutrizionali

Il Cavolo cappuccio è uno degli ortaggi più nutrienti e salutari in assoluto; ha un sapore amarognolo ed è ricchissimo di fibre e nutrienti come vitamina C, vitamina K, vitamina A, potassio, calcio e folati. É anche ricco di acidi grassi, tra cui omega 3 e omega 6.

Le proprietà

La vitamina C, contenuta in buona quantità in questa verdura, oltre ad essere utile, come noto, a rafforzare il sistema immunitario , è importante per la salute della pelle e contribuisce alla produzione di collagene, che è fondamentale per una pelle elastica e giovane.

Il Cavolo cappuccio è un ortaggio appartenente alla famiglia delle Cruciferae o Brassicaceae, la stessa del Cavolfiore, Cavolo broccolo, Cavolo nero e Cavolo verza

2025

Vitamina C e flavonoidi, tra cui gli antociani, e altri composti fitochimici hanno importanti effetti antiossidanti e aiutano a combattere i radicali liberi nell’organismo. Gli antiossidanti contribuiscono a proteggere le cellule dai danni ossidativi e possono svolgere un ruolo nella prevenzione delle malattie croniche, come i Tumori e le Malattie cardiovascolari. L’assunzione di 3-5 porzioni di crucifere alla settimana sembrerebbe proteggere dai Tumori.

Meglio il Cavolo rosso o quello verde?

La varietà più ricca di potenti antiossidanti (antocianine) è quella rossa , di sapore più dolce rispetto alla varietà verde. Il Cavolo cappuccio verde, come è tipico delle verdure a foglia di questo colore, è una buona scelta per chi cerca

Vitamina C e flavonoidi, tra cui gli antociani, e altri composti fitochimici hanno importanti effetti antiossidanti e aiutano a combattere i radicali liberi

un integratore naturale di magnesio contro stanchezza e affaticamento, oltre che per chi necessita di vitamina K, luteina e vitamine A e C che aumentano le difese immunitarie, proteggono la vista dai danni dei raggi ultravioletti e dalla degenerazione maculare, rinforzano le ossa e aiutano la digestione. L’effetto sulle ossa è dato anche dalla presenza di calcio che rende il Cavolo cappuccio un alleato contro Osteoporosi e Artrosi.

Ottima fonte di fibre

Il Cavolo cappuccio è un’ottima fonte di fibre, sulforafano, acido glutammico e potassio, nutrienti chiave per la salute del cuore. Mentre le fibre e il sulforafano sono utili per ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, il potassio e l’ acido glutammico riducono i valori pressori. Il Cavolo è inoltre una buona fonte di vitamina B e folati, che si correlano ad un minor rischio di Infarti e Ictus.

L’apporto di fibre

La grande ricchezza di fibre rende il Cavolo cappuccio un buon alleato del contenimento del peso corporeo visto che viene favorita la sensazione di sazietà e che contiene pochissime calorie (22-25 calorie ogni 100g di parte edibile). Le fibre migliorano la peristalsi intestinale e contrastano la Stipsi, riducono

luglio/agosto 2025 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori

I VALORI NUTRIZIONALI DELLE DIVERSE TIPOLOGIE

Le fibre migliorano la peristalsi

intestinale e contrastano la stipsi, riducono l’assorbimento di grassi e zuccheri

l’assorbimento di grassi e zuccheri e riducono il tempo di contatto di potenziali cancerogeni con la mucosa intestinale.

Alcuni composti presenti nel Cavolo cappuccio, come i glucosinolati, hanno proprietà anti-infiammatorie, tanto da renderlo un buon alleato in caso di Malattie infiammatorie di vario genere.

Le controindicazioni

A fronte di molti benefici, possono esserci però anche alcune controindicazioni. La ricchezza di vitamina K può interferire con gli anticoagulanti (quali il “warfarin”) ed è necessario avvisare il Medico se si mangiano spesso i Cavoli per regolare bene il dosaggio del farmaco.

Se da una parte la fibra contenuta può migliorare il transito intestinale, dall’altra parte può creare gonfiore addominale. È bene limitarne l’assunzione in caso si soffra di Intestino irritabile o Reflusso gastroesofageo.

Al momento dell’acquisto

Quando si acquista il Cavolo cappuccio, è bene fare attenzione al colore e alla consistenza: dovrebbe essere di colore vivo e uniforme, senza macchie scure o gialle, mentre la consistenza dovrebbe essere soda e compatta, senza parti molli o ammaccate. Le foglie esterne dovrebbero essere ben aderenti alla testa, turgide e croccanti. Anche l’odore è importante: deve essere dolce e gradevole, non acre o sgradevole.

Come mantenerlo

mg - mg

19,0 kcal 82,0 kcal 21,0 kcal - kcal sodio 23,0 mg - mg

260,0 mg - mg 268,0 mg - mg ferro 1,1 mg 1,0 mg 1,2 mg - mg calcio 60,0 mg 60,0 mg 60,0 mg - mg

fosforo 29,0 mg 24,0 mg 30,0 mg - mg

tiamina o vit B1 0,06 mg 0,06 mg - mg - mg riboflavina o vit B2 0,04 mg 0,05 mg - mg - mg niacina o vit PP 0,60 mg 0,60 mg - mg - mg

vitamina A 19,0 µg tracce - µg - µg

vitamina C 47,0 mg 52,0 mg - mg - mg Cavolo cappuccio verde crudo Cavolo cappuccio rosso Cavolo cappuccio verde bollito Cavolo verza crudo

Per mantenere al meglio tutte le proprietà nutritive del Cavolo cappuccio, bisognerebbe consumarlo crudo o al limite cotto al vapore: questo metodo di cottura aiuta a mantenere intatti i nutrienti, come vitamine e minerali, e preserva il colore e la consistenza dell’ortaggio. Molto conosciuta in nord Europa è anche la sua preparazione sotto forma di crauti, ovvero Cavoli sottoposti a fermentazione per macerazione con sale e aromi. La fermentazione rende possibile conservarlo a lungo, così da averlo a disposizione in ogni periodo dell’anno e non solo in pieno inverno.

LA TUA SALUTE E IL TUO

L’attività di ricerca del Centro Studi Termali Veneto Pietro d’Abano ha scoperto che speciali microrganismi del territorio Euganeo, i cianobatteri, producono numerose sostanze antinfiammatorie durante la maturazione del fango in acqua termale. La fangobalneoterapia, riconosciuta dal Ministero della Sanità e convenzionata col SSN, è particolarmente indicata per la cura dei disturbi articolari quali artrite e artrosi, oppure ossei come l’osteoporosi. Questo tipo di terapia naturale non presenta effetti collaterali ed ha limitate controindicazioni.

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Gli hotel termali che hanno ottenuto il Brevetto Europeo sull’efficacia dei principi antinfiammatori naturali contenuti nel Fango Maturo, garantiscono la qualità del prodotto terapeutico. La presenza dei principi attivi viene verificata dallo stesso Centro Studi con dei controlli periodici e un Disciplinare di Maturazione del Fango Termale fornisce al personale addetto le indicazioni necessarie per una coltivazione della risorsa corretta ed efficace.

Proteine, quale ruolo

Questi

Lpreziosi

nutrienti forniscono

gli amminoacidi essenziali necessari al mantenimento del nostro

organismo ma è importante capire come utilizzarli

Dott.ssa Melissa Righi

Coordinatrice Dietista

Referente Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica - AUSL della Romagna

Dott.ssa Lucia Diani

Dietista Servizio di Nutrizione Clinica e Dietetica - AUSL della Romagna

a classe di molecole organiche più abbondanti nel corpo umano, e negli esseri viventi in generale, è rappresentata dalle proteine. Dal punto di vista chimico, si tratta di macromolecole biologiche costituite da catene di amminoacidi legati uno all’altro da uno specifico legame chimico. Per fornire amminoacidi per la crescita e il mantenimento delle nostre cellule e dei tessuti, il nostro corpo ha bisogno dell’apporto di tali nutrienti.

Quali fonti?

All’interno di un’alimentazione sana, le proteine dovrebbero provenire sia da fonti di origine vegetale che di origine animale. Inoltre va ricordato che anche alimenti che in genere non appartengono alla categoria delle proteine possono contribuire al raggiungimento del nostro fabbisogno giornaliero come per esempio cereali integrali in chicco, frutta secca in guscio e semi oleosi.

Di cosa sono fatte?

I costituenti delle proteine sono gli amminoacidi che, collegati fra loro, formano catene più o meno lunghe, tipicamente ne servono 300 o più per formare una proteina, e il numero e la sequenza specifici di amminoacidi sono unici per ciascuna di essa. Queste caratteristiche ne determinano anche la forma, la quale garantisce alla proteina di svolgere la sua funzione (ad esempio muscolo o enzima). Vi sono 20 tipi diversi di ammi-

noacidi comunemente presenti nelle piante e negli animali di cui 9 essenziali. Come suggerito dal nome, gli amminoacidi essenziali non possono essere prodotti dall’organismo e quindi devono provenire dalla nostra alimentazione. A differenza degli amminoacidi essenziali, gli amminoacidi non essenziali possono essere prodotti dall’organismo e quindi non devono essere assunti attraverso la dieta.

Differenze tra proteine animali e proteine vegetali

Sia gli alimenti di origine animale che quelli vegetali possono essere fonti di proteine, ma hanno la stessa qualità? La qualità di una proteina può essere definita in molti modi; tuttavia, tutte le definizioni si riferiscono alla distribuzione e alla proporzione di amminoacidi essenziali e non essenziali che contengono, nonché alla loro biodisponibilità, cioè la frazione di nutriente che l’organismo è in grado di assorbire e di utilizzare per le proprie funzioni fisiologiche. In generale, le proteine di origine animale sono di qualità superiore in

All’interno di un’alimentazione sana le proteine dovrebbero provenire sia da fonti di origine vegetale che di origine animale

nella dieta?

quanto contengono percentuali più elevate di amminoacidi essenziali rispetto alle proteine di origine vegetale e sono più facilmente digeribili poiché gli alimenti di origine vegetale hanno un maggior contenuto di fibre. Le fibre a livello intestinale rallentano in parte l’assorbimento dei nutrienti e, legandosi a parte di essi, possono impedirne il passaggio attraverso la barriera intestinale. C’è un malinteso comune sul fatto che le proteine di origine vegetale manchino completamente di alcuni amminoacidi essenziali. In effetti, la maggior parte delle proteine di origine vegetale contiene tutti i 20 amminoacidi, ma tende ad avere una quantità limitata di alcuni amminoacidi essenziali, noti come amminoacidi limitanti. Ciò significa che se un piccolo numero di alimenti vegetali viene consumato come unica fonte proteica, è improbabile che forniscano abbastanza amminoacidi essenziali per soddisfare le nostre esigenze. Per questo le persone che consumano pochi o nessun alimento di origine animale, come coloro che seguono un’alimentazione vegetariana o vegana, dovrebbero associare alimenti con amminoacidi limitanti complementari. Ad esempio, il consumo di riso (povero di lisina e tiamina ma ricco di metionina) e di fagioli (povero di metionina, ma ricco di lisina e tiamina) fornirà amminoacidi complementari che possono aiutare a soddisfare le esigenze di amminoacidi essenziali.

Le proteine animali e vegetali, come detto sopra, differiscono anche per la biodisponibilità e digeribilità. La FAO nel 2013 propose un parametro per determinare la qualità delle proteine, il punteggio degli amminoacidi essenziali corretto per la digeribilità (DIAAS) che identifica un valore per ogni alimento sulla base della cottura o della raffinazione. Un DIAAS di oltre 100 indica che la proteina ha altissima digeribilità e qualità ed è un buon complemento proteico per quegli alimenti che hanno qualità inferiore. Le proteine di origine animale tendono ad avere punteggi DIAAS più elevati rispetto alle proteine di origine vegetale. Altro parametro utilizzato è il PDCAAS, che tiene conto degli amminoacidi limitanti. Nel complesso però i dati sulla digeribilità delle proteine non sono del tutto esaurienti né di facile interpretazione.

Quante proteine al giorno?

La Società Italiana di Nutrizione, che ha revisionato i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti

ed energia), indica diversi valori di assunzione minima raccomandata per la popolazione a seconda del sesso e dell’età. Per un adulto medio, si consiglia di consumare 0,9 g di proteine per ogni chilogrammo di peso corporeo al giorno. In altre parole, un adulto di 70 kg dovrebbe mirare a mangiare almeno 63 g di proteine ogni giorno. Durante i periodi di crescita, come l’infanzia, la gravidanza e l’allattamento, il fabbisogno proteico è relativamente elevato.

Nei paesi occidentali la carenza proteica è molto rara e associata in genere a sacche di povertà che impediscono l’accesso a cibo adeguato oppure a condizioni patologiche, come per esempio patologie infiammatorie acute, malassorbitive e oncologiche.

Quali sono i benefici delle proteine?

Mangiare abbastanza proteine per soddisfare le esigenze del nostro corpo è importante per molte funzioni corporee poiché le proteine, oltre ad essere coinvolte nella crescita, svolgono funzioni strutturali, di trasporto, di deposito di nutrienti e sostanze, sono enzimi e ormoni, formano i recettori e sono coinvolte nella risposta immunitaria, nella contrazione muscolare e nella coagulazione del sangue.

Proteine e controllo del peso

È stato dimostrato che mangiare cibi ricchi di proteine aumenta la nostra sensazione di sazietà più dei cibi ricchi di grassi o carboidrati. Vi sono buone prove, da studi a breve termine, che i regimi alimentari ricchi di proteine (cioè 1,2-1,6 g/kg al giorno; 84-112 g al giorno per

Per un adulto medio, si consiglia di consumare 0,9 g di proteine per ogni chilogrammo di peso corporeo al giorno

un adulto di 70 kg) possono aiutare a ridurre l’apporto calorico complessivo e provocare una rapida perdita di peso. Tuttavia i risultati riguardanti il mantenimento del peso a lungo termine sono meno significativi.

Proteine e Sarcopenia

La Sarcopenia è una patologia caratterizzata dalla progressiva perdita di massa muscolare, forza e funzione fisica. Comunemente è presente nelle persone anziane ed è associata ad un aumento della fragilità, al rischio di cadute, al declino funzionale e persino alla morte prematura. Una dieta bilanciata, con un adeguato apporto proteico e il mantenimento di un’attività fisica e motoria possono prevenire la comparsa di tale sindrome e migliorare la qualità di vita delle persone che ne sono affette.

Proteine e performance atletica

Le proteine svolgono un ruolo chiave nell’aiutare a riparare e rafforzare il tessuto muscolare dopo l’esercizio. Pur essendo fondamentali per la formazione dei muscoli, per massimizzare i benefici, le proteine dovrebbero essere considerate nel contesto dell’intero regime alimentare, che include la giusta quantità di carboidrati, grassi, vitamine e minerali. L’assunzione ottimale di proteine dipenderà da tipo, durata e intensità dell’esercizio. Si ritiene che per prestazioni sportive aerobiche di durata superiore a 60 minuti è richiesto un apporto proteico maggiore (1,2-1,4 g per kg di peso corporeo). Il surplus proteico serve per il ricambio delle molecole tessutali danneggiate dal carico di lavoro, per l’incremento delle masse muscolari e in parte per fornire un substrato energetico. In caso di attività fisica di resistenza sarebbe ottimale un fabbisogno appena maggiore (1,2-1,7 g per Kg di peso corporeo) in particolare in quelle fasi dell’allenamento finalizzate a migliorare ed aumentare la forza e le masse muscolari. Gli atleti dovrebbero mirare a raggiungere l’assunzione di proteine attraverso il consumo di una dieta equilibrata e utilizzare integratori specifici solamente su indicazione di personale formato. Ricordo che per coloro che praticano un’attività sportiva a livello “dilettantistico” allenandosi per 1-2 ore al giorno 3-4 volte a settimana è ampiamente sufficiente incrementare l’apporto energetico, proporzionalmente all’intensità dell’allenamento, senza incrementare specificatamente l’apporto proteico.

Cosa succede se si mangiano troppe proteine? Non ci sono prove sufficienti per stabilire una soglia per l’assunzione proteica. Alcuni studi mostrano che apporti fino al 35% dell’energia giornaliera non determino effetti avversi, mentre segni di tossicità acuta sono stati osservati con livelli superiori al 45%

Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) raccomanda di consumare non più di tre porzioni (circa 350-500 g di peso cotto) di carne rossa a settimana

(IOM, 2005). Difficile è la valutazione dei possibili effetti a medio-lungo termine.

Carni rosse e lavorate e rischio Cancro

Alcuni alimenti ad alto contenuto proteico possono essere migliori per la nostra salute rispetto ad altri. In particolare, il consumo di elevate quantità di carne rossa e carne conservata è stato associato ad un aumentato rischio di neoplasie, in specifici distretti fra cui il colon retto. La carne rossa è una buona fonte di proteine e di molti altri nutrienti essenziali come ferro, vitamina B12, e zinco, e non deve necessariamente essere del tutto evitata per ridurre il rischio oncologico. Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) raccomanda di consumare non più di tre porzioni (circa 350-500 g di peso cotto) di carne rossa a settimana ed escludere quasi completamente la carne conservata ed elaborata.

Patologie renali

Il contenuto in proteine della dieta modifica significativamente la funzione renale, al momento non esistono evidenze definitive circa una relazione fra apporti proteici e decadimento della funzionalità renale nella popolazione generale. Tuttavia le persone affette da patologie renali o con microalbuminuria (presenza di piccole quantità di albumina nelle urine) dovrebbero consultare un Dietologo o un Dietista formato prima di aumentare i livelli proteici della dieta.

Sostenibilità delle proteine

Le nostre scelte alimentari non incidono solo sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente. In generale, le proteine di origine animale come carne rossa e latticini hanno un impatto ambientale maggiore (ovvero utilizzano più risorse e producono più gas a effetto serra) rispetto a fonti di origine vegetale come soia, frutta secca e legumi. Sebbene non sia necessario o raccomandato evitare completamente gli alimenti di origine animale, cambiare i modelli alimentari per includere più fonti proteiche di origine vegetale può giovare sia alla nostra salute che al pianeta.

Lesioni spinali, un aiuto dalla tecnologia

Una tecnica innovativa sviluppata dai Ricercatori

ENEA nell’ambito del Progetto europeo RISEUP , al quale partecipano anche l’Università Sapienza di Roma e l’azienda RISE Technology, attraverso la stimolazione elettrica delle cellule staminali in modalità wireless, sarà in grado di favorire la rigenerazione delle lesioni del midollo spinale. In particolare, è stato realizzato un dispositivo in grado di stimolare le cellule staminali trapiantate nel midollo spinale lesionato, grazie a un elettrodo innovativo i cui impulsi elettrici permetteranno il loro differenziamento in neuroni. Il dispositivo è composto da una capsula stampata in 3D, progettata per integrare la parte elettronica, a sua vol-

Rallentare il declino cognitivo

Uno studio italiano pubblicato sulla rivista “Npj Aging”, guidato dal Laboratorio Ceinge Biotecnologie Avanzate “Franco Salvatore” di Napoli, dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dall’Università di Pavia ha messo in relazione il processo di declino cognitivo con una molecola, la betaina, che protegge le cellule dallo stress, dalla disidratazione, dall’eccessiva salinità e dalla temperatura e svolge un ruolo importante anche nella riduzione del rischio di Malattie cardiovascolari. Grazie ad un semplice test del sangue, si potrà individuare la firma molecolare che predice il declino fisico e cognitivo negli anziani, distinguendo i soggetti già fragili da quelli che si trovano in uno stato intermedio tra salute e fragilità. La ricerca apre quin-

ta connessa a un elettrodo completamente flessibile che si può adattare facilmente a qualsiasi forma del corpo, favorendo un approccio che non solo consente un intervento meno invasivo ma migliora anche l’integrazione delle cellule staminali e permette di ridurre la risposta infiammatoria. Questi risultati aprono scenari promettenti per nuovi campi di applicazione degli impulsi elettrici. La possibilità di “guidare” il fenotipo di una cellula staminale ovvero di indirizzare o controllare in che tipo di cellula si trasformerà, nonché l’azione antinfiammatoria, permetteranno utilizzi estremamente innovativi.

Per approfondire: https://shorturl.at/z8wxN

di nuove prospettive per trattamenti che, se somministrati nel momento chiave di passaggio individuato dal test, potrebbero rallentare o addirittura invertire il processo, permettendo di invecchiare in buona salute. In particolare, i Ricercatori hanno scoperto che le persone che si trovano nel momento critico di passaggio, mostrano livelli più elevati di betaina sia rispetto ai soggetti sani che a quelli fragili. In futuro lo studio cercherà di indagare i meccanismi biologici responsabili delle variazioni emerse durante la ricerca e verificare se la supplementazione di betaina o di specifiche formulazioni possa rappresentare una possibile strategia terapeutica.

Per approfondire: https://shorturl.at/DyX1G

La Nevralgia del trigemino, spesso causata dalla compressione del nervo del trigemino da parte di un vaso sanguigno limitrofo, viene solitamente trattata con l’impiego di farmaci specifici per controllare il dolore ma, quando i farmaci non riescono a risolvere la situazione, l’intervento chirurgico diventa una valida scelta. Uno studio condotto dai Neurochirurghi e Ricercatori dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, pubblicato sulla rivista scientifica “Neurosurgical Review”, apre ora nuove possibilità di trattamento della Nevralgia trigeminale classica. Il team infatti, invece di interporre una barriera tra nervo e vaso sanguigno, ha utilizzato frammenti di tessuto muscolare prelevati dal Paziente stesso e impiantati sul nervo con una tecnica originale, ottenendo così una

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separazione più naturale e duratura. Lo studio, che ha coinvolto 57 Pazienti operati tra il 2016 e il 2022 e seguiti clinicamente per circa 29 mesi, ha evidenziato che subito dopo l’intervento tutti i Pazienti, rispetto all’abituale 80-85%, hanno riportato la risoluzione immediata del dolore mentre, nei mesi a seguire, la ricomparsa del dolore iniziale è stata osservata solo nel 3,5%. La nuova procedura oggetto dello studio si accompagna regolarmente alla scomparsa del dolore e riduce significativamente i rischi di recidiva e di intolleranza associati all’uso di materiali sintetici. Il muscolo prelevato dal Paziente si integra in modo naturale con i tessuti circostanti, assicurando una protezione particolarmente stabile e duratura del nervo. Per approfondire: https://shorturl.at/CRJwX

Novità nella cura della Nevralgia trigeminale

Colesterolo e fattori quale corretta informazione?

IIl Prof. Silvio Garattini fa chiarezza su temi molto importanti quali l’informazione sui farmaci, la corretta definizione dei fattori di rischio e l’importanza di mettere la prevenzione al centro delle politiche per la salute

Prof. Silvio Garattini

Oncologo - Farmacologo Presidente e Fondatore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche “Mario Negri”

n questi ultimi cinquant’anni, come è giusto, la Medicina si è dedicata prevalentemente a ricercare terapie che nel passato non erano disponibili. Sono stati realizzati molti progressi e certamente oggi siamo più “ricchi” nell’armamentario farmaceutico. Si calcola infatti che nel prontuario terapeutico attuale siano presenti oltre mille principi attivi che determinano per il Servizio Sanitario Nazionale una spesa che nel 2023 ammontava a 24,9 miliardi di euro. Molti farmaci rappresentano un mercato che, per quanto riguarda l’Italia e inserendo anche la spesa privata, arriva a 34,7 miliardi di euro. Purtroppo anche il mercato del farmaco segue le regole di tutti i mercati e perciò tende ad aumentare in modo costante, almeno

Nel prontuario terapeutico attuale sono presenti oltre mille principi attivi che determinano per il SSN una spesa che nel 2023 ammontava a 24,9 miliardi di euro

del 5% in questi ultimi anni; la sua espansione è favorita da diversi fattori: anzitutto è un mercato che non ha un solo interlocutore ma deve rivolgersi al Medico per la scelta dei prodotti, mentre è lo Stato che paga le scelte realizzate dai Medici e il Paziente non può che essere l’utilizzatore.

Nuovi farmaci approvati, quali criticità?

Oggi, a differenza del passato, tutti i farmaci vengono approvati a livello europeo sulla base di tre caratteristiche: qualità, efficacia e sicurezza. Si tratta di tre aspetti importanti che tuttavia non ci dicono come queste caratteristiche si confrontino con i farmaci già esistenti per la stessa indicazione terapeutica; ciò permette il moltiplicarsi di prodotti che spesso sono soltanto “fotocopie” di quelli già in commercio, favorendo l’industria che può sempre affermare l’importanza del suo prodotto rispetto agli altri. Se non ci sono confronti, è difficile stabilire tra i vari prodotti, ad esempio per quelli che diminuiscono il colesterolo, quale sia il reciproco rapporto per quanto riguarda rischi-benefici.

di rischio,

La diminuzione dei livelli di normalità del colesterolo

Come vi dicevo, il mercato dei farmaci non fa eccezione alla regola generale secondo cui tutti i mercati tendono ad aumentare. Una delle modalità per ottenere un aumento è quello di diminuire i livelli di normalità. Potremmo fare molti esempi ma ci limitiamo ai livelli di normalità del colesterolo. Da sempre 240 mg al giorno di colesterolo totale è considerata una concentrazione ematica normale. In questi ultimi anni, con la disponibilità delle “statine” e di altri principi attivi in grado di diminuire le concentrazioni ematiche di colesterolo, i livelli di normalità di tale valore sono stati spostati sempre più in basso fino a dire che il miglior risultato è quello di ottenere la concentrazione più bassa possibile. Questa impostazione è stata relativamente facile per l’industria perché non esiste in Italia una informazione indipendente. Sostanzialmente tutta l’informazione ai Medici e al pubblico è fornita da chi vende. Diminuire i livelli di normalità ha aumentato considerevolmente l’impiego delle statine, soprattutto nella prevenzione primaria, cioè in soggetti sani senza precedenti Malattie cardiovascolari con la prospettiva di diminuire la probabilità di avere, ad esempio, un Infarto cardiaco.

Il colesterolo non è una malattia

ma un fattore di rischio e quindi diminuirlo non vuol dire non avere un Infarto

Equivoci nella comunicazione

L’informazione effettuata da chi vende tende a centralizzare l’attenzione sulla importanza del livello di colesterolo ematico, con l’idea che si debba evitare la deposizione di colesterolo come pure di altri lipidi sulla parete arteriosa per evitare di occluderla. Tuttavia il colesterolo non è una malattia ma un fattore di rischio e quindi diminuirlo non vuol dire non avere un Infarto, significa soltanto diminuire le probabilità che questo evento di verifichi. Se parliamo di probabilità, occorre fornire un numero. Dalla letteratura scientifica è possibile estrarre un numero detto NNT (Number

Needed to Treat) che sostanzialmente dice quanti Pazienti si devono trattare con un determinato farmaco perché un Paziente abbia un vantaggio terapeutico. In altre parole: quanto più il numero è alto, tanto più il farmaco è relativamente poco attivo; il fatto che in tutti i Pazienti diminuisca il livello di colesterolo non significa che tutti avranno un beneficio, anche perché nello spazio di dieci anni, con un livello di colesterolo “normale” e senza alcun trattamento, su 100 persone 80 non avranno alcun Infarto cardiaco, mentre 20 avranno un Infarto cardiaco o un Ictus cerebrale più o meno fatale. Nel caso delle statine il NNT in un anno è intorno al valore di 100, il che significa che si trattano 99 persone inutilmente perché solo una possa avere un vantaggio. Di fatto è un po’ come giocare alla lotteria perché la probabilità di ottenere un vantaggio è relativamente bassa. Non solo ma, poiché non esistono farmaci innocui, le 99 persone che non hanno avuto un vantaggio avranno gli effetti collaterali che, nel caso delle statine, sono abbastanza importanti perché includono danni al sistema muscolare e la tendenza a sviluppare il Diabete, tanto che, in alcuni casi, i soggetti devono sospendere il trattamento.

La carenza di informazione

Purtroppo questo esempio delle statine si può riprodurre per quanto riguarda gli effetti sulla glicemia o sulla pressione arteriosa, perché anche per questi parametri i farmaci attivi hanno un NNT elevato. Tutto ciò è poco conosciuto, come abbiamo detto, per la carenza di informazione indipendente e non viene certo comunicato dall’industria o riportato sui foglietti illustrativi che accompagnano i farmaci mentre sarebbe un elemento essenziale nella discussione fra Medico e Paziente per quanto riguarda la prescrizione dei farmaci.

La prevenzione al primo posto

Per concludere non si può accettare l’idea che sia fondamentalmente il mercato dei farmaci a decidere le terapie. I Medici, attraverso le loro organizzazioni e soprattutto attraverso gli Ordini dei Medici, dovrebbero chiedere al Governo una informazione indipendente, ma ciò è al momento difficile e improbabile, se non cambia la situazione che vede le industrie supportare la partecipazione dei Medici ai Congressi nazionali o internazionali. La Medicina non può continuare in questo modo, ha bisogno di una rivoluzione in cui venga privilegiata la prevenzione. Attraverso la prevenzione saremmo infatti in grado di evitare molte malattie, riducendo il ricorso al personale sanitario, ai farmaci e in definitiva al SSN.

Stile di vita e fattori

Uno stile di vita sano rappresenta un fattore chiave nella prevenzione delle Malattie cardiache, associato alla gestione dei principali fattori di rischio modificabili

fattori di rischio per il cuore

Prof. Michele Massimo Gulizia

U.O.C. di Cardiologia, Ospedale Garibaldi-Nesima

ARNAS “Garibaldi” - Catania

Prof. Domenico Gabrielli

Ospedale San Camillo - Roma

Prof. Furio Colivicchi

P.O. San Filippo Neri - Roma

Dott.ssa Stefania Angela Di Fusco

P.O. San Filippo Neri - Roma

Dott. Carmine Riccio

Azienda Ospedaliera S. Anna

e S. Sebastiano - Caserta

Dott. Pietro Scicchitano

Ospedale della Murgia Fabio Pirenei - Altamura (BA)

Il cuore è uno degli organi più importanti del nostro corpo e il suo benessere dipende fortemente dal nostro stile di vita. Numerosi studi dimostrano che abitudini quotidiane come un’alimentazione non sana, la sedentarietà e il fumo di sigaretta possono influenzare significativamente lo stato di salute cardiovascolare. Uno stile di vita sano rappresenta un fattore chiave nella prevenzione delle Malattie cardiache, associato alla gestione dei principali fattori di rischio modificabili come obesità, Ipertensione arteriosa, Diabete, e Dislipidemia.

Attività fisica

Tra gli stili di vita che sono in grado di ridurre in maniera importante il rischio cardiovascolare vi è l’attività fisica. Una vita sedentaria comporta di per sé un rischio di sviluppare malattie cardiache. D’altro canto, invece, l’attività fisica stimola meccanismi biologici che hanno un impatto favorevole sul funzionamento del cuore e dei vasi sanguigni. Una regolare attività fisica è in grado di favorire il controllo dei livelli degli zuccheri nel sangue (glicemia) e dei grassi e, oltre a favorire la riduzione del peso corporeo in presenza di sovrappeso o obesità, determina una riduzione dei valori della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca.

L’attività fisica stimola meccanismi biologici che hanno un impatto favorevole sul funzionamento del cuore e dei vasi sanguigni

Programmi di attività fisica individualizzati, ovvero adattati alle specifiche caratteristiche del singolo individuo (malattie pregresse, età, ecc.), riducono il rischio del ripetersi di eventi acuti come l’Infarto e anche la mortalità. Nell’ambito della prevenzione delle Malattie cardiache, per quanto riguarda il tipo e l’intensità dell’attività fisica da esercitare, viene raccomandato di praticare almeno 30 minuti di attività fisica aerobica (ad esempio corsa, bicicletta o camminata a passo veloce) 5-7 volte la settimana L’intensità dell’attività dovrebbe essere moderata o, in alternativa, si suggerisce di praticare 75 minuti/ settimana di esercizio aerobico di intensità vigorosa, suddivisi in 3 giorni. Nel caso in cui vi siano malattie cardiache se, in genere, attività quotidiane come il camminare, salire le scale sono sempre consigliate, la pratica di esercizio fisico dovrà essere effettuata sulla base di precise prescrizioni del Medico che saranno stabilite tenendo in considerazione lo specifico problema cardiologico di base, dopo una valutazione clinica complessiva (visita, ECG e, se necessario, anche ecocardiogramma e test da sforzo).

Alimentazione corretta

Un altro aspetto dello stile di vita che ha un forte impatto sul rischio di malattie cardiache è il regime alimentare. Una dieta non sana favorisce lo sviluppo di condizioni che sono veri e propri fattori di rischio quali obesità, Diabete, Ipertensione e aumento di

colesterolo e trigliceridi.

I principali nutrienti che contribuiscono alla buona salute del sistema cardiovascolare sono gli acidi grassi poli-insaturi, presenti ad esempio nel pesce azzurro, i sali minerali, di cui sono ricche la frutta e le verdure e le fibre. D’altro canto, dovrebbe essere limitato il consumo di alimenti contenenti acidi grassi saturi come gli alimenti processati (insaccati, biscotti, dolciumi prodotti a livello industriale). Anche gli alimenti ad elevato contenuto di zuccheri semplici vanno limitati. Gli zuccheri contenuti in questi alimenti, infatti, essendo assorbiti rapidamente comportano un notevole aumento della concentrazione di zucchero nel sangue (glicemia) e aumentano sia il rischio di Diabete che di Ischemia cardiaca. Un pasto con alimenti ricchi di fibre, invece, limita l’incremento della concentrazione di zucchero nel sangue dopo un pasto, oltre a ridurre i livelli di colesterolo. Per quanto riguarda i sali minerali, un regime dietetico salutare per il sistema cardiovascolare dovrebbe prevedere un basso contenuto di sodio, presente nel sale da cucina, e un alto contenuto in potassio, presente in frutta fresca e verdura.

Una dieta che include frutta, verdure, cereali integrali, legumi, frutta secca, pesce, olio di oliva (ricco di acidi grassi insaturi), come la Dieta Mediterranea, è stata riconosciuta da nume-

rosi studi in grado di ridurre il rischio cardiovascolare e definita patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Fumo di sigarette

L’abitudine del fumo di sigarette è uno dei principali fattori di rischio modificabili. L’interruzione di questa abitudine non sana comporta una riduzione del rischio di sviluppare malattia cardiovascolare e, in quanti hanno già una malattia, comporta una riduzione del rischio di progressione. Nonostante il danno correlato al fumo di sigarette sia ben noto, in genere smettere di fumare è molto difficile. Le strategie che si possono mettere in pratica per favorire l’astensione dal fumo comprendono la formazione e l’informazione, il supporto psicologico e, laddove indicato dal Medico, il ricorso a trattamenti farmacologici. Il primo passo da fare prima di intraprendere un percorso che porti a smettere di fumare è conoscere la storia dell’abitudine al fumo, qual è il consumo quotidiano attuale, se sono stati fatti tentativi precedenti per smettere di fumare, e focalizzare l’attenzione sulla motivazione alla base della scelta di smettere di fumare. In circa la metà dei casi un’informazione chiara e diretta, fornita da Medici in merito ai rischi correlati all’abitudine al fumo, porta all’interruzione, come riportato anche in un recente studio osservazionale condotto in Italia dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), lo studio

per il Tuo cuore

I principali nutrienti che contribuiscono alla buona salute del sistema cardiovascolare sono gli acidi grassi poli-insaturi, presenti ad esempio nel pesce azzurro

BRING-UP Prevenzione. Allo stato attuale non vi sono ancora evidenze sulle conseguenze delle sigarette elettroniche. Contenuti molto diversi, sistemi di evaporazione multiformi non rendono i dati omogenei ed analizzabili

Sovrappeso e obesità

L’eccesso ponderale, sia esso sovrappeso o obesità, rappresenta una condizione che espone ad un aumentato rischio di sviluppare una malattia cardiaca. Comunemente, le definizioni di sovrappeso e obesità si basano sul calcolo dell’indice di massa corporea che si ottiene dividendo il peso dell’individuo in kilogrammi per l’altezza, espressa in metri, elevata al quadrato (Kg/m2). Si parla, dunque, di sovrappeso quando l’indice di massa corporea è compreso tra 27

UNA DIETA SALUTARE PER IL CUORE

• preferire alimenti di origine vegetale (rispetto a quelli di origine animale);

• preferire alimenti ricchi in acidi grassi polinsaturi (pesce azzurro, olio di oliva);

• preferire alimenti contenenti cereali integrali (rispetto a quelli con cereali raffinati);

• evitare l’assunzione di alimenti contenenti zuccheri semplici (ad esempio bevande zuccherate) che non devono superare il 10% delle calorie totali introdotte quotidianamente;

• preferire un’alimentazione povera di sodio (ad esempio, in caso di Ipertensione, assumere in totale non più di un cucchiaino di sale al giorno);

• assumere almeno 2-3 porzioni di frutta al giorno;

• assumere almeno 2-3 porzioni di verdura al giorno;

• assumere 30 g di frutta secca al giorno (preferendo mandorle, noci, e nocciole);

• limitare l’assunzione di carne rossa (massimo 350550 g la settimana);

• limitare il consumo di alcol a meno di 100 g la settimana (corrispondente a circa 1 bicchiere di vino, preferibilmente rosso, al giorno).

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e 30. Se l’indice è superiore a 30, l’individuo è affetto da obesità.

Nella valutazione dello stato di salute è necessario considerare la misura di questo indice poiché, se si rientra nel sovrappeso o nell’obesità, è opportuno mettere in atto tutta una serie di interventi mirati a perdere il grasso in eccesso. Gli interventi dapprima prevedono modifiche nello stile di vita e, ancora una volta, l’attività fisica regolare e una dieta sana sono i due pilastri fondamentali. Nel caso in cui si trovino difficoltà a mettere in pratica questi interventi, bisogna considerare anche il ricorso al supporto psicologico. In casi selezionati in cui siano già presenti malattie cardiache o del metabolismo, il Medico dovrà anche valutare l’indicazione a specifici interventi farmacologici, oggi finalmente disponibili.

Dislipidemia

La Dislipidemia è una condizione caratterizzata da livelli anomali di lipidi nel sangue, in particolare colesterolo e trigliceridi, che rappresentano un fattore di rischio primario per le Malattie cardiovascolari. L’accumulo di colesterolo, infatti, rappresenta la principale causa per la formazione, la progressione e l’instabilizzazione delle placche aterosclerotiche, di fatto configurandosi come un fattore determinante per la prognosi dei Pazienti.

Un’alimentazione povera di grassi è in grado di ridurre i valori di colesterolo e triglicerdi ma, spesso, non è in grado di portare i valori ai livelli desiderati. In particolare sono da tenere sotto controllo i valori di colesterolo LDL, il cosiddetto colesterolo “cattivo”. Le Linee Guida internazionali propongono la necessità di raggiungere obiettivi di colesterolo LDL di Pazienti a seconda del rischio individuale. In tal senso, soggetti a rischio alto o molto alto devono, per esempio, far scendere il proprio livello di colesterolo LDL al di sotto di 70 mg/ dl e 55 mg/dl, rispettivamente. Il mancato conseguimento degli obiettivi prefissati con le modifiche dello stile di vita, o l’elevato rischio cardiovascolare,

L’eccesso ponderale, sia esso sovrappeso o obesità, rappresenta una condizione che espone ad un aumentato rischio di sviluppare una malattia cardiaca

rendono spesso necessario l’ intervento farmacologico mirato. Il supporto farmacologico, allora, può diventare indispensabile per permettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati, tenendo conto che tale target non rappresenta solo un esercizio laboratoristico quanto piuttosto un “must” clinico per ridurre significativamente il pericolo di eventi cardiovascolari. Mai come in questi ultimi anni ed in questo campo, la ricerca farmacologica ci ha messo a disposizione dei farmaci straordinari per potenza, efficacia ed alta tollerabilità. Statine, ezetimibe, acido bempedoico e i farmaci di recente introduzione, afferenti alla biologia molecolare (inibitori della proteina PCSK9) o al sistema di silenziamento genico, riescono a conferire un approccio quasi matematico e personalizzato alla questione della Dislipidemia, riducendo significativamente la possibilità di occorrenza di eventi avversi cardiovascolari. La rivoluzionaria modalità di somministrazione dei nuovi farmaci, che si effettua attraverso siringhe preconfezionate a cadenza bimensile o mensile o addirittura semestrale, rendono l’aderenza a questa terapia molto alta.

Ipertensione arteriosa

L’Ipertensione arteriosa rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare a carattere modificabile. Di fatto è uno dei maggiori determinanti della progressione del danno aterosclerotico con effetti deleteri non solo in ambito cardiaco e vascolare, ma anche in termini di lesioni a livello cerebrale, oculare, renali, ecc.

Se non adeguatamente controllata, dunque, può contribuire allo sviluppo di gravi patologie come Infarto miocardico, Ictus, Insufficienza cardia-

La prima cosa da fare nella gestione dell’Ipertensione consiste nelle modifiche dello stile di vita, tra cui una dieta equilibrata povera di sale e ricca di frutta e verdura

ca e Malattia renale.

Anche in questo caso la prima cosa da fare nella gestione dell’Ipertensione consiste nelle modifiche dello stile di vita, tra cui una dieta equilibrata povera di sale e ricca di frutta e verdura, l’attività fisica regolare, la riduzione dello stress, l’abolizione di fumo e il limitare il consumo di alcol.

Le nuove Linee Guida internazionali, tuttavia, evidenziano giustamente la necessità, da parte del clinico attento, di ricercare le eventuali condizioni secondarie responsabili dell’incremento dei parametri pressori oltre i limiti consigliati. In molti casi, è necessario ricorrere a una terapia farmacologica personalizzata per mantenere i valori pressori entro i limiti raccomandati: un valore di 130/80 o, ancor meglio di 120/80 (soprattutto nei Pazienti diabetici) rappresenta un optimum a cui

per il Tuo cuore

tendere. Anche in questo settore, laddove con le modifiche dello stile di vita non si riesce a raggiungere questi valori, la ricerca farmacologica ci consente di utilizzare farmaci molto efficaci e ben tollerati, alcuni di essi in formulazioni che vedono associati più farmaci tra di loro, con maggiore efficacia e facilità di assunzione. Un monitoraggio costante e il supporto medico sono fondamentali per prevenire complicanze e migliorare la qualità di vita della popolazione a rischio.

Diabete mellito

Il Diabete mellito è un nemico dei nostri vasi, poiché contribuisce allo sviluppo di Aterosclerosi, Ipertensione e Dislipidemia, aumentando significativamente il rischio di Infarto miocardico, Ictus e Insufficienza cardiaca. La gestione efficace del Diabete si basa su una strategia integrata che comprende la prevenzione, il monitoraggio e il trattamento personalizzato. La prevenzione primaria è cruciale, soprattutto per i soggetti con predisposizione genetica o sindrome metabolica, e si fonda su uno stile di vita sano caratterizzato da un’alimentazione equilibrata, attività fisica regolare e il controllo del peso corporeo.

Per i Pazienti con diagnosi di Diabete, il controllo glicemico è essenziale per ridurre il rischio di complicanze micro e macrovascolari. Una glicemia a riposo superiore a 126 mg/dl deve rappresentare un campanello di allarme soprattutto per chi ha una forte familiarità.

Il target di emoglobina glicata (HbA1c) raccomandato varia in base all’età, alla presenza eventuale di altre patologie e alle condizioni cliniche del Paziente, ma in generale si consiglia un valore inferiore al 6,5% per la maggior parte dei diabetici. Uno stretto monitoraggio medico va, comunque, perseguito al fine di evitare crisi ipoglicemiche che costituiscono un effetto negativo nella gestione del Paziente diabetico.

La terapia farmacologica per ridurre il rischio cardiovascolare include gli inibitori di SGLT2 e gli agonisti del recettore GLP-1, altri farmaci utilizzati per il controllo della glicemia sono la metformina e anche l’insulina. Il trattamento deve essere personalizzato in base alle esigenze del Paziente e alla presenza di altre patologie. Infine, l’educazione del Paziente gioca un ruolo fondamentale: un’a deguata consapevolezza sulla gestione della malattia, il supporto medico costante e il monitoraggio regolare possono ridurre il rischio di eventi cardiovascolari e migliorare significativamente la qualità di vita della popolazione diabetica.

luglio/agosto 2025 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori

Idratazione e salute

L’idratazione è un aspetto importante per il benessere di tutto l’organismo. L’acqua è infatti il componente più importante del nostro corpo e svolge numerose funzioni: agisce infatti come solvente, mezzo di reazione chimica, reagente e prodotto di reazione, materiale da costruzione, vettore di nutrienti e prodotti di scarto, termoregolatore, lubrificante e ammortizzatore.

Il nostro corpo è composto quasi dal 60% di acqua; tale percentuale può variare nel corso delle diverse fasi della vita, passando dal 75% del peso corporeo nei neonati, arrivando a quote superiori al 50% negli adulti.

La cattiva abitudine di non bere

Il funzionamento ottimale del corpo umano è dunque legato alla giusta idratazione quotidiana, tuttavia resta molto diffusa la cattiva abitudine di non bere abbastanza o di farlo in modo scorretto. Esistono diverse ragioni per tale comportamento inadeguato: dallo stile di vita frenetico, al non avvertire il senso di sete, rimandare per fare altro e, solo in pochi casi, può essere il primo segnale di patologie abbastanza serie. Tutto questo può

Per mantenere il benessere dell’organismo, imparare a bere correttamente fin da giovani deve diventare un’abitudine da portare con sé durante tutto l’arco della vita

Dott. Luigi Napolitano

Specialista in Urologia

Società Italiana di Urologia (SIU)

La regolazione del bilancio idrico è fondamentale per il mantenimento della salute e diversi sistemi all’interno dell’organismo partecipano a tale funzione

portare con l’andare del tempo all’insorgere di sintomi che vanno dalla secchezza cutanea e delle mucose al concentramento delle urine, fino a casi limite di interessamento del sistema nervoso centrale. Inoltre, a lungo andare, ciò può determinare la formazione di Calcoli, l’aumento dell’incidenza delle Infezioni delle vie urinarie o della stitichezza e la mancata funzionalità dei vari organi e apparati, a partire da reni e cuore.

Regolare il bilancio idrico

La regolazione del bilancio idrico è fondamentale per il mantenimento della salute e diversi sistemi all’interno dell’organismo partecipano a tale funzione. I reni, infatti, filtrano il sangue, eliminano le sostanze di rifiuto e luglio/agosto 2025

regolano il livello dei liquidi corporei e dei sali. A livello del sistema nervoso centrale, l’ipotalamo e l’ipofisi, attraverso diversi meccanismi ormonali e recettori presenti nell’organismo, regolano il senso della sete e della quantità di acqua presente nell’organismo.

I sintomi della disidratazione

Il primo sintomo della disidratazione è la Xerostomia (una condizione in cui le ghiandole salivari non producono abbastanza saliva), successivamente vengono interessate la cute e le mucose che diventano secche e asciutte, compare senso di affaticamento, perdita di appetito e crampi muscolari. Successivamente all’aggravarsi della disidratazione compaiono vertigini, nausea e diminuzione del livello di attenzione e di concentrazione e problemi alla vista.

Quali

sono le indicazioni?

Gli studi indicano che il fabbisogno medio di acqua è circa di 1,5-2 litri di acqua al giorno, ma tale quantità varia in base a fattori come età, peso corporeo, attività fisica e clima. Mediamente si assumono circa 2.000 ml al giorno di acqua attraverso le bevande, altri 900 ml attraverso gli alimenti, più circa 300 ml provenienti dalle reazioni chimiche che avvengono all’interno dell’organismo.

In estate si è portati a bere di più per via del caldo, della sudorazione e della conseguente perdita di liquidi, mentre in inverno si beve notoriamente meno ed è proprio in questo periodo che occorre sforzarsi di più per assumere la giusta quantità di acqua, anche perché il freddo stimola la diuresi. È inoltre da tenere presente che, in caso di Diabete, l’eccesso di zuccheri nel sangue è in grado di richiamare più acqua, aumentando la diuresi e favorendo così la disidratazione.

Altra cosa importante è che non dobbiamo considerare come introito di liquidi solamente l’acqua ingerita, ma anche la quota parte introdotta con gli alimenti e quella prodotta dalle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo. D’altro canto, questo non deve essere una scusa per non assumere abbastanza acqua. Questa va distribuita durante tutto l’arco della giornata, evitando di bere solo nelle ore serali, con l’accortezza di non farlo troppo velocemente e di non assumere l’acqua a una temperatura troppo bassa.

In tutto andrebbero assunti circa 8 bicchieri di acqua al giorno, a piccoli sorsi, senza ingerire grosse quantità in tempi ristretti. Bere deve diventare un’abitudine quotidiana che non deve essere vista come obbligo, ma al contrario come routine. Un accorgimento che potrebbe essere utile per una

In tutto andrebbero assunti circa 8 bicchieri di acqua al giorno, a piccoli sorsi, senza ingerire grosse quantità in tempi ristretti

corretta idratazione è quello di portare sempre con sé una borraccia o una bottiglia in modo da avere sempre dell’acqua a disposizione e non solo in occasione dei pasti o addirittura quella di impostare dei promemoria sul cellulare, che ricordino di assumere acqua. Un ultimo consiglio è quello di aromatizzare l’acqua o assumere bevande palatabili; ricordando però di non eccedere con l’utilizzo di sostanze altamente zuccherate che, al contrario, risultano dannose per l’organismo.

Quali acque scegliere?

Generalmente la tipologia di acqua andrebbe scelta seguendo i propri gusti, accertandosi che contenga una minima quantità di sali minerali soprattutto nei periodi di stress, stanchezza e quando si fa molto sport. Esistono diverse tipologie di acque utili nei diversi momenti della vita, ma l’importante è bere e arrivare alle quantità richieste dall’organismo, senza dover mai avvertire il senso di sete. Questo vale soprattutto per gli anziani ai quali andrebbero consigliate acque calciche e magnesiche per prevenire il rischio di fratture e favorire l’attività intestinale. Proprio in questa fascia d’età, considerando i cambiamenti organici, sarebbe necessaria una maggiore attenzione all’idratazione, vista la mancanza in alcuni casi dello stimolo della sete. Uno dei miti da sfatare è l’esistenza di una migliore tipologia di acqua per il trattamento e la prevenzione della Calcolosi urinaria, ebbene ad oggi non vi sono in letteratura dati certi al riguardo, addirittura alcuni studi suggeriscono che le acque dure non favoriscano la formazione di Calcoli, tuttavia ciò che risulta assodato è che ciò che conta di più è la quantità totale d’acqua assunta lungo tutto l’arco della giornata, quantità che dovrà essere adeguata a consentire una corretta diluizione delle urine. Proprio quest’ultimo punto è fondamentale per evitare la precipitazione delle sostanze a livello renale e vescicale che, con l’andare del tempo, può determinare la formazione dei Calcoli. Infine la corretta idratazione è utile anche nel prevenire le Infezioni delle vie urinarie, frequenti soprattutto nelle donne. Imparare a bere bene fin da giovani deve diventare un’abitudine da portare con sé durante tutto l’arco della vita, per mantenere il benessere dell’organismo in ogni fase della vita e in ogni situazione.

Sindrome premestruale, cos’è e

L’entità dei sintomi è molto variabile e, nelle forme più severe, necessita di una gestione multidisciplinare

premestruale, come curarla

LDott.ssa Angela I. Falbo

Specialista in Ostetricia e Ginecologia

Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia

a Sindrome premestruale è una condizione clinica molto comune nella donna in età riproduttiva. Sebbene sia ascrivibile in tutto e per tutto all’ambito ginecologico, i criteri diagnostici per la sua forma più severa sono contemplati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) nella categoria dei disturbi depressivi a cura dell’ “American Psychiatric Association” (APA).

I criteri più comunemente impiegati per la diagnosi di Sindrome premestruale sono quelli stabiliti dall’ “American College of Obstetricians and Gynecologists” (ACOG) e dal “Royal College of Obstetricians and Gynaecologists” (RCOG). In particolare, la Sindrome premestruale è diagnosticata in caso di presenza di

Tra i sintomi principali abbiamo la labilità affettiva, l’irritabilità o difficoltà nei rapporti interpersonali, l’umore depresso e l’ansia

sintomi fisici ed emotivi che si presentano in due cicli mestruali su tre e che influenzano la vita quotidiana della donna. La sintomatologia che fa riferimento alla Sindrome è estremamente varia sia per tipo di sintomo che per severità di sintomo. Caratteristica comune, invece, è la correlazione temporale con la fase del ciclo.

Sintomi principali e secondari

Tra i sintomi principali abbiamo la labilità affettiva, l’irritabilità o difficoltà nei rapporti interpersonali, l’umore depresso e l’ansia; tra i sintomi secondari troviamo il ridotto interesse nelle attività quotidiane, la scarsa capacità di concentrazione, in alcuni casi letargia, disturbi del sonno, senso di oppressione, e sintomi fisici quali tensione mammaria, dolori articolari e gonfiore addominale.

Quali sono le cause

La precisa eziologia della Sindrome premestruale è ancora in fase di studio. È indiscussa l’influenza delle fluttuazioni ormonali della seconda fase del ciclo (fase luteale), tuttavia non sono state dimostrate differenze nei livelli ormonali periferici tra donne sintomatiche e donne asintomatiche. È stata, quindi, ipotizzata un’anomala risposta del sistema nervoso centrale alle variazioni ormonali correlate al ciclo mestruale.

Tra i fattori correlati alla Sindrome vi sono: fattori genetici, disregolazione del sistema serotoninergico, allopregnanolone, infiammazione e stress.

Fattori genetici

Studi di popolazione hanno mostrato un’ereditarietà del 30-80% della Sindrome premestruale. Sono stati identificati e associati alla Sindrome polimorfismi genetici del gene per il recettore degli estrogeni e della serotonina.

Disregolazione del sistema serotoninergico

Studi neurobiologici hanno dimostrato, mediante esame PET, che la disponibilità dei recettori per la

serotonina aumenta in fase tardo luteale in controlli sani ma non in donne con Sindrome premestruale. Tale fenomeno è alla base della dimostrata efficacia dei farmaci antidepressivi della classe SSRI (dall’inglese “Selective Serotonin Reuptake Inhibitor” o, in italiano, Inibitori Selettivi della Ricaptazione di Serotonina) nel trattamento della Sindrome.

Durante il periodo premestruale
è consigliato assumere cibi contenenti carboidrati complessi, come avena, patate, zucca, legumi e prodotti con farine integrali

Allopregnanolone

L’allopregnanolone (ALLO) è un metabolita del progesterone ed ha un ruolo neuroattivo implicato nella patogenesi della Sindrome premestruale. Il progesterone è convertito in ALLO dagli enzimi 3- e 5-alfa reduttasi e modula i recettori GABA coinvolti nel controllo del tono dell’umore.

Infiammazione e stress

Una storia di stress e traumi è stata correlata allo sviluppo della Sindrome. Studi su grandi popolazioni di donne con anamnesi positiva per abusi fisici/psicologici e/o traumi hanno mostrato una correlazione con la Sindrome premestruale di grado moderato o severo. I meccanismi biologici non sono ancora ben definiti ma sembrano coinvolgere l’ALLO. Infine, in donne con Sindrome premestruale sono stati rilevati livelli più elevati, rispetto a controlli sani, di marker pro-infiammatori.

Quali trattamenti?

La Sindrome premestruale è una condizione cronica che necessita, soprattutto nelle forme severe, di un corretto e attento management. Spesso l’approccio richiesto è multidisciplinare e coinvolge diverse figure professionali (Ginecologo, Psicologo, Psichiatra, Endocrinologo). I trattamenti della Sindrome premestruale vengono suddivisi in: non-farmacologici, farmacologici e chirurgici.

Alimentazione e attività fisica

Diversi accorgimenti comportamentali possono aiutare a diminuire i sintomi della Sindrome premestruale, in particolar modo quelli associati al tono dell’umore. Diverse abitudini alimentari posso essere di supporto nella prevenzione. Infatti, una corretta alimentazione influenza in maniera significativa il tono dell’umore, riduce la sensazione di stanchezza e spossatezza ed i sintomi fisici della Sindrome premestruale.

Tra gli alimenti da evitare (o da consumare con moderazione) ricordiamo in particolare il sale (non solo quello utilizzato nella preparazione dei piatti ma anche quello contenuto in cibi processati ed ultra-processati), le bevande zuccherate, l’alcol e il caffè. Queste ultime sono sostanze psicoattive che disturbano il riposo notturno e facilitano uno stato d’ansia.

Al contrario, durante il periodo premestruale è consigliato assumere alcuni alimenti tra cui i cibi contenenti carboidrati complessi, come l’avena, le patate, la zucca, i legumi e i prodotti che contengono farine integrali. Tali alimenti evitano i picchi glicemici e forniscono un adeguato apporto di fibre, contribuendo alla stabilizzazione del tono dell’umore. Il consumo di verdura che rispetti la stagionalità, ricca di ferro, sali minerali e vitamine, è fortemente consigliato per prevenire/ridurre la sintomatologia della sindrome. La frutta con guscio come noci, nocciole e mandorle è un importante supporto al controllo della sintomatologia grazie all’apporto di magnesio e acidi grassi polinsaturi omega-3. Molto importante è anche l’assunzione di yogurt, latte e formaggi magri, ricchi di calcio, e di alimenti ricchi di vitamina D, quali il pesce e le uova. Infine un consiglio semplice ma di importanza rilevante è quello di mantenere un’adeguata idratazione (almeno 2 lt di acqua al giorno) che aiuti a ridurre il gonfiore addominale e faciliti i processi digestivi. L’attività fisica è fondamentale nel prevenire e ridurre la sintomatologia legata alla Sindrome premestruale: avere una vita attiva e poco sedentaria e svolgere con

luglio/agosto

frequenza esercizi a intensità moderata può favorire un miglioramento dell’umore.

Terapia cognitivo-comportamentale

La Terapia cognitivo-comportamentale dovrebbe essere proposta alle Pazienti affette da Sindrome premestruale. Dati di letteratura, infatti, mostrano un’efficacia significativa sul miglioramento della sintomatologia anche a lungo termine. Alcune Linee-Guida suggeriscono l’impiego della Terapia cognitivo-comportamentale esclusivamente alle donne affette da Sindrome premestruale di grado lieve. Altre società scientifiche propongono la Terapia cognitivo-comportamentale non come un’alternativa terapeutica ma come terapia complementare ai farmaci.

La supplementazione di magnesio viene suggerita per il trattamento della sintomatologia fisica e psichica della Sindrome premestruale

Vitamine, minerali e Fitoterapia

La supplementazione di vitamina B6 (piridossina)

è stata proposta nel trattamento della Sindrome premestruale. Una metanalisi di studi randomizzati controllati ha mostrato una debole superiorità della supplementazione di vitamina B6 alla dose di 100 mg/die rispetto al placebo. Evidenze ancora limitate suggeriscono che la supplementazione di calcio a 600 mgx2/

die potrebbe avere qualche beneficio nel trattamento della Sindrome premestruale. Infine, la supplementazione di magnesio, alla dose di 500 mg/die, viene suggerita per il trattamento della sintomatologia fisica e psichica.

Review sistematiche hanno mostrato l’efficacia dell’impiego di agnocasto (Vitex agnus castus) per ridurre i sintomi fisici e psichici, tuttavia, mancano in letteratura dati sul dosaggio raccomandato e sulla sicurezza.

Trattamenti farmacologici

I farmaci antidepressivi SSRI sono gli agenti psicotropi più utilizzati nel trattamento della Sindrome premestruale. Tali farmaci hanno un’efficacia rapida nel trattamento della sintomatologia ansioso-depressiva correlata alla sindrome (entro 24/48 ore dall’inizio del trattamento). Alcune evidenze mostrano che tali farmaci possono essere efficaci anche a dosaggio dimezzato rispetto a quello impiegato nel trattamento dei disturbi del tono dell’umore, con eventuale incremento in caso di inefficacia. Gli eventi avversi (insonnia, nausea, astenia e, soprattutto, riduzione della libido) dei farmaci SSRI sono frequenti (circa 50%), per tale motivo il tasso di discontinuità nelle Pazienti affette da Sindrome premestruale è molto elevato già a 6 mesi dal trattamento.

Terapie ormonali

Le terapie ormonali impiegate nelle Pazienti affette da Sindrome premestruale sono efficaci perché riducono le fluttuazioni ormonali che sono alla base della patogenesi della Sindrome. I contraccettivi orali estroprogestinici inibiscono l’ovulazione e sono comunemente impiegati con efficacia nel trattamento dei sintomi della Sindrome. Nella scelta dei contraccettivi orali estroprogestinici è importante la valutazione della componente progestinica; a tal proposito, i dati della letteratura suggeriscono la scelta di composti che contengono il drospirenone. Gli estrogeni ad alto dosaggio (somministrati per via trans dermica) ed i progestinici inibiscono l’ovulazione e possono essere impiegati come approccio ormonale di seconda linea nel trattamento della sindrome. Infine, gli agonisti del GnRH (“Gonadotropin Releasing Hormone”) risultano farmaci efficaci ma da riservare ai casi più severi perché richiedono la co-somministrazione di terapia sostitutiva. Negli ultimi anni, sono in fase di studio nuove molecole, quali il sepranolone e gli inibitori della 5-alfa-reduttasi, che agiscono sui meccanismi di azione dell’allopregnenolone a diversi livelli. Tuttavia, i dati clinici sono ancora mancanti.

Se i denti non sono allineati…

Le Malocclusioni sono

condizioni in cui i denti, non essendo allineati, possono causare problemi di tipo funzionale e paradontale oltre che di natura estetica

A.N.D.I.

Le Malocclusioni rappresentano una delle problematiche più comuni nella pratica odontoiatrica, con una prevalenza che varia dal 40% al 76% nella popolazione generale, a seconda dei criteri diagnostici utilizzati. Si tratta di condizioni in cui i denti sono disallineati, causando non soltanto un problema estetico ma anche funzionale, influenzando significativamente l’apparato stomatognatico (relativo alla masticazione), la salute parodontale e la qualità della vita dei Pazienti. Le Malocclusioni sono di origine multifattoriale, con un’interazione complessa tra fattori genetici e ambientali.

Fattori genetici

Tra i fattori genetici vi sono le discrepanze scheletriche che, a loro volta, sono divise in:

• disarmonie maxillo-mandibolari: si tratta della discrepanza nelle dimensioni e posizioni relative di mascella e mandibola ed è spesso ereditaria;

• pattern di crescita: l’orientamento e la velocità di crescita dei mascellari seguono spesso pattern familiari, la crescita mandibolare eccessiva o carente, così come il pattern di crescita verticale o orizzonta-

L’evoluzione della dieta, ovvero il passaggio a diete più morbide nelle società industrializzate, ha ridotto lo stimolo masticatorio

le, mostrando una forte componente genetica;

• dimensione della base cranica: le variazioni nella base cranica possono influenzare la posizione dei mascellari, con effetti sulla relazione sagittale intermascellare.

Tra i fattori genetici troviamo inoltre le caratteristiche dentali ossia dimensioni e forma dei denti, numero di denti, sequenza e timing dell’eruzione; anche la morfologia cranio-facciale è di natura genetica e comprende il profilo facciale, dimensioni e forma del palato e tono muscolare.

Abitudini scorrette e fattori ambientali

Le abitudini come il succhiamento prolungato e il succhiamento non nutritivo (dito, ciuccio)

oltre i 3 anni di età possono causare un morso aperto anteriore, “crossbite” (morso incrociato) posteriore e protrusione degli incisivi superiori, coinvolgendo la pressione diretta sui denti e l’alterazione dell’equilibrio muscolare. Anche la respirazione orale determina alterazioni posturali della lingua e della mandibola, con conseguente palato stretto, incompetenza labiale e frequente morso aperto anteriore. Infine la postura nel sonno, ovvero posizioni asimmetriche prolungate durante il sonno nei primi anni di vita possono contribuire a “crossbite” unilaterali e asimmetrie facciali. Altri fattori ambientali, quali perdita precoce di denti decidui, carie prossimali non trattate, restauri inadeguati e frenulo linguale corto sono condizioni che possono alterare l’occlusione e il normale sviluppo del palato.

In caso di traumi e patologie

I traumi dento-alveolari possono causare dislocazioni, anchilosi dentali e alterazioni dei percorsi eruttivi, le anomalie endocrine, ovvero disfunzioni dell’ipofisi, della tiroide o delle paratiroidi possono invece influenzare la crescita cranio-facciale. Anche le Patologie dell’articolazione temporo-mandibolare come l’Artrite giovanile idiopatica, l’Osteogenesi imperfetta, la Displasia cleidocranica o le Sindromi craniofacciali possono influenzare direttamente lo sviluppo dentale e scheletrico.

Nutrizione e dieta

Fanno parte dei fattori ambientali anche quelli evolutivi e dietetici. L’evoluzione della dieta, ovvero il passaggio a diete più morbide nelle società industrializzate, ha infatti ridotto lo stimolo masticatorio, contribuendo alla diminuzione delle dimensioni dei mascellari senza una corrispondente riduzione delle dimensioni dentali. Anche carenze nutrizionali, i deficit di vitamina D, calcio o proteine durante lo sviluppo possono influenzare la mineralizzazione e la crescita ossea dentale.

Diagnosi e trattamenti

Un approccio diagnostico completo include l’esame clinico ed esami strumentali (CBCT- Tomografia computerizzata a fascio conico), Scansione Intraorale digitale e un analisi cefalometrica 3D, la valutazione delle Malocclusioni beneficia della collaborazione di diverse figure professionali quali Ortodontista, Chirurgo maxillo-facciale, Logopedista, Otorinolaringoiatra e Fisioterapista.

Tra le opzioni terapeutiche esistono il Trattamento

Il trattamento ortodontico non solo migliora l’estetica ma produce significativi benefici in termini di funzione masticatoria, salute parodontale e prevenzione del trauma

Intercettivo in età evolutiva (espansori palatali, mantenitori di spazio, apparecchi funzionali, educazione miofunzionale), l’Ortodonzia fissa (bracket metallici convenzionali, bracket estetici, bracket linguali), gli allineatori trasparenti (indicati per correzioni di Malocclusioni lievi e moderate con vantaggi estetici e di comfort), l’Ortodonzia chirurgica (indicata per discrepanze scheletriche severe che non possono essere compensate con la sola ortodonzia). Per il mantenimento dei risultati ortodontici le moderne strategie includono lo splintaggio linguale fisso (preferibilmente in fibra di vetro o metallo intrecciato), i contenitori rimovibili (progettati digitalmente per massimizzarne il comfort) e protocolli di contenzione personalizzati (basati su fattori di rischio individuali per la recidiva). Recenti studi mostrano che il trattamento ortodontico non solo migliora l’estetica ma produce significativi benefici in termini di funzione masticatoria, salute paradontale, prevenzione del trauma dentale, riduzione del rischio di disfunzioni temporo-mandibolari e benessere psico-sociale L’approccio contemporaneo alle Malocclusioni è caratterizzato da una visione olistica che integra considerazioni estetiche, funzionali e psico-sociali, con particolare attenzione alla prevenzione.

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Disturbi benigni dell’occhio,

Di frequente mi capita di essere consultata per lesioni dell’occhio che interessano le parti più esterne e direttamente rilevabili dal Paziente; si tratta di arrossamenti e gonfiori localizzati o diffusi della cute palpebrale o della congiuntiva, spesso accompagnati da secrezione e da una sintomatologia irritativa o dolorosa locale di grado variabile.

La loro comparsa preoccupa il Paziente sia per la lesione in quanto tale sia per l’inestetismo da essa determinato; ciò induce spesso a ricorrere ad automedicazione che, nella migliore delle ipotesi, può rivelarsi inefficace, oppure alle prestazioni di Pronto Soccorso oculistico con le ben note difficoltà all’accesso e alla gestione. L’intento di questo articolo è quindi quello di fornire alcuni elementi descrittivi di tali lesioni e alcune indicazioni relative all’adeguata gestione diagnostico-terapeutica delle stesse.

Le lesioni della palpebra

Il termine Blefarite indica l’infiammazione della palpebra che può interessare o il margine esterno delle palpebre (Blefarite anteriore) o la superficie interna (Blefarite posteriore); la prima ha causa prevalente-

Si tratta di arrossamenti e gonfiori localizzati alle palpebre o riguardanti la congiuntiva, spesso accompagnati da secrezione e da una sintomatologia irritativa o dolorosa

Dott.ssa Enrica Zinzini  Medico Oculista

Responsabile Centro Regionale di Prevenzione, Diagnosi e Riabilitazione delle Minorazioni Visive Clinica Oculistica degli Spedali Civili di Brescia

Membro Consiglio Direttivo SIOL (Società Italiana di Oftalmologia Legale)

La

Blefarite consiste nella infiammazione della palpebra che può interessare o il suo margine esterno o la sua superficie interna

mente batterica (stafilococco) e si manifesta con arrossamento del margine con desquamazione cutanea o crosticine alla base delle ciglia. La forma posteriore deriva da infiammazione delle ghiandole palpebrali di Meibomio deputate alla produzione dello strato lipidico del film lacrimale.

Questo disturbo può interessare tutte le età, riconoscendo cause diverse: Infezione palpebrale da stafilococco o streptococco, esposizione ad agenti irritanti ambientali, disturbi metabolici (colesterolo e/o trigliceridi elevati, Diabete), disturbi gastrici cronici, Allergie a prodotti locali; ha andamento generalmente cronico con riacutizzazioni.

La terapia comprende detersione palpebrale con prodotti specifici, eventuali impacchi caldo-umidi, applicazione di unguenti o colliri antibiotici specifi-

dell’occhio, quali rimedi?

ci (tetracicline), con frequenza e durata del trattamento dipendente dal quadro clinico. Vista l’associazione frequente tra Blefarite e patologie generali, con situazione di Occhio secco è necessario che diagnosi, terapia e follow-up siano gestiti da un Medico Oculista.

Se si tratta di Orzaiolo

In questo caso parliamo di una infiammazione acuta di una ghiandola sebacea annessa alle ciglia (ghiandola di Zeiss o ghiandola di Moll). Si evidenzia come un piccolo ascesso in corrispondenza della base del ciglio, con arrossamento e gonfiore circostante oltre ad apice giallastro; in pratica ricorda il più noto “foruncolo”. In generale si correla a igiene palpebrale scarsa o eseguita con prodotti inidonei; anche l’esposizione ad irritanti ambientali ed alcuni disturbi del metabolismo o del sistema immunitario possono favorirne la comparsa. Il trattamento prevede l’igiene palpebrale con prodotti specifici, impacchi caldo umidi che favoriscono lo svuotamento spontaneo ed eventuale unguento antibiotico una volta svuotatosi l’ascesso. È da evitare l’autonoma spremitura forzata dell’Orzaiolo in quanto, in conseguenza di ciò, potrebbe estendersi o aggravarsi l’infezione e verificarsi la perdita del ciglio corrispondente. Tale procedura, eseguita da un Medico Oculista, va riservata a lesioni particolarmente voluminose e non responsive alla terapia locale.

Il Calazio

È l’infiammazione di una ghiandola di Meibomio dovuta all’ostruzione del canalino che porta il suo prodotto lipidico all’esterno. Il prodotto non espulso dalla ghiandola si accumula e si modifica nella sua composizione, diventando esso stesso causa di infiammazione della ghiandola. Il Calazio riconosce plurime cause: scorretto regime alimentare o alterazioni del metabolismo, stress psico-fisico, scarsa igiene palpebrale, fattori ormonali, a volte in associazione a malattie della pelle come Acne rosacea o Dermatite seborroica. Si presenta come una tumefazione nodulare della palpebra non dolente nelle fasi iniziali ma causa di vivo dolore in presenza di infiammazione ed edema importanti o per infezione della ghiandola stessa. Generalmente può avere risoluzione spontanea ma con tendenza a recidivare. La terapia prevede detersione palpebrale con prodotti specifici, eventual-

mente e secondo giudizio medico specialistico, applicazione di unguento cortisonico o associazione cortisonico-antibiotico. In caso di mancata guarigione o multiple recidive, vi è indicazione alla rimozione chirurgica ambulatoriale della ghiandola.

Si tratta dunque di una lesione benigna della palpebra ma, in rari casi, e qualora le recidive fossero frequenti o a breve distanza l’una dall’altra, la rimozione chirurgica deve prevedere l’esame istologico del tessuto asportato.

La

mucosa congiuntivale bulbare è direttamente esposta all’ambiente esterno e rappresenta una barriera reattiva ad inquinanti ambientali di vario genere

Lesioni congiuntivali

La congiuntiva è una membrana mucosa trasparente, elastica e vascolarizzata che riveste la superfice interna delle palpebre, riflettendosi poi sul bulbo oculare fino al limite tra sclera (porzione bianco-perla della parete dell’occhio) e cornea (porzione antistante l’iride, perfettamente trasparente). La congiuntiva non aderisce fortemente al bulbo oculare per consentirne i liberi movimenti.

La mucosa congiuntivale bulbare è direttamente esposta all’ambiente esterno e rappresenta una barriera reattiva ad inquinanti ambientali di vario genere (polveri, fumi, esalazioni, ecc.), corpi estranei, sostanze allergeniche, virus e batteri, ecc. al cui contatto la congiuntiva reagisce aumentando il flusso di sangue; da qui uno dei segni più comuni di irritazione congiuntivale: l’Occhio rosso. L’aumento della vascolarizzazione induce inoltre un incremento della lacrimazione che ha lo scopo di diluire le sostanze irritanti, favorendone inoltre l’allontanamento dalla superficie del bulbo oculare.

Un particolare tipo di Occhio rosso è l’emorragia congiuntivale spontanea. Si manifesta come una raccolta di sangue di colore rosso vivo e uniforme con estensione, forma e sede congiuntivale variabile; generalmente esordisce in assenza di disturbi o dolore oculare, tant’è che frequentemente non viene avvertita dal Paziente, ma gliene viene segnalata la presenza da chi gli sta

vicino. La causa più frequente risiede in rialzi repentini della pressione arteriosa, soprattutto quando l’emorragia viene rinvenuta al risveglio. Non determina alcuna alterazione funzionale dell’occhio e non rappresenta un pericolo per la visione; tuttavia la sua rilevanza è quella di rappresentare un campanello d’allarme di Ipertensione arteriosa non ancora diagnosticata o di scarso compenso della stessa in Pazienti già sottoposti a terapia antipertensiva, soprattutto se recidiva frequentemente.

Si riassorbe spontaneamente nel corso di 4-8 giorni a seconda della sua estensione iniziale e dello stato coagulativo del paziente.

Alcune forme di irritazione congiuntivale possono interessare persone sensibilizzate a sostanze perlopiù volatili (pollini, polveri, inquinanti ambientali)

In caso di Congiuntivite

Se vi è persistenza o aggravamento dei disturbi di cui si è fatto cenno, soprattutto con la comparsa di secrezione, dolore, senso di corpo estraneo e fotofobia (intolleranza alle fonti luminose), è indicato un consulto con il Medico di base che valuterà una prescrizione di terapia specifica o l’eventuale opportunità di una visita specialistica.

Gli agenti microbici più frequentemente coinvolti sono virus e in particolare gli adenovirus (anche causa di Rinite acuta e Sindrome influenzale); le Congiuntiviti virali sono contrassegnate da diffuso aumento dell’irrorazione sanguigna della congiuntiva che appare rosata più che arrossata, lacrimazione profusa, secrezione scarsa o assente. In fase acuta, è opportuno instillare colliri antinfiammatori non cortisonici e provvedere a detersione delle palpebre con prodotti specifici anche più volte al dì. Poiché queste forme esordiscono in un solo occhio, e vista la loro elevata contagiosità, è necessaria cautela nell’evitare l’interessamento dell’altro occhio (autoinoculazione) e mettere in atto precauzioni per evitare il contagio di persone con le quali si condividono ambienti e oggetti. Molto importante è l’attenta igiene delle mani prima e dopo ogni medicazione e l’eliminazione di dispositivi impiegati per la medicazione. Altra precauzione da rispettare è quella di evitare instillazione di colliri o unguenti antibiotici; infatti, oltre a non avere indicazione per le infezioni virali, il loro impiego improprio contribuisce

all’antibiotico-resistenza. La risoluzione del quadro clinico richiede 5-8 giorni.

Le Congiuntiviti batteriche

In questo caso la causa del problema è un’Infezione da “Haemofilus influentiae”, stafilococchi e streptococchi (meno frequenti quelle da “Pseudomonas aeruginosa” e “Neisseria gonorreae”, tipica quest’ultima dei neonati). Si manifesta acutamente con intensa iperemia congiuntivale e secrezione abbondante che spesso impedisce la spontanea apertura delle palpebre al risveglio; bruciore, dolore e iperlacrimazione sono altri sintomi tipici, come pure gonfiore ed arrossamento delle palpebre.

La terapia si basa sulla frequente detersione palpebrale con prodotti specifici e l’instillazione di colliri antibiotici ad ampio spettro con frequenza variabile da 4 a 6 volte al dì fino a ogni 2 ore, a seconda del quadro clinico. Può essere anche indicata l’associazione con colliri cortisonici di superficie in caso di quadro infiammatorio marcato. La risoluzione del quadro clinico richiede da 5 a 10 giorni. Anche le Congiuntiviti batteriche mostrano significativa contagiosità e pertanto per questa forma infettiva valgono le stesse precauzioni indicate per le Congiuntiviti virali.

In caso di sensibilità ai pollini

Alcune forme di irritazione congiuntivale possono interessare persone sensibilizzate a sostanze perlopiù volatili (pollini, polveri, inquinanti ambientali) che, al contatto con la congiuntiva direttamente esposta all’aria, scatenano una reazione infiammatoria acuta. Queste situazioni si verificano più frequentemente nella stagione primaverile ma possono persistere anche in estate e autunno a seconda del tipo di sostanza sensibilizzante (allergene).

Il sintomo più caratteristico e predominante è sicuramente il prurito oculare, oltre ad arrossamento ed edema della congiuntiva, iperlacrimazione. Spesso la reazione allergica coinvolge le alte vie respiratorie determinandosi quindi il quadro di Rinocongiuntivite allergica.

La terapia si basa sull’impiego di colliri antistaminici la cui somministrazione, qualora sia noto il periodo critico, può essere iniziata anche qualche settimana prima dell’esordio. In caso di manifestazioni intense è indicato associare colliri cortisonici di superficie limitatamente alla fase iperacuta e acuta della reazione, provvedere ad un adeguata riduzione graduale delle instillazioni e la prosecuzione della sola terapia antistaminica.

Campagna “Non girarci intorno”

Con oltre 31mila casi diagnosticati in Italia nel 2024, il Tumore alla vescica è il quinto tumore più diffuso nella popolazione e il secondo tumore urologico dopo quello alla prostata. In particolare, è comune tra i 60 e i 70 anni e il fumo è tra i principali fattori di rischio poiché le sostanze chimiche al suo interno vengono assorbite dal sangue, attraversano i reni e si raccolgono nell’urina, danneggiando la vescica. Anche l’esposizione a sostanze chimiche come l’arsenico e a radiazioni (in caso di frequenti radioterapie nella zona pelvica) possono aumentare il rischio, così come le infiammazioni croniche della vescica. Con l’obiettivo di sensibilizzare sui Tumori della vescica e promuovere la

Neonati prematuri

È stato recentemente introdotto in tutte le strutture pediatriche italiane il cosiddetto sistema “NIDCAP” (“Newborn Individualized Developmental Care and Assessment Program”), un insieme di interventi il cui obiettivo primario è quello di ridurre lo stress del neonato prematuro durante il periodo di degenza in Terapia Intensiva Neonatale. Prevede il coinvolgimento precoce dei genitori nell’assistenza, la regolazione del macro e micro-ambiente (luce, temperatura, rumore, contenimento del neonato), la cura posturale, il metodo “marsupio”. Queste procedure sono molto importanti al fine di ridurre lo stress del neonato e favorirne lo sviluppo neuromotorio. Si tratta di un metodo efficace che

conoscenza dei sintomi, così da favorire una diagnosi tempestiva che possa contribuire a salvare vite, Merck Italia ha dato il via alla campagna “Non girarci intorno”, patrocinata da FIASO, SIMG, SIUrO e Associazione PaLiNUro e promossa durante il Giro d’Italia 2025. Una diagnosi tempestiva può salvare la vita, per questo è fondamentale intervenire subito consultando uno Specialista ed eseguendo degli esami che possano contribuire alla diagnosi precoce. Solitamente, gli esami più comuni sono l’ecografia dell’apparato urinario e l’esame citologico nelle urine, che serve a cercare la presenza di cellule tumorali di origine vescicale. Per approfondire: https://shorturl.at/P5r0u

consente un percorso personalizzato per il bambino e per i genitori che svolgono un ruolo attivo nel percorso di cura del piccolo. I professionisti che seguono gli interventi sono altamente formati per saper leggere il comportamento del neonato, riconoscerne i bisogni neuroevolutivi, favorirne lo sviluppo e sostenere la famiglia. A breve termine tale metodo riduce il numero di giorni di ventilazione meccanica e la necessità di ossigeno, favorisce il passaggio precoce all’alimentazione orale e migliora l’accrescimento ponderale; a lungo termine l’applicazione del metodo migliora le capacità di linguaggio espressivo e i risultati sul piano neuropsicologico. Per informazioni: https://tinyurl.com/yc72m93h

Sviluppata per AIFA sulla piattaforma “Firstline”, da cui prende il nome, questa nuova App informa circa l’uso appropriato degli antibiotici, con informazioni utili sul trattamento delle 10 più comuni infezioni di adulti e bambini. Si tratta di uno strumento di consultazione a disposizione dei Medici, come supporto nella prescrizione antibiotica, ma consultabile anche dai cittadini, che ha l’intento di scoraggiare l’uso del “fai da te” e la chiara avvertenza di non assumere mai gli antibiotici senza prima aver consultato il Medico. Selezionando l’infezione da trattare, l’app fornisce un quadro di sintesi sulle principali caratteristiche della patologia, sui criteri diagnostici, sull’opportunità del trattamento

antibiotico e sulla eventuale terapia farmacologica. L’obiettivo è quello di diffondere in modo capillare l’uso ottimale degli antibiotici sul territorio nazionale e contribuire a contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, emergenza mondiale di salute pubblica, che vede l’Italia tra i Paesi più colpiti. Le terapie antibiotiche indicate nella App vengono suddivise in base alla classificazione “AwaRe” introdotta dall’ OMS ossia “Access” (evidenziate in verde), “Watch” (arancione) e “Reserve” (in rosso), passando quindi dai farmaci con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di indurre resistenza fino a quelli da impiegare solo nelle infezioni multiresistenti. Per approfondire: https://tinyurl.com/jmetp7zj

App “Firstline”

Vacanze con i bambini,

Le vacanze in famiglia sono un’opportunità preziosa per ricaricarsi e al tempo stesso creare ricordi indimenticabili. Tuttavia, viaggiare con i bambini richiede alcune precauzioni per garantire la loro sicurezza e benessere. Vediamo insieme alcuni accorgimenti utili da adottare che spaziano dalla scelta della destinazione ai piccoli dettagli quotidiani.

La scelta della destinazione

Quando si organizza una vacanza con i bambini, la scelta della destinazione risulta fondamentale. È importante optare per luoghi che offrano attività interessanti per tutte le età, come parchi a tema, spiagge comode e sicure, attività culturali interattive e riserve naturali per stimolare la loro curiosità ma soprattutto scegliendo strutture che offrano servizi per i bambini e garantisca-

È consigliabile considerare la distanza e il tempo di viaggio, un luogo un po’ più vicino può ridurre lo stress e la faticosità del viaggio

Le vacanze con i bambini possono essere un’esperienza magnifica, se si presta attenzione ad alcuni dettagli semplici ma necessari

Dott. Giuseppe Gullotta

Pediatra - Presidente nazionale

Federazione CIPe - SISPe - SINSPe

Dott.ssa Graziana Gullotta

Medico Emergenza Urgenza

Dott.ssa Melissa Gullotta

Specialista in Igiene

Dirigente medico ASP 3 - Catania

no la loro sicurezza e incolumità. È inoltre consigliabile considerare la distanza e il tempo di viaggio, un luogo un po’ più vicino può ridurre lo stress e la faticosità del viaggio.

Bagagli

Prima di partire, e in tempo utile, è bene stilare una lista delle cose essenziali, vestiti comodi, giochi, alimenti adeguati e prodotti per la cura personale. Se viaggiate all’estero, non dimenticate ovviamente i necessari documenti di riconoscimento.

Per una vacanza al mare...

Per quanto riguarda la sicurezza in acqua, assicuratevi che i bambini indossino salvagenti a norma e che durante le attività in acqua ci siano sempre presenti adulti a sorvegliare.

Durante la permanenza in spiaggia è molto importante la protezione solare: utilizzate creme solari ad alta protezione e rinnovatele frequentemente. Non dimenticate i cappellini, meglio se aperti sul retro e occhiali da sole.

Per quanto riguarda gli orari di esposizione al sole, è bene evitare le ore più calde (dalle 11 alle 16)

consigli e accorgimenti

...oppure in montagna

In questo tipo di vacanza è fondamentale provvedere ad un abbigliamento adeguato: vestire “a strati” risulta fondamentale. Assicuratevi che i bambini abbiano giacche impermeabili e scarpe adatte, evitate sempre di farli sudare, l’eccessiva copertura non aiuta mai i bambini.

Scegliete sentieri adatti all’età dei bambini e verificate in precedenza le difficoltà del percorso. Coinvolgete i bambini nella pianificazione del viaggio e nella scelta delle attività, ciò li per renderà più entusiasti e partecipativi.

Presenza del Pediatra e sicurezza del parco giochi

Nella scelta della destinazione, se possibile, optate per una struttura che abbia il Pediatra h24 , ce ne sono tanti che hanno il Medico, o meglio il Pediatra, sempre presente o che fa ambulatorio almeno due volte al giorno ed è sempre reperibile in struttura.

Verificate che il parco giochi per i vostri bambini sia dotato di strutture certificate e in buono stato di manutenzione. Date sempre una occhiata attenta, prima di “lanciare” il bambino su ogni singolo giochino, ai bulloni e alla possibilità di rischio. È sconsigliabile stare al cellulare quando il bambino gioca, desidera l’attenzione dei genitori e averla “veramente” è sempre utile oltre che educativo ed evita certamente rischi.

Pianificazione e attività

Gli itinerari dovranno comunque avere un programma flessibile: sarà opportuno pianificare le attività ma mantenere anche spazio per l’improvvisazione, i bambini possono stancarsi facilmente. Scegliete attività che stimolino la curiosità dei bambini, come visite allo zoo, a parchi tematici o escursioni nella natura.

Idratazione

È opportuno avere sempre a disposizione dell’acqua, portate sempre con voi bottigliette o una borraccia, specialmente se siete in escursione o in spiaggia. Attenzione ai segnali di disidratazione: secchezza delle labbra, stanchezza o irritabilità.

Insetti e Allergie

Portate sempre con voi spray o lozioni specifiche

per proteggere i bambini dalle punture di insetti che vanno sempre utilizzati poco prima del tramonto e non quando è già sera. La sera, quando possibile, è utile usare le piastrine elettriche, quelle intercambiabili, anche in esterno, o usare i repellenti elettrici liquidi che si possono regolare di intensità. Candele alla citronella o zampironi, servono a poco o a niente, così anche i braccialetti alla citronella o i cerotti da attaccare ai vestitini. Se i bambini sono affetti da Allergie alimentari, comunicatelo al ristorante, e comunque controllate bene il menù per evitare ingredienti pericolosi.

Disturbi comuni

Mal di mare: se si viaggia in barca, considerate di portare farmaci contro il mal di mare che, si ricorda, vanno somministrati almeno 30 minuti prima di salire in barca. Mal di montagna: in caso di soggiorni ad alta quota, prestate attenzione ai segnali di “mal di montagna”, come mal di testa e nausea. Fate acclimatare i bambini gradualmente.

Sicurezza e Pronto Soccorso

Portate sempre con voi un kit di Pronto Soccorso, completo di cerotti, disinfettante e farmaci base. Familiarizzate con i numeri di emergenza locali e le strutture sanitarie nelle vicinanze, specie se siete all’estero. Le vacanze con i bambini possono essere un’esperienza magnifica se si presta attenzione ad alcuni dettagli semplici ma necessari e soprattutto utili. Con una buona pianificazione e precauzioni adeguate, è possibile godere di momenti di gioia e avventura, creando ricordi che dureranno per sempre. Buone vacanze!

CIP- Salva la vista

La vista è la nostra finestra sul mondo, ci permette infatti di raccogliere oltre l’80% delle informazioni che ci giungono dall’ambiente. Per questo motivo risulta di vitale importanza salvaguardarne la sua efficienza mettendo in atto uno stile di vita corretto e le diverse strategie utili per la prevenzione delle malattie oculari.

Per tutto il mese di luglio, il team scientifico della rivista Elisir di Salute attraverso il Circuito Informazione e Prevenzione (CIP), presso le strutture sanitarie aderenti, propone l’approfondimento di alcuni importanti temi di riflessione. Durante gli eventi informativi

Per tutte le donne che rilevano un’anomalia alla mammella e necessitano di una risposta immediata è ora disponibile il nuovo servizio “Pronto Nodulo”, promosso dall’Ospedale San Camillo-Forlanini, nato con l’obiettivo di fornire un’interfaccia diretta e tempestiva per le Pazienti, senza lunghe attese, per rispondere a situazioni di urgenza legate alla salute del seno. Chiamando i numeri dedicati, si potrà ricevere un supporto informativo o, nei casi di urgenza, fissare un appuntamento con uno Specialista. Inoltre, sarà attiva una segreteria telefonica per lasciare messaggi e un canale whatsapp al fine di facilitare le richieste. “Pronto Nodulo” non sostituisce i controlli di routine né consente di prenotare visite di follow-up, l’iniziativa è destinata esclusivamente alle situazioni di urgenza, come la sco-

Campagna Safe2Eat

Le nostre scelte alimentari si stanno evolvendo anche grazie alla maggiore consapevolezza e attenzione che riserviamo a ciò che mangiamo e alla sicurezza alimentare. Fortunatamente gli europei possono contare su un rigoroso sistema che permette di sapere da dove proviene il cibo, com’è prodotto e cosa contiene, garantendo trasparenza e sicurezza al consumatore. Per far crescere la fiducia delle persone, aumentando la conoscenza su ciò che avviene nelle fasi di preparazione e conservazione dei cibi e al tempo stesso evidenziando il ruolo fondamentale della scienza e delle direttive formulate dagli esperti nell’ambito dell’UE, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Ministero della Salute lanciano, per il quinto anno consecutivo, la campagna di comunicazione Safe2Eat. Quest’anno la campagna in

proposti (online o in presenza) sarà possibile raccogliere informazioni sulle patologie oculari, le terapie disponibili ma soprattutto recepire le indicazioni utili per la prevenzione (stile di vita, alimentazione, controlli preventivi, ecc.) ed an che ottenere maggiori notizie sui possibili controlli periodici da effettuare. Presso le strutture sanitarie che partecipano alla Campagna, durante il mese di luglio, saranno anche attive alcune promozioni che consentiranno di effettuare visite oculistiche ed esami di controllo a tariffe agevolate.

Per approfondire: https://www.elisirdisalute.it/

perta di un nodulo sospetto tramite autopalpazione, secrezioni ematiche, arrossamenti cutanei o anomalie riscontrate in esami effettuati altrove. Le richieste verranno gestite da personale specializzato che fornirà tutte le informazioni utili e, in caso di necessità, indirizzerà la Paziente verso una visita medica urgente. Con “Pronto Nodulo” si vuole rispondere all’esigenza delle donne di poter accedere rapidamente e in modo diretto alle informazioni necessarie a comprendere i casi di urgenze data l’importanza, in questi casi, di intervenire in modo celere. La diagnosi precoce può fare la differenza: questo servizio nasce per ascoltare, accogliere e accompagnare le Pazienti fin dai primi segnali di allarme.

Per informazioni: https://shorturl.at/A0l4Z

Italia si concentra sui focolai di malattie a trasmissione alimentare attribuibili ad alimenti di origine non animale, ovvero vegetale, meglio conosciuti come ANOA, e sugli additivi e in particolare sulle pratiche alimentari sicure come la preparazione, la conservazione, la lettura dell’etichetta e le cotture sicure e sull’impiego degli additivi alimentari e degli aromi. L’ampio ventaglio di iniziative della campagna Safe2Eat si svolgerà a livello europeo e nazionale nell’arco dell’anno. I consumatori possono consultare il sito web ufficiale della campagna, prendendo visione dei materiali informativi e interagendo con i contenuti della campagna sui social media utilizzando l’hashtag #Safe2EatEU. Per approfondire: https://www.efsa.europa.eu/it/safe2eat

Servizio “Pronto Nodulo”

Paste filate Nonno Nanni

Le fresche bontà di Nonno Nanni, oggi in una gamma ancora più completa

La famiglia dei prodotti Nonno Nanni si è ampliata arricchendosi con due nuove referenze che vanno a completare la linea delle paste filate: arrivano le Ciliegine e la Mozzarella tris, in un nuovo formato. La loro composizione include solo ingredienti naturali, è priva di conservanti e ricca di proteine.

Stracciatella Nonno Nanni

La Stracciatella Nonno Nanni prende vita da un morbido incontro tra sfilacci di Mozzarella e crema di latte, amalgamati con morbida panna, formando così un connubio dalla consistenza cremosa e un gusto inimitabile. Il suo sapore dolce e intenso ricorda il gusto del latte fresco.

Ciliegine

Nonno Nanni

Queste deliziose bontà di Mozzarella hanno un formato versatile che le rende particolarmente facili da utilizzare nelle diverse preparazioni in cuci na. Le Ciliegine Nonno Nanni sono buonissi me anche da sole per un pasto veloce o una merenda gustosa, ottime se unite alla verdura fresca.

Mozzarella Nonno Nanni

Apporto di calcio e proteine

Attraverso il consumo dei formaggi freschi come questi prodotti Nonno Nanni, possiamo usufruire di un importante apporto di calcio, che qui si trova in forma biodisponibile, e di proteine che possiedono elevate proprietà biologiche : contengono infatti gli aminoacidi essenziali che il nostro corpo da solo non produrrebbe, fornendogli così elementi fondamentali per la crescita e lo sviluppo.

Versatili in cucina

Ricca di proteine, la Mozzarella Nonno Nanni è una gustosa bontà dal sapore unico; ottima da assaporare in purezza, ma anche ingrediente ideale per gli abbinamenti più creativi. Ora disponibile anche nel nuovo formato tris 3 x 125 g.

Burrata Nonno Nanni

Fresca specialità, dal cuore morbido e cremoso, la Burrata Nonno Nanni è un prodotto inconfondibile dal piacere dolce e avvolgente. Può essere utilizzata in mille modi: come condimento per la pasta, come ingrediente di sfiziose insalate oppure come perfetto componente di bruschette e focacce.

Particolarmente apprezzate nella stagione estiva, che richiede un’alimentazione fresca e varia, le paste filate Nonno Nanni sono buonissime da sole, ma anche protagoniste ideali per mille gustose ricette come antipasti, insalate, bruschette e piatti freddi a base di verdure; unite fresche alla pasta la rendono gustosa ed appagante.

Ondate di calore, come difendersi

C’è poco da illudersi: stando agli ultimi dati scientifici, che proiettano nel futuro prossimo le conseguenze del riscaldamento globale, delle ingenti emissioni di anidride carbonica, dell’urbanizzazione spesso selvaggia e irrazionale che causa la cosiddetta “isola di calore urbana” ma anche della riduzione di aree verdi, di alluvioni e allagamenti, della crisi idrica mondiale (i sistemi di raffreddamento dell’I A richiedono enormi quantità di acqua), avremo ogni estate un periodo piuttosto lungo di caldo estremo.

Tutto ciò produrrà gravi conseguenze sia dirette che indirette, soprattutto fra le fasce più deboli e fragili della popolazione.

Cosa dicono i Ricercatori

È stata recentemente compiuta, da Camilo Mora dell’Università delle Hawaii a Manoa, un’analisi globale e sistematica dei dati di letteratura di oltre duemila eventi, i cui risultati sono stati pubblicati su “Nature Climate Change”. Partendo dall’evento drammatico della storica ondata di calore del 2003, che causò in tutta Europa oltre 70.000 decessi, la gran parte avvenuti in Francia, sempre più di frequente si sta verificando che la combinazione

Quando la combinazione

di temperatura e umidità elevate supera di gran lunga la capacità del nostro organismo di raffreddarsi, è necessario attivarsi con specifiche cautele

di temperature e umidità elevate superi di gran lunga la capacità del nostro organismo di “raffreddarsi”, cioè di rispondere con una termoregolazione corporea fisiologica efficace ed efficiente alla esposizione diretta e indiretta alle alte temperature, comportando situazioni rischiose per la salute complessiva delle persone sempre più frequenti e diffuse anche a fasce di popolazione non proprio vulnerabili ma anche per l’equilibrio geofisico e climatico dell’intero pianeta. Infatti, spiega il Ricercatore, con una umidità elevata, una temperatura anche solo di 30°C può essere pericolosa soprattutto per quelle fasce di popolazione più vulnerabili e fragili per condizioni psicofisiche e socio-economiche. Già attualmente un terzo della popolazione mondiale vive oltre 20 giorni all’anno in periodo estivo in condizioni di rischio di decessi legati agli effetti diretti e indiretti delle ondate di calore.

Quale futuro?

Secondo alcune stime e proiezioni nel 2100 la percentuale salirà tra il 48 e il 74% a seconda del clima che verrà, se la situazione, già grave e pericolosa adesso del surriscaldamento del pianeta terra (il 2024 è stato uno degli anni più caldi di sempre), venisse lasciata a

Dott. Fernando Perrone Federazione Italiana Medici di Medicina Generale

se stessa, senza intervenire in modo deciso e rapido sulle emissioni di CO2 a tutti i livelli. Una responsabilità politica che purtroppo non trova una sensibilità e una volontà di risposta globale. Non ci resta quindi che “adattarci” e modulare una risposta efficace e resiliente contro i rischi delle ondate di calore secondo il modello Bio-Psico-Sociale.

Il sistema di sorveglianza

Proprio partendo dai sistemi di monitoraggio e allerta gestiti dalla Protezione Civile in sinergia con gli Enti locali (Comuni e Regioni), ogni estate dal 15 maggio al 15 settembre, ogni qualvolta è presente il rischio di una ondata di calore (livelli 2 e 3), scattano gli avvisi alla popolazione, in modo particolare verso le fasce di popolazione che rientrano nei 4 livelli di fragilità e vulnerabilità, parliamo di anziani ultra 75enni, di Pazienti affetti da patologie croniche e degenerative come Cardiopatia Ipertensiva, Diabete, BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), Insufficienza Renale, Malattie Reumatologiche e Osteoarticolari, Neoplasie, Disturbi cognitivi e psichici ma anche di persone che vivono in solitudine senza una rete di solidarietà familiare o di vicinato. Quasi in contemporanea viene attivato tutto il sistema di sorveglianza e di intervento cui afferiscono i servizi sociali, le diverse organizzazioni di volontariato sociale come Auser e Croce Rossa, Medici di famiglia e strutture socio-sanitarie (Centri Diurni e Case di Riposo) per ridurre al minimo i rischi di un colpo di calore.

Le reazioni del nostro organismo

Purtroppo, dopo una esposizione diretta o indiretta ad alte temperature, le capacità fisiologiche di termoregolazione si riducono; il nostro corpo trattiene calore sino anche oltre 39-40°C e ciò comporta una cascata di sintomi che vanno dal malessere generale con mal di testa e astenia e senso di nausea fino alla disidratazione, secchezza della pelle e delle mucose con necessità impellente di bere, e dallo allo stato di agitazione ansiosa con aumento della frequenza cardiaca e del respiro al calo della pressione sino al collasso e allo svenimento.

Come prevenire

Per prevenire questi gravi e a volte fatali disturbi è importante l’azione proattiva che può svolgere il Medico di Famiglia che, oltre a conoscere le condizioni di vita del Paziente, sa su quali terapie intervenire come nel caso, ad esempio, dei farmaci per la pressione e i diuretici e quali consigli dare. È infatti opportuno bere a piccoli sorsi almeno 2 litri di acqua per reinte-

grare le perdite quotidiane e sforzarsi di farlo anche se non si sente lo stimolo della sete, come spesso accade ai soggetti anziani; evitare inoltre bevande contenenti caffeina e alcolici perché, tra l’altro, aumentano la disidratazione; mangiare frutta fresca per reintegrare le perdite di sali minerali in modo particolare di magnesio e potassio e calcio; fare pasti leggeri e poco abbondanti, privilegiando ortaggi e verdure di stagione ma anche pesce azzurro, carni bianche e formaggi freschi, evitando quelli stagionati, come pure i cibi elaborati o troppo grassi, i salumi e gli insaccati.

Ancora, ricordiamoci di rinfrescare e arieggiare l’ambiente domestico, anche facendo ricorso ad un ventilatore con l’avvertenza di non dirigere il flusso di aria fredda direttamente sul corpo; non uscire nelle ore calde della giornata e cioè dalle 12 alle 17 circa; indossare vestiti comodi, freschi e di cotone, un cappello e occhiali da sole per proteggersi dai raggi UV; spalmare sulla pelle esposta al sole sia creme solari ad alto fattore protettivo che a scopo emolliente e idratante; fare bagni o docce con acqua tiepida al fine di disperdere calore accumulato.

Per chi soffre di Varici, il Medico consiglierà di continuare, per quanto possibile, a indossare dei gambaletti elastici, di fare docce di acqua fresca, di camminare molto e tenere ogni tanto le gambe in scarico, soprattutto alla sera e, se si ha l’opportunità di andare al mare, fare al mattino presto delle belle e rilassanti passeggiate in acqua, almeno fino al ginocchio, per stimolare il ritorno venoso al cuore attraverso l’azione di pompaggio e idromassaggio provocata dall’acqua.

Nel periodo estivo si consiglia
di mangiare frutta fresca per reintegrare le perdite di sali minerali in modo particolare di magnesio, potassio e calcio

Di sicuro il sistema di sorveglianza socio-sanitario e l’adattamento comportamentale al cambiamento climatico in atto, che ha il suo epigono più rischioso nelle ondate di calore, possono limitare i danni per la salute ma non basta; occorre soprattutto intervenire sulle emissioni di CO2 e altri inquinanti atmosferici, rompendo la spirale che porta all’aumento costante e progressivo delle temperature, favorendo invece una politica green e una cultura della sostenibilità ambientale. Non c’è più tempo da perdere se vogliamo salvare il pianeta e noi stessi. ●

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Aglio fermentato,

Questo rimedio è caratterizzato da una potente capacità antiossidante che protegge le cellule dall’attività dei radicali liberi, rallentando il processo di invecchiamento cellulare e prevenendo numerose patologie

fermentato, quali proprietà?

L’Aglio fermentato è un alimento dalle straordinarie proprietà benefiche per la salute, apprezzato sia per il suo sapore unico che per le sue virtù terapeutiche. Conosciuto anche come “black garlic” (Aglio nero), questo prodotto si ottiene attraverso un processo di fermentazione naturale che modifica la sua composizione chimica, potenziandone gli effetti positivi. Scopriamo insieme le sue caratteristiche, le proprietà e i benefici per l’organismo.

Dott.ssa Sara Simonetti
Medico Chirurgo
Master in Nutrizione ed Educazione alla Salute
Ambulatorio Eubios - Bologna

Il processo di maturazione

L’Aglio fermentato è il risultato di una maturazione controllata dell’Aglio fresco a temperature comprese tra 60°C e 90°C e un’umidità del 70-90% per un periodo di alcune settimane. Durante questo processo, gli zuccheri e gli amminoacidi subiscono la “reazione di Maillard”, un processo chimico che avviene tra gli zuccheri e gli amminoacidi presenti negli alimenti quando vengono esposti al calore. Nel caso dell’Aglio fermentato, la “reazione di Maillard” avviene a temperature relativamente basse e in un ambiente umido, portando alla trasformazione dei composti originari in nuove sostanze bioattive. Questo processo non solo altera il colore dell’Aglio, rendendolo nero, ma contribuisce anche alla creazione di potenti antiossidanti, come la S-Allylcysteine (SAC), che aumentano le proprietà benefiche del prodotto e sono responsabili del colore scuro e del caratteristico sapore dolciastro. La fermentazione riduce la pungente intensità dell’Aglio fresco, rendendolo più amabile al palato, più digeribile e meno irritante per lo stomaco. Questo fa sì che sia una scelta eccellente per chi desidera beneficiare delle proprietà dell’Aglio senza gli effetti collaterali legati all’odore o al gusto troppo forte.

I composti benefici

Durante il processo di fermentazione, l’Aglio subisce modifiche che ne migliorano la biodisponibilità e il contenuto di composti benefici. Tra i principali troviamo:

• S-Allylcysteine (SAC): un composto solforato con effetti cardioprotettivi e antiossidanti; la SAC aiuta a

ridurre il colesterolo cattivo e a migliorare la circolazione sanguigna, proteggendo i vasi e riducendo il rischio di Malattie cardiovascolari;

• flavonoidi: potenti antiossidanti che neutralizzano i radicali liberi, riducendo il rischio di Malattie degenerative e rallentando il processo di invecchiamento cellulare;

• amminoacidi essenziali: tra cui la lisina e la metionina, importanti per la sintesi proteica e il corretto funzionamento del metabolismo;

• vitamine e minerali: tra cui vitamina C che rafforza il sistema immunitario, vitamina B6, essenziale per il metabolismo energetico, selenio e manganese, potenti antiossidanti che proteggono dai danni ossidativi;

• polifenoli: presenti in maggiore quantità rispetto all’Aglio fresco, contribuiscono a migliorare la funzione endoteliale e a ridurre l’infiammazione sistemica.

Grazie alla presenza di tutte queste sostanze, l’Aglio La fermentazione riduce la

pungente intensità dell’Aglio fresco, rendendolo più amabile al palato, più digeribile e meno irritante per lo stomaco

Grazie alla presenza di composti

solforati e flavonoidi, l’Aglio

fermentato rafforza il sistema immunitario, aiutando a combattere

Infezioni batteriche e virali

fermentato si caratterizza per avere una potente attività antiossidante che protegge le cellule dall’attività dei radicali liberi, rallentando il processo di invecchiamento cellulare e prevenendo numerose patologie croniche, come Malattie neurodegenerative e alcuni tipi di Cancro.

Rafforza il sistema immunitario

Grazie alla presenza di composti solforati e flavonoidi, l’Aglio fermentato rafforza il sistema immunitario, aiutando a combattere Infezioni batteriche e virali. Il suo regolare consumo può ridurre la frequenza di Raffreddori e Influenze, migliorando la risposta del corpo contro gli agenti patogeni esterni.

Le dellaproprietàS-Allylcysteine (SAC)

Questa sostanza è un composto organosolforato, altamente biodisponibile, derivante dalla trasformazione dell’allicina durante la fermentazione dell’A-

glio. La S-Allylcysteine ha una serie di proprietà benefiche per l’organismo, tra cui un effetto protettivo a livello cardiovascolare, in quanto favorisce la riduzione del colesterolo LDL (“cattivo”) e dei trigliceridi, regolando la pressione sanguigna, grazie alla sua capacità di rilassare i vasi sanguigni e migliorare la circolazione, contribuendo quindi a migliorare la salute del cuore e a ridurre il rischio di Malattie cardiovascolari.

Anche la SAC si caratterizza per avere un’azione antiossidante contro i radicali liberi, contribuendo a rallentare il processo di invecchiamento cellulare, riducendo in questo modo il rischio di Malattie neurodegenerative. Inoltre contribuisce a rafforzare le difese naturali dell’organismo, migliorando la risposta immunitaria contro le Infezioni; aiuta, altresì, a ridurre l’infiammazione cronica, rendendola utile per il trattamento di condizioni come Artrite e Disturbi autoimmuni.

Grazie alla sua elevata biodisponibilità, la SAC contenuta nell’Aglio fermentato viene assorbita facilmente dall’organismo, rendendo questo alimento un potente alleato per la salute.

Proprietà digestive e di regolazione intestinale

Tra le altre proprietà dell’Aglio fermentato, troviamo anche la capacità di migliorare la digestione e la salute intestinale, in quanto più digeribile dell’Aglio fresco, favorisce l’equilibrio della flora intestinale, contribuendo al benessere dell’apparato digerente. Può essere utile per ridurre gonfiore,

luglio/agosto 2025 www.elisirdisalute.it

Per quanto concerne la forma
integrativa, l’Aglio fermentato è reperibile in commercio prevalentemente sotto forma di capsule, compresse o perle

crampi addominali e migliorare la funzionalità intestinale. Inoltre, può avere un’azione prebiotica, favorendo la crescita di batteri benefici nel microbiota intestinale.

Proprietà antinfiammatorie

Numerosi studi hanno dimostrato le proprietà antinfiammatorie dell’Aglio nero, utili nel contrastare disturbi come Artrite, Infiammazioni croniche e Dolori muscolari. La sua azione modulante sul sistema immunitario lo rende efficace anche per ridurre le infiammazioni legate a Malattie autoimmuni, come la Psoriasi e l’Artrite reumatoide.

Prevenzione dei Tumori

Inoltre, alcune ricerche suggeriscono che i composti solforati presenti nell’Aglio fermentato possano avere un ruolo nella prevenzione di alcuni tipi di Tumori, grazie alla loro capacità di inibire la proliferazione cellulare anomala e di favorire l’apoptosi (morte programmata delle cellule cancerose).

Proprietà anti-stress

Tra le altre proprietà che lo contraddistinguono, dobbiamo ricordare che l’Aglio fermentato è stato studiato per le sue proprietà anti-stress e antifatica. Grazie alla presenza di elevati livelli di S-Allyl-cysteine, può contribuire a ridurre il livello di cortisolo nel sangue, migliorando la resistenza fisica e mentale.

Modalità d’uso

L’Aglio fermentato può essere assunto sia sotto forma di bulbo intero che come integratore. Nel caso del bulbo, la dose consigliata è di circa 1-2 spicchi al giorno, preferibilmente consumati a stomaco vuoto o all’interno dei pasti per facilitarne la digestione. Questa quantità è sufficiente per beneficiare delle sue proprietà antiossidanti e immunomodulanti, senza rischiare effetti collaterali gastrointestinali. Per quanto concerne la forma integrativa, è reperibile in commercio prevalentemente sotto forma di capsule, compresse o perle, spesso titolate in SAC

(S-Allil-Cisteine) per garantire un dosaggio standardizzato. La posologia può variare a seconda del prodotto e della concentrazione del principio attivo, ma si attesta comunemente su 1-2 capsule al giorno, suddivise in una o due somministrazioni, da assumere con un bicchiere d’acqua durante i pasti.

Usi in cucina

Per quanto riguarda gli usi in cucina, ricordiamo che l’Aglio fermentato ha un sapore dolce con note balsamiche e di liquirizia, che lo rendono un ingrediente piuttosto versatile, infatti può essere utilizzato come condimento per piatti di carne e pesce, oppure può essere aggiunto a salse e condimenti, utilizzato come ingrediente per insalate e zuppe, spalmato su crostini e pane tostato, utilizzato per arricchire risotti e piatti di pasta, può anche essere aggiunto al brodo o, ancora, essere mescolato con il miele per un effetto terapeutico.

In conclusione, l’Aglio fermentato rappresenta un superfood dalle molteplici proprietà benefiche, ideale per chi desidera migliorare la propria salute in modo naturale. Grazie alla sua alta concentrazione di antiossidanti, effetti immunostimolanti e benefici per il cuore e la digestione, è un alimento prezioso da integrare nella dieta quotidiana. Oltre ai benefici per la salute, il suo sapore unico lo rende un ingrediente apprezzato in cucina, capace di arricchire numerosi piatti con un tocco sofisticato e salutare. Il suo utilizzo costante può offrire un valido supporto per il benessere generale, contribuendo a un migliore equilibrio dell’organismo.

Sport, attenzione ai traumi...

Fare movimento regolarmente aiuta a vivere più a lungo e riduce il rischio di Malattie cardiovascolari, Ipertensione, Diabete di tipo 2 e anche alcuni tipi di Tumore. Infatti essere inattivi può essere dannoso per la salute tanto quanto fumare, essere in sovrappeso o avere il colesterolo troppo elevato ed essere ipertesi. L’esercizio fisico e l’attività fisica sono quindi tra i fattori più importanti per mantenersi in salute, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e in quelli in transizione. Lo stile di vita sedentario è il quarto fattore di rischio indipendente più frequente per malattie non trasmissibili, aumentando il rischio di problemi di salute e mortalità.

Non solo allenamento intenso

Molti pensano che solo l’esercizio intenso sia davvero efficace ma, in realtà, anche l’attività fisica moderata porta grandi benefici. Persino un gesto semplice come stare in piedi invece di rimanere seduti può fare la differenza e questo vale anche per le persone più anziane. Coloro che sono meno allenati sono i soggetti che possono trarre il massimo vantaggio da un’attività fisica regolare.

Certo, lo sport e l’esercizio fisico comportano anche qual-

La

prevenzione degli infortuni durante la pratica sportiva

è

ancora un’area di studio ma alcune strategie possono aiutare a ridurre il rischio

Dott. Rocco Aicale

Reparto di Chirurgia ortopedica e Traumatologica

Casa di Cura di Bernardini - Taranto

SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia)

Prof. Nicola Maffulli

Reparto di Chirurgia ortopedica e Traumatologica

Facoltà di Medicina e Psicologia

Università “La Sapienza” - Roma

SIOT ((Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia)

Lo sport e l’esercizio fisico comportano anche qualche rischio, come quello di infortuni, tuttavia il bilancio complessivo resta ampiamente positivo

che rischio, come quello di incorrere in un infortunio, tuttavia il bilancio complessivo resta ampiamente positivo: i benefici dell’attività fisica superano di gran lunga gli eventuali problemi legati agli infortuni.

Il rischio di traumi

Uno stile di vita attivo e la pratica sportiva sono fondamentali per tutte le età. I motivi che spingono le persone a scegliere di muoversi possono essere diversi: il piacere di fare attività, il benessere fisico e mentale, la voglia di mettersi alla prova, la socialità o semplicemente il desiderio di restare in forma e in salute. Tuttavia praticare sport comporta anche qualche rischio come gli infortuni da sforzo e quelli più improvvisi e gravi. In rari casi, un infortunio può avere conseguenze permanenti o addirittura fatali.

traumi...

Naturalmente non tutti gli incidenti sportivi sono così seri, ci sono però degli sport come il calcio, il basket, la pallamano e lo sci alpino che possono causare lesioni particolarmente problematiche come le commozioni cerebrali o la rottura del legamento crociato anteriore (LCA). Questi infortuni, soprattutto se interessano le ginocchia, possono richiedere lunghi periodi di stop e aumentano il rischio di sviluppare Osteoartrosi precoce, una condizione che, al momento, non può essere completamente trattata con le cure disponibili. Di solito l’attenzione si concentra sugli infortuni più gravi e immediati ma non bisogna sottovalutare quelli da sovraccarico. Sebbene si sappia ancora meno su questi rispetto agli infortuni acuti, il loro impatto sugli atleti è significativo: non solo causano perdite di tempo prezioso per l’allenamento e le competizioni ma spesso provocano dolore e riducono le prestazioni sportive. Infortuni e traumi rappresentano quindi un problema importante sia per gli sportivi che per la società.

Sport come strumento di prevenzione

Come anticipato, i benefici di uno stile di vita attivo superano di gran lunga i rischi di infortunio anche per chi pratica sport a livello agonistico. Per esempio, alcuni studi condotti in Finlandia hanno rivelato che gli ex-atleti di sport di resistenza e di squadra tendono a vivere più a lungo, grazie a una minore incidenza di Tumori, Malattie polmonari e problemi cardiovascolari.

Fare

movimento regolarmente porta a una vita più lunga e ad un minor rischio di sviluppare malattie come Diabete e disturbi cardiaci

Inoltre, anche se presentano un rischio maggiore di sviluppare problemi articolari come l’Osteoartrosi, gli atleti tendono a essere ricoverati meno frequentemente rispetto alla popolazione generale. Fare movimento regolarmente porta a una vita più lunga e ad un minor rischio di sviluppare malattie come Diabete e disturbi cardiaci. Tuttavia è essenziale porre attenzione alla prevenzione degli infortuni affinché sport e attività fisica siano praticati in sicurezza.

Uno dei principali fattori di rischio per un infortunio è averne già avuto uno simile in passato. Per questo, la prevenzione delle ricadute (detta “prevenzione secondaria”) è un aspetto centrale della Riabilitazione.

In caso di trauma acuto

Quando si verifica un infortunio acuto, i tessuti colpiti subiscono un danno immediato: si interrompe l’afflusso di sangue, le cellule perdono la loro struttura e, in alcuni casi, si possono verificare anche danni ai nervi. Anche la rottura di piccoli vasi sanguigni provoca sanguinamento che può aggravare il danno locale ma che, allo stesso tempo, innesca un processo naturale di coagulazione e una risposta infiammatoria. Il corpo reagisce subito con dolore, gonfiore e difficoltà di movimento. La gravità della reazione può andare da un infortunio lieve, quasi impercettibile, a danni più seri come la rottura di muscoli, tendini o legamenti. Tuttavia, il meccanismo biologico alla base di queste reazioni è sempre lo stesso. La maggior parte degli infortuni acuti più seri che interessino muscoli, legamenti, tendini o ossa è caratterizzata da un sanguinamento interno immediato. Ad esempio, un ematoma muscolare può formarsi già dopo 30 secondi da una lesione al muscolo. Se si verifica una rottura acuta di un legamento e non viene trattata subito, nel giro di pochi minuti, può comparire un ematoma visibile.

Terapie e metodi di intervento

Il primo obiettivo nel trattamento di un infortunio ai tessuti molli è ridurre il più possibile il sanguinamento interno e alleviare il dolore così da

favorire il recupero e migliorare le condizioni per le successive cure e la guarigione. Per limitare il sanguinamento, si è sempre fatto riferimento alla terapia “ICE”, un acronimo che sta per “ice” (ghiaccio), per raffreddare la zona colpita, “Compression” (compressione con una fasciatura) ed “Elevation” (sollevamento della parte infortunata). Questo approccio è stato poi ampliato con il metodo “PRICE”, aggiungendo P per “Protection” (protezione) e R per “Rest” (riposo). Più di recente, si è proposta un’ulteriore evoluzione: al posto del “riposo” assoluto, si parla di “Optimal Loading”, ovvero un carico ottimale per favorire il recupero. Questo ha portato alla nascita di un nuovo acronimo, “POLICE”, che integra il concetto di movimento controllato per una Riabilitazione più efficace. Un aspetto fondamentale è che il trattamento deve iniziare il prima possibile dopo l’infortunio. Dopo una prima valutazione per capire l’entità del danno ed escludere fratture o lussazioni, bisogna intervenire rapidamente. Raffreddare subito l’area colpita con il ghiaccio può aiutare a ridurre il sanguinamento e il gonfiore, rendendo più semplice una diagnosi precisa nelle fasi successive.

Lesioni tendinee

Il tendine d’Achille e il tendine rotuleo sono particolarmente vulnerabili agli infortuni da sovraccarico. Le lesioni tendinee, molto comuni soprattutto tra gli atleti e le persone di mezza età in sovrappeso, nella maggior parte dei casi, vengono risolte con un trattamento conservativo, basato su riposo, ghiaccio e farmaci antinfiammatori. Se i sintomi persistono per diversi mesi, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

Le cause delle lesioni tendinee sono molteplici e possono essere suddivise in due categorie: la prima è indipendente dal soggetto e fa riferimento a età, struttura corporea, nutrizione e predisposizione genetica; la seconda dipende invece da agenti esterni come ad esempio carichi eccessivi, affaticamento, tecniche di allenamento scorrette o traumi diretti.

Quando un tendine è sottoposto a stress continuo senza un adeguato recupero, può svilupparsi una Tendinopatia ovvero un’infiammazione con conseguente progressivo deterioramento del tessuto tendineo. Questo processo può essere inizialmente asintomatico ma, con il tempo, il tendine può perdere la sua resistenza ai carichi, aumentando il rischio di rottura.

Come ridurre il rischio?

Attualmente la prevenzione degli infortuni durante la pratica sportiva è ancora un’area di studio ma alcune strategie potrebbero aiutare a ridurre il rischio. Ad esempio l’allenamento dell’equilibrio potrebbe migliorare la stabilità articolare l’uso di solette ammortizzanti può essere utile per chi ha problemi ai tendini d’Achille e la terapia ormonale sostitutiva potrebbe avere un effetto positivo sulle donne in menopausa.

Tuttavia, alcune pratiche comunemente consigliate, come lo stretching o l’allenamento eccentrico, non sembrano avere un chiaro effetto preventivo. Anzi, in alcuni casi potrebbero persino aumentare il rischio di infortuni, soprattutto nei giocatori con anomalie tendinee preesistenti.

Uno sguardo al futuro...

Attualmente le terapie disponibili non sono in grado di ripristinare completamente la struttura originale del tendine poiché la guarigione avviene attraverso la formazione di tessuto cicatriziale. Per questo motivo si stanno esplorando nuove soluzioni come l’Ingegneria tissutale che utilizza cellule e fattori di crescita per stimolare una rigenerazione più efficace del tendine anche se, al momento, nessuna tecnica ha dimostrato di ripristinare il tendine in modo completo. Le lesioni tendinee rappresentano una sfida importante, sia per la Medicina sportiva che per la salute generale. Prevenzione e trattamenti efficaci sono ancora in fase di studio ma una cosa è certa: prendersi cura del proprio sistema muscolo-scheletrico attraverso un allenamento equilibrato e un recupero adeguato è fondamentale per mantenere le articolazioni in salute e continuare a muoversi senza dolore.

LENTI MEDICALI, cosa sono e a cosa servono

Le lenti fotoselettive (o lenti medicali) sono indicate per coloro che necessitano di una elevata protezione oculare dalle radiazioni solari e per i soggetti affetti da patologie oculari (in questi casi, la visita oculistica dovrebbe essere considerata un elemento indispensabile).

Radiazioni solari dannose

Tutte le radiazioni ultraviolette sono cancerogene e il loro potenziale distruttivo aumenta al diminuire della loro lunghezza d’onda e all’aumentare della dose assorbita dagli epiteli di rivestimento. Recentemente l’attenzione è stata rivolta anche alle radiazioni confinanti con l’ultravioletto blu e viola; anche tali radiazioni, quando superino la “dose soglia”, possono essere potenzialmente lesive per gli epiteli e, giungendo agli epiteli retinici e in particolare all’epitelio pigmentato della retina, possono essere concausa della Maculopatia legata all’età. Per questo motivo gli ultravioletti e le radiazioni dello spettro visibile dovrebbero essere attenuate al fine di diminuire la loro possibile pericolosità.

Effetti sulla retina

Le radiazioni blu e viola sono quelle che producono maggior diffusione, sia all’esterno che all’interno del sistema oculare; producono infatti l’effetto definito “blu blur” (diffusione davanti alla retina) che riduce il contrasto con forte dominanza azzurra (nebbia blu).

Altro effetto, legato a tali radiazioni, è il velo di distanza (“veling glare”), una visione simile a quella che si presenta in presenza di foschia e dipendente dalla diffusione della radiazione blu sulle particelle di umidità presenti nell’atmosfera.

Lenti fotoselettive Divel Italia

L’uso delle lenti fotoselettive a flusso controllato Divel Italia, oltre a proteggere dalle radiazioni UV, eliminando e/o riducendo le basse lunghezze d’onda del visibile (radiazione blu), riduce fortemente gli effetti descritti (“blu blur” e “veling glare”), ottimizzando il contrasto. In presenza di specifiche patologie oculari possono essere

utilizzate lenti con specifici tagli in lunghezza d’onda, si vengono così a creare vantaggi quali: riduzione dell’abbagliamento, miglioramento del contrasto, riduzione dei tempi di adattamento buio-luce e viceversa, aumento della velocità di lettura residua in relazione alla patologia, oltre ad un miglioramento generale del comfort visivo. Le lenti fotoselettive della Divel Italia si chiamano REMEDY e proteggono gli occhi dalle radiazioni nocive, prevenendo i danni oculari. Sono prodotte in colorazioni che vanno dal giallo, al rosso, all’arancio.

N.B. Questo articolo ha carattere puramente informativo, per diagnosi, prescrizioni e suggerimenti, è opportuno rivolgersi al proprio Professionista di fiducia.

Per informazioni visita www.divel.it

Arte-terapia, favorisce la linguaggio nel dopo Ictus

L’La Teatro-terapia si è dimostrata utile nel potenziare le abilità cognitive e pragmatiche, incoraggiando l’interazione sociale

Dott.ssa Lucilla Vestito

Logopedista

Dottore di Ricerca in Neuroscienze

Referente della Teatro-terapia per A.L.I.Ce. Liguria Odv

Ictus è una patologia neurologica che in Italia registra circa 90.000 ricoveri all’anno. Si tratta di un attacco cerebrale che si verifica quando uno scarso afflusso sanguigno al cervello provoca la morte delle cellule. Se l’Ictus si verifica in un’area del cervello che controlla la parola, può causare Afasia, un’incapacità o difficoltà nel produrre e comprendere il linguaggio, che può coinvolgere anche la lettura e/o la scrittura e quindi tutta la comunicazione.

Il Trattamento logopedico

Ad oggi, il mondo scientifico riconosce ampiamente l’efficacia del Trattamento logopedico nel miglioramento delle abilità comunicative delle persone con Afasia; grazie ad interventi specifici, si possono ottenere progressi nel recupero delle capacità linguistiche, ma per alcune di queste persone le difficoltà possono persistere nel tempo. In questa fase cronica della malattia, le persone con disabilità frequentemente non ricevono più un trattamento riabilitativo/ logopedico, sebbene questo possa essere ancora efficace, vivendo così un sentimento di esclusione sociale.

Le arti dello spettacolo sono state identificate come una preziosa opzione terapeutica grazie al loro ruolo nel facilitare l’interazione umana e il benessere emotivo

Questo determina un forte impatto anche sulle loro famiglie, che devono affrontare un notevole carico assistenziale, adattando la vita personale e lavorativa alla nuova realtà.

Il disturbo del linguaggio

L’Afasia è un disturbo del linguaggio che può influire su tutti gli aspetti comunicativi e si manifesta nel 21-38% di tutti i casi di Ictus acuto, rappresentando una delle principali cause di disabilità. Le persone con Afasia si trovano ad affrontare difficoltà nell’interagire con gli altri, il che può portare a un notevole isolamento sociale e a una ridotta qualità della vita.

Arte-terapia, opzione terapeutica efficace

Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per l’Arte-terapia da integrare con la Logopedia “tradizionale”. Le arti dello spettacolo sono state infatti

ripresa del

identificate come una preziosa opzione terapeutica grazie al loro ruolo nel facilitare l’interazione umana e il benessere emotivo.

Nel 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un’ampia revisione della letteratura scientifica sull’efficacia dell’Arte-terapia: l’analisi degli oltre 3.000 studi ha evidenziato l’efficacia di questi approcci nella prevenzione e nella promozione della salute così come nella gestione e nel trattamento di diverse patologie, tra cui quelle neurologiche come l’Ictus.

La Terapia teatrale, come definito dalla “North American Drama Therapy Association”, è l’uso sistematico e intenzionale dei processi drammatici per aiutare l’individuo a compiere cambiamenti emotivi e/o comportamentali. Questo approccio dà ai partecipanti l’opportunità di sperimentare modalità di comunicazione alternative al solo utilizzo della parola, come i gesti, la mimica e l’espressione corporea. Lo scopo è quello di potenziare le abilità cognitive e pragmatiche, di incoraggiare l’interazione sociale e ridurre l’isolamento.

Quali benefici?

I vantaggi della Teatro-terapia per queste persone sono molteplici. Da un lato, essa può stimolare miglioramenti nelle capacità linguistiche e comunicative, favorendo il recupero del linguaggio, ma anche il potenziamento di funzioni cognitive come la memoria, l’attenzione e la capacità di concentrazione. Questi effetti terapeutici non si limitano all’aspetto linguistico, ma si estendono anche alla sfera psicologica. La partecipazione a un’attività di Teatro-terapia, infatti, può favorire un aumento della fiducia in sé stessi, un miglioramento dell’autostima e l’acquisizione di un atteggiamento più positivo verso la vita.

Effetti dell’esperienzapsicologicidi gruppo

L’opportunità di vivere un’esperienza in gruppo, condividendo con altre persone che affrontano la stessa difficoltà, produce effetti psicologici positivi. Conoscere e interagire con chi vive una realtà simile crea un senso di appartenenza e di supporto reciproco che riduce il senso di isolamento. Il gruppo diventa così un luogo in cui le persone possono anche esprimere e raccontare le proprie esperienze, condividendo

emozioni e vissuti in un ambiente di accoglienza e comprensione.

Teatro, strumento per la Neuro-riabilitazione

Alla luce di quanto detto, si può comprendere come la Teatro-terapia rappresenti a tutti gli effetti una parte fondamentale della guarigione e del processo terapeutico.

Il Teatro mette a disposizione un grande ventaglio di strumenti espressivi che consentono di esplorare e far emergere le diverse abilità comunicative, motorie ed emotive; rappresenta quindi uno strumento utile ed efficace per la Neuro-riabilitazione grazie al suo impatto considerevole sull’attività cerebrale. Attraverso la produzione interattiva di piccole performance teatrali che coinvolgono sia il livello fisico sia quello cognitivo sia infine quello emozionale, si cerca di restituire alle persone pezzi di vita quotidiana o frammenti di storia personale con l’obiettivo di recuperare ricordi e conoscenze.

Il Laboratorio dell’Associazione ALICe

Con la finalità di proporre nuove possibilità riabilitative alle persone colpite da Ictus, A.L.I.Ce. Liguria ODV (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) ha dato il via, lo scorso anno, ad un Laboratorio di Teatroterapia, cui partecipano persone con Afasia in fase cronica di malattia e i propri caregiver. Abbiamo deciso di far partire questo progetto perché ci siamo resi conto che queste persone erano in grado di comunicare ben oltre le parole, riuscendo a trasmettere messaggi anche complessi e profonde emozioni. Tutti hanno partecipato attivamente ad ogni incontro, mettendosi in gioco e dimostrando doti attoriali innate; molti affermano di sentirsi incoraggiati e che si tratta di un appuntamento che aspettano con entusiasmo ogni settimana; alcuni hanno riferito che la partecipazione al progetto ha aumentato la loro fiducia e la volontà di provare nuove esperienze.

La Teatro-terapia aiuta ad aumentare la comprensione e migliora l’autostima e la capacità comunicativa: si riescono ad esprimere emozioni che difficilmente riuscirebbero ad emergere in altri contesti; questa attività costituisce un prezioso supporto per ristabilire capacità sociali e relazionali e contribuisce ad alleviare ansia, stress e depressione che spesso colpiscono le persone che hanno avuto un Ictus.

Estate in armonia, come

L’accettazione del proprio corpo e la concentrazione sul proprio benessere, più che sull’apparenza, portano a una maggiore soddisfazione personale e ad una proficua salute mentale

Dott.ssa Stefania Cicchiello

Psicologa - Psicoterapeuta

Cognitivo-Comportamentale

Terapeuta EMDR

Istruttrice di Interventi basati sulla Mindfulness

Con l’arrivo dell’estate, molte persone sentono il desiderio di rinnovarsi e prendersi cura di sé.

Tuttavia, è importante sapere che il modo in cui si affronta questa stagione può fare una grande differenza per il proprio benessere. Pochi sanno che sono sufficienti piccoli cambiamenti per migliorare sia il corpo che la mente.

L’importanza del corpo in estate

In estate, l’esposizione del corpo diventa inevitabilmente più frequente a causa dei vestiti leggeri e delle attività all’aperto. Questo spinge tante persone a confrontarsi con la propria immagine corporea, con le attese sociali e con il bisogno di sentirsi accettati dagli altri. Da un punto di vista psicologico, il corpo non è solo un involucro fisico, ma anche uno specchio della propria identità e autostima.

La società moderna, attraverso i media e i social network, diffonde immagini di corpi scolpiti e ideali estetici spesso irraggiungibili. Per conformarsi a questi standard, molte persone per migliorare il fisico ricorrono a diete estreme o a programmi di allenamento intensivo. Lo stress causato dalle diete e dai programmi intensivi incrementa la sensazione di fallimento, peggiora l’autostima e aumenta il rischio di abbandonare gli obiettivi prefissati.

I pensieri positivi e le pratiche di gratitudine possono abbassare i livelli di cortisolo, favorendo una maggiore risposta immunitaria

Perché è importante trovare un equilibrio?

È fondamentale ricordare che l’immagine corporea è una costruzione mentale influenzata da fattori culturali e personali. Ricerche scientifiche mostrano come l’accettazione del proprio corpo e la concentrazione sul proprio benessere, più che sull’apparenza, portano a una maggiore soddisfazione personale e a una proficua salute mentale. Aiuta a stare meglio, ad esempio, lo spostamento dell’attenzione dai risultati estetici ai benefici fisici e mentali di una passeggiata o di un pasto nutriente.

La connessione tra corpo e

mente

Il corpo e la mente sono strettamente interconnessi: ciò che accade nel corpo influisce sull’umore e viceversa. È un circolo virtuoso. L’attività fisica, ad esempio, stimola il rilascio di endorfine, migliorando l’umore e riducendo

come ritrovare l’equilibrio

lo stress. Allo stesso modo, i pensieri positivi e le pratiche di gratitudine possono abbassare i livelli di cortisolo, favorendo una maggiore risposta immunitaria. La relazione tra corpo e mente è radicata nei sistemi nervoso, endocrino e immunitario, che lavorano insieme per mantenere l’equilibrio generale dell’organismo. Ecco alcuni esempi scientifici che illustrano questa connessione.

• Ruolo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA): questo sistema è fondamentale per la risposta allo stress. Quando percepiamo una minaccia o una situazione stressante, l’HPA si attiva, rilasciando ormoni come il cortisolo; livelli elevati e prolungati di cortisolo possono avere un impatto negativo sia sulla salute fisica che mentale, causando stanchezza, ansia e difficoltà di concentrazione. Attività come la Meditazione e l’esercizio fisico regolare possono aiutare a normalizzare l’HPA, riducendo gli effetti dello stress.

• Microbioma intestinale: negli ultimi anni, le ricerche scientifiche hanno evidenziato il ruolo cruciale del microbioma intestinale nella connessione corpomente. L’intestino è spesso definito il “secondo cervello” per la presenza di un complesso sistema nervoso autonomo, chiamato sistema nervoso enterico, e per la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina; un microbioma equilibrato determina un migliore umore e riduce i sintomi di ansia e depressione.

• Neuroplasticità e attività fisica: l’esercizio fisico stimola la produzione di fattori neurotrofici derivati dal cervello (BDNF), che supportano la crescita e la plasticità delle connessioni neuronali; questo significa che l’attività fisica non solo ottimizza l’umore nel breve termine, ma può anche avere effetti duraturi sulla salute mentale, potenziando la capacità del cervello di adattarsi e fronteggiare nuove sfide.

• Sistema immunitario: lo stress cronico può compromettere il sistema immunitario, rendendoci più vulnerabili alle malattie; al contrario, pratiche di rilassamento e attività come lo Yoga e la respirazione profonda possono rafforzare la risposta immunitaria.

Esercizi pratici

Ecco alcuni semplici suggerimenti pratici per comprendere la connessione fra il corpo e la mente.

Esercizio di allungamento

Prova questo facile esercizio per capire come il corpo

Pratiche di rilassamento e attività come lo Yoga e la respirazione profonda possono rafforzare la risposta immunitaria

possa condizionare la mente.

Siediti, dopo una lunga giornata, in una posizione comoda, chiudi gli occhi e fai un respiro profondo. Allunga le braccia verso l’alto, apri il petto e osserva come cambia il tuo stato emotivo.

Sorriso consapevole

Fai uno sforzo consapevole di sorridere per 30 secondi. Osserva come il sorriso influisce sul tuo stato d’animo. Dopo un po’ prova a chiederti: “come mi sento ora rispetto a prima?” Anche un sorriso forzato invia segnali positivi al corpo, migliorando lo stato d’animo e riducendo i livelli di stress.

Piccole abitudini quotidiane

Anche piccole abitudini quotidiane possono fare la differenza. Bere abbastanza acqua, ad esempio, è fondamentale per mantenere il corpo idratato e l’energia alta. Per rendere l’acqua più gustosa, aggiungi fette di limone, cetriolo o foglie di menta. Adottare abitudini bilanciate migliora non solo la forma fisica ma anche il benessere mentale; per cui avrai maggiore energia durante la giornata, meno stress e ansia legati all’immagine corporea e una sensazione di leggerezza e vitalità che ti accompagnerà in ogni momento.

L’estate come momento di rinascita

La stagione estiva può essere un momento favorevole per il cambiamento e come punto di ripartenza; ecco quindi alcune proposte che possono predisporre all’adozione del giusto comportamento.

Cambiare il dialogo interno: il dialogo interno influenza profondamente il benessere, è il modo in cui parli a te stesso nella tua mente; comprende i pensieri, le convinzioni e le affermazioni che ti ripeti quotidianamente; se il tuo dialogo è spesso negativo, critico o giudicante, può influenzare il tuo umore, la tua autostima e persino il modo in cui ti prendi cura di te stesso; cambiare il dialogo interno significa imparare a riconoscere i pensieri “tossici” e sostituirli con frasi più gentili, realistiche e incoraggianti; sostituire frasi critiche con affermazioni positive come “Il mio corpo merita rispetto” può aumentare l’autostima e la serenità; prova a osservare i tuoi pensieri e a modificarli consapevolmente.

Body neutrality e body positivity: la prima è un approccio che mira a ridurre l’ossessione per l’aspetto fisico; ti invita ad accettare il corpo per ciò che è e per ciò che può fare, senza giudicarlo esclusivamente per l’aspetto; non richiede di amare ogni parte del proprio corpo, ma di accettarlo per le sue funzioni, per quello che ti permette di fare ogni giorno: camminare, respirare, abbracciare, vivere; la “body positivity”, invece, celebra la diversità dei corpi e invita a vedere la bellezza in ogni forma; è un movimento che incoraggia a celebrare il proprio corpo in tutte le sue forme, misure, colori e caratteristiche, sfidando gli ideali di bellezza ristretti e irrealistici della società; abbracciare uno di questi approcci (o entrambi) può aiutarti a sviluppare un rapporto più sano con te stesso e a ridurre il senso di colpa o frustrazione legato al tuo aspetto.

Approccio consapevole alle diete

Le diete lampo promettono risultati rapidi, ma spesso si rivelano dannose e insostenibili. Ascolta i segnali di fame e sazietà. Mastica lentamente per aumentare il senso di sazietà e favorire la digestione. Opta per un’alimentazione equilibrata che supporti il tuo corpo senza stressarlo. Ricorda che il termine “dieta” deriva dal greco “diaita”, che significa “modo di vivere”. Essere consapevoli nel rapporto con il cibo significa mangiare con attenzione, ascoltando i segnali del proprio corpo, come la fame e la sazietà, e prestando attenzione al gusto, al profumo e alla consistenza dei cibi. Questo approccio, noto anche come “Mindfuleating”, aiuta a sviluppare un rapporto più sano con

Per migliorare la tua sensazione di equilibrio, sperimenta la relazione con l’ambiente naturale in modo consapevole e profondo

l’alimentazione e a prevenire eccessi o restrizioni inutili. Per esempio: durante i pasti, spegni lo smartphone e dedica il tempo a gustare davvero ciò che stai mangiando, riconoscendo i sapori, le consistenze del cibo e i profumi. Impara a chiederti: “Sto mangiando per fame fisica o per emozione?”

Connettersi alla natura

Per migliorare la tua sensazione di equilibrio sperimenta la relazione con l’ambiente naturale in modo consapevole e profondo. Ciò può avvenire attraverso esperienze semplici, come camminare a piedi nudi sull’erba, ascoltare il canto degli uccelli, osservare il tramonto o respirare profondamente all’aria aperta.

La natura migliora l’umore e favorisce la concentrazione. Scegli attività che ti piacciono, come Yoga, Nuoto o Camminate al tramonto per favorire un profondo senso di benessere. La natura ha un effetto calmante sulla mente e riduce lo stress accumulato durante l’anno.

Coltivare nuove abitudini positive

L’estate è il momento ideale per introdurre piccole novità nella tua routine. Coltivare nuove abitudini positive significa scegliere azioni che ti nutrono mentalmente, emotivamente e fisicamente, inserendole nella tua giornata con continuità. Dedicare più tempo alla lettura, alla Meditazione o a un hobby creativo, sono abitudini che possono rafforzare il senso di realizzazione e stimolare la mente, trasformando la stagione estiva in un’opportunità di crescita personale. In poche parole, prenditi cura del tuo corpo e della tua mente, apportando un piccolo cambiamento ogni giorno e sicuramente aumenterà la connessione con te stesso e la tua serenità.

La dieta anti-cancro esiste?

Circa il 40% dei tumori può essere prevenuto adottando stili di vita salutari e seguendo una corretta alimentazione, ricca dei cibi giusti. Ma quali sono gli alimenti consigliati? E quali quelli dannosi? Nel libro “La dieta anticancro esiste? La prevenzione a tavola tra verità e scienza - Con le ricette della salute” Rachele Aspesi, Farmacista specializzata in Nutrizione e Dietetica Applicata, risponde a questi interrogativi attraverso un’analisi semplice e chiara per il lettore, ma certificata da evidenze

La fioritura dei neuroni

Michela Matteoli, Biologa e Direttore del programma di Neuroscienze presso l’Istituto Clinico Humanitas, nel suo libro “La fioritura dei neuroni. Come far sbocciare la nostra intelligenza per tutta la vita” ci aiuta a capire, grazie alle ultime scoperte e agli studi che lei stessa segue, come sia possibile coltivare la nostra intelligenza per tutta la vita. A tutti noi piace pensare che il cervello non peggiorerà con l’invecchiamento e per questo siamo incuriositi dal filone di studi, sempre più rigoglioso, sulla neuro-genesi negli adulti, cioè sulla

scientifiche, con consigli che possano essere messi facilmente in pratica. Un’alimentazione sana ed equilibrata come, ad esempio, la Dieta mediterranea, ricca di cereali integrali, verdure, frutta e legumi, può aiutare infatti a migliorare il benessere generale, riducendo il rischio di sviluppare malattie cronico-degenerative come quelle oncologiche. Il volume aiuta quindi, anche grazie a semplici ricette, a portare in tavola uno stile di vita sano e preventivo, senza rinunce forzate.

Autore: Rachele Aspesi

Editore: Edizioni Lswr

nascita di cellule nervose anche quando lo sviluppo dell’organismo è completato. Con un linguaggio chiaro ma allo stesso tempo avvincente l’autrice accompagna il lettore in una passeggiata nel luogo dove “fioriscono i neuroni” immaginando il cervello proprio come un giardino che, innaffiato a dovere, rimpiazzi con nuovi germogli le piantine rinsecchite, aggiunga foglie ai rami dei suoi alberi, veda sbocciare fiori che non c’erano.

Autore: Michela Matteoli

Editore: Sonzogno

Ecominimalismo. L’arte perduta dell’essenziale

Grazie alla sua lunghissima esperienza sui temi della sostenibilità e dell’ambiente, l’autrice del libro “Ecominimalismo. L’arte perduta dell’essenziale”, Elisa Nicoli, ci spiega che cos’è il concetto di “Ecominimalismo” e perché è importante, nella vita quotidiana ma anche a livello di impatto ambientale globale, imparare a ridurre il “troppo” di cui siamo circondati senza però rinunciare all’essenziale. Sicuramente è un percorso di consapevolezza che nasce da una presa di coscienza progressiva per capire di cosa abbiamo realmente bisogno, lasciando andare il superfluo e soffermandosi sui reali bisogni. L’autrice,

in queste pagine, ci svela tutti i segreti per ridurre la nostra impronta ambientale, senza rinunciare a nulla e aumentando invece il nostro grado di felicità. Analizzando e soffermandosi sulla quotidianità, dalla casa all’ufficio, dal cibo ai viaggi, scopriremo un altro modo di vivere, più responsabile e senza sacrificare nulla sul piano del benessere.

Autore: Elisa Nicoli

Editore: Gribaudo

Doppia azione idratante e lenitiva per la pelle secca e sensibile di gambe e piedi

La pelle delle gambe e dei piedi è sottoposta quotidianamente a stress di vario tipo: pressione, sfregamento, calzature non adeguate e agenti esterni possono comprometterne l’equilibrio ed esporla a irritazione, prurito, secchezza, ispessimenti e desquamazioni. Col tempo, la pelle perde così la sua naturale capacità di mantenersi idratata: la barriera cutanea si indebolisce, rendendo la cute di gambe e piedi più vulnerabile e soggetta a irritazioni. Questo fenomeno è ancora più evidente con l’avanzare dell’età o quando la pelle tende naturalmente a essere più secca e sensibile.

Proprio da questa consapevolezza nasce la linea PODIDRAL®, dedicata agli stati di secchezza e irritazione dei piedi e delle gambe: una risposta concreta, efficace e delicata per chi desidera restituire morbidezza, protezione e benessere quotidiano alla cute.

Due formulazioni innovative per nutrire e difendere la pelle

La composizione di PODIDRAL® AD CREMA si caratterizza per la presenza esclusiva di Adelmidrol, ad effetto anti-irritativo, Niacinamide, Vitamina A ed E, che promuovono il rinnovamento delle cellule dell’epidermide. L’Acido Ialuronico mantiene un adeguato grado di idratazione cutanea, mentre le proprietà emollienti di Urea e Squalene sono determinanti per ammorbidire la cute sensibile. Infine, la Fitosfingosina consente di ridurre lo sviluppo di sovrainfezioni batteriche in caso di cute escoriata.

PODIDRAL® AD EMULSIONE DETERGENTE completa l’azione della crema, offrendo una detersione delicata e sicura, che rispetta il pH fisiologico della pelle di gambe e piedi. La sua formula brevettata e specifica presenta una base lavante con componente lipidica, Adelmidrol e Vitamina E, per idratare e rinforzare la barriera

cutanea senza alterare l’equilibrio dei tessuti, così da garantire un valido supporto per il controllo di eritemi e prurito. Il complesso Niacinamide-Pantenolo dona sollievo e favorisce il rinnovamento cutaneo, mentre l'assenza di fragranze e schiumogeni aggressivi riduce il rischio di sintomi irritativi e allergie.

Prendersi cura della pelle secca e sensibile è un vero e proprio gesto di prevenzione: per intervenire in modo mirato e preservare il benessere di gambe e piedi, passo dopo passo, richiedi le formulazioni podolife ® negli studi di Podologia e in Farmacia.

Travel strumento

Viaggiare, oltre ad essere un momento di svago e relax, può diventare uno strumento per conoscere meglio noi stessi e aiutarci a raggiungere un maggiore benessere psico-fisico

Travel Therapy, il viaggio come di trasformazione

Viviamo in un’epoca in cui lo stress e la routine quotidiana sembrano prendere il sopravvento. Il lavoro, le responsabilità, gli obblighi sociali e familiari ci intrappolano in un ritmo frenetico, facendoci spesso dimenticare il nostro benessere interiore. In questo contesto, il viaggio si configura non solo come un momento di evasione ma come un vero e proprio strumento trasformativo.

Il concetto di “Travel Therapy” si basa sull’idea che allontanarsi dal proprio ambiente abituale, rompere la routine e immergersi in nuove esperienze possa avere effetti benefici sulla mente e sul corpo. Il viaggio è un momento prezioso, uno strumento che, se ben utilizzato, ci può aiutare non solo a ridurre lo stress ma a lavorare su alcuni tratti di noi stessi, a migliorarli e a capire su quali agire, magari in un

Il concetto di “Travel Therapy” si basa sull’idea che allontanarsi dal proprio ambiente abituale, rompere la routine e immergersi in nuove esperienze, possa avere effetti benefici

secondo momento, una volta tornati a casa. Il viaggio è uno specchio di noi stessi che dobbiamo imparare a leggere.

Quando viaggiare spezza la routine...

La ripetitività della vita quotidiana può trasformarsi in una prigione invisibile. La nostra mente, abituata agli stessi stimoli e schemi, rischia di fossilizzarsi, impedendoci di vedere nuove prospettive. La routine, seppur rassicurante, può diventare un fattore di stress e generare ansia, insoddisfazione e senso di stagnazione.

Viaggiare permette di rompere questi schemi, offrendo nuovi stimoli sensoriali, culturali ed emotivi. Quando ci troviamo in un ambiente sconosciuto, il cervello è costretto ad attivarsi in modo diverso: dobbiamo adattarci, apprendere nuove informazioni, interagire con persone diverse e affrontare situazioni impreviste, mettere in discussione, e a volte in crisi, comportamenti familiari e comodi. Questo processo aiuta a sviluppare flessibilità mentale, stimola la creatività e riduce lo stress.

Un antidoto contro la monotonia

Molti studi hanno dimostrato che il semplice atto di pianificare un viaggio può già portare un senso di benessere. Avere un’esperienza da aspettare con entusiasmo genera dopamina, l’ormone della felicità, che contribuisce a migliorare l’umore e a ridurre l’ansia. Il viaggio, quindi, non è solo una pausa dalla routine ma un vero e proprio antidoto contro la monotonia e il malessere psicologico. Ricercare un tipo di vacanza che proponga uno stile di vita diverso da quello che si ha nella quotidianità porta un grande beneficio: ad esempio chi vive in città e ha un ritmo molto serrato, riceverà grande beneficio scegliendo di trascorrere una vacanza naturalistica, magari in zone rurali, organizzando le sue giornate con ritmi più lenti e senza troppi impegni obbligati, scegliendo di svolgere una o massimo due attività al giorno e il resto del tempo occuparlo in qualità. Qualità verso sé stessi, magari leggendo, facendo sport, meditazione, dormendo, regalandosi un massaggio o verso le persone con cui si viaggia, se si viaggia con qualcuno, dando qualità al tempo, facendo cose insieme o anche semplicemente chiacchierando e interessandosi all’altro.

La distanza che aiuta a capire

A volte è necessario allontanarsi per vedere le cose con maggiore chiarezza. Immersi nella quotidianità, spesso perdiamo il senso della nostra direzione, delle nostre priorità e di ciò che real-

mente desideriamo. Il viaggio, in questo senso, può rappresentare un momento di riflessione profonda, un’opportunità per guardare la nostra vita da una prospettiva diversa. Quando viaggiamo, lasciamo momentaneamente da parte le nostre responsabilità e il nostro ruolo sociale. Possiamo scegliere di non essere come ci “vediamo” nella vita di tutti i giorni o come la società o le persone a noi care ci hanno etichettato.

Il senso di libertà

Come dico spesso, il viaggio ci permette di essere “senza testimoni” e, questo semplice tassello, ci rende immensamente liberi. Liberi di sperimentarci, di poter anche giocare con i ruoli e provare ad essere semplicemente una versione autentica di noi stessi, permettendo di osservarci con maggiore obiettività; ovviamente questo processo avviene quasi sempre solo se stiamo affrontando un viaggio in solitaria, altrimenti una parte del nostro ruolo sociale, verrà con noi. Quando si viaggia ci si trova in un contesto nuovo, senza preconcetti o pressioni esterne, e questo favorisce un’esplorazione interiore sincera. È il motivo per cui molte persone prendono decisioni importanti dopo un viaggio: cambiare lavoro, chiudere relazioni tossiche, iniziare nuovi progetti...

Aprirci a nuove prospettive

Fare cose nuove è un ottimo esercizio per sperimentarci, il viaggio è un contesto perfetto per provare

novità come, ad esempio, cibi mai assaggiati, sport, esperienze culturali locali, incontri con persone di altre culture che non avremmo mai potuto conoscere restando a casa. Questo non solo ci arricchisce ma ci fa conoscere meglio i nostri veri gusti, non quelli che da bambini ci ha costruito la famiglia o la società, ma quelli dettati solamente dal nostro piacere.

Spesso infatti dopo un viaggio si intraprendono nuovi percorsi, si decide di fare sport nuovi, magari si integra il proprio stile di vita con aspetti intrapresi in viaggio, o si capisce che piccoli cambiamenti o semplici azioni quotidiane, come cambiare il tipo di colazione o andare a vedere il tramonto durante il weekend, possono generare maggiore benessere.

La guida del “travel caoch”

La distanza fisica diventa anche una distanza emotiva, utile per comprendere meglio chi siamo e cosa vogliamo realmente. Questo processo di introspezione ha più efficacia se viene guidato da un professionista nel “travel coaching” che ci aiuta ad avere una lettura più obiettiva e ampia dei nostri comportamenti; una buona abitudine è certamente il tenere traccia, su un diario, delle nostre emozioni e

Quando si viaggia ci si trova in un contesto nuovo, senza preconcetti o pressioni esterne, e questo favorisce un’esplorazione interiore sincera
Viaggiare da soli è un’esperienza potente: ci mette alla prova, ci spinge fuori dalla zona di comfort e ci insegna a essere indipendenti e autosufficienti

dei nostri pensieri che ci possono essere da guida o da spunto anche in un secondo momento o al nostro ritorno.

Viaggiare ci aiuta ad allontanarci dall’urgenza che si ha nella quotidianità, a vedere le cose, sia concrete che emotive, con una distanza differente e ci aiuta ad individuare dei nuovi comportamenti da mettere in atto. Questo non significa che sia sempre facile o indolore: i processi di trasformazione sono un percorso in salita durante i quali si mette in discussione una parte di sé stessi ritenuta comoda, ma sono gli unici che ci permettono di vedere l’aurora una volta raggiunta la cima.

Il viaggio come terapia

Sicuramente l’impatto più immediato e facile da interpretare è la possibilità, durante il periodo di viaggio, di ridurre lo stress. Lontani dagli impegni quotidiani, possiamo finalmente rilassarci e dedicare tempo a noi stessi. Il contatto con la natura, ad esempio, ha effetti

benefici comprovati: respirare aria pura, immergersi in paesaggi incontaminati, ascoltare il suono del mare o il fruscio delle foglie ha un effetto calmante sulla mente e aiuta a riequilibrare il sistema nervoso.

Ma il viaggio è anche un’opportunità per leggere nuovi aspetti di sé stessi. Spesso, nel caos della vita moderna, perdiamo di vista ciò che ci rende davvero felici. Viaggiare ci costringe a confrontarci con noi stessi, ci fa vedere dove inciampiamo più spesso perché non abbiamo le consuete strategie da poter mettere in atto e, allo stesso tempo, ci mostra cosa ci fa battere davvero il cuore. Troppo spesso le aspettative che inseguiamo non sono in realtà dipendenti da nostre scelte ma costruite dal contesto in cui siamo cresciuti.

La solitudine come opportunità

Viaggiare da soli, in particolare, è un’esperienza potente. Ci mette alla prova, ci spinge fuori dalla zona di comfort e ci insegna a essere indipendenti e autosufficienti e, soprattutto, ci mostra quanto lo siamo. Molto spesso le persone hanno una considerazione di sé stessi più bassa della realtà, credono di non essere in grado di affrontare nemmeno piccole sfide da soli, di non essere in grado di bastare a sé stessi o di sapersi organizzare al meglio; quando poi però, durante il viaggio, si tocca con mano che si posseggono indipendenza e autosufficienza, il nostro approccio alla vita di tutti i giorni, nelle relazioni e persino nel lavoro, si può trasformare e modificare in modo positivo. Chi ha provato un viaggio in solitaria sa quanto possa essere trasformativo: le paure si affrontano, l’autostima cresce e si sviluppa una connessione più profonda con sé stessi.

Partire senza paura...

Il viaggio non è solo uno svago ma può essere un potente strumento di crescita personale e benessere psicologico. Ci aiuta a rompere la routine, a vedere la nostra vita con maggiore lucidità e a ritrovare il nostro equilibrio interiore. Non è necessario compiere viaggi esotici o estremi: anche una breve fuga dalla quotidianità può avere un impatto positivo sulla nostra mente e sul nostro corpo.

Quindi, se senti il peso della routine, se hai bisogno di risposte o semplicemente vuoi prenderti cura di te stesso, parti! Il viaggio potrebbe essere la migliore risposta di cui tu abbia bisogno.

dopo il sisma, ha visto la sua scuola rinascere dalle rovine. Coltiva la sua passione per le scienze.

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Come prendersi cura

La cura dei capelli

è sempre più orientata verso soluzioni naturali, con un’attenzione crescente alla salute del cuoio capelluto e al rispetto dell’ambiente

Per la cura dei nostri capelli i prodotti naturali non solo evitano sostanze chimiche potenzialmente irritanti, ma migliorano la salute e la bellezza del capello, grazie a ingredienti di origine vegetale ricchi di nutrienti. Tra i trend del momento, spiccano l’uso delle erbe tintorie e degli oli vegetali, che regalano una chioma sana, luminosa e forte. Gli ingredienti cosmetici naturali, come estratti di erbe, vitamine, sali minerali, proteine, oli vegetali e burri, nutrono i capelli in profondità, migliorandone la struttura e la resistenza. Inoltre, i prodotti naturali sono spesso sostenibili e biodegradabili, una scelta che fa quindi bene anche all’ambiente.

Le erbe tintorie

Questo tipo di trattamento è indicato per chi desidera colorare i capelli in modo naturale, senza ricorrere a tinture chimiche. Oltre a colorare il capello, le erbe

L’henné ha virtù cosmetiche molto apprezzate, rinforza i capelli, creando una pellicola protettiva sulla cuticola, e aumenta la lucentezza naturale

tintorie offrono numerosi benefici per la salute del capello, rendendole una scelta perfetta sia per chi vuole coprire i capelli bianchi, sia per chi cerca una colorazione naturale. Vediamone alcuni tipi.

Henné (lawsonia inermis)

È la più conosciuta tra le erbe tintorie. Dona un colore rosso caldo e intenso, che varia a seconda della base naturale del capello, della temperatura e del pH a cui viene preparato. Inoltre ha virtù cosmetiche molto apprezzate, rinforza i capelli, creando una pellicola protettiva sulla cuticola, aumenta la lucentezza naturale, ha proprietà antifungine e antibatteriche che migliorano la salute del cuoio capelluto.

Dott.ssa Maria Elena Setti Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, Farmacista, Cosmetologa

dei capelli

Indigo (indigofera tinctoria)

È utilizzata per ottenere tonalità scure, dal castano al nero blu. Sui capelli bianchi viene utilizzata dopo una prima colorazione con l’hennè, altrimenti non attecchirebbe sul capello e darebbe riflessi verdi. Viene anche miscelata all’hennè per ottenere diverse sfumature. Inoltre, l’indigo aiuta a rendere più voluminosi i capelli, è adatta anche ai capelli più fragili non contenendo sostanze chimiche dannose come l’ammoniaca.

Cassia

obovata (henné neutro)

Non è un’erba tintoria vera e propria perché non colora i capelli (dona solo riflessi dorati sui capelli chiari), ma è un trattamento naturale rinforzante. È ideale per chi vuole migliorare la struttura del capello senza modificarne il colore, rinforza la fibra capillare e migliora la lucentezza e l’elasticità del capello.

Katam (buxus dioica)

Questa erba è simile all’indigo, è utilizzato per ottenere tonalità castano scuro o nere. Aggiunge riflessi più freddi ed è delicato sul cuoio capelluto.

Come si usano

Le erbe tintorie si presentano in polvere e vanno miscelate con acqua tiepida o calda per formare una pastella cremosa da applicare sui capelli, meglio se puliti. Il tempo di posa varia in base all’intensità desiderata e alla tonalità scelta. È consigliato poi coprire i capelli con una pellicola o una cuffia per mantenere il calore della testa e della pastella. Trascorso il tempo necessario, che può andare da 30 minuti fino ad alcune ore, si sciacqua e si procede con lo styling.

Gli oli per capelli

Gli oli vegetali sono gli alleati più importanti nella cura naturale dei capelli. Vengono utilizzati come impacchi pre-shampoo da tenere in posa o come liposieri

L’olio di cocco idrata e nutre i capelli secchi, riduce la rottura e le doppie punte, protegge dai danni causati dal calore e dall’inquinamento

idratanti e nutrienti. Ricchi di acidi grassi essenziali, vitamine e antiossidanti, sono perfetti per nutrire, idratare e riparare i capelli danneggiati, donano lucentezza e protezione ai capelli, soprattutto a quelli secchi, danneggiati o crespi.

Olio di cocco

È uno degli oli più utilizzati per i capelli. Grazie alla sua capacità di penetrare in profondità nel fusto del capello, idrata e nutre i capelli secchi, riduce la rottura e le doppie punte, protegge dai danni causati dal calore e dall’inquinamento, lucida il capello rendendolo più bello.

Olio di argan

Chiamato anche “oro liquido”, è ricco di vitamina E e acidi grassi essenziali. Ripara i capelli danneggiati, riduce il crespo, quindi è perfetto per capelli ricci e afro, ha una protezione naturale nei confronti dei raggi UV aiutando a preservare il colore e la struttura del capello esposto al sole. Ha azione anti-age e protettiva.

Olio di ricino e olio di jojoba

Il primo stimola la crescita dei capelli, nutrendo i follicoli piliferi, aiuta a dare più spessore ai capelli sottili. L’olio di jojoba invece è un olio simile al sebo umano, e aiuta a regolare la produzione di sebo del cuoio capelluto, idrata senza appesantire, aiuta in caso di forfora.

Olio di amla

Si tratta di un prodotto cardine della tradizione ayurvedica, è un must-have per la cura dei capelli. Estratto dal frutto dell’albero emblica officinalis, è ricco di vitamina C, antiossidanti e nutrienti essenziali. Stimola la crescita dei capelli, rafforzando i follicoli piliferi e migliorando la circolazione del cuoio capelluto. Aiuta a prevenire l’ingrigimento precoce del capello, grazie alle sue proprietà antiossidanti, anti-age e tonificanti sul

colore naturale dei capelli. Riduce la forfora grazie alle sue proprietà antibatteriche e antifungine e migliora la lucentezza del capello, nutrendolo e lasciandolo morbido e setoso. Può essere utilizzato come impacco pre-shampoo, massaggiandolo sul cuoio capelluto e lungo le lunghezze, lasciandolo in posa per 30-60 minuti e rimuovendolo poi con uno shampoo delicato.

Olio di zucca

È un olio che previene e contrasta la caduta dei capelli, aiuta a rinforzare il bulbo e a nutrire il fusto. Non è un olio pesante ed è adatto a tutti i tipi di capelli, anche quelli fini e fragili. Si usa per il massaggio della testa, del cuoio capelluto e come impacco pre-shampoo almeno 2-3 volte a settimana.

Acido ialuronico

I capelli, proprio come la pelle, sono costituiti da strutture che necessitano di un’adeguata idratazione per mantenersi sani, forti e lucenti. L’acido ialuronico, grazie alla sua capacità di trattenere l’acqua, è in grado di idratare il fusto del capello, migliorando la sua elasticità e morbidezza, perfetto quindi per capelli secchi e disidratati. Agisce in modo delicato, senza appesantire né ungere il capello, risultando ideale anche per i capelli fini. L’acido ialuronico ha la capacità di migliorare la struttura del capello, rendendolo più elastico e meno incline alla rottura, perfetto quindi anche per chi ha capelli tinti chimicamente. Ha anche la capacità di agire come barriera protettiva contro i danni delle radiazioni UV, dell’inquinamento e dell’uso frequente di strumenti di styling caldi (come piastre e phon) che possono indebolire e danneggiare i capelli nel tempo.

L’acido ialuronico aiuta a sigillare l’umidità all’interno del capello, proteggendo la fibra capillare dai danni esterni e prevenendo l’effetto crespo. Come si usa: come booster dopo il lavaggio del capello prima dell’asciugatura, come protettivo e idratante, ma si trova anche in shampoo, maschere, sieri e spray per la messa in piega.

Post-biotici

La cura dei capelli sta evolvendo e sempre più l’attenzione si sposta verso ingredienti innovativi che promuovono la salute capillare attraverso il riequilibrio del microbiota cutaneo. Uno degli ultimi trend è l’uso di postbiotici derivati da piante, tra cui l’avena. Questi estratti derivano dalla fermentazione dell’avena con ceppi di saccharomyces, che portano alla produzione di molecole bioattive in grado di migliorare l’idratazione e rinforzare i capelli, riequilibrare il cuoio capelluto da

I

post-biotici favoriscono il riequilibrio del microbiota cutaneo,

evitando fenomeni come prurito, irritazione, secchezza

irritazioni dovute ai tensioattivi, ritrovando idratazione e comfort; inoltre favoriscono il riequilibrio del microbiota cutaneo, evitando fenomeni come prurito, irritazione e secchezza. Grazie alle sue proprietà antiinfiammatorie, l’avena è ideale per calmare il cuoio capelluto irritato o sensibile. I post-biotici da avena, ricchi di composti bioattivi, agiscono come un “lenitivo” naturale, riducendo prurito, arrossamenti e infiammazioni, rendendoli ideali anche per chi soffre di cuoio capelluto secco, atopico o sensibilizzato. Inoltre rinforzano la struttura del capello, migliorandone l’elasticità e riducendo la rottura.

Quante volte lavare i capelli?

Ogni volta che si vuole, l’importante e farlo in modo delicato, scegliendo shampoo con tensioattivi vegetali da cocco, grano, zucchero, che rispettano il film idrolipidico e scegliendo lo shampoo in base al tipo di cuoio capelluto: grasso, secco, delicato, con forfora, atopico, ecc. I prodotti successivi, che siano maschere, balsami o oli, devono essere specifici per il tipo di capello: fino, grosso, poroso, riccio o liscio, in modo da migliorarne la struttura e l’elasticità. È importante essere costanti quando si inizia un trattamento con prodotti naturali, è bene evitare il calore eccessivo del phon o di spazzole termiche per non rovinare il fusto ed è bene affidarsi a un esperto per capire il tipo di capello e di esigenze, il rischio è di acquistare a caso e di non avere i risultati sperati.

Oltre ai prodotti per uso esterno, è bene migliorare anche la propria dieta, arricchendola di vitamine (C e gruppo B), sali minerali, proteine e omega 3. Prendersi cura dei capelli con prodotti naturali non è solo una moda, ma una scelta consapevole per mantenere la chioma sana, forte e lucente nel tempo rispettando anche l’ambiente. ●

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