Prof. Francesco Addarii, Medicina Interna e Cardiologia
Dott. Alberto Benati, Urologia
Prof. Guido Biasco, Gastroenterologia
Prof. Roberto Boccalon, Psichiatra, Direttore Istituto Psicoterapia Espressiva, Bologna
Prof. Pierfrancesco Buli, Urologia
Dott. Leonardo Calza, Ricercatore Istituto Malattie Infettive Università di Bologna
Dott. Franco Cantagalli, Presidente Ordine Farmacisti di Bologna
Dott. Claudio Caprara, Medicina Interna
Dott. Mauro Caputo, Radiodiagnostica
Prof.ssa Renata Caudarella, Responsabile U.S. Metabolismo Minerale Università di Bologna
Prof. Francesco Chiodo, Direttore Istituto Malattie Infettive Università di Bologna
Dott. Riccardo Cipriani, Chirurgia Plastica
Dott. Paolo Collini, Igiene e Tossicologia
Cari Lettori,
sono trascorsi ormai quasi vent’anni dall’uscita del nostro primo numero e la nostra motivazione e impegno a portare avanti un obiettivo di informazione corretta, su prevenzione e salute, sono più che mai validi e semmai accresciuti dal gradimento sempre crescente del pubblico.
Prof. Roberto Corinaldesi, Dir. Dip. Medicina Interna e Gastroenterologia Università di Bologna
Prof. Domenico Cucinotta, Geriatria - Presidente C.U.R.A.
Dott. Enrico Delfini, Medico di Medicina Generale
Prof. Gianfranco Di Nino, Ordinario di Anestesia e Rianimazione Università di Bologna
Dott. Giampiero Di Tullio, Scienza dell'alimentazione e Dietetica
Dott. Maurizio Dondi, Medicina Nucleare, Agenzia Internazionale Energia Atomica - Vienna - Austria
Dott. Fernando Perrone, Medico di Medicina Generale
Dott. Stefano Reggiani, Igiene e Medicina Preventiva
Prof. Francesco Rivasi, Anatomia Patologica, Università di Modena e Reggio Emilia
Dott.ssa Licia Rivoltini, Unità di Immunoterapia dei Tumori Umani
Istituto Nazionale Tumori - Milano
Dott. Paolo Roberti di Sarsina, Omeopatia, Omotossicologia, Psichiatria
Dott.ssa Carla Serra, Medicina Interna, Ricerca in Ultrasonologia
Dott. Giovanni Sorrenti, Otorinolaringoiatria
Prof. Vincenzo Romano Spica, Ordinario di Igiene - Università di Roma
“Foro Italico”
Prof. Andrea Stella, Direttore Chirurgia Vascolare, Università di Bologna
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Dott. Marzio Vanzini, Oculistica
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Autorizzazione Tribunale di Bologna n. 6966 del 24/11/1999
Iscrizione R.O.C. n. 20066
La salute e il benessere sono temi di fondamentale importanza che rivestono un ruolo differente ma ugualmente importante nelle varie fasi della vita. Ho sempre pensato che l’attività di un medico non finisca una volta realizzata l’attività clinica e di aggiornamento ma che sia una nostra precisa responsabilità, anche e soprattutto, quella di rendere note le indicazioni e informazioni per evitare, quanto più possibile, il disequilibrio e la malattia, mantenendo invece uno stato di benessere sia fisico che mentale. Questo è ciò che abbiamo cercato e continuiamo a fare in questi anni, con l’aiuto prezioso di centinaia di Medici, Ricercatori ed esperti dei vari ambiti di cui ci occupiamo. A loro va un sentito ringraziamento perché senza la loro disponibilità e volontà di dialogo con il pubblico la nostra rivista non potrebbe esistere.
Il nostro concetto di salute è andato definendosi in modo sempre più ampio e completo nell’ottica di una visione olistica del benessere e della salute della persona. La prevenzione attraverso opportuni e periodici controlli, un’alimentazione corretta ed equilibrata, come quella mediterranea, a cui destiniamo sempre maggiore spazio, la pratica costante di un’adeguata attività fisica, ormai da ritenere vero e proprio “farmaco naturale” da “assumere” quotidianamente, l’equilibrio mentale ottenuto attraverso opportune scelte di vita e nuove discipline a cui attingere, l’attenzione all’ambiente e la limitazione dei fattori inquinanti, sono tutti aspetti ugualmente importanti.
È solo attraverso l’attenzione verso ognuno di questi elementi e comportamenti, in una parola lo “stile di vita”, che può nascere il nostro “stare bene”.
Buona lettura!
Enrico Montanari Direttore Scientifico
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TELEMEDICINA Quali vantaggi?
BAMBINI Malattie infettive e vaccinazioni
APPENDICITE
Dalla diagnosi al trattamento
GIOVANI E CUORE Quali limitazioni in caso di Cardiopatie?
n. 1 2025
gennaio/febbraio
cibo & salute
8 Ceci, un concentrato di benessere
Questi legumi non si limitano a soddisfare il palato, rappresentano infatti una fonte di proteine, vitamine...
Prof. Paolo Ranalli
16 I vantaggi della Dieta Mediterranea
Uno studio italiano rivela che seguire questo modello alimentare, anche dopo una diagnosi di tumore, si associa a una ridotta mortalità
Dott.ssa Marialaura Bonaccio
medicina
20 Se il bambino si ammala...
Grazie alle campagne vaccinali, oggi non dobbiamo temere le malattie infettive e i loro decorsi ma è importante affidarsi...
Dott. Tiziano Dall’Osso
26 Appendicite, dalla diagnosi al trattamento
L’Appendicite acuta è una delle cause più comuni del dolore addominale acuto e la più diffusa nei giovani
Dott.ssa Maria Cappello
31 Esofagite, riconoscere i sintomi
Caratterizzata da difficoltà di deglutizione e accompagnata da sintomi di tipo allergico, l’Esofagite è una patologia complessa...
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34 Apnee notturne e Bruxismo, due disturbi da non trascurare Questi disturbi possono rappresentare un fattore di rischio importante per la salute generale...
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38 Come mantenere la Salute del Cervello
Esistono attività e abitudini semplici che, con un minimo sforzo, possono portare a importanti risultati...
Dott.ssa Matilde Leonardi per il Tuo cuore
44 Cardiopatie in età giovanile, quali limitazioni?
Alcune malattie cardiache presenti in età giovanile possono comportare limitazioni riguardo all’esercizio fisico...
Prof. Michele Massimo Gulizia, Prof. Domenico Gabrielli, Dott. Gabriele Egidy Assenza, Dott.ssa Silvia Favilli, Prof.ssa Maria Giovanna Russo, Dott. Bernardo Sarubbi
attualità & salute
48 Telemedicina, quali vantaggi?
Abbiamo rivolto alcune domande all’Ing. Fabio Rangoni, Specialista in Ingegneria Biomedica, imprenditore ed esperto di Telemedicina
Ing. Fabio Rangoni
il tuo medico di famiglia
52 Salviamo il diritto alla salute
Il nostro Sistema Sanitario, universale e con libero accesso per tutti i cittadini, deve essere salvaguardato promuovendo riforme e rendendo efficiente la Medicina territoriale
Dott. Fernando Perrone
piante medicinali
54 Melissa, rimedio per l’ansia, ma non solo...
Questa pianta, oltre ad essere efficace per i sintomi dello stress e per l’insonnia, svolge anche altre azioni benefiche tra cui quelle a livello gastrico e cardiaco
Dott.ssa Maria Lombardi
estetica & salute
62 Liposuzione non chirurgica, un’alternativa efficace
La Medicina estetica propone oggi un ventaglio di tecniche non chirurgiche e...
Dott.ssa Anna Maria Veronesi
salute & benessere
66 Postura, importante per la tua salute
Attraverso specifici esercizi è possibile svolgere un lavoro di prevenzione e cura di numerose problematiche...
Maria Elisa Marchiani
72 Longevità, un nuovo approccio
La lotta all’invecchiamento si può attuare attraverso un percorso articolato che prevede il cambiamento…
Dott. Filippo Ongaro
cosmetici & benessere
80 Inestetismi della pelle, curiamoli con i cosmetici naturali
Esistono trattamenti cosmetici naturali che risultano particolarmente utili per tali problemi, pur essendo delicati...
Dott.ssa Maria Elena Setti
Visite ed esami senza liste d’attesa.
Rimborso di tutte le spese mediche
Prestazioni senza anticipo della spesa nei centri convenzionati.
Prevenzione diagnostica mirata.
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La Medicina penalizza le donne
Gli studi che comportano lo sviluppo e l’approvazione di un nuovo farmaco sono compiuti essenzialmente nei maschi, ma tossicità ed efficacia sono risultate differenti nelle femmine
Molte malattie comuni ai maschi ed alle femmine, in particolare le malattie cardiovascolari e neurologiche, sono spesso diverse per frequenza, sintomi ed esiti. Ad esempio la Fibrillazione atriale è un fattore di rischio nella femmina per l’Ictus cerebrovascolare per il 7,5%, mentre nel maschio è del 5,2%. Lo stesso numero di casi avviene nella metà del tempo rispetto ai maschi. Nella Malattia di Parkinson la frequenza è doppia nel maschio rispetto alla femmina. Nella femmina prevale il tremore, nel maschio la rigidità. La depressione avviene nel doppio dei casi nella femmina rispetto al maschio. E si potrebbe continuare... I farmaci vengono assorbiti ed eliminati più velocemente nel maschio rispetto alla femmina. Il metabolismo è spesso differente. La vita media del “diazepam” è maggiore nella femmina rispetto al maschio. La eliminazione della “doxorubicina” è molto più lenta nella femmina rispetto al maschio. Se un farmaco è liposolubile, viene trattenuto maggiormente nella femmina perché ha più tessuto adiposo del maschio. Nonostante queste differenze, gli studi che comportano lo sviluppo e l’approvazione di un nuovo farmaco sono compiuti essenzialmente nel maschio. Sono prevalentemente maschi gli ani-
mali che servono a caratterizzare il farmaco per la sua efficacia e sicurezza nella fase preclinica. Sono maschi i volontari per selezionare le dosi tollerate ed i tempi di trattamento. Nell’ultima fase si inserisce spesso un gruppo di donne, ma solo per il 20-30% del totale. Il risultato è che per l’80% dei farmaci utilizzati nei due sessi non si hanno dati sufficienti per caratterizzarne la relativa efficacia e tossicità. Per contro è stato stabilito che nelle donne i farmaci hanno globalmente una tossicità maggiore del 40% rispetto al maschio. Ben 8 su 10 farmaci sono stati ritirati dal commercio per tossicità presente nelle donne. Si dovrebbe perciò fin dall’inizio avere un protocollo distinto per il maschio e per la femmina, ma ciò non piace all’industria perché costa il doppio. Il Ministero della Salute emette belle relazioni sulle differenze di sesso, ma non fa nulla perché si realizzino ricerche. Gli Ordini dei Medici ignorano il problema e non tengono conto del fatto che può essere considerato illegale prescrivere per la donna farmaci studiati solo nel maschio. Non possiamo accettare questa ingiustizia!
Prof. Silvio Garattini
Acne, i trattamenti Laser
Sono una giovane ragazza, vorrei sottopormi a sedute Laser per eliminare o almeno ridurre le cicatrici da Acne. Quali possono essere i possibili rischi e gli eventuali effetti collaterali? Esistono alternative al Laser? email firmata
Risponde la Dott.ssa Patrizia Sacchi
Vice Presidente FIME
(Federazione Italiana Medici Estetici)
I trattamenti Laser per trattare le cicatrici da Acne sono tecniche avanzate che mirano a migliorare la “texture” (struttura) della pelle e a minimizzare le cicatrici visibili, ne esistono di vari tipi utilizzati a seconda del tipo e della gravità delle cicatrici come ad esempio il Laser frazionato ablativo e non ablativo, il Laser Nd:YAG e la Terapia a luce pulsata intensa. Ognuno ha vantaggi e svantaggi, la scelta dipende dal tipo di cicatrice e dalle caratteristiche della pelle. Sono trattamenti generalmente sicuri, se eseguiti da professionisti qualificati ma possono comportare rischi ed effetti collaterali come rossore e gonfiore, sensazione di bruciore, alterazione della pigmentazione, infezioni e cicatrici, prurito e desquamazione. Questi effetti collaterali variano in intensità a seconda del tipo di Laser, del tipo di pelle e della tecnica impiegata. Esistono diversi trattamenti alternativi al Laser per ridurre le cicatrici da Acne, come il Microneedling che utilizza piccolissimi aghi oppure il Peeling chimico che consiste nell’applicazione di soluzioni chimiche per rimuovere gli strati superficiali della pelle. Se le cicatrici sono depresse e c’è la necessità di avere una soluzione efficace con risultati immediati, si possono utilizzare le iniezioni di filler per riempire i solchi; altra tecnica può essere la Radiofrequenza che utilizza calore per stimolare il collagene e migliorare la texture della pelle.
Inappetenza del bambino
Mio figlio ha quasi un anno e rifiuta quasi tutto quello che prepariamo da mangiare a parte rare eccezioni. Come devo comportarmi? E quali i consigli? email firmata
Risponde il Dott. Tiziano Dall’Osso Pediatra di Famiglia - CIPe
(Confederazione Italiana Pediatri)
Non dobbiamo avvilirci di fronte al fanciullo che in tenera età non vuole perdere tempo per mangiare. A
questa età il “NO” è perentorio e non lascia spazio alla trattativa, se tentiamo di imporre la nostra autorità, anche se a fin di bene, vincerà sempre lui. Dobbiamo aggirare l’ostacolo! Considerato che per loro il tempo dedicato al mangiare è tempo tolto al gioco, anche se sono svezzati da diversi mesi, dobbiamo ridurre al minimo il tempo del pasto e, ove possibile, far sì che il pasto sia gestito da un altro familiare (nonni o papà). È importante coinvolgere il bimbo dandogli la possibilità di gestire in autonomia piccole quantità di cibo mentre lo imbocchiamo così che sarà distratto e aprirà la bocca. Potremo utilizzare anche i giochi che lo attirano di più per fargli capire che il pasto non interromperà la sua attività più amata.
Scompenso cardiaco, quale prevenzione?
Ho 75 anni e l’anno scorso sono stato ricoverato per uno Scompenso cardiaco. Ora sto bene e seguo le terapie, cosa posso fare per prevenire un eventuale nuovo episodio?
email firmata
Risponde il Dott. Enrico Delfini
Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
Lo Scompenso Cardiaco è una condizione patologica seria in cui è compromessa la funzione del cuore. Gli Specialisti lo classificano secondo vari parametri e lo trattano di conseguenza con protocolli farmacologici differenziati. E al Paziente cosa resta da fare? Sicuramente dare fiducia al proprio Medico di Medicina generale e allo Specialista Cardiologo che lo seguiranno nei mesi, speriamo per tanti anni. Per limitare il rischio di recidive è fondamentale seguire alla lettera le prescrizioni e i consigli, assumere con costanza i farmaci prescritti, anche se possono provocare qualche effetto collaterale. È importante tenere sotto controllo non solo il cuore ma anche la pressione, il Diabete, la funzione renale, poiché, se non monitorati, questi fattori possono causare peggioramenti e ricadute. Un’attività fisica ben calibrata, una corretta alimentazione, il controllo frequente del peso devono essere azioni costanti, tenendo aggiornato il proprio Medico. Non è possibile dare indicazioni più dettagliate per le quali sarebbe necessario conoscere se c’è una specifica causa alla base dello Scompenso come una Patologia ischemica coronarica o un’Aritmia come la Fibrillazione atriale.
Avete un problema particolare? Volete un consiglio o un semplice parere? Spedite le vostre domande a Elisir di Salute, via Degli Orti, 44 - 40137 Bologna, oppure inviate una e-mail alla redazione: info@elisirdisalute.it I nostri specialisti vi risponderanno direttamente sulla rivista.
Ceci, un concentrato
Questi legumi non si limitano a soddisfare il palato, rappresentano infatti una fonte di proteine, vitamine, minerali e fibre, sostanze di primaria importanza per il nostro equilibrio alimentare
concentrato di benessere
Prof. Paolo Ranalli
Fondazione Istituto Scienze
della Salute - Bologna
Il Cece è una pianta erbacea della famiglia delle Fabacee, originaria dell’Oriente e coltivata nel mondo antico dagli Egizi, Greci e Romani. È la terza leguminosa da granella per importanza, dopo fagiolo e pisello, ed è coltivata nel mondo su una superficie di circa 11 milioni di ettari.
Dal punto di vista botanico, si tratta di una pianta annuale, a portamento eretto, con un’altezza che raramente supera i 50-60 cm. Allo stato erbaceo, ha colore verde grigiastro ed è dotata di fitti peli ghiandolari che la proteggono, nei climi secchi, da eccessiva perdita di acqua per traspirazione. Il frutto della pianta è un legume (20-30 mm di lunghezza), a conformazione ovato-oblunga, contenente 1 o 2 semi. I semi (Ceci)
presentano elevata variabilità rispetto alla forma, alla superficie (liscia o rugosa), al colore (biancastro, crema, verde, rosso, bruno, nero) e al peso unitario (da 170 a 600 mg e oltre).
Dimensioni e varietà
Le dimensioni dei semi condizionano il pregio commerciale dei Ceci. Esistono varietà a seme grosso (tipologia Kabuli) e varietà a seme piccolo (tipologia Desi). Alcuni mercati (Italia, Spagna e Nord-Africa, dove questo legume è consumato intero) accettano solo Ceci a seme grosso; in altri mercati (Medio Oriente, Iran, India) prevalgono i Ceci a seme piccolo che trovano impiego in preparazioni alimentari che ne prevedono la sfarinatura.
Impieghi della granella
I legumi occupano un posto di primo piano nell’alimentazione degli umani (oltre che degli animali). Va detto che l’attuale consumo di Ceci in Italia è per lo più limitato all’alimentazione umana, mentre il suo uso come mangime per animali è praticamente scomparso, poiché non competitivo con granella di
Capisaldi della Dieta Mediterranea, i Ceci rientrano tra i primi alimenti della tradizione contadina, consumati dai nostri nonni
altre specie presenti sul mercato internazionale. Nelle aree rurali sono generalmente utilizzati semi secchi, riprodotti dagli stessi agricoltori, in quelle urbane sono per lo più consumati Ceci inscatolati o surgelati (il 25-30% del consumo totale).
Un concentrato di benessere
Capisaldi della Dieta Mediterranea, i Ceci rientrano tra i primi alimenti della tradizione contadina, consumati dai nostri nonni. Dal sapore dolce e delicato e dalla consistenza morbida e burrosa, sono parte integrante di una infinità di ricette molto apprezzate. Questi legumi non si limitano a soddisfare il palato, ma rappresentano anche una fonte di proteine, vitamine, minerali e fibre, tutte sostanze di primaria importanza per il nostro equilibrio alimentare. Proprio grazie alla loro composizione nutrizionale equilibrata, i Ceci presentano numerose proprietà benefiche.
Migliorano digestione e regolarità intestinale
I Ceci sono ricchi di fibra sia solubile che insolubile, che favorisce la regolarità intestinale, contribuiscono quindi a un senso di sazietà prolungato e aiutano a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. La fibra alimentare è altresì utile per la regolazione del pH intestinale, essenziale per contrastare lo
sviluppo della flora batterica nociva e per favorire la proliferazione di quella benefica.
Aiutano a tenere a bada i livelli di zucchero nel sangue
I Ceci vantano un basso indice glicemico, il che significa che rilasciano l’energia gradualmente. Inoltre, grazie al buon apporto di fibre, rallentano l’assorbimento dei carboidrati, evitando i picchi di glicemia e l’accumulo di zuccheri in eccesso. Sono anche una buona fonte di magnesio, zinco e vitamine del gruppo B, che aiutano a prevenire alterazioni a carico dell’insulina.
Fanno bene al cuore
I Ceci sono un’importante fonte di minerali, come il magnesio e il potassio, che aiutano a prevenire l’Ipertensione, limitando il rischio di malattie cardiache. La fibra alimentare, di cui questi legumi sono
I polifenoli, i fitonutrienti
e
le vitamine presenti nei Ceci aiutano a ridurre lo stress ossidativo e a combattere i danni causati dai radicali liberi
ricchi, si è dimostrata inoltre efficace nella riduzione dei livelli di trigliceridi e del colesterolo LDL, entrambi correlati al possibile sviluppo di patologie cardiovascolari, come Aterosclerosi, Infarto e Ictus.
Sono validi antiossidanti
I polifenoli, i fitonutrienti e le vitamine presenti nei Ceci aiutano a ridurre lo stress ossidativo e a combattere i danni causati dai radicali liberi. Questo legume è inoltre un’ottima fonte di saponine, composti vegetali dalle note proprietà antiossidanti.
Amici della linea
Oltre a contenere una quantità modesta di calorie, i Ceci sono ricchi di proteine e fibre che, agendo in sinergia, rallentano lo svuotamento gastrico. In questo modo, favoriscono il senso di sazietà e aiutano a tenere sotto controllo l’appetito.
Alleati delle ossa
Molti microelementi contenuti nei Ceci contribuiscono alla costruzione e al mantenimento dell’apparato scheletrico. Mentre calcio e fosforo intervengono nella corretta mineralizzazione delle ossa; ferro, manganese e zinco svolgono un ruolo cruciale nella produzione del collagene. I Ceci possono inoltre contare su un discreto quantitativo di vitamina K, che migliora l’assorbimento del calcio e ne limita l’escrezione urinaria.
Riducono le infiammazioni
Oltre a migliorare il sonno, l’apprendimento e la memoria, la colina presente nei Ceci aiuta a combattere gli stati infiammatori, anche cronici. Consumare Ceci favorisce inoltre la produzione di butirrato, un particolare acido grasso a catena corta, capace di ridurre l’infiammazione delle mucose del colon.
Salvaguardano la salute di occhi, pelle e capelli
Lo zinco e le vitamine A ed E presenti nei Ceci sono un toccasana per la vista. Questi legumi contengono inoltre manganese, un minerale prezioso per la pregennaio/febbraio
venzione dell’invecchiamento cutaneo, e folati, utili per proteggere la pelle dall’azione dannosa dei raggi UV, mantenendola luminosa ed elastica. Anche i capelli traggono benefici dal consumo dei Ceci; mentre proteine e ferro rafforzano la chioma, gli omega 6, insieme alle vitamine A, B ed E, migliorano la salute del cuoio capelluto, favorendo la circolazione sanguigna.
Un pilastro dell’alimentazione vegana e vegetariana
I Ceci sono un alimento fondamentale per chi ha scelto uno stile di vita “plant-based”. La loro versatilità e il ricco profilo nutrizionale li rendono un’alternativa proteica completa e gustosa alla carne. Anche se non contengono tutti gli aminoacidi essenziali nella stessa proporzione della carne, i Ceci sono una delle migliori fonti di proteine vegetali. Combinandoli con cereali come il riso o il frumento, si ottiene un profilo aminoacidico completo, essenziale per la crescita e la riparazione dei tessuti. Infatti, i legumi sono ricchi di aminoacidi essenziali (lisina) e poveri di aminoacidi solforati (metionina, cisteina e cistina), presenti invece nei cereali, che mancano di lisina
La farina di Ceci può diventare la base per produrre carne vegetale ed alimenti “plant based” adatti a vegetariani, vegani e celiaci
Essenziali per celiaci e diabetici
I Ceci, come tutti i legumi, non contengono glutine ed hanno basso indice glicemico; sono, quindi, un alimento fondamentale per la dieta di celiaci, soggetti sensibili al glutine, prediabetici e diabetici. Che siano freschi, secchi o già cotti, le Linee Guida dell’alimentazione consigliano di inserirli nei pasti fino a 3-4 volte a settimana.
L’esigenza di ridurre l’apporto energetico, e quindi il contenuto in amido, dei prodotti da forno a base di cereali, ha incentivato ricerche sulla trasformazione dei legumi in sfarinati, concentrati e isolati proteici. Infatti, l’indice glicemico della farina di grano è 85 mentre la farina di Ceci ha un indice glicemico di circa 30, decisamente più basso (una delle farine con indice più basso in assoluto), quindi ben più adatto a regimi dietetici che prevedono basse percentuali di carboidrati. La farina di Ceci, da sola o mixata con altre farine integrali, può diventare la base sia per produrre alimenti “meat free” e “gluten free” (carne vegetale ed alimenti “plant based” adatti a vegetariani, vegani e celiaci), sia per ottenere pasta, pane e altri prodotti dietetici da forno (dolci e salati) adatti ai Pazienti affetti da Diabete o Insulino-resistenza.
Come integrare al meglio i Ceci nella dieta
Il recupero delle tradizioni e della cucina locale, unito alla maggiore sensibilità del consumatore verso un’alimentazione sana e a ridotto impatto sull’ambiente, ha promosso un ritorno al consumo di “alimenti di una volta”, prima di tutto dei legumi.
Tuttavia, gli italiani non consumano legumi a sufficienza, soprattutto le fasce di età più giovani: più della metà dei bambini italiani (54%) non consuma affatto legumi e solo il 19% li mangia 2-3 volte a settimana. Poiché le abitudini alimentari si costruiscono nell’infanzia, è fondamentale che vengano indirizzate verso scelte corrette.
Chi va di fretta, può ricorrere ai Ceci surgelati: validi dal punto di vista nutrizionale quanto i legumi freschi, non contengono additivi e sono pronti in pochi minuti, senza che sia necessario alcun ammollo preventivo. Se non si è avvezzi al consumo dei legumi, l’alto contenuto di fibre potrebbe causare temporanei gonfiori addominali. È comunque possibile prevenire questa evenienza, introducendo i Ceci nella dieta in maniera graduale, per dare modo all’organismo di abituarsi al nuovo alimento, migliorandone il grado di tolleranza.
La TRADIZIONE di ieri e l’ INNOVAZIONE di oggi: due anime unite in un unico cuore.
Da oltre 30 anni sostenitori della biodiversità fitoterapica
Alla luce del sole Cento Fiori è un mezzo. Il grosso del lavoro lo fa sicuramente la Natura.
Ricorda l’importanza di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano. Prima dell’assunzione leggere le avvertenze riportate sulla confezione.
TUTTO IN UN PIATTO Da Valfrutta la nuova linea di piatti pronti UHT, nutrienti, gustosi e subito pronti
Nati per soddisfare le esigenze di praticità, unite a quelle di un’alimentazione sana e corretta, i nuovissimi piatti pronti vegetali di Valfrutta uniscono bontà e benessere attraverso un mix di ingredienti naturali sapientemente combinati.
Il vantaggio del piatto unico
Le tre ricette ideate da Valfrutta offrono il notevole vantaggio di avere una composizione di ingredienti bilanciati fra loro, assicurando in modo completo il fabbisogno nutrizionale medio di una persona attiva in un solo piatto. Gli alimenti presenti comprendono infatti carboidrati (riso, frumento integrale), proteine vegetali (grano, legumi, soia), vitamine e minerali (peperone, melanzana, zucchina, ecc.). Ottimo anche l’apporto di fibre
100% vegetale
Tutti gli ingredienti della linea “Tutto in un Piatto” sono al 100% di origine vegetale e privi di conservanti per soddisfare i più recenti dettami di una nutrizione sana che prevenga l’invecchiamento cellulare e contribuisca alla prevenzione, in particolare delle malattie cardiovascolari e degenerative.
Più energia
Le proteine vegetali contenute nelle gustose ricette di “Tutto in un Piatto” forniscono una quota importante di energia e contribuiscono alla formazione della massa muscolare, oltre ad essere importanti per la formazione di enzimi e neurotrasmettitori.
Subito pronti
Grazie alle comode confezioni monoporzione “apri e gusta” che possono essere velocemente portate alla temperatura desiderata con il microonde, “Tutto in un Piatto” va incontro alle necessità di velocità e praticità della quotidianità di chi lavora o studia. Inoltre è pratico da conservare, in quanto ha una shelf life di 18 mesi.
Polpette vegetali con mix di risi
Ricco di sapori mediterranei, questo piatto vanta ottime proprietà nutrizionali. La preparazione comprende polpette con proteine del grano, semi di zucca e fibre di bambù, conditi con salsa al pomodoro, erbe aromatiche mediterranee e melanzane. Riso bianco lungo e riso rosso, cotto a vapore, completano il piatto.
Polpette vegetali con bulgur
Un piatto unico che fornisce tutte le sostanze nutritive necessarie al nostro benessere. Potremo gustare polpette a base di proteine del grano, semi di zucca e fibre di bambù in salsa al pomodoro dal sapore mediterraneo con peperoni rossi e olive. In aggiunta bulgur con carote, cotto a vapore e profumato alla curcuma.
Mix di legumi con riso nero
Gustosa combinazione di ingredienti ricca di proteine vegetali, carboidrati e un buon contenuto di fibre. I protagonisti sono fagioli bianchi e rossi ed edamame. A questi si uniscono peperone rosso e zucchine che bilanciano il piatto con i loro sapori mediterranei. Il riso nero completa il piatto con il suo sapore intenso.
I vantaggi della Dieta
Anche dopo una diagnosi di tumore, la Dieta Mediterranea può rivelarsi un prezioso alleato. Uno studio italiano ha infatti scoperto che la Dieta Mediterranea è un valido strumento di prevenzione anche per chi ha già avuto un tumore di qualsiasi tipo. La ricerca è stata realizzata nell’ambito del Progetto UMBERTO, condotto dalla Piattaforma Congiunta Fondazione Umberto Veronesi ETS - Unità di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università LUM “Giuseppe Degennaro” di Casamassima (BA).
Dieta Mediterranea quale modello alimentare?
La Dieta Mediterranea è il modello alimentare che caratterizzava le aree olivicole del bacino del Mediterraneo prima della metà degli anni ‘60, cioè prima che la globalizzazione rivoluzionasse lo stile di vita delle persone, comprese le abitudini alimentari. Questo modello alimentare si contraddistingue per l’abbondante consumo di alimenti vegetali, un moderato consumo di pesce, pollame e latticini, un consumo ridotto di carne rossa, l’assunzione moderata di vino durante i pasti principali della giornata e l’uso di olio di oliva come principale fonte di grasso aggiunto.
Uno studio italiano rivela che seguire questo modello alimentare, anche dopo una diagnosi di tumore, si associa a una ridotta mortalità
Dott.ssa Marialaura Bonaccio
Unità di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione
IRCCS Neuromed di Pozzilli
SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana)
La Dieta Mediterranea non si limita a dirci cosa portare in tavola, ma anche come dobbiamo abbinare gli alimenti e i condimenti
Cibo, cultura e tradizione
È bene però ricordare che la Dieta Mediterranea non è solo una lista di cibi. Non va dimenticato infatti che la Dieta Mediterranea tradizionale consiste nel prediligere alimenti in gran parte freschi e di stagione, che consentano anche di limitare i processi di trasformazione, conservazione e industrializzazione. La lavorazione minima degli alimenti è infatti un cardine della tradizione mediterranea, insieme alla sapiente combinazione dei cibi, che non è lasciata al caso. Le verdure sono sempre accompagnate da olio di oliva, e spesso vengono consumate insieme alla pasta, ma anche alle carni e al pesce. I legumi fanno parte di numerosi piatti tipici e solitamente si consumano insieme alla pasta o al pane. Ecco perché quindi la Dieta Mediterranea non si limita a dirci cosa portare in tavola, ma anche come dobbiamo abbinare gli alimenti e i condimenti.
Un manifesto culturale che l’UNESCO ha voluto ricono-
Dieta Mediterranea
scere, inserendo questo modello alimentare nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Non solo prevenzione primaria
Già nota per la sua efficacia nella prevenzione primaria di numerose patologie croniche, come malattie cardiovascolari e tumori, la Dieta Mediterranea svela ora ulteriori potenzialità che potrebbero aiutare chi ha già avuto una diagnosi di tumore a guadagnare, insieme alle terapie specifiche, anni di vita.
Pubblicata sulla prestigiosa rivista americana “JACC CardioOncology”, la ricerca ha analizzato i dati di 800 adulti italiani, uomini e donne, che al momento dell’ingresso nello studio epidemiologico Moli-sani avevano già avuto una diagnosi di tumore. I partecipanti sono stati seguiti per oltre 13 anni e per tutti loro erano disponibili dettagliate informazioni sui consumi alimentari.
I risultati dello studio indicano che le persone che avevano avuto un tumore e riferivano, in base ad un questionario sulle abitudini alimentari, che nell’anno precedente il loro ingresso nello studio Moli-sani avevano seguito uno stile alimentare mediterraneo avevano, negli anni successivi, un rischio di mortalità più basso di un terzo rispetto a chi invece non aveva seguito la Dieta Mediterranea.
Il beneficio era particolarmente evidente, oltre che per la mortalità da tumore, per la mortalità cardiovascolare, ridotta del 60%. Con i suoi 25mila partecipanti arruolati, lo Studio Moli-sani è una delle più grandi coorti di popolazione d’Europa e nell’ultimo decennio ha contribuito ad acquisire nuove conoscenze sugli effetti benefici della Dieta Mediterranea, non solo per la popolazione generale, ma anche per persone anziane o a rischio, come coloro che soffrono di Diabete di tipo 2, o con malattie cardiovascolari preesistenti.
Sfide future
Considerando che il numero di Pazienti che sopravvive a lungo al cancro è elevato ed è destinato ad aumentare nel tempo, grazie a terapie sempre più mirate ed efficaci, è cruciale capire se e quanto lo stile di vita a tavola può prolungare ulteriormente la loro sopravvivenza. Ecco perché l’interesse dei ricercatori si è concentrato sul ruolo della Dieta Mediterranea in relazione al rischio di mortalità nelle persone che avevano già una
I risultati della ricerca confermano che malattie croniche molto diverse, come i tumori e le patologie cardiovascolari, condividono alcuni meccanismi molecolari
storia di tumore al momento dell’ingresso nello studio Moli-sani.
I risultati della ricerca confermano inoltre un’ipotesi interessante, e cioè che malattie croniche apparentemente molto diverse, come i tumori e le patologie cardiovascolari, condividono in realtà alcuni meccanismi molecolari. È quello che in letteratura è noto come “common soil”, un terreno comune alla base di queste diverse patologie.
L’importanza degli antiossidanti
La Dieta Mediterranea è composta principalmente da alimenti che sono fonti naturali di sostanze antiossidanti, come frutta, verdura e olio di oliva, che potrebbero spiegare il vantaggio riscontrato nei confronti della mortalità cardiovascolare, che sappiamo essere ridotta da diete particolarmente ricche di questi composti bioattivi.
La sfida, in futuro, è quindi quella di approfondire la conoscenza dei meccanismi in gioco, al fine di chiarire i benefici di questo modello alimentare anche per gruppi di popolazione più vulnerabili, come appunto le persone che hanno già avuto un tumore.
Sclerosi multipla, la Ricerca va avanti
Grazie ai Ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele è stato sviluppato un modello di organoide cerebrale 3D che riproduce i processi neurodegenerativi tipici dei cervelli affetti da Sclerosi multipla, superando i modelli 2D. L’obiettivo finale è mettere a disposizione della Comunità scientifica una piattaforma cellulare innovativa per testare nuovi farmaci in grado di contrastare l’infiammazione cronica cerebrale, aprendo la strada a nuovi approcci terapeutici per la Sclerosi multipla, una malattia infiammatoria cronica neurodegenerativa che coinvolge cervello, midollo spinale e nervo ottico. Sebbene i trattamenti terapeutici approvati sino ad ora siano estremamente efficaci per ridurre i processi infiammatori, non risultano però
Inquinamento indoor
I Ricercatori dell’Enea, dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, insieme all’Università Sapienza di Roma e Milano-Bicocca hanno dimostrato in un recente studio che l’inquinamento indoor nelle aree urbane ha lo stesso impatto sulla salute dell’inquinamento esterno. Se il particolato fine (PM2.5) e ultrafine (PM0.1), generato dal traffico urbano, si infiltra in un ambiente interno può attivare la risposta del tessuto bronchiale attraverso i geni legati all’infiammazione e a un particolare meccanismo biochimico che permette al nostro organismo, come azione protettiva, di riconoscere, trasformare ed eliminare le sostanze estranee. I
Coenzima Q10 e Tumore al seno
Il coenzima Q10 è noto per essere uno degli ingredienti presente nei prodotti cosmetici e di bellezza. Recentemente si parla di questa molecola anche in un ambito diverso, quello della Ricerca sul Tumore al seno, grazie a uno studio italiano sostenuto da Fondazione Airc e appena pubblicato su “Nature Communications”. Secondo i dati raccolti dagli scienziati dell’Università di Padova la mancanza nelle cellule del coenzima Q10 può accelerare lo sviluppo del tumore e favorire la sua diffusione in altri organi. La sua somministrazione, al contrario, ha mostrato di poter ridurre il rischio di progressione in topi di laboratorio, in particolare di inibire le metastasi ai polmoni in caso di Cancro al seno “triplo negativo”, un sottotipo che troviamo in
in grado di prevenire completamente la progressione della malattia né la disabilità. Il team, coordinato dalla Dott.ssa Martina Absinta, ha generato in laboratorio un modello innovativo di organoide cerebrale a partire dalle cellule della cute (cellule staminali pluripotenti indotte) di persone con Sclerosi multipla. Questo modello coltivato in laboratorio è in grado di riprodurre i processi neurodegenerativi che si osservano nel cervello di persone con Sclerosi multipla e permetterà di studiare il tessuto cerebrale umano, consentendo di comprendere più a fondo le Malattie neurodegenerative e pensare a nuovi tipi di intervento, più efficaci e rivoluzionari rispetto a quelli già esistenti. Per approfondire: https://rb.gy/zoikdv
risultati forniscono un solido supporto scientifico alle politiche di adeguamento delle normative sulla qualità dell’aria in ambiente indoor come anche in uffici, abitazioni e luoghi di sport e svago, evidenziando il ruolo delle particelle fini e ultrafini come vettori di molecole tossiche. In media, nei centri urbani, si trascorre fino al 97% del tempo in ambienti chiusi e le principali fonti di inquinamento dell’aria indoor nelle nostre città includono infiltrazioni di aria esterna, traffico veicolare e riscaldamento, fumo di sigaretta, prodotti per la pulizia e fumi dovuti alla cottura di cibi.
Per approfondire: https://shorturl.at/CrrzT
circa il 15% dei Pazienti. Il laboratorio dell’Università si occupa anche di Tumore al seno e, quindi, successivamente sono stati analizzati campioni di Carcinoma mammario provenienti da 2.200 Pazienti. Questa analisi ha rilevato che nei Tumori triplo negativi, i livelli di CoQ10 erano più bassi rispetto agli altri. Dopo la sperimentazione sui modelli animali, i Ricercatori sono passati alo studio delle cellule in vitro per comprendere i meccanismi più complessi che sottostanno a quanto osservato, scoprendo che il CoQ10, andando a inserirsi nella membrana plasmatica, la rende molto rigida rendendo le cellule tumorali più sensibili a essere eliminate.
Per approfondire: https://rb.gy/hbrxxr
gennaio/febbraio 2025 www.elisirdisalute.it • il punto di vista
Grazie alle campagne vaccinali oggi non dobbiamo temere le malattie infettive e i loro decorsi ma è importante affidarsi al Pediatra di famiglia per curarle nel modo corretto
il bambino ammala...
ÈDott. Tiziano Dall’Osso
Pediatra di Famiglia
CIPe (Confederazione Italiana Pediatri)
sera, si sta avvicinando l’ora della cena, ma prima cerchiamo di creare quell’atmosfera confidenziale con i nostri figli che ci era mancata durante la giornata: noi, presi dagli impegni del lavoro e della casa, loro, chini sui banchi a studiare o con le maestre della scuola materna. Sono quei momenti preziosi che non vorremmo finissero mai, ma la realtà incombe e con essa le paure.
I primi segnali
Nello spogliare il nostro campione per indossare gli
abiti da casa notiamo un curioso arrossamento nel torace e nella schiena e, subito, invece di pensare alle cose più semplici come appunto il calore della giornata associato al movimento perpetuo del nostro bambino, ci facciamo prendere dal dubbio che non sia l’inizio di una “pericolosa” malattia infettiva! Una volta, quando non c’era ancora il Pediatra di famiglia, si consultava la nonna, avvalendosi della sua esperienza sul campo e in genere lei faceva le domande che adesso farebbe il Pediatra ovvero se il bimbo ha la febbre o è raffreddato. Una volta escluso ciò, la sentenza era: “Probabilmente è accaldato, fai un bagno rinfrescante e domani vediamo”. Il mattino dopo era scomparso tutto e il bambino riprendeva le sue attività.
Non sottovalutiamo i sintomi
Abbiamo appena superato un periodo nel quale una malattia che non conoscevamo, il Covid, ci ha fatto rivivere la paura dovuta ad una pandemia, situazione sanitaria che le nuove generazioni hanno appreso solo nei libri di storia, proprio perché, essendo eventi eccezionali, hanno una cadenza secolare tanto che ognuno di noi, nel corso della sua vita, difficilmente ne incontrerà più di uno. Ma il Covid si è preso il controllo del palcoscenico, i lockdown e le lezioni a distanza hanno impedito quella socializzazione così importante per la crescita dei nostri ragazzi, senza peraltro modificare gli esiti della malattia che, come si evince dagli studi scientifici, si è dimostrata innocua nella popolazione pediatrica priva di patologie croniche. Quest’ultimo concetto è molto importante e riguarda tutte le malattie che si possono prevenire con l’immunoprofilassi. Anche la stessa Sindrome influenzale, malattia banale per la maggior parte della popolazione, può diventare letale se un soggetto è portatore di una patologia cronica. Diventa quindi fondamentale preservare le persone fragili e, tra queste, oltre agli anziani anche i bambini affetti da cronicità.
In caso di Scarlattina
In questi ultimi due anni, quando i nostri bambini finalmente hanno potuto ricominciare a frequentarsi, nei nostri ambulatori abbiamo notato un aumento
Quando all’infezione della gola si associa la presenza di puntini rossi in tutto il corpo, si parla di Scarlattina, malattia che non ha un’origine virale ma batterica
notevole dei casi di Infezione da streptococco, un batterio che, fino alla introduzione della penicillina, era molto pericoloso e che ora, invece, se curato, non desta preoccupazioni.
Lo streptococco è la causa di una delle cosiddette Malattie infettive: la Scarlattina. Quando all’infezione della gola si associa la presenza di puntini rossi in tutto il corpo, si parla di Scarlattina che, a differenza delle altre Malattie esantematiche, non ha un’origine virale ma, come detto, batterica. È importante quindi, nel sospetto, fare un tampone rapido (in farmacia o dal vostro Pediatra) per avere la conferma e procedere con la terapia antibiotica. È bene ribadire che l’uso degli antibiotici andrebbe riservato a quelle situazioni dove c’è il sospetto di una patologia batterica mentre oggi si riscontra un uso improprio di questi farmaci; a conferma di ciò, basta considerare che almeno il 90% delle patologie riscontrate quotidianamente nei nostri bambini sono di origine virale ma molte di queste vengono comunque trattate con un antibiotico.
gennaio/febbraio 2025
Resistenza agli antibiotici
Molti studi hanno analizzato questo fenomeno e hanno dimostrato che stanno sempre più aumentando le resistenze di tanti batteri agli antibiotici di uso comune (quelli definiti “a largo spettro”). Questo, a lungo andare, creerà problemi quando ci troveremo di fronte a patologie che non rispondono all’uso delle molecole più comuni e ci costringeranno ad utilizzare farmaci con effetti collaterali importanti.
Sesta Malattia, quali sintomi?
Marchino è un bel bambino di 17 mesi, 14 dei quali passati in pieno benessere, poi i genitori sono rientrati al lavoro, i nonni sono lontani e Marchino ha iniziato il nido. Da quel momento sono cominciati i Raffreddori, le tossi e le febbri nonché le notti in bianco di mamma e papà. Da due giorni il piccolo ha una febbre con picchi a 39° senza sintomi, respira bene e il muco nel naso è trasparente. Il Pediatra prescrive i soliti antipiretici (anche se non abbassano la febbre) e consiglia di aspettare ancora qualche giorno ma il fine settimana si avvicina e i genitori, preoccupati, alla sera consultano un altro Medico che, pur non riscontrando altri sintomi, prescrive un antibiotico. La febbre continua e il quarto giorno, così come era venuta, se ne va, mentre sul corpo di Marchino compaiono macchie sotto la pelle che fanno pensare proprio a una malattia infettiva! Il Pediatra, dopo aver rivisitato il bambino tranquillizza i genitori: Marchino ha la Sesta malattia. Si
Oggi non dobbiamo più aver paura delle Malattie infettive che conosciamo, ciò grazie soprattutto alla profilassi vaccinale che, nel nostro paese, è puntuale ed efficace
tratta di una Virosi che si manifesta con febbre che dura circa tre giorni, senza altri sintomi, e che termina con la comparsa di un esantema nel corpo, quando arrivano le macchie la malattia sta finendo e si può interrompere l’antibiotico (che non serve) e fare bagni rinfrescanti.
Al di là di questo esempio, oggi non dobbiamo più aver paura delle Malattie infettive che conosciamo, ciò grazie soprattutto alla profilassi vaccinale che, nel nostro paese, è puntuale ed efficace. Allo stesso tempo, non dobbiamo abbassare troppo la guardia e continuare a rispettare i calendari vaccinali, seguendo la Medicina basata sull’evidenza e non le sirene che sul web ci danno informazioni spesso prive di riscontri scientifici.
L’importanza delle vaccinazioni
Oggi molte Malattie infettive sono diventate di difficile riscontro grazie alle vaccinazioni di routine che ormai coinvolgono tutta la popolazione infantile; ma, prima che la pratica vaccinale fosse diffusa, era abitudine, nelle famiglie, mettere a contatto il bambino affetto da Morbillo, Varicella o Rosolia con gli altri figli per favorire il contagio ed evitare che la malattia si manifestasse in età adulta. Si tratta di una pratica che oggi sarebbe impensabile ma anche pericolosa, se teniamo conto degli effetti collaterali, a volte anche gravi. Ma erano periodi in cui la mortalità infantile era molto alta e le famiglie facilmente facevano purtroppo i conti con una morte in tenera età. Oggi, proprio grazie alla profilassi vaccinale, molte di quelle malattie sono di raro riscontro, mi riferisco al Morbillo, ma anche alla Poliomielite e alla Difterite, senza parlare del Vaiolo, dal quale ormai da diversi anni non è più necessario vaccinarsi. I risultati che abbiamo raggiunto nel nostro paese non sono però gli stessi ottenuti da nazioni a noi vicine, dalle quali provengono bambini e adulti che possono invece infettarsi. Per questo è bene non abbassare la guardia e continuare a vaccinare il più possibile i nostri figli.
LA PRIMA AREA PER LA SALUTE PREVENTIVA D’EUROPA
Alle porte del Parco Regionale dei Colli Euganei sorgono le Terme Euganee, la prima area termale per la salute preventiva d’Europa, un luogo in cui rinascere e vivere una vacanza speciale, dedicata a sé stessi, per riscoprire il proprio benessere fisico e la sensazione di sentirsi di nuovo in forma. La lunga tradizione termale euganea ha dato vita a numerosi hotel, ognuno con il proprio centro termale interno, specializzati in fangoterapia e trattamenti inalatori. Alle accoglienti aree wellness si aggiungono le oltre 240 piscine termali interne ed esterne presenti in ogni hotel, dove rilassarsi avvolti nel tepore dell’acqua a 37°C. Tutti i centri termali degli hotel del Bacino Termale Euganeo hanno ottenuto dal Ministero della Sanità Italiano il livello di qualificazione “I^ Super”, che indica l’eccellenza del prodotto terapeutico utilizzato nella fangoterapia e nei trattamenti inalatori.
Le acque termali del bacino Euganeo prendono vita dai bacini di raccolta delle acque meteoriche sui Monti Lessini, nelle Prealpi Venete. Dai 1500 metri di quota defluiscono lentamente nel sottosuolo fino ad una profondità di 2000-3000 metri, scorrono negli strati rocciosi per decine di migliaia di anni, e sgorgano infine dai pozzi dei centri termali euganei arricchite di sali minerali e calore.
L’attività di ricerca del Centro Studi Termali Veneto Pietro d’Abano ha scoperto che, speciali microrganismi del territorio Euganeo, i cianobatteri, producono numerose sostanze antinfiammatorie durante la maturazione del fango in acqua termale. La fangobalneoterapia, riconosciuta dal Ministero della Sanità e convenzionata col SSN, è particolarmente indicata per la cura dei disturbi articolari quali artrite e artrosi, oppure ossei come l’osteoporosi. Questo tipo di terapia naturale non presenta effetti collaterali ed ha limitate controindicazioni. Gli hotel termali che hanno ottenuto il Brevetto Europeo sull’efficacia dei principi antinfiammatori naturali contenuti nel Fango Maturo, garantiscono la qualità del prodotto terapeutico. La presenza dei principi attivi viene verificata dallo stesso Centro Studi con dei controlli periodici e un Disciplinare di Maturazione del Fango Termale fornisce al personale addetto le indicazioni necessarie per una coltivazione della risorsa corretta ed efficace.
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Appendicite, dalla diagnosi
Il termine “Appendicite” identifica una situazione di infiammazione dell’appendice. L’Appendicite è stata descritta per la prima volta nel 1759 da Metiever, ma all’epoca si riteneva che l’appendice di per sé non fosse la sede del processo. Solo dall’inizio del ventesimo secolo si identifica l’ostruzione dell’appendice come la prima causa dell’Appendicite. A quell’epoca la mortalità dell’Appendicite era riportata del 26% e la diagnosi precoce era considerata critica per ridurre la mortalità. La diagnosi era esclusivamente clinica e basata sull’identificazione del cosiddetto “punto di McBurney”, ossia un punto dolente all’esame obbiettivo dell’addome localizzato a 4-5 cm di quella linea che va dall’ala iliaca (anca) destra all’ombelico.
Qual è la causa
Ancora oggi l’ostruzione del lume intestinale è ritenuta il meccanismo causale più frequente con conseguente infiammazione dell’appendice, aumento della pressione all’interno del lume e poi ischemia (riduzione dell’afflusso di sangue).
L’Appendicite acuta è una delle cause più comuni del dolore
addominale acuto e la più diffusa nei giovani
Dott.ssa Maria Cappello
Responsabile Ambulatorio IBD UO Gastroenterologia, Promise, Policlinico di Palermo Vicepresidente AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri)
L’ostruzione del lume intestinale è ritenuta il meccanismo causale più frequente con conseguente infiammazione dell’appendice
Quale frequenza e diffusione
La diffusione dell’Appendicite nei bambini e negli adolescenti suggerisce un ruolo degli aggregati linfoidi (gruppi di cellule linfoidi) abbondanti nell’appendice dei più giovani. L’Appendicite si verifica più spesso tra i 10 e i 30 anni con un rapporto maschi/femmine di 1,4 a 1. La probabilità di avere l’Appendicite nel corso della vita è 8,6% nei maschi, 6,7% nelle femmine negli Stati Uniti. Sono state riportate differenze geografiche con un rischio fino all’8% in Europa e 2% in Africa. L’incidenza è in declino ed è stimata oggi 5,7-50 casi/100.000 abitanti all’anno.
Appendicite e Cancro colo-rettale
Vi è una associazione tra Appendicite acuta e Cancro colo-rettale, infatti il 2,9% dei soggetti che hanno gennaio/febbraio
diagnosi al trattamento
avuto l’Appendicite acuta sviluppa il Tumore del colon rispetto allo 0.1% di coloro che non l’hanno avuta. Il rischio è maggiore nei soggetti di oltre 55 anni per cui si raccomanda lo Screening del Tumore del colon nei Pazienti con Appendicite acuta oltre i 55 anni.
Appendicite e infiammatorieMalattiecroniche intestinali
Altra associazione descritta nella letteratura medica è tra Appendicite acuta e conseguente appendicectomia (rimozione chirurgica dell’appendice) e Malattie infiammatorie croniche intestinali. L’asportazione dell’appendice riduce il rischio di sviluppare la Colite ulcerosa. Per la Malattia di Crohn è vero invece il contrario: alcuni studi hanno rilevato che c’è un aumentato rischio di sviluppare la malattia dopo un’appendicectomia. Questa associazione fa ipotizzare un ruolo del microbiota o della rimozione di un organo linfoide.
La diagnosi
L’Appendicite acuta è una delle cause più comuni del dolore addominale acuto e la più comune nei giovani. Inizia con dolore addominale in sede centrale epigastrico o periombelicale che si sposta poi in fossa iliaca destra. Il dolore peggiora nell’arco di 24 ore ma all’inizio vi possono essere nausea, vomito, perdita dell’appetito e febbre. Il sospetto clinico è basato sull’ anamnesi e sull’ esame obbiettivo con dolore alla palpazione in
Recenti studi riportano l’elevata accuratezza della Risonanza Magnetica che consente di evitare le radiazioni e i mezzi di contrasto endovena
fossa iliaca destra e “rebound” (peggioramento del dolore quando il Medico solleva la mano). Negli esami di laboratorio vi sarà un aumento dei globuli bianchi in particolare dei neutrofili e della PCR. La diagnosi viene confermata dall’ Ecografia e/o dalla TAC . L’Ecografia “point of care” in Pronto Soccorso è una metodica diagnostica affidabile e forse la più appropriata come esame diagnostico di prima linea, se eseguita da un Operatore esperto. La TAC andrebbe eseguita nei Pazienti con Ecografia negativa.
Recenti studi riportano l’elevata accuratezza della Risonanza Magnetica che consente di evitare le radiazioni e i mezzi di contrasto endovena, aspetti importanti nei bambini. Ecografia e eventualmente Risonanza Magnetica sono le tecniche di imaging di scelta in gravidanza.
Alcuni “score” clinici sono stati recentemente formulati per aiutare il clinico, in particolare il Medico di Pronto Soccorso, a decidere se un Paziente con dolore alla fossa iliaca destra deve essere ricoverato e se è necessario inviarlo subito in sala operatoria. Il più accurato è lo Score di Alvarado (vedi box).
SCORE DI ALVARADO
e/o segno punteggio
Le attuali Linee Guida continuano a raccomandare l’asportazione chirurgica precoce poiché associata a un minor rischio di perforazione
Score 1-4 significa che il Paziente può essere dimesso, 5-6 opportuna osservazione clinica, score 7-10 significa Chirurgia urgente. La sensibilità dello score è del 93%, la specificità 80,6%. Lo score tuttavia non discrimina tra Appendicite acuta complicata e non, altri score in questo contesto sono più performanti, come l’AIRES (Appendicitis Inflammatory Response Scoring System) che include, oltre alla conta dei globuli bianchi, la PCR.
Sintomi e gravità sono molto variabili. Il tasso di perforazione va dal 16 al 40% con una maggiore frequenza nei giovani e negli anziani. La perforazione si associa ad incremento di mortalità e morbidità. La mortalità dell’Appendicite acuta non gangrenosa è 0.1% ma sale allo 0,6% nelle forme gangrenose. Nei bambini la diagnosi può essere più difficile, per la maggiore frequenza di forme atipiche, più rapida progressione e più alta incidenza di complicanze. L’uso dei biomarcatori come la PCR e la conta dei globuli bianchi sono un valido ausilio.
Il trattamento
L’asportazione precoce dell’appendice è stata per molti anni l’unico approccio terapeutico. A metà del secolo scorso si è cominciato tuttavia a valutare se la Chirurgia fosse sempre necessaria o se si potesse adottare un approccio conservativo con la sola terapia antibiotica. Uno studio del 1959 evidenziava tuttavia un rischio di recidiva del 37% e suggeriva l’approccio con soli antibiotici solo nei soggetti ad alto rischio operatorio. Altri studi condotti negli anni ’90 mostravano che l’Appendicite nella maggior parte dei casi non è complicata (solo 1 caso su 6 si perfora, ossia si rompe, con fuoriuscita di materiale infetto) e che l’Appendicite non complicata si può risolvere con i soli antibiotici nel 91% dei casi nel breve termine.
Le attuali Linee Guida pubblicate sul “World Journal of Emergency Surgery” nel 2020 tuttavia continuano a raccomandare l’asportazione chirurgica precoce poiché associata a un minor rischio di perforazione mentre nell’Appendicite non complicata la Chirurgia può essere ritardata di 24-48 ore. La
terapia antibiotica è meno efficace dell’intervento chirurgico del 18%.
La raccomandazione degli esperti è di usare l’approccio non operatorio solo in Pazienti selezionati con Appendicite acuta non complicata e in assenza di Appendicoliti (presenza di feci nel lume dell’appendice). La presenza di Appendicoliti alla Ecografia o alla TAC è infatti un fattore prognostico per il fallimento della terapia antibiotica e quindi il rischio di Chirurgia. Gran parte degli studi sull’approccio non chirurgico suggeriscono terapia antibiotica per almeno 48 ore seguita poi da terapia per bocca per 7-10 giorni.
Per i Pazienti non critici le Linee guida di Gerusalemme raccomandano terapia antibiotica empirica (con amoxicillina-clavulanico o cefotaxime più metronidazolo). Nei Pazienti allergici alla penicillina, ciprofloxacina e metronidazolo.
Saranno necessari ulteriori studi con differenti protocolli antibiotici per raccomandare in tutti i casi l’approccio non operativo e consentire di evitare la Chirurgia precoce. La terapia non chirurgica ha un alto tasso di successo (86%) ma un alto tasso di ricadute fino al 39%. Tra l’altro, l’asportazione dell’appendice con tecnica laparoscopica consente di ridurre la durata della degenza (dimissione anche dopo 24 ore), minori costi, minor rischio di Infezioni post-operatorie e più rapida guarigione. L’appendicectomia laparoscopica è oggi la procedura chirurgica di scelta anche nelle forme di Appendicite acuta complicata da ascesso. La terapia antibiotica profilattica è sempre raccomandata prima dell’intervento ma non nel post-operatorio a meno che non si tratti di forme complicate.
Le Linee Guida non forniscono raccomandazioni chiare ma suggeriscono la Chirurgia programmata (“interval appendectomy”) dopo un trattamento conservativo nei soggetti di oltre 40 anni per il rischio di mancare una diagnosi di neoplasia. Una terapia emergente ma poco utilizzata, con un tasso di successo del 93-95% e nessuna ricaduta, è l’ERAT (Endoscopic Retrograde Appendicitis Therapy) che si basa sul drenaggio endoscopico di pus e coproliti, con eventuale posizionamento di uno stent.
Quale prevenzione?
Non c’è un modo di prevenire l’Appendicite ma una dieta ricca di frutta e verdura, come la Dieta mediterranea, e un moderato esercizio fisico possono aiutare.
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La meditazione diventa tecnologia
Dorelan ha lavorato scientificamente per creare un materasso che fosse capace di donare al corpo una sensazione di rigenerazione cellulare come durante la meditazione.
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Esofagite, riconoscere i sintomi
Caratterizzata da difficoltà di deglutizione e accompagnata da sintomi di tipo allergico, l’Esofagite è una patologia complessa che richiede un’attenta valutazione della terapia
Prof. Antonio Di Sabatino
Specialista in Gastroenterologia
IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia - Università di Pavia
Dott. Carlo Maria Rossi
Specialista in Allergologia
IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia
L’Esofagite eosinofila è una patologia cronica dell’esofago caratterizzata dalla presenza di infiammazione allergica e, se non riconosciuta precocemente o adeguatamente trattata, determina il restringimento dell’esofago. Questa patologia interessa una popolazione giovane, tipicamente bambini, adolescenti e giovani adulti, più spesso di sesso maschile. L’Esofagite eosinofila ha destato grande interesse negli ultimi anni sia per il suo aumento di incidenza nella popolazione generale (non è più considerata una patologia rara), sia per la recente introduzione di farmaci che sono in grado di incidere sulla storia naturale della malattia controllandone la progressione e i sintomi. Fra questi ultimi, si annoverano cortisonici ad azione locale (direttamente rilasciati sulla mucosa esofagea) o farmaci “biologici”, cioè farmaci “intelligenti” che agiscono bloccando specifici bersagli immunologici (citochine).
I principali sintomi
Il sintomo cardine dell’Esofagite eosinofila nell’adulto è la difficoltà nel deglutire i cibi solidi, spesso associata a dolore, di intensità variabile, sino al vero e proprio blocco del boccone di cibo. I cibi più a rischio
Il sintomo cardine dell’Esofagite nell’adulto è la difficoltà nel deglutire i cibi solidi, spesso associata a dolore di intensità variabile
sono tipicamente secchi e fibrosi, come la carne o il pane, i liquidi invece vengono deglutiti senza problemi. Nel bambino la sintomatologia è più sfumata e include sintomi come reflusso, difficoltà a digerire, dolori addominali e rallentamento nella crescita. È sospettata quando il Paziente presenta disturbi nella deglutizione o sintomi che ricordano quelli della Malattia da reflusso gastroesofageo, spesso associati ad altre patologie allergiche, come la Dermatite atopica, la Rinite, l’Asma allergica e l’Allergia alimentare. Il sospetto clinico di questa patologia deve quindi insorgere in soggetti maschi, con Allergie e che presentino difficoltà alla deglutizione.
Una diagnosi complessa
Spesso si arriva tardivamente alla diagnosi di Esofagite eosinofila perché il Paziente, per far fronte alla difficoltà
nel deglutire, spesso mette in atto più o meno volontariamente una serie di comportamenti adattativi come l’alimentarsi molto piano, bere molta acqua, deglutire spesso, alterare la consistenza dei cibi. Pertanto, durante la visita clinica, è molto importante far emergere questi comportamenti attraverso un’anamnesi dettagliata. In alcuni casi più gravi, il blocco del bolo alimentare, che si verifica quando il boccone ingerito non progredisce verso lo stomaco, può portare il Paziente ad accedere in Pronto Soccorso per rimuovere il bolo mediante una gastroscopia.
La Gastroscopia è l’esame che può mettere in evidenza le alterazioni della mucosa esofagea suggestive di Esofagite eosinofila come ulcere, erosioni e anelli. Sono poi le biopsie eseguite in diversi tratti dell’esofago che consentiranno di confermare la diagnosi.
Le giuste terapie
Una volta posta la diagnosi, è necessario impostare una terapia attraverso un processo decisionale che deve coinvolgere Paziente e familiari, anche per garantire l’aderenza alla terapia, e che vede impegnati diversi Specialisti fra cui Gastroenterologo, Allergologo, Nutrizionista e Psicologo. È infatti dimostrato che, se non trattata, l’infiammazione esofagea induce l’attivazione di processi di fibrogenesi che portano al restringimento dell’esofago (stenosi esofagea), motivo per cui è necessario instaurare una terapia che sia in grado di prevenire i meccanismi infiammatori che portano a infiammazione e fibrosi esofagea. È inoltre importante garantire l’aderenza alla terapia a lungo termine attraverso un processo terapeutico condiviso con il Paziente.
Il 50% dei Pazienti risponde ai farmaci che vengono utilizzati nella terapia della Malattia da reflusso gastroesofageo, cioè gli inibitori della secrezione acida gastrica (inibitori della pompa protonica), mentre altri presidi terapeutici sono i cortisonici con formulazione topica per l’esofago, diete di eliminazione di alcuni allergeni e farmaci biologici. Tutte queste terapie si sono mostrate efficaci sia sui sintomi che sull’infiammazione. Generalmente vengono impiegate in monoterapia ma anche la loro combinazione è possibile, anche se non in prima battuta. La scelta della specifica terapia va effettuata considerando una serie di aspetti, fra cui le altre malattie che il Paziente può presentare o i potenziali effetti collaterali dei farmaci. Le diete ad eliminazione allergenica possono essere intraprese specie quando il Paziente preferisca un approccio terapeutico senza farmaci. I cortisonici topici vengono generalmente impiegati quando il quadro di Esofagite è più attivo da un punto di vista dei sintomi e del quadro endoscopico.
Diete di eliminazione
Se in passato si pianificavano regimi alimentari che eliminavano un elevato numero di gruppi di alimenti (generalmente sei), oggigiorno il primo tentativo è quello di instaurare un regime dietetico con restrizione di un numero limitato di gruppi alimentari, generalmente il grano ed in generale tutti i cereali contenti glutine insieme a latte e latticini, che sono gli alimenti più spesso implicati nell’Esofagite. In caso di inefficacia della dieta di eliminazione di due gruppi alimentari, si provvede ad eliminare un gruppo sempre crescente di alimenti, in generale quattro (includendo uova, soia e legumi) e successivamente sei, includendo gli alimenti precedentemente menzionati a cui si aggiunge il gruppo noci ed il gruppo pesce/crostacei. Soprattutto in ambito pediatrico può essere indicata la dieta elementare, cioè una dieta liquida amminoacidica, in cui le proteine sono sostanzialmente scisse nei loro costituenti fondamentali e pertanto prive di effetto infiammatorio sull’esofago.
In casi gravi, caratterizzati dal restringimento dell’esofago, è necessario provvedere alla dilatazione della stenosi esofagea attraverso una procedura endoscopica che utilizza un palloncino per allargare la zona ristretta dell’esofago.
Recentemente a queste terapie si sono aggiunti i farmaci biologici, ovvero anticorpi monoclonali rivolti contro specifiche citochine infiammatorie coinvolte nel danno esofageo, che si sono dimostrati particolarmente efficaci nell’indurre un miglioramento dei sintomi e una regressione del danno esofageo in quei Pazienti che non hanno avuto una risposta ai trattamenti di prima linea (dieta o cortisonici). Tali farmaci si sono rivelati utili anche nel gestire quei Pazienti che presentano, oltre all’Esofagite eosinofila, altre patologie allergiche di una certa gravità come la Dermatite atopica, l’Asma e la Rinosinusite cronica con Poliposi nasale.
Monitorare i miglioramenti
Il Paziente deve essere sottoposto a periodiche valutazioni cliniche di controllo volte a verificare il miglioramento dei sintomi o la progressione della malattia mediante rivalutazioni endoscopiche, che andrebbero eseguite dopo circa 2-3 mesi dall’inizio della terapia. In generale, e in particolare quando viene impostata una dieta ad eliminazione, è necessario assicurarsi che non si instaurino quadri di carenze nutrizionali, soprattutto quando la dieta è particolarmente restrittiva. Per tale motivo è indicata la valutazione nutrizionale affinché sia garantito un corretto e bilanciato apporto energetico e siano prevenuti possibili quadri carenziali.
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Apnee due disturbi
Questi disturbi possono rappresentare un fattore di rischio importante per la salute generale delle persone che ne sono affette
Apnee notturne e Bruxismo,da non trascurare
Dott. Gianluca Gandini
U.O. Otorinolaringoiatria
Ospedale Guglielmo da Saliceto
Piacenza
Direttore Prof. Domenico Cuda
Il russamento è definito come la produzione di suoni dovuta alla vibrazione delle strutture respiratorie del tratto aero-digestivo superiore (bocca, lingua, labbra, gola, laringe e organo della voce) durante il sonno. Il russamento semplice, non accompagnato da sonnolenza diurna e affaticamento o da Apnea ostruttiva notturna (OSAS), è chiamato russamento primario. Il russamento semplice è noto anche come russamento non apneico
Fattori di rischio
Per il russamento i fattori di rischio comprendono: congestione nasale, ostruzione/infiammazione delle vie aeree superiori, aumento dell’indice di massa corporea, sesso maschile o assunzione di alcol, droghe o tabacco. La sua incidenza varia tra il 2% e l’85%.
Disturbi respiratori
Tra i disturbi respiratori ostruttivi del sonno, correlati al russamento, secondo la AASM, “American Academy of Sleep Medicine”, si riconoscono tre tipi di eventi respiratori correlati: le Apnee, definite come una interruzione completa o quasi del respiro per almeno 10 secondi, associata spesso a risveglio; le Ipopnee, caratterizzate da una riduzione parziale del respiro associata ad una desaturazione di ossigeno del 3-4% della linea base o a risveglio (arousal); le Rera (Respiratory effort related arousal), cioè una riduzione del flusso di aria con un aumento dello sforzo inspiratorio che non soddisfa i criteri di Apnea o Ipopnea associato a risveglio..
Questi disturbi rappresentano anche un fattore di rischio importante per la salute generale delle persone che ne sono affette: sono note e dimostrate correlazioni fra le OSAS e le Malattie cardiovascolari e metaboliche ma anche gli effetti negativi sulle funzioni cognitive, sulla vigilanza e sulla sonnolenza diurna. Questi ultimi aspetti hanno fatto sì che la recente normativa sulle patenti di guida indichi che i soggetti affetti da apnee con sonnolenza diurna non possono conseguire o rinnovare la patente se non dimostrano di avere un adeguato trattamento.
Bruxismo, ha un’origine multifattoriale
Un fenomeno molto comune è il Bruxismo che viene definito dall’AASM come “attività ripetitiva dei muscoli masticatori caratterizzata dal serramento o digrignamento dei denti e/o dal rinforzo o spinta della mandibola”. Questa condizione può avere due forme: Bruxismo del sonno (SB) e Bruxismo della veglia, e non dovrebbe essere considerato un disturbo del movimento o un disturbo del sonno, in individui altrimenti sani. La prevalenza stimata del Bruxismo notturno varia con l’età, dal 13% nei giovani adulti al 3% negli anziani. L’origine multifattoriale del Bruxismo del sonno comprende: una condizione di vulnerabilità genetica, l’età, la modalità di trasmissione nervosa, i disturbi nell’architettura del sonno, la percezione dello stress e dell’ansia, l’assunzione di alcol e droghe, il fumo e la presenza concomitante
Le Apnee sono definite come una interruzione completa o quasi del respiro per almeno 10 secondi, associata spesso a risvegli
di diverse patologie tra cui: OSAS, Diabete, Disturbo da reflusso gastroesofageo, aumento dell’indice di massa corporea, Ipertensione, eccessiva sonnolenza diurna e russamento.
Può causare altri problemi
Anche il Bruxismo del sonno è un disturbo che preoccupa, soprattutto il Dentista poiché usura i denti, le
In molti casi il Bruxismo viene curato semplicemente e in modo efficace con l’utilizzo di bite personalizzati
ricostruzioni conservative e protesiche e rappresenta un co-fattore causale dei Disordini temporo-mandibolari. Poiché è associato ai risvegli corticali del sonno, riduce la qualità del sonno e, secondo recenti indicazioni, potrebbe anche essere causa di eccessiva sonnolenza diurna.
Diagnosi e Polisonnografia
La valutazione diagnostica si basa sulla regolare presenza di rumori di digrignamento dei denti durante il sonno associata o a eccessiva usura dei denti compatibile con l’attività di digrignamento o a dolore/fatica ai muscoli masticatori e/o blocco delle articolazioni temporo-mandibolari al mattino. Per la diagnosi certa è necessaria la Polisonnogafia completa con registrazione della attività dei masseteri (muscoli masticatori) e con segnale audio-video.
La valutazione del Dentista
Il Bruxismo deve essere considerato un campanello d’allarme per molti specialisti, da non sottovalutare. Gli Odontoiatri, tra i primi ad accorgersi di questa
patologia perché legata ai denti e alla loro usura, possono e devono approfondire con un’anamnesi accurata e diagnostica e la collaborazione in équipe con altri specialisti anche l’eventuale presenza di una Roncopatia. Una buona valutazione da parte degli Odontoiatri, insieme ad una polisonnografia e ad una Endoscopia del sonno (“sleep endoscopy”), può aiutare a intercettare e risolvere molti casi di Roncopatia, patologia molto diffusa tra gli uomini e tra le donne (specie dopo la menopausa), ma non rara neppure tra i bambini, che nel lungo periodo può essere la causa di importanti ripercussioni sulla salute come Ipertensione, Cardiopatie, sonnolenza diurna che può causare incidenti stradali e infortuni sul lavoro.
Bite, apparecchio personalizzato
In molti casi il Bruxismo viene curato semplicemente e in modo efficace con l’utilizzo di bite personalizzati: si tratta di piccoli “apparecchi” odontoiatrici che vengono utilizzati di notte; sono una forma di protezione per le arcate dentali poiché evitano il digrignamento dei denti. In altri casi invece l’approccio deve prevedere terapie combinate. Spesso con l’utilizzo di un bite si assiste ad un miglioramento della patologia; se non si arrivasse ad una sua risoluzione definitiva, si potrebbe procedere anche con un intervento chirurgico mininvasivo associato.
L’esame endoscopico
Per indagare quale sia l’approccio terapeutico migliore, il Medico potrebbe richiedere per il Paziente un esame endoscopico, come lo “sleep endoscopy”, che si esegue in Ospedale: durante un sonno indotto, il Medico esegue la manovra di “pull-up mandibolare”, portando manualmente la mandibola leggermente in avanti di qualche millimetro (simulando quindi un dispositivo orale) e capendo così subito se una terapia con il bite può ridurre o annullare sia il russamento che le Apnee ostruttive del sonno.
Grazie alla “sleep endoscopy”, il Chirurgo riesce anche capire a quale tipo di intervento sottoporre il Paziente e in quale sede delle vie aeree. Nei casi in cui il Bruxismo e la Roncopatia fossero più gravi, la Terapia combinata di Chirurgia e Terapia odontoiatrica con dispositivi chiamati MAD (“Mandibular Advancement Device”) simili ad un bite, risulta certamente la più valida soluzione, a volte persino migliore della Terapia ventilatoria assistita con la macchina respiratoria (CPAP) consigliata nei casi di grave Roncopatia.
Come mantenere la
Esistono attività e abitudini semplici che, con un minimo sforzo, possono portare a importanti risultati in termini di prevenzione
Dott.ssa Matilde Leonardi
Direttore Struttura Complessa di Neurologia Salute Pubblica, Disabilità e Coma Research Centre, Fondazione IRCCS
Istuituto Neurologico Besta e Brain Health Ambassador - Milano
La Salute del Cervello rappresenta una delle sfide più urgenti e complesse per la Sanità pubblica. Prima di esaminare tale sfida, è necessario definire cosa si intende per “Salute del Cervello”: secondo il Piano Globale di Azione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), recepito anche dalla Società Italiana di Neurologia (SIN).
Cosa si intende per “Salute del cervello”
Intendiamo la capacità di ogni individuo di realizzare le proprie potenzialità cognitive, emotive, psicologiche e comportamentali per affrontare le sfide della vita. Questo approccio bio-psico-sociale mira a migliorare il benessere mentale e fisico di ciascuno, riducendo l’impatto delle Malattie cerebrali sui Pazienti, sui caregiver, sul sistema sanitario e sulla società nel suo complesso.
Lo stile di vita
Salute del Cervello non significa semplicemente assenza di malattia, ma implica mantenere stili di vita sani, fare attività fisica, dormire bene, seguire una dieta
Prendersi
cura della Salute del Cervello deve diventare una prospettiva di miglioramento della salute adottata da ogni Paese
equilibrata, evitare alcol, droghe e fumo, gestire lo stress, prevenire problemi di salute come Diabete e Ipertensione, restare attivi cognitivamente e avere relazioni sociali che promuovono le funzioni cerebrali, mentali e sociali.
Prendersi cura della Salute del Cervello deve diventare una prospettiva di miglioramento della salute adottata da ogni Paese, promossa a ogni livello, accessibile e attuabile dalla maggior parte delle persone, in contesti diversi. Esistono attività e abitudini semplici che, con un minimo sforzo, possono portare a importanti risultati in termini di prevenzione.
Malattie neurologiche e problematiche sociali
Le Malattie neurologiche e mentali colpiscono oltre la metà della popolazione italiana e, a livello mondiale,
Salute del Cervello
sono la principale causa di disabilità e la seconda causa di mortalità. Purtroppo, questa tendenza peggiorerà a causa dell’aumento dell’invecchiamento della popolazione. L’impatto delle malattie del cervello non deriva solo dal loro aumento epidemiologico ma è connesso anche allo stigma di cui soffrono molti Pazienti, alla discriminazione sociale, alla perdita di opportunità a causa della malattia, alle difficoltà di accesso a percorsi chiari di cura e presa in carico. E questo insieme di fattori colpisce persone di tutte le età e di ogni estrazione sociale e di pari passo riguarda anche milioni di caregivers che spesso sono ignorati.
Tuttavia, nonostante queste previsioni e i dati preoccupanti, i governi non stanno implementando politiche adeguate a promuovere e incentivare la Salute del Cervello. Nonostante l’elevata incidenza delle patologie neurologiche, l’accesso ai servizi di prevenzione è insufficiente, specialmente nei Paesi a basso e medio reddito. È quindi necessario adottare soluzioni concrete, preferibilmente a livello globale, multilivello e pragmatiche, affinché la Salute del Cervello sia promossa durante tutto il corso della vita di ciascuno e non solo dopo la manifestazione di una patologia.
One brain, one health
In risposta a questa evidenza, la SIN (Società Italiana di Neurologia) ha introdotto la Strategia Italiana per la Salute del Cervello 2024-2031 nel marzo 2024 alla Camera dei Deputati. Si tratta di un piano nazionale che mira a implementare in Italia il Piano Globale di Azione per l’Epilessia e altre Malattie neurologiche promosso dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) con l’obiettivo di ridurre l’impatto di tutte le Malattie cerebrali e migliorare la Salute del Cervello in Italia. La Strategia, delineata nel Manifesto italiano “One Brain, One Health”, stabilisce i punti chiave e le priorità d’azione da realizzare nei prossimi anni attraverso un programma nazionale che prevede la collaborazione tra tutti i soggetti nazionali coinvolti, Società scientifiche e Associazioni di Pazienti, rappresentanti politici e dell’industria. Lavoreranno insieme in settori cruciali come la programmazione sanitaria, la prevenzione, la ricerca, la diagnosi, la cura, la riabilitazione e il supporto sociale.
I punti chiave del manifesto
Nel manifesto One Brain One Health, vengono dettagliati alcuni punti chiave che includono in primis il rafforzamento della governance, attraverso il miglioramento della gestione della salute del cervello per tutti i cittadini italiani e l’inclusione nelle iniziative istituzionali nazionali e regionali, nonché l’istituzione di un Tavolo interdisciplinare presso il Ministero della Salute per monitorare l’implementazione della strategia. Il secondo punto riguarda la necessità di fornire diagnosi, cure e trattamenti efficaci, tempestivi e mirati a coloro che hanno una malattia neurologica, potenziando le strutture sanitarie, rafforzando le reti tra territorio e Ospedale e sviluppando modelli di cura di prossimità. Il terzo punto prevede l’attuazione di strategie di promozione e prevenzione delle malattie del cervello e richiede lo sviluppo di programmi di educazione e formazione su stili di vita sani e la promozione di campagne nazionali di sensibilizzazione e informazione . In quarto luogo, è importante promuovere la ricerca, l’innovazione e i sistemi informativi, incentivando la collaborazione tra pubblico e privato. Infine, l’ultimo punto si focalizza sul rafforzamento dell’approccio di Sanità pubblica per i disturbi neurologici e mentali, adottando soluzioni concrete per proteggere il cervello durante tutta la vita e riconoscendo il ruolo dei caregiver familiari e il valore socioeconomico della cura non professionale.
La prevenzione in Italia
L’Italia con la sua strategia è uno dei paesi, assieme a Finlandia, Norvegia, Svizzera, Austria, India, che per primo ha definito una strategia nazionale, in linea sia con il Piano di azione dell’OMS che con la “Brain Health Mission” portata avanti dall’Accademia Europea di Neurologia in 48 Paesi. Per promuove la Salute del Cervello in Italia, la SIN avvierà un proficuo confronto con le cosiddette “6 P”: Pazienti (Associazioni di Pazienti e familiari), Professionisti sanitari, Providers (di servizi sociosanitari, terapie e tecnologie, pubblici e privati), Partners (le Società scientifiche, le Università, gli Istituti di ricerca), Politici (decisori e finanziatori delle politiche pubbliche e istituzioni) e Popolazione generale
CIP - Proteggi il tuo cuore
Le Malattie cardiovascolari sono in aumento e rappresentano la causa principale di morte e disabilità. La buona notizia è che si può fare molto per la loro prevenzione, partendo dall’eliminazione del fumo di sigaretta, passando attraverso una corretta alimentazione e, soprattutto, praticando una costante e adeguata attività fisica. Quest’ultima può essere considerata infatti un vero e proprio strumento di mantenimento della salute cardiovascolare e, nella maggioranza dei casi, anche un fattore utile nella terapia.
Durante il mese di Gennaio, il team scientifico della rivista Elisir di Salute attraverso il Circuito Informazio-
mySMART Diary
Nata nell’ambito del programma Digital4Aid, un’iniziativa di beneficenza promossa dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, la prima ad essere riconosciuta in Italia e dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale nei suoi impatti ambientali, economici e sociali, mySMART Diary è la prima web app a livello internazionale realizzata a supporto di Psicologi, Psichiatri e Neuropsichiatri infantili per migliorare la condizione dei Pazienti affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Si tratta, in pratica, di un diario digitale pensato per supportare chi soffre di disturbi alimentari, permettendo di monitorare non solo il comportamento alimentare, ma anche di evidenziare i disturbi emozionali e relazionali sottostanti, offrendo un suppor-
Screening gratuito per l’Osteoporosi
L’Osteoporosi è una malattia cronica degenerativa caratterizzata dalla progressiva perdita di densità minerale ossea che rende le ossa fragili e suscettibili a fratture, con tutte le complicanze che ne conseguono soprattutto per gli anziani; la prevenzione è fondamentale per affrontare un percorso terapeutico che possa rallentare il progredire della malattia e assicurare una vita in salute, anche in tarda età. Grazie all’impegno di Amel Medical, che produce e distribuisce dispositivi per magnetoterapia Made in Italy brevettati e scientificamente testati, è oggi possibile sottoporsi ad uno Screening, gratuito ed eseguito a casa propria, per valutare la densità ossea, elemento importante per la prevenzione e la valutazione dell’Osteoporosi. L’esame offerto è quello della den-
ne e Prevenzione (CIP) propone a tutte le persone afferenti alle strutture sanitarie aderenti al progetto, alcuni temi chiave di riflessione e alcune indicazioni di base utili a costruire un’adeguata informazione su questo tema. Il punto fondamentale su cui focalizzare l’attenzione è rappresentato dall’attivazione delle opportune correzioni al proprio stile di vita, programmando la pratica costante di attività fisica, da definire in rapporto alle caratteristiche individuali e dopo aver adeguatamente valutato il proprio stato di salute con l’aiuto dei Medici Cardiologi e degli Specialisti di Medicina dello Sport. Per approfondire: www.elisirdisalute.it
to personalizzato agli Specialisti ma anche ai Pazienti. Il progetto utilizza strumenti di Intelligenza Artificiale che, registrato l’evento scatenante del comportamento da parte del Paziente, sviluppano una comprensione della narrazione fornita e, grazie a questa interazione, riesce a elaborare un profilo di mentalizzazione, allo scopo di valutare la capacità della persona di comprendere i propri pensieri ed emozioni, nonché i pensieri e le intenzioni delle persone con cui si relaziona. Il profilo viene poi messo a disposizione e visualizzato dal Terapeuta, che può così confrontarlo con le sue impressioni e valutazioni cliniche, facilitandone così il lavoro. Per informazioni: https://sostenibilitadigitale.it/mysmart-diary/
sitometria ossea ad ultrasuoni, una tecnica strumentale che consente di determinare la perdita di massa ossea attraverso una rapida valutazione dello stato di mineralizzazione dello scheletro ed eseguita con macchinari di ultima generazione.
Sottoponendosi a questo test si possono ottenere importanti informazioni sulla struttura e sulla resistenza meccanica del tessuto osseo. Per prenotare lo Screening gratuito è sufficiente visitare il sito dedicato e compilare il modulo di prenotazione. Un operatore di Amel Medical contatterà chi ha fatto richiesta per fornire tutte le informazioni necessarie e fissare un appuntamento direttamente a casa per svolgere il test. Per prenotare lo screening: https://osteostop.it/screening-gratuito/
Stracchino Nonno Nanni
Dal gusto unico e inconfondibile, e con una confezione più rispettosa per l’ambiente
Frutto delle antiche tradizioni contadine e importante alimento della dieta mediterranea, se consumato nelle corrette quantità, il formaggio da sempre assicura a chi lo assapora numerosi benefici.
Tra le diverse tipologie di formaggio, i formaggi freschi Nonno Nanni, primo tra questi lo Stracchino, hanno conquistato i consumatori per il loro gusto esclusivo, la loro genuinità e comodità nel consumo.
Un alimento sano ed equilibrato
Fatto solo con buon latte 100% italiano e fermenti lattici vivi, senza l’aggiunta di conservanti, lo Stracchino Nonno Nanni conquista il palato con la sua nota dolce e la sua cremosa consistenza ed è fatto ancora oggi seguendo l’arte casearia tramandata di generazione in generazione in famiglia.
Naturalmente ricco in Calcio, Fosforo e fonte di Vitamina B12, tutti nutrienti importanti per il nostro organismo, lo Stracchino Nonno Nanni è un formaggio dal gusto inconfondibile che contiene oltre due miliardi di fermenti lattici vivi per grammo ed è quindi un formaggio vivo, che matura e aumenta la morbidezza nel corso della sua vita, pur mantenendo sempre inalterati la sua freschezza e sapore.
Più attenzione all’ambiente
Oltre alla bontà, lo stracchino Nonno Nanni pone grande attenzione all’ambiente. Nonno Nanni ha studiato, per i formati di stracchini a libero servizio, un innovativo packaging sostenibile, con un involucro esterno riciclabile capace di garantire l’effetto barriera e mantenere così intatte le proprietà organolettiche e di durata del prodotto, ed una vaschetta realizzata con prevalenza di PET riciclato (rPET), che compone lo strato interno, abbinato a due microstrati esterni in PET vergine.
Il nuovo incarto esterno riciclabile può essere smaltito nella plastica e verrà riciclato. Il materiale dell’incarto una volta riciclato avrà una seconda vita in nuovi oggetti.
Il nuovo pack ci ha permesso di raggiungere i seguenti miglioramenti in termini di impatto ambientale, riducendo le emissioni annue di CO2 del -34%, l’utilizzo di plastica vergine del -28%, l’utilizzo di plastica riciclabile del +42% e l’impatto sull’impronta idrica del -58%.*
*Dati medi annui, fonte Life Cycle Assessment del 15 maggio 2024, calcolata su base consumi del 2023.
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Cardiopatie in età giovanile,
LAlcune malattie cardiache presenti in età giovanile possono comportare limitazioni riguardo all’esercizio
fisico o all’avvio di una gravidanza, è necessaria quindi un’attenta
valutazione multidisciplinare
Prof. Michele Massimo Gulizia
U.O.C. di Cardiologia, - Ospedale Garibaldi-Nesima, ARNAS “Garibaldi” - Catania
Prof. Domenico Gabrielli
Ospedale San Camillo - Roma
Dott. Gabriele Egidy Assenza
IRCCS Azienda Ospedaliero
Universitaria di Bologna
Dott.ssa Silvia Favilli
A. O. Universitaria Meyer- Firenze
Prof.ssa Maria Giovanna Russo
Ospedale Monaldi, Napoli
Dott. Berardo Sarubbi
Ospedale Monaldi, Napoli
e malattie cardiovascolari colpiscono frequentemente persone di età superiore ai 45 anni, è anche però vero che esiste un gruppo molto eterogeneo di malattie cardiache che possono colpire soggetti più giovani. In questi casi la patologia cardiovascolare presenta un importante impatto su tutta una serie di attività tipiche della giovane età come attività sportiva e salute riproduttiva nella donna. Inoltre, alcune di queste patologie possono esordire in età pediatrica (tipico è il caso delle cardiopatie congenite) e accompagnare la persona attraverso tutte le fasi della vita, in particolar modo attraverso la delicata fase di transizione dall’età pediatrica a quella adulta. In ultimo, una giovane coppia si può trovare a fare i conti con una malattia cardiaca (che per esteso coinvolge entrambi i genitori, pur non essendo loro affetti) dopo la diagnosi pre-natale di cardiopatia congenita fetale, identificata durante le procedure di Screening in gravidanza. In questo articolo cercheremo di affrontare sinteticamente questi aspetti della Cardiologia applicata alle giovani generazioni.
Il percorso assistenziale
Per gli adolescenti con cardiopatia che sono seguiti spesso dall’infanzia presso un Ospedale pediatrico per un problema cardiaco (ad esempio una malformazione congenita del cuore), l’inevitabile passaggio all’assistenza della Cardiologia dell’adulto costituisce un passaggio molto delicato. Si è visto che nei ragazzi con cardiopatia congenita questo passaggio può portare all’abbandono delle cure, con gravi conseguenze sulla salute. È quindi indispensabile prevedere dei percorsi di ‘transizione’ che devono iniziare precocemente per essere efficaci. La transizione non è infatti soltanto un trasferimento delle cure dall’Ospedale pediatrico
L’inevitabile
passaggio all’assistenza della Cardiologia dell’adulto costituisce un passaggio molto delicato
giovanile, quali limitazioni?
all’Ospedale dell’adulto. È anche e soprattutto un progressivo cambiamento del rapporto con il Paziente che da bambino diventa adolescente e poi giovane adulto. Il Cardiologo Pediatra è abituato a riferirsi ai genitori dei neonati e dei bambini: sono i genitori che ricevono le informazioni e che si rapportano con i Medici riguardo alla prognosi ed eventualmente alle scelte terapeutiche. Progressivamente il Cardiologo Pediatra deve coinvolgere sempre più il giovane Paziente, rendendolo consapevole della sua cardiopatia, dei limiti che spesso comporta ma anche delle potenzialità, di quello che sarà possibile e di quello che è invece controindicato. Un esempio riguarda l’informazione sull’attività fisica e sportiva: alcune cardiopatie non controindicano attività sportive, anche competitive; in altre, lo sport intenso può portare a complicanze o addirittura costituire (molto raramente) un rischio per la vita. Un altro aspetto importante da discutere precocemente nelle adolescenti riguarda la sessualità: dalla contraccezione alle prospettive riguardo ad una futura gravidanza. Lo sviluppo della transizione dell’assistenza non può essere improvvisato, ma richiede la preparazione di un “team” sanitario, che dovrebbe sempre comprendere una infermiera esperta e dedicata, e la creazione di percorsi strutturati, che possono essere diversi in relazione ai diversi contesti (sanitari ma anche socio-economici).
Attività fisica nelle persone con cardiopatia
Nonostante vi sia ampia dimostrazione che l’esercizio fisico regolare è in grado di migliorare la prognosi e la qualità della vita nei Pazienti con cardiopatie congenite e malattie cardiovascolari in generale, in età pediatrica e adulta, la partecipazione all’attività fisica in questa popolazione è ancora oggi limitata. Tale discrepanza è attribuibile in parte alla distorta percezione personale,
genitoriale e talora anche dei Medici curanti estremamente “protettivi” della condizione di salute del soggetto, in parte alla difficoltà oggettiva di individuare un programma di esercizio fisico adeguato, tenendo conto della notevole varietà anatomica e funzionale dei difetti cardiaci congeniti e del diverso approccio e risultato chirurgico.
Inoltre, esistono condizioni “extracardiache”, quali limitazioni della capacità respiratoria, connesse con la patologia cardiaca o le procedure chirurgiche, limitazioni muscolo-scheletriche, il disagio creato dall’esporre “cicatrici” o deformità scheletriche e talora limitazioni psicomotorie in soggetti sindromici che creano ulteriori ostacoli all’utilizzo della pratica sportiva come strumento terapeutico. L’esercizio fisico, nell’ambito di uno stile di vita attivo e sano, oltre che essere di beneficio a livello cardiaco e vascolare con indubbio miglioramento della capacità funzionale, ha risvolti favorevoli a livello respiratorio e metabolico e soprattutto a livello psicologico e sociale. Gli innumerevoli benefici ad esso correlati superano i potenziali rischi, anche in presenza di una cardiopatia congenita complessa, a patto che la prescrizione dell’attività fisica sia effettuata da personale altamente specializzato in grado di fornire un programma di esercizio individualizzato. La scelta dell’attività fisica nei Pazienti con cardiopatie congenite deve essere basata su:
• l’individuazione della tipologia di esercizio fisico più indicato per il Paziente;
• la personalizzazione del programma di esercizio;
• la sorveglianza degli effetti che l’esercizio ha nel tempo sulla funzione cardiovascolare.
Prima di indicare un programma di attività fisica, è fondamentale procedere sempre ad un’accurata preventiva stratificazione del rischio, basandosi sulla valutazione della funzione cardiaca, del rischio di Aritmie e delle anomalie strutturali a carico delle val-
La prescrizione dell’attività fisica deve essere effettuata da personale altamente specializzato in grado di fornire un programma di esercizio
individualizzato
vole cardiache e dell’aorta. Essa richiede spesso l’integrazione di più metodiche diagnostiche sofisticate: ECG, Ecocardiogramma, ECG Holter o Test da sforzo, Risonanza Magnetica cardiaca (RMN), Test da sforzo cardiopolmonare, Ecocardiogramma con stress. I soggetti avviati alla pratica di attività fisico-sportiva vanno sempre regolarmente monitorati: un attento follow-up consente di valutare e modificare gradualmente il programma di esercizio.
Gravidanza e Counseling pre-concezionale
La salute riproduttiva e l’educazione ad una maternità responsabile (contraccezione inclusa) sono temi fondamentali nella popolazione delle giovani donne con malattie cardiovascolari. Nella maggior parte dei casi la gravidanza e il parto sono molto ben tollerati e, benché vi sia un aumentato rischio di complicanze cardiovascolari durante e dopo la gestazione rispetto a popolazioni di donne senza cardiopatie, nel complesso questo rischio rimane non elevato e soprattutto sono aneddotiche complicanze severe o fatali, eccetto che in determinati profili caratterizzati da un incremento sostanziale del rischio. È stato estesamente raccomandato in numerosi documenti di consenso che ogni donna con cardiopatia riceva un Counseling pre-concezionale accurato e affidato ad operatori esperti, al fine da identificare quelle (poche) donne nelle quali effettivamente la gravidanza e il puerperio determinano un rischio elevato di complicanze maggiori. I profili clinici caratterizzati da rischio maggiore sono Disfunzione ventricolare severa e sintomatica (in particolar modo nel contesto di cardiomiopatie), Stenosi severe all’efflusso ventricolare destro e/o sinistro (specie se si associano a disfunzione ventricolare e/o sintomi), Ipertensione arteriosa polmonare (dove effettivamente la gravidanza può comportare un rischio di complicanze fatali), Cardiopatie congenite con cianosi severa, Aortopatie ereditarie/genetiche con severo incremento delle dimensioni aortiche. Profili con rischio significativo, anche se inferiore, includono cardiopatie congenite complesse con circolazione di Fontan, ventricolo destro in posizione sistemica (intervento di Senning/Mustard in esiti di correzione di trasposizione delle grandi arterie), protesi valvolari meccaniche. Il desiderio di maternità deve essere tutelato e incoraggiato nella maggior parte dei casi, e un’attenta e individuale valutazione del profilo di rischio da parte di Cardiologi e Ginecologi esperti è obbligatorio prima di concludere che il rischio sia così elevato da porre problemi di opportunità rispetto alla possibilità di considerare una gravidanza.
Counseling prenatale
L’ Ecocardiografia fetale è un esame diagnostico che si esegue su indicazioni specifiche tra cui le più frequenti sono la presenza di un sospetto di malformazione cardiaca ad un esame ecografico strutturale o di malformazioni fetali extracardiache e/o genetiche, la presenza di Aritmia fetale, la familiarità per cardiopatia congenita, il Diabete insulino-dipendente materno. Viene eseguita di solito tra la 18 a e la 20 a settimana di gestazione , epoca ideale per la visualizzazione del cuore fetale, ma può essere eseguita anche in epoca più precoce seppur con aumentati limiti di accuratezza diagnostica.
In epoca prenatale non è possibile escludere la presenza di tutte le possibili anomalie cardiache. Infatti alcune anomalie, come ad esempio la Pervietà del dotto di Botallo o del forame ovale, non si possono escludere per definizione, in quanto sono comunicazioni aperte necessarie alla sopravvivenza fetale e devono chiudersi dopo la nascita, mentre altre malformazioni, come la Coartazione aortica e i piccoli difetti interventricolari, hanno una bassa accuratezza diagnostica prima della nascita.
L’Ecocardiografia fetale ha un impatto favorevole sulla prognosi delle cardiopatie congenite che necessitano di trattamento sin dalle prime ore di vita
L’Ecocardiografia fetale viene eseguita dai Ginecologi o dai Cardiologi Pediatri, l’ideale è l’esecuzione di questa metodica in seduta congiunta multidisciplinare dove siano presenti entrambe le figure sanitarie.
L’Ecocardiografia fetale ha un impatto favorevole sulla prognosi delle cardiopatie congenite che necessitano di trattamento sin dalle prime ore di vita.
Il Counseling rivolto a una coppia con un feto che presenta una malformazione cardiaca, deve essere necessariamente multidisciplinare, coinvolgendo il Cardiologo Pediatra e il Ginecologo, ma anche il Genetista e il Cardiochirurgo Pediatra, ove indicato.
Il Counseling è un aspetto della gestione di questa complessa metodica importante quanto la capacità tecnica di esecuzione dell’esame. Infatti, la comunicazione di una malformazione al cuore di un bambino che non è ancora nato ha enormi implicazioni psicologiche come è facilmente immaginabile.
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Telemedicina, quali
Abbiamo rivolto alcune domande all’Ing. Fabio
Rangoni, Specialista
in Ingegneria Biomedica, imprenditore ed esperto di Telemedicina
A cura della Redazione
Ing. Rangoni, si parla sempre più spesso di Telemedicina, ci può dare una definizione più precisa di questa modalità medica?
Si parla di Telemedicina quando si effettua un servizio medico, ma il Medico e il Paziente non sono nello stesso luogo. Si tratta quindi di “spostare” i dati (gli esami clinici, l’Elettrocardiogramma, la TAC, ecc.) invece che spostare il Paziente. Essa comprende una vasta gamma di attività e servizi, come la diagnosi a distanza, il monitoraggio remoto dei Pazienti, il trattamento a distanza, il telemonitoraggio delle condizioni croniche oltre alla conservazione e condivisione dei dati clinici. In sostanza, la Telemedicina utilizza strumenti digitali per migliorare l’accesso alle cure, ridurre i tempi di attesa, e facilitare la comunicazione tra Pazienti e Professionisti della salute.
Questo in pratica come si traduce?
In pratica, mediante la Telemedicina si possono svolgere esami diagnostici a distanza. I Medici possono effettuare consulti via videoconferenza, permettendo ai Pazienti di ricevere assistenza senza doversi recare fisicamente negli ambulatori. I Pazienti affetti da malattie croniche come Diabete o Ipertensione possono ricevere supporto e monitoraggio continuo, riducendo la necessità di visite in Ospedale e migliorando la loro qualità di vita.
La Telemedicina è particolarmente utile anche in ambito psichiatrico, offrendo supporto a Pazienti che possono difficilmente accedere ai servizi di persona.
Quali sono i benefici della Telemedicina?
Il più ovvio è un accesso semplificato per il Paziente alla diagnosi e alla cura, una migliore compliance con la terapia e quindi, alla fine, un miglior risultato clinico. Ridurre gli spostamenti dei Pazienti inoltre diminuisce l’impatto sulla CO2 e aumenta il PIL del Paese perché i Pazienti si devono allontanare di meno dal lavoro.
Riguardo alla Telemedicina qual è la situazione in Italia?
In Italia, la Telemedicina ha subito una notevole accelerazione, soprattutto in risposta alla pandemia del Covid-19. Prima di questo periodo, la Telemedicina era già un settore in sviluppo, ma l’emergenza sanitaria ha forzato una rapida adozione di tali tecnologie. Le consultazioni a distanza sono diventate una pratica comune e molti Ospedali e Medici generici hanno implementato sistemi per facilitare le visite virtuali. Tuttavia, rimangono alcune sfide da risolvere. L’accesso alla Telemedicina è disomogeneo: le aree rurali e svantaggiate spesso mancano di una connessione
vantaggi?
internet adeguata e delle infrastrutture tecnologiche necessarie. Inoltre, permangono questioni relative alla privacy e alla sicurezza dei dati, essenziali in un contesto così delicato come quello sanitario.
Quali sono le prospettive, anche in relazione al PNRR?
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’importante opportunità per rafforzare e far crescere la Telemedicina in Italia. Con i fondi destinati al settore sanitario, si prevede un’ulteriore implementazione delle tecnologie digitali e un miglioramento dell’accessibilità ai servizi sanitari.
Le principali aree di intervento devono includere:
• investimenti nelle infrastrutture digitali: un potenziamento delle reti di connessione in tutto il Paese è fondamentale per garantire che tutti i cittadini abbiano accesso alla Telemedicina;
• formazione del personale sanitario: investire nella formazione dei Professionisti della salute affinché possano utilizzare in modo ottimale le tecnologie digitali è essenziale per garantire la qualità delle cure;
• standardizzare ed espandere i servizi di Telemedicina: sviluppare Linee Guida chiare per l’implementazione della Telemedicina e garantire che i servizi siano omogenei in tutto il territorio nazionale.
• integrazione con il Sistema Sanitario Nazionale: assicurare che la Telemedicina sia parte integrante del SSN, rendendo le prestazioni telematiche rimborsabili e sostenibili nel lungo termine.
Lei svolge la sua attività nel settore della Cardiologia, per concludere ci vuole indicare alcune importanti applicazioni della Telemedicina che hanno portato benefici in questo settore? Innanzitutto, oggi con la “farmacia dei servizi” è possibile fare un Elettrocardiogramma o un esame Holter a pochi passi da casa, senza liste d’attesa e senza doversi recare in Ospedale. In pratica, se ci viene prescritto un esame diagnostico, tipo Elettrocardiogramma o Holter cardiaco (esame ECG per 24 ore) o Holter pressorio (misura della pressione durante le 24 ore), molte farmacie sono oggi attrezzate per svolgere questo tipo di esami, prenotabili normalmente entro poche ore e appunto, a pochi passi da casa. Gli esami vengono
refertati da aziende specializzate che impiegano Cardiologi, in regime di Telemedicina. In alcune regioni d’Italia queste prestazioni sono rimborsate dal Sistema Sanitario Nazionale, in altre ancora no e vanno pagate direttamente. I costi però sono bassi e non superano di molto il ticket.
E per i malati cronici?
Pazienti che debbano essere seguiti con continuità, come ad esempio quelli affetti da Scompenso cardiaco cronico, possono quotidianamente inviare alcuni semplici dati, come pressione sistemica e peso. Il Medico è cosi in grado di aggiustare le dosi del farmaco con continuità, prevenendo inutili ricoveri.
L’effetto più evidente dello Scompenso cardiaco cronico è una importante ritenzione di liquidi, fino a che il Paziente deve essere ricoverato in Ospedale per essere riequilibrato. Questi ricoveri possono durare anche settimane e possono essere anche molto frequenti, fino a 6 o7 all’anno con grave peggioramento per la qualità della vita dei Pazienti. La terapia più comune prevede l’uso di diuretici che però, per essere efficaci, vanno dosati con precisione, giorno per giorno in base allo stato del Paziente e alla ritenzione idrica.
La Telemedicina consente un rilievo quotidiano di parametri (peso e pressione sistemica) che consentono un dosaggio accurato del diuretico. Si elimina cosi la necessità di tanti ricoveri, migliorando di molto la qualità della vita del Paziente e consentendo un significativo risparmio a carico del SSN.
La Telemedicina può essere utile nell’emergenza sanitaria?
Un esempio per tutti: l’Infarto del miocardio. A causa di un blocco del flusso di sangue, quindi di ossigeno, nelle arterie coronarie, una parte di muscolo cardiaco va in sofferenza, provocando dolore e, se non si interviene urgentemente, la morte delle cellule di una parte del cuore. A seconda della localizzazione e dell’intensità dell’Infarto, i sintomi possono essere forti e chiari (dolore toracico intenso esteso al braccio sinistro) oppure lievi e non specifici, potendosi confondere con una indigestione o un semplice mal di schiena. Un semplice elettrocardiogramma effettuato in ambulanza e trasmesso all’Ospedale può fare distinguere al personale preposto la presenza di un Infarto cardiaco o meno. Nel primo caso si può decidere di non fare transitare il Paziente dal Pronto Soccorso dove perderebbe tempo, ma di portarlo direttamente in sala di emodinamica per il trattamento dell’Infarto. Più tempo si risparmia in questa fase, più vite possono essere salvate.
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In particolare la Melissa agisce sul sistema nervoso centrale con effetti sedativi, calmanti e rilassanti , fornendo così benefici per il sonno , oltre a un ottimo rilassamento fisico e mentale; la Passiflora, essendo ricca di flavonoidi, svolge anch’essa un’azione sedativa e rilassante , facilitando il sonno fisiologico notturno; e infine la Lavanda , da sempre considerata sedativa e riequilibrante del sistema nervoso centrale , è raccomandata in casi di nervosismo o nevrastenia , inoltre è un ottimo coadiuvante del sonno .
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Salviamo il diritto alla
CIl nostro Sistema Sanitario, universale e con libero accesso per tutti i cittadini, deve essere salvaguardato promuovendo riforme e rendendo efficiente la Medicina territoriale
Dott. Fernando Perrone
osa sta succedendo al nostro Sistema Sanitario Nazionale? Come un cristallo che a furia di ricevere colpi, a volte molto violenti e diretti, anche il nostro SSN sta andando in frantumi! Per partiti, Governo, Ministri, Assessori, Dirigenti Asl e organizzazioni sindacali è giunta l’ora della verità per verificare se c’è davvero l’intenzione di continuare a garantire ai cittadini il diritto alla salute, così come viene sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione, e salvare il nostro Sistema Sanitario tuttora tra i più apprezzati al mondo.
Sanità garantita per tutti
Solo in Italia, grazie all’intuizione e alla lungimiranza politica dell’allora Ministro della Sanità Tina Anselmi che, nel lontano ‘78 lo istituì con un’apposita legge, la 833, possiamo godere di un SSN, sia pure spezzettato in tante declinazioni regionali, che affonda le sue radici su alcuni pilastri fondamentali e irrinunciabili: universalità, equità e uguaglianza cui si deve aggiungere gratuità e solidarietà perché finanziato con la fiscalità generale e cioè da tutti i cittadini. In virtù di quella legge, alle strutture del SSN ospedaliere, ambulatoriali e socio-assistenziali, nonché a quelle di prevenzione messe a disposizione sul territorio di competenza dalle Asl, possono accedere tutti i cittadini senza alcuna distinzione, liberamente, direttamente e, nella maggior parte dei casi, quasi gratuitamente, se si esclude la com-
partecipazione alle spese tramite il pagamento di un ticket, garantendo così il principio costituzionale del diritto alla salute e alle cure, cardine imprescindibile di progresso e civiltà per la nostra società.
Un sistema solido
Negli ultimi mesi, purtroppo, questo “patto per la salute” tra Stato e Cittadini così come era stato immaginato e formalizzato nella legge 833/78 si è quasi definitivamente rotto. Eppure, sia pure con ritardi e insufficienze, grazie all’abnegazione e alla solidarietà di tanti Operatori sanitari, ha retto all’urto devastante della pandemia da Covid-19 e per ben 4 anni abbiamo fatto fronte ad una inattesa emergenza sanitaria che ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti (il costo umano è stato davvero rilevante anche tra gli Operatori sanitari e ciò va tenuto sempre presente) e una sequela di complicazioni cliniche in chi ha superato l’infezione virale, ricevendo (noi Medici) il plauso e la riconoscenza della gran parte dei cittadini sino ad essere chiamati “eroi”.
Alle strutture ospedaliere, ambulatoriali e socio-assistenziali nonché a quelle di prevenzione sul territorio di competenza dalle Asl possono accedere tutti i cittadini
alla salute
Attacchi al personale sanitario
Purtroppo sembra che oggi gli Operatori sanitari siano diventati all’improvviso tanti San Sebastiano contro cui scagliare le frecce della rabbia sociale e dell’insofferenza per ritardi e inefficienze di cui non hanno assolutamente colpa, anzi! Durante l’estate scorsa (agosto ad esempio è stato il mese più “nero”) non è passato giorno che non si sia registrato un atto di violenza e aggressione ad Operatori sanitari (soprattutto donne) con distruzione degli arredi degli ambulatori di Pronto Soccorso, di Emergenza-Urgenza e della Continuità Assistenziale o addirittura del Medico di famiglia, senza tralasciare gli Operatori psichiatrici e del 118. Nonostante in questi anni i vari governi siano intervenuti varando diverse leggi con l’obiettivo di inasprire le pene (l’art. 583 del Codice Penale è stato rivisto davvero tante volte, l’ultima appunto l’ottobre scorso) e controllare il fenomeno, si calcola che le aggressioni e le violenze fisiche e verbali in Italia negli ultimi 5 anni siano aumentate del 38%. Purtroppo la campagna di denigrazione contro il Sistema Sanitario, con la sfiducia e la disaffezione conseguenti, è fomentata anche da dibattiti violenti e vocianti sui “social” e in alcuni “talk show” supportati da report sulla crisi del SSN poco “onesti” e molto interessati, cui fa da contraltare la speculazione di studi legali d’assalto che sfruttano casi di malasanità, creando un clima di paura tra gli Operatori sanitari.
Rispettiamo la Sanità pubblica
A dimostrazione che il fenomeno è preoccupante perché può davvero scardinare le basi stesse del nostro SSN, per sensibilizzare i cittadini/utenti ad un uso appropriato e rispettoso dei servizi sanitari, a partire dal 2020 ogni anno, il 12 marzo si celebra la Giornata Nazionale per la prevenzione delle violenze agli operatori socio-sanitari; non solo, nel 2022 un Decreto Ministeriale ha istituito l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie (ONSEPS). Dalla prima relazione del 2023 emerge un quadro completo sia delle tipologie di violenze e aggressioni (le più frequenti sono minacce verbali e molestie e insulti a sfondo sessuale, soprattutto verso le donne) ma anche delle diverse cause scatenanti: lunghi tempi di attesa per le visite, carenze organizzative, aspettative irrealistiche da parte
del Paziente che magari conosce poco il funzionamento dei servizi, carenze comunicative del personale sanitario verso Pazienti e familiari sino al razionamento delle prestazioni con l’arbitraria chiusura delle liste di attesa. Inutile negarlo, la crisi del SSN parte dal de-finanziamento (dal 6,7% del PIL del 2022 si è passati al 6,2% con una sforbiciata di circa 12 miliardi) che si ripercuote a cascata sulle mancate assunzioni di personale (mancano 20.000 Medici e 100.000 Infermieri!) soprattutto in due settori chiave ovvero Pronto Soccorso e reparti di Medicina d’Urgenza-Emergenza, sulla difficoltà di gestione delle lunghe liste d’attesa, sia per la diagnostica che per l’interventistica, come pure sul miglioramento dell’efficienza della Medicina territoriale.
Le prospettive future
Questa situazione sta portando, da una parte, ad una sfiducia sempre più rabbiosa verso l’attuale SSN con fuga dispendiosa verso il privato e, dall’altra, in una disaffezione da parte del personale sanitario con demotivazione, svilimento, spersonalizzazione e pericoloso esaurimento emotivo con inevitabile scivolamento verso il “burnout” che, a sua volta, genera ulteriori motivi di attriti o addirittura la fuga verso ambienti più sicuri.
Bisogna assolutamente preservare la nostra Sanità magari riformandola e integrandola, in modo efficiente e controllato, con il privato accreditato
In questo circolo vizioso inestricabile è necessario ricorre al supporto di Counseling e al miglioramento dell’ambiente di lavoro con turni più “umani” e favorire leadership dirigenziali meno autoritarie, aziendalistiche e ragionieristiche e più rispettose della autonomia professionale di Medici e Infermieri. Bisogna assolutamente preservare la nostra Sanità magari riformandola e integrandola, in modo efficiente e controllato, con il privato accreditato.
Oltre alle violenze e alle aggressioni sul SSN, pende la spada dell’autonomia differenziata che porterebbe a spaccare in due il Paese, tra un Nord ricco e con Sistemi Sanitari Regionali ben finanziati ed efficienti e un Centro-Sud che arranca fra ritardi, debiti e scarsa progettualità, incentivando quel “turismo sanitario” che sposterebbe ancor più risorse verso il Nord e il ricorso alla Sanità privata, più efficiente nei tempi di attesa ma costosa. Forse è meglio attivarsi a tutti livelli per salvare il SSN, finché siamo ancora in tempo. ●
Melissa, rimedio per l’ansia,
Questa pianta, oltre ad essere efficace per i sintomi dello stress e per l’insonnia, svolge anche altre azioni benefiche tra cui quelle a livello gastrico e cardiaco
rimedio l’ansia, ma non solo…
Dall’aspetto simile alla menta, la Melissa è una pianta erbacea perenne conosciuta fin dall’antichità. Veniva descritta già da Galeno e Paracelso, che la utilizzavano per i più disparati disturbi. In antichità, nella Medicina popolare, era infatti utilizzata come rimedio per Amenorrea e Dismenorrea, Asma, tosse, mal di denti, incontinenza, Emicranie e Tachicardia.
La “Melissa Officinalis” fa parte della famiglia delle Lamiaceae (da qui la somiglianza con la menta,
Dott.ssa Maria Lombardi
Farmacista Specializzata in Fitoterapia
anch’essa appartenente alla stessa famiglia) ed è conosciuta anche come Erba limoncina, Erba limoncella o Erba cedrata, per via del suo odore caratteristico che richiama proprio quello della citronella. Sembra che il nome Melissa derivi dalla parola greca “miele”, visto che è anche una delle maggiori piante mellifere. Il nome è collegato anche alla mitologia greca e alla ninfa Melissa: incaricata di allevare Zeus ancora in fasce, secondo il mito, la ninfa nutriva il futuro re degli dèi e dio del tuono proprio con del miele.
Un ricco fitocomplesso
Anche se è originaria del continente asiatico, viene ampiamente coltivata anche in Europa e nei climi mediterranei, ed è utilizzata non solo a scopo terapeutico come sedativo, antispastico e carminativo, ma anche come ingrediente per bevande rinfrescanti. La parte utilizzata a scopo medicinale è rappresentata dalle foglie, ricche di acidi idrossicinammici, come l’acido rosmarinico, caffeico e clorogenico, flavonoidi, soprattutto quercetina e luteolina, tannini e acidi triterpenici.
Dalla Melissa viene estratto anche un olio essenziale, ricco di composti volatili terpenici: tra i più significativi troviamo il citrale, il citronellale, il geraniolo e il nerolo. La ricca e variegata composizione sia delle foglie che dell’olio essenziale è responsabile delle molteplici azioni riportate per gli estratti di Melissa: dall’azione sedativa, antiossidante, antinfiammatoria, fino a quella antibatterica e antivirale.
Rimedio per ansia e insonnia
La Melissa è riconosciuta dall’EMA come farmaco vegetale ad uso tradizionale per il trattamento di sintomi lievi dello stress e dell’insonnia e dei disturbi gastrici. Grazie al suo pool di molecole, riesce ad agire a più livelli per calmare l’ansia e regolarizzare il sonno.
A livello del Sistema Nervoso Centrale, inibisce la degradazione dell’acido gamma amminobutirrico (GABA), il neurotrasmettitore inibitorio per eccellenza, aumentandone la concentrazione e riducendo i sintomi legati all’ansia e allo stress. La Melissa agisce anche su altri percorsi neuronali legati all’ansia, modulando il sistema serotoninergico e inibendo le monoamino ossidasi, enzimi che degradano le catecolamine, come dopamina e serotonina.
A livello cardiaco, la Melissa agisce anche con effetto bradicardizzante e ipotensivo sull’apparato cardiovascolare, mentre a livello gastrointestinale agisce come antispastico, inibendo i recettori dell’acetilcolina presenti sulla mucosa gastrica.
La Melissa è riconosciuta dall’EMA come farmaco vegetale per il trattamento di sintomi lievi dello stress e dell’insonnia e dei disturbi gastrici
Protegge la mucosa gastrica
Gli estratti di Melissa proteggono la mucosa gastrica, aumentando la produzione di mucina e bilanciando l’eccessiva secrezione gastrica acida che si verifica quando viviamo situazioni di stress cronico. Per questo è molto indicata nelle Sindromi da ansia e stress che somatizzano a livello cardiaco e gastrico
Infine, recenti studi hanno messo in mostra l’efficacia della Melissa anche nel trattamento della Depressione di lieve e media entità, anche quando associata ad altre patologie. Ad esempio, in Pazienti diabetici la Depressione influisce sulla glicemia, sulle reazioni avverse e sulla qualità di vita generale. È stato dimostrato che, oltre all’aumento delle concentrazioni di GABA (acido gamma-amminobutirrico), la Melissa contribuisce a ridurre i livelli di corticosteroidi e la sintomatologia depressiva.
Alleata di cuore e stomaco
Il principale effetto degli estratti di Melissa sul cuore è la riduzione delle palpitazioni, unico effetto con-
La Melissa è molto indicata nelle Sindromi da ansia e stress che somatizzano a livello cardiaco e gastrico
fermato anche sull’uomo, per il quale sono stati proposti diversi meccanismi legati principalmente all’azione antiossidante dei flavonoidi. La quercetina, in particolare, riduce lo stress ossidativo e le molecole ad esso associate; aumenta la biodisponibilità dell’ossido nitrico e l’attività degli enzimi antiossidanti endogeni e ha attività antiapoptotica (evita la morte programmata delle cellule) e antisclerotica.
Anche altri componenti delle foglie, in particolare l’acido rosmarinico, l’acido gallico e caffeico, e i terpeni contenuti invece nell’olio essenziale sembrano i responsabili dell’effetto antiaritmico, confermato non solo in laboratorio ma anche in studi clinici. Come già anticipato, la Melissa è anche utile nelle patologie a carico dell’apparato gastrointestinale. Oltre alle azioni precedentemente descritte, possiede una spiccata attività carminativa (favorisce la tonicità e la contrattilità dello stomaco e dell’intestino), con aumento della secrezione di bile e miglioramento della digestione.
Indicata per Pazienti diabetici
Recenti studi clinici hanno evidenziato come la Melissa sia in grado di migliorare il profilo lipidico di Pazienti diabetici o ad alto rischio cardiovascolare. Rispetto al placebo, l’assunzione prolungata di Melissa (700 mg al giorno) per 12 settimane ha portato ad un miglioramento di tutti i parametri chiave della salute cardiovascolare: riduzione della pressione arteriosa, della glicemia, aumento del colesterolo HDL (quello buono) e aumento dell’attività delle cellule pancreatiche β, responsabili del rilascio di insulina.
Proprietà
antivirale e antibatterica
Sia gli estratti acquosi ed etanolici che l’olio essenziale di Melissa agiscono come antivirale nei confronti del virus Herpes Simplex, sebbene con meccanismi diversi. Gli estratti ricavati dalle foglie, grazie ai composti fenolici, riducono l’infettività del virus soprattutto nelle prime fasi di replicazione, perché inibiscono l’adesione virale.
I componenti dell’olio essenziale, in particolare citrale e citronellale, agiscono con un meccanismo diverso: riducono la proliferazione virale, inibendo la sintesi di proteine essenziali per la sopravvivenza del virus. In un’epoca di antibiotico resistenza, l’olio essenziale di Melissa, in vitro, sembra avere azione contro ceppi multiresistenti di “Shigella sonei”, un’attività senz’altro interessante, che necessita studi clinici di conferma nell’uomo.
Un aiuto per patologie degenerative
Come abbiamo anticipato, grazie all’alto contenuto in flavonoidi, polifenoli e dei composti terpenici dell’olio essenziale, gli estratti di questa pianta posseggono elevate capacità antinfiammatorie e antiossidanti.
Le attività antinfiammatoria e antiossidante della Melissa sono fondamentali per bloccare, o in ogni caso rallentare, processi patologici degenerativi
L’applicazione esterna di estratti di Melissa è utile nelle patologie della cute a base infiammatoria, ad esempio la Dermatite atopica, e in quelle situazioni in cui l’epidermide è sottoposta a forte stress ossidativo e infiammazione.
Le attività antinfiammatoria e antiossidante sono fondamentali per bloccare o in ogni caso rallentare processi patologici degenerativi, compresi quelli neuronali, alla cui base c’è appunto una base infiammatoria e un forte squilibrio ossidativo. Per questo e per la sua attività nota sul sistema nervoso centrale, la Melissa è stata proposta anche nel trattamento di patologie come la Demenza senile, i Deficit cognitivi e l’Alzheimer. Sebbene siano necessari ulteriori e più ampi studi, le prime ricerche su campioni ristretti di Pazienti hanno dimostrato un miglioramento delle funzioni cognitive e della memoria. A ciò si asso-
cia un miglioramento dell’irritabilità che solitamente accompagna queste patologie, grazie all’effetto sedativo tipico della Melissa.
Una pianta sicura, con pochi effetti collaterali
Utilizzata in Medicina popolare già da secoli, la Melissa non presenta particolari effetti collaterali, per questo viene annoverata nella lista della Food and Drug Administration americana delle piante GRAS (Substances Generally Recognized As Safe), generalmente considerate sicure.
È da annoverare la possibilità di Emicranie e torpore, mentre è assolutamente da evitare l’impiego della pianta in Pazienti ipotiroidei o in trattamento con ormoni tiroidei perché l’acido rosmarinico può inibire l’attività ipofisaria e ridurre così la sintesi del TSH (ormone tireostimolante).
Bisogna prestare attenzione anche ai Pazienti con Glaucoma, nei quali la pianta potrebbe causare aumento di pressione oculare, effetto osservato negli studi su animali. Per precauzione, andrebbe evitata in gravidanza, allattamento e nei bambini.
Posologia
Per i disturbi gastrici e del sonno, la Melissa può essere assunta sotto forma di infuso, da 1,5 a 4,5 g di foglie essiccate sminuzzate in una tazza d’acqua calda, per più volte al giorno, a seconda del bisogno. Oppure è possibile utilizzare 2-4 ml di estratti alcolici al 45%, tre volte al giorno, o tintura idroalcolica, 2-6 ml tre volte al giorno.
Per l’applicazione locale, in caso di Herpes Simplex, l’OMS consiglia di applicare 2-4 volte al giorno creme contenenti l’1% di estratto acquoso liofilizzato, sin dalla comparsa dei primi sintomi fino a qualche giorno dopo la cicatrizzazione, per al massimo due settimane.
Liposuzione non chirurgica, un’alternativa efficace
La Medicina estetica
propone oggi un ventaglio di tecniche non chirurgiche e poco invasive per migliorare e ridurre gli inestetismi
dovuti alle adiposità localizzate
Dott.ssa Anna Maria Veronesi
Medico Chirurgo Estetico
Pavia - Milano
FIME (Federazione Italiana Medicina Estetica)
Fare sport e massaggi, sottoporsi a un’infinità di diete, non sempre consigliabili o credibili, utilizzare creme che garantiscono miracoli, se applicate in determinate zone del corpo, eliminando quegli inestetici accumuli di grasso: ormai si sa tutto su come cercare di dimagrire nel modo giusto o per lo meno credendo di saperlo. In realtà, se perdere peso non è un’impresa impossibile, riuscire a eliminare il grasso localizzato in determinati punti è tutt’altro che semplice.
Non solo un problema estetico
Dopo anni di lavoro e di vissuto che mi ha portato a percorsi di crescita interiore, mi sono resa conto che
i Pazienti cercano qualcosa aldilà di un trattamento di Medicina estetica. Quando vengono nel mio studio sono determinati a risolvere un problema preciso, un cedimento delle guance, le macchie della pelle, cuscinetti di grasso indesiderato, ma poi, durante la visita, ascoltando il Paziente con attenzione, andando oltre il problema per il quale si è presentato, emergono incertezze legate alla sfera più intima, in genere di carattere affettivo o situazioni di ansia, stress e mancanza di autostima. A quel punto cerco di appro-
Il Medico estetico deve riuscire a guidare il Paziente indirizzandolo a perseguire risultati che offrano la giusta armonia tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere
chirurgica,
fondire con delicatezza i loro disagi, consigliando tecniche mirate che, combinate ai trattamenti medicoestetici opportuni, contribuiscano al raggiungimento di un benessere globale.
Medicina estetica integrata
La Medicina estetica integrata è in grado di coniugare i trattamenti di Medicina estetica a delle tecniche che permettono di lavorare a livello del subconscio. Per definire la Medicina estetica integrata mi piace utilizzare una frase di Platone che spiega ottimamente il concetto alla base di questa disciplina: “fammi bello dentro e fuori fammi come dentro”.
Il Medico quindi analizza un disagio che non è necessariamente, o non solo, fisico e, per curare il Paziente, è consapevole che non sia sufficiente utilizzare un filler o una seduta di Laser ma vi è la necessità di un dialogo e di un approfondimento quasi “psicoanalitico” delle motivazioni che ne sono alla base.
I Pazienti si devono sentire accolti e ascoltati perché spesso il disagio per qualche inestetismo nasce da una sofferenza più profonda, che mina l’autostima. Per questo motivo è necessario un approccio integrato.
Il Medico estetico deve riuscire a guidare il Paziente, indirizzandolo a perseguire risultati che offrano la giusta armonia tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere.
L’importanza del movimento
Dopo questa introduzione che spiega il mio approccio al mondo della bellezza, affronteremo la problematica dell’adiposità localizzata.
Prima di farlo però vi pongo questa domanda: vi siete mai chiesti davvero cosa significa bruciare i grassi?
Uno studio australiano pubblicato su “British Medical Journal” avrebbe trovato la risposta: secondo uno degli autori della ricerca, il Fisico Ruben Meerman, “C’è una diffusa ignoranza e confusione rispetto al processo metabolico della perdita di peso. La verità è che la maggior parte della massa viene espirata sotto forma di anidride carbonica.”
Qual è allora il segreto per una linea perfetta? Respirare o meglio espirare! Gli autori spiegano che i polmoni sono l’organo escretore primario per il grasso. Perdere peso significa sbloccare il carbonio immagazzinato nelle cellule adipose, il che significa comunque mangiare meno e muoversi di più. Lo
Se non si vuole ricorrere alla
Liposuzione
chirurgica, esistono diverse tecniche per eliminare o quantomeno ridurre il grasso sottocutaneo
studio non fa che confermare concetti conosciuti che, tuttavia, solo una parte di noi mette in pratica.
Un passo alla volta...
Muoversi, muoversi, muoversi, è la parola d’ordine. Se non riuscite a trovare la forza, la volontà o la motivazione per fare sport o qualunque tipo di esercizio fisico, iniziate con dei piccoli passi come, ad esempio, praticare la meditazione per qualche minuto ogni giorno, preferibilmente al mattino, in cui vi concentrate su voi stessi, ascoltando il vostro respiro. In poco tempo, molto meno di quanto possiate immaginare, comincerete a percepire il vostro corpo in modo consapevole. A quel punto sarete pronti per fare qualcosa di più, una camminata di mezz’ora al giorno, una passeggiata, un corso di Yoga, un corso di ballo.
Adiposità, i percorsi non chirurgici
Facendo movimento, oltre a dimagrire, la vostra shilouette diventerà più armoniosa e il vostro umore ci guadagnerà. Ma spesso accade che, anche facendo attività fisica o sottoponendosi a diete, rimangano accumuli di grasso localizzato in varie parti del corpo come nel caso delle “coulotte de cheval”, sull’addome, sui fianchi, sulle braccia e nell’interno delle ginocchia,
le pliche di grasso sulla schiena, il sottomento. In questi casi, se non si vuole ricorrere alla Liposuzione chirurgica, esistono diverse tecniche per eliminare o quantomeno ridurre il grasso sottocutaneo. Le principali sono la Laser-lipolisi, la Criolipolisi e l’Intralipoterapia.
Laser-lipolisi, un aiuto dalla luce Laser
Il trattamento si esegue in anestesia locale. Viene effettuato mediane l’uso mininvasivo di un Laser con la fibra ottica. Il risultato è la rottura delle membrane delle cellule adipose e la fuoriuscita del loro contenuto, che sarà eliminato successivamente tramite le vie naturali. Nello stesso tempo, per l’effetto selettivo di fotocoagulazione indotto dalla luce Laser, vengono coagulati i piccoli vasi sanguigni così da ridurre la perdita ematica. Inoltre, lavorando in superficie, è possibile eseguire una fotostimolazione del collagene dermico con effetto di retrazione del tessuto cutaneo divenuto lasso.
La dimensione delle cannule utilizzate in Laserlipolisi è molto sottile e non sono necessari punti di sutura al termine del trattamento. Per piccole aree localizzate è sufficiente una sola seduta mentre per aree più estese è possibile ripetere il trattamento fino a raggiungere il risultato concordato con il Medico. I risultati saranno lievemente visibili già dopo pochi giorni e il miglioramento sarà progressivo per i successivi due mesi.
Criolipolisi
per “raffreddare” le cellule
È una metodica non invasiva eseguita attraverso una specifica apparecchiatura che permette di agire
La Criolipolisi si basa su un semplice principio termico secondo il quale il grasso va incontro a riduzione se “congelato”
su diverse regioni del corpo dove è presente un accumulo di grasso e prevede di controllare il processo di raffreddamento delle cellule adipose per innescare una lipolisi. “Crio” deriva dal termine greco “Kryos” che significa “ghiaccio” e richiama il meccanismo d’azione della procedura. La Criolipolisi si basa infatti su un semplice principio termico secondo il quale il grasso va incontro a riduzione se “congelato”. In questo modo, le cellule adipose (adipociti) che si trovano nel tessuto sottocutaneo, essendo sensibili al raffreddamento, sono sottoposte ad un processo di cristallizzazione, a cui segue una lisi (scioglimento) spontanea, lenta e graduale (apoptosi). La morte cellulare degli adipociti danneggiati dallo stress termico provoca l’attivazione dei processi infiammatori, la digestione del tessuto grasso apoptotico e la liberazione dei lipidi contenuti nelle cellule adipose degradate in 2-8 settimane. Questi ultimi vengono poi trasportati dal sistema linfatico per essere processati ed eliminati, come succede ai grassi derivati dal cibo.
Intralipoterapia per ridurre il volume
È una metodica non invasiva ed efficace che utilizza una soluzione acquosa su base micro gelatinosa, il cui principio attivo è l’acido desossicolico che, iniettato nel tessuto adiposo mediante una microcannula, ne riduce il volume, modulando e favorendo un rimodellamento del profilo corporeo. La soluzione iniettata agisce direttamente sulla membrana dell’adipocita e per effetto osmotico determina la lipolisi della cellula stessa (in pratica la distrugge per aptosi). In seguito alla lipolisi i trigliceridi verranno in parte eliminati mediante i reni e in parte convertiti in “colesterolo buono” (HDL) a livello epatico. Il trattamento è indolore e non necessita di anestesia.
Al termine della seduta si può avvertire un lieve bruciore, gonfiore e dolenzia nella zona trattata. Altri effetti post trattamento possono essere: ematomi e piccoli noduli infiammatori, effetti dell’azione lipolitica, che scompaiono in breve tempo.
Il ciclo di sedute varia da tre a cinque trattamenti, distanziati di tre settimane l’uno dall’altro e i primi risultati sono visibili dopo circa tre settimane dalla fine delle sedute.
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Postura, importante
Maria Elisa Marchiani
Ideatrice e Formatrice Metodo MioEquilibrio®
Psicomotricista - Naturopata
Insegnante ginnastica finalizzata alla Salute
Centro medico Eubios - Bologna
Troppo spesso la postura viene considerata solo una questione estetica, quando in realtà è un fattore cruciale per la nostra salute globale. La postura è infatti un riflesso del nostro stato psico-fisico, delle emozioni che viviamo, delle esperienze passate e anche dell’ambiente in cui siamo immersi. La postura non è qualcosa che si può controllare perché è la forma del nostro Sé, emerge da dentro creando un linguaggio esterno che parla di noi, come per gli alberi la forma delle loro foglie, lo spessore della corteccia, l’ampiezza delle loro fronde.
La nostra postura è strettamente legata al Sistema miofasciale (la membrana che avvolge tutte le componenti del corpo), un sistema attraverso il quale passano informazioni non solo biochimiche funzionali ma anche informazioni energetiche, psichiche ed emozionali; possiamo definirlo come un “cervello nascosto” molto attivo e intelligente che parla il linguaggio dell’inconscio.
Attraverso specifici esercizi è possibile svolgere un lavoro di prevenzione e cura di numerose problematiche come Mal di testa, Mal di schiena e Artrosi
Postura, indicatore di salute globale
La postura non riguarda solo la posizione del corpo nello spazio, ma è il risultato di un adattamento continuo alle sfide che la vita ci presenta. Ogni movimento, ogni tensione muscolare, ogni inclinazione è una risposta agli stimoli esterni e interni. In quest’ottica, una postura corretta non è semplicemente “dritta”, ma è quella che permette al corpo di funzionare in modo armonico, libero da tensioni inutili e capace di muoversi con fluidità.
La colonna vertebrale, il centro di sostegno del nostro corpo, quando è mal allineata può comprimere i nervi e ostacolare la circolazione sanguigna, causando dolori cronici e malfunzionamenti a livello degli organi interni. I muscoli, quando sono costantemente tesi o accorciati, possono infatti compromettere la mobilità del corpo.
Una postura corretta non è semplicemente “dritta”, ma è quella che permette al corpo di funzionare in modo armonico
per la tua salute
Ma come si comportano i muscoli quando si contraggono? I muscoli sono organizzati in catene muscolari che si inseriscono nelle articolazioni e nelle vertebre e, quando si contraggono, si accorciano. Il Mal di schiena che si avverte dopo aver passato ore seduti al computer o dopo una situazione difficile, può quindi rappresentare un messaggio del corpo che ti segnala un accumulo di tensione o uno squilibrio che, nel tempo, può influire sulla tua salute. Educarci all’ascolto e alla percezione del nostro corpo è pertanto un atto di salute.
Le catene muscolari
Il nostro corpo è un sistema interconnesso, dove i muscoli lavorano in sinergia. Questo concetto si basa su quello di catene muscolari, gruppi di muscoli che cooperano per mantenere in equilibrio il corpo. Quando una parte di queste catene viene alterata o accorciata, si creano compensazioni che possono manifestarsi sotto forma di dolori, rigidità e infiammazioni. Un esempio pratico è il Mal di schiena che può derivare da un disallineamento del bacino o del rachide cervicale. Queste tensioni, apparentemente isolate, sono in realtà parte di uno schema più ampio di adattamenti che coinvolgono tutto il corpo. Pensaci: quante volte un dolore al collo ti ha condotto a tensioni nelle spalle o a rigidità nella schiena? Le tensioni agiscono a livello sistemico, armonizzare uno squilibrio influisce positivamente su molte altre aree del corpo.
Epigenetica posturale®
Un concetto innovativo che ho sviluppato nel mio lavoro è quello di Epigenetica posturale®, che si basa sull’idea che la postura non sia semplicemente determinata dalla Genetica, ma sia modellata dalle esperienze di vita, dalle relazioni, da come ognuno di noi vive ed esprime o non esprime le proprie emozioni e dall’ambiente che ci circonda.
Ci sono muscoli e fasce che restano in tensione per anni in posizione di allerta rispetto ad una situazione vissuta
Richard Strowman, uno dei più importanti Biologi molecolari, ha evidenziato come l’informazione non scorra solo dal DNA all’esterno, ma anche dall’ambiente verso il DNA, influenzando l’espressione genica. Questo significa che le emozioni, le relazioni e persino lo stress influiscono direttamente sulla nostra postura, creando risposte fisiche che possono alterare il modo in cui il corpo si muove e si mantiene in equilibrio.
Corpo ed emozioni, un legame indissolubile
Le emozioni sono energia che passa attraverso il corpo e possiamo imparare a riconoscerle attraverso le sensazioni presenti a livello somatico. Ci sono muscoli e fasce che restano in tensione per anni in posizione di allerta rispetto ad una situazione vissuta che ha messo in allarme tutto il sistema e, nonostante siano passati anni, quella zona resta in difesa, contraendosi e irrigidendosi al primo stimolo e facendosi sentire con fastidio, tensione e dolore. Il Sistema miofasciale è quindi un organo intelligente connesso con il cervello non soltanto per i movimenti meccanici ma per tutto ciò che riguarda i “movimenti dell’anima” (“psiché”).
Il legame tra corpo ed emozioni è profondo: il nostro corpo risponde alle situazioni emotive con modifiche fisiche che possono diventare croniche se non gestite. La tensione muscolare spesso deriva da situazioni negative che attivano una risposta di contrazione nei muscoli. Con il tempo, queste tensioni si accumulano, influenzando la postura in modo permanente. Una postura alterata, dunque, non è solo un problema fisico, ma è anche il segnale di emozioni non elaborate o di conflitti interni non risolti. Il tessuto connettivo, che funge da rete di comunicazione tra muscoli e organi, gioca un ruolo chiave in questo processo. Ad esempio, lo stringere la mandibola o alzare le spalle durante una discussione stressante rappresentano segnali del corpo in risposta alle emozioni e, senza un lavoro di consapevolezza, possono trasformarsi in schemi posturali fissi, anche se la situazione è terminata.
Da pochi anni la Medicina sportiva riconosce
Ripristinare l’equilibrio, la prevenzione come opportunità
La buona notizia è che il Sistema Miofasciale che determina la postura può essere armonizzato attraverso un approccio integrato e preventivo. Il Metodo
MioEquilibrio® propone un lavoro di allungamento profondo sulle catene muscolari attraverso esercizi specifici che sciolgono le tensioni miofasciali, migliorano la mobilità articolare, armonizzano la postura, e favoriscono una respirazione più profonda.
MioEquilibrio® perché “Mio” dal greco significa “Muscolo” ma ha anche un significato più intimo connesso al proprio mondo interiore. Questo metodo si prende cura del corpo in modo integrato e propone un lavoro per la prevenzione e la cura delle problematiche mio-osteo-articolari come Mal di testa, Mal di schiena, Artrosi, Ernia al disco, Scoliosi, Fibromialgia, stati di ansia e stress.
Esso prevede una prima valutazione posturale e un colloquio personale nel quale si decide il percorso più adatto alla persona; si svolge anche attraverso sedute individuali ma è prevalentemente un lavoro di gruppo che si articola in corsi settimanali e stage.
Il percorso di cambiamento
Gli esercizi di MioEquilibrio® si svolgono in modo isometrico (attraverso contrazioni statiche) mediante l’utilizzo di palline di gomma piuma studiate appositamente per ottenere la giusta pressione sul muscolo; la pallina crea un punto fisso fondamentale da cui parte l’allungamento delle catene muscolari. Grazie alla pallina di gomma piuma, viene effettuato un lavoro di allungamento che altrimenti non sarebbe possibile. Fin dalle prime sedute si percepisce il cambiamento del corpo: le possibilità motorie migliorano moltissimo, aumentando l’energia e la vitalità. I muscoli diventano più elastici, flessibili e ossigenati, le articolazioni fluide, la colonna vertebrale, il nostro albero maestro, riacquista mobilità e si percepisce una centratura non solo fisica ma anche emotiva. Da pochi anni la Medicina sportiva riconosce all’arte dell’allungamento muscolare un’efficacia indiscutibile, sia nella prevenzione delle Malattie osteo-articolari, sia nella prevenzione degli infortuni, sia nella Terapia riabilitativa. Si è notato che in atleti sottoposti quoti-
dianamente a sessioni di allungamento muscolare, l’incidenza dei traumi nel cronico diminuisce e migliora l’efficienza del gesto.
Mantenere il corpo elastico e in equilibrio non significa solo evitare dolori alla schiena, ma vivere in uno stato di equilibrio che coinvolge corpo, mente ed emozioni. La prevenzione diventa quindi un’opportunità per migliorare la propria salute in modo consapevole e a lungo termine.
Sistema miofasciale e sistema immunitario
La rete del tessuto fasciale collega tutto con tutto. Una fascia ben idratata ed elastica permette alle strutture strettamente adiacenti di scorrere liberamente tra di loro. Un tessuto fasciale disidratato influenza in modo negativo la flessibilità; di conseguenza, riduce il benessere e le prestazioni sportive, aumentando il rischio di lesioni.
Il Sistema miofasciale svolge un ruolo difensivo dal punto di vista immunologico. In una struttura fasciale ben equilibrata e sana, i rifiuti vengono trasportati via. Nella sostanza fondamentale, simile a un gel trasparente, navigano molte cellule fagocitiche. Si tratta di spazzini che hanno la capacità di ingerire detriti e batteri cellulari e di distruggerli. In una fascia disidratata la mancanza di liquido per carenza di movimento o movimento unilaterale, inibisce la funzione di molte di queste cellule con funzioni specifiche, che rimangono letteralmente a secco. Dal sistema arterioso, i nutrienti vengono trasportati attraverso il tessuto connettivo nei luoghi di necessità e, viceversa, i rifiuti vengono portati al sistema vascolare venoso o al sistema linfatico.
Una nuova prospettiva sulla postura e la salute
In conclusione, la postura non è solo una questione di “stare dritti”, ma un vero e proprio indicatore del nostro stato di salute complessivo dove la Biologia e la Biografia si incontrano. Essa riflette le emozioni, le esperienze di vita e l’ambiente in cui siamo immersi. Attraverso il Metodo MioEquilibrio®, possiamo imparare a riconoscere in modo consapevole i segnali del nostro corpo, liberare le tensioni accumulate e ristabilire un equilibrio che ci consente di vivere in armonia con noi stessi e con l’ambiente circostante. La postura diventa così una chiave per accedere a una salute più profonda e duratura.
NASO CHIUSO? 2ACT
1. LIBERA IL NASO
2. EFFETTO BARRIERA
CONTRO VIRUS * E BATTERI
Rinosol 2ACT è un prodotto che agisce attraverso un meccanismo di azione meccanico, non farmacologico.
È indicato nei casi di congestione e irritazione della mucosa nasale, come nelle sindromi influenzali, *da raffreddore, riniti e sinusiti.
La lotta all’invecchiamento si può attuare attraverso un percorso articolato che prevede il cambiamento delle abitudini di vita, una sana nutrizione oltre all’utilizzo di una nutraceutica personalizzata
Longevità, un
Longevità, nuovo approccio
Icontinui progressi medico-scientifici e l’innovazione tecnologica hanno rivoluzionato la tradizionale concezione di longevità. Oggi parlare di prevenzione dell’invecchiamento vuol dire non solo “aggiungere” anni alla vita per allungarne la durata ma, soprattutto, ottimizzare la qualità degli anni d’argento, in modo che siano il più possibile in salute, con il minor numero possibile di malattie croniche e con un buon livello di fitness e felicità. Ma come si conquista una longevità corretta, con il giusto equilibrio fra orologio biologico e benessere psico-fisico? Bisogna mettere in atto un percorso che richiede determinazione, cambiamento dello stile di vita e delle abitudini, oltre alla consulenza personalizzata di esperti.
Dott. Filippo Ongaro
Ex Medico degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea, esperto in Medicina anti-aging
Il ruolo delle Farmacie
Il 70% del nostro invecchiamento dipende dallo stile di vita e dalla combinazione, più o meno virtuosa di sana nutrizione, movimento, buona qualità del sonno e cura olistica del benessere. Inoltre, se la genetica incide solo in una percentuale del 30%, diventa cruciale un approccio scientifico personalizzato. In questo scenario, la Comunità Scientifica dei Farmacisti Preparatori presenti sul territorio assume un ruolo di primissimo piano nella promozione dello stile di vita e della cultura che favorisca la longevità.
Un nuovo approccio
È stato recentemente messo a punto un nuovo approccio (GenAge®) che prevede: Test del DNA, valutazione dello stile di vita e utilizzo di specifici integratori. Attraverso lo specifico test genetico previsto da tale approccio è possibile, infatti, “scattare” la fotografia delle predisposizioni genetiche individuali per definire le priorità nella strategia personalizzata a favore della longevità. Questo approccio garantisce la massima precisione nell’intervento sui processi di invecchiamento attraverso il tracciamento dello stile di vita e dell’impatto genetico, la micro-nutrizione specifica e l’integrazione personalizzata.
Dai ritmi circadiani al movimento
Il controllo dei vari processi che permettono di sviluppare una longevità sana si fonda sulla ripetitività dei giusti stimoli nel tempo. La sfida è quindi quella di creare nuove abitudini salutari che vadano a sostituirsi a quelle vecchie. Qualche esempio? Seguire i ritmi circadiani (la naturale alternanza sonno-veglia), l’espo-
sizione alla luce naturale, l’assunzione dei pasti a orari regolari e della cena prima del tramonto; muoversi ogni giorno e coltivare relazioni socialmente appaganti.
Lotta ai
radicali liberi e all’infiammazione
Una dieta bilanciata e ricca di nutrienti e antiossidanti (frutta e verdura di stagione, ad esempio) è fondamentale per contrastare l’azione dei radicali liberi, i materiali di scarto del metabolismo che danneggiano le membrane cellulari, determinando l’invecchiamento di DNA, proteine e strutture lipidiche. La lotta ai radicali liberi parte anche dalla tavola. In primis occorre ridurre i prodotti industriali che favoriscono l’infiammazione, tanto quanto i prodotti da forno con olio di girasole, eventuali prodotti con grassi idrogenati e quantità eccessive di zuccheri raffinati. Bisogna invece prediligere pesce azzurro, ricco di omega 3, cereali integrali, olio extravergine di oliva, avocado, frutta a guscio, legumi. Inoltre, nel carrello della spesa non dovrebbero mai mancare mele, frutti di bosco e uva, tutti alimenti ricchi, tra l’altro, di quercetina.
Il controllo dei vari processi che permettono di sviluppare una longevità sana si fonda sulla ripetitività dei giusti stimoli nel tempo
Protocolli di allenamento mirati
Il mantenimento della massa muscolare e ossea è essenziale per la regolazione neuroendocrina e la secrezione di specifici ormoni, come il testosterone e l’ormone della crescita, che contribuiscono al mantenimento della qualità della vita, anche nell’anziano. Basti pensare che la perdita di consistenti quantità di muscolo inizia già attorno ai 30 anni e aumenta dopo i 60: in media si perde il 3-8% della massa muscolare per decade. È raccomandata, quindi, l’attività fisica quotidiana (camminare, salire le scale, ecc.) e l’allenamento mirato 2 o 3 volte a settimana, sia di tipo aerobico che per la forza. In particolare, è fondamentale eseguire un programma progressivo con i pesi, incrementando nel tempo i pesi utilizzati, le ripetizioni, e il numero delle serie.
Stress “positivo”, gentilezza e stop alla solitudine
La capacità di reagire in modo positivo allo stress della vita quotidiana è fondamentale per rallentare l’invecchiamento e tenere sotto controllo i livelli di cortisolo nel sangue. Questo ci consente, infatti, di mandare segnali protettivi ai nostri telomeri, regolando l’attività delle telomerasi in modo naturale e rispettando l’equilibrio dell’organismo. Da non sottovalutare, infine, anche i danni clinici causati dalla solitudine, emersi di recente anche dallo “Study of Adult Development di Harvard”, che sottolinea il ruolo chiave delle relazioni sociali per una longevità più felice. E ancora: imparare l’arte
della gentilezza e dell’ascolto potrà essere il segreto per sentirsi meno soli.
Innescare il “silenzio metabolico”
Il “silenzio metabolico” che si attiva durante il digiuno, ovvero la mancata assunzione di cibo per un certo numero di ore consecutive, è fondamentale per limitare i danni molecolari e ottimizzare il processo di riparazione cellulare. Il silenzio metabolico indotto dal digiuno permette, infatti, di ridurre al minimo i livelli di insulina e di altri fattori di crescita potenzialmente pericolosi nel contesto di cellule tumorali alterate. In particolare, gli effetti benefici del digiuno si manifestano sulla riduzione dell’Ipertensione, sul metabolismo e su numerosi parametri biochimici, tra cui i livelli di colesterolo e dei trigliceridi. Il protocollo più popolare è il digiuno intermittente 16/8, ossia 16 ore consecutive di digiuno e una finestra di 8 ore in cui inserire i pasti. Altri approcci parlano invece di 24 ore consecutive di digiuno o oltre ma dovrebbero essere svolti sotto controllo medico. I protocolli a intermittenza sono sicuramente i più semplici e, tra questi, il più efficace sul piano dei risultati è quello che prevede l’eliminazione della cena.
Nutraceutica personalizzata
Tra i più noti esempi di polifenoli in grado di aumentare la biogenesi mitocondriale ci sono i polifenoli del melograno, che rappresenta una importante fonte di composti bioattivi a partire dai quali il nostro organismo produce l’Urolitina A (UA). Questo processo avviene grazie all’azione dei batteri intestinali presenti nel microbiota, ma si verifica solo nel 40% degli individui. Ecco perché la Comunità Scientifica dei Farmacisti Preparatori ha sviluppato e brevettato un innovativo estratto da melograno, supportato in inulina, una fondamentale fibra prebiotica che funge non solo da eccipiente tecnologico, ma anche da attivo funzionale, favorendo l’equilibrio del microbiota intestinale.
L’importanza del collagene
Il collagene, che può arrivare a costituire fino al 35% della massa proteica del corpo, è una proteina strutturale che forma una vera e propria impalcatura di sostegno per numerosi organi e tessuti, ad esempio la pelle, e
La capacità di reagire in modo positivo allo stress della vita quotidiana è fondamentale per rallentare l’invecchiamento
svolge un’importante azione a supporto della rigenerazione delle cartilagini. Ad oggi sono state individuate 29 differenti tipologie di collagene, che si trovano nelle ossa, nei tendini e legamenti, nella pelle, ma anche nei capelli e nei muscoli. Il collagene, potente sostegno nutritivo per le articolazioni, è una proteina e come tale viene digerita e inattivata dal tratto intestinale. Tuttavia, una speciale forma di collagene di pollo, ottenuta attraverso un processo brevettato di estrazione a bassa temperatura, consente a questo collagene non-denaturato di bypassare la digestione gastrica, arrivando intatto a livello intestinale, dove stimola il sistema immunitario intestinale.
Resveratrolo e azione cardio-protettiva
Presente in natura nelle noci e nelle arachidi, nelle bacche come quelle del gelso, dell’uva e del vino, soprattutto quello rosso, il resveratrolo svolge un’attività cardio-protettiva e anti-ossidante, ma non solo. Inibisce infatti la produzione dei radicali liberi dell’ossigeno e ne facilita la rimozione. A livello endoteliale, stimola la produzione di ossido nitrico, inibisce la proliferazione delle cellule muscolari lisce e l’aggregazione piastrinica, controllando quindi vari elementi che contribuiscono all’aterogenesi.
Azione detox e antinfiammatoria della quercetina
La quercetina è un potente agente senolitico, ossia è in grado di eliminare l’accumulo delle cellule senescenti, ovvero delle cellule che hanno smesso di riprodursi e non sono più funzionali ma permangono nel nostro organismo, incapaci di essere smaltite, creando disordini e infiammazioni. Appartiene alla classe dei flavonoli, una delle sottoclassi dei flavonoidi. In natura, è presente nelle cipolle, nel vino rosso e nel tè verde, dove svolge un’importante azione antiossidante.
Pterostilbene, la difesa dai
danni dell’invecchiamento
È un composto naturale analogo al resveratrolo, che deriva da una leguminosa di origine indiana (Pterocar-
pus marsupium), che ne è naturalmente ricca. Svolge un’azione antiossidante e protettiva dai danni cellulari legati all’invecchiamento. É in grado di simulare gli effetti della restrizione calorica e sembra avere una maggior attività antiossidante e un maggior profilo di assorbimento rispetto al resveratrolo, anche in dosi ridotte. Lo pterostilbene, inoltre, possiede una maggiore permeabilità intestinale e cellulare e una grande stabilità.
Citicolina, contro lo stress ossidativo
Presente solo in piccola parte negli alimenti, ad esempio nel fegato e nelle frattaglie, la citicolina favorisce l’integrità e la fluidità delle membrane cellulari e sostiene le capacità cognitive individuali, preservando l’integrità delle membrane dei neuroni. Inoltre, è utile ad aumentare i livelli di serotonina nella corteccia cerebrale e di dopamina nel corpo striato. La citicolina preserva, infine, la funzionalità dei mitocondri. Questa sostanza è anche in grado di ridurre lo stress ossidativo.
Nucleotidi, i “mattoni” per ricostruire DNA e RNA
I nucleotidi svolgono un ruolo metabolico importante non solo in qualità di “mattoni” per la costruzione di DNA e RNA, ma anche partecipando a diversi processi cellulari. Tra le fonti alimentari ricche in nucleotidi ci sono la carne, in particolare le frattaglie, il pesce, i funghi, il lievito di birra e i legumi. Per quanto riguarda il sistema immunitario, secondo studi recenti i nucleotidi agiscono come efficaci immunomodulatori in grado di aumentare la risposta immunitaria. Un altro ruolo dei nucleotidi, che abbiamo parzialmente già citato, è legato alla promozione della crescita e dello sviluppo cellulare. In un’ottica favorevole alla longevità, i nucleotidi svolgono un’azione antiossidante e supportano il ripristino della funzione mitocondriale, soprattutto dopo periodi di stress.
Infezioni Respiratorie Ricorrenti (IRR) del bambino: l’approccio naturale per il benessere delle vie respiratorie
Come ogni anno, la stagione invernale porta con sé un aumento delle infezioni respiratorie ricorrenti. Durante i mesi freddi, infatti, si è esposti a temperature più rigide, virus o batteri stagionali, cui si aggiunge un maggior rischio di contagio a causa degli ambienti chiusi e affollati e del possibile abbassamento delle difese immunitarie. Nei soggetti più vulnerabili come i bambini, tali condizioni generano un indebolimento cronico delle vie respiratorie: capire come prevenire e gestire il problema è essenziale per affrontare l’inverno con più tranquillità.
L’infiammazione alla base della fragilità respiratoria
A innescare i sintomi più frequenti – febbre, raffreddore, tosse e mal di gola – è un processo infiammatorio delle vie aeree, attivato da specifiche cellule del nostro sistema immunitario, i mastociti. Il loro compito fisiologico è quello di proteggere l’organismo dalle infezioni causate da virus e batteri: nel momento in cui la loro funzione protettiva risulta inefficace e alterata, si innesca però uno stato irritativo-infiammatorio a carico dell’albero respiratorio, con conseguente sviluppo di infezioni respiratorie ricorrenti.
Ristabilire l’equilibrio delle vie respiratorie imitando la Natura
Oggi la ricerca è orientata allo sviluppo di approcci innovativi, capaci di intervenire sulla modulazione e sul controllo di meccanismi biologici ben specifici.
La Palmitoiletanolamide ultra-micronizzata (PEA-um) è una molecola che, tramite il meccanismo d’azione “ALIA” – scoperto dal Premio Nobel Rita Levi-Montalcini – consente
una regolazione mirata dell’infiammazione mediata dai mastociti, contribuendo a ripristinare il benessere dei tessuti delle vie respiratorie. In ambito pediatrico PEA-um viene utilizzata in formulazioni da assumere per via orale, come paidinil® sospensione orale al 4% e paidinil® compresse masticabili, che possono favorire l’equilibrio delle mucose, prevenire gli episodi di infezione ricorrente e accelerare i tempi di recupero.
Un nuovo approccio “secondo Natura” a disposizione del Pediatra!
Dalle riflessioni del notissimo scienziato e farmacologo italiano, fondatore e Presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri IRCCS”, Prof. Silvio Angelo Garattini, nasce il libro “Vivere bene. L’attività fisica: cosa, come, quanto, quando e perché”, nel quale l’autore illustra i vantaggi dell’esercizio fisico per la salute e spiega come ottenerne benefici, mettendo in guardia dai danni che possono derivare da pratiche scorrette. Ai lettori l’autore regala un volume che insegna loro come migliorare la qualità della propria vita attraverso il movimento e
lo sport. Si parla dei diversi tipi di attività fisica, delle giuste misure con cui praticare questa dimensione del vivere bene, dei suoi effetti sull’organismo e sulla mente, dell’apporto di un’alimentazione moderata e adeguata. Garattini, affiancato dagli esperti dell’Istituto Mario Negri, si confronta in maniera chiara e concreta su questioni che riguardano tutti da vicino. Il suo consiglio? Vivere a lungo non basta: per vivere bene occorre praticare la giusta quantità di attività fisica. Non è difficile e dà tanta gioia, se sappiamo come fare.
Autore: Silvio Angelo Garattini
Editore: Edizioni San Paolo
Le ricerche condotte dalla comunità scientifica sul metabolismo sono attualmente al centro dell’attenzione, comprenderne infatti il suo funzionamento potrebbe portare a trovare soluzioni per i più comuni problemi di salute della popolazione di questo nuovo millennio e dimostrare che gli attuali stili di vita, come abitudini alimentari scorrette e ritmi troppo frenetici possano comprometterne il funzionamento. Nel libro “Il miracolo metabolico” Carlos Jaramillo, Medico e fondatore dell’Istituto di Medicina Funzionale per i paesi ispanici, ci spiega, dando risposte chiare e affidabili, come limitare gli effetti negativi degli attuali modelli di vita, assumendosi la responsabilità del proprio benessere ed
Superimmunità
La maggiore diffusione di virus e Malattie autoimmuni ha reso sempre più importante la necessità di avere un sistema immunitario sano e di mantenerlo efficiente. La Dott.ssa Carlotta Gnavi, Farmacista e Divulgatrice scientifica, autrice del volume, da anni si occupa di studiare e approfondire la conoscenza dei meccanismi che regolano il nostro sistema immunitario, unendo le conoscenze della Medicina tradizionale all’approccio olistico, e impegnandosi a diffondere una maggiore consapevolezza sul benessere e sull’importanza della salute integrata. “Superimmunità. Come potenziare le tue difese per proteggerti da virus, batteri e tumori” è un vero e proprio diario di bordo di un viag-
evitando di sentirsi vittima impotente di un sistema che crea, favorisce e rafforza il malessere, diventando invece parte attiva della soluzione. L’autore inoltre non solo condivide una soluzione applicabile nella vita di tutti, ma sfata anche i miti e le false credenze che ci hanno condotti all’attuale stato di malessere diffuso. Con questo libro il lettore comprenderà il processo che porta allo stato di malattia o di salute ma soprattutto acquisirà gli strumenti necessari per cambiare le proprie abitudini di vita e iniziare a godere dei benefici derivanti dal cambiamento.
Autore: Carlos Jaramillo
Editore: Piccin Nuova Libraria
gio, quello all’interno del corpo umano, per aiutarci a scoprire quali sono gli attori del nostro sistema immunitario, ciò di cui si nutrono, di cosa hanno bisogno e cosa li danneggia. Inoltre si potrà comprendere quanto il nostro stile di vita possa influenzare, in maniera positiva, aiutando il sistema immunitario, o negativa, rendendolo inefficiente, questo complesso sistema e quanto anche le nostre emozioni giochino un ruolo fondamentale.
Autore: Carlotta Gnavi Editore: Edizioni Piemme
Vivere bene
Il miracolo metabolico
CARLOS JARAMILLO
Dove si smaltiscono gli occhiali vecchi? (e le annesse lenti?)
Gli occhiali vengono dismessi per diversi motivi:
- un cambio di gradazione che può costringere a cambiare le lenti e di conseguenza ad un aggiornamento della montatura;
- un’esigenza di cambio look, che porta a sostituire una montatura che magari è ancora utilizzabile;
- montatura o lenti rovinate, in questo caso si può optare per sostituirle entrambe.
Posti in cui smaltire gli occhiali vecchi
A seconda del motivo per i quali gli occhiali vecchi vengano dismessi, ci sono diverse opzioni da considerare. Nel caso in cui la montatura e le lenti non si possano recuperare si po' optare per:
1. Raccolta differenziata: Verifica se il tuo comune ha una raccolta specifica per i materiali ottici. Alcuni luoghi offrono contenitori dedicati per occhiali usati. Qualora non li avesse, gli occhiali e le lenti annesse vanno smaltiti nel secco/indifferenziato.
2. Punti vendita di ottica: Alcuni negozi di ottica hanno programmi di raccolta per occhiali usati. Chiedi nel tuo negozio di fiducia.
Se invece gli occhiali sono ancora funzionanti, si può optare per una di queste soluzioni:
1. Organizzazioni benefiche: Molte associazioni accettano occhiali usati per donarli a chi ne ha bisogno. Controlla con organizzazioni locali o nazionali.
2. Riciclo creativo: Se ti piace il fai-da-te, puoi riutilizzare le montature per progetti creativi.
3. Rottamazione: Molti negozi di ottica propongono sconti a fronte della consegna di un occhiale usato. Informati meglio.
Come smaltire le montature e le lenti eco-sostenibili
E se la montatura e/o le lenti fossero realizzate in materiale eco-sostenibile?
1) Punti di raccolta locali: Alcuni comuni o negozi di ottica potrebbero avere contenitori dedicati al riciclo di occhiali e montature eco-sostenibili. Chiedi in giro.
2) Riciclo specifico: Controlla se il produttore delle montature o di lenti ha un programma di ritiro o riciclo. Molti marchi ecosostenibili offrono soluzioni per il recupero dei loro prodotti.
3) Raccolta indifferenziata. Nel dubbio, smaltire sempre nei contenitori di secco.
Per maggiori informazioni visita www.divel.it
cosmetici & benessere
Inestetismi della pelle, i cosmetici naturali
Esistono trattamenti
cosmetici naturali che risultano
particolarmente utili per tali problemi, pur essendo delicati sulla pelle e rispettosi dell’ambiente
La pelle, l’organo più esteso del nostro corpo, riflette la nostra salute, il nostro modo di vivere, le emozioni e l’ambiente in cui viviamo. È normale che, in base a come stiamo sia fisicamente che psicologicamente, in base alla nostra età ed eredità famigliare, la pelle sia soggetta a inestetismi che possono alterare il suo aspetto, come couperose, macchie, rughe, secchezza o eccesso di sebo con Acne. Esistono trattamenti cosmetici naturali per prendersene cura, che risultano delicati sulla pelle e rispettosi dell’ambiente. In questo articolo esploreremo le principali problematiche cutanee e i migliori attivi cosmetici per trattarle.
Gli inestetismi più comuni
Ecco un elenco dei più comuni inestetismi della pelle:
• couperose, capillari fragili: si ha un arrossamento cutaneo dovuto alla dilatazione dei vasi sanguigni, soprattutto su guance, naso, mento e fronte; gennaio/febbraio
• macchie cutanee: le macchie scure possono essere il risultato di esposizione al sole, invecchiamento o infiammazioni della pelle; la melanina, il pigmento naturale della pelle, viene prodotta in eccesso e localizzata in alcuni punti in modo non omogeneo, causando iperpigmentazione;
• rughe: con il passare del tempo, la pelle perde elasticità e compattezza, portando alla formazione di rughe e linee d’espressione; anche l’esposizione eccessiva al sole, farmaci, alcool e fumo e una scorretta skincare possono accelerare la formazione di rughe;
Le macchie scure possono essere il risultato di esposizione al sole, invecchiamento o infiammazioni della pelle
Dott.ssa Maria Elena Setti Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche Farmacista e Cosmetologa
pelle, curiamoli con
• secchezza cutanea: la pelle può essere secca e disidrata, quindi con mancanza di idratazione può diventare alipica, ossia carente di lipidi; la pelle appare così screpolata, poco luminosa, un problema che peggiora con l’età, la menopausa, il freddo o con la scarsa umidità ambientale;
• pelle grassa e pori dilatati: l’eccesso di sebo può far apparire la pelle lucida e aumentare la visibilità dei pori, soprattutto nella zona T (fronte, naso, mento); la pelle grassa può poi manifestare Acne e brufoli; questi problemi della pelle sono spesso causati da una produzione eccessiva di sebo, da batteri o da squilibri ormonali; anche uno squilibrio del microbiota cutaneo è causa della comparsa di Acne, a qualunque età; l’Acne è più comune durante l’adolescenza e in alcune fasi della vita adulta, ma una scorretta skincare, aggressiva nei confronti del microbiota cutaneo può peggiorare questa condizione. Vediamo quindi come trattare tali inestetismi della pelle con cosmetici naturali.
Couperose: niacinamide, mirtillo, fiori di fico d’india
Per trattare la pelle con capillari fragili e dilatati sono utili cosmetici a base di niacinamide (vitamina B3) che ha un’azione lenitiva, calmante, rafforza i capillari e li protegge. Molto utili anche estratti di calendula, camomilla ricca in azulene e rosa dalle azioni calmanti per la pelle. Il mirtillo ha ottime proprietà sui capillari e migliora il microcircolo locale, diventando un grande alleato per la pelle con couperose. Da recenti ricerche si è visto che l’estratto di fiori di fico d’india ha proprietà protettive su vene e capillari nei confronti degli stress ossidativi. È inoltre in grado di ridurre i danni ai micro-capillari, mantenendone l’integrità e stabilizzando le pareti. Molto importante è anche l’utilizzo di vitamina C, E
che migliorano e proteggono i capillari e rafforzano le difese della pelle.
Macchie cutanee: vitamina C, fiori di verbasco e aloe vera
Per contrastare le macchie scure, la vitamina C è uno dei migliori alleati, agisce infatti come potente antiossidante, stimolando la rigenerazione cellulare e riducendo la pigmentazione. La vitamina C può trovarsi come acido ascorbico nei cosmetici o in altre forme come quella liposomiale che mantiene più stabile questa vitamina facilmente ossidabile. L’estratto di fiori di verbasco è una specialità cosmetica che inibisce la sintesi di tirosinasi e melanina responsabili dell’iperpigmentazione, in più illumina la pelle e la protegge dallo stress ossidativo indotto dagli raggi UV e dalla luce blu; l’aloe vera è utile per chi soffre di macchie derivanti da Acne, poiché favorisce la guarigione della pelle danneggiata e attenua le discromie.
L’olio di argan, ricco di vitamina
E e acidi grassi essenziali omega 3 e 6, è conosciuto per le sue proprietà elasticizzanti e rigeneranti
Rughe e segni dell’età: olio di argan, bucce di uva rossa e burro di karité
Gli ingredienti naturali anti-età oggi sono particolarmente ricercati, in quanto sono efficaci nel prevenire e ridurre la comparsa delle rughe e migliorano l’aspetto generale della pelle, lavorando su aspetti come quello delle micro-infiammazioni e la perdita di elasticità. L’olio di argan, ricco di vitamina E e acidi grassi essenziali omega 3 e 6, è conosciuto per le sue proprietà elasticizzanti e rigeneranti. Applicato quotidianamente, migliora l’elasticità della pelle e riduce i segni del tempo. Gli estratti biotecnologici a base di uva rossa possiedono un elevato effetto anti-radicalico e migliorano l’elasticità della pelle, proteggendo il collagene e hanno un’ottima funzione anti-age anche in trattamenti di prevenzione. Il burro di karité, grazie ai suoi insaponificabili, è un ottimo ingrediente che fornisce nutrimento profondo alla pelle, migliorandone l’elasticità. Ricco di vitamine A
ed E, aiuta a proteggere la pelle dai danni ambientali e a mantenere un aspetto giovane.
Secchezza cutanea: acidi grassi, NMF vegetale,
acido ialuronico
Per combattere la secchezza, è fondamentale utilizzare cosmetici naturali altamente idratanti. La perdita dell’NMF (Fattore di Idratazione Naturale) presente nella pelle è causa di disidratazione profonda e perdita di morbidezza, con conseguente maggiore secchezza. Si possono utilizzare sostanze naturali che aiutano a ripristinare l’NMF che fa parte del film idrolipidico di superficie, per esempio a base di glucosio, pantenolo, acido lattico, mucillagini di altea e malva oppure acido ialuronico da biotecnologia in grado di trattenere l’acqua della pelle e di mantenerla più giovane, grazie anche al suo effetto rimpolpante e Lifting.
Per prevenire e trattare la secchezza della pelle è importante utilizzare anche oli specifici, in particolare quelli attivati dagli enzimi permettono di idratare la pelle senza ungerla, venendo assorbiti più rapidamente e aumentano l’idratazione e elasticità cutanea; sono per esempio gli acidi grassi di borragine, mandorle, lino, oliva, molto utili all’interno di creme e oli per il viso.
Pelle grassa, pori dilatati e Acne
Per chi ha la pelle grassa, è importante scegliere ingredienti naturali che riequilibrino la produzione di sebo senza ostruire i pori. L’ idrolato di amamelide è un tonico astringente naturale che aiuta ad affinare la grana, restringe i pori e calma le irritazioni. Gli estratti da biotecnologie di avena, zenzero e incenso agiscono sul microbiota cutaneo, in particolare su “P. acnes” (il batterio dell’Acne), oltre che su “Staphylococcus epidermidis” e “Malassezia furfur” (entrambi batteri della pelle), andando a riequilibrare la pelle, prevenendo e trattando problemi di Acne. Altri attivi indicati per l’Acne sono gli oli essenziali di tea tree e lavanda , noti per le loro proprietà antibatteriche e lenitive. Possono essere applicati direttamente sui brufoli dopo averli diluiti in un olio vettore come l’olio di jojoba o un gel di aloe. L’ argilla verde è un altro rimedio naturale ottimo per l’Acne: assorbe il sebo in eccesso e purifica in profondità, riducendo le infiammazioni. Una maschera all’argilla verde, applicata una o due volte alla settimana, può contribuire a mantenere la pelle più pulita e meno lucida. gennaio/febbraio
Skincare per una pelle sana
Oltre all’uso di cosmetici naturali, alcuni accorgimenti quotidiani possono fare la differenza nella cura della pelle:
• detersione regolare: detergere il viso ogni giorno e ogni sera con detergenti delicati è essenziale per rimuovere impurità, inquinamento e trucco;
• esfoliazione: esfoliare la pelle una volta a settimana aiuta a rimuovere le cellule morte e a mantenere la pelle luminosa; se la pelle è sensibile o molto secca, l’esfoliazione può essere fatta anche solo una volta ogni tre settimane;
• idratazione: bere molta acqua, mangiare frutta e verdura, usare prodotti idratanti naturali aiuta a mantenere l’elasticità della pelle;
• protezione solare: applicare un filtro solare ogni giorno previene i danni causati dai raggi UV, soprattutto se abbinato a cosmetici ricchi di antiossidanti.
In conclusione
Gli inestetismi della pelle possono essere trattati efficacemente con i giusti prodotti e una corretta skincare. Ingredienti come oli essenziali, vitamine, burri naturali e attivi dermobiotici offrono risultati duraturi senza l’uso di sostanze chimiche aggressive.
Una parte fondamentale della salute della pelle, oggi molto studiata, è il microbiota cutaneo, ovvero l’insieme di microrganismi che vivono sulla sua superficie. Questo ecosistema, composto da batteri, funghi, virus e acari svolge un ruolo cruciale nella protezione della pelle e nel mantenimento del suo equilibrio.
Questi microrganismi creano una barriera protettiva naturale, limitando la crescita di patogeni dannosi e contribuendo al mantenimento del pH naturale della pelle. Un microbiota sano e bilanciato è essenziale per prevenire diverse problematiche cutanee, come irritazioni, infiammazioni, Acne e infezioni. La scelta di prodotti naturali che rispettino e supportino il microbiota cutaneo è fondamentale per mantenere la pelle in salute e trattare efficacemente gli inestetismi.
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