Prof. Francesco Addarii, Medicina Interna e Cardiologia
Dott. Alberto Benati, Urologia
Prof. Guido Biasco, Gastroenterologia
Prof. Roberto Boccalon, Psichiatra, Direttore Istituto Psicoterapia Espressiva, Bologna
Prof. Pierfrancesco Buli, Urologia
Dott. Leonardo Calza, Ricercatore Istituto Malattie Infettive Università di Bologna
Dott. Franco Cantagalli, Presidente Ordine Farmacisti di Bologna
Dott. Claudio Caprara, Medicina Interna
Dott. Mauro Caputo, Radiodiagnostica
Prof.ssa Renata Caudarella, Responsabile U.S. Metabolismo Minerale Università di Bologna
Prof. Francesco Chiodo, Direttore Istituto Malattie Infettive Università di Bologna
Dott. Riccardo Cipriani, Chirurgia Plastica
Dott. Paolo Collini, Igiene e Tossicologia
Cari Lettori,
sono trascorsi ormai quasi vent’anni dall’uscita del nostro primo numero e la nostra motivazione e impegno a portare avanti un obiettivo di informazione corretta, su prevenzione e salute, sono più che mai validi e semmai accresciuti dal gradimento sempre crescente del pubblico.
Prof. Roberto Corinaldesi, Dir. Dip. Medicina Interna e Gastroenterologia Università di Bologna
Prof. Domenico Cucinotta, Geriatria - Presidente C.U.R.A.
Dott. Enrico Delfini, Medico di Medicina Generale
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Dott. Giampiero Di Tullio, Scienza dell'alimentazione e Dietetica
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Dott. Fernando Perrone, Medico di Medicina Generale
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Dott. Paolo Roberti di Sarsina, Omeopatia, Omotossicologia, Psichiatria
Dott.ssa Carla Serra, Medicina Interna, Ricerca in Ultrasonologia
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La salute e il benessere sono temi di fondamentale importanza che rivestono un ruolo differente ma ugualmente importante nelle varie fasi della vita. Ho sempre pensato che l’attività di un medico non finisca una volta realizzata l’attività clinica e di aggiornamento ma che sia una nostra precisa responsabilità, anche e soprattutto, quella di rendere note le indicazioni e informazioni per evitare, quanto più possibile, il disequilibrio e la malattia, mantenendo invece uno stato di benessere sia fisico che mentale. Questo è ciò che abbiamo cercato e continuiamo a fare in questi anni, con l’aiuto prezioso di centinaia di Medici, Ricercatori ed esperti dei vari ambiti di cui ci occupiamo. A loro va un sentito ringraziamento perché senza la loro disponibilità e volontà di dialogo con il pubblico la nostra rivista non potrebbe esistere.
Il nostro concetto di salute è andato definendosi in modo sempre più ampio e completo nell’ottica di una visione olistica del benessere e della salute della persona. La prevenzione attraverso opportuni e periodici controlli, un’alimentazione corretta ed equilibrata, come quella mediterranea, a cui destiniamo sempre maggiore spazio, la pratica costante di un’adeguata attività fisica, ormai da ritenere vero e proprio “farmaco naturale” da “assumere” quotidianamente, l’equilibrio mentale ottenuto attraverso opportune scelte di vita e nuove discipline a cui attingere, l’attenzione all’ambiente e la limitazione dei fattori inquinanti, sono tutti aspetti ugualmente importanti.
È solo attraverso l’attenzione verso ognuno di questi elementi e comportamenti, in una parola lo “stile di vita”, che può nascere il nostro “stare bene”.
Buona lettura!
Enrico Montanari Direttore Scientifico
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n. 3 2025
maggio/giugno
cibo & salute
8 Fragole, non solo antiossidanti...
Tra i vari benefici ottenuti dal consumo regolare di Fragole, oltre a contribuire al benessere generale, è stato riscontrato un declino più lento delle capacità...
Dott.ssa Sara Simonetti
16 Cottura del Pomodoro, qual è il metodo migliore?
I metodi di cottura e di conservazione dei Pomodori possono modificare la composizione chimica e l’attività biologica dei principali componenti
Dott.ssa Costanza Ceccanti
medicina
20 Svezzamento, una tappa importante
In questa fase dello sviluppo del bambino si formano sia le capacità fisiche necessarie a digerire i cibi diversi...
Dott.ssa Elena Maggiora, Prof.ssa Maria Elisabetta
Baldassarre
26 Gastrite, quali accorgimenti?
Esistono alcuni alimenti e abitudini voluttuarie che possono aggravare i sintomi legati alla infiammazione...
Dott. Angelo Zullo
per il Tuo cuore
30 Quali controlli dopo l’Infarto?
Negli ultimi decenni la gestione del periodo successivo a un episodio di Infarto ha compiuto notevoli progressi...
Prof. Michele Massimo Gulizia, Prof. Domenico Gabrielli, Prof. Leonardo De Luca, Dott. Massimo Di Marco, Dott.ssa Giovanna Geraci, Dott. Emanuele Tizzani
medicina
34 Pavimento pelvico, manteniamolo in salute
Attraverso esercizi mirati e programmi terapeutici è possibile rafforzare i muscoli del Pavimento pelvico, alleviando i disturbi e migliorando...
44 Infertilità di coppia, esami e fattori da valutare
Nella valutazione degli esami, ancora troppo spesso i clinici si concentrano sulla figura femminile, dimenticando...
Dott.ssa Cecilia Mezzadri
48 Respirazione difficile, quali cause e quando intervenire
La respirazione difficile è un sintomo che non deve essere sottovalutato, può essere il campanello d’allarme...
Dott.ssa Daria
il tuo medico di famiglia
52 Studi clinici, come valutarli?
Vengono spesso pubblicati studi scientifici che, in alcuni casi, possono creare confusione o false aspettative...
Dott. Enrico Delfini
piante medicinali
54 Riso rosso fermentato, alleato naturale della salute del cuore
Grazie ai composti bioattivi in esso contenuti, il Riso rosso fermentato riduce in modo significativo i livelli...
Dott.ssa Alessandra Cremonini mente & corpo
62 Dolore cronico, tra disagio fisico ed emotività
Affrontare le implicazioni psicologiche del dolore richiede un approccio integrato che, non solo allevia il dolore...
Dott.ssa Luisa Merati
salute & benessere
66 Meditazione e respiro, più equilibrio tra mente e corpo
Respirare è un’azione quotidiana che, se svolta consapevolmente…
psicologia
70 Se il bisogno di ordine diventa un’ossessione...
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è una condizione che richiede un trattamento specializzato, parlarne apertamente può aiutare a creare un ambiente più accogliente per coloro che ne soffrono
Dott.ssa Silvia Marinelli
estetica & salute
76 Rimodellare il corpo con il Body Contouring
Il Body Contouring è un percorso di rimodellamento che utilizza diverse tecniche e apparecchiature medicali con l’obiettivo di armonizzare le forme del corpo
Dott.ssa Paola Antonini
ecologia & salute
82 Pesticidi, quale impatto su ecosistemi e salute?
Aria, suolo e acqua sono i tre fattori principali che veicolano i residui lungo l’intera catena alimentare; è necessario ridurre i pesticidi e incentivare l’uso di strategie ecosostenibili
Dott. Giuseppe Lai
Visite ed esami senza liste d’attesa.
Rimborso di tutte le spese mediche
Prestazioni senza anticipo della spesa nei centri convenzionati.
Prevenzione diagnostica mirata.
Copertura senza limiti di età a vita intera.
Massimale illimitato per Grandi Interventi Chirurgici.
Rimborso delle spese odontoiatriche
Tutela dell’autosufficienza con sussidio mensile per tutta la vita
Dal cervello alle mele e ritorno
Breve storia di una proteina del nostro cervello ora trovata negli alimenti, dove torna ad influenzare il cervello per il tramite del nostro microbiota
Prima o poi ci si imbatte nella flora batterica del nostro intestino: il “microbiota”, responsabile con i suoi cambiamenti di gran parte delle nostre funzioni, comprese quelle cerebrali. Davvero qualche anno fa non lo avremmo mai pensato; tuttavia, benché il meccanismo con cui questo accade sia ancora un po’ misterioso, il fatto che il nostro “microbiota” intestinale sia alla base di un asse funzionale con il nostro cervello è ormai acquisito. È accaduto così che nel “microbiota” si sia imbattuta anche la proteina S100B, che tutti ritenevamo immune da una tale contaminazione. Pensate che quando è stata scoperta, circa sessanta anni fa, è stata a lungo considerata ad appannaggio esclusivo (“specifica” si diceva) del più nobile dei sistemi di cui siamo fatti: il sistema nervoso. Poi si è visto che non è soltanto lì; poco male alla fine, visto che la si trova in poche altre parti del nostro organismo. E intanto ci si scervellava a capire a cosa servisse. Doveva essere per forza una funzione nobilissima, visto che la sua concentrazione nello sviluppo aumentava parallelamente allo sviluppo nervoso, per esempio, ed era praticamente la stessa in quasi tutte le specie animali; nei laboratori di tutto il mondo venivano trovati meccanismi che ne giustificavano i prodigi, come l’allungamento dei prolungamenti delle cellule nervose. Quando poi la sua concentrazione diventava eccessiva, ecco che veniva utilmente impiegata, e lo è tuttora, nei liquidi biologici (sangue o liquido cefalorachidiano per esempio) come marcatore di malattia in atto nel sistema nervoso. Ma intanto, lentamente, cresceva un’altra linea di ricerca, all’inizio ignorata,
come spesso accade quando i risultati scientifici sono fuori dal coro, e di conseguenza dànno un po’ fastidio. Dapprima è stata trovata nel latte materno. Che ci farà mai? È parte dei meccanismi di supporto (ce ne sono tanti), si è detto, che la madre fornisce al neonato quando più ne ha bisogno: nei primi mesi di vita. Poi, dopo molti anni, è stata trovata in alimenti propri di una dieta sana, tanti vegetali e ad esempio le mele che notoriamente, fra le loro caratteristiche, “tolgono il medico di torno”.
Il quadro della proteina S100B negli alimenti sani (latte e vegetali) ormai si è delineato. Ma come interagisce con il nostro organismo, e per di più con il cervello, dal momento che sembra non passare la barriera intestinale? E qui entra in gioco il “microbiota”. La proteina S100B, si è visto recentemente, interagisce proprio con il “microbiota”, che poi provvederà a fare il resto (per esempio tornare ad influenzare il sistema nervoso con i meccanismi che gli sono propri, il cosiddetto “asse intestino-cervello”). Era l’anello mancante per chiudere il cerchio, e fa proprio piacere poter dire che questa nuova visione di una proteina vecchia, ma sempre stimolante, è nata ed è sviluppata da italiani in laboratori italiani. Diego Gazzolo per il latte all’Università di Chieti-Pescara, Vincenzo Romano Spica per i vegetali ed il microbiota a Roma, nell’Università “Foro Italico”, e in fondo anch’io un po’ per ogni aspetto, dapprima all’Università Cattolica e ora ospite all’Università di Roma “Foro Italico”.
Prof. Fabrizio Michetti
Dermatite, quali trattamenti?
Dall’adolescenza soffro di Dermatite seborroica (40 anni, donna), ho utilizzato diverse creme anche con cortisone ma la situazione non è mai migliorata. Vorrei sapere se ci sono cure alternative alla sola crema. email firmata
Risponde il Dott. Leonardo Bianchi
Specialista in Dermatologia
Santa Maria della Misericordia Hospital - Perugia
La Dermatite seborroica è una patologia ad andamento cronico-recidivante per la quale non esiste una terapia definitiva, possiamo limitarci a trattare le riacutizzazioni che sono legate a fattori esterni scatenanti, di tipo ambientale (clima freddo ed umido) o personale (periodi di stress, episodi infettivi, riacutizzazione di malattie croniche, ecc.) sui quali è difficile intervenire. L’uso di corticosteroidi è controindicato, se non per brevi periodi, in quanto c’è un elevatissimo rischio di recidiva alla sospensione del trattamento, spesso con manifestazioni cliniche ancora più intense. La terapia locale prevede l’applicazione di antimicotici locali, associati ad alfaidrossiacidi in caso di abbondante desquamazione e antinfiammatori per il trattamento dell’Eritema. La formulazione può essere in shampoo, emulsione o crema, a seconda della sede da trattare. La patologia risente inoltre positivamente dell’esposizione alle radiazioni UV, purché con adeguata fotoprotezione. Nelle forme più gravi si possono utilizzare antimicotici sistemici.
Miopia e intervento Laser
Sono miope dall’adolescenza; ora ho 40 anni e ho sempre portato occhiali e lenti a contatto ma vorrei risolvere il problema con un intervento Laser. Esiste qualche rischio? La procedura ha effetti collaterali? email firmata
Risponde il Prof. Filippo Cruciani
Vice Presidente e Responsabile Scientifico SIOL (Società Italiana di Oftalmologia Legale)
Oggi la Chirurgia refrattiva, che mira ad eliminare un difetto di vista che richieda l’uso di occhiali o lenti a contatto, riesce a garantire, nella quasi totalità dei casi, i risultati richiesti e l’irrilevanza degli effetti collaterali purché vengano scrupolosamente seguite le indicazioni che la ricerca e la clinica hanno definito, sia nella selezione del Paziente sia nell’esecuzione delle procedure pre, intra e post intervento. Ogni caso deve essere studiato come caso a sé, che va valutato nella
sua specificità. Le variabili sono molte e riguardano età, motivazioni della richiesta, attività svolta, aspettative attese e richieste, pieno consenso informato. Inoltre è necessario lo studio accurato dell’occhio, specie della componente ottica, e l’assenza di alterazioni patologiche o di condizioni a rischio. Nel caso specifico riferisce che è miope: la Miopia è il vizio refrattivo che dà i migliori risultati. È fondamentale, però, valutare l’entità della Miopia: se è lieve (al di sotto delle 3 - 4 D) o media (al di sotto delle 7 - 8 D), con il conforto di tutti gli esami eseguiti, si può procedere tranquillamente. Se è una Miopia elevata, le cose si complicano e il caso va valutato con estrema cautela e attenzione. In conclusione, è fondamentale che lei consulti il suo Oculista di fiducia che può valutare le indicazioni del suo caso ed escludere, per quanto possibile, eventi avversi o non rispondenti alle sue aspettative.
Gambe gonfie
Ho spesso le gambe gonfie e doloranti con evidenti vene. Il Dottore mi ha consigliato l’uso di calze contenitive ma vorrei sapere se ci sono altri trattamenti (senza medicinali). Ho 61 anni, faccio Pilates e Yoga e non fumo. email firmata
Risponde la Dott.ssa Emanuela De Martino
Fisioterapista - IRCSS Humanitas (Milano)
Dalla descrizione sembra che soffra di Flebolinfedema, ovvero di gonfiore dovuto principalmente ad una cattiva circolazione venosa. Come indicato dal suo Medico, l’utilizzo di calze a compressione graduata è fondamentale e consente di ridurre i sintomi e prevenire i peggioramenti (ad es. vene varicose); le usi soprattutto quando sta in piedi o cammina, saranno più efficaci. Se la stasi è presente da tempo e le gambe non si sgonfiano mai del tutto, un ciclo di Linfodrenaggio terapeutico manuale può aiutarla a ridurre il gonfiore accumulato. Il massaggio potrebbe essere abbinato a bendaggi elastocompressivi o Pressoterapia, a discrezione del professionista (Masso/Fisioterapista). Camminare in acqua fresca, soprattutto a piedi nudi e su terreni sconnessi (sabbia, ciottoli) è un’ottima ginnastica vascolare così come i pediluvi alternati caldo/freddo (percorso Kneipp) e il massaggio della pianta del piede con una pallina da tennis. Eviti l’esposizione al caldo eccessivo e prosegua tranquillamente con le sue attività di Yoga e Pilates che mantengono un buon tono muscolare, favorendo la circolazione venosa.
Avete un problema particolare? Volete un consiglio o un semplice parere? Spedite le vostre domande a Elisir di Salute, via Degli Orti, 44 - 40137 Bologna, oppure inviate una e-mail alla redazione: info@elisirdisalute.it I nostri specialisti vi risponderanno direttamente sulla rivista.
LA TUA SALUTE
L’attività di ricerca del Centro Studi Termali Veneto Pietro d’Abano ha scoperto che speciali microrganismi del territorio Euganeo, i cianobatteri, producono numerose sostanze antinfiammatorie durante la maturazione del fango in acqua termale. La fangobalneoterapia, riconosciuta dal Ministero della Sanità e convenzionata col SSN, è particolarmente indicata per la cura dei disturbi articolari quali artrite e artrosi, oppure ossei come l’osteoporosi. Questo tipo di terapia naturale non presenta effetti collaterali ed ha limitate controindicazioni.
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Gli hotel termali che hanno ottenuto il Brevetto Europeo sull’efficacia dei principi antinfiammatori naturali contenuti nel Fango Maturo, garantiscono la qualità del prodotto terapeutico. La presenza dei principi attivi viene verificata dallo stesso Centro Studi con dei controlli periodici e un Disciplinare di Maturazione del Fango Termale fornisce al personale addetto le indicazioni necessarie per una coltivazione della risorsa corretta ed efficace.
Fragole, non solo
Tra i vari benefici ottenuti dal consumo regolare di Fragole, oltre a contribuire al benessere generale, è stato riscontrato un declino più lento delle capacità cognitive legato all’età
antiossidanti…
Dott.ssa Sara Simonetti
Medico Chirurgo
Master
Ambulatorio
Con il loro colore rosso brillante, il sapore dolce e l’aroma inconfondibile, le Fragole sono uno dei frutti più amati al mondo. Appartengono alla famiglia delle Rosaceae e al genere “Fragaria”. Sebbene siano comunemente considerate frutti, dal punto di vista botanico sono in realtà un aggregato di acheni, piccoli frutti secchi contenenti i semi, che si sviluppano sulla superficie di un falso frutto carnoso.
Le Fragole non solo deliziano il palato, ma offrono anche una vasta gamma di benefici per la salute. Ricche di vitamine, minerali, fibre e antiossidanti, sono un alimento a basso contenuto calorico che può contribuire al benessere generale e alla prevenzione di diverse malattie. In questo articolo esploreremo le straordinarie proprietà nutrizionali di questo frutto e i molteplici benefici che può apportare al nostro organismo.
in Nutrizione ed Educazione alla Salute
Eubios - Bologna
Basso consumo calorico
Con circa 32 calorie per 100 grammi, le Fragole sono un alimento a basso contenuto calorico ma ricco di nutrienti essenziali, ideali per chi cerca di ridurre il peso corporeo senza sacrificare il valore nutrizionale. Sono principalmente costituite da acqua (circa il 90%), ciò le rende estremamente idratanti. I macronutrienti presenti includono prevalentemente carboidrati (circa 7,7 g per 100 g), sotto forma di zuccheri semplici come il glucosio e il fruttosio, ma il contenuto di fibre aiuta a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue; le proteine sono presenti in modesta quantità (circa 0,8 g per 100 g), mentre il contenuto di grassi è pressoché trascurabile, circa 0,3 g per 100 g.
Ricche di vitamina C e non solo
Le Fragole sono un concentrato di vitamine e antiossidanti che svolgono ruoli cruciali per la salute. Questi composti bioattivi non solo migliorano le funzioni vitali del corpo, ma aiutano anche a prevenire malattie croniche e a rallentare il processo di invecchiamento. Questi frutti sono una delle fonti più ricche di vitamina C (una porzione di Fragole di circa 150 g fornisce più del 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina C), essenziale per molteplici processi biologici; la vitamina C, infatti, protegge le cellule dallo stress ossidativo, neutralizzando i radicali liberi, riducendo il danno cellulare e proteggendo il DNA. Questo contribuisce a prevenire malattie croniche come il Cancro e le Malattie cardiovascolari
La vitamina C interviene nella sintesi del collagene, una proteina chiave per mantenere la pelle elastica, le articolazioni forti e i vasi sanguigni sani; inoltre rafforza il sistema immunitario, stimolando la produzione di globuli bianchi e aumentando la capacità dell’organismo di combattere infezioni batteriche e virali.
Le Fragole contengono anche vitamina K, che gioca un ruolo chiave nella salute delle ossa e nella coagulazione del sangue, poiché contribuisce alla fissazione del calcio nelle ossa, riducendo il rischio di Osteoporosi e fratture e partecipa al processo di coagulazione, aiutando a pre-
Le Fragole sono un alimento a basso contenuto calorico ma ricco di nutrienti essenziali, ideali per chi cerca di ridurre il peso corporeo
venire emorragie, favorendo la guarigione delle ferite.
Tra le altre vitamine, troviamo anche i folati (vitamine del gruppo B), cruciali per la sintesi del DNA e molto importanti in gravidanza: i folati sono essenziali per la crescita cellulare durante lo sviluppo embrionale, prevengono i difetti del tubo neurale; un’adeguata assunzione di folati è fondamentale durante la gravidanza per ridurre il rischio di malformazioni congenite. Inoltre i folati aiutano a ridurre i livelli di omocisteina, un aminoacido associato a un aumento del rischio di Malattie cardiovascolari.
Tra i sali minerali contenuti nelle Fragole, quelli più rappresentati sono il potassio e il manganese. Il potassio è essenziale nel processo di regolazione della pressione sanguigna e nel funzionamento dell’apparato muscolare; il manganese, invece, è un cofattore per numerosi enzimi antiossidanti.
Antiossidanti e altri composti bioattivi
Le Fragole sono particolarmente ricche di antiossidanti e composti bioattivi, come antociani, flavonoidi e acido ellagico.
Gli antociani sono i composti che conferiscono alle Fragole il loro colore rosso brillante e hanno potenti effetti antiossidanti e antinfiammatori, ad esempio migliorano la funzione endoteliale, riducono l’infiammazione e abbassano i livelli di colesterolo
Le Fragole sono particolarmente
ricche di antiossidanti e composti bioattivi, come antociani, flavonoidi e acido ellagico
LDL, proteggendo il cuore e prevenendo, quindi, le Malattie cardiovascolari. Hanno un’azione anti-age, dal momento che proteggono la pelle dall’invecchiamento precoce causato dall’esposizione ai raggi UV e migliorano la circolazione sanguigna cutanea, donando una carnagione più sana. Aiutano inoltre a prevenire le Patologie neurodegenerative e a migliorare la funzione cognitiva.
Tra i flavonoidi, troviamo la quercetina, che esplica un’azione antinfiammatoria, inibendo l’attività di enzimi pro-infiammatori e contribuendo a ridurre il rischio di malattie infiammatorie croniche come l’Artrite; migliora anche la funzione vascolare e può contribuire ad abbassare la pressione sanguigna.
L’acido ellagico è un anticancerogeno naturale, inibisce la proliferazione delle cellule neoplastiche, in particolare nel Melanoma, nel Tumore del colon e della mammella.
Le Fragole, grazie alla ricchezza di antiossidanti, fibre, vitamine e composti bioattivi, offrono una gamma di benefici per la salute.
Uno studio pubblicato sull’ “American Journal of Clinical Nutrition” ha dimostrato che il consumo regolare di Fragole riduce i marker infiammatori come la proteina C-reattiva (PCR) e migliora la funzione endoteliale (di rivestimento dei vasi sanguigni), che è cruciale per la salute delle arterie.
A livello cardiovascolare, le Fragole aiutano a regolare i livelli pressori, grazie al contenuto di potassio; riducono i livelli del colesterolo LDL, il cosiddetto colesterolo “cattivo”, aumentando i livelli di colesterolo HDL. Gli antociani e i flavonoidi combattono l’infiammazione cronica, un fattore chiave nello sviluppo dell’Aterosclerosi.
I polifenoli presenti possono proteggere la pelle dai danni causati dai raggi UV, riducendo l’invecchiamento precoce e la comparsa di macchie solari.
Le Fragole contengono potenti composti fitochimici che possono proteggere dalle neoplasie, ad esempio l’acido ellagico è in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali e di indurre l’apoptosi (morte programmata delle cellule). Uno studio pubblicato su “Cancer Prevention Research” ha dimostrato che il consumo di estratto di Fragole ha ridotto significativamente la crescita di Tumori esofagei in modelli preclinici, evidenziando il loro potenziale ruolo nella prevenzione di questo tipo di Cancro.
I flavonoidi, in particolare gli antociani, migliorano la comunicazione tra i neuroni e stimolano la neurogenesi (produzione di nuovi neuroni), promuovendo la memoria e l’apprendimento. Una ricerca dell’Università di Harvard su oltre 16.000 donne ha rilevato che il consu-
maggio/giugno 2025 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori
Numerosi benefici
mo regolare di Fragole e mirtilli è associato a un declino più lento delle capacità cognitive legato all’età, ritardando l’insorgenza di problemi di memoria.
Basso indice glicemico
Nonostante il loro sapore dolce, le Fragole hanno un basso indice glicemico e possono essere consumate anche da chi soffre di Diabete: le fibre presenti rallentano l’assorbimento degli zuccheri nel sangue, prevenendo i picchi glicemici e gli antiossidanti aiutano a migliorare la sensibilità all’insulina, facilitando il controllo della glicemia.
Uno studio condotto dall’Università di Harvard ha rilevato che un consumo regolare di Fragole è associato a un rischio ridotto di sviluppare Diabete di tipo 2, grazie alla presenza di polifenoli che migliorano la funzione insulinica.
Buona fonte di fibre
Le Fragole sono una buona fonte di fibre alimentari, che sono essenziali per la salute dell’apparato digerente, infatti la fibra insolubile presente nelle fragole facilita il transito intestinale e previene la stitichezza
Nonostante il loro sapore dolce, le Fragole hanno un basso indice glicemico e possono essere consumate anche da chi soffre di Diabete
e i composti bioattivi favoriscono la crescita di batteri benefici nell’intestino, migliorando l’equilibrio della flora intestinale.
Versatili in cucina
Le Fragole sono incredibilmente versatili e possono essere utilizzate in una vasta gamma di piatti, dalle colazioni a dessert raffinati. Ecco alcune idee per integrarle facilmente nella dieta quotidiana:
• nella colazione: aggiunte a yogurt, frullati o porridge di avena (50 g di fiocchi d’avena, 200 ml di latte, 100 g di Fragole a pezzi, mandorle tritate);
• nelle insalate fresche: le Fragole si sposano bene con verdure come spinaci e rucola, creando piatti leggeri e nutrienti; ad esempio, insalata con spinaci freschi, 150 g di Fragole a fette, 50 g di noci, aceto balsamico, olio di oliva;
• con il riso integrale: riso integrale, 100 g di Fragole, basilico fresco, olio di oliva;
• come snack salutare: consumate da sole o con una manciata di frutta secca, rappresentano uno spuntino equilibrato;
• come mousse: 200 g di Fragole, 150 g di yogurt greco, 1 cucchiaino di miele.
Attenzione alla sostenibilità
La coltivazione di Fragole può avere un impatto significativo sull’ambiente, ma esistono metodi per ridurne l’impronta ecologica. La coltivazione intensiva delle Fragole può comportare vari problemi ambientali, come l’uso di pesticidi. In aggiunta richiedono un elevato consumo d’acqua e l’agricoltura intensiva, oltre al trasporto su lunghe distanze, contribuiscono alle emissioni di CO2. La coltivazione sostenibile delle Fragole punta a ridurre l’uso di sostanze chimiche e a conservare le risorse naturali. Per garantirsi un prodotto genuino e sostenibile, è bene rispettare alcuni accorgimenti come acquistare da produttori locali e secondo stagione, scegliere Fragole biologiche e ridurre gli sprechi, conservandole correttamente.
Controindicazioni
Nonostante i numerosi benefici, le Fragole possono presentare alcune controindicazioni in determinati individui. Alcune persone possono manifestare reazioni come prurito, Orticaria o gonfiore della bocca e della gola. Questo è spesso dovuto alla presenza di proteine simili al polline; chi è allergico ai pollini di betulla o alle piante della famiglia delle Rosaceae potrebbe essere più suscettibile a reazioni allergiche alle Fragole.
TUTTO IN UN PIATTO Da Valfrutta la nuova linea di piatti pronti UHT, nutrienti, gustosi e subito pronti
Nati per soddisfare le esigenze di praticità, unite a quelle di un’alimentazione sana e corretta, i nuovissimi piatti pronti vegetali di Valfrutta uniscono bontà e benessere attraverso un mix di ingredienti naturali sapientemente combinati.
Il vantaggio del piatto unico
Le tre ricette ideate da Valfrutta offrono il notevole vantaggio di avere una composizione di ingredienti bilanciati fra loro, assicurando in modo completo il fabbisogno nutrizionale medio di una persona attiva in un solo piatto. Gli alimenti presenti comprendono infatti carboidrati (riso, frumento integrale), proteine vegetali (grano, legumi, soia), vitamine e minerali (peperone, melanzana, zucchina, ecc.). Ottimo anche l’apporto di fibre
100% vegetale
Tutti gli ingredienti della linea “Tutto in un Piatto” sono al 100% di origine vegetale e privi di conservanti per soddisfare i più recenti dettami di una nutrizione sana che prevenga l’invecchiamento cellulare e contribuisca alla prevenzione, in particolare delle malattie cardiovascolari e degenerative.
Più energia
Le proteine vegetali contenute nelle gustose ricette di “Tutto in un Piatto” forniscono una quota importante di energia e contribuiscono alla formazione della massa muscolare, oltre ad essere importanti per la formazione di enzimi e neurotrasmettitori.
Subito pronti
Grazie alle comode confezioni monoporzione “apri e gusta” che possono essere velocemente portate alla temperatura desiderata con il microonde, “Tutto in un Piatto” va incontro alle necessità di velocità e praticità della quotidianità di chi lavora o studia. Inoltre è pratico da conservare, in quanto ha una shelf life di 18 mesi.
Polpette vegetali con mix di risi
Ricco di sapori mediterranei, questo piatto vanta ottime proprietà nutrizionali. La preparazione comprende polpette con proteine del grano, semi di zucca e fibre di bambù, conditi con salsa al pomodoro, erbe aromatiche mediterranee e melanzane. Riso bianco lungo e riso rosso, cotto a vapore, completano il piatto.
Polpette vegetali con bulgur
Un piatto unico che fornisce tutte le sostanze nutritive necessarie al nostro benessere. Potremo gustare polpette a base di proteine del grano, semi di zucca e fibre di bambù in salsa al pomodoro dal sapore mediterraneo con peperoni rossi e olive. In aggiunta bulgur con carote, cotto a vapore e profumato alla curcuma.
Mix di legumi con riso nero
Gustosa combinazione di ingredienti ricca di proteine vegetali, carboidrati e un buon contenuto di fibre. I protagonisti sono fagioli bianchi e rossi ed edamame. A questi si uniscono peperone rosso e zucchine che bilanciano il piatto con i loro sapori mediterranei. Il riso nero completa il piatto con il suo sapore intenso.
Cottura del Pomodoro,
Il Pomodoro è uno degli alimenti più consumati al mondo ed è noto per le sue proprietà nutrizionali e nutraceutiche. Ricco di composti bioattivi come carotenoidi (in particolare il licopene), vitamina C, flavonoidi (in particolare la naringenina), alcune vitamine e minerali, il Pomodoro possiede una spiccata attività antiossidante che contribuisce alla prevenzione di diverse Patologie cardiovascolari. Questo prodotto ortofrutticolo può essere consumato crudo o soggetto a cottura. La ritenzione dei composti bioattivi del Pomodoro durante i processamenti termici è quindi un’importante sfida. Infatti, i processi termici utilizzati per la trasformazione e la conservazione dei Pomodori possono modificarne la composizione chimica e quindi la ritenzione e l’attività biologica dei principali composti bioattivi. Questo articolo esplora come differenti metodiche di cottura influiscano sul contenuto in composti bioattivi e sulle proprietà antiossidanti del Pomodoro, evidenziando gli effetti positivi e negativi dei diversi trattamenti termici.
Effetti della cottura sul licopene
Diversi studi hanno evidenziato che il trattamento termico può influenzare significativamente la concentrazione di licopene nei Pomodori. Sebbene la cottura possa causare la perdita di alcuni nutrienti termolabili,
I metodi di cottura e di conservazione dei Pomodori possono modificare la composizione
chimica e l’attività biologica dei principali componenti
Dott.ssa Costanza Ceccanti
Dipartimento di Scienze Agrarie
Alimentari e Agro-ambientali
Università di Pisa
Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutraceutica e Alimentazione per la Salute dell’Università di Pisa (Nutrafood)
essa può anche migliorare la biodisponibilità del licopene. Infatti, alte temperature utilizzate per tempi ridotti sono in grado di alterare la struttura cellulare del Pomodoro, facilitando il rilascio e l’estrazione di questo carotenoide da parte della cellula. La letteratura scientifica ha riportato che la bollitura (100 °C) per 15 minuti di Pomodori porta ad un’importante riduzione del contenuto in licopene, nonostante l’alta termostabilità e l’insolubilità in mezzo acquoso di questa molecola. Inoltre, alcuni autori hanno focalizzato la loro attenzione sui differenti isomeri del licopene, poiché gli Z-isomeri hanno una più alta biodisponibilità rispetto a tutti gli E-isomeri. Questo significa che gli Z-isomeri risultano più disponibili nell’esplicare la loro funzione bioattiva nell’assorbimento cellulare durante la digestione gastro-intestinale dell’organismo umano. Analizzando questo aspetto, alcuni Ricercatori hanno notato che trattamenti termici che utilizzano
Diversi studi hanno evidenziato che il trattamento termico può influenzare significativamente la concentrazione di licopene nei Pomodori
qual è il metodo migliore?
alte temperature (120 °C) e tempi lunghi (1 ora) riportano un incremento degli Z-isomeri, soprattutto in prodotti a base di Pomodoro contenenti olii (per esempio ketchup, salsa di pomodoro per pizza). Ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali dell’Università di Pisa hanno confermato il risultato di questi studi su Pomodori sottoposti a scottatura a 100 °C per pochi secondi, in cui il contenuto di isomero 5Z del licopene risultava maggiore rispetto al suo contenuto in Pomodori non cotti. Tutti questi aspetti presi in esame rendono chiaro come la combinazione tempo-temperatura piuttosto che l’utilizzo di mezzi acquosi per le cotture (ad esempio bollitura o cottura al vapore) possono andare a modificare/degradare molecole che potrebbero essere utili nella prevenzione di molte malattie.
Il fattore oli vegetali
Come accennato per la disponibilità degli Z-isomeri, un importante aspetto da considerare è l’influenza della presenza di oli nella cottura. Alcuni studi dimostrano che la presenza di oli vegetali, come l’olio di oliva, facilita l’assorbimento del licopene (in particolare degli Z-isomeri) grazie alla sua liposolubilità. Di conseguenza, la preparazione di sughi e salse con olio extravergine di oliva non solo migliora la biodisponibilità del licopene, ma contribuisce anche a un aumento del potere antiossidante del pasto complessivo.
Vitamina
C, antiossidante sensibile al calore
A differenza del licopene, la vitamina C è altamente sensibile al calore e tende a degradarsi durante la cottura. La bollitura, in particolare, comporta una significativa perdita di vitamina C a causa della solubilizzazione di questa molecola in acqua allo stato liquido e della sua degradazione termica. Allo stesso tempo, anche la cottura a vapore (nonostante l’acqua non sia allo stato liquido e la molecola non abbia la possibilità di lisciviare nell’acqua di cottura) porta a una riduzione della vitamina C in Pomodori cotti per 10 minuti. In generale, possiamo quindi affermare che la vitamina C è una tra le molecole con la più alta capacità antiossidante ma allo stesso tempo più termolabile e quindi
difficilmente assumibile nella dieta attraverso alimenti che hanno subito una cottura
Polifenoli, come rispondono alla cottura
I polifenoli sono un altro gruppo di composti bioattivi presenti nei Pomodori e noti per le loro proprietà antiossidanti. La loro concentrazione può variare in base al trattamento termico applicato. Alcuni studi suggeriscono una ritenzione del contenuto totale di fenoli in Pomodori processati con trattamenti termici che non prevedono l’utilizzo di acqua allo stato liquido, come per esempio in trattamenti al vapore o al microonde. Tali risultati sono stati ottenuti con tempi di cottura relativamente brevi, tra i 5 e i 10 minuti. La perdita invece di polifenoli in processi termici quali la bollitura o la preparazione della salsa di Pomodoro è dovuta alla lisciviazione di questi composti e/o alla degradazione degli stessi a causa di tempi eccessivi di cottura. Nessuno studio ha comunque riportato un incremento dei polifenoli durante vari processi termici studiati sul Pomodoro. Evidentemente, tali composti hanno strutture poco termostabili e, anche se alcuni processi potrebbero migliorarne l’estrazione dalla cellula vegetale, allo stesso tempo, tempi e temperature non idonee ne portano alla degradazione.
È consigliabile variare le modalità di preparazione del Pomodoro, alternando il consumo di Pomodori crudi e cotti
Qual è il metodo di cottura migliore?
Non esiste un metodo di cottura che possiamo definire “migliore” nel preservare tutti i composti bioattivi presenti nel Pomodoro poiché, come abbiamo visto in questo articolo, ciascun processo ha effetti diversi sulle varie molecole. Pertanto, per ottenere il massimo beneficio nutraceutico, è consigliabile variare le modalità di preparazione del Pomodoro, alternando il consumo di Pomodori crudi e cotti. Ogni tecnica ha i suoi vantaggi, e un’alimentazione equilibrata che combina diverse preparazioni è il modo migliore per massimizzare l’apporto di nutrienti e composti bioattivi.
maggio/giugno 2025 www.elisirdisalute.it
Tumore dell’endometrio e vaccino
Il Tumore dell’endometrio è tra le neoplasie femminili più diffuse ed è l’unica in aumento; in circa l’80% dei casi questa malattia viene però scoperta in fase iniziale grazie alla precocità dei sintomi. Nonostante questo, anche la mortalità sta crescendo. Attualmente i trattamenti prevedono Chirurgia, combinazione di Chemioterapia e Immunoterapia, e Radioterapia. Ad aprire la strada ad un possibile vaccino terapeutico per questo tipo di tumore è uno studio italiano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - Fondazione Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma, pubblicato su “Precision Oncology” che mostra che i Tumori dell’endometrio caratterizzati da un particolare difetto genetico (relativo al deficit di un complesso proteico) condividono molti neo-antigeni con i Tumori del colon e dello stomaco con
Alzheimer, scoperto nuovo gene
Grazie a uno studio coordinato dall’Ospedale Molinette di Torino e frutto della collaborazione di diversi gruppi di ricerca italiani impegnati da anni nello studio delle cause genetiche della malattia, è stato possibile identificare un nuovo gene alla base dell’insorgenza dell’Alzheimer, il Grin2C. La scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Alzheimer’s Research & Therapy” suggerisce che alcune mutazioni genetiche siano la concausa dello sviluppo della malattia in età senile. Il gruppo scientifico ha studiato per diversi anni una famiglia italiana con Malattia di Alzheimer a esordio senile, scoprendo che era causata dalle mutazioni del gene Grin2C e dimostrando che gli effetti di questa mu-
Un team di Ricercatori dell’ Università di Padova e dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) ha scoperto che una dieta ricca di grassi altera la barriera intestinale e scatena infiammazione sistemica, aumentando il rischio di malattie metaboliche come il Diabete di tipo 2. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Diabetes”, dimostra che una dieta tipicamente occidentale, ricca di grassi, induce una risposta immunitaria nei neutrofili, cioè i globuli bianchi che hanno funzioni di difesa dell’organismo contro infezioni batteriche e fungine; i neutrofili rilasciano delle strutture chiamate NETs che, a loro volta, compromettono la barriera intestinale, facilitando la diffusione di componenti batterici nel sangue e promuovendo l’infiammazione. I Ricercatori
lo stesso difetto genetico. Queste proteine anomale, non presenti nelle cellule normali ma solo in quelle tumorali, sono il bersaglio di un vaccino terapeutico già esistente, il “Nous-209”, che si trova nelle prime fasi di sperimentazione in Pazienti con questi due tumori. L’obiettivo della nuova ricerca è proprio trovare una cosiddetta “prova di concetto” per l’impiego di questo vaccino anche nel Tumore dell’endometrio. Sfruttare in modo positivo un difetto molecolare che accomuna diversi tumori e aver dimostrato che i difetti presenti nel Tumore del colon o dello stomaco sono identificabili anche nelle Pazienti con Tumore dell’endometrio consente di poter ampliare l’utilizzo di questo vaccino anche alle donne con tumore dell’endometrio.
Per approfondire: https://shorturl.at/4P98t
tazione incrementano l’eccitabilità neuronale e alterano il legame di questa proteina con altre proteine neuronali. I Ricercatori hanno scoperto che il gene Grin2C altera il funzionamento di una proteina chiamata “recettore NMDA”, responsabile di controllare il passaggio del calcio nei neuroni. Quando il sistema non funziona correttamente, si verifica una “eccitazione eccessiva” delle cellule cerebrali che, alla fine, le danneggia o le uccide. Ad oggi erano note rare mutazioni in alcuni geni quali causa di Malattia di Alzheimer, principalmente in età presenile, ma questa scoperta suggerisce il ruolo di rare mutazioni genetiche anche come causa della malattia in età senile. Per approfondire: https://shorturl.at/xtGTh
hanno condotto esperimenti su modelli animali e su campioni di tessuto adiposo umano, dimostrando che l’azione dei NETs scatenata dalla dieta porta a un aumento della permeabilità intestinale, con conseguente propagazione di segnali infiammatori nell’organismo. Questa scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche e sottolinea l’importanza di comprendere i meccanismi alla base di queste interazioni per sviluppare nuove strategie preventive e terapeutiche. Le implicazioni di questa ricerca sono di grande rilievo per la comprensione delle Malattie metaboliche e suggeriscono un possibile bersaglio terapeutico per contrastare gli effetti negativi dell’iperalimentazione e dell’obesità.
Per approfondire: https://shorturl.at/Oq4sy
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Diabete e dieta
Svezzamento, una tappa importante
In questa fase dello sviluppo del bambino si formano sia le capacità fisiche necessarie a digerire cibi diversi dal latte, sia le abilità neuromotorie per alimentarsi con consistenze non liquide
Svezzamento,
Dott.ssa Elena Maggiora
Terapia Intensiva Neonatale - Ospedale Sant’Anna
A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino
Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche
Università di Torino
Prof.ssa Maria Elisabetta
Baldassarre
Dipartimento Interdisciplinare di Medicina
Neonatologia e TIN - Università di Bari “A. Moro”
GdS Nutrizione e Gastroenterologia Neonatale
della Società Italiana di Neonatologia (SIN)
Lo svezzamento (il termine scientifico è alimentazione complementare) rappresenta una tappa fondamentale nello sviluppo di un bambino, segnando il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea a una dieta varia e ricca di consistenze e sapori. Questo passaggio è fondamentale per soddisfare le crescenti esigenze nutrizionali del lattante che il latte materno o artificiale non riescono più a coprire da soli, e per favorire lo sviluppo del gusto, delle abilità masticatorie e di deglutizio -
ne, oltre a promuovere una maggiore autonomia alimentare.
Cosa dicono le Linee Guida
Le Linee Guida europee (fornite dalla “European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition”) raccomandano di iniziare lo svezzamento tra i 4 mesi e i 6 mesi. In tale periodo, sviluppano sia le capacità fisiche necessarie a digerire cibi diversi dal latte, sia le abilità neuromotorie per alimentarsi con consistenze non liquide. È fondamentale rispettare il “timing” corretto, valutando segnali come la capacità di stare seduto con supporto e l’interesse verso il cibo. È importante introdurre gradualmente alimenti con consistenze adeguate, come puree, cibi passati o semisolidi, opportunamente adattati per soddisfare le esigenze fisiologiche del lattante. L’offerta dei nuovi alimenti dovrà essere varia nelle consistenze e nella tipologia per facilitarne l’accettazione. Il rifiuto iniziale di alcuni nuovi alimenti è normale: riproporli più volte è cruciale per attuare di una dieta varia e bilanciata.
Quale approccio?
La ricerca scientifica recente suggerisce che introdurre precocemente un’ampia varietà di alimenti favorisca lo sviluppo della tolleranza immunitaria, riducendo il rischio di risposte allergiche in età successive. Questo avviene grazie all’ esposizione graduale del sistema immunitario a potenziali allergeni, ciò aiuta a riconoscere come sicure alcune sostanze estranee. È consigliabile, pertanto, introdurre tutti gli alimenti, inclusi quelli potenzialmente allergenici (come uova, frutta secca e glutine), entro il primo anno di vita. Tale approccio non dev’essere diverso nei bambini con familiarità per Allergie e Intolleranze alimentari. Diversamente dagli schemi tradizionali di alimentazione complementare, che prevedono l’introduzione di specifici alimenti secondo un calendario predefinito, l’ autosvezzamento, o “baby-led weaning” (BLW), è un metodo che permette al bambino di esplorare e consumare nuovi alimenti secondo
È importante introdurre gradualmente alimenti con consistenze adeguate, come puree, cibi passati o semisolidi
una scelta personale. Invece di ricevere cibi di consistenze definite dai genitori (tradizionalmente passati o omogeneizzati all’inizio e offerti secondo uno schema specifico), i bambini sono incoraggiati a sperimentare cibi che scelgono, possono afferrare e portare alla bocca da soli. Questo approccio, secondo alcuni studi, promuove una maggiore autonomia, migliora la coordinazione occhio-mano e può aiutare a sviluppare preferenze alimentari più varie ma richiede che il bambino sia sempre supervisionato durante i pasti per evitare il rischio di soffocamento. Non esistono tuttavia studi al momento che abbiano dimostrato l’adeguatezza nutrizionale dell’autosvezzamento.
Come comportarsi con i bambini pretermine
Per i bambini nati pretermine, l’inizio dell’alimentazione complementare si basa sull’ età corretta, calcolata considerando la data prevista del parto anziché quella effettiva di nascita. Sebbene questi bambini possano avere esigenze nutrizionali specifiche e raggiungere lo sviluppo neuromotorio in tempi diversi, non è necessario adottare schemi particolari per l’introduzione di alimenti potenzialmente allergenici o contenenti glutine.
Allergia o Intolleranza, quale distinzione?
Nel corso dello svezzamento è possibile che emergano Allergie e Intolleranze alimentari, due condizioni che, nonostante siano spesso confuse, presentano cause e sintomi differenti che è fondamentale distinguere al fine di adottare strategie di gestione adeguate.
• Allergie alimentari: sono reazioni del sistema immunitario a una proteina specifica presente in un alimento, erroneamente identificata come nociva; queste reazioni possono talvolta essere immediate e potenzialmente gravi, come nel caso delle Allergie a frutta con guscio, uova o crostacei;
• Intolleranze alimentari: sono legate a un deficit enzimatico o a difficoltà nella digestione di certi componenti alimentari, come nel caso dell’Intolleranza al lattosio o della Sensibilità al glutine. L’ Intolleranza al lattosio è causata dalla mancanza dell’enzima lattasi, necessario per scindere il lattosio in zuccheri più semplici. Diversamente, la Sensibilità al glutine, che non è una “vera Allergia”, si manifesta con sintomi che possono simulare quelli di una reazione allergica, ma senza coinvolgere il sistema immunitario in maniera diretta.
L’Intolleranza al lattosio è causata dalla mancanza dell’enzima lattasi, necessario per scindere il lattosio in zuccheri più semplici
Allergie alimentari: sintomi, diagnosi e terapia
I sintomi delle Allergie alimentari possono variare ampiamente ma i più comuni includono Orticaria, prurito, eruzione cutanea, labbra e viso gonfi, difficoltà respiratorie e, in casi gravi, anafilassi. Altri sintomi possono includere disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. Le reazioni possono essere immediate o manifestarsi entro alcune ore dall’ingestione dell’alimento responsabile. La diagnosi di Allergia alimentare richiede una valutazione clinica accurata e test specifici, come test cutanei, esami del sangue (dosaggio di immunoglobuline) o diete di esclusione seguite da test di reintroduzione. È essenziale rivolgersi al Pediatra per ottenere una diagnosi e una gestione adeguate. La terapia è rappresentata dall’eliminazione dell’alimento responsabile e dalla sua eventuale reintroduzione sotto controllo di un medico specializzato.
Allergia al latte...
Una particolare condizione è rappresentata dall’Allergia alle proteine del latte vaccino che può manifestarsi anche prima che il latte vaccino venga intro -
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dotto nella dieta del bambino. In rari casi infatti i sintomi possono comparire anche nei lattanti nutriti esclusivamente con latte materno. Il meccanismo sarebbe determinato dall’esposizione a una proteina di origine vaccina, la β -lattoglobulina, che dalla dieta della mamma passa al latte materno e quindi al bambino. Il ruolo che tale proteina svolgerebbe nel determinare la comparsa di sintomi “allergici” attraverso la sua presenza nel latte materno è ancora controverso.
...oppure Intolleranza?
L’Intolleranza alle proteine del latte può essere mediata o non mediata dalle immunoglobuline E (IgE). Quella IgE-mediata (che è la vera “Allergia”) provoca reazioni immediate (entro minuti o ore dall’esposizione) come Orticaria, edema, vomito o difficoltà respiratorie. La forma non IgE-mediata, (che quindi non può propriamente essere definita “Allergia”) invece, ha sintomi ritardati (anche giorni) che interessano il tratto gastrointestinale (vomito, diarrea, stipsi) o la cute (Eczema).
Anche in questo caso la diagnosi si basa su una dettagliata anamnesi allergologica, test specifici e test di reintroduzione. Per la forma non IgE-mediata,
È essenziale consultare un Pediatra se si sospetta che il bambino possa avere un’Allergia alimentare, in particolare se si manifestano sintomi severi
l’eliminazione del latte vaccino seguita dalla reintroduzione è il metodo diagnostico principale.
Come comportarsi
Nel caso di lattanti alimentati esclusivamente con latte materno con sintomi di Allergia alle proteine del latte vaccino, il latte materno rimane comunque l’alimento di prima scelta. Il sintomo più frequente è rappresentato dalla presenza di sangue rosso vivo nelle feci (Proctocolite), si tratta di forme comunque benigne ed autolimitantesi che quasi mai determinano anemizzazione nel lattante. Una dieta di esclusione del latte vaccino può essere indicata nella madre nutrice, seguita da un test di reintroduzione. Per i lattanti alimentati con latte artificiale è possibile ricorrere a formule speciali contenenti proteine con vario grado di idrolisi (ridotte in piccoli frammenti e per questo con potere allergenico ridotto) o a latti di origine vegetale, specifici per la prima infanzia (non sono adatti i latti vegetali in vendita al supermercato) e bilanciati per le esigenze nutrizionali del lattante (ad esempio il latte di riso).
È essenziale consultare un Pediatra se si sospetta che il bambino possa avere un’Allergia alimentare, in particolare se si manifestano sintomi severi come difficoltà respiratorie, gonfiore del viso o della gola. Il Pediatra può valutare i sintomi, prescrivere i test diagnostici appropriati e, se necessario, chiedere la consulenza di un Allergologo Pediatra. Le modifiche della dieta devono essere altresì valutate insieme al Pediatra ed è importante non tentare di gestire da soli le possibili Allergie alimentari, dato il rischio di proporre ai propri bambini diete non equilibrate nocive per la salute.
In sintesi
Lo svezzamento è una fase cruciale nella crescita di ogni bambino. Oltre a fornire una base nutrizionale solida, contribuisce allo sviluppo delle abilità motorie, rappresenta un momento fondamentale per stabilire abitudini alimentari sane e può contribuire a prevenire Allergie alimentari quando gestito in modo corretto e informato. Comprendere le differenze tra Allergie e Intolleranze alimentari è fondamentale per garantire la salute dei bambini. Con una diagnosi accurata e una gestione adeguata, i bambini possono condurre una vita sana e felice, anche con restrizioni alimentari. È sempre consigliabile consultare un professionista della salute per un supporto personalizzato e per garantire che la dieta del bambino sia equilibrata e nutriente.
Gastrite, quali accorgimenti?
Esistono alcuni alimenti e abitudini voluttuarie che possono aggravare i sintomi legati alla infiammazione della mucosa gastrica
Dott. Angelo Zullo U.O.C. Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Ospedale Nuovo Regina Margherita-Roma Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO)
“Dottore, mi deve aiutare: ho una brutta Gastrite!” “Signora, che sintomi ha?” “Ho sempre bruciore e acidità fino alla gola”
“Quindi, Signora, lei ha problemi di Reflusso gastroesofageo, non di Gastrite.” “No, no! Il mio Medico mi ha toccato qui sullo stomaco e ha detto che ho una brutta Gastrite!”
Quante volte un Gastroenterologo viene interpellato con questo quesito... Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza.
Che cos’è la Gastrite
Si tratta di un’infiammazione della mucosa gastrica che può essere diagnosticata solo attraverso una gastroscopia accompagnata da adeguate biopsie allo stomaco. In pratica, la diagnosi di Gastrite è istologica, si basa cioè sull’analisi microscopica dei tessuti, in quanto all’osservazione endoscopica la mucosa gastrica può apparire normale. Pertanto, non è possibile fare una diagnosi clinica di Gastrite, cioè semplicemente visitando il Paziente.
La Gastrite è un’infiammazione della mucosa gastrica che può essere diagnosticata solo attraverso una gastroscopia accompagnata da adeguate biopsie
Può diventare cronica
Per quanto esistano forme acute, alcune Gastriti diventano croniche. Questa infiammazione può rimanere totalmente silente o dare sintomi che, complessivamente, si definiscono con il termine di “dispepsia” (cattiva digestione).
I sintomi sono sostanzialmente di due tipi: dolore o fitta nella parte alta dell’addome, subito al disotto dello sterno, prevalentemente a digiuno, che tende a migliorare con l’assunzione di cibo (“... ogni tanto devo mangiare qualcosa altrimenti questo dolore non mi lascia in pace”, questo riferisce il Paziente)
accorgimenti?
oppure, nell’altra forma, si ha la sensazione di sazietà precoce (“...mi viene un peso o una stretta proprio qui nello stomaco tanto da non riuscire a finire neanche un pasto”). Questo dipende dal tipo di alterazione della secrezione dell’acido nello stomaco, causato dalle diverse forme di Gastrite, alcune delle quali determinano un incremento dell’acidità gastrica, mentre altre addirittura una marcata riduzione e questo comporta terapie e accorgimenti dietetici differenti.
L’ABC delle Gastriti
Le Gastriti croniche più frequenti possono essere descritte con l’ABC delle Gastriti, dove A sta per autoimmune, B per batterica e C per chimica.
La Gastrite autoimmune è poco diffusa e colpisce circa il 3-9% della popolazione. Si tratta una Gastrite cronica causata da un processo autoimmunitario irreversibile, simile alla Tiroidite autoimmune con la quale peraltro si associa frequentemente, innescato da una causa non nota. La Gastrite autoimmune determina un aumentato rischio di sviluppare Tumori neuroendocrini e Cancro nello stomaco, che fortunatamente si verificano solo in una piccola percentuale di Pazienti.
La Gastrite batterica rappresenta di gran lunga la forma di Gastrite cronica più frequente ed è causata dall’Infezione da “Helicobacter pylori”.
L’infezione si contrae in genere in età pediatrica o adolescenziale e persiste per tutta la vita, se non adeguatamente curata con specifici schemi di terapie antibiotiche di cui oggi disponiamo. Questa forma di Gastrite espone il Paziente al rischio di insorgenza di Ulcera (gastrica o duodenale), di Carcinoma e di Linfoma dello stomaco
Le Gastriti chimiche sono causate principalmente dai farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), usati prevalentemente per i dolori osteoarticolari o come prevenzione cardiovascolare. Per i soggetti con più di 65 anni di età che assumono questi farmaci è prevista la contemporanea assunzione di gastroprotettori in grado di contrastare l’insorgenza di Gastrite erosiva e di Ulcere.
Altre cause di Gastrite chimica sono l’eccessiva e reiterata assunzione di alcol e il Reflusso di bile nello stomaco (la cosiddetta Gastrite biliare).
L’eccessivo consumo di caffè (caffeina), così come il fumo di sigaretta (nicotina), fa aumentare la secrezione acida nello stomaco
Quale regime alimentare?
Per quanto concerne la dieta, non sono noti alimenti che possono causare una Gastrite cronica, escludendo il consumo eccessivo e ripetuto di alcol (etilismo).
Quindi, l’assunto molto diffuso che “mangiare spesso i panini o mangiare a mensa causi la Gastrite” non ha alcuna giustificazione scientifica. Tuttavia, esistono alcuni alimenti e abitudini voluttuarie che possono aggravare i sintomi legati alla infiammazione della mucosa gastrica.
L’eccessivo consumo di caffè (caffeina), così come il fumo di sigaretta (nicotina), fa aumentare la secrezione acida nello stomaco che causa un aggravamento dei sintomi in chi è affetto da Gastrite e soffre già di dolore allo stomaco a digiuno.
Lo stesso si verifica con l’eccessivo consumo di cioccolata (teobromina) o cibi molto speziati che stimolano la secrezione dell’acido gastrico.
I cibi molto grassi o il bere vino in eccesso, invece, determinano un rallentamento dello svuotamento gastrico per cui gli alimenti rimangono più a lungo nello stomaco, causando sensazione di nausea e ripienezza, risultando particolarmente indigesti a chi già soffre di digestione lenta o difficoltosa legata a una Gastrite cronica.
Il ruolo di alcune bibite, molto consumate dai giovani e giovanissimi, che può causare sintomi dispeptici viene spesso trascurato. È noto che in una lattina di cola è contenuta una quantità di caffeina pari a mezza tazzina di caffè, oltre a sostanze molto acide (acido ortofosforico) e anidride carbonica che stimola eruttazioni, un mix non proprio benefico per i Pazienti con Gastrite cronica.
Il ruolo dell’acido ascorbico
D’altra parte, non ci sono alimenti che siano in grado di far guarire le Gastriti. In alcune forme di Gastrite autoimmune con marcata riduzione della secrezione acida gastrica, tuttavia, l’assunzione di vitamina C (acido ascorbico) con la frutta fresca o spremute può risultare utile a migliorare i sintomi dispeptici, oltre a essere un antiossidante potenzialmente efficace nel contrastare l’evoluzione del processo infiammatorio. Infatti, nei Pazienti con Gastrite cronica atrofica, si verifica una netta riduzione della normale secrezione di acido ascorbico nel succo gastrico.
La prevenzione dell’Infezione da Helicobacter pylori
Esistono comportamenti e stili di vita utili per prevenire la Gastrite batterica da Helicobacter pylori che, come si è detto, rappresenta la forma più comune di Gastrite cronica. La trasmissione di questa infezione avviene principalmente per via oro-fecale, vale a dire attraverso l’ingestione di alimenti, particolarmente verdure e ortaggi, contaminati da feci umane e non adeguatamente lavate. Inoltre, nei Paesi dove l’acqua non viene clorata o può essere contaminata da acqua di pozzi, esiste il rischio di contrarre l’Infezione da Helicobacter pylori anche utilizzando l’acqua della
Nei Paesi dove l’acqua non viene clorata o può essere contaminata da acqua di pozzi, esiste il rischio di contrarre l’Infezione da Helicobacter pylori
rete di distribuzione. Questo è stato dimostrato in alcuni paesi dell’America Latina e in altri africani e asiatici in via di sviluppo. Pertanto, è consigliabile adottare misure preventive quando si viaggia in tali aree geografiche.
Se la Gastrite cronica viene trascurata
Il processo infiammatorio tende a evolvere nel tempo, in genere di anni, portando a un progressivo “assottigliamento” della mucosa gastrica (atrofia) e alla sostituzione delle normali ghiandole gastriche con ghiandole di tipo intestinale (metaplasia intestinale) che non producono più il normale acido cloridrico, ma muco. Quando queste due condizioni (atrofia e metaplasia) si estendono a tutta la mucosa gastrica, come avviene in meno del 10% di tutti i Pazienti con Gastrite cronica, vi è una predisposizione all’insorgenza di neoplasie nello stomaco.
Pertanto, solo i Pazienti con Gastrite cronica evoluta in atrofia o metaplasia intestinale diffusa in gran parte dello stomaco necessitano di controlli con gastroscopia ogni 3 anni per identificare precocemente l’eventuale sviluppo di lesioni neoplastiche che, nelle forme iniziali, possono essere rimosse in endoscopia.
D’altra parte, i Pazienti con Gastrite cronica ma senza atrofia e metaplasia estesa non necessitano di controlli endoscopici. Non è mai inopportuno ricordare che il fumo di sigaretta, oltre a aumentare il rischio di numerose neoplasie (polmoni, laringe, pancreas, esofago e vescica), rappresenta un fattore di rischio indipendente anche per il Cancro gastrico, particolarmente nei Pazienti che soffrono già di Gastrite cronica con atrofia o metaplasia intestinale. In sintesi, possiamo concludere che le Gastriti croniche più frequenti si possono descrivere con l’ABC delle Gastriti, alcune delle quali sono curabili (Gastrite da H. pylori e da farmaci anti-infiammatori) mentre per altre (Gastrite autoimmune) non ci sono terapie risolutive. Solo le Gastriti croniche che evolvono in atrofia e metaplasia necessitano di controlli endoscopici cadenzati.
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Nel post-Infarto la prevenzione secondaria consiste principalmente in terapie farmacologiche, modifiche dello stile di vita e monitoraggio clinico
le e Tachicardie ventricolari, aumentano il rischio di mortalità, mentre le recidive ischemiche persistono nonostante terapie ottimali.
Cosa dicono le Linee Guida
La prevenzione secondaria nella gestione del postInfarto, raccomandata dalle Linee Guida della Società Europea di Cardiologia e dall’ “Amercan Heart Association”, consiste principalmente in terapie farmacologiche, modifiche dello stile di vita e monito-
raggio clinico. Farmaci come statine ad alta intensità, inibitori del PCSK9 (enzima coinvolto nell’omeostasi del colesterolo) e nuove terapie per la lipoproteina(a) riducono significativamente gli eventi cardiovascolari. ACE-inibitori, ARNI (“Angiotensin Receptor Neprilysin Inhibitor”), beta-bloccanti e inibitori SGLT2 (inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2) migliorano la sopravvivenza nei Pazienti con Disfunzione ventricolare sinistra, mentre gli agonisti recettoriali GLP-1 agonisti (“Glucagon-Like Peptide-1”) offrono benefici cardiovascolari e metabolici nei diabetici. I programmi di Riabilitazione cardiovascolare riducono la mortalità del 25%, migliorando la capacità funzionale, ma l’adesione rimane sub ottimale.
La presenza di altre malattie
Se sussistono altre patologie, la gestione del post-Infarto risulta ancora più complessa. Obesità, Insufficienza renale cronica, BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva) e Neoplasie richiedono approcci personalizzati. L’obesità è associata a uno stato pro-infiammatorio, ma il “paradosso dell’obesità” suggerisce esiti migliori nei Pazienti obesi rispetto ai normopeso. La BPCO complica l’uso di beta-bloccanti, mentre l’Insufficienza renale aumenta il rischio di eventi avversi legati ai farmaci. Neoplasie e cardiotossicità richiedono collaborazione tra Cardiologi e Oncologi.
Disparità nell’accesso alle cure e aderenza quasi ottimale ai protocolli di follow-up rappresentano ulteriori sfide. Nei Paesi a medio-basso reddito, solo il 20% dei Pazienti accede a programmi di Riabilitazione e meno del 50% aderisce al follow-up, ostacolato da barriere logistiche ed educative. Superare queste criticità è essenziale per ottimizzare gli esiti clinici e ridurre le complicanze a lungo termine.
Gli esami di controllo, una panoramica
La gestione post-Infarto richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato, focalizzato sulla prevenzione secondaria, il monitoraggio delle complicanze e l’ottimizzazione delle terapie. Il follow-up si avvale di esami di laboratorio, imaging avanzato e test funzionali, scelti in base alle caratteristiche cliniche del Paziente
I
biomarcatori sono fondamentali per monitorare il Paziente nel periodo post-Infarto, definire il rischio e personalizzare le terapie
per ridurre il rischio di eventi futuri. Di seguito, una panoramica delle principali modalità diagnostiche.
Esami di laboratorio
I biomarcatori sono fondamentali per monitorare il Paziente nel periodo post-Infarto, definire il rischio e personalizzare le terapie:
• troponine ad alta sensibilità (hs-TnI e hs-TnT): rilevano il danno miocardico e offrono informazioni prognostiche; livelli persistentemente elevati sono associati a recidive ischemiche e Scompenso cardiaco;
• NT- proBNP e BNP: si tratta di indicatori chiave della funzione ventricolare, utili per diagnosticare e monitorare la disfunzione ventricolare, tipica della Insufficienza cardiaca, valori elevati richiedono un’intensificazione della terapia;
• Proteina C-Reattiva (PCR): è un marker infiammatorio indipendente associato a un rischio maggiore di recidive e complicanze cardiovascolari;
• lipoproteina(a): si tratta di un fattore di rischio genetico per Aterosclerosi e Trombosi, con terapie innovative in fase di sviluppo;
• colesterolo LDL: è un target critico nella prevenzione secondaria; riduzioni aggressive, con le attuali terapie ipolipemizzanti (che abbassano il tasso ematico dei lipidi), migliorano significativamente la prognosi;
• funzione renale: il monitoraggio di creatinina e l’eGFR (tasso di filtrazione glomerulare) è essenziale per adattare le terapie farmacologiche, poiché la disfunzione renale peggiora la prognosi.
Risonanza Magnetica Cardiaca, quali vantaggi?
La Risonanza Magnetica Cardiaca (CMR) è un esame non invasivo fondamentale per caratterizzare il tessuto
miocardico e monitorare la funzione cardiaca, per i seguenti vantaggi che produce:
• caratterizzazione della cicatrice infartuale: l’utilizzo di un particolare mezzo di contrasto (il gadolinio) rende possibile quantificare la Fibrosi miocardica, essenziale per stratificare il rischio di Aritmie e Scompenso cardiaco;
• misurazione della funzione ventricolare: la CMR è il “gold standard” per misurare la frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF), ossia la misura del volume di sangue espulso dal ventricolo sinistro ad ogni battito, guidando decisioni terapeutiche come l’impianto di ICD o CRT;
• Trombosi Apicale: la capacità unica della CMR di distinguere i trombi dal miocardio circostante riduce il rischio di complicanze emboliche;
• caratterizzazione tissutale avanzata: le tecniche di mapping T1 e T2 e il calcolo dell’ECV (volume extracellulare) rilevano Fibrosi diffusa ed edema, utili per determinare il rischio e monitorare le terapie.
Test funzionali
I test funzionali che valutano la capacità cardiaca e rilevano l’Ischemia residua sono:
• Eco-stress: identifica la presenza di Ischemia miocardica tramite agenti farmacologici come dobutamina, dipiridamolo ormai desueto;
• Risonanza Magnetica da stress: è il “gold standard” per diagnosticare Ischemia inducibile con elevata sensibilità e specificità;
• Scintigrafia Miocardica Perfusiva: è un esame che mappa la perfusione miocardica (quantità di sangue che arriva al cuore) e valuta la vitalità del tessuto, con il limite dell’esposizione a radiazioni;
• Test Cardiopolmonare (CPET): fornisce alcuni parametri utili nei Pazienti con Scompenso cardiaco e in Riabilitazione;
• Test da Sforzo con Cicloergometro: valuta la tolleranza allo sforzo e rileva Ischemia o Aritmie.
Ecocardiografia e Holter-ECG
L’Ecocardiografia è versatile e accessibile, essenziale per valutare struttura e funzione cardiaca; l’Holter-ECG monitora l’attività elettrica cardiaca per 24-48 ore (fino a 14 giorni con tecnologie avanzate), rilevando Aritmie silenti o parossistiche.
Defibrillatore indossabile (WCD)
Il defibrillatore indossabile temporaneo protegge i Pazienti ad alto rischio transitorio nei primi 40 giorni post-Infarto, quando la funzione ventricolare può
L’Ecocardiografia è versatile e accessibile, essenziale per valutare struttura e funzione cardiaca; l’Holter-ECG monitora l’attività elettrica cardiaca per 24-48 ore
migliorare. Studi internazionali su oltre duemila Pazienti evidenziano una significativa riduzione di morte cardiaca improvvisa nel gruppo con WCD, offrendo un’opzione non invasiva in attesa di rivalutazione.
ICD e CRT
L’ICD (“Implantable Cardioverter Defibrillator”) è indicato in alcuni casi, riducendo la mortalità totale fino al 31%. La CRT (Terapia di Resincronizzazione Cardiaca) è raccomandata per altre specifiche situazioni e può migliorare funzione ventricolare e sopravvivenza. La combinazione CRT-D è ideale per Pazienti con Insufficienza cardiaca avanzata, unendo protezione per la morte cardiaca improvvisa e miglioramento emodinamico.
Conclusioni
La gestione post-Infarto richiede un approccio multidisciplinare per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari residui. L’ottimizzazione delle terapie, i programmi di Riabilitazione e l’uso di dispositivi come ICD, CRT e WCD migliorano la qualità della vita e riducono la mortalità. La stratificazione del rischio tramite imaging e biomarcatori consente interventi mirati, ma rimangono lacune per alcune situazioni. Nuovi biomarcatori, dispositivi evoluti e intelligenza artificiale promettono una gestione più personalizzata e proattiva. L’innovazione tecnologica, combinata con strategie personalizzate e prevenzione strutturata, è essenziale per ridurre il peso della malattia cardiovascolare.
RICOLA, DAL 1930 TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Ricola è una delle aziende produttrici di caramelle alle erbe più moderne e innovative, sinonimo di qualità svizzera e benessere naturale. Fondata nel 1930 a Laufen, vicino a Basilea, l’azienda a conduzione familiare ha saputo trasformare la sua passione per le erbe in una realtà globale. Oggi, Ricola esporta le sue specialità in 45 paesi e offre una gamma di circa 50 diversi gusti di caramelle alle erbe e tisane.
LE CARAMELLE RICOLA
La miscela delle caramelle Ricola si basa su una formula segreta che combina sapientemente le 13 erbe originali svizzere, selezionate con cura per le loro proprietà benefiche. Questa ricetta esclusiva, tramandata nel tempo, è il cuore di ogni caramella Ricola, che garantisce un gusto inconfondibile e tutta la qualità della natura svizzera.
RICOLA B CORP
Dal 2023, Ricola è diventata una B Corporation certificata, si tratta di un riconoscimento che attesta l’impegno per una gestione aziendale sostenibile sotto il profilo economico, sociale ed ecologico. In qualità di datore di lavoro responsabile, Ricola si impegna giornalmente a creare un ambiente di lavoro equo e inclusivo, valorizzando i suoi collaboratori e promuovendo l’innovazione.
L’unione tra i valori di un’impresa familiare, della qualità svizzera e della passione per l’innovazione hanno reso Ricola un marchio di successo a livello mondiale. Ogni prodotto racchiude il meglio della natura e della tradizione, con un occhio sempre rivolto al futuro e alla sostenibilità
L’attenzione alla qualità e alla sostenibilità è al centro della filosofia Ricola. Pioniera nella coltivazione delle erbe in Svizzera, l’azienda seleziona con cura i luoghi e i metodi di coltivazione per garantire ingredienti naturali e di alta qualità.
Per questo, collabora con circa 85 aziende agricole nelle regioni montane svizzere, stipulando contratti d’acquisto fissi a lungo termine, che promuovono un’agricoltura responsabile e sostenibile.
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Dall’esperienza Ricola nasce Menta Fresca una nuova caramella dall’effetto rinfrescante e rivitalizzante che ti accompagna in ogni momento della giornata con il suo ricco e delizioso sapore di menta. Il nuovo gusto Menta Fresca amplia la gamma già esistente di caramelle Ricola con un prodotto a base di menta piperita delle Alpi Svizzere, una pianta dalle numerose proprietà, tra cui la capacità di rinfrescare a lungo bocca e gola. Per garantire una freschezza immediata e duratura, Menta Fresca contiene oltre alle tradizionali 13 erbe alpine svizzere Ricola anche olio essenziale di menta piperita.
Pavimento manteniamolo
Attraverso esercizi mirati e programmi terapeutici è possibile rafforzare i muscoli del Pavimento pelvico, alleviando i disturbi e migliorando la qualità della vita
pelvico, manteniamolo in salute
LDott.ssa Donatella Giraudo
Fisioterapista
Consulente Dipartimento di Urologia
Ospedale San Raffaele Turro - Milano
Professore a Contratto Università “Vita e Salute”
Ospedale San Raffaele - Milano
Dott.ssa Manuela Tutolo
Responsabile Urologia funzionale
U.O. Urologia
Professore a contratto Università “Vita e Salute”
IRCCS Ospedale San Raffaele - Milano
Società Italiana di Urologia (SIU)
a Riabilitazione del Pavimento pelvico è un’area di specializzazione, nell’ambito della Fisioterapia, che mira a migliorare la funzione di un gruppo di muscoli situati nella parte inferiore del bacino, noti appunto come “muscoli del Pavimento pelvico”. Questi muscoli supportano gli organi pelvici, come la vescica, l’utero (nel caso della donna), il retto e l’intestino.
Che cos’è il Pavimento pelvico?
È un insieme di muscoli e legamenti che si estendono dal pube al coccige e dai lati del bacino, svolgendo un ruolo fondamentale nel mantenimento della continenza urinaria e fecale, nel supporto degli organi pelvici e nella facilitazione delle funzioni sessuali. La
loro attività dipende da una combinazione di fattori tra cui forza, resistenza e coordinazione muscolare. Ogni volta che si verifica una qualsiasi alterazione di questo complesso equilibrio possono insorgere disturbi che hanno un grande impatto sulla qualità della vita. Tra i problemi più comuni legati al Pavimento pelvico ci sono l’Incontinenza urinaria (sia da sforzo che da urgenza), le Disfunzioni intestinali (Stipsi/ Incontinenza fecale), il Dolore pelvico cronico, alcune Disfunzioni sessuali e il Prolasso degli organi pelvici.
In caso di Incontinenza
Si tratta di una delle condizioni più comuni che può essere trattata attraverso la Riabilitazione del Pavimento pelvico. Talvolta si manifesta con la perdita involontaria di urina durante attività come tossire, ridere, sollevare oggetti pesanti o praticare esercizio fisico ed è definita Incontinenza da sforzo; si verifica quando i muscoli pelvici non riescono a contrastare l’aumento di pressione addominale, mantenendo vescica e uretra nella posizione corretta ed è particolarmente comune nelle donne dopo il parto o dopo interventi ginecologici, durante la menopausa e, in una certa percentuale, anche negli uomini che sono stati sottoposti ad intervento chirurgico di prostatectomia radicale.
Se il dolore è cronico, la causa potrebbe essere un’eccessiva contrazione dei muscoli pelvici, spesso dopo eventi infettivi o traumatici
Un’altra forma di Incontinenza, quella da urgenza, invece si manifesta al momento dello stimolo impellente con impossibilità a trattenere l’urina ed è legata ad un’alterazione del complesso meccanismo neurologico tra gli organi e i muscoli del Pavimento pelvico. Si manifesta in entrambi i sessi con incidenza variabile e può essere causata da Patologie neurologiche, pregresse chirurgie o radioterapie, invecchiamento dei tessuti o infezioni.
Prolasso, disfunzioni e cronicità
Il Prolasso degli organi pelvici si verifica invece quando la forza dei muscoli pelvici non è più sufficiente a mantenere gli organi pelvici (utero, vescica, intestino) nella loro posizione naturale, causando sensazione di peso, di ingombro o pressione nella zona pelvica, difficoltà nell’evacuazione e Incontinenza urinaria. Le Disfunzioni sessuali, come il dolore durante il rapporto o la difficoltà a raggiungere l’orgasmo, possono essere correlate a problemi muscolari nella zona pelvica (ad esempio ipertono doloroso).
Se il dolore è cronico la causa potrebbe essere un’eccessiva contrazione/ipertono dei muscoli pelvici, spesso dopo eventi infettivi o traumatici, causando sintomi come dolore, spasmi e disagio nelle attività quotidiane. Inoltre, durante la gravidanza, i muscoli pelvici subi-
La Riabilitazione del Pavimento pelvico è un programma terapeutico che si concentra sul miglioramento della funzione dei muscoli con l’obiettivo di alleviare i sintomi
scono uno stress maggiore a causa del peso del feto e dei cambiamenti ormonali e, dopo il parto, potrebbero risultare indeboliti, causando problemi come l’Incontinenza urinaria o il Prolasso degli organi pelvici.
Disturbi intestinali
Alcuni Disturbi intestinali, come la Stipsi cronica, sono legati a una Disfunzione del Pavimento pelvico. Quando i muscoli pelvici non sono in grado di coordinarsi correttamente, può diventare difficile evacuare. D’altro canto, una Sindrome dell’intestino irritabile con evacuazioni frequenti, può essere uno dei fattori predisponenti l’ipertono della muscolatura (il Paziente ha necessità di trattenere in continuazione) e quindi si può manifestare dolore pelvico.
Il percorso di Riabilitazione
La Riabilitazione del Pavimento pelvico è un programma terapeutico che si concentra sul miglioramento della funzione di questi muscoli con l’obiettivo
di alleviare i sintomi legati alle disfunzioni pelviche. L’esercizio è il trattamento di prima scelta per la prevenzione e il miglioramento delle disfunzioni perineali, contribuendo a rafforzare e migliorare la resistenza e coordinare la contrazione dei muscoli pelvici con altri distretti muscolari e scheletrici. Il programma riabilitativo deve comprendere vari step di cui il primo, fondamentale, è lo sviluppo della consapevolezza della muscolatura perineale tramite feedback tattili, visivi o con l’aiuto di un Riabilitatore. Successivamente si propongono esercizi in posizione supina, utilizzando supporti per facilitare la percezione della contrazione muscolare (palline, rotoli di spugna) per poi passare a posizioni più complesse, fino ad arrivare alla posizione eretta. Alcuni esercizi dinamici come la contrazione del perineo vengono poi consigliati e inseriti nei movimenti quotidiani, nello sport o nell’attività lavorativa. Inoltre lavorare sulla postura aiuta a ottimizzare l’attivazione dei muscoli pelvici e a correggere quegli atteggiamenti che, se assunti continuativamente durante la giornata, possono comportare una affaticabilità e la debolezza del perineo. La contrazione volontaria dei muscoli pelvici implica movimenti di “risalita” e “chiusura”, come se questi muscoli dovessero essere portati in alto, verso la testa; esistono due categorie principali di esercizi che permettono di raggiungere un buon tono muscolare ovvero quelli basati sulla forza e quelli basati sulla resistenza. Gli esercizi di forza si concentrano su poche ripetizioni con carichi elevati mentre quelli di resistenza prevedono molte ripetizioni con carichi leggeri.
Esercizi e metodi di allenamento
In letteratura nel tempo sono state proposte varie metodiche di allenamento, le più conosciute sono:
• “Knack” o contrazione anticipatoria: consiste nella pre-contrazione dei muscoli pelvici prima di un aumento della pressione addominale (come il colpo di tosse, lo starnuto o lo sforzo fisico); questo meccanismo è utile nelle donne con Incontinenza urinaria da sforzo (IUS) e aiuta a prevenire la discesa di vescica e uretra, migliorando la continenza;
• Strength Training del Pavimento pelvico: in questo caso gli esercizi mirano a migliorare la forza e il tono dei muscoli, per garantire un buon supporto agli organi pelvici; gli esercizi includono contrazioni volontarie brevi, rapide e intense per la componente muscolare fasica, cioè quella della velocità del movimento, e contrazioni lunghe e progressive per la componente tonica, quella della tenuta e del
maggio/giugno 2025 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori
sostegno dei visceri, oltre all’utilizzo di resistenza manuale o strumentale;
• Pelvic Core Training: la contrazione del Pavimento pelvico viene inserita e coordinata con esercizi di respirazione, di reclutamento della parete addominale ed esercizi per gli arti inferiori e superiori, proposti spesso anche in gruppo;
• Tecniche posturo-respiratorie: basate sulla conoscenza dello stretto rapporto presente tra i movimenti del diaframma respiratorio, il reclutamento della muscolatura addomino-pelvica, i muscoli del rachide e la postura; gli esercizi di contrazione del perineo vengono quindi proposti durante una espirazione, in posture diverse, da quelle più semplici a quelle più complesse e con l’obiettivo di migliorare anche la funzione e l’estetica di tutta la muscolatura della parete addominale;
• Tecniche Ipopressive: gli esercizi, proposti in posture diverse e con difficoltà progressive, prevedono una espirazione massimale al termine della quale si richiede un’apnea inspiratoria; questo comporta una riduzione della pressione all’interno dell’addome e, per via riflessa, una contrazione della muscolatura perineale e addominale.
Attraverso l’esercizio fisico mirato, la consapevolezza
muscolare e altre tecniche
terapeutiche è possibile migliorare significativamente la qualità della vita dei Pazienti
La scelta dell’esercizio dipende dalle caratteristiche individuali del Paziente e della disfunzione e la combinazione di diverse metodologie può migliorare i risultati riabilitativi.
Apparecchi di Biofeedback
Qualora l’esecuzione dell’esercizio dovesse risultare particolarmente difficile e vi fosse la necessità di “visualizzare” il movimento del muscolo per comprenderne meglio la funzione, è possibile utilizzare apparecchi di Biofeedback che, tramite una sonda o degli elettrodi applicati direttamente sulla muscolatura perineale, permettono al Paziente di osservare sullo schermo dell’apparecchio ciò che avviene a livello del Pavimento pelvico; gli strumenti attuali si avvalgono di sistemi bluetooth per monitorare l’attività anche durante esercizi eseguiti in piedi o durante uno specifico gesto sportivo o le attività lavorative
Alcuni consigli
In sintesi, il rafforzamento del pavimento pelvico e la rieducazione posturale sono essenziali per la funzionalità muscolare e la continenza urinaria ma devono essere appresi e ripetuti in ambulatorio, sotto supervisione del Riabilitatore. La Riabilitazione pelvica inoltre permette ai Pazienti di sperimentare anche un miglioramento in ambito sessuale e quindi un grande beneficio in termini di qualità di vita. È importante che gli esercizi vengano svolti giornalmente anche a domicilio , secondo gli schemi che normalmente vengono rilasciati alla fine della seduta. In termini sintomatologici, vista l’anatomia e l’innervazione degli organi e dei muscoli del pavimento pelvico, circa il 30% dei Pazienti presenta più di un disturbo (ad esempio vescicale e intestinale), risulta quindi essenziale una valutazione a 360° per fornire loro il trattamento più adeguato che abbia un effetto combinato su diverse strutture. In questo senso la Riabilitazione del Pavimento pelvico è un trattamento efficace e non invasivo per differenti disturbi che coinvolgono questa zona del corpo. Attraverso l’esercizio fisico mirato, la consapevolezza muscolare e altre tecniche terapeutiche è possibile migliorare significativamente la qualità della vita delle persone affette da disfunzioni pelviche. È fondamentale rivolgersi a un professionista qualificato, come un Fisioterapista specializzato in Riabilitazione del Pavimento pelvico, per ottenere un programma di trattamento personalizzato che possa rispondere alle specifiche esigenze di ciascun Paziente.
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La Menopausa è un periodo fisiologico della vita della donna di cui si parla ancora troppo poco, forse perché spesso vissuta come tabù. Oggi le donne hanno un’aspettativa di vita sempre più alta; ciò significa che al momento dell’arrivo della Menopausa (tra i 45 e i 55 anni) hanno ancora un lungo futuro davanti che può e deve essere vissuto in modo felice, perseguendo attivamente il proprio benessere.
L’informazione e la prevenzione sullo stile di vita e sulle terapie disponibili risultano quindi fondamentali per fare in modo che sempre più donne gestiscano in modo consapevole la propria salute con tutti gli strumenti disponibili, mettendo in atto le indicazioni che gli Specialisti possono offrire loro. Durante il mese di
Race for the Cure 2025
Dall’8 all’11 maggio 2025, nella splendida cornice del Circo Massimo a Roma, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, si svolgerà la 26a edizione della “Race for the Cure” di Roma, la più grande manifestazione per la prevenzione e il contrasto ai Tumori del seno in Italia e nel mondo. Nel Villaggio della “Race for the Cure” si svolgeranno tante iniziative gratuite aperte a tutti, con un’ampia area di incontro dedicata alle “Donne in Rosa”, donne che stanno affrontando o hanno affrontato il Tumore del seno, vere protagoniste della manifestazione. Grazie alle loro coraggiose testimonianze e alla condivisione delle esperienze, hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sull’impor-
Mese prevenzione Melanoma
Maggio è il mese della prevenzione del Melanoma, un tipo di Cancro della pelle che origina dai melanociti, le cellule responsabili della produzione di melanina, il pigmento che dà colore alla pelle. Questo tumore è particolarmente aggressivo e può diffondersi rapidamente ad altri organi del corpo se non trattato tempestivamente, è pertanto molto importante adottare comportamenti e abitudini per prevenirlo come, ad esempio, proteggersi dal sole durante le ore più calde utilizzando abbigliamento adeguato, cappelli e occhiali da sole, applicare una crema solare, scegliendone una adatta al proprio tipo di pelle, ed evitare le
maggio, il team scientifico della rivista Elisir di Salute attraverso il Circuito Informazione e Prevenzione (CIP) propone a tutte le donne afferenti alle strutture sanitarie aderenti al progetto, alcuni temi chiave di riflessione e alcune indicazioni di base utili a costruire un’adeguata informazione su questo tema. Il punto fondamentale su cui focalizzare l’attenzione è rappresentato, oltre all’attivazione delle opportune correzioni al proprio stile di vita, al ricorso alla completa gamma delle terapie disponibili che dovranno essere utilizzate in rapporto alle caratteristiche individuali e dopo aver adeguatamente valutato il proprio stato di salute con l’aiuto degli Specialisti Ginecologi. Per approfondire: www.elisirdisalute.it
tanza della diagnosi precoce e generato negli anni un cambiamento culturale nell’approccio alla malattia, trasferendo forza e speranza. Grazie alla “Race for the Cure” sono stati avviati in tutta Italia oltre 1.500 nuovi progetti di promozione della prevenzione e supporto alle donne operate, su tutto il territorio nazionale. L’ultimo giorno della “Race”, domenica 11 maggio, si terrà la tradizionale corsa di beneficenza con la passeggiata di 2 km, la corsa di 5 km aperta a tutti e la gara competitiva da 10 km, per testimoniare il supporto e il sostegno alle donne in rosa e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione. Per partecipare: www.raceforthecure.it
lampade UV artificiali. È inoltre cruciale effettuare un controllo e monitoraggio regolare dei nei, affidandosi al Dermatologo che, attraverso esami periodici e l’utilizzo di strumenti come il dermatoscopio, può identificare lesioni sospette e determinarne la necessità di ulteriori indagini o trattamenti. Possiamo infine monitorare nei e formazioni sospette anche autonomamente attraverso l’autoesame periodico della propria cute, da eseguire ogni 3 mesi, seguendo la regola “ABCDE”: Asimmetria, Bordi irregolari, Colore disomogeneo, Dimensioni maggiori di 6 mm, Evoluzione rapida. Per approfondire: https://shorturl.at/MOHES
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intollerante al lattosio
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Intolleranza al lattosio
Questa condizione è causata dalla mancanza parziale o totale di lattasi, un enzima che aiuta a digerire il lattosio, lo zucchero naturale presente nel latte. Scegliere alimenti che rispettino le proprie esigenze può diventare quindi complicato, ma chi l’ha detto che bisogna rinunciare al gusto? Con la Robiola Senza Lattosio Nonno Nanni, hai una soluzione perfetta: un formaggio fresco, cremoso e soffice, pensato per garantire tutto il piacere della sua versione tradizionale, ma senza lattosio.
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Infertilità di coppia, esami e fattori da valutare
L’Infertilità è definibile come l’impossibilità di concepire per un periodo di tempo che, nella coppia la cui partner femminile è al di sotto dei 35 anni, viene normalmente definito di 12 mesi. Nella coppia la cui età femminile è più avanzata, questa diagnosi può essere posta già dopo 6 mesi di rapporti sessuali non protetti e mirati (che cadono cioè all’interno del periodo ovulatorio) non comportanti un concepimento.
I numeri del problema
L’Infertilità è da considerare una vera e propria patologia, che l’OMS stessa nel 2023 ha stimato interessi nel mondo 1 persona su 6, quasi il 18% della popolazione, senza distinzioni geografiche. I numeri sono esponenzialmente in aumento negli ultimi decenni ed è sorprendente pensare come una tematica di una simile rilevanza per la popolazione mondiale, rivesta tuttavia un’importanza piuttosto limitata nelle politiche sanitarie e sociali di molti paesi, soprattutto
Nella valutazione degli
esami, ancora troppo spesso i clinici si concentrano sulla figura femminile, dimenticando di analizzare il partner maschile
Dott.ssa Cecilia Mezzadri
Dirigente Medico Ginecologo
UO Ostetricia e Ginecologia
SOS PMA - IRCCS Santa Maria Nuova
Reggio Emilia
Associazione Ostetrici Ginecologi
Ospedalieri Italiani
L’OMS nel 2023 ha stimato che l’Infertilità interessi nel mondo 1 persona su 6, quasi il 18% della popolazione, senza distinzioni geografiche
se si considerano le problematiche economiche derivanti dall’invecchiamento della popolazione. Sarebbe necessaria più consapevolezza, acquisita mediante un’informazione capillare della popolazione riguardo alla Fertilità come bene prezioso da preservare e a cui fare appello nel periodo biologicamente più adeguato della vita.
Fertilità femminile, predeterminata alla nascita
Non tutti sanno che la fertilità femminile, differentemente da quella maschile che ha la possibilità di
“autorigenerarsi” spesso fino a tarda età, è predeterminata alla nascita, anzi, ancora prima, nel corso della vita fetale, in cui si stima che il patrimonio ovocitario sia all’incirca tra i 5 e i 7 milioni. Al momento della nascita un soggetto di sesso femminile inizia già a perdere ovociti, per ritrovarsi al menarca con appena 400.000 follicoli primordiali e questo processo prosegue lento ma inesorabile fino ai 35 anni, per poi subire un calo drastico e individualizzato negli anni successivi, che corrispondono già ad un periodo di ridotta Fertilità biologica dell’individuo. Da qui emerge come la gravidanza andrebbe ricercata al di sotto dei 36 anni, per aumentare le chances di successo.
Consulto tardivo
Nonostante le precedenti considerazioni, nell’ultimo ventennio si è assistito ad un completo disallineamento tra il periodo di vita fertile della donna e l’età di ricerca prole. Da studi pubblicati recentemente è emerso come molti clinici credono, con erroneo ottimismo, che la coppia vada indagata solo al di sopra dei 38-39 anni, spesso dopo almeno un paio di anni di tentativi e che prima sia possibile percorrere strade più “attendiste”. Ancora pochi Medici sono consapevoli di quale sia la “finestra temporale” appropriata per l’indirizzamento della coppie agli Specialisti del settore. Il risultato è che un numero considerevole di coppie giunge solo tardivamente alla loro attenzione.
Se è vero che nella fascia di età tra i 34 ed i 38 anni la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) è in grado di spostare favorevolmente l’ago della bilancia verso il concepimento, successivamente anch’essa presenta notevoli limiti, spesso invalicabili, nel colmare il gap esistente tra Fertilità e fine del periodo fertile. È chiaro quindi come l’età rivesta un ruolo di spicco già nella prima valutazione della Paziente. Questo perché all’avanzare dell’età anagrafica corrisponde una riduzione non solo nella quantità, ma anche nella qualità degli ovociti rimasti.
Proprio la qualità dell’ovocita risulta essere una determinante imprescindibile per il buon esito della
Da studi recenti si evince come il numero dei rapporti sessuali la settimana sia in drastico calo anche nelle coppie che ricercano prole
fecondazione e dell’impianto. Purtroppo ancora troppo spesso si è soliti far coincidere la fine della Fertilità femminile con l’iniziale irregolarità dei cicli mestruali, ma la fine del periodo fertile in realtà precede di diversi anni tale segno clinico. Il periodo di transizione menopausale è definito come quell’arco temporale che può precedere anche di 10-15 anni l’inizio conclamato della menopausa. In tale periodo i cicli si mantengono sostanzialmente regolari o sensibilmente più brevi, ma spesso la Paziente è asintomatica. Ricercare una gravidanza dopo i 38 anni significa per molte donne essere già in quella fase di transizione senza saperlo.
Parametri da valutare
Vediamo adesso quali sono i parametri che prenderemo in esame in una prima valutazione della coppia che ricerca prole. Nel raccogliere l’anamnesi di coppia valuteremo oltre all’età, la durata dell’Infertilità, la regolarità dei cicli mestruali nella donna e la frequenza dei rapporti sessuali. Da studi recenti si evince come il numero dei rapporti sessuali/settimana sia in drastico calo anche nelle coppie che ricercano prole.
E ancora: andranno considerate la presenza di altre malattie concomitanti in entrambi i partner, la presenza di patologie che coinvolgano anatomia e funzionalità degli apparati riproduttivi, le terapie in atto, i precedenti eventuali concepimenti, le abitudini voluttuarie e gli stili di vita, su cui sarà possibile adottare schemi correttivi già in prima istanza.
Quali esami effettuare?
Nella valutazione degli esami, ancora troppo spesso i clinici si concentrano sulla figura femminile e sulle problematiche ad essa connesse, dimenticando di analizzare il partner maschile (che nel 35% rappresenta la causa di Sterilità versus il 35% delle cause femminili e il 13% delle cause ignote). Questo comporta spesso notevoli ritardi diagnostici e nell’invio della coppia agli Specialisti.
Lo spermiogramma (analizzato in un laboratorio che si attenga a sistemi di refertazione WHO 2020/2021) è ancora ad oggi l’esame cardine per la valutazione della Fertilità maschile. Nel caso in cui quest’ultimo si riveli anomalo, potranno essere presi in considerazione esami ormonali e diverrà imprescindibile anche una valutazione specialistica uro-andrologica.
Nella donna i due parametri cardine da considerare per la valutazione della riserva ovarica sono: l’ormone antimulleriano (AMH) e la conta dei follicoli antrali (AFC).
Il ruolo dei professionisti sanitari diventa fondamentale per non trovarsi a rincorrere una gravidanza “fuori tempo massimo”
L’AMH è un parametro laboratoristico, consiste nel dosaggio sierico di un ormone secreto dai follicoli antrali (strutture di piccole dimensioni, contenenti ovociti immaturi evidenziabili nelle ovaie di donne in età riproduttiva) in grado non solo di fornire informazioni riguardanti la quantità di ovociti “in scorta” ad una Paziente, ma utile anche nel predire le potenzialità di risposta della stessa ad una stimolazione ormonale in caso di tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita.
La conta dei follicoli antrali (AFC) consta nel conteggio dei follicoli di piccole dimensioni (inferiori a 10 mm) evidenziabili attraverso l’ecografia su entrambe le ovaie durante la fase follicolare precoce.
Gli altri esami ormonali, se la Paziente ha cicli regolari e non presenta caratteristiche ecografiche o anamnestiche dubbie, non sono obbligatori (ricordiamo che l’FSH è un ormone suscettibile di ampie variazioni intra e inter-ciclo e, solo se il valore è maggiore di 15 mUI/mL, fornisce di per sé indicazioni di indirizzo diagnostico). Un completamento con profilo ormonale completo , effettuato in fase follicolare precoce (entro il terzo giorno dall’inizio del
ciclo), rientra tuttavia nella valutazione di Pazienti con Amenorree, Oligomenorree, Disordini del ciclo mestruale o Sindrome dell’Ovaio Policistico. È sempre utile monitorare la funzionalità tiroidea e, in caso di anomalie, l’eventuale presenza di autoimmunità.
La valutazione della pervietà tubarica, in quanto esame indiretto, a bassa specificità/sensibilità e comportante un notevole discomfort per la Paziente, dovrebbe trovare spazio in situazioni cliniche “ad hoc”; viene invece prescritto ancora troppo spesso senza un’adeguata anamnesi di coppia e senza avere effettuato tutte le valutazioni preliminari necessarie (esempio tipico è l’assenza di uno spermiogramma antecedente: l’evidenza di una Dispermia moderata/ severa infatti, dovrebbe immediatamente indirizzare la coppia verso un percorso di Fecondazione in vitro, rendendo inutile la valutazione delle salpingi, con il fine ultimo di ottimizzare le tempistiche).
In presenza di fattore uterino (ad esempio malformazioni) possono trovare spazio indagini diagnostiche di II livello quali l’Ecografia 3D e l’Isteroscopia diagnostica. La prima permette di valutare la morfologia di utero e cavità ed evidenziare eventuali malformazioni, la presenza di irregolarità della mucosa endometriale, l’impatto di eventuali fibromi sull’endometrio. La seconda, oltre a fornire informazioni riguardanti l’aspetto morfologico endocavitario, ne permette anche una valutazione dal punto di vista istologico (analisi microscopica dei tessuti).
La Laparoscopia diagnostica viene utilizzata sempre meno di routine ma diventa un utile ausilio diagnostico e terapeutico in caso di riscontri ecografici dubbi o francamente patologici (Sactosalpingi, Sindrome aderenziale pelvica, Neoformazioni annessiali, ecc.).
Lo studio microbiologico mediante tamponi vaginali/ cervicali, non deve essere routinario, ma personalizzato sulla base dell’anamnesi e del reperto clinico.
Riassumendo, quando si parla di Fertilità, il tempo può essere alleato prezioso o avversario invincibile a seconda dei casi. La coppia deve essere adeguatamente informata, ma il ruolo dei professionisti sanitari diventa fondamentale per non trovarsi a rincorrere una gravidanza “fuori tempo massimo”. Inviare rapidamente la coppia all’attenzione dello Specialista di Medicina della Riproduzione può essere la scelta vincente, anche per ottimizzare le tempistiche di prescrizione degli esami necessari ad ottenere una corretta visione d’insieme.
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Respirazione difficile, quali cause e quando intervenire
La respirazione è una funzione vitale ed è di tipo nasale. Fin dalla nascita noi respiriamo dal naso: l’uomo ha una respirazione narinale (attraverso le narici), perché i neonati, mentre si nutrono del latte materno, respirano dal naso e non potrebbero farlo se fosse ostruito. Tuttavia, condizioni patologiche o ambientali possono ostacolare il normale flusso d’aria, provocando difficoltà respiratorie. Questo fenomeno, noto come Dispnea, può manifestarsi in diverse forme: dal naso chiuso al fiato corto fino alla sensazione di soffocamento; e può essere il risultato di cause che spaziano da
La deviazione del setto nasale può restringere una o entrambe le fosse nasali, riducendo il flusso d’aria
La respirazione difficile è un sintomo che non deve essere sottovalutato, può essere il campanello d’allarme di patologie più importanti
Dott.ssa Daria Salsi
Specialista in Otorinolaringoiatria - Piacenza
AOOI (Associazione Otorinolaringologi
Ospedalieri Italiani)
ostruzioni fisiche a reazioni allergiche, irritative o ancora a malattie croniche sistemiche come l’Asma. Capire le origini del problema e sapere quando intervenire è cruciale per prevenire complicazioni gravi.
Non è possibile determinare con precisione la prevalenza delle disfunzioni respiratorie in assenza di criteri diagnostici precisi. Solo per la popolazione asmatica si attesta fino al 29%.
Cause della respirazione difficile
La Dispnea può derivare da una numerosa serie di fattori, che possono essere classificati in due grandi categorie: Ostruzioni anatomiche che Condizioni allergiche.
Le Ostruzioni Anatomiche possono essere di diversa natura. La deviazione del setto nasale può restrin-
gere una o entrambe le fosse nasali, riducendo il flusso d’aria e causando difficoltà nella respirazione nasale, oppure possono presentarsi Dismorfismi della piramide nasale, Atresie coanali (chiusura fin dalla nascita delle aperture delle fosse nasali verso la faringe). Queste condizioni possono essere di tipo congenito o acquisito a seguito di traumi.
Possono essere causa di ostruzioni anche le Lesioni tumorali benigne e maligne, spesso monolaterali, che coinvolgono le prime vie respiratorie (più rare). Anche le Malattie sistemiche (Diabete, Patologie autoimmuni) possono creare un’infiammazione diffusa di tutta la mucosa nasale, determinando una ostruzione chiamata Rinite.
Possono essere fattori determinanti anche le alterazioni del sistema nervoso autonomo che creano quella che si definisce come Rinite vasomotoria
Le cavità nasali sono sede di processi infiammatori acuti e cronici di natura infettiva, epidemica e batterica che causano una ostruzione nasale determinando edema e secrezioni (Rinorrea purulenta).
Le variazioni ormonali possono determinare edema della mucosa nasale, come la Rinite gravidica o durante il ciclo mestruale.
Possono essere fattori determinanti anche le alterazioni del sistema nervoso autonomo che creano quella che si definisce come Rinite vasomotoria (Idrorinorrea) o le inalazioni di sostanze irritanti (polveri e vapori irritanti) oppure le variazioni del clima e del microclima (aria condizionata, riscaldamenti, fumo). Infine, l’Ipertrofia delle tonsille e delle adenoidi possono ostruire le vie respiratorie, specialmente nei bambini. Anche la presenza di corpi estranei all’interno del naso è un’evenienza non infrequente nel bambino che tende ad inserire nel naso molti oggetti e alimenti.
Le condizioni allergiche consistono principalmente nella Rinite allergica, un’infiammazione delle mucose nasali causata da allergeni come polline, polvere o peli di animali. Si manifesta con congestione, starnuti e prurito, occhi che lacrimano, Cefalea e Ipo-anosmia. La Rinosinusite cronica con o senza Poliposi nasale è l’evoluzione della Rinite allergica, spesso associata ad Asma allergico che provoca Broncospasmo e/o fiato corto.
Quando intervenire?
Saper riconoscere i segni che richiedono un intervento immediato è fondamentale per evitare complicazioni. Le situazioni si dividono in casi di intervento rapido o programmabile.
L’intervento è da eseguire rapidamente nei seguenti casi:
• segni di insufficienza respiratoria: respiro estremamente affannoso, labbra o dita bluastre (cianosi), confusione mentale;
• anafilassi: una reazione allergica grave caratterizzata da gonfiore del viso, Orticaria e difficoltà respiratoria severa; in tale evenienza è necessario somministrare immediatamente adrenalina e chiamare i soccorsi;
• attacco d’Asma severo: quando il Paziente non risponde ai farmaci broncodilatatori o si aggrava rapidamente;
• atresie coanali bilaterali: nei neonati rappresentano una urgenza respiratoria;
• forme infettive: vanno trattate con terapie antibiotiche e corticosteroidee, soprattutto se si complicano nei bambini con quadri di “celluliti orbitarie” in cui si interviene anche chirurgicamente;
• forme traumatiche facciali: quando si tratta di fratture scomposte, devono essere trattate rapidamente.
L’intervento è programmabile nelle seguenti situazioni:
• fiato corto persistente;
• difficoltà respiratoria durante l’attività sportiva;
• sintomi notturni: Russamento prolungato e/o Apnea durante il sonno possono indicare la presenza di ostruzioni o altre problematiche respiratorie dei bronchi e del polmone;
• Allergie non controllate: un’Allergia può peggiorare la qualità della vita e deve essere trattata con farmaci antistaminici, corticosteroidi o immunoterapia e, recentemente, anche con anticorpi monoclonali specifici per cellule infiammatorie nel caso di Rinosinusiti con Poliposi nasale;
• Ipoosmia (perdita parziale dell’olfatto) ricorrente e persistente.
Approcci diagnostici
La diagnosi comprende esami clinici, ematici ed endoscopici delle alte vie respiratorie, spirometria, test allergologici e radiologici come Tomografia assiale (TC) o Risonanza magnetica del massiccio facciale e del polmone per identificare anomalie strutturali. Sono inoltre necessari questionari sulla qualità di vita e test specifici olfattori.
Quale terapia?
La terapia prevede trattamenti farmacologici: antistaminici, broncodilatatori, corticosteroidi sia per via sistemica che per via locale, lavaggi nasali con soluzioni fisiologiche medicate (addizionate di rame e manganese, elementi che stimolano il sistema immunitario) anticorpi monoclonali specifici, immunoterapica (desensibilizzazione) per le Allergie stagionali o perenne, pomate nasali emollienti e idratanti.
Il trattamento chirurgico
La Chirurgia risulta necessaria nelle Patologie ostruttive malformative e acquisite come la Settoplastica per le deviazioni del setto (condizione molto frequente) che è una struttura osseo-cartilaginea situata nella parte interna e mediana del naso che ha la funzione di dividere le due fosse nasali. L’aspetto esterno della piramide nasale, invece, è determinato dalla conformazione osteocartilaginea, il cui trattamento chirurgico si chiama Rinosettoplastica e può essere di tipo funzionale in seguito a trauma o a condizioni malformative.
Un altro intervento consiste nella Riduzione dei turbinati inferiori con Radiofrequenze; queste strutture sono delle formazioni ossee, rivestite da mucosa e strutture spugnose, disposte sulle pareti laterali di ciascuna fossa nasale; esse svolgono una funzione di depurazione, umidificazione e riscaldamento dell’aria inspirata.
Inoltre, abbiamo la Chirurgia endoscopica nasale di tipo funzionale (FESS) per la Rinosinusite cronica con Poliposi e senza, le riduzioni di fratture e l’utilizzo di placche, se il trauma è esteso, l’intervento di Adenoidectomia e Tonsillectomia, Biopsie e asportazioni di lesioni benigne e maligne con approcci endoscopici e per via esterna.
Infine può essere necessario l’utilizzo di apparecchi per la Terapia ventilatoria assistita, come la CPAP, per chi soffre di Russamento e di Apnee notturne gravi. Non per ultimo, spesso sono da raccomandare cambiamenti nello stile di vita come l’opportuna gestione del peso, l’eliminazione di allergeni dall’ambiente e l’astensione dal fumo.
Spesso sono da raccomandare cambiamenti nello stile di vita come l’opportuna gestione del peso, l’eliminazione di allergeni dall’ambiente e l’astensione dal fumo
Conclusioni
La respirazione difficile (Dispnea) è un sintomo che non deve essere sottovalutato, in quanto può essere il campanello d’allarme di patologie più gravi. Identificare tempestivamente le cause e agire in modo appropriato, sia con interventi urgenti che con terapie a lungo termine, è essenziale per preservare la salute e la qualità della vita.
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Studi clinici, come valutarli?
Abbiamo parlato in precedenti articoli della comprensione, non sempre semplice, della validità degli studi clinici rilanciati dai mezzi di comunicazione anche non specializzati, col rischio di ingenerare confusione e false aspettative nei lettori meno accorti. La letteratura scientifica è composta, al giorno d’oggi, da migliaia di articoli pubblicati ogni mese su centinaia di riviste. Esiste una sorta di classificazione che stratifica queste riviste in base al prestigio, all’autorevolezza, spesso frutto di decenni di pubblicazione, o addirittura secoli di rigore metodologico.
L’autore della ricerca
Un altro parametro importante è il tipo di documento presentato. Può trattarsi della valutazione personale di un singolo scienziato o di un gruppo di Specialisti selezionati incaricati di redigere Linee Guida cliniche riguardo uno specifico settore. Va da sé che lo studio che viene elaborato, ad esempio, dal Direttivo della prestigiosa “Società Europea per l’Ipertensione” o dalla “American Heart Association” ha una rilevanza maggiore di quello elaborato da un singolo Professore di una Università poco nota.
Vengono spesso pubblicati studi scientifici che, in alcuni casi, possono creare confusione o false aspettative, cerchiamo di fare chiarezza sulla loro valutazione
Che cos’è una metanalisi
Un altro tipo di studi, molto interessante, è detto “metanalisi”, ed è una sorta di riassunto di quanto è stato scritto su un particolare campo di indagine. Questo lavoro è svolto da Specialisti in metodologia che non necessariamente sono bravi clinici, ma hanno le competenze per valutare la qualità di quanto è stato pubblicato. Come funziona? Una volta stabilito un settore di ricerca, si utilizzano motori di ricerca informatizzati per estrarre dalle banche dati mondiali tutti i lavori pubblicati sull’argomento. A volte si tratta di un numero enorme di studi, che vengono selezionati in base a parametri oggettivi predefiniti, come ad esempio il numero di casi studiati, la durata dell’osservazione, la quantità di Istituzioni e Ospedali coinvolti, per arrivare ad un numero significativo, ma ragionevole, di lavori da
Le “metanalisi” sono
svolte
da Specialisti in metodologia che hanno le competenze per valutare la qualità di quanto è stato pubblicato
Dott. Enrico Delfini
Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
esaminare in dettaglio. A questo livello, è spesso importante decidere se prendere in considerazione solo gli studi cosiddetti “prospettici”, ovvero che osservano l’andamento dei Pazienti e delle patologie, dopo che è stato applicato un certo intervento, o se includere anche gli studi “retrospettivi” in cui, al contrario, si ricostruisce a ritroso la storia clinica dei soggetti selezionati, di cui già si conosce che esito hanno avuto. Le risultanze di questi lavori vengono analizzate nel loro complesso (questo è il significato di metanalisi) quasi come se si trattasse di un unico studio di dimensioni più grandi. Questo nella speranza che uno sguardo esteso ad una platea più ampia, consenta di rilevare esiti significativi che sfuggono se i numeri sono più ridotti.
Studi prospettici o retrospettivi
Quali sono i punti di forza di questi due metodi di indagine? Gli studi retrospettivi si giovano, specialmente oggi, della possibilità di attingere dati da immense banche dati nazionali o sovranazionali. Ad esempio, è possibile “arruolare”, con un costo molto ridotto, milioni di casi (tutti i cittadini svedesi deceduti dal 2005 al 2024; tutti i canadesi operati di protesi all’anca; tutti gli italiani che hanno fatto una coronarografia negli ultimi dieci anni; e così via) e ricercare a ritroso correlazioni con decine, se non centinaia, di possibili variabili (dove hanno abitato e per quanti anni, che lavoro facevano, quali farmaci prendevano prima di un certo evento, ecc.). Con questo meccanismo, in tempi contenuti, è possibile ottenere suggestive ipotesi di rapporto causa-effetto e decidere se sia utile approfondire un certo filone di ricerca. Per confermare queste ipotesi, però, è sempre opportuno fidarsi di più degli studi prospettici in cui, tipicamente, si arruola un numero consistente, ma non certo milioni, di Pazienti che vengono destinati in modo casuale al trattamento ottimale standard o al nuovo strumento (farmaco, o tipo di protesi, ecc.) da valutare. E qui le cose possono diventare anche molto complesse: se si decide di controllare nel tempo l’efficacia di un trattamento, bisogna stabilire quanto lungo deve essere questo tempo (follow up). È intuitivo che accontentarsi di poche settimane o mesi sarebbe un grosso risparmio, ma sarà molto difficile che un nuovo farmaco per il Diabete o per l’Ipertensione possa risultare significativamente migliore (o peggiore) dei farmaci già noti in così poco tempo. Per contro, prolungare l’osservazione per 15 o 20 anni, permetterebbe di avere dati molto più “definitivi”, ma ci scontreremmo con la difficoltà di restare in contatto con centinaia o migliaia di persone che negli anni possono essere non più rintracciabili; inoltre, allungando i tempi, insorgono altre patologie e
Aspettare
dieci o venti anni prima di mettere in commercio e di utilizzare un farmaco, sarebbe assurdo, antieconomico e poco etico
fattori confondenti. Esempio tipico: se arruoliamo oggi dei 75enni diabetici, l’eventuale beneficio del nuovo farmaco potrebbe non essere più rilevabili dopo 15 anni, perché potrebbero essere in gran numero deceduti, per tante altre cause. Inoltre, aspettare dieci o venti anni prima di mettere in commercio e di utilizzare un farmaco, sarebbe assurdo, antieconomico e poco etico.
Altri punti di forza o debolezza
Altri possibili punti di forza o di criticità degli studi clinici, che devono indurre a prudenza nel trarre conclusioni, sono legati alle differenze tra diverse popolazioni. Non è elegante parlare di etnia, ma è noto da molto tempo, ad esempio, che tra le varie categorie di farmaci antipertensivi, alcune risultano particolarmente meno efficaci nei Pazienti di colore piuttosto che nei bianchi caucasici. Analogamente, alcune popolazioni risultano più propense ad ammalarsi di certe patologie. Ne consegue che, ad esempio, uno studio che dimostri l’efficacia di un trattamento, ma che risulti essere stato fatto solo su Pazienti asiatici, non potrà essere accettato acriticamente da chi tratta Pazienti di altre etnie. Un’altra importante differenza da prendere in considerazione nel valutare la qualità degli studi è la loro progettazione. Spesso i lavori retrospettivi, che hanno a che fare con quantità enormi di dati, elaborati in modo semiautomatico da computer, vanno alla ricerca di correlazioni e possibili rapporti causa-effetto, in modo generalizzato, non predefinito. Quando si progetta invece uno studio che osserverà gli effetti di un trattamento nei mesi e anni successivi, è importante stabilire prima quali parametri osserveremo e quali effetti verranno monitorati (i cosiddetti “endpoint”). Sulla base di questi parametri viene calcolata la numerosità del campione da arruolare, le caratteristiche che il campione deve avere (percentuale di maschi/femmine, percentuale di diabetici, età media, ecc.) e la durata del follow up. Capita con una certa frequenza che l’esame di risultati mostri possibili correlazioni, anche interessanti, ma non prese in considerazione quando lo studio era stato progettato. Anche in questo caso, le risultanze andranno prese con cautela, giustificando supplementi di indagine mirati.
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Riso rosso fermentato, della
Grazie ai composti bioattivi in esso contenuti, il Riso rosso fermentato riduce in modo significativo i livelli di colesterolo nel sangue
fermentato, alleato naturale salute del cuore
Dott.ssa Alessandra Cremonini
Biologa Nutrizionista
Naturopata
Il Riso rosso fermentato è un prodotto naturale che negli ultimi anni ha guadagnato crescente attenzione per i suoi benefici per la salute cardiovascolare, in particolare per il supporto al controllo del colesterolo.
Derivato dalla fermentazione del Riso comune (Oryza sativa) con un particolare lievito, il “Monascus purpureus”, è una fonte naturale di sostanze bioattive, tra cui spicca la monacolina K, un composto chimicamente simile alla lovastatina, un noto farma-
co ipocolesterolemizzante. Questo lo rende un valido alleato per chi desidera prendersi cura della propria salute in modo naturale.
Le caratteristiche
Il colore rosso caratteristico del Riso fermentato è dovuto alla presenza di pigmenti prodotti dal lievito durante il processo di fermentazione.
Questo alimento contiene una serie di composti bioattivi, tra cui:
• monacoline: principi attivi che agiscono come inibitori della HMG-CoA reduttasi, un enzima chiave nella sintesi del colesterolo;
• fitosteroli: composti vegetali che contribuiscono a ridurre l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale;
• isoflavoni e acidi grassi insaturi: sostanze con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.
Benefici per la salute
Le specifiche caratteristiche del Riso rosso fermentato producono notevoli benefici per la nostra salute e più nello specifico:
• riduce il colesterolo LDL: numerosi studi hanno dimostrato che l’assunzione di Riso rosso fermentato può ridurre significativamente i livelli di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”), contribuendo alla prevenzione delle Malattie cardiovascolari;
• migliora il profilo lipidico: oltre a ridurre il colesterolo LDL, il Riso rosso fermentato aiuta ad aumentare il colesterolo HDL (colesterolo “buono”) e a diminuire i trigliceridi, favorendo un equilibrio lipidico ottimale;
• contrasta lo stress ossidativo: con le sue proprietà antiossidanti, grazie alla presenza di isoflavo-
ni e altri composti bioattivi, il Riso rosso fermentato contribuisce a contrastare lo stress ossidativo, un fattore implicato nell’invecchiamento cellulare e nelle malattie croniche.
Nuove evidenze sul colesterolo
Per decenni, il colesterolo è stato considerato il principale “colpevole” delle Malattie cardiovascolari, con indicazioni nutrizionali che demonizzavano alimenti come, per esempio, le uova e i grassi animali. Tuttavia, le più recenti ricerche scientifiche dimostrano che il vero fattore di rischio non è il colesterolo in sé, ma l’infiammazione cronica della parete arteriosa dei vasi, aggravata principalmente dall’eccesso di carboidrati raffinati e da alcuni tipi di grassi vegetali pro-infiammatori.
Quindi un consumo eccessivo di zuccheri e carboidrati raffinati porta a picchi glicemici frequenti, favorendo la formazione di prodotti finali della
Il colore rosso caratteristico del Riso fermentato è dovuto alla presenza di pigmenti prodotti dal lievito durante il processo di fermentazione
Oggi sappiamo che il colesterolo alto non è necessariamente un problema, se non è accompagnato da infiammazione e squilibri metabolici
glicazione avanzata (AGEs), molecole altamente infiammatorie che danneggiano i vasi sanguigni e aumentano il rischio di Aterosclerosi. Inoltre, l’Iperglicemia persistente contribuisce all’aumento dei trigliceridi e dell’emoglobina glicata, fattori più rilevanti del colesterolo totale nel determinare il rischio cardiovascolare. Questo significa che una dieta ricca di carboidrati raffinati (pane bianco, pasta, dolci e cereali raffinati) e zuccheri semplici ha un impatto molto più negativo sulla salute del cuore rispetto al consumo di grassi animali o uova. Risulta pertanto molto importante promuovere un approccio globale anche alla salute cardiovascolare.
Oggi sappiamo che il colesterolo alto non è necessariamente un problema, se non è accompagnato da infiammazione e squilibri metabolici. Focalizzarsi solo sulla riduzione del colesterolo senza considerare altri fattori di rischio, come la glicemia elevata, i trigliceridi alti, l’insulino-resistenza e l’infiammazione
sistemica, è un approccio a mio avviso davvero molto riduttivo.
La vera prevenzione passa attraverso una strategia globale che include una dieta povera di carboidrati raffinati e ricca di grassi sani, come l’olio extravergine d’oliva, pesce grasso e frutta secca e più ricca di verdure, legumi, cereali integrali e frutta. È quindi importante eliminare o ridurre gli oli vegetali raffinati pro-infiammatori (olio di mais e l’olio di semi di colza).
Oltre a ciò rimane sempre fondamentale anche l’attività fisica regolare, utile per migliorare la sensibilità insulinica e ridurre l’infiammazione; oltre alla gestione dello stress, che impatta fortemente sul metabolismo e sull’infiammazione sistemica. In questo contesto può anche essere valutato un integratore come il Riso rosso fermentato.
Cibi amici del colesterolo
Oltre al Riso rosso fermentato, ci sono cibi che per le loro caratteristiche nutrizionali e biochimiche, nelle giuste dosi, possono supportare naturalmente il controllo del colesterolo, migliorare il profilo lipidico e favorire la salute cardiovascolare:
• avena, ricca di beta-glucani, fibre solubili che aiutano a ridurre l’assorbimento del colesterolo;
• cibi ricchi in grassi buoni, come quelli presenti nel pesce pescato (salmone selvaggio, alici e sardine) ma anche frutta secca, semi, olio extravergine di oliva e avocado;
• legumi, come lenticchie, ceci e fagioli;
• verdure ricche di fibre solubili, come carciofi ma anche cavoli (broccoli, cavolfiori, cavolo riccio e verza);
• frutta fresca, in modo particolare mele “Granny
Il Riso rosso fermentato non deve essere assunto senza il parere di un Medico, soprattutto in presenza di altre patologie o terapie farmacologiche in corso
Smith”, agrumi, fragole e frutti di bosco, a basso contenuto di glucosio e fruttosio e più ricchi di pectina e antiossidanti.
Quando utilizzare il Riso rosso fermentato?
Il Riso rosso fermentato può rappresentare un’alternativa naturale a farmaci ipocolesterolemizzanti, in casi specifici come:
• colesterolo lievemente o moderatamente elevato: per chi presenta livelli di colesterolo non particolarmente elevati e desidera intervenire con un approccio meno invasivo;
• intolleranza alle statine: alcune persone sviluppano effetti collaterali, come dolori muscolari o disturbi gastrointestinali, che rendono difficile l’uso delle statine; in questi casi, il Riso rosso fermentato può essere una valida opzione;
• prevenzione primaria: per chi non ha mai avuto eventi cardiovascolari ma vuole ridurre il
rischio attraverso una gestione naturale del colesterolo.
È importante sottolineare che il Riso rosso fermentato non deve essere assunto senza il parere di un Medico, soprattutto in presenza di altre patologie o terapie farmacologiche in corso.
Indicazioni
e modalità di assunzione
Il Riso rosso fermentato è disponibile sotto forma di integratori alimentari, generalmente in capsule o compresse.
A partire da giugno 2022, il Regolamento (UE) 2022/860 della Commissione Europea ha stabilito che gli integratori alimentari a base di Riso rosso fermentato non devono contenere più di 3 mg di monacolina K per dose giornaliera.
Per massimizzare l’efficacia:
• assumere il prodotto durante il pasto serale, momento in cui la sintesi del colesterolo è più attiva;
• per determinare il dosaggio più adatto alle esigenze di quella persona è bene consultare il proprio Medico curante.
Controindicazioni e precauzioni
Nonostante i numerosi benefici, il Riso rosso fermentato non è completamente privo di controindicazioni, tra le principali:
• effetti collaterali: in alcune persone può causare Disturbi gastrointestinali, dolori muscolari o mal di testa;
• interazioni farmacologiche: può interagire con farmaci come anticoagulanti, antibiotici e altri ipocolesterolemizzanti;
• gravidanza e allattamento: non è raccomandato in queste situazioni per la mancanza di dati sulla sicurezza;
• patologie epatiche o renali: in caso di problemi al fegato o ai reni, l’uso deve essere attentamente monitorato da un Medico.
In sintesi
Il Riso rosso fermentato può rappresentare quindi un valido alleato naturale per il controllo del colesterolo e la prevenzione delle Malattie cardiovascolari. Tuttavia, rimane a mio avviso fondamentale e prioritario valutare sempre la persona nel suo insieme, comprendere le criticità del suo stile di vita e l’origine di quel sintomo, permettendo di creare un percorso e consigli personalizzati anche per quello che riguarda l’uso di integratori.
Dolore cronico, tra disagio
Il dolore cronico è una condizione complessa che va oltre la semplice percezione fisica, influenzando profondamente la salute psicologica di chi ne soffre.
I risvolti psicologici sono spesso significativi, poiché il dolore persistente può avere un impatto devastante sulla qualità della vita e sul benessere emotivo.
Le persone che soffrono di dolore cronico sono particolarmente vulnerabili a disturbi d’ansia e depressione. La costante preoccupazione per il dolore e la paura di non riuscire a gestirlo possono aumentare il senso di impotenza, alimentando l’ansia. La depressione, d’altro canto, può derivare dal senso di frustrazione, dalla perdita di speranza e dalla difficoltà nel trovare sollievo.
Il dolore cronico può inoltre limitare la capacità di partecipare ad attività sociali e professionali, portando a un progressivo isolamento. Questo può esacerbare sentimenti di solitudine e isolamento emotivo, aumentando ulteriormente i sintomi psicologici.
Le persone con dolore cronico possono sviluppare pen-
Affrontare le implicazioni psicologiche del dolore richiede un approccio integrato che, non solo allevia il dolore fisico, ma aiuta anche a migliorare il benessere mentale e la qualità della vita
Dott.ssa Luisa Merati
Medico Chirurgo
Specialista in Psicologia clinica Psicoterapeuta - Milano
Psychosomatic specialist (ICPM-International College Psychosomatic Medicine)
La gestione continua del dolore, insieme alle difficoltà pratiche e psicologiche, può portare ad un aumento del livello di stress, con conseguenze sul sistema immunitario
sieri negativi, come la sensazione di non poter mai migliorare o di essere condannati a vivere con il dolore. Questi pensieri negativi possono rinforzare il ciclo del dolore fisico e psicologico.
La gestione continua del dolore, insieme alle difficoltà pratiche e psicologiche, può portare ad un aumento del livello di stress, con conseguenze sul sistema immunitario, sul sonno e sulle capacità di concentrazione e memoria.
disagio fisico ed emotività
Infine, l’incapacità di svolgere attività quotidiane o professionali a causa del dolore può minare l’autostima e il senso di identità. Le persone possono sentirsi impotenti o non sufficientemente capaci, con un impatto negativo sul loro benessere emotivo.
Percorsi terapeutici
Per contrastare questa situazione è quanto mai necessario attivarsi attraverso un percorso terapeutico a livello fisico ma anche sul versante psichico. Ecco quali sono i possibili percorsi:
• Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): questo tipo di terapia psicoterapica si concentra sull’identificazione e la modificazione dei pensieri e dei comportamenti negativi che alimentano il dolore cronico; in particolare, aiuta a ridurre l’ansia e la depressione, insegnando alle persone a ristrutturare i pensieri negativi e a sviluppare nuove strategie per fronteggiare e gestire il proprio disagio;
• Mindfulness e Meditazione: la prima è una pratica che aiuta le persone a vivere nel presente, accettando e osservando il dolore senza giudicarlo; riguardo alla seconda, alcuni studi hanno dimostrato che può ridurre la percezione del dolore e migliorare la gestione dello stress;
• Terapia comportamentale del dolore: questa terapia si concentra sul cambiamento dei comportamenti legati al dolore, come l’evitamento o l’eccessiva preoccupazione; l’obiettivo è aumentare la funzione fisica e migliorare l’autoefficacia;
• supporto psico-sociale e gruppi di supporto: partecipare a gruppi di supporto dove si condividono esperienze con persone che affrontano situazioni simili può aiutare a ridurre il senso di isolamento oltre a fornire sostegno emotivo;
• Tecniche di rilassamento: tecniche come il rilassamento muscolare progressivo, la respirazione diaframmatica o altre pratiche di rilassamento possono ridurre la tensione muscolare associata al dolore cronico, aiutando a migliorare la gestione emotiva;
• Terapie integrate: un approccio multidisciplinare che include professionisti della salute mentale, Fisioterapisti e Medici può essere molto efficace per affrontare il dolore cronico, combinando trattamenti fisici e psicologici
La Mindfulness può portare a una percezione del dolore meno intensa e più gestibile, poiché si riduce il suo impatto psicologico
Mindfulness, riduce la risposta emotiva
La Mindfulness (o consapevolezza) è una pratica che promuove la percezione dell’essere pienamente presenti nel “qui e ora”, accogliendo le proprie esperienze senza giudizio. Questo approccio è stato ampiamente studiato per il trattamento di diversi disturbi, incluso il dolore cronico. La Mindfulness può essere utile per gestirlo in vari modi:
• riduzione della reattività emotiva: aiuta le persone a distaccarsi dalla risposta emotiva automatica al dolore, come frustrazione, rabbia o ansia; questo distacco consente di ridurre l’intensità del disagio emotivo associato al dolore fisico;
• aumento della consapevolezza: anziché cercare di evitare o ignorare il dolore, la Mindfulness incoraggia un’osservazione attenta e non giudicante della sensazione; questo approccio può portare a una percezione del dolore meno intensa e più gestibile, poiché si riduce il suo impatto psicologico;
• miglioramento del benessere psicologico: la pratica della Mindfulness è associata a una riduzione dello stress e dell’ansia, migliorando la qualità della vita complessiva di chi soffre di dolore cronico;
• modifiche nei percorsi neurali: alcune ricerche suggeriscono che la Mindfulness può influenzare i circuiti cerebrali coinvolti nel processamento del dolore, contribuendo a una riduzione della percezione del dolore e migliorando la regolazione emotiva.
I vantaggi dell’Ipnosi
L’Ipnosi è una tecnica terapeutica che induce uno stato di rilassamento profondo e concentrazione, durante il quale una persona è più aperta a suggerimenti e a modifiche nei suoi processi mentali e fisici. Nel contesto del dolore cronico, l’Ipnosi viene utilizzata come strumento per ridurre la percezione del dolore e migliorare la gestione delle sue componenti psicologiche ed emotive.
L’Ipnosi può alterare la percezione del dolore, riducendo la sua intensità o cambiando la sensazione che il Paziente prova. In uno stato ipnotico, la persona può essere guidata a immaginare il dolore come una sensazione distante, separata, o a trasformarlo in una sensazione più tollerabile. Questo processo è noto come “dissociazione”, dove il soggetto percepisce il dolore come se fosse meno intenso o come se appartenesse a qualcun altro.
Inoltre lo stato di rilassamento profondo indotto dall’Ipnosi può ridurre la tensione muscolare, migliorare la circolazione sanguigna e diminuire il rilascio di ormoni dello stress, come il cortisolo. Questi effetti possono contribuire a una riduzione complessiva del dolore e ad una maggiore capacità di farvi fronte.
Questa metodica può anche aiutare a ridurre la reazione emotiva al dolore, come ansia, frustrazione o depressione. Questo cambiamento nella risposta psicologica al dolore può migliorare la qualità della vita di chi soffre di dolore cronico, rendendo l’esperienza meno debilitante.
Agopuntura, efficace per il dolore
Si tratta di una pratica terapeutica della Medicina tradizionale cinese che implica l’inserimento di aghi sottili in punti specifici del corpo per stimolare il flusso di energia vitale, chiamata “qi” (chi), e per promuovere il benessere. È stata utilizzata per secoli per trattare diverse condizioni, incluso il dolore cronico; oggi spesso combinata con altre modalità terapeutiche. L’efficacia
L’Agopuntura stimola il rilascio di endorfine, neurotrasmettitori naturali che agiscono come analgesici, alleviando il dolore
dell’Agopuntura nel trattamento del dolore cronico è attribuita a diversi meccanismi biologici e fisiologici:
• modulazione del dolore: l’Agopuntura stimola il rilascio di endorfine, neurotrasmettitori naturali che agiscono come analgesici, alleviando il dolore; si pensa che l’Agopuntura favorisca il rilascio di queste sostanze chimiche nel sistema nervoso centrale;
• miglioramento della circolazione sanguigna: l’inserimento degli aghi può migliorare il flusso sanguigno nelle aree trattate, promuovendo la guarigione e riducendo la tensione muscolare, che può contribuire a una diminuzione del dolore cronico;
• effetti sul sistema nervoso: questa pratica stimola i nervi locali e il sistema nervoso centrale, il che potrebbe aiutare a ridurre la percezione del dolore; agisce inoltre sull’equilibrio neuro-chimico, contribuendo a regolare i livelli di sostanze come la serotonina e la dopamina, che influiscono sul dolore e sull’umore;
• regolazione del sistema immunitario: l’Agopuntura può anche influenzare il sistema immunitario, migliorando la risposta infiammatoria e riducendo l’infiammazione cronica, una causa comune di dolore persistente in molte condizioni;
• equilibrio energetico: nella Medicina tradizionale cinese, si crede che il dolore cronico sia causato da un blocco o da uno squilibrio del flusso di “qi” nel corpo; l’Agopuntura cerca di ripristinare l’equilibrio del “qi” e il flusso energetico, alleviando il dolore.
L’Agopuntura è utilizzata per trattare diversi tipi di dolore cronico, tra cui: mal di schiena cronico, Osteoartrite e Artrite reumatoide, Fibromialgia, Cefalea, Emicrania e dolore neuropatico.
Questa metodica rappresenta un’opzione terapeutica utile e sicura per il trattamento del dolore cronico, soprattutto quando combinata con altre terapie. È importante che venga eseguita da un Medico qualificato (l’unico professionista che può esercitarla) per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento. In alcuni casi, può essere necessaria una serie di sedute per ottenere risultati duraturi.
Conclusioni
Il dolore cronico non è solo un problema fisico; ha un impatto profondo sulla psiche e sul benessere emotivo di chi ne soffre. Affrontare le sue implicazioni psicologiche richiede un approccio integrato, che non solo allevia il dolore fisico, ma aiuta anche a migliorare il benessere mentale e la qualità della vita. Un trattamento tempestivo, che combina Terapia fisica, Psicoterapia e supporto sociale, è cruciale per migliorare i risultati a lungo termine.
Lenire e difendere la pelle irritata dei bambini: il detergente giusto fa la differenza
La pelle delicata dei bambini, specialmente nei primi mesi di vita, è particolarmente suscettibile a irritazioni e fastidi. Arrossamenti, secchezza e prurito sono segnali comuni, che indicano una barriera cutanea fragile e che può facilmente andare incontro a escoriazioni generate dal grattamento. Tutto ciò può essere causato da dermatiti, allergie o carenze di lipidi cutanei essenziali, che rendono la pelle vulnerabile agli agenti esterni e che causano disagio. È fondamentale, quindi, fornire una protezione adeguata e nutrire la pelle con sostanze attive sicure e delicate, sin dai primissimi momenti dell’infanzia.
Sollievo dall’irritazione e rinforzo della barriera cutanea
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Pelle sensibile: l’importanza di una detersione specifica a tutte le età
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Respirare è un’azione quotidiana che, se svolta consapevolmente attraverso la Meditazione, può infondere uno stato di calma e aiutarci ridurre stress e ansia
Meditazione
Meditazione e respiro, più equilibrio tra mente e corpo
Nieves Lopez
Insegnante di Yoga
Fondatrice metodo Yoga Correttivo®
La Meditazione è una pratica millenaria che ha guadagnato sempre più attenzione nel mondo moderno per i suoi numerosi benefici, sia sul piano fisico che mentale. Tra le varie tecniche di Meditazione, il respiro riveste un ruolo fondamentale. Il respiro, infatti, è un elemento chiave che connette corpo e mente e il suo controllo, attraverso la Meditazione, può portare a significativi miglioramenti nella qualità della vita.
Strumento di connessione
Il respiro è uno degli aspetti più naturali e vitali della nostra esistenza. Regola la nostra fisiologia e influenza profondamente il nostro stato emotivo. La Meditazione basata sul respiro, come la Mindfulness che affonda le sue radici nella Meditazione Vipassana,
una tecnica della tradizione buddhista, oppure la Respirazione consapevole, invita a focalizzarsi sul flusso naturale dell’aria che entra ed esce dal corpo. Questo atto semplice, ma potente, aiuta a radicarsi nel momento presente, a liberarsi dalle distrazioni mentali e a favorire uno stato di calma profonda.
Benefici per la mente e...
La Meditazione focalizzata sul Respiro è particolarmente efficace nel ridurre i livelli di stress. Respirare profondamente e in modo consapevole stimola infatti il sistema nervoso parasimpatico, responsabile della risposta di “riposo e digestione” e contrasta l’attivazione del sistema nervoso simpatico, che è responsabile della risposta allo stress. Questo porta a un abbassamento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e aiuta a gestire ansia e preoccupazioni. Inoltre la pratica regolare della Meditazione respiratoria migliora la capacità di concentrazione, poiché l’attenzione viene allenata a restare focalizzata sul momento presente. Si sviluppa così una maggiore lucidità mentale, che aiuta a prendere decisioni più consapevoli e a ridurre i pensieri distratti. Infine respirare consapevolmente stimola l’equilibrio tra emozioni e pensieri. Questo non solo migliora il benessere psicologico ma aiuta anche a gestire meglio emozioni forti come la rabbia o la tristezza, riducendo la reattività emotiva e favorendo una maggiore serenità.
... per il corpo
Imparare a respirare in modo consapevole attraverso la Meditazione aiuta a migliorare la qualità della Respirazione stessa. Molte persone infatti tendono a respirare superficialmente o irregolarmente a causa
La pratica regolare della Meditazione respiratoria migliora la capacità di concentrazione, poiché l’attenzione viene allenata a restare focalizzata sul presente
dello stress. La Meditazione insegna a respirare più profondamente, aumentando l’efficienza del sistema respiratorio e ossigenando meglio il corpo. Studi scientifici hanno dimostrato poi che la Meditazione basata sulla Respirazione può contribuire a ridurre la pressione sanguigna; l’effetto è particolarmente utile per le persone che soffrono di Ipertensione poiché una Respirazione profonda e rilassante stimola il sistema parasimpatico, inducendo una riduzione della frequenza cardiaca e della pressione. La Meditazione e la Respirazione profonda aiutano anche a stimolare il sistema immunitario. Riducendo lo stress e migliorando il benessere generale, il corpo diventa più resistente alle malattie e più capace di affrontare le infezioni.
Per dormire meglio
Molti praticanti di Meditazione traggono beneficio anche nel migliorare la qualità del sonno
L’abilità di calmare la mente attraverso la Meditazione e la Respirazione profonda permette di ridurre l’Insonnia e favorisce un riposo più ristoratore. La Respira-
zione consapevole aiuta a rilassare il corpo e a ridurre i pensieri che spesso impediscono di addormentarsi.
Maggiore consapevolezza di sé
Oltre ai benefici psicofisici, la Meditazione e il Respiro sono anche strumenti potenti di crescita personale. La consapevolezza del respiro porta a una maggiore consapevolezza di sé, permettendo di esplorare il proprio mondo interiore e fare luce sulle proprie emozioni e pensieri e di sviluppare una maggiore accettazione di sé.
Esercizi pratici
Scegli un luogo e un momento tranquillo nella tua giornata e dedicati a questa routine per 10-15 minuti: • per iniziare: trova una posizione comoda, magari siediti con la schiena dritta e le mani sulle ginocchia o sulle cosce e inizia ad ascoltare il tuo Respiro, semplicemente; rimani concentrato sul tuo Respiro naturale; non importa se ti distrai, ogni volta che accade, ritor-
La consapevolezza del Respiro porta a una maggiore consapevolezza di sé, permettendo di esplorare il proprio mondo interiore e fare luce sulle proprie emozioni
na alla Respirazione con pazienza e perseveranza; per evitare di guardare l’orologio e distrarti troppo, imposta una sveglia;
• per regolare la Respirazione: inspira per 3 o 4 secondi ed espira per 3 o 4 secondi per qualche minuto; fai attenzione alla durata del tuo Respiro e cerca di creare un ritmo naturale, facile e stabile tra l’inspirazione e l’espirazione; lasciati “cullare” dal movimento del Respiro, che va e viene;
• per favorire il sonno: respira naturalmente per 2-3 minuti, ascoltando come il tuo corpo respira; quindi inspira per 3 secondi ed espira per il doppio, ovvero 6 secondi; lascia che accada senza sforzo, in maniera morbida; concediti il tempo per consolidare il ritmo; dopo una prima fase di 10 respiri, potresti fare una pausa e poi riprendere l’esercizio con calma e pazienza; le pause ti aiuteranno a mantenere la continuità dell’esercizio; l’espirazione è la fase della Respirazione che rilassa il diaframma e aiuta ad attivare maggiormente il sistema parasimpatico;
• respirare naturalmente: in maniera naturale e non forzata, inspira lentamente e profondamente attraverso il naso e aspetta di percepire il momento in cui i polmoni sono pieni; espira lentamente e profondamente attraverso il naso e aspetta con pazienza di sentire i tuoi polmoni vuoti; ripeti queste Respirazioni profonde dando priorità alla pausa naturale che si crea alla fine dell’inspirazione e alla fine dell’espirazione; ripeti per 5-10 volte, poi fai una pausa e ripeti nuovamente. Questi esercizi sono strumenti efficaci per calmare la mente, aumentare la concentrazione e favorire la consapevolezza. Puoi praticarli ogni volta che senti il bisogno di ritrovare equilibrio e serenità, sia durante la giornata che prima di affrontare situazioni stressanti. Possono essere eseguiti prima o dopo la tua Meditazione quotidiana per ottimizzare i benefici.
Per concludere
Meditazione e Respiro sono legati in modo indissolubile e, se praticati regolarmente, offrono una vasta gamma di benefici per la salute mentale, fisica ed emotiva. Seppur spesso sottovalutata, la Respirazione consapevole è un potente strumento di trasformazione, capace di migliorare il nostro benessere complessivo. In un mondo sempre più frenetico e stressante, riscoprire la potenza del Respiro e della Meditazione può essere la chiave per ritrovare equilibrio, serenità e salute.
Per informazioni: yogacorrettivo.com yogacorrettivo-academy.com
psicologia
Se il bisogno di ordine
Il Disturbo Ossessivo
Compulsivo è una condizione che richiede un trattamento specializzato, parlarne apertamente può aiutare a creare un ambiente più accogliente per coloro che ne soffrono
Dott.ssa Silvia Marinelli
Psicologa Clinica cognitivo-comportamentale Roma
Quando non si riesce più a tollerare il disordine o anche solo la percezione di un’asimmetria degli oggetti, se la necessità di controllo sulla realtà diventa un pensiero ossessivo tale da rendere invivibile la realtà quotidiana, ostacolando le attività e le relazioni, siamo probabilmente di fronte al cosiddetto “Disturbo Ossessivo Compulsivo” (DOC).
Questo disturbo è infatti caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni, ossia pensieri, impulsi, immagini ricorrenti e persistenti vissuti soggettivamente come intrusivi e indesiderati che, nella maggior parte degli individui, causano ansia e disagio marcati.
Chi ne soffre?
Circa il 2-3% della popolazione mondiale accusa tale disturbo ed è frequente che insorga durante l’adolescenza, anche se, ultimamente, è stato osservato un incremento di casi nei bambini, con disturbi simili a quelli degli adulti. Il DOC colpisce sia maschi che femmine. In età adulta le femmine mostrano un tasso leggermente superiore rispetto ai maschi, anche se i maschi sviluppano frequentemente il disturbo durante l’infanzia e l’adolescenza.
Nelle persone che presentano questo disturbo è comune la costante richiesta di rassicurazione e l’evitamento di persone, luoghi e cose che innescano le ossessioni
Quali sono i sintomi?
La persona affetta da questo disturbo cerca di ignorare, sopprimere o neutralizzare le ossessioni, mettendo in atto le compulsioni, ovvero comportamenti ripetitivi che si sente obbligato a compiere in risposta ad un’ossessione. Le compulsioni, spesso, seguono regole applicate rigidamente e sono volte a prevenire o a ridurre l’ansia legata alla possibilità che possano verificarsi eventi o situazioni temute.
Nelle persone che presentano questo disturbo è comune, inoltre, la costante richiesta di rassicurazione e l’evitamento di persone, luoghi e cose che innescano le ossessioni e le compulsioni.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è una patologia psi-
diventa un’ossessione…
chiatrica che riduce la qualità della vita di chi ne soffre e genera un profondo disagio nelle persone vicine. Le ossessioni e le compulsioni possono occupare molte ore della giornata e causare disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento personale, familiare, sociale, scolastico e/o lavorativo. I sintomi possono diminuire o aumentare nel corso del tempo, così come l’intensità. Per alcune persone può essere soltanto un rumore di fondo un po’ disturbante, in altri casi i Pazienti riferiscono di provare una forte ansia e angoscia.
Una voce interna che ti parla
L’individuo solitamente riconosce che le convinzioni del Disturbo Ossessivo Compulsivo sono probabilmente non vere, e che non hanno connessione logica con la realtà, ma possono anche presentarsi casi in cui la persona può pensare che le convinzioni siano reali. É paragonabile ad avere una voce interna che ti parla. Chi ne soffre sa che è una voce illogica, che vorrebbe allontanare ma il disturbo è subdolo e trova sempre il modo di far valere le proprie ragioni e di insinuarsi nella testa di chi ne soffre, dando origine a dubbi, incertezze, ansia e paura.
Il contenuto dei pensieri
Il contenuto specifico delle ossessioni e delle compulsioni varia a seconda degli individui. Tuttavia sono comuni determinati temi o alcune dimensioni sintomatologiche tra cui quelle di pulizia (ossessioni di contaminazione e compulsioni di pulizia); di simmetria (ossessioni di simmetria e compulsioni di ripetizione, ordine e conteggio); di pensieri proibiti o tabù (ossessioni aggressive, sessuali, religiose e relative compulsioni, come pregare, ripetere parole mentalmente, ecc.); e di danno (timori di danno a sé stessi o agli altri e relative compulsioni di controllo).
Il tipo di rituale nella maggior parte dei casi corrisponde chiaramente al pensiero ossessivo, ad esempio lavaggi ripetuti come conseguenza dell’ossessione di potersi contagiare. A volte, però, non vi sono collegamenti tra il pensiero ossessivo e il comportamento compulsivo. Le compulsioni, in ogni caso, o sono chiaramente eccessive o non sono collegate in modo realistico all’evento temuto.
Le più comuni ossessioni possono essere legate alla contaminazione: si ha paura e ci si preoccupa di sporcarsi, contagiarsi o ammalarsi
Le più comuni ossessioni possono essere legate alla contaminazione: si ha paura e ci si preoccupa di sporcarsi, contagiarsi o ammalarsi. Oppure possono essere ossessioni sui comportamenti proibiti; si possono presentare come immagini o impulsi e spesso possono essere sconcertanti. Chi ne soffre è comunque cosciente di non voler agire in linea con quello che gli suggerisce la mente in quel momento.
Possono inoltre essere presenti ossessioni riguardanti la perdita di controllo o di agire guidati dagli impulsi. Altri possono avere ossessioni sul causare danni accidentali, preoccupandosi di causare un incidente o un disastro.
Infine possono essere presenti pensieri ossessivi sul bisogno che le cose siano ordinate e perfette
Le più comuni compulsioni
Tra le più frequenti compulsioni vi sono quelle:
• di controllo: questa categoria comprende comportamenti quali il rassicurarsi di non aver ferito qualcuno, di aver chiuso porte e finestre o di aver svolto correttamente il proprio lavoro o diversi compiti;
• sulla pulizia: il comportamento è caratterizzato dalla mania e dal bisogno incontrollato di pulire e mettere in ordine luoghi e spazi;
• mentali: in questo caso la persona mette in atto azioni quali il pregare, contare o ripetere parole e numeri seguendo un determinato schema.
Altri comportamenti che le persone con questo tipo di disturbo possono mettere in atto per ridurre il disagio sono: cercare rassicurazioni da amici, familiari e figure religiose; sentirsi spinto a confessare le proprie azioni più e più volte; evitare fattori scatenanti o qualsiasi situazione possa portare a una compulsione
Fattori di rischio
Al momento non c’è una sola causa all’origine del DOC. Le cause non sono del tutto chiare. Ad essere coinvolti,
con molta probabilità, nella genesi del DOC, sono una combinazione di fattori di ordine biologico, psicologico e ambientale.
Fattori genetici e biologici
Alcune ricerche hanno evidenziato che chi soffre di questo disturbo ha una probabilità quattro volte superiore, rispetto a chi non ne soffre, di avere un familiare con lo stesso problema. La trasmissione familiare è dovuta in parte a fattori genetici.
In soggetti affetti da DOC sono state evidenziate, inoltre, disfunzioni a carico della corteccia orbitofrontale, del giro cingolato e del nucleo caudato. La corteccia orbitofrontale ha varie funzioni connesse al processo decisionale e ci informa se un’azione o un compito sono stati svolti correttamente. In chi soffre di DOC la corteccia orbitofrontale continua a ripetere che c’è un errore nello svolgimento di quel compito o di quell’azione e informa di questo il giro cingolato. Quest’ultimo genera un’ansia che si riduce solo nel momento in cui il problema è risolto. Il giro cingolato, quindi, costringe il soggetto a verificare più volte la correttezza dell’azione. In persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo sono stati riscontrati, inoltre, squilibri a livello biochimico dovuti ad insufficienti livelli di serotonina, una sostanza presente nel cervello, deputata a regolare l’ansia, il sonno e l’umore.
Fattori ambientali
Eventi stressanti o traumatici e abuso fisico e sessuale in età infantile sono associati ad un aumento del rischio di sviluppare DOC. Questo ovviamente non vuol dire che chi ne soffre abbia necessariamente subito violenza.
Quale trattamento?
La Psicoterapia cognitivo-comportamentale è il trattamento d’elezione per il DOC, con benefici a breve e a lungo termine.
Un’accurata valutazione è necessaria per mettere a punto un efficace programma di trattamento. La valutazione si focalizza sulla presenza di stimoli interni (immagini, pensieri e sensazioni) e stimoli esterni che scatenano l’impulso a compiere il rituale. Bisogna valutare attentamente i rituali, in particolare quelli nascosti e di neutralizzazione cognitiva, le richieste di rassicurazioni e gli evitamenti.
La Psico-educazione
L’attenzione terapeutica si concentra sempre più sulla necessità di informare il Paziente per renderlo
consapevole del proprio disturbo, così che possa riconoscerlo, accettarlo e imparare a gestirlo, grazie all’acquisizione di specifiche tecniche comportamentali e cognitive. La Psico-educazione sul DOC, è un passo importante per favorire il cambiamento cognitivo e ridurre il sentimento di impotenza, che molte persone affette da questo disturbo condividono, favorendo una buona comprensione dei fattori di mantenimento che tendono a cronicizzare l’ansia. È essenziale, inoltre, che il Paziente abbia una buona comprensione dei principi e dei meccanismi d’azione alla base del trattamento.
La terapia farmacologica
I farmaci che aumentano la concentrazione cerebrale di serotonina, talvolta, aiutano a migliorare i sintomi. Si tratta di un’ipotesi molto debole e più volta messa in discussione, che tuttavia è ancora alla base della scelta dei trattamenti farmacologici per il DOC. Non è ancora del tutto chiaro come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) agiscano per alleviare i sintomi. L’unica certezza è data dall’effetto che provocano sulla serotonina, aumentandone la produzione e favorendo un più efficace funzionamento del cervello. Sembra che la maggior parte delle persone per ottenere risultati evidenti debba assumere alti dosaggi.
Accettazione e superamento
Comprendere il Disturbo Ossessivo Compulsivo è il primo passo verso la sua accettazione e il superamento. Sfatare i miti e promuovere una maggiore consapevolezza del DOC può ridurre lo stigma associato a questo disturbo e incoraggiare le persone a cercare aiuto. Ricordiamo che il Disturbo Ossessivo Compulsivo non è una scelta, ma una condizione medica che richiede un trattamento specializzato. Parlarne apertamente può aiutare a normalizzare l’esperienza e a creare un ambiente più accogliente per coloro che ne sono affetti
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La sensazione che dona una vacanza all’insegna del benessere e del riposo, ma all’interno della tua quotidianità.
Re:Life è il ritorno allo slow living necessario per rallentare il proprio stile di vita, per ritrovarsi in un momento di introspezione, dove il respiro ritrova il ritmo del battito del cuore.
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con il Body
Il Body Contouring è un percorso di rimodellamento che utilizza diverse tecniche e apparecchiature medicali con l’obiettivo di armonizzare le forme del corpo
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Dott.ssa Paola Antonini
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FIME (Federazione Italiana Medicina Estetica)
Ogni percorso di Medicina estetica non può prescindere dai concetti di armonia e senso estetico intesi come equilibrio e rispetto delle proporzioni corporee. Tali concetti vengono applicati anche nei trattamenti di Body Contouring; si tratta di criteri fondamentali per poter stabilire le procedure utili a eliminare gli inestetismi che non rendono armonico ed esteticamente proporzionato il nostro corpo e il suo profilo. Parliamo dunque, principalmente, di Cellulite (il termine scientifico è Paniculopatia-Edemato-Fobro-Sclerotica), adiposità localizzata, lassità cutanea e perdita di tono muscolare. Le strategie a disposizione per il loro trattamento sono svariate, da quelle infiltrative, come le Biostimolazioni e la Carbossiterapia, a quelle non infiltrative che vedono l’impiego di apparecchiature
Per un progetto di armonizzazione corporea è necessario cominciare con la visita medica, fondamentale per stabilire quali possano essere le cause di un inestetismo
elettromedicali come Radiofrequenza, Cavitazione, Ultrasuoni microfocalizzati ad alta intensità, Criolipolisi, Laser e Stimolazione muscolare.
Il primo passo
Per un progetto di armonizzazione corporea è necessario cominciare con la visita medica, fondamentale per stabilire quali possano essere le cause che sottendono ad un inestetismo e programmare un percorso di trattamenti adeguati.
Le abitudini di vita scorrette come l’alimentazione non curata o la scarsa attività fisica non sempre sono colpevoli di un aspetto poco proporzionato e definito. Alcune volte possono coesistere patologie, ad esempio l’Insufficienza micro-circolatoria, un Linfedema o ancora un Lipedema, che portano al manifestarsi di un inestetismo. La visita medica con un’accurata anamnesi e l’esame obiettivo saranno poi la guida per la scelta di tecniche e tecnologie personalizzate.
Tecniche infiltrative
Tra le principali tecniche di questo tipo vi è certamente il Trattamento con acido ialuronico (HA), anche impiegato in complessi ibridi cooperativi stabili di acido ialuronico a basso e ad alto peso molecolare (HCC). Gli HCC si collocano all’interno della categoria dei biorimodellanti in grado di agire con azione di stimolo sulla differenziazione e proliferazione degli adipociti (cellule adipose) e sulla produzione di collagene ed elastina integrando, grazie ai due pesi molecolari basso ed alto, idratazione ed effetto tensore della cute. Altro impiego che si è diffuso negli ultimi anni dell’acido ialuronico, in questo caso addizionato con BDDE, è il rimodellamento dei glutei. L’impiego di questo tipo di acido ialuronico consente di volumizzare e dare un effetto lifting, grazie alla sua consistenza e alla sua capacità di trattenere le molecole di acqua. Tale tecnica prevede un trattamento in anestesia locale che precede le iniezioni, il numero di fiale utilizzate per tale trattamento è proporzionato all’entità di volume da ricostruire.
Per ridurre i volumi
Quando, per un Body Contouring armonico, invece, è necessario ridurre aree localizzate di adipe, la tecnica infiltrativa che viene in aiuto è l’Intralipoterapia. Si tratta di un trattamento non chirurgico utilizzato come valida alternativa all’intervento chirurgico per l’eliminazione delle adiposità localizzate, spesso difficili da eliminare con la semplice dieta e l’attività fisica. Il trattamento prevede l’iniezione da parte del Medico di una sostanza lipolitica, spesso desossicolato, ma anche peptidi biomimetici, che andrà a sciogliere gli adipociti, grazie al meccanismo di rottura delle membrane delle cellule adipose. La quantità di sostanza che verrà iniettata previa disinfezione della cute, e il numero di sedute, verrà stabilito in rapporto al volume dell’adiposità da trattare. Dopo il trattamento le cellule adipose verranno eliminate dal sistema linfatico e dai naturali processi di metabolizzazione. I trattamenti di Linfodrenaggio possono agevolare tale processo e il risultato sarà visibile entro qualche settimana.
Tecnologie e apparecchiature
La scelta della tecnologia da utilizzare per ottenere un miglioramento del Contouring corporeo viene ponderata in base alla causa che sottende l’inestetismo. Molto spesso coesistono più problematiche ed è la sinergia delle diverse strategie terapeutiche che ci consente di percorrere il nostro obiettivo nelle moda-
lità e indicazioni più corrette. Le apparecchiature elettromedicali sono dispositivi medici che utilizzano l’energia elettrica per funzionare e il loro impiego è disciplinato da un Decreto Ministeriale con il quale il Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministero della Salute, ne limita l’uso ad interventi esclusivamente di Estetica medicale.
Pelle più tonica
Per ripristinare l’elasticità della cute, migliorando la texture, tonificando e ringiovanendo la cute, si può ricorrere alla Radiofrequenza, un trattamento elettromedicale che sfrutta le onde elettromagnetiche. Alla base dell’effetto estetico c’è il meccanismo riparatore del danno termico di derma e sottocute indotto dalla Radiofrequenza, con conseguente incremento dei fibroblasti e neo produzione di acido ialuronico ed elastina. Interessante anche l’impiego della modalità frazionata della Radiofrequenza con microneedling, finalizzata al trattamento di inestetismi più marcati in quanto l’energia termica penetra in
profondità attraverso gli aghi, garantendo una stimolazione maggiore della semplice Radiofrequenza. Il protocollo di trattamento prevede due sedute iniziali, la seconda ad un mese di distanza dalla prima, eventualmente ripetibile due o tre volte nell’anno a seconda del grado di atonia cutanea.
Cavitazione e Criolipolisi
La Cavitazione è un trattamento finalizzato a ridurre gli spessori di accumuli di adipe o inestetismi come la Cellulite, utilizzando ultrasuoni a bassa frequenza che creano variazioni di pressione e temperatura nel fluido tra gli adipociti. Le bolle di vapore prodotte dagli ultrasuoni, aumentando e diminuendo di volume fino ad implodere, provocano la rottura delle membrane cellulari di adipociti, permettendo la fuoriuscita dei grassi, eliminati poi attraverso il sistema linfatico.
La Criolipolisi è un trattamento che si basa sulla vulnerabilità delle cellule adipose alle basse temperature, l’utilizzo più indicato è il trattamento delle adiposità localizzate
Sono trattamenti che vengono programmati in cicli con un numero variabile di sedute, dalle 6 alle 10 in base all’entità dell’inestetismo, distanziate di 15 giorni. La Criolipolisi invece è un trattamento che si basa sulla vulnerabilità delle cellule adipose alle basse temperature, l’utilizzo più indicato è il trattamento delle adiposità localizzate. L’applicazione del freddo, che arriva a -9/-10°C sul tessuto adiposo, avviene attraverso degli applicatori cavi che, con un sistema di aspirazione, portano il tessuto adiposo in eccesso a contatto con la superficie fredda dell’applicatore, creando un’infiammazione selettiva delle cellule del grasso. Queste ultime vanno incontro ad apoptosi (morte cellulare programmata) e vengono rimosse naturalmente dai macrofagi, i cosiddetti “spazzini” del sistema immunitario, entro un periodo di 2-3 mesi, senza arrecare danno e con una riduzione del tessuto adiposo che va dal 20 al 30%. Il trattamento può essere “one spot” per adiposità di modesta entità o ripetibile dopo 2-3 mesi fino ad un numero di sedute che verrà valutato, considerando che dovrà essere presente una plica di tessuto adiposo non inferiore ai 3,5 cm.
maggio/giugno
Intervenire con il calore
Il Laser può essere impiegato per il Body Contouring grazie alla sua azione liftante e lipolitica. Il principale meccanismo d’azione dei Laser per Lipolisi dipende dal calore che promuove la scissione dei trigliceridi in acidi grassi liberi e glicerolo, così da essere trasportati fuori dalla cellula e immessi in circolo. La risposta immunitaria dell’organismo, in conseguenza a tale processo, coopera all’eliminazione dei detriti cellulari. Una localizzazione selettiva del calore a livello del tessuto adiposo sottocutaneo ne consente una riduzione, preservando i tessuti sovrastanti. Il calore selettivo generato dai Laser (azione fototermica) stimola poi la rigenerazione di fibre elastiche e la produzione di nuovo collagene nelle aree trattate con conseguente miglioramento della consistenza della pelle e riduzione della lassità cutanea per un effetto liftante non invasivo. A disposizione anche gli Ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU) che rappresentano una tecnologia medico-estetica d’avanguardia in grado di ridare elasticità e tonificare in modo significativo diverse aree del corpo, ridurre i segni dell’invecchiamento e migliorare il tono della pelle e rinnovare la produzione di collagene, tutto
Il Laser può essere impiegato grazie alla sua azione liftante e lipolitica, il principale meccanismo d’azione dei Laser per Lipolisi dipende dal calore
grazie all’effetto termico indotto dagli ultrasuoni. La temperatura di riscaldamento può arrivare a 70°C, le profondità di lavoro nel corpo vanno da 6 a 13 mm, ottenendo una termoablazione del grasso e un effetto rassodante della cute.
Tonicità muscolare
Nel percorso di rimodellamento corporeo non si può non sottolineare l’importanza della componente muscolare e della sua tonicità per un effetto estetico a 360°. Nell’ambito della Medicina estetica il supporto arriva dalla Tecnologia del campo elettromagnetico, grazie alla stimolazione muscolare che, sfruttando l’energia elettromagnetica per indurre delle contrazioni, tonifica e rafforza i muscoli. La tecnologia, pur avendo un’azione diretta sul muscolo, ha una conseguente azione anche sul tessuto adiposo: la contrazione delle fibre muscolari comporta infatti l’utilizzo dell’energia proveniente dagli acidi grassi disciolti nel sangue e dalla riserva lipidica del nostro corpo. Il risultato estetico finale consiste in un aumento del tessuto muscolare e una riduzione del grasso corporeo.
Un aiuto dall’anidride carbonica
La Carbossiterapia prevede l’iniezione sottocutanea o intradermica di anidride carbonica medicale allo stato gassoso a scopo terapeutico. I benefici estetici si ottengono grazie alla vasodilatazione arteriolare, all’aumento dell’ossigenazione tissutale, alla crescita di nuovi vasi sanguigni. Inoltre, grazie al maggior apporto e rilascio di ossigeno a livello del tessuto adiposo, si attivano i processi ossidativi degli acidi grassi; si riscontra infine un aumento di elasticità e tonicità cutanea con effetto anti-aging dovuto alla vasodilatazione locale con stimolazione diretta dei fibroblasti esercitata maggiormente dall’impiego degli alti flussi di CO2.
Il concetto di benessere
In questo concerto di possibilità bisogna ricordare che tali percorsi rientrano in un concetto più ampio di cura e attenzione allo stato di benessere generale, del quale la forma fisica diviene testimone. Le competenze cliniche del Medico estetico rendono possibile un approccio finalizzato ad individuare le cause degli inestetismi e alle condizioni para-fisiologiche/ patologiche che ne sono causa. Questo approccio è fondamentale per un utilizzo sapiente dei mezzi a disposizione e per scegliere il percorso più adatto e personalizzato. ●
Quando utilizzare le lenti fotocromatiche?
Lenti da vista fotocromatiche.
Come e quando usarle.
Arriva la bella stagione. e le ore di sole sono in aumento! La protezione dalla luce è importante per i nostri occhi. Grazie alle lenti da vista fotocromatiche, puoi adattare l’intensità della lente in base ai cambiamenti di luce.
Sono a tutti gli effetti lenti da vista che scuriscono quando vengono esposte ai raggi UV, diventando lenti da sole. Come funzionano?
Come abbiamo detto, le lenti da vista fotocromatiche sono lenti che esposte a radiazioni UV o luce solare, avviano una reazione chimica reversibile e si scuriscono. Una volta che cessa questa esposizione, ritornano gradualmente allo stato iniziale di trasparenza.
Contrariamente a quanto si pensi, non veniamo esposti ai raggi UV solo nelle giornate soleggiate, anche quando è nuvoloso i raggi solari filtrano dalle nuvole arrivando ai nostri occhi!
Queste lenti reagiscono scurendosi a sufficienza da proteggere i nostri occhi dall’esposizione agli UV
Con le lenti da vista fotocromatiche non dovrai preoccuparti di uscire con più paia di occhiali perché le lenti fotocromatiche si adatteranno ad ogni cambiamento di luce.
Sono perfette per attività trascorse all’aperto o in condizioni di luce variabile. Off rono protezione ai raggi UV e riducono l’abbagliamento
Le lenti fotocromatiche sono disponibili in varie colorazioni, da quelle classiche del grigio e marrone a colori più carichi come il viola, il verde o il blu.
Lenti Fotochroma di Divel Italia
Fotochroma è la lente fotocromatica di Divel Italia realizzata con le più avanzate tecnologie fotocromatiche garantendo la più innovativa reattività dei pigmenti ai cambiamenti luminosi.
Esse sono realizzate con tecnologia Spin Coating Advanced che consente di depositare un sottilissimo strato di pigmenti fotocromatici sulla superficie della lente.
Questo strato, protetto dal rivestimento indurente, essendo direttamente esposto ai raggi del sole, garantisce tempi di attivazione rapidissimi.
Le lenti Fotochroma in indice 1.56 sono disponibili in 6 colorazioni fashion (blu, marrone, purple, green, grey, pink e purple), la cui intensità varia in base alle condizioni di luce.
Le lenti Fotochroma in ind. 1 61 e 1.50 sono invece disponibili nella colorazione grey
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Divel Italia
Pesticidi, quale impatto
IAria, suolo e acqua sono i tre fattori principali che veicolano i residui lungo l’intera catena alimentare; è necessario ridurre i pesticidi e incentivare l’uso di strategie ecosostenibili
Dott. Giuseppe Lai
Biologo
Dottore di Ricerca in Igiene degli Alimenti
Università di Torino
n poco più di un secolo, dal 1900 al 2022, la popolazione mondiale è aumentata da 1,5 miliardi a circa 8 miliardi e si prevede che entro il 2050 il mondo sarà abitato da circa 9-10 miliardi di persone. Tra i fattori che hanno favorito l’aumento della popolazione globale vi è il profondo mutamento dell’agricoltura. La conversione delle pratiche agronomiche tradizionali in attività industriali e l’implementazione di tecnologie innovative ha migliorato il comparto agricolo sul piano produttivo e qualitativo. In questa transizione ha avuto un peso determinante la diffusione nell’intero settore di una categoria di sostanze: i pesticidi. Tali prodotti, detti anche fitofarmaci o prodotti fitosanitari, sono sostanze chimiche che combattono gli agenti nocivi per le colture agricole.
Le categorie dei pesticidi
In base al tipo di organismi contro cui sono utilizzati, i pesticidi si possono suddividere essenzialmente in tre categorie:
• insetticidi: agiscono contro gli insetti nocivi per le colture agricole, per l’uomo e per gli animali domestici; la maggior parte degli insetticidi sintetici oggi in uso sono neurotossici, in grado di penetrare negli organismi bersaglio tramite contatto o ingestione e colpire il sistema nervoso provocando la morte dell’agente nocivo;
• fungicidi: contrastano le malattie delle piante causate dai funghi; agiscono impedendo l’attacco del parassita ai tessuti vegetali sani oppure bloccando lo sviluppo dell’infezione all’interno della pianta; un altro meccanismo d’azione consiste nell’indurre il vegetale a produrre sostanze naturali per difendersi dall’attacco del fungo;
• erbicidi o diserbanti: combattono le erbe infestanti; possono agire disseccando le parti verdi dei vegetali oppure localizzandosi all’interno della pianta dove bloccano i processi vitali della stessa.
Un po’ di storia...
I prodotti fitosanitari attualmente sul mercato rappresentano l’evoluzione di sostanze chimiche che in passato hanno dato all’umanità notevoli benefici. Grazie alla ricerca e all’innovazione, i pesticidi hanno aumentato la loro efficacia contro una molteplicità di organismi nocivi e il loro utilizzo si è esteso a livello globale. In agricoltura tale progresso segnava il trionfo della chimi-
La maggior parte degli insetticidi sintetici oggi in uso sono neurotossici, in grado di penetrare negli organismi bersaglio tramite contatto o ingestione
impatto su ecosistemi e salute?
ca industriale sulle pratiche agronomiche tradizionali, in cui la difesa delle piante da attacchi di funghi e insetti veniva effettuata con prodotti di origine minerale, come rame e zolfo o vegetale come la nicotina del tabacco. Al tempo stesso, l’evoluzione della tecnologia andava di pari passo con la perdita di saperi e competenze millenarie da parte degli agricoltori. Di fronte all’avanzare della ricerca e con l’immissione sul mercato di prodotti chimici innovativi, tali metodiche risultavano sempre più obsolete e non in grado di assicurare l’aumento della produttività agricola. Al riguardo, le proiezioni della FAO per i prossimi decenni non lasciano dubbi: la produzione agroalimentare dovrà aumentare di circa il 70% per sfamare una popolazione in forte crescita. Questo dato demografico, in assenza di modelli alternativi, potrebbe comportare un impiego molto maggiore di pesticidi, che già oggi impattano in modo rilevante sulle colture.
Quale impatto sugli ecosistemi?
Uno studio dell’Università di Sydney, pubblicato nel 2023 sulla rivista “Nature” e condotto su 92 pesticidi di largo impiego in agricoltura a livello mondiale, offre una panoramica dettagliata sul destino dei pesticidi nell’ambiente. Secondo i Ricercatori, i pesticidi hanno un tasso elevato di dispersione ambientale. Infatti solo una piccola percentuale di prodotto è assorbita dall’organo bersaglio mentre la quantità più consistente si disperde nell’aria, nel suolo e nell’acqua. Il passaggio in atmosfera favorisce il trasporto del pesticida a distanza dal luogo di applicazione e in questa dinamica il fattore più importante è la velocità del vento al momento dell’irrorazione. È stato stimato che un aumento della velocità di pochi metri al secondo può raddoppiare la quantità di pesticida che diffonde nell’ambiente circostante. In atmosfera i pesticidi si legano alle particelle di aerosol e si stabilizzano oppure vengono trasportati dalle correnti. Con quali conseguenze? La cosiddetta “deriva” dei pesticidi causa la dispersione del prodotto nelle zone limitrofe al luogo di nebulizzazione, dove si possono trovare aree sensibili come scuole, parchi cittadini, luoghi ricreativi e sportivi. Eventi meteorologici come piogge e basse temperature favoriscono la ricaduta dei pesticidi al suolo dove, penetrando nel terreno, raggiungono fiumi, laghi, zone umide e acque sotterranee.
Conseguenze nell’acqua e negli alimenti
La diffusione dei pesticidi nel sottosuolo è in grado di contaminare le falde acquifere e mettere a rischio la salubrità delle acque destinate alla popolazione. In ultima analisi, aria, suolo e acqua sono i tre fattori principali che veicolano i residui lungo l’intera catena alimentare, dal campo alla tavola. L’esposizione, pertanto, riguarda anche gli alimenti, in particolare frutta e ortaggi. Eppure, nonostante l’ampia diffusione dei fitofarmaci negli ecosistemi sia un fatto accertato da diversi studi scientifici, sul piano dei controlli la situazione appare rassicurante. Ad esempio, i dati disponibili sulle analisi ufficiali effettuate in Italia mostrano che i residui dei singoli pesticidi ingeriti ogni giorno dai consumatori sono una percentuale molto modesta in confronto ai valori delle dosi giornaliere accettabili per i singoli principi attivi. In altri termini, i valori riscontrati sono di gran lunga inferiori ai livelli di guardia presi come riferimento per assicurare la qualità igienico-sanitaria dei cibi. Le norme vigenti, inoltre, impongono di eseguire analisi quantitative sui residui anche “a monte”, per verificare eventuali rischi sanitari prima che venga autorizzata la vendita dei prodotti. Il punto cruciale, a mio avviso, sta nel concetto di “dose accettabile”, anche se la dose definita come ”accettabile” per un dato pesticida non è sufficiente a valutare con accuratezza il rischio a lungo termine sull’ambiente e la salute. Inoltre la dose dispersa nell’ambiente può essere depotenziata o incrementata lungo tutto il percorso compiuto dal pesticida nella fase post-trattamento. Questa molteplicità di variabili rende molto difficile una valutazione esauriente dell’impatto dei pesticidi sugli ecosistemi e, di conseguenza, sulla salute. In presenza di una sostanziale incertezza sui rischi reali, la proposta europea di ridurre i pesticidi e incentivare l’uso di strategie ecosostenibili per il controllo degli insetti e delle piante infestanti doveva trovare concreta attuazione. Purtroppo ha avuto una battuta d’arresto a causa delle proteste del settore chimico e di quello dell’agricoltura intensiva. È auspicabile che sia solo un incidente di percorso nella direzione di una transizione ecologica ormai avviata e indispensabile per le generazioni attuali e future.