IMMUNOTERAPIA
Quale efficacia?
RINITE I farmaci biologici
cibo & salute Prima colazione, attenzione alle fake news
TUMORE OVARICO
Dalle cause alla cura
piante medicinali
Alga Spirulina, una fonte di benessere
LATTOFERRINA
Aiuta il sistema immunitario
salute & benessere Allenare la forza muscolare negli over 65 ecologia & salute
Cambiamenti climatici e conseguenze nell’ecosistema
9 772465 303002 40004 ISSN 2465-3039 Anno XXV • N. 03/04-2024, periodicità bimestrale • 03/03/2024 • Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB marzo/aprile € 3,90
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sono trascorsi ormai quasi vent’anni dall’uscita del nostro primo numero e la nostra motivazione e impegno a portare avanti un obiettivo di informazione corretta, su prevenzione e salute, sono più che mai validi e semmai accresciuti dal gradimento sempre crescente del pubblico.
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Autorizzazione Tribunale di Bologna n. 6966 del 24/11/1999
Iscrizione R.O.C. n. 20066
La salute e il benessere sono temi di fondamentale importanza che rivestono un ruolo differente ma ugualmente importante nelle varie fasi della vita. Ho sempre pensato che l’attività di un medico non finisca una volta realizzata l’attività clinica e di aggiornamento ma che sia una nostra precisa responsabilità, anche e soprattutto, quella di rendere note le indicazioni e informazioni per evitare, quanto più possibile, il disequilibrio e la malattia, mantenendo invece uno stato di benessere sia fisico che mentale. Questo è ciò che abbiamo cercato e continuiamo a fare in questi anni, con l’aiuto prezioso di centinaia di Medici, Ricercatori ed esperti dei vari ambiti di cui ci occupiamo. A loro va un sentito ringraziamento perché senza la loro disponibilità e volontà di dialogo con il pubblico la nostra rivista non potrebbe esistere.
Il nostro concetto di salute è andato definendosi in modo sempre più ampio e completo nell’ottica di una visione olistica del benessere e della salute della persona. La prevenzione attraverso opportuni e periodici controlli, un’alimentazione corretta ed equilibrata, come quella mediterranea, a cui destiniamo sempre maggiore spazio, la pratica costante di un’adeguata attività fisica, ormai da ritenere vero e proprio “farmaco naturale” da “assumere” quotidianamente, l’equilibrio mentale ottenuto attraverso opportune scelte di vita e nuove discipline a cui attingere, l’attenzione all’ambiente e la limitazione dei fattori inquinanti, sono tutti aspetti ugualmente importanti.
È solo attraverso l’attenzione verso ognuno di questi elementi e comportamenti, in una parola lo “stile di vita”, che può nascere il nostro “stare bene”.
Buona lettura!
Enrico Montanari
Direttore Scientifico
È vietata la riproduzione totale o parziale di ogni contenuto di questa pubblicazione senza il consenso dell’editore. Tutti i punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dei rispettivi autori e non riflettono necessariamente quelli delle organizzazioni, delle istituzioni, delle imprese a cui essi appartengono e neppure riflettono necessariamente i punti di vista dei membri degli organi di direzione ed editoriali di questa pubblicazione. Nulla di quanto contenuto in Elisir di Salute intende rappresentare un consiglio, ovvero una raccomandazione, concernente una qualsiasi delle cure, dei metodi e dei rimedi descritti. Gli editori non danno, né espressamente né implicitamente, garanzie sul piano terapeutico o su quello della convenienza rispetto a pratiche o utilizzi specifici, né riconosceranno alcuna responsabilità, verso chi sosterrà di essere stato danneggiato in conseguenza della pubblicazione di Elisir di Salute o dell’utilizzo delle informazioni pubblicate.
n. 2 2024 marzo/aprile cibo & salute
28 Tumore ovarico, quali terapie?
08 Mango, il frutto del benessere
Oltre a rinforzare il sistema immunitario, possiede diverse proprietà come quella antiossidante, antinfiammatoria e di protezione...
Dott.ssa Sara Simonetti
14 Prima colazione, attenzione alle fake news
Le Linee Guida per una corretta alimentazione suggeriscono che consumare regolarmente la prima colazione sia un’ottima strategia...
Prof.ssa Francesca Scazzina medicina
18 Immunoterapia, quale efficacia?
Questo tipo di terapia è più efficace in quanto, rispetto ad altre terapie oncologiche, non agisce direttamente sul Tumore ma sui meccanismi di difesa...
Dott. Fabio Conforti
24 Rinite, i nuovi farmaci biologici
Grazie alle nuove frontiere della ricerca e ai farmaci di nuova generazione, la Rinite può essere curata permettendo al Paziente di riacquistare l’olfatto...
Prof. Nicola Lombardo
A causa di sintomi non definiti e alla mancanza di screening specifici, la diagnosi del Tumore ovarico...
Dott. Vincenzo Dario Mandato
32 Se il bambino non dorme...
Per una buona igiene del sonno dei nostri bambini è importante seguire alcune semplici regole...
Dott. Tiziano Dall’Osso
37 Artrite psoriasica, diagnosi precoce e terapia mirata
Nella maggior parte dei casi un attento esame obiettivo insieme alla raccolta della storia clinica e familiare sono sufficienti a formulare...
Dott. Dario Graceffa
40 Lattoferrina, un aiuto per il sistema immunitario
Studi recenti dimostrano la capacità di questa proteina di svolgere importanti attività utili per l’organismo umano
Dott.ssa Daniela Malagò
45 Se il riposo notturno è disturbato
L’Odontoiatria ha un ruolo importante nella diagnosi delle apnee ostruttive del sonno, una Sindrome molto diffusa...
Dott. Aldo Nobili
il sommario
Anno XXV • N. 03/04-2024, periodicità bimestrale 03/03/2024 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB marzo/aprile € 3,9 RINITE I farmaci biologici IMMUNOTERAPIA Quale efficacia? LATTOFERRINA Aiuta il sistema immunitario TUMORE OVARICO Dalle cause alla cura piante medicinali Alga Spirulina, una fonte di benessere cibo & salute Prima colazione, attenzione alle fake news salute & benessere Allenare la forza muscolare negli over 65 ecologia & salute Cambiamenti climatici e conseguenze nell’ecosistema EDS24_02_C.indd 1 05/02/24 09:05 18 40 24
il tuo medico di famiglia
48 Scompenso cardiaco, come gestirlo?
Per evitare di ricoverare spesso i Pazienti con Scompenso cardiaco è importante seguire le giuste terapie...
Dott. Enrico Delfini
piante medicinali
50 Alga Spirulina, una fonte di benessere
Considerata patrimonio dell’umanità per l’elevato potere nutrizionale, questo microrganismo è un vero concentrato...
Dott.ssa Anna Rosa Magnano
salute & benessere
56 Allenare la forza muscolare negli over 65
Anche in età avanzata è opportuno intervenire contro la perdita di tono muscolare con allenamenti mirati...
Dott.ssa Emanuela De Martino
61 Logopedia per i bambini, quando è utile?
In caso di difficoltà persistenti nell’acquisizione e uso del linguaggio, i genitori devono attivarsi ricorrendo...
Dott.
sport & salute
66 Dolore muscolare, come affrontarlo?
Oltre ad un corretto percorso di Riabilitazione, anche la Tecnologia FIR può influire positivamente...
Dott. Rodolfo Malberti psicologia
70 Bullismo, come riconoscerlo e affrontarlo
È importante che in ambito familiare vengano riconosciuti i campanelli d’allarme solitamente presenti...
Dott.ssa Silvia Marinelli estetica
& salute
77 Labbra naturalmente più belle
Grazie ai trattamenti di ultima generazione, con i filler è possibile ridare volume e definizione alle labbra...
Dott.ssa Patrizia Sacchi ecologia & salute
80 Cambiamenti climatici, quali ripercussioni
Il mutamento delle condizioni fisiche ambientali porta a valorizzare le capacità naturali di adattamento delle piante...
Prof. Paolo Ranalli
il sommario
Fabio Quarin 50 56 70 08
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Frutta e Diabete, quale verità?
Lo zucchero contenuto nella frutta è un componente di questo alimento e, nelle dosi corrette, è del tutto privo di qualsiasi effetto negativo, anzi è fonte di energia a lento rilascio
Quando la redazione della rivista mi ha chiesto un nuovo editoriale sull’importanza del consumo di frutta nel Paziente dia betico, per un attimo ho pensato: ma come, nonostante gli anni passati a scrivere e ripetere che la prevenzione primaria con la Dieta mediterranea è la chiave per una vita sana e longeva, mi chiedono di parlare ancora di questo tema? Poi ho colto il vero problema; nonostante il nostro impegno di Medici e divulgatori scientifici, troppo spesso assistiamo a un costante “sciocchezzario” da parte dei social, e del web in generale, che fornisce gratuitamente 2stupidaggini scientifiche” a ruota libera. Come ad esempio: “la pasta fa male”, “l’olio do oliva è grasso”, “il latte è tossico”, “lo zucchero provoca il cancro” e “la frutta non va bene per i diabetici”. Fermiamoci oggi su quest’ultima “fake new” La frutta è un alimento fondamentale nella nostra dieta; contiene vari nutrienti, soprattutto fibre, vitamine, sostanze antiossidanti e polifenoli in grado di prevenire numerose patologie tipiche del nostro tempo.
In particolare quasi tutta la frutta contiene: vitamina C in forma organica insieme a molecole antinfiammatorie e protettive verso le principali malattie degenerative; vitamina A in forma di carotenoidi con effetto trofico sui vari organi, grazie alla loro capacità di neutralizzare i radicali liberi, proteggendo così la struttura e la stabilità cellulare.
Questa proprietà migliora la risposta immunitaria anche verso patologie tumorali. Vitamina C e carotenoidi sono contenuti principalmente negli agrumi, nelle albicocche, nel melone, nelle ciliegie, nei frutti di bosco e in molta altra frutta.
A maggior ragione, se la frutta fa bene a tutti, sicuramente non deve mancare nella dieta dei diabetici! Tra gli altri, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda un consumo regolare di frutta e verdura di stagione sgombrando così il campo da ogni incertezza.
Lo zucchero contenuto nella frutta è un componente di questo alimento e, nelle dosi corrette, (che valgono comunque per tutti) è del tutto privo di qualsiasi effetto negativo, anzi è fonte di energia a lento rilascio, ciò lo rende un ottimo corroborante. Per chi sostiene che ci sono frutti a basso indice o alto indice glicemico, ricordo che tutta la frutta contiene fibra che favorisce un indice glicemico accettabile, considerando costi e benefici, prasticamente in tutta la frutta esistente.
Mele, pere, uva, pesche, albicocche, fragole, ciliegie, melone, cocomero, ecc., non devono mancare dalla tavola di tutti e in particolare di chi ne ha maggiore bisogno. Insomma dobbiamo considerare la frutta come una opportunità di salute straordinaria.
Dott. Claudio Caprara
l’editoriale
la posta
Varicella in età adulta
Ho preso la Varicella da qualche giorno, sto bene ma, avendo 36 anni (uomo), ho paura che ci possano essere conseguenze per la mia salute. A cosa devo fare attenzione e quali potrebbero essere i problemi a cui posso andare incontro?
email firmata
Risponde il Dott. Enrico Delfini
Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
La Varicella è una malattia tutto sommato benigna anche se, quando contratta da adulti come in questo caso, tende ad avere un decorso più impegnativo. Ma ciò che rende particolare questa malattia è che, anche quando perfettamente guarita, il virus che la provoca non scompare ma si annida nei gangli nervosi dell’individuo. In una certa percentuale di casi (probabilmente circa il 10-20%), dopo anni o decenni, abbiamo la riaccensione dell’infezione non più generalizzata, ma limitata ad una determinata parte del corpo. Si tratta dell’Herpes Zoster, conosciuto come “fuoco sacro” o “fuoco di Sant’Antonio”, una malattia molto dolorosa che, a volte, può diventare addirittura cronica e invalidante. Questa riaccensione è più frequente nelle persone anziane, debilitate o sottoposte a terapie che abbassano le risposte immunitarie. Per limitare questo rischio, è oggi disponibile un vaccino che è possibile fare dai 65 anni (o prima nei casi di situazioni a rischio), rivolgendosi al proprio Medico di Medicina generale.
Herpes labiale, si può curare?
Da qualche giorno mi è spuntato sul labbro inferiore un Herpes, prima di questo episodio non mi era capitato. Come posso averlo preso? Posso curarlo?
email firmata
Risponde il Dott. Fernando Perrone
Federazione Italiana Medici di Medicina Generale Gentile lettrice, quello che le è spuntato sul labbro inferiore è una infezione cutanea virale, detta anche “febbre sorda”, causata dall’Herpes Simplex di tipo 1. È noto che questo virus, molto diffuso in natura, si trasmette facilmente per contatto diretto con la bocca o la saliva di una persona infetta soprattutto attraverso il bacio. Attaccando le cellule della pelle, le porta alla morte attraverso 5 fasi, dall’inziale formicolio alla crosta e la sua caduta,
per poi “nascondersi” nei gangli nervosi, rendendosi inattaccabile dai nostri anticorpi. Quando il nostro organismo deve far fronte ad una caduta delle difese immunitarie, a stress psicofisici, a malattie, alterazioni del sonno o equilibri ormonali, ad eccessiva esposizione al sole, con relativa disidratazione delle labbra o a traumi locali, ecco allora che il virus si moltiplica e va a localizzarsi principalmente sulle labbra, ma anche su naso, occhi e nella bocca. Si tratta comunque di lesioni cutanee benigne molto fastidiose e, a dire il vero, anche un po’ antiestetiche, che si possono affrontare sia con pomate antivirali da applicare appena si sente il primo fastidio in modo da abbreviare i tempi di guarigione o con cerotti, molto utili per chi tende a toccare le vescicole con il rischio di procurare sovrainfezioni batteriche. Se le recidive sono molto frequenti è possibile ricorrere alla terapia orale con farmaci antivirali. Una raccomandazione: è bene sempre far vedere la lesione al proprio Medico di fiducia che saprà dare anche alcuni utili consigli sia per ridurre la durata delle recidive che per prevenire la diffusione del virus in altre parti del corpo o trasmetterlo ad altre persone.
email firmata
Emicrania persistente
Sono una giovane studentessa di 19 anni e da diversi mesi soffro di Mal di testa molto forti, il dolore è presente su fronte, occhi e tempie ed è pulsante. Inoltre spesso mi capita che mi si offuschi la vista. Non ho patologie e seguo una vita abbastanza regolare. Quali percorsi terapeutici sono indicati?
email firmata
Risponde il Dott. Enrico Montanari
Direttore scientifico Elisir di Salute
Gentile lettrice, i sintomi che lei accusa sono probabilmente un classico esempio di Cefalea muscolo-tensiva, dovuta prevalentemente a contratture muscolari che a volte coinvolgono anche il distretto oculare, per cui ha difficoltà ad avere una visione nitida.
Poiché, sia pur raramente, esistono altre cause che possono provocare mal di testa, la invito a consultare il suo Medico di famiglia che potrà valutare l’opportunità di eseguire alcuni esami ed eventualmente consigliare una visita specialistica neurologica ed un controllo oculistico.
Avete un problema particolare? Volete un consiglio o un semplice parere? Spedite le vostre domande a Elisir di Salute, via Degli Orti, 44 - 40137 Bologna, oppure inviate una e-mail alla redazione: info@elisirdisalute.it I nostri specialisti vi risponderanno direttamente sulla rivista.
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L’attività di ricerca del Centro Studi Termali Veneto Pietro d’Abano ha scoperto che speciali microrganismi del territorio Euganeo, i cianobatteri, producono numerose sostanze antinfiammatorie durante la maturazione del fango in acqua termale. La fangobalneoterapia, riconosciuta dal Ministero della Sanità e convenzionata col SSN, è particolarmente indicata per la cura dei disturbi articolari quali artrite e artrosi, oppure ossei come l’osteoporosi. Questo tipo di terapia naturale non presenta effetti collaterali ed ha limitate controindicazioni.
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Mango, il frutto del
Oltre a rinforzare il sistema immunitario, possiede diverse proprietà come quella antiossidante, antinfiammatoria e di protezione del sistema cardiovascolare
benessere
Il Mango (il nome scientifico è Mangifera Indica L.) è un pianta che appartiene alla famiglia delle Anacardiaceae, originaria del Sud Est asiatico; oggi è coltivato in diverse parti del mondo, tra cui Brasile, Perù, Venezuela. A causa delle numerose varietà, i suoi frutti possono avere la buccia di colore variabile dal verde, al giallo, al rosso, ad una combinazione di questi colori. Il frutto è presente sul mercato tutto l’anno, in quanto le stagioni di raccolta variano nei diversi Paesi di produzione.
La composizione
La polpa del Mango, dal tipico colore arancio, costituisce non più del 60% del peso totale, a causa del grande seme centrale del frutto. Dal punto di vista nutrizionale, 100 g
Dott.ssa Sara Simonetti
Medico Chirurgo
Master in Nutrizione ed educazione alla Salute Ambulatorio Eubios - Bologna
di Mango apportano circa 56 Kcal, costituite per oltre l’80% da acqua; il contenuto di carboidrati varia molto tra il frutto più acerbo, dove sono presenti principalmente amido e pectina, e il frutto maturo che contiene soprattutto zuccheri semplici, in particolare il fruttosio. Il contenuto di proteine e lipidi, invece, è pressoché irrisorio, mentre ha un buon contenuto di fibra, pari circa a 1,6 g per 100 g di prodotto.
Ricco di betacarotene
Come tutti i frutti di colore giallo-arancione, il Mango è particolarmente ricco di beta-carotene, precursore della vitamina A, vitamina liposolubile dotata di numerose funzioni biologiche estremamente importanti per l’organismo, tra cui quella di contribuire alla fisiologica funzione del sistema immunitario. Contribuisce inoltre al mantenimento della normale capacità visiva, infatti la vitamina A fa parte della rodopsina, una molecola presente a livello della retina che agisce su particolari cellule retiniche, i bastoncelli, deputate alla visione in condizione di scarsa luminosità. Questa vitamina svolge un ruolo essenziale anche nel proteggere la pelle dagli eventuali danni provocati da un’errata esposizione solare ed è coinvolta anche nel processo di formazione della cheratina, molecola che contribuisce a mantenere forti e sani capelli e unghie. Infine la vitamina A è fondamentale anche nella crescita di denti ed ossa
Fonte di vitamina C
Ottimo anche il contenuto di vitamina C, micronutriente dalla spiccata attività antiossidante, in grado quindi di neutralizzare i radicali liberi e le altre specie reattive dell’ossigeno (ROS) prodotte dal metabolismo energetico, responsabili dell’invecchiamento cellulare. Questa attività è nota come “scavanging”, e rappresenta un’azione mirata di protezione delle cellule contro lo stress ossidativo. La produzione e l’accumulo dei radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare è alla base anche di molte patologie cronico-degenerative, come ad esempio le Malattie neurodegenerative, ma anche diverse forme di Tumore. La vitamina C stimola inoltre le cellule deputate alla difesa dell’organismo, rinforzando dunque il sistema immunitario contro l’azione di agenti nocivi esterni, caratteristica che la rende un elemento di primaria importanza per difendersi dalle più frequenti infezioni batteriche e virali, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio, in particolare nei mesi più freddi. La vitamina C è fondamentale anche nella sintesi del collagene, per sintetizzare questa proteina è necessaria l’attivazione degli enzimi di sintesi della proteina stessa, possibile solamente attraverso la
Come tutti i frutti di colore giallo-arancione, il Mango è particolarmente ricco di betacarotene, precursore della vitamina A
presenza di un atomo di ferro nella sua forma ridotta (Fe2+), che viene assorbita dall’organismo a livello intestinale. La vitamina C mantiene la forma ridotta del ferro e, conseguentemente, da una parte favorisce la formazione del collagene, dall’altra aiuta l’organismo ad assorbire in maniera ottimale il minerale ferro.
Vitamine del gruppo B
Il Mango contiene, seppur in piccola parte, anche vitamine del gruppo B (niacina, riboflavina, tiamina), fondamentali per l’organismo: la tiamina (vit. B1) svolge il ruolo di coenzima in vari processi metabolici, la riboflavina (vit.B2), oltre ad essere un cofattore enzimatico, contribuisce alla salute e al mantenimento delle mucose.
Sostanze antiossidanti
In questo frutto sono presenti diversi composti fenolici tra cui mangiferrina, acido gallico, catechina, quercetina, β-carotene, lupeolo, ed altri, tutte sostanze che
cibo & salute
filo diretto con la redazione • telefono 051 307004 • 10,00 – 13,00 10
marzo/aprile 2024
È stato dimostrato che il lupeolo, contenuto nel Mango, riduce i livelli serici di PSA e inibisce l’attività cancerogena delle cellule nel Carcinoma prostatico
hanno dimostrato di possedere notevoli effetti antiossidanti in diversi in studi in vitro e in vivo. In particolare mangiferrina, acido gallico, catechina e quercetina sono ben noti per la loro documentata attività antitumorale: è stato dimostrato che il lupeolo, un triterpene presente nel Mango, riduce i livelli serici di PSA (antigene prostatico specifico) e inibisce l’attività cancerogena delle cellule nel Carcinoma prostatico in vivo attraverso un meccanismo che coinvolge la beta-catenina, una specifica proteina il cui incremento è spesso riscontrabile nel Carcinoma a cellule basali e anche nel Cancro del colon-retto.
La mangiferrina, presente prevalentemente nella buccia, ma che si trova anche nella polpa di alcune
varietà, ha dimostrato di possedere diverse proprietà, tra cui antiossidanti, antimicrobiche, antidiabetiche, antiallergiche, antitumorali, ipocolesterolemiche, immunomodulatrici, analgesiche ed antinfiammatorie, con effetti positivi sulle persone che soffrono di dolore cronico, inoltre migliora l’attività cardiovascolare ed ha l’effetto di stimolare i processi anti-invecchiamento Ricco di potassio e non solo...
Per quanto riguarda il contenuto di minerali, invece, il Mango è particolarmente ricco di potassio, che ha un ruolo fondamentale nella regolazione della pressione sanguigna, contribuendo a mantenerne valori normali; inoltre partecipa alla contrazione muscolare, tra cui anche quella del muscolo cardiaco, regola l’equilibrio dei fluidi, sia all’interno che all’esterno della cellula. Anche calcio e fosforo sono contenuti in buone quantità, questi minerali sono importanti per mantenere in salute ossa e denti e partecipano, altresì, alla regolazione del pH dell’organismo; il calcio svolge un ruolo fondamentale anche nella conduzione degli impulsi nervosi.
Tutti i benefici
Sulla base di quanto descritto, è facile, dunque, intuire quanti siano i benefici che questo frutto ha sull’organismo. Anzitutto l’elevato contenuto di fibra, aiuta la regolarità intestinale, inoltre l’elevato contenuto di vitamine stimola il sistema immunitario nel contrastare l’azione di agenti patogeni esterni; i composti fenolici svolgono un’azione antinfiammatoria e antitumorale, oltre che contribuire a contrastare l’invecchiamento cellulare. Grazie al contenuto di potassio, questo frutto svolge un’azione benefica anche sul sistema cardiovascolare, contrastando ipertensione arteriosa e patologie ad essa correlate. Non da ultimo, il contenuto di beta-carotene protegge la vista e la pelle. Non ci sono grandi controindicazioni per quanto riguarda il suo consumo, sebbene sia sconsigliato alle persone che soffrono di colon irritabile.
Come consumarlo
Il Mango può essere consumato in vari modi: oltre che al naturale, può essere aggiunto ad uno yogurt bianco con cereali e frutta secca per essere consumato a colazione, oppure può essere utilizzato per la preparazione di frullati e smoothies. Naturalmente può essere scelto per preparare torte e ricette dolci, ma può anche entrare in preparazioni salate, come ad esempio un’insalata di gamberi, pomodorini e valeriana, oppure per la preparazione di salse.
cibo & salute
marzo/aprile 2024 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori 11
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A cura di Docmed s.r.l.
TUTTO IN UN PIATTO
Da Valfrutta la nuova linea di piatti pronti UHT, nutrienti, gustosi e subito pronti
Nati per soddisfare le esigenze di praticità, unite a quelle di un’alimentazione sana e corretta, i nuovissimi piatti pronti vegetali di Valfrutta uniscono bontà e benessere attraverso un mix di ingredienti naturali sapientemente combinati.
Il vantaggio del piatto unico
Le tre ricette ideate da Valfrutta offrono il notevole vantaggio di avere una composizione di ingredienti bilanciati fra loro, assicurando in modo completo il fabbisogno nutrizionale medio di una persona attiva in un solo piatto. Gli alimenti presenti comprendono infatti carboidrati (riso, frumento integrale), proteine vegetali (grano, legumi, soia), vitamine e minerali (peperone, melanzana, zucchina, ecc.). Ottimo anche l’apporto di fibre
100% vegetale
Tutti gli ingredienti della linea “Tutto in un Piatto” sono al 100% di origine vegetale e privi di conservanti per soddisfare i più recenti dettami di una nutrizione sana che prevenga l’invecchiamento cellulare e contribuisca alla prevenzione, in particolare delle malattie cardiovascolari e degenerative.
Più energia
Le proteine vegetali contenute nelle gustose ricette di “Tutto in un Piatto” forniscono una quota importante di energia e contribuiscono alla formazione della massa muscolare, oltre ad essere importanti per la formazione di enzimi e neurotrasmettitori.
Subito pronti
Grazie alle comode confezioni monoporzione “apri e gusta” che possono essere velocemente portate alla temperatura desiderata con il microonde, “Tutto in un Piatto” va incontro alle necessità di velocità e praticità della quotidianità di chi lavora o studia. Inoltre è pratico da conservare, in quanto ha una shelf life di 18 mesi.
Polpette vegetali con mix di risi
Ricco di sapori mediterranei, questo piatto vanta ottime proprietà nutrizionali. La preparazione comprende polpette con proteine del grano, semi di zucca e fibre di bambù, conditi con salsa al pomodoro, erbe aromatiche mediterranee e melanzane. Riso bianco lungo e riso rosso, cotto a vapore, completano il piatto.
Polpette vegetali con bulgur
Un piatto unico che fornisce tutte le sostanze nutritive necessarie al nostro benessere. Potremo gustare polpette a base di proteine del grano, semi di zucca e fibre di bambù in salsa al pomodoro dal sapore mediterraneo con peperoni rossi e olive. In aggiunta bulgur con carote, cotto a vapore e profumato alla curcuma.
Mix di legumi con riso nero
Gustosa combinazione di ingredienti ricca di proteine vegetali, carboidrati e un buon contenuto di fibre. I protagonisti sono fagioli bianchi e rossi ed edamame. A questi si uniscono peperone rosso e zucchine che bilanciano il piatto con i loro sapori mediterranei. Il riso nero completa il piatto con il suo sapore intenso.
Prima colazione, attenzione
La prima colazione è il primo pasto della giornata: rompe il digiuno notturno e si consuma poco dopo il risveglio, prima di iniziare le attività quotidiane. Il suo contenuto calorico dovrebbe essere compreso tra il 15 e il 25% del fabbisogno energetico quotidiano (30% in assenza di spuntino).
Naturalmente parlare di colazione significa parlare di “colazione equilibrata”, e pertanto va considerata la tipologia dei prodotti consumati. Le revisioni della letteratura indicano chiaramente i benefici indotti dal consumo di carboidrati a basso indice glicemico e di fibra. In particolare, i bambini che consumano cereali integrali a colazione non solo presentano un migliore apporto di vitamine e minerali e un minor apporto di sodio, ma tendono ad essere più frequentemente normopeso rispetto ai coetanei che non li consumano. Il consumo di cereali e di latte a colazione ha determinato un significativo miglioramento di biomarcatori nutrizionali legati all’apporto di vitamine e minerali quali vitamina D, vitamina B12, calcio, ferro. Infatti, non va dimenticato che la colazione, oltre a rappresentare il pasto che fornisce l’energia per affrontare la giornata, offre la possibilità di acquisire importanti oligoelementi. L’importanza attribuita alla prima colazione sul piano nutrizionale si evince dal ruolo che assume nelle Raccomandazioni Alimentari
2024
Le Linee Guida per una corretta alimentazione suggeriscono che consumare regolarmente la prima colazione sia un’ottima strategia per mantenere un equilibrato stato di salute
Prof.ssa Francesca Scazzina Professore Associato di Nutrizione Umana Università di Parma
Membro Consiglio Direttivo SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana)
e/o Linee Guida per una corretta alimentazione di molti Paesi. La maggior parte di queste ultime suggerisce infatti che consumare regolarmente la prima colazione sia un’ottima strategia per mantenere un corretto stato di salute perché è associato ad un peso corporeo adeguato e alla riduzione del rischio di sovrappeso e obesità. Tuttavia, anche su questo argomento ci sono alcuni falsi miti che sarebbe davvero il caso di smentire.
La prima colazione non è importante.
Falso!
Non è vero che la colazione non sia importante. Diversi studi hanno dimostrato che saltare il primo pasto della giornata può comportare diversi problemi, al contrario fare colazione regolarmente è il primo passo per contribuire ad una buona salute, a tutte le età. Se a queste osservazioni aggiungiamo la consapevolezza che le abitudini consolidate nell’infanzia e adolescenza permangono spesso in età adulta, allora si comprende chiaramente quali siano le conseguenze a lungo termine delle scelte alimentari in età evolutiva: una notevole amplificazione del rischio di soprappeso, obesità, oltre al maggior rischio cardio-metabolico. Purtroppo, secondo i dati di OKkio alla Salute del 2019, in Italia un bambino su 10 non
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attenzione alle fake news
Il consumo di cereali e di latte a colazione ha determinato un significativo miglioramento di biomarcatori nutrizionali legati all’apporto di vitamine e minerali
fa colazione e circa 1 su 3 fa una colazione non adeguata, ossia sbilanciata in termini di carboidrati (biscotti o cereali) e proteine (latte o yogurt). Ciò comporta una tendenza a mangiare di più a merenda o a pranzo. Il rischio di “abbandono” della colazione risulterebbe maggiore nelle fasce di età adolescenziali: c’è infatti una significativa associazione tra età e mancato consumo del pasto, confermata anche in Italia dai risultati delle indagini OKkio alla Salute ed HBSC. Negli ultimi anni si è assistito, però, ad una significativa tendenza in aumento di questa errata abitudine anche nei bambini più piccoli. Il ruolo genitoriale sembra fondamentale nella acquisizione o “non acquisizione” dell’abitudine di consumare la prima colazione: tendenzialmente i bambini fanno la colazione se i genitori hanno, e trasmettono loro, questa buona abitudine.
Saltare la colazione fa dimagrire. Falso!
Per uno stile di vita corretto e sano è importante consumare 5 pasti al giorno. Il consumo di un’adeguata colazione consente di evitare un “overeating” nelle ore successive. Inoltre, consumare cereali e prodotti a base di cereali integrali, come raccomandato, significa introdurre una quantità maggiore di fibra alimentare; è ben noto che l’apporto di fibra si accompagna a una maggiore sensazione di sazietà, il che evita o riduce l’assunzione di spuntini troppo abbondanti. Il rischio di eccesso ponderale è maggiore nei soggetti che non consumano abitualmente la colazione; inoltre, “saltare” la prima colazione rappresenterebbe anche un fattore di predisposizione a complicanze metaboliche correlate all’obesità.
Colazione salata o dolce?
La colazione può essere dolce o salata. Studi prospettici hanno dimostrato che una colazione adeguata
per quantità e per qualità, costituita soprattutto da cereali, frutta, latte e derivati, è correlata al miglioramento delle performances cognitive. Alcuni studi hanno messo particolarmente in evidenza gli effetti “neuro-psicologici” legati alla colazione: negli adolescenti che saltano abitualmente la prima colazione sembrerebbe essere presente un maggiore stato di stress, ansietà e depressione dell’umore. Una revisione sistematica della letteratura sugli effetti cognitivi e sulla performance scolastica associati alla prima colazione suggerisce migliori risultati per memoria visiva, logica e creatività in presenza di apporti energetici per la prima colazione superiori al 20% dell’energia totale della giornata. Poiché la prima colazione contribuisce alla qualità complessiva della dieta, è bene che ogni nutriente sia presente in una quota rappresentativa che tenga comunque conto dell’equilibrio generale degli altri pasti. Particolare attenzione deve essere riposta alla quantità di sale e di grassi saturi, nutrienti abbondantemente presenti anche negli altri pasti. Pur essendo la prima colazione italiana tradizionalmente “dolce”, va limitato l’utilizzo di zuccheri aggiunti, favorendo invece il consumo di latte e derivati, preferibilmente a basso contenuto di grassi, nonché di frutta fresca e frutta in guscio, quest’ultima fonte di energia, proteine, grassi insaturi, fibra, vitamine e minerali.
È inoltre cruciale orientare le proprie scelte avvalendosi anche della lettura dell’etichetta nutrizionale e prestando attenzione al contenuto di energia e dei nutrienti critici citati (zuccheri semplici, grassi saturi e sale) così da limitarne gli apporti.
Alcuni esempi
La SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) e la SISA (Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione) hanno proposto alcuni esempi di colazioni equilibrate, possiamo proporne alcune adatte ai bambini:
• una tazza di latte con un cucchiaino di cacao, biscotti frollini (oppure cereali per la prima colazione), un frutto fresco;
• uno yogurt, cereali, frutta fresca e frutta secca a guscio;
• una tazza di latte, un toast con prosciutto, un frutto;
• una spremuta di frutta fresca, una fetta di pane con ricotta e pomodoro
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Autismo, un aiuto dal microbiota
Uno specifico ceppo del batterio “Lactobacillus reuteri”, probiotico normalmente presente nel microbiota intestinale, sarebbe efficace nel trattamento dei sintomi psicosociali delle Sindromi dello spettro autistico. È questa la scoperta di un recentissimo studio internazionale che, in Italia, ha visto capofila il Policlinico Tor Vergata in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma. Partendo dalle conoscenze che vedono un forte legame tra intestino e cervello, gli studi hanno evidenziato un’aumentata incidenza di disturbi gastrointestinali e di profili di microbiota differenti nei bambini con Autismo rispetto a bambini non autistici. Coinvolgendo 43 bambini tra i 4 e gli 8 anni, gli scienziati hanno così sperimentato l’ef-
ficacia di una specifica combinazione di ceppi probiotici somministrati attraverso un’integrazione dell’alimentazione, arrivando a constatare che l’assunzione di tale combinazione di “Lactobacillus reuteri”(un prodotto contenente i ceppi ATCC-PTA-6475 e DSM-17938) migliora il comportamento sociale, in particolare ha effetto sulle abilità sociali adattive. Alla luce di quanto emerso e in linea con quanto presente in letteratura, sarà opportuno approfondire gli effetti specifici di singoli ceppi sulla sintomatologia autistica nei bambini e individuare i fattori biologici associati alle disfunzioni comportamentali, utili per una migliore comprensione dell’Autismo.
Per approfondire: https://shorturl.at/degOV
Malattie polmonari, il ruolo dell’inquinamento
Uno studio condotto e coordinato dall’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), in collaborazione con le Università Bicocca e Statale di Milano, l’Università Sapienza di Roma e l’Istituto nazionale di Fisica nucleare e pubblicato su “Scientific Reports”, evidenzia che l’esposizione a nanoparticelle di origine urbana, anche a bassi valori di materiale particolato fine (Pm2.5), può determinare risposte pro-ossidative e infiammatorie, alla base dello sviluppo di Malattie polmonari. È stato dimostrato infatti che se ci sono particelle “grandi”, come quel-
le delle polveri sottili con un diametro maggiore di quelle delle nanoparticelle, eventuali molecole tossiche in aria tendono a condensare su di esse. In tal modo, diminuisce la probabilità di penetrazione nel polmone e quindi nel circolo sanguigno, poiché più piccole sono le particelle e maggiore è la loro probabilità di penetrazione nel polmone. Lo Studio risulta pertanto di fondamentale importanza per la stesura di aggiornate raccomandazioni per nuove linee guida sul Pm2.5, che potranno essere di supporto per la nuova normativa sulla qualità dell’aria. Per approfondire: https://shorturl.at/giS27
Diagnosi precoce del Cancro ovarico
In Italia ogni anno vengono diagnosticati più di 5mila nuovi casi di Tumore all’ovaio, ai quali si aggiungono altre 30mila donne già in cura. Nuove prospettive di diagnosi precoce arrivano però dall’Istituto Clinico Humanitas: attraverso un’analisi genetica realizzata sui campioni prelevati per il Pap test, sarebbe possibile prevedere il Cancro dell’ovaio con anni di anticipo, anche una decina. Negli ultimi anni diversi gruppi di Ricerca mondiali hanno tentato di mettere a punto una tecnica di diagnosi precoce per il Tumore ovarico ma senza successo. A fare la differenza, questa volta, è l’intuizione di guardare a un’altra caratteristica molecolare delle cellule tumorali ovvero la loro instabilità genomica. Oggi sappiamo che, già nelle prime fasi del processo di trasformazione tumorale, il DNA delle
future cellule tumorali è caratterizzato da profonde anomalie nella sua struttura e organizzazione. L’instabilità genomica è quindi una caratteristica primitiva e non condivisa con le cellule sane e quindi un’ottima base di partenza per sviluppare un test di diagnosi precoce. Il nuovo studio è stato condotto retrospettivamente, a partire dai tamponi di Pap test effettuati anni prima della diagnosi da 113 donne con Cancro all’ovaio, raccolti e analizzati in collaborazione con numerosi centri su tutto il territorio italiano. I dati sono molto promettenti e dimostrano che la tecnica usata è in grado di riconoscere nei tamponi la presenza di DNA tumorale con anni di anticipo rispetto alla manifestazione della malattia.
Per approfondire: https://shorturl.at/bovOW
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Immunoterapia,
Questo tipo di terapia è più efficace in quanto, rispetto ad altre terapie oncologiche, non agisce direttamente sul Tumore ma sui meccanismi di difesa messi in atto dall’organismo
Immunoterapia, quale efficacia?
Dott. Fabio Conforti
Oncologo medico
Responsabile Unità di Senologia Medica
Ospedale Humanitas Gavazzeni - Bergamo
Virus, batteri, microrganismi patogeni in genere, inquinanti e allergeni: sono un piccolo esempio di attacchi provenienti dall’ambiente esterno che quotidianamente bersagliano il nostro organismo, nel tentativo di corromperne le difese e contaminare il nostro stato di salute. A questi si uniscono poi altre minacce endogene, che provengono cioè dal nostro stesso organismo. Eppure quest’ultimo è “resiliente”, cioè resiste ad ogni potenziale miccia che vuole accendere una infezione, virale o batterica, una malattia di carattere generale e/o a larga diffusione come una Influenza stagionale o patologie più importanti, quali un Tumore, cui la
ricerca più recente ha attribuito anche una componente di origine virale. Il nostro organismo in una altissima percentuale di casi è in grado di contrastare questo insieme di rischi perché è dotato di uno scudiero di eccezione: il sistema immunitario.
Sistema immunitario e Immunoterapia
Come anticipato, sappiamo che ogni giorno il nostro sistema immunitario elimina cellule in maniera “selettiva” e questa capacità rappresenta un punto di forza importante in ambito oncologico. Infatti fra le miriadi di cellule presenti nell’organismo, con un lavoro da “metal detector”, il sistema immunitario sceglie ed elimina quelle con mutazioni potenzialmente dannose, nello specifico cancerogene, bloccando sul nascere la possibile formazione di nuovi Tumori.
Se tuttavia queste cellule riescono a superare questo primo fronte di difesa, le successive risposte dell’organismo diventano via via meno efficaci, fino al punto in cui le cellule tumorali, per svariate ragioni e meccanismi non ancora del tutto noti, non saranno più riconosciute dalle difese immunitarie.
Il Cancro ha così via libera per poter progredire e manifestarsi clinicamente come vera e propria malattia.
La ricerca più recente, soprattutto degli ultimi decenni, si è dunque orientata allo studio dei meccanismi molecolari alla base di questo fenomeno, scoprendo ad esempio che il Tumore riesce a sfuggire agli attacchi in difesa del sistema immunitario, ma anche a fagocitarne a proprio vantaggio alcune componenti, progredendo nella sua evoluzione. E qui si inserisce l’Immunoterapia: il nome chiarisce di che cosa si tratta. Parliamo di terapie, alcune sperimentali ed altre già approvate, che puntano al sistema immunitario (immuno), appunto Immunoterapia, più specificamente sono trattamenti che “rieducano” il sistema immunitario; lo allenano cioè a riconoscere, tra le tante, le cellule tumorali, o in fase di trasformazione, e ad eliminarle efficacemente, tenendo sotto controllo le altre.
L’Immunoterapia include terapie che “rieducano” il sistema immunitario, lo allenano cioè a riconoscere, tra le tante, le cellule tumorali
L’Immunoterapia funziona
È la risposta che qualunque persona in cura per un Tumore vorrebbe sentirsi dire: l’Immunoterapia funziona (meglio) perché, diversamente dalle altre terapie oncologiche, non agisce direttamente sul Tumore, ma sui meccanismi di difesa messi in atto contro di lui. Più semplicemente l’Immunoterapia va a colpire la causa a monte, quindi le probabilità di successo terapeutico aumentano. Dico “probabilità” poiché non è una regola che vale per tutti; studi di letteratura evidenziano che questi nuovi farmaci, prevalentemente alcuni anticorpi monoclonali, danno buoni risultati in termini di risposta clinica, stabilizzando quindi la malattia o favorendo la regressione parziale e/o totale del Tumore, in circa il 50% dei Pazienti, con maggiore efficacia per alcune tipologie, quali il Tumore al seno. Quest’ultimo oggi può avvalersi di alcuni trattamenti immunoterapici, come gli inibitori dei checkpoint immunitari, tra cui nivolumab e pembrolizumab, cioè anticorpi monoclonali immunomodulatori, che tolgono il freno all’attivazione dei linfociti T (particolari globuli bianchi che hanno un ruolo nell’insorgenza del Tumore) ed aumentano l’immunità antitumorale dell’ospite. È importante
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che questi famaci puntino ai linfociti-T helper, questi infatti potenziano la risposta immunitaria, grazie alla capacità di riconoscere la presenza di un antigene estraneo. A questo punto si attiva una iper-produzione di anticorpi e citochine (molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule) che, a loro volta, rendono attivi altri linfociti-T. Con lo stesso principio lavorano anche le Terapie CAR-T, così definite perché si basano sulla raccolta e l’utilizzo dei linfociti T, successivamente modificati in laboratorio affinché esprimano sulla propria membrana la molecola CAR, cioè un recettore chimerico dell’antigene, dall’inglese “Chimeric Antigen Receptor”, una molecola ibrida sintetica (che non esiste in natura), composta da una porzione in grado di riconoscere e legare un determinato antigene sulle cellule tumorali, promuovendone la distruzione. L’Immunoterapia è risultata efficace anche per altri Tumori solidi, come il Melanoma, i Tumori urogenitali, del rene o del polmone.
Un aspetto “individualizzante”
Lo ribadisco: l’Immunoterapia funziona, e funziona bene in termini di aumento della sopravvivenza, ad esempio in Pazienti in terapia con inibitori dei
I Tumori che insorgono nei due sessi sembrano utilizzare meccanismi di resistenza differenti per sfuggire alla risposta del sistema immunitario
checkpoint immunitari per neoplasie in fase avanzata, quali Melanoma e Tumore del polmone o rene, si è osservato un aumento della sopravvivenza raddoppiato o triplicato a lungo termine e della qualità di vita, indipendentemente dalla tipologia di Tumore. Tuttavia, in questo dato molto positivo, c’è un ma: questi farmaci sembrano dare migliore risposta terapeutica nell’uomo rispetto alla donna, quindi l’Immunoterapia può essere influenzata dal genere, dal sesso maschile o femminile del Paziente cui viene somministrata. Come siamo arrivati a questa considerazione? Abbiamo analizzato i dati di più di 11.000 Pazienti trattati con Immunoterapia all’interno di 20 diversi studi clinici. I risultati, pubblicati in un lavoro scientifico su una rivista internazionale (Lancet Oncology), mostrano un beneficio nelle donne in termini di miglioramento della sopravvivenza, di circa la metà inferiori rispetto a quelli ottenuti nell’uomo. Questa grande differenza condizionata dal genere, e rilevata per la prima volta da questo nostro studio, un po’ “pioniere” in questa tipologia di indagine e di analisi, è spiegata dal fatto che negli studi clinici condotti negli ultimi 15 anni, le donne sono sotto-rappresentate, costituen -
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Si ipotizza che alla base della resistenza alla terapia, constatata nei due sessi, possa concorrere il diverso assetto ormonale
do poco più del 30% rispetto al totale dei Pazienti considerati. Tale “minoranza”, che è costante negli anni e nelle diverse patologie tumorali, nasconde o comunque impedisce di cogliere la differente risposta determinata appunto dal genere. C’è poi un altro fattore critico: l’attuale assenza di marcatori e la mancata caratterizzazione dei meccanismi biologici che variano la risposta a seconda del genere.
Possiamo indagare sul tema
Arrivare a definire queste diversità è di fondamentale importanza per diversi motivi: studi preclinici, tra cui anche un nostro lavoro a cui ha partecipato un “network” di altri Centri internazionali (Harvard University di Boston, Cornell University di New York, MD Anderson Cancer Center di Huston) in cui sono stati analizzati i campioni tumorali di più di 2500 Pazienti affetti da Tumore polmonare, suggeriscono che il sistema immunitario dei maschi e delle femmine non solo produce risposte antitumorali qualitativamente e quantitativamente differenti ma anche che i Tumori che insorgono nei due sessi sembrano utilizzare meccanismi di resistenza differenti per sfuggire alla risposta del sistema immunitario. E, dato ancora più importante, l’efficacia dell’Immunoterapia può essere ulteriormente migliorata attraverso nuove strategie immunote-
rapiche, personalizzate sulla base delle specifiche caratteristiche biologiche delle donne e degli uomini. Ciò significa un maggiore beneficio clinico a fronte di una ridotta tossicità, perché la terapia “misurata” sulle caratteristiche molecolari e biologiche del Paziente consente maggiore tollerabilità, con massimizzazione quindi degli effetti terapeutici. Da questa evidenza, cruciale, è partito uno studio di approfondimento (finanziato da Fondazione Humanitas per la Ricerca) su 30 Pazienti, equamente spartiti tra uomini e donne, affetti da Tumore del polmone (la scelta non è casuale visto che il Tumore del polmone è in aumento anche fra le donne ed è dimostrata una risposta positiva ai trattamenti immunoterapici) che presentano uguali caratteristiche molecolari, con l’intento di ampliare il numero di Pazienti arruolati, se le nostre attese venissero confermate da risultati preliminari. Quali i nostri obiettivi? Arrivare a identificare i meccanismi biologici che sottendono a questo fenomeno, personalizzare strategie terapeutiche per ciascun diverso sottogruppo di Pazienti, quindi migliorare la prognosi e la sopravvivenza dei Pazienti affetti da Tumore, con particolare attenzione alle donne, che sono tra i sottogruppi maggiormente penalizzati dalla risposta all’Immunoterapia. Si ipotizza che alla base della resistenza alla terapia possa concorrere il diverso assetto ormonale, oltre al diverso funzionamento del sistema immunitario, pertanto fra i nostri obiettivi ci sono la comprensione del ruolo degli ormoni e il possibile differente impatto generato nelle diverse fasce di età della donna, pre o post menopausale, e la definizione di altre indicazioni caratterizzanti. Risposte che consentiranno approcci terapeutici più specifici, ad esempio la somministrazione di trattamenti immunoterapici in maniera contestuale a trattamenti endocrini ormonali in Pazienti di entrambi i sessi, in accordo ad età e stato menopausale nelle donne.
La buona notizia
Voglio tranquillizzare le donne, queste “variabilità” non significano che l’Immunoterapia nel sesso femminile non funzioni, funziona comunque bene e garantisce una risposta di efficacia superiore alla Chemioterapia (per questo laddove possibile la si preferisce oggi a terapie più tradizionali). Tuttavia sarà importante che ricerche e sperimentazioni attuali e del futuro tengano conto del fattore “genere” come elemento cruciale su cui strutturare approcci terapeutici mirati.
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Rinite, i nuovi farmaci
Grazie alle nuove frontiere della ricerca e a farmaci di nuova generazione, la Rinite può essere curata permettendo al Paziente di riacquistare l’olfatto e riprendere a respirare correttamente
Prof. Nicola Lombardo
Direttore Cattedra di Otorinolaringoiatria
Università Magna Grecia - Catanzaro
Direttore UOC di Otorinolaringoiatria
Azienda Ospedaliero - Universitaria
Renato Dulbecco - Catanzaro
Avere il naso chiuso, non poter sentire bene gli odori con una diminuzione dell’olfatto, riscontrare uno scolo di muco dal naso, o una sua discesa nella gola, costituiscono, tutti insieme, i sintomi di un gruppo di malattie indicate con il termine molto generico di Rinite.
Raffreddore e Rinite allergica
La forma più conosciuta è il Raffreddore comune la cui causa è rappresentata da un gruppo di virus facenti parte dell’insieme dei virus simil-influenzali, unitamente all’esposizione ad agenti atmosferici tipicamente invernali.
Tra le Riniti una patologia altrettanto frequente è la Rinite allergica, la causa della sua insorgenza è generalmente da individuare nell’esposizione a sostanze allergizzanti quali la polvere di casa, il noto acaro della polvere “Dermatophagoides pteronissimus” o “pharinae” , o i pollini tra i quali ricordiamo le graminacee, l’erba parietaria, le muffe, l’olivo, il pelo del cane e del gatto ed altri ancora. La Rinite allergica può essere stagionale, nei mesi primaverili, o perenne, presente tutto l’anno, come nel caso di Allergia alla polvere di casa. Il Paziente, oltre al naso chiuso, presenta
Tra le Riniti una patologia frequente è la Rinite allergica, la causa della sua insorgenza è generalmente da individuare nell’esposizione a sostanze allergizzanti
una starnutazione “a salve” cioè stranutisce ripetutamente, insieme al prurito nasale e al gocciolamento del naso (la cosiddetta Rinorrea sierosa). La cura dei sintomi dell’Allergia nasale è costituita dagli spray a base di cortisone e antistaminico, con un buon controllo della sintomatologia.
Sull’uso dei vaccini per le Allergie le opinioni attuali sono molto discordanti in quanto la loro efficacia è molto controversa.
Rinopatia vasomotoria
Una forma molto comune di ostruzione nasale, e quindi di Rinite, è la cosiddetta Rinopatia vasomotoria. Tale problema si manifesta classicamente con una chiu-
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medicina
biologici
sura del naso nella posizione supina. Il Paziente quindi si accorge del problema la sera, andando a letto, anche per la singolare alternanza del passaggio dell’aria nelle due narici. In questi casi si verifica che, mentre una fossa nasale è libera, l’altra è ostruita, a seconda del decubito assunto a letto: se si sta sul fianco destro, si chiude la fossa nasale destra e si apre la sinistra e viceversa. Grazie a questa descrizione la diagnosi, in assenza di Allergie nasali e quindi con prove allergiche cutanee negative, è molto semplice.
L’intervento ai turbinati nasali
In caso di cronicità del disturbo, la cura prevede attualmente l’effettuazione di un intervento chirurgico in “day surgery” che comporta una riduzione di alcune strutture presenti nel naso, i cosiddetti turbinati nasali. L’intervento endoscopico nasale si effettua con l’utilizzo di piccole sonde e di una telecamera, entrando nel naso e somministrando delle onde radio (radiofrequenze o risonanza quantica molecolare). Il turbinato nasale si rimpicciolisce e il Paziente, nel giro di poche settimane, riprende a respirare dal naso. L’intervento chirurgico è indolore e non prevede anestesia generale per cui, subito dopo l’intervento e nell’arco di qualche ora, il Paziente può riprendere le sue normali attività.
In caso di Poliposi
I Polipi nasali sono una patologia che l’Otorinolaringoiatra ha da sempre curato, sin dai tempi di Ippocrate, con la Chirurgia. Negli ultimi decenni il miglioramento
delle tecniche videoendoscopiche ha affinato e migliorato la qualità degli strumenti, consentendo di effettuare interventi più radicali per l’asportazione dei polipi.
L’intervento chirurgico, noto come FESS, dall’acronimo inglese “Functional Endoscopic Sinus Surgery”, deve essere effettuato da Specialisti con adeguata esperienza e formazione chirurgica e in estrema sicurezza perché il naso è confinante con strutture nobili del corpo umano, quali l’occhio e l’encefalo, per cui bisogna essere sicuri che, nell’effettuare l’intervento, non si procurino danni alla vista e al cervello.
Il problema storico della Poliposi nasale è stato da sempre l’elevata frequenza con cui i Polipi si riformano. In passato, quando le tecniche chirurgiche erano meno raffinate, questo succedeva molto spesso, poi il progresso tecnologico dell’endoscopia nasale, con la migliore definizione delle immagini e delle riprese video integrate, laddove necessario, dall’utilizzo di un navigatore, uno strumento che consente di conoscere dove il Chirurgo si sta muovendo con i ferri, ha permesso di ridurre gli insuccessi chirurgici.
I farmaci biologici
La grande novità che è intervenuta in Otorinolaringoiatria è l’introduzione di nuovi farmaci, cosiddetti biologici, con i quali si è aperta una nuova era nel trattamento della Poliposi nasale.
La Poliposi è una malattia infiammatoria cronica del naso caratterizzata dalla comparsa, nelle cavità nasali, di escrescenze di tessuto nasale, i Polipi appunto. Non si tratta di Tumori per cui non si muore di Poliposi nasale ma si vive molto male in quanto la qualità della vita di questi Pazienti è molto disturbata a causa della sensazione continua di naso chiuso, dell’impossibilità a sentire gli odori, della comparsa di Cefalea e Insonnia che rendono la sensazione di benessere, misurata con appositi questionari, molto insoddisfacente.
Lo “SNOT 22” è un questionario con 22 domande a cui il Paziente deve rispondere e, per ogni risposta, è attribuito un punteggio. Le domande formulate indagano vari aspetti della qualità di vita e, sulla base del punteggio raggiunto, si definisce la gravità della malattia.
La Poliposi è una malattia infiammatoria cronica del naso caratterizzata dalla comparsa, nelle cavità nasali, di escrescenze di tessuto nasale, i Polipi
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L’importanza della Biologia molecolare
Come è successo per altre patologie, il progresso nella cura di tante malattie è derivato dall’evoluzione delle conoscenze di Biologia molecolare.
Relativamente alla Poliposi nasale è stato accertato che questa malattia dipende da un processo flogistico (infiammazione) che coinvolge una serie di cellule del sangue (tra cui eosinofili, neutrofili, linfociti, mastociti). In seguito alla inalazione di agenti che causano la Poliposi nasale, si crea una infiammazione a carico dell’epitelio di rivestimento delle pareti del naso, con conseguente liberazione di alcune proteine, le cosiddette interleuchine, che innescano la malattia. Le interleuchine più importanti per la Poliposi nasale sono la IL4, IL5, IL13. Queste interleuchine richiamano nella mucosa del naso una serie di cellule infiammatorie, in particolare i granulociti eosinofili, che sono responsabili della malattia.
Ne viene naturale che, bloccando l’azione delle interleuchine, si possa bloccare l’innesco degli eventi cellulari e tissutali che portano alla Poliposi nasale.
Gli anticorpi monoclonali
I farmaci biologici sono degli anticorpi cosiddetti monoclonali che agiscono sulle interleuchine, bloccandone l’azione. La prima molecola che è stata introdotta in Italia è il dupilumab. Si tratta di un anticorpo monoclonale che blocca l’azione delle interleuchine (4 e 13) e i suoi effetti sono stati molto incoraggianti in quanto ha consentito di ridurre la grandezza dei Polipi nasali, ripristinare l’olfatto, ridurre tutta la sintomatologia collegata all’ostruzione nasale. La cosa più sorprendente dell’utilizzo del dupilumab è stata la rapidità di azione del farmaco che, già dopo la prima somministrazione,
La novità che è intervenuta in Otorinolaringoiatria è l’introduzione di nuovi farmaci, cosiddetti biologici, con i quali si è aperta una nuova era nel trattamento della Poliposi
consentiva il recupero dell’odorato. Grande è stata la meraviglia dei Pazienti che non potevano più sentire gli odori ed i profumi e che, dopo l’assunzione del farmaco biologico, sono rinati ad una nuova vita olfattiva.
La seconda molecola che è stata introdotta è l’omalizumab, già impiegato per l’Asma bronchiale che, nelle forme di Poliposi nasale con elevati livelli di IgE come nelle Allergie, consente di ottenere risultati altrettanto significativi per il controllo della malattia.
L’ultimo farmaco biologico scoperto per la cura della Poliposi nasale è il mepolizumab, un anticorpo che agisce bloccando l’interleuchina 5, impedendo il passaggio degli eosinofili dal sangue nella parete della mucosa nasale e da qui nel polipo.
Tutti questi farmaci prevedono l’effettuazione di un piano terapeutico e i farmaci sono somministrabili per via sottocutanea, con penne preriempite.
Impiego sicuro
Riguardo la sicurezza d’impiego, allo stato attuale, l’impiego di nessuno di questi farmaci ha dato eventi avversi tali da necessitare la sospensione, il profilo di sicurezza riguardo la possibilità di genesi di Tumori è ampiamente riconosciuto per cui sono farmaci che possono essere impiegati in estrema sicurezza. Oggi quindi una nuova era è iniziata nel trattamento della Poliposi nasale. L’Otorino è sempre il perno della cura poiché può seguire l’opzione chirurgica ma l’impiego dei farmaci biologici si sta rivelando essenziale per tutte quelle forme di Poliposi che si ripresentano, costringendo i Pazienti a sottoporsi a numerosi interventi chirurgici.
Infine non è da dimenticare che la Poliposi nasale ha le stesse interleuchine dell’Asma bronchiale per cui, trattando una patologia, si ottengono effetti altrettanto positivi sull’altra.
Il problema più importante di queste nuove cure è quello dei costi economici ma nel tempo il loro prezzo è destinato ad abbassarsi, rendendo economicamente sostenibile il trattamento di questa patologia senza appesantire le casse del Servizio Sanitario Nazionale.
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medicina
IL SONNO CHE SOGNAVI
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Tumore ovarico,
Il Tumore ovarico è una neoplasia che raramente insorge al di sotto dei 30 anni, il rischio aumenta però con l’età, drasticamente dopo i 50 anni, e la diagnosi avviene tra i 50 e i 70 anni. Il più frequente è quello a cellule epiteliali e rappresenta il 90% dei Tumori ovarici. Nella maggior parte delle Pazienti insorge in età avanzata e nel 75% dei casi si presenta ad uno stadio avanzato.
Un po’ di anatomia
Le ovaie sono due piccole formazioni poste bilateralmente nel piccolo bacino, in quella zona identificata come “fossetta ovarica”, compresa tra la biforcazione dei vasi iliaci esterni e interni posti nella regione pelvica, e il tratto pelvico dell’uretere che decorre posteriormente. Le ovaie sono più lunghe che larghe e generalmente più piccole del loro omologo maschile, misurano tra gli 1,5 e i 3 cm di lunghezza, 1,5-3 cm di larghezza e 1-2 cm di spessore, con un volume di circa 1,2-9,4 cm3 e un peso compreso tra i 2 e gli 8 g. Tuttavia la posizione, la dimensione e il peso cambiano notevolmente in base all’età, allo stato ormo-
A causa di sintomi non definiti e alla mancanza di screening specifici,
la diagnosi del Tumore ovarico è spesso tardiva
Dott. Vincenzo Dario Mandato
Arcispedale S. Maria Nuova
Unità Ginecologia Chirurgica Oncologica - Reggio Emilia
AOGOI (Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani)
Esistono vari tipi di Cancro ovarico, quello a cellule epiteliali è il più frequente, insorge in età avanzata e nella maggioranza dei casi si presenta ad uno stadio avanzato
nale (pubertà, gravidanza, menopausa) e a processi patologici come la formazione di Cisti. Le ovaie presentano sia una funzione ormonale, principalmente svolta dalla secrezione degli estrogeni e del progesterone, che una funzione riproduttiva legata al rilascio mensile della cellula uovo (ovocita). Le molteplici funzionalità delle ovaie sono possibili grazie alle diverse cellule che costituiscono il singolo ovaio: le cellule epiteliali, le cellule germinali e le cellule stromali. Ognuna di queste può dare origine ad un differente Tumore ovarico, che si caratterizza per età di insorgenza, sintomatologia, trattamento e prognosi.
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quali terapie?
Con quale frequenza insorge?
Come anticipato, il rischio di Tumore ovarico aumenta con l’età e la diagnosi avviene tra i 50 e i 70 anni. Esistono vari tipi di Cancro ovarico, quello a cellule epiteliali è il più frequente, insorge in età avanzata e nella maggioranza dei casi si presenta già con diffusione multiorgano.
I dati Italiani del Registro
Tumori presentati nel 2022 riportano circa 5.200 nuove diagnosi nel 2020
I Tumori germinali invece rappresentano il 5% dei Tumori maligni dell’ovaio. Nel 60% dei casi insorgono in donne di età inferiore ai 20 anni e sono generalmente caratterizzati da un’alta chemiosensibilità, ossia rispondono ai trattamenti chemioterapici. I Tumori stromali invece rappresentano l’1% dei Tumori ovarici e possono essere diagnosticati nelle donne di oltre 50 anni, nel 50% dei casi.
Il Cancro ovarico è un Tumore ginecologico raro ed altamente letale. I dati Italiani del Registro Tumori presentati nel 2022 riportano circa 5.200 nuove diagnosi nel 2020 e circa 3.200 decessi nel 2021. La sopravvivenza complessiva del Cancro ovarico, a 5 anni dalla diagnosi, è risultata del 43%, con una notevole differenza legata allo stadio di malattia (92% nelle donne con Cancro diagnosticato allo stadio iniziale e 29% nelle donne con Cancro diagnosticato allo stadio avanzato.) Nella popolazione generale, il rischio per una donna di ammalarsi di Cancro epiteliale dell’ovaio nell’arco della vita è basso (circa 1,1%).
La predisposizione genetica
Per il 15% circa delle donne che si ammalano di Carcinoma ovarico il rischio di ammalarsi è molto più alto rispetto alla popolazione generale perché sono geneticamente predisposte, in particolare i geni coinvolti nella riparazione del DNA (BRCA 1 e 2), a causa di mutazioni, determinano l’insorgenza del 65-75% dei Cancri su base ereditaria. Il 10-15% dei Cancri ovarici ereditari sono dovuti inoltre alla Sindrome di Lynch; sindromi più rare
causa di Carcinoma ovarico includono la Sindrome di Peutz-Jegher e la Malattia di Gorlin.
Fattori di rischio
Tra i più comuni fattori di rischio è possibile includere il numero di ovulazioni nell’arco della vita, la familiarità per il Cancro ovarico, il fumo, l’Endometriosi, la Sindrome dell’ovaio policistico, la Malattia infiammatoria pelvica, e potenzialmente, l’uso del talco
Gli studi hanno dimostrato inoltre che le donne con menarca precoce (età inferiore ai 12 anni) e menopausa tardiva (età superiore ai 50 anni) sono a più elevato rischio a causa di un maggior numero di ovulazioni. Il rischio di ammalarsi è superiore rispettivamente di 1,1-1,5 volte e di 1,4 - 4,6 volte. Durante l’ovulazione, le cellule dell’epitelio superficiale subiscono un trauma fisico che viene riparato immediatamente, tali traumi ripetitivi e i processi riparativi possono però causare danni al DNA.
Se da una parte l’elevato numero di ovulazioni aumenta il rischio di Carcinoma ovarico, le condizioni in cui queste sono inibite, come ad esempio la gravidanza o l’utilizzo di contraccettivi ormonali, ne riducono però il rischio. Anche l’azione di agenti infettivi, sostanze infiammatorie o cancerogene (ad esempio l’asbesto), che raggiungono l’ovaio attraverso le Tube di Falloppio (salpingi), possono favorire l’insorgenza del Cancro.
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Questa teoria giustifica l’effetto protettivo della sterilizzazione tubarica e dell’isterectomia che impediscono agli agenti esterni di raggiungere l’ovaio. Una più recente teoria invece, nata studiando le tube delle donne portatrici di mutazione BRCA (relative al Tumore al seno), identifica l’insorgenza del Cancro ovarico nelle cellule epiteliali della parte finale delle Tube di Falloppio (fimbria tubarica). Probabilmente le cellule, essendo prossime all’ovaio, vengono sottoposte alla stessa stimolazione. Nelle tube asportate alle donne con mutazione BRCA sono stati riscontrati Carcinomi non invasivi, precursori del Carcinoma ovarico di alto grado.
La diagnosi è spesso tardiva
Non esistendo metodiche di screening, il Cancro ovarico viene diagnosticato in stadio avanzato anche perché i sintomi sono aspecifici e ad insorgenza tardiva. Tra questi si riscontrano gonfiore addominale, sazietà precoce, perdita di peso o, al contrario, incremento ponderale, senso di peso, mal di schiena, astenia (debolezza generale), stitichezza, minzione frequente e dispnea (fiato corto).
Durante la visita può riscontrarsi un addome globoso per la presenza di Ascite, ossia un accumulo di liquido, o una massa palpabile, gambe gonfie per insufficienza venosa così come la presenza di una Trombosi.
L’importanza dell’ecografia
L’ecografia ha un ruolo fondamentale soprattutto se eseguita da mani esperte. Il Ginecologo Ecografista esperto è in grado di valutare, grazie all’ecografia transvaginale e transaddominale, sia la natura del Tumore sia l’estensione della malattia esaminando il peritoneo, l’intestino, il fegato e i linfonodi.
Davanti al sospetto di Cancro ovarico viene poi prescritta una TAC torace-addome con mezzo di contrasto per valutarne lo stadio.
Quali terapie?
Il trattamento del Cancro ovarico avanzato prevede la combinazione della Chirurgia con la Chemioterapia. Essendo un Cancro raro a grande complessità di cura, le Pazienti vanno sempre indirizzate a Centri specializzati, ad elevato volume di casi, dove le competenze posso essere acquisite e mantenute.
I Cancri iniziali vengono sottoposti a Chirurgia di stadiazione per asportare tessuti macroscopicamente sani ma potenziali sedi di localizzazioni tumorali, pertanto si prevede l’asportazione laparoscopica o laparotomica dell’utero, degli annessi, dei linfonodi, dell’omento e dei lembi peritoneali.
Nei Tumori avanzati, la laparoscopia può precedere l’intervento laparotomico di asportazione completa del Cancro. La laparoscopia serve ad ottenere la conferma istologica e a valutare la distribuzione della malattia per prevederne la possibilità di asportare chirurgicamente tutta la malattia macroscopica. Se è possibile, si procede alla laparotomia alla quale seguiranno, dopo un periodo di circa un mese dall’intervento chirurgico, sei cicli di Chemioterapia.
Quando invece, in seguito alla laparoscopia, si valuti l’impossibilità di procedere all’asportazione chirurgica
Nei casi in cui la distribuzione del Tumore sia molto estesa o la Paziente molto fragile, la diagnosi viene effettuata con biopsie eseguite sotto guida ecografica
completa, si avvia la Paziente direttamente alla Chemioterapia. Dopo tre cicli di Chemioterapia la Paziente verrà poi rivalutata per la Chirurgia di intervallo, che sarà seguita da altri tre cicli di Chemioterapia per i complessivi sei previsti.
Nei casi in cui la distribuzione del Tumore sia molto estesa o la Paziente molto fragile, la diagnosi viene effettuata con biopsie eseguite sotto guida ecografica. Al momento della prima biopsia è molto importante ricercare, sia nel tessuto tumorale che nel sangue della Paziente, la presenza delle mutazioni dei geni BRCA 1 e 2. La presenza della mutazione nel solo tessuto tumorale è utile per indirizzare i trattamenti chemioterapici. Il riscontro della mutazione anche nel sangue indica il carattere ereditario della mutazione e, pertanto, risulta utile non solo alla Paziente ma anche ai familiari, che verranno a loro volta sottoposti alla ricerca della mutazione per attuare le procedure di prevenzione/diagnosi precoce. Negli ultimi 40 anni la sopravvivenza delle Pazienti con Cancro ovarico non ha purtroppo avuto un grande miglioramento. Recentemente è stato introdotto l’impiego dei Parp inibitori. I Parp sono proteine in grado di individuare e riparare i danni al DNA. L’impiego di inibitori di Parp si è dimostrato capace di raddoppiarne la sopravvivenza in una parte delle Pazienti. L’auspicio è che la Ricerca possa individuare metodi efficaci per la diagnosi precoce anche nella popolazione generale e, parallelamente, le terapie possano diventare sempre più individualizzate basandosi sui profili genetici/molecolari dei singoli Cancri.
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Convalescenza, come recuperare le energie?
Durante la convalescenza, le complicanze possono essere, in molti casi, lunghe e fastidiose: perdita di appetito, stanchezza, mal di gola, difficoltà a concentrarsi e a riprendere le normali attività quotidiane dopo la guarigione. Le problematiche elencate sono comuni durante il processo di guarigione e possono influenzare il benessere complessivo del paziente durante il recupero.
Il sintomo probabilmente più disturbante e sgradevole è l’astenia o stanchezza; difficoltà ad alzarsi al mattino e mancanza di energie, spesso accompagnate da calo dell’umore e sensazione di scarsa concentrazione
Come reagire
Riprendere gradualmente un’attività motoria moderata è il modo migliore per aumentare le nostre difese immunitarie insie-
me ad un’alimentazione ricca di frutta e verdura di stagione, frutta secca e cibi fermentati.
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Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata e di uno stile di vita sano. Leggere le avvertenze prima dell’uso.
Se il bambino
Per una buona igiene del sonno dei nostri bambini è importante seguire alcune semplici regole, creando una routine quotidiana che favorisca l’addormentamento
bambino non dorme...
Sono le dieci di sera di un giorno qualsiasi, due giovani adulti si aggirano per casa cercando di convincere il loro piccolo figlio che la giornata si può considerare conclusa. L’avvicinamento al letto è però molto difficoltoso, la creatura non ne vuol sapere, nonostante i movimenti non siano più fluidi, la vocina un po’ strascicata, lui resiste e non accetta di chiudere gli occhi, lasciarsi rimboccare le coperte e raggiungere il mondo dei sogni, che per
Dott. Tiziano Dall’Osso
Pediatra di Famiglia
CIPe (Confederazione Italiana Pediatri)
I bambini, anche se non sembra, hanno bisogno di certezze, di poter contare su abitudini consolidate e ripetitive
lui equivale ad abbandonare le cose piacevoli ed eccitanti di tutti i giorni e le persone che gli vogliono bene!
Le buone abitudini
Quei due giovani adulti sono stanchi, dopo una giornata di lavoro magari con tanto tempo trascorso in auto nel traffico o su un mezzo pubblico affollato e non sono del tutto disposti ad applicare i dettami delle teorie educative, pur se lette e rilette. È necessario trovare un compromesso tra la nostra spossatezza e l’amore reciproco che ha atteso tutto il giorno per vedersi realizzato. Si tratta di un passaggio che richiede tempo e, soprattutto, necessita di un approccio educativo condiviso.
Non ci può essere un comportamento diverso tra i genitori perché i nostri bambini sono dei piccoli “approfittatori” e preferiranno sempre chi ha un approccio più accomodante. Bisogna mostrare coerenza e seguire una linea comune nel dettare le regole. Questa è la parola chiave: regole. I bambini, anche se non sembra, hanno bisogno di certezze, di poter contare su abitudini consolidate e ripetitive. Una di queste è proprio la ritualità nell’avvicinarsi al letto con gesti abitudinari che ogni sera si ripetono: spegnere la musica o i tablet, mettersi il pigiamino, andare in bagno. Come dicevamo, le abitudini per essere definite tali, necessitano di tempo, di rinunce, di qualche “no” al momento giusto, ma i risultati poi arrivano.
I disturbi del sonno
Alcuni studi ci dicono che il 25% dei bambini in età prescolare presenta disturbi del sonno; tali percentuali vanno poi calando, per assestarsi intorno al 10-12% negli adolescenti, confermando che si tratta di un problema vero e proprio che non va sottovalutato. Certo, rispetto a 50 anni fa sono cambiate tante cose: i ritmi di vita di bambini e adulti sono diventati più frenetici, i dispositivi elettronici (tablet, smartphone, pc) sono presenti in qualsiasi casa e l’alimentazione, anche nei bambini di 4-5 anni è troppo ricca di sostanze eccitanti (bibite gasate, tè, cioccolata), oltre a ciò non possiamo ignorare l’ansia dei genitori che spesso devono attendere la sera per poter stare con i propri bambini. Queste sono solo alcune delle molteplici cause che portano il nostro bambino ad avere difficoltà nel sonno notturno.
Evitare i farmaci
Da quello che abbiamo detto pare chiaro che il trattamento più efficace non sarà, almeno in prima battuta, quello farmacologico (melatonina, attualmente molto utilizzata, o gli antistaminici), ma l’utilizzo delle tecniche comportamentali. Il concetto che dobbiamo approfondire è quello di una corretta igiene del sonno e, all’interno di questo pensiero, ci mettiamo tutto ciò che serve a prevenire i disturbi del sonno stesso. A questo proposito, qualche anno fa, nel corso di un congresso nazionale della Società Italiana di Pediatria
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(SIP) è stato presentato un progetto dal titolo “Dormire bene per crescere bene” nel quale sono state individuate dalla Società Italiana Cure Primarie Pediatriche (SICuPP) alcune regole da fornire ai genitori per migliorare l’approccio del nostro bambino al sonno notturno. Vediamole nel dettaglio.
Risulta di fondamentale importanza rispettare l’orario della nanna tutte le sere, abituando il piccolo ad addormentarsi più o meno alla stessa ora
L’importanza della routine
Innanzitutto risulta di fondamentale importanza rispettare l’orario della nanna tutte le sere. Abituare il piccolo, sin dalla tenera età ad addormentarsi più o meno alla stessa ora, adattando i ritmi della famiglia a quelli del bambino e non viceversa (se si tiene sveglio il bambino perché il papà arriva tardi e vuole giocare, si sposta in avanti tutto il suo sonno). Le buone abitudini vanno mantenute e consolidate nell’arco della crescita, variandole in base all’età.
Ambiente sereno
Prepariamo l’ambiente con luci soffuse senza dispositivi accesi ed eventualmente con una musica
dolce di sottofondo, facendo dormire il bambino sempre nello stesso luogo, che sia la sua cameretta o, nei primi mesi, in quella dei genitori. Non farlo addormentare in ambienti diversi, come sul divano in sala mentre si guarda la televisione. Costruiamo e manteniamo gli stessi rituali di avvicinamento al sonno. No ai bambini nel lettone: dopo i primi 8-10 mesi di vita, abituarli all’autonomia vuol dire anche lasciarli dormire nel proprio ambiente. Nei casi di risveglio, riportarli sempre nel loro lettino.
Il ruolo dell’alimentazione
Altri importanti fattori che possono influenzare l’addormentamento sono sicuramente legati all’alimentazione. È bene innanzitutto dissociare la fase di alimentazione da quella dell’addormentamento: nei primi due o tre mesi di vita manca la fase di addormentamento, nel senso che non è possibile riconoscere quando il bambino sta crollando. Nei mesi successivi invece, appena si notano alcuni segnali (non succhia più con forza, chiude gli occhietti), si deve staccarlo dal seno e metterlo nel lettino. Altrettanto importante è rispettare l’orario dei pasti durante il giorno. Anche se il bambino va al nido, bisognerebbe cercare di mantenere gli stessi orari di pranzo, merenda e cena , adeguandoci ai suoi orari. Preferiamo cibi contenenti fibre e triptofano che è un precursore della melatonina, come carni bianche, pesce azzurro, verdure verdi, legumi e cereali, insieme ad una adeguata assunzione di liquidi. Dopo le ore 16 no a tè, solo deteinato in caso, a bevande contenenti caffeina e alla cioccolata. Non dare troppo cibo o acqua prima di dormire, evitando latte o altri liquidi, compresa la camomilla; durante i risvegli preferire piuttosto l’utilizzo di un oggetto consolatorio per riaddormentarsi, come il ciuccio per esempio.
Favorire il sonno
Mai usare il tablet o altri dispositivi elettronici dopo cena, la luce dei “device” riduce infatti la produzione della melatonina che favorisce l’addormentamento. Si consiglia poi di spegnere tutto almeno un’ora prima dell’addormentamento e tenere gli apparecchi elettronici, inclusa la televisione, il computer e lo smartphone fuori dalla stanza da letto. Regolare con attenzione l’esposizione alla luce, riducendola il più possibile per la notte e potenziarla appena svegli. Il nostro ritmo sonno/veglia, come quello dei nostri figli, è governato dall’alternanza della luce e del buio.
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Artrite psoriasica, diagnosi precoce e terapia mirata
L’Nella maggior parte dei casi un attento esame obiettivo insieme alla raccolta della storia clinica e familiare sono sufficienti a formulare una corretta diagnosi e un’adeguata terapia
Dott. Dario Graceffa Reumatologo Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS - Roma
Artrite psoriasica è una patologia infiammatoria dell’apparato muscolo-scheletrico che colpisce circa il 25-30% dei Pazienti affetti da Psoriasi cutanea senza prevalenza di genere. In una piccola percentuale di Pazienti (circa il 5% dei casi) è possibile effettuare una diagnosi di Artrite psoriasica pur in assenza di Psoriasi cutanea, basandosi esclusivamente sulla presenza di una familiarità per Psoriasi associata alle tipiche manifestazioni infiammatorie articolari e tendinee. Nella maggior parte dei Pazienti l’Artrite compare a distanza di diversi anni rispetto all’insorgenza della Psoriasi cutanea, tuttavia in circa il 10-15% dei Pazienti l’Artrite può insorgere simultaneamente o precedere di alcuni anni la comparsa della malattia cutanea.
Secondo le più recenti evidenze scientifiche le varianti di Psoriasi maggiormente correlate allo sviluppo di Artrite sono: la Psoriasi del cuoio capelluto, la Psoriasi
È ampiamente dimostrato che a forme più severe e diffuse di Psoriasi cutanea si associa con più frequenza un coinvolgimento infiammatorio di articolazioni e tendini
delle unghie e la Psoriasi con interessamento delle pieghe (solco intergluteo, pieghe ascellari, inguinali e sottomammarie). Inoltre è ampiamente dimostrato che a forme più severe e diffuse di Psoriasi cutanea si associa con più frequenza un coinvolgimento infiammatorio di articolazioni e tendini.
Quali sono i sintomi?
Le manifestazioni cliniche dell’Artrite psoriasica sono caratterizzate dai classici segni di infiammazione: calore, dolore, tumefazione e rigidità, a carico di tendini e articolazioni. In alcuni casi possono essere interessate contemporaneamente tutte le strutture tendinee e articolari di un intero dito, configurando un particolare quadro infiammatorio detto “dito a salsicciotto”, tecnicamente definito “dattilite”. Le articolazioni più frequentemente coinvolte sono le piccole articolazioni dei polsi e delle mani, le caviglie i piedi e le ginocchia. In circa il 30-40% dei Pazienti è possibile rilevare un interessamento infiammatorio delle articolazioni sacro-iliache e delle strutture articolari, tendinee e legamentose della colonna vertebrale soprattutto nei tratti cervicale e lombosacrale. In circa il 7% dei Pazienti l’Artrite psoriasica è associata all’insorgenza di Uveite, una forma severa di infiammazione oculare, caratterizzata da manifestazioni infiammatorie della superficie dell’occhio e, a volte, anche da gravi disturbi della visione.
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Dalla visita alla diagnosi
La diagnosi di Artrite psoriasica è prevalentemente basata sui sintomi e segni clinici. Nella maggior parte dei casi, infatti, un attento esame obiettivo sia cutaneo che articolare, insieme alla raccolta della storia clinica e familiare del Paziente, sono sufficienti a formulare una corretta diagnosi, e consentono al Medico di distinguere l’Artrite psoriasica rispetto ad altre forme di infiammazione articolare. Tuttavia è sempre utile ai fini di un miglior inquadramento diagnostico procedere ad una semplice diagnostica di laboratorio che includa gli indici di infiammazione sistemica (VES e Proteina C-reattiva), l’uricemia (nel caso di dubbio diagnostico di Gotta) e il dosaggio del fattore reumatoide e degli anticorpi anti-citrullina (al fine di escludere l’Artrite reumatoide).
Una radiografia dei distretti interessati dal dolore può fornire importanti informazioni sullo stato delle articolazioni, tuttavia le manifestazioni radiologiche di malattia sono piuttosto tardive, pertanto ai fini diagnostici oggi a tale metodica vengono preferite l’ecografia articolare o la risonanza magnetica nucleare.
Nel caso di forme con sintomatologia non chiara e per meglio definire il grado di coinvolgimento infiammatorio muscolo-scheletrico in corso di Psoriasi, è ormai di uso comune lo studio ecografico di tendini e articolazioni. L’ecografia articolare con l’utilizzo del Color Power Doppler è un esame del tutto non invasivo e consente di valutare con estrema accuratezza la maggior parte dei distretti eventualmente interessati dal processo infiammatorio. Essa consente di porre la diagnosi di Artrite molto precocemente rispetto all’insorgenza dei sintomi e in alcuni casi anche prima dell’insorgenza degli stessi. Il nostro Centro da diversi anni svolge questa attività grazie all’attiva collaborazione esistente fra i Dermatologi della “Psoriasis Unit” e il sottoscritto.
Medicina di precisione
Il concetto di Medicina di precisione si sta ampiamente diffondendo nelle varie discipline mediche fra cui la Reumatologia. In tale contesto, la metodica ecografica risulta di particolare utilità soprattutto al fine di valutare la risposta ai più recenti farmaci registrati per il trattamento della Psoriasi e dell’Artrite psoriasica. Essa infatti consente di definire direttamente nell’Ambulatorio del Reumatologo l’efficacia del farmaco utilizzato in quel preciso momento dal singolo Paziente. Diverse
evidenze scientifiche dimostrano infatti che molti dei Pazienti considerati clinicamente in remissione mantengono, nonostante la terapia, un certo grado di infiammazione articolare ecograficamente rilevabile e potenzialmente in grado di danneggiare le articolazioni che ne sono affette. Bisogna, a tal proposito, tenere presente che esiste una cosiddetta “window of opportunity”, cioè una finestra temporale entro la quale un intervento terapeutico precoce, mirato ed efficace, consente di ridurre drasticamente le possibilità che la malattia danneggi irreversibilmente tendini e articolazioni con evidenti ricadute positive per il Paziente in termini di mobilità e autonomia personale. Viceversa i casi diagnosticati tardivamente e/o non adeguatamente trattati farmacologicamente possono andare incontro, nel corso degli anni, ad una maggiore “resistenza” alle terapie e a forme più o meno gravi di invalidità permanente.
La gestione dei farmaci
Le più recenti raccomandazioni per la gestione farmacologica dell’Artrite psoriasica, formulate dall’EULAR (European League Against Rheumatism) nel 2020, prevedono un preciso algoritmo di trattamento che ha come target principale la completa remissione della malattia. I vari agenti farmacologici previsti sono raccomandati o sconsigliati in base ad una serie di parametri fra cui la gravità della malattia articolare, il grado di coinvolgimento cutaneo, l’eventuale coinvolgimento di particolari distretti come il rachide e/o la presenza di patologie concomitanti. Nella prescrizione dei farmaci è raccomandata una strategia di progressione per step, che prevede il passaggio allo step successivo di trattamento qualora vi sia una mancata risposta ai farmaci inseriti nello step di trattamento precedente. In caso di diagnosi confermata, le raccomandazioni suggeriscono di iniziare in modo tempestivo un trattamento farmacologico adeguato, partendo dai cosiddetti immunosoppressori tradizionali per arrivare, in caso di mancata risposta ai più recenti farmaci biotecnologici. Questi ultimi sono considerati ad oggi dei presidi estremamente efficaci e complessivamente molto sicuri, se attentamente gestiti da personale medico altamente qualificato. Al già ampio armamentario farmacologico esistente si sono recentemente aggiunti nuovi agenti farmacologici mirati a particolari interleuchine proinfiammatorie. Tali prodotti sono stati progettati e sviluppati per fornire al clinico ulteriori alternative per la gestione dei casi più difficili.
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Lattoferrina, un aiuto sistema immunitario
La Lattoferrina è una glicoproteina, appartenente alla famiglia delle transferrine, che ha un’alta capacità di trasportare il ferro. Si tratta di una proteina multifunzionale, è infatti presente nel colostro, nel latte materno, nella saliva, nelle lacrime, nelle secrezioni vaginali e nel liquido seminale, nel plasma e nel liquido articolare, nei granuli secondari dei neutrofili, nelle secrezioni nasali e bronchiali, nelle secrezioni esocrine del pancreas e del tratto intestinale.
L’azione antibatterica della Lattoferrina si esplica attraverso diversi meccanismi di cui il primo è legato alla capacità di formare un legame con il ferro libero
Studi recenti dimostrano la capacità di questa proteina di svolgere importanti attività utili per l’organismo umano
Dott.ssa Daniela Malagò Ematologa - Milano
Viene anche definita “frazione rossa” del latte per la sua capacità di legare il ferro non eme, cioè il ferro alimentare contenuto soprattutto negli alimenti di origine vegetale, latte e derivati ma anche nella carne.
I benefici
Gli studi recenti e in particolare un articolo di revisione del 2023, hanno dimostrato la capacità della Lattoferrina di svolgere molte diverse attività utili per l’organismo umano: attività antimicrobica, antivirale, antiossidante ed immunomodulante, antinfiammatoria e pre-biotica.
Agevola l’azione dei farmaci
L’azione antibatterica si esplica attraverso diversi meccanismi di cui il primo è legato alla capacità di formare un legame con il ferro libero che è essenziale per la crescita batterica e la proliferazione (attività batteriostatica); il secondo è la capacità di marzo/aprile 2024
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aiuto per il
aumentare la permeabilità delle membrane cellulari batteriche, producendo un effetto battericida diretto. Questo meccanismo è particolarmente interessante perché i microrganismi possono aggregarsi in biofilm resistenti a farmaci e ad antibiotici; la Lattoferrina è quindi utile perché, intaccando l’integrità batterica, può agevolare l’azione dei farmaci.
Un potente agente anti-microbico
La Lattoferrina migliora l’attività delle cellule Natural Killer (NK), cellule del sistema immunitario che sono particolarmente importanti nel riconoscimento e nella distruzione di cellule infettate da virus e cellule tumorali.
Dagli studi esaminati emerge che la Lattoferrina rappresenta un potente agente anti-microbico contro un ampio spettro di patogeni, tra cui appunto anche molti virus.
Azione anti-virale
Questa sostanza agisce anche contro i virus poiché è in grado occupare la sede dei virus sui siti dei recettori virali della membrana cellulare dell’ospite, ad esempio gli specifici recettori ACE-2, porte di ingresso alle cellule, inibendone la replicazione e proteggendo così dall’attacco del virus; inoltre è in grado di legarsi direttamente alle proteine virali, inibendo la fusione virale.
Capacità antiossidante
Quando l’organismo inizia a combattere virus o batteri, si ha un aumento dei radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS), utili nei meccanismi di difesa cellulare e nelle funzioni immunologiche. Questo comporta un’ossidoriduzione o stress ossidativo. Se tale stress è prolungato, se le difese cellulari dell’organismo e i sistemi antiossidanti non sono sufficienti a tamponare lo stress ossidativo, si possono avere danni importanti a livello cellulare, quali necrosi dei tessuti e apoptosi (morte cellulare programmata). La capacità di legarsi al Ferro è la funzione biologica più importante della Lattoferrina: le azioni antiossidanti della Lattoferrina, ben evidenziate nel corso degli studi effettuati negli ultimi 50 anni, contribuiscono ad attenuare significativamente gli effetti dello stress ossidativo, modulando la risposta infiammatoria.
Un processo di autodifesa
Quando un agente patogeno entra nel nostro organismo, viene intrappolato dai neutrofili ed eliminato. Anche altri stimoli patogeni o fisiologici, come nell’infiammazione, possono attivare un processo chiamato “NETosi”, cioè la formazione di trappole extracellulari dei neutrofili. Quando i neutrofili raggiungono un sito sede di infiammazione, rilasciano dei filamenti che intrappolano e uccidono l’agente patogeno. Questa risposta di autodifesa può diventare essa stessa patogena e questo lo vediamo nelle patologie tumorali, autoimmuni, tromboemboliche, nell’Aterosclerosi, ecc., cioè in tutte le situazioni di stato infiammatorio persistente o cronico.
Alcuni autori hanno evidenziato la capacità della Lattoferrina di inibire il rilascio di NETs (“neutrophil extracellular trap” cioè trappole extracellulari dei neutrofili).
Oltre ad agire sulla risposta immunitaria innata, la Lattoferrina sembra agire come mediatore immunologico
Oltre ad agire in modo significativo sulla risposta immunitaria innata e adattativa e anche se non sono completamente noti i meccanismi d’azione, la Lattoferrina sembra agire come mediatore immunologico
Gli studi mostrano che dopo una supplementazione di 200 mg di Lattoferrina si ha un significativo aumento nell’attivazione dei linfociti T e delle cellule a supporto, oltre che un aumento della capacità antiossidante. Possiede inoltre capacità sia proinfiammatoria che antinfiammatoria potendo così regolare la risposta infiammatoria endogena.
Migliora il microbiota
Un’ulteriore azione importante viene svolta a livello del microbiota intestinale in quanto la Lattoferrina favorisce la crescita di Lattobacilli e Bifidobatteri e la decrescita di microrganismi potenzialmente dannosi come gli Enterobacteri.
Una supplementazione di Lattoferrina, secondo diversi studi citati nella revisione del 2023, porterebbe quindi a cambiamenti benefici a livello della composizione del microbiota intestinale, favorendone l’eubiosi (condizione di equilibrio della flora intestinale).
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Se il riposo notturno è disturbato
L’Odontoiatra ha un ruolo importante nella diagnosi delle apnee ostruttive del sonno, una Sindrome molto diffusa che può essere adeguatamente curata
Dott. Aldo Nobili
A.N.D.I. (Associazione Nazionale Dentisti Italiani)
Russamento, sonnolenza diurna, difficoltà a concentrarsi e colpi di sonno sono tra i principali sintomi della Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (“Obstructive Sleep Apnea Syndrome”OSAS), caratterizzata da ripetute pause nella respirazione durante il riposo notturno dovute all’ostruzione delle vie aeree, che può portare, oltre a un sensibile peggioramento della qualità della vita, a conseguenze anche gravi come Infarto, Cardiopatie e Ipertensione. Altrettanto grave l’alto costo sociale dovuto all’aumento degli infortuni sul lavoro e degli incidenti stradali, che potrebbero essere sensibilmente ridotti agendo tempestivamente.
La maggior parte delle persone minimizza i disturbi del sonno e i sintomi tipici delle OSAS. La stragrande maggioranza di coloro che soffrono di “cattivo riposo” non consulta il Medico. Il più delle volte questa patologia viene diagnosticata dal compagno di letto, che rileva con apprensione durante il sonno ripetute “pause” del respiro.
Una patologia molto diffusa
In realtà, la Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è una patologia molto diffusa e consistente in un disturbo
respiratorio del sonno caratterizzato da episodi ripetuti di completa o parziale ostruzione delle vie aeree superiori con segni e sintomi che possono determinare l’insorgenza di importanti disturbi sistemici con conseguente riduzione della qualità della vita anche a causa della considerevole sonnolenza diurna.
Le cause del disturbo
Eccesso ponderale, abuso di alcol e tabacco, utilizzo di tranquillanti e ipnotici, affaticamento, stress e alterazioni ormonali (soprattutto l’Ipotiroidismo e la menopausa) contribuiscono a favorire l’affioramento clinico dell’OSAS. Gli uomini sono maggiormente colpiti rispetto alle donne.
La Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è caratterizzata da ripetute pause nella respirazione durante il riposo notturno dovute all’ostruzione delle vie aeree
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Sintomi e conseguenze
Le ripetute apnee e ipopnee (apnee parziali) determinano uno sforzo respiratorio con possibili modificazioni della frequenza cardiaca, frammentazione del sonno e aumento dei valori della pressione arteriosa, sia sistemica sia polmonare.
I sintomi notturni che caratterizzano l’OSAS sono russamento abituale, pause respiratorie nel sonno, risvegli con sensazione di soffocamento, sonno notturno agitato, nicturia (risvegli dovuti alla necessità di urinare), secchezza delle fauci e, in misura minore, sudorazione notturna eccessiva.
Le conseguenze diurne dell’OSAS sono sensazione di sonno non ristoratore, Cefalea, eccessiva sonnolenza diurna, aumentato rischio di incidenti stradali (da 3.5 a 8 volte maggiore della popolazione di controllo), deficit cognitivi (in particolare disturbi di memoria, concentrazione e attenzione) e, in misura minore, depressione del tono dell’umore e impotenza sessuale.
Nei Pazienti con OSAS, a seconda dell’entità del quadro patologico (durata dell’apnea e percentuale di desaturazione correlata), il sonno può risultare frammentato con parziali risvegli di cui il Paziente non risulta consapevole. In questo modo l’apnea, come già detto in precedenza, non permette il raggiungimento del sonno profondo ristoratore e determina sonnolenza diurna.
La ridotta qualità del sonno, con sonnolenza diurna, si associa ad alterazioni delle performance, diminuzione della concentrazione, irritabilità e, nei casi
In alcuni casi, un’efficace terapia ortodontica, concordata con un team multidisciplinare, può risolvere con successo il problema
più gravi, ad un vero e proprio rallentamento neuropsichico. Tutti questi fattori influiscono gravemente sulla qualità della vita del Paziente e sono destinati a evolvere verso quadri clinici più gravi, caratterizzati dalla maggiore possibilità di comparsa di patologie quali Ipertensione arteriosa sistemica, Cardiopatia ischemica, Infarto, Ipertensione polmonare e Aritmie cardiache.
Dalla diagnosi ai trattamenti
Dal punto di vista diagnostico è previsto un esame di base fondamentale che è la polisonnografia e, a seconda della gravità, esistono diverse possibilità di intervento, dalla riduzione del peso corporeo, a trattamenti chirurgici delle vie aeree alte.
Anche l’Odontoiatra ha un ruolo importante come “sentinella epidemiologica” provvedendo, per quanto di propria competenza, alla individuazione dei soggetti a rischio e alla eventuale presa in carico terapeutica, dopo diagnosi specialistica di secondo livello, di chi è colpito dalle invalidanti apnee ostruttive.
Il disturbo nei bambini
Quando il disturbo si presenta nel bambino, può indurre deficit di apprendimento e iperattività. Proprio nei casi pediatrici il ruolo del Dentista diventa particolarmente rilevante. In alcuni casi, un’efficace terapia ortodontica, concordata con un team multidisciplinare, può risolvere con successo il problema.
Il ruolo dell’Odontoiatra
Più in generale l’Odontoiatra può avere, nei confronti del quadro patologico delle OSAS, un ruolo importante sia come sentinella diagnostica, che provvedendo altresì, per quanto di competenza, alla risoluzione terapeutica tramite l’applicazione di specifici dispositivi medici intraorali
Una percentuale molto elevata della popolazione generale si reca dall’Odontoiatra almeno una volta all’anno per visite di controllo, igiene orale professionale o per eseguire terapie. Per questo motivo gli Odontoiatri hanno la possibilità di intercettare precocemente i segni e sintomi dell’OSAS. Allo stesso tempo possono, come detto, valutare se il Paziente presenta le indicazioni per essere sottoposto a trattamento con specifici dispositivi orali (“Oral Appliances”).
È importante che l’Odontoiatra conosca e condivida con il Paziente i diversi approcci terapeutici all’OSAS, come la terapia medica, l’impiego della somministrazione notturna di ossigeno a pressione positiva e la terapia chirurgica dei tessuti orofaringei o di riposizionamento delle ossa mascellari.
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il tuo medico di famiglia
Scompenso cardiaco, come
Per evitare di ricoverare spesso i Pazienti con Scompenso cardiaco è importante seguire le giuste terapie, unendo professionalità, tecnologia e informazione
Dott. Enrico Delfini Federazione Italiana Medici di Medicina Generale
La gestione dello Scompenso cardiaco, cioè della condizione in cui il cuore non riesce a garantire un’adeguata gettata al circolo artero-venoso, è una delle grandi sfide della Medicina moderna. Negli anni si è perfezionato e arricchito l’insieme dei farmaci in grado di gestire la fase acuta, quasi sempre in ospedale; alcuni di questi farmaci possono essere usati solo per via venosa e per un tempo limitato. Esistono anche soluzioni tecniche con strumentazioni particolari (contropulsazione), fino al cosiddetto “cuore artificiale”, talvolta usato in attesa di un trapianto, ma tali interventi sono necessari solo nei casi più gravi che, fortunatamente, sono solo una minoranza.
Dopo le dimissioni
La gran parte dei Pazienti con Scompenso cardiaco, in pochi giorni, sono messi in condizione di rientrare a casa dove dovranno seguire un’adeguata terapia. Tutto bene, dunque? Niente affatto: è noto da tempo che, nel giro di pochi mesi, spesso poche settimane, questi Pazienti tendono a dover rientrare in ospedale. Evitare o ridurre nuove ospedalizzazioni è uno dei traguardi che tutti i servizi sanitari nel mondo si prefiggono. Per una questione di costi, certamente, ma anche perché è dimostrato che ogni nuovo episodio di riacutizzazione peggiora la prognosi, aumentando la mortalità. Si stima che, dal momento della diagno-
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si, la mortalità sia del 5-10% all’anno e aumenti per i Pazienti più anziani.
L’efficacia della terapia
Molte strategie sono state studiate e testate per ridurre il numero dei dimessi che, entro 30 o 60 giorni, devono essere di nuovo ricoverati. Ma non è facile: non basta che la terapia prescritta al momento della dimissione sia quella ottimale se poi il Paziente non riesce a seguirla a casa. Troppe pillole? Troppo complicata la posologia o il tempo di somministrazione? Trattandosi di soggetti in precario equilibrio emodinamico anche piccole variazioni possono essere causa di peggioramento. Monitorare l’efficacia della terapia, nello scompenso, è fondamentale; è indispensabile infatti che il Paziente o la sua famiglia sia in grado di misurare la pressione e di controllare il peso ogni giorno con una buona bilancia. Infatti, uno dei pilastri della terapia, in questi casi, è la terapia diuretica, necessaria per evitare l’accumulo di liquidi.
Gli strumenti per i Pazienti
In Italia, e in tutti i paesi del mondo, sono state proposte soluzioni organizzative di vario tipo: telefonate periodiche di personale sanitario dal reparto, ambulatori infermieristici sul territorio, associazioni di Pazienti, distribuzione di materiale informativo e opuscoli, corsi di sensibilizzazione. A seconda del tipo di organizza-
diretto con la redazione • telefono 051 307004 • 10,00 – 13,00 48
come gestirlo?
zione presente, la responsabilità è a volte affidata ai servizi territoriali, talvolta ai Medici di Medicina generale, talvolta ai reparti ospedalieri di dimissione. Sta di fatto che nessuno strumento e nessun tipo di organizzazione ha dimostrato di essere in grado di ridurre le riammissioni in ospedale o le morti.
Tecnologia, si o no?
Un recente studio (Message-HF) condotto in Brasile appena pubblicato, ha testato una strategia di telemonitoraggio intensivo con messaggistica sms. 700 Pazienti in dimissione sono stati divisi in due gruppi omogenei, a tutti è stata prescritta la terapia ottimale e sono stati consegnati opuscoli informativi. Ad una metà, in aggiunta, è stato applicato un protocollo di messaggi telefonici automatici di rinforzo sulla necessità di assumere le pillole, di fare la giusta attività fisica, di pesarsi e di comunicare l’esito alla centrale. Nel primo mese, quattro messaggi al giorno, poi ridotti fino a un paio alla settimana. Se, registrando il peso, il Paziente comunicava una variazione significativa il sistema automaticamente prescriveva con un software di Intelligenza Artificiale un adeguamento del dosaggio dei farmaci. È bene ricordare che questa procedura in Italia non sarebbe legalmente possibile poiché nemmeno un infermiere può modificare la terapia di un Paziente senza consultarsi con un Medico.
I risultati sono stati deludenti: a parte il gradimento dei Pazienti non ci sono state variazioni cliniche importanti. Ad esempio, dopo sei mesi la percentuale di soggetti che erano stati di nuovo ricoverati, o che erano morti, era del 23,6% e del 25,1% nei due gruppi. Una differenza che a livello statistico non ha rilevanza significativa. Tra i dati interessanti emersi da questo studio, va segnalato che, nel complesso, il 50% dei Pazienti ha avuto qualche sintomo di peggioramento dello Scompenso, nelle prime tre-quattro settimane. Un dato che dovrebbe far rivedere la strategia usuale, che prevede, dopo la dimissione, la prima visita cardiologica di controllo dopo 30 o 60 giorni.
Cosa si può migliorare
Quali considerazioni può fare un Medico di Medicina generale italiano di fronte ai risultati di questo ed altri numerosi studi? Certamente è fondamentale
ottimizzare alcune dinamiche a livello burocratico e informatico: la condivisione elettronica della lettera di dimissione, la fornitura dei farmaci in ospedale al momento dell’uscita, la presa in carico da parte dei servizi territoriali, se sono previsti prelievi a domicilio, o la fornitura di ausili.
Una variabile di grande importanza e che molto può incidere sull’esito nel tempo della malattia e sulla prognosi dei Pazienti è la presenza di un familiare o di un caregiver
La mia esperienza di quarant’anni mi permette di identificare una variabile di grande importanza e che molto può incidere sull’esito nel tempo della malattia e sulla prognosi dei Pazienti scompensati: la presenza di un familiare, o comunque di un caregiver, capace e disponibile. Come esempio reale posso riportare di avere seguito per anni (molto oltre quella che sarebbe stata la normale aspettativa di sopravvivenza) casi in cui, grazie alla dedizione e alla pazienza di una persona capace, era possibile registrare ogni giorno non solo il peso, ma anche la quantità di liquidi bevuti ed eliminati. Questo livello di assistenza, purtroppo, non è attivabile con un protocollo o con una delibera di qualche direttore o amministratore; in ogni caso, perché funzioni bene, occorre un tempo non breve di apprendimento e abbiamo visto che di tempo ce n’è poco, dato che i primi trenta giorni sono fondamentali.
In conclusione
Qualche anno fa era forse ragionevole sperare che esistesse una soluzione semplice e “magica” per ottenere un risultato positivo sulla mortalità per Scompenso e ridurre i costi. Ho specificato che era “forse” ragionevole perché, in realtà, sembra un po’ utopico immaginare che sia possibile, in una malattia degenerativa cronica, rimandare il decesso, senza mai ricadute o complicazioni intercorrenti; con una battuta, potremmo dire che solo la morte precoce garantisce l’assenza di nuovi ricoveri nel tempo. Scendendo coi piedi per terra penso che la strategia più utile sia una somma di interventi che incidano sui sistemi informatici, sulle procedure burocratiche, sugli incentivi ai professionisti coinvolti, sulla informazione dei Pazienti e dei familiari ai quali raccomanderei la partecipazione a corsi di formazione per far loro conoscere la malattia e le azioni da compiere e da evitare.
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Alga Spirulina, una fonte
Considerata patrimonio dell’umanità per l’elevato potere nutrizionale, questo microrganismo è un vero concentrato di sostanze nutritive e benefiche
Spirulina, fonte di benessere
Dott.ssa Anna Rosa Magnano
Contrariamente a quanto direbbe il suo nome, l’Alga Spirulina non è una vera alga ma un microrganismo che appartiene al Phylum Cyanobacteria; è caratterizzata da una tipica forma a spirale, per la quale ha assunto questo nome. Parlando di Alga Spirulina, quindi, ci riferiamo a due Cianobatteri del genere Arthrospira: “Arthrospira platensis” e “Arthrospira maxima”. Questi organismi sono degli Eubatteri gram negativi (procarioti e autotrofi, unicellulari) che effettuano la fotosintesi grazie
Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente Università degli Studi di Siena
ad un corredo di pigmenti che conferiscono loro la caratteristica colorazione verde-blu.
Dove vive
L’Alga Spirulina vive principalmente nei laghi, in acque alcaline e calde, delle aree sub-tropicali. È stata una fonte di cibo primaria per gli Aztechi e per le altre popolazioni dell’America Centrale fino al XVI secolo e veniva raccolta e venduta sotto forma di torta con il nome di “tecuitlatl”. L’Alga Spirulina fu rinvenuta in abbondanza nel lago Texcoco da alcuni ricercatori francesi negli anni Sessanta, ma non ci sono testimonianze del suo uso quotidiano da parte degli Aztechi dopo il XVI secolo, probabilmente a causa del prosciugamento dei laghi circostanti per lo sviluppo agricolo e urbano. Il primo impianto di produzione di Spirulina su larga scala, gestito da Sosa Texcoco, è stato stabilito lì nei primi anni settanta. L’Alga Spirulina tradizionalmente veniva raccolta anche in Ciad, dove si prelevava da piccoli laghi e stagni per poi seccarla e farne delle torte chiamate “dihé”, una specie di dado utilizzato nella preparazione di molte pietanze locali.
Dove si coltiva oggi
Attualmente le coltivazioni di Spirulina vengono effettuate in bacini artificiali generalmente di forma ellittica, in cui l’acqua non supera la profondità di 40 cm e viene mantenuta in movimento da pale. Le condizioni ideali di crescita devono essere ricreate artificialmente ponendo attenzione alla temperatura, al pH e ai nutrienti presenti nell’acqua. Queste caratteristiche infatti influenzano molto il prodotto che ne deriva, poiché è dimostrato che in condizioni non ottimali la qualità della Spirulina è peggiore.
La Spirulina coltivata viene raccolta per filtrazione e successivamente essiccata e venduta sotto forma di polvere, compresse o fiocchi. Attualmente, la Spirulina è considerata patrimonio dell’umanità per l’elevato potere nutrizionale e per l’alta potenzialità del suo utilizzo nel contrastare la denutrizione. Nel 2007 è stata denominata dalla FAO il “Cibo del Futuro” ed è attualmente considerata patrimonio dell’umanità in quanto potenziale strumento per combattere la fame nel mondo. Utilizzata inizialmente soprattutto dagli sportivi, la Spirulina oggi, per i suoi potenziali benefici, è consumata da un numero sempre crescente di persone.
Cosa contiene?
La Spirulina contiene una sorprendente varietà di sostanze nutritive, tra cui clorofilla, proteine,
vitamine, minerali principali, oligominerali, acidi grassi essenziali, acidi nucleici (RNA, DNA), polisaccaridi e una vasta gamma di antiossidanti.
Uno degli usi più importanti è sicuramente quello alimentare, sia per l’abbondanza di principi nutritivi di notevole valore nutraceutico e funzionale, sia per la facilità di coltivazione e adattamento ad ambienti e condizioni estreme. Il suo elevato potere nutritivo fa ritenere che si potrebbe vivere per parecchio tempo assumendola come unico alimento.
Molto ricca di proteine
La Spirulina è considerata la miglior fonte proteica di origine vegetale, essendo molto ricca di proteine ad alto valore biologico, il cui contenuto varia a seconda della specie e delle condizioni di coltivazione. Il contenuto proteico del peso secco supera quello di carne, uova, latte in polvere, cereali e soia; contiene tutti gli amminoacidi essenziali, specialmente leucina, valina e isoleucina. Inoltre, il contenuto proteico di Spirulina mostra un’alta digeribilità determinata dal fatto che questi organismi non hanno parete cellulare. A differenza degli alimenti di origine animale, la Spirulina non richiede cottura, procedimento che
La Spirulina è considerata la miglior fonte proteica di origine vegetale, essendo molto ricca di proteine ad alto valore biologico
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Le condizioni ideali di crescita devono essere ricreate artificialmente ponendo attenzione alla temperatura, al pH e ai nutrienti presenti nell’acqua
diminuisce notevolmente il valore biologico delle proteine, ed è una fonte pura e cruda di proteine complete, agevolmente assorbibili perché solubili in acqua, anche sotto forma di bevande di vario tipo. Ogni grammo di proteine ricavate da Spirulina è quattro volte più assimilabile rispetto alla stessa quantità di proteine presenti nella carne bovina. I principali componenti proteici con significativi effetti salutari sono le ficobiline. Le ficocianine (di colore azzurro), assieme alle ficoeritrine (di colore rosso), costituiscono le ficobiline, ovvero pigmenti fotosintetici deputati all’assorbimento della luce (tipici dei cianobatteri). Le ficocianine (C- ficocianina e alloficocianina) hanno una struttura molecolare lineare, analoga a quella di un anello porfirinico aperto, perciò molto simile a quella della bilirubina e dei pigmenti biliari (dai quali deriva il termine ficobiline). Le ficocianine hanno un forte potenziale antiossidante, 40 volte superiore rispetto a vitamina C e vitamina E. Agiscono nei processi di formazione dei radicali liberi, contrastando l’ossidazione dei lipidi nel fegato e svolgono un’azione antinfiammatoria, agendo in modo simile ai farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e inibendo
diversi enzimi coinvolti nella risposta infiammatoria. Non risulta però che L’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia approvato alcun claim che certifichi i potenziali benefici derivanti dall’assunzione di ficocianine.
Contiene omega-6
I lipidi contenuti nell’Alga Spirulina sono separati in due frazioni, una frazione saponificabile (83%) e una non-saponificabile (17%), contenente pigmenti, paraffine, steroli, e terpeni. La metà della componente lipidica è costituita da acidi grassi, soprattutto Omega-6. La spirulina è il solo alimento verde a essere ricco di questo acido grasso essenziale. Generalmente il contenuto di lipidi si aggira intorno al 6-13%, mentre i trigliceridi sono i componenti minori (1-2%). Scarsa è anche la presenza del colesterolo, mentre gli acidi grassi polinsaturi come l’acido linoleico e l’acido alfa e gamma linolenico risultano abbondanti. Pertanto, dopo il latte materno e alcuni oli vegetali, la Spirulina può essere considerata una valida fonte di acido linolenico, importante per la crescita e per lo sviluppo, che è fondamentale assumere in adeguate quantità durante l’infanzia. Esso inibisce la formazione delle prostaglandine infiammatorie e dei metaboliti arachidonici, è efficace quindi contro l’infiammazione, inoltre migliora idratazione, elasticità e tono della pelle e pare che sia uno dei fattori alla base della comprovata capacità della Spirulina di ridurre le Allergie. Una dose standard di 10 g di Spirulina ne fornisce 131 mg.
Il contenuto vitaminico
Spirulina è considerata la fonte di cibo integrale più ricca di vitamina B12 (cobalamina) e provitamina A (beta carotene). Solo 20 grammi di questa microalga soddisfano il fabbisogno di vitamina B1 (tiamina),
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L’attività antiossidante di Spirulina è stata associata ad effetti antinfiammatori, determinando una diminuzione del fattore di necrosi tumorale
B2 (riboflavina), e B3 (niacina). Per quanto riguarda la vitamina B12, ci sono due correnti di pensiero: la prima secondo la quale la metilcobalamina contenuta nella Spirulina è biodisponibile, la seconda che invece sostiene che non è biodisponibile per l’uomo, anche se è ben assorbita. Spirulina è una buona fonte di beta-carotene, contenendo circa 700-1700 mg/Kg che, una volta assorbito, viene trasformato in vitamina A. Quindi 1-2 grammi di alghe sono sufficienti per soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina A, che per un individuo adulto è di circa 500 microgrammi.
Ricca di minerali
I nutrienti inorganici di maggiore rilevanza presenti nella Spirulina sono ferro, calcio, fosforo e potassio. Il contenuto di minerali dipende dalle condizioni di coltura. Calcio, fosforo e magnesio sono presenti in quantità paragonabili a quelle del latte. La proporzione relativa di questi micronutrienti è compatibile con la preservazione della salute delle ossa poiché si riduce il rischio di decalcificazione. La ricchezza in ferro si configura come caratteristica fondamentale della Spirulina: il suo contenuto
risulta dieci volte superiore a quello dei comuni cibi in cui è presente e inoltre l’assorbimento del ferro da Spirulina è superiore del 60% rispetto al solfato ferroso che si trova negli integratori.
Lo iodio
La Spirulina contiene anche iodio (3 μg in 10 grammi di biomassa essiccata), ma il consumo di Spirulina nelle quantità consigliate non comporta alcun rischio, dal momento che il livello di sicurezza relativo all’assunzione giornaliera di iodio stabilito dall’European Food Safety Autority (EFSA) e dal Comitato Scientifico dell’Alimentazione (SCF) è di 600 μg per un adulto di peso corporeo di 60 kg.
Quali benefici?
I peptidi bioattivi (cioè piccoli composti proteici assunti con gli alimenti che, oltre ad avere un valore meramente nutrizionale, esercitano anche un’attività biologica sull’organismo) isolati nella Spirulina (in particolare nell’ “Arthrospira platensis”) hanno varie attività biologiche: antiossidante, antipertensiva, antimicrobica, antidiabetica e antiobesità
L’attività antiossidante
Gli antiossidanti sono composti che inibiscono l’ossidazione di altre molecole e hanno un impatto importante per la prevenzione di diverse malattie. Numerosi studi hanno dimostrato che la Spirulina e i suoi estratti possiedono questa importante attività. L’estratto acquoso, contenente ficocianina di “Arthrospira platensis”, può prevenire il danno epatico. L’attività antiossidante ha anche effetto sulla tossicità indotta dal tetracloruro di carbonio (CCl4) e protegge dalla tossicità dei metalli pesanti come arsenico, cloruro mercurico, cromo, cadmio e fluoruro. L’attività antiossidante di Spirulina è stata associata ad effetti antinfiammatori, determinando una diminuzione del fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa) e allo stesso tempo un miglioramento dei marcatori dello stress ossidativo nei tessuti epatici, renali e cerebrali di animali utilizzati a scopo sperimentale. L’estratto di “Arthrospira platensis” contiene una miscela di proteine e carotenoidi che hanno effetto sinergico sulla proliferazione delle cellule della pelle, sulla cicatrizzazione delle ferite e sulla rigenerazione dei tessuti, rendendolo un additivo molto promettente per un ulteriore uso in applicazioni biomediche e cosmeceutiche.
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Allenare la forza muscolare
Gli anni della maturità costituiscono un momento unico nell’arco dell’esistenza, che dà l’opportunità di rallentare i ritmi e fermarsi a godere al meglio delle gioie della vita. Ancor più ai giorni nostri, dove l’aspettativa di vita è elevata, per approfittare di questi anni intensi e pieni di significato è importante che un buono stato di salute fisica e mentale accompagni il processo fisiologico di invecchiamento, affinché questo non comporti una perdita della qualità della vita, ma al contrario ne sostenga l’arricchimento. Le strategie per mantenersi in salute devono però tenere conto dell’effettivo cambiamento della fisiologia del proprio corpo, degli effetti dell’invecchiamento cellulare sul metabolismo e sul funzionamento degli organi e dei sistemi, cambiamenti che non devono essere vissuti come limiti, ma come risorse da sfruttare in un piano di salute mirato alla specificità di questa fase della vita. Nell’ambito della salute motoria, un tema di interesse particolare è costituito dal rafforzamento muscolare per gli over 65. In questo articolo approfondiremo la descrizione del processo di invecchiamento muscolare e dei principi alla base dell’allenamento della forza, sottolineando i benefici che un corretto allenamento muscolare comporta nella fascia più grande della popolazione.
Anche in età avanzata è opportuno intervenire contro la perdita di tono muscolare con allenamenti mirati, favorendo non solo la longevità, ma una vita ricca di vitalità
Dott.ssa Emanuela De Martino Fisioterapista
Il processo di invecchiamento e la salute muscolare
L’invecchiamento, progressione naturale nel ciclo vitale umano, è accompagnato da una serie di cambiamenti fisiologici. Tra questi cambiamenti, la Sarcopenia, ovvero il graduale declino della massa muscolare e della forza, è al centro della scena.
Con l’avanzare dell’età infatti i cambiamenti ormonali, la riduzione dell’attività fisica e le potenziali carenze nutrizionali (sia a causa di disturbi di digestione e assorbimento che di diete scorrette) portano a una riduzione progressiva della massa magra muscolare. Meno muscoli vuol dire meno forza, sia esplosiva che resistente, ma anche meno mobilità e meno equilibrio,
Meno muscoli vuol dire meno forza, sia esplosiva che resistente, ma anche meno mobilità e meno equilibrio con conseguenze importanti sulla funzione motoria complessiva
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muscolare negli over 65
con conseguenze importanti sulla funzione motoria complessiva. Sebbene il tempo comporti una modifica delle caratteristiche dei tessuti muscolari e nervosi, il corpo umano mantiene nel tempo la sua capacità di modificarsi, adattarsi e rinnovarsi, sotto stimoli adeguati. È in questo contesto che il rafforzamento muscolare emerge come un potente antidoto agli effetti dell’invecchiamento. Anche in età sempre più avanzata è possibile infatti intervenire contro la perdita di tono muscolare con allenamenti mirati, favorendo non solo la longevità, ma una vita ricca di vitalità.
Rafforzamento muscolare, quali benefici?
Ecco in sintesi i diversi benefici che si possono trarre da un’attività costante volta a rafforzare la muscolatura:
• miglioramento della mobilità e della flessibilità: la chiave per favorire uno stile di vita vivace e attivo negli anni d’oro risiede nel miglioramento della mobilità e della flessibilità; gli esercizi di rafforzamento muscolare vanno oltre la semplice forza: migliorano la flessibilità articolare, rendendo le attività quotidiane, dal camminare al piegarsi, più fluide e prive di sforzo, e consentendo inoltre di mantenere attive nel tempo attività ludiche e di svago (come sport e viaggi);
• riduzione del rischio di cadute: la paura di cadere è una preoccupazione comune, e giustamente le cadute possono avere conseguenze di vasta portata, sia fisiche che emotive; gli esercizi di rafforzamento muscolare, in particolare quelli che si concentrano sull’equilibrio e sulla coordinazione, svolgono un ruolo fondamentale nel ridurre il rischio di cadute, infondendo fiducia nella navigazione nel mondo che ci circonda;
• miglioramento della salute delle ossa: mentre l’attenzione è spesso rivolta ai muscoli, i benefici dell’allenamento della forza si estendono alla salute delle ossa; impegnarsi in esercizi con pesi non solo fortifica i muscoli, ma contribuisce anche a migliorare la densità ossea; questo duplice beneficio funge da robusta difesa contro l’Osteoporosi e le fratture;
• aumento del metabolismo e della gestione del peso: il processo di invecchiamento spesso porta a un rallentamento del metabolismo, rendendo la gestione del peso più impegnativa; gli esercizi di rafforzamento muscolare agiscono come un acceleratore del
metabolismo, aiutando a mantenere un peso sano e a contrastare il graduale declino del tasso metabolico associato all’invecchiamento;
• miglioramento del benessere mentale: la connessione tra attività fisica e benessere mentale è ben consolidata; l’impegno regolare in esercizi di rafforzamento muscolare è associato a una migliore funzione cognitiva, a una riduzione dei sintomi di depressione e ansia e a un minor rischio di sviluppare condizioni neurodegenerative come la Demenza.
L’Allenamento di resistenza diversificato
In generale un buon allenamento alla forza deve incorporare una vasta gamma di esercizi per coinvolgere diversi gruppi muscolari e garantire un approccio olistico allo sviluppo della forza. Nelle sessioni di allenamento alla forza, da svolgere almeno due volte a settimana, è importante quindi alternare esercizi con pesi e bande elastiche ad esercizi a corpo libero ed eventualmente sovraccarichi, anche per
I benefici dell’allenamento della forza si estendono alla salute delle ossa; impegnarsi in esercizi con pesi contribuisce anche a migliorare la densità ossea
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diminuire lo stress sulle articolazioni dovuto alla ripetizione eccessiva dello stesso tipo di gesto. Particolare attenzione va dedicata allo sviluppo della forza resistente, ovvero alla capacità dei muscoli di fare sforzi di media intensità per lungo tempo, che corrisponde a gesti più funzionali (ad es. trasportare una borsa della spesa): per sviluppare questo tipo di forza, gli esercizi devono prevedere molte serie di ripetizioni (4-6 serie da 15-20 ripetizioni) con carichi moderati (20-50% della forza massima).
L’esercizio cardiovascolare
Mentre l’attenzione è rivolta ai muscoli, la salute cardiovascolare non dovrebbe essere trascurata. Secondo le linee guida dell’OMS la fascia over 65 dovrebbe svolgere un’attività fisica moderata da due a cinque ore alla settimana, dove per moderata si intende un’attività che innalza la frequenza cardiaca al 60-70% della frequenza massima (indicativamente tra gli 80 e i 90 battiti al minuto, a secondo dell’età). Attività come camminare, nuotare o andare in bicicletta completano quindi gli sforzi di rafforzamento muscolare migliorando la resistenza sia aerobica che muscolare, contribuendo a una routine di Fitness a tutto tondo.
Esercizi di flessibilità per la funzionalità
Una routine di Fitness completa include esercizi di flessibilità per aumentare la mobilità articolare, prevenire le rigidità e migliorare la qualità del movimento e la funzione motoria. Esercizi di stretching e mobilizzazione articolare possono essere svolti all’inizio di ogni sessione di allenamento alla forza come riscaldamento, oppure possono essere oggetto di sedute dedicate. Lezioni di Yoga, Tai Chi e Ginnastica posturale, con la loro attenzione all’equilibrio e alla flessibilità, sono particolarmente consigliati.
L’attività fisica non deve essere intesa come un’esperienza da svolgere per un breve periodo, ma come un’abitudine che entra a far parte dello stile di vita
È importante la gradualità
Risulta fondamentale Iniziare lentamente e progredire gradualmente: per coloro che si allenano per la prima volta o che tornano in palestra dopo un periodo di inattività, procedere gradualmente è molto importante. È necessario aumentare progressivamente l’intensità man mano che il corpo si adatta e consultare sempre un operatore sanitario prima di iniziare un nuovo programma di Fitness, soprattutto in presenza di condizioni di salute particolari (Diabete, Ipertensione, Patologie cardiache e circolatorie, Sindromi metaboliche e infiammatorie).
Attività fisica come abitudine
Perseveranza è la chiave del successo: dopo aver strutturato un buon programma di allenamento, è importante perseverare nel portarlo avanti.
L’attività fisica non deve essere intesa come un’esperienza da svolgere per un breve periodo, ma come un’abitudine che entra a far parte dello stile di vita. Per questo, nello scegliere un’appropriata attività fisica, è importante considerare l’aspetto ludico: è bene scegliere qualcosa che piace e motiva, perché questo aiuta a perdurare nell’impresa.
I contesti di aggregazione sociale (corsi di gruppo) e le attività all’area aperta, ove possibile, sono da prediligere, con un effetto benefico anche sul tono dell’umore e sulle facoltà cognitive.
In sintesi
L’allenamento alla forza negli over 65 non costituisce solo un’attività che previene il naturale decadimento muscolare, ma una buona abitudine che deve entrare a far parte del corretto stile di vita. La salute motoria e muscolare contribuisce a mantenere attivo e forte non solo il corpo, ma anche la mente, garantendo funzionalità e vitalità nella fascia matura della popolazione. L’attività motoria a medie intensità è possibile per tutti, anche per coloro che non si sono mai approcciati prima o che hanno problematiche croniche di salute, se sapientemente guidati da operatori sanitari esperti.
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Bevi. Un’acqua straordinaria, Nerea.
L’acqua è il bene più prezioso che esiste sulla nostra terra; è indispensabile alla vita e rappresenta oltre il 50% del nostro peso. Ecco perché ogni tanto il nostro organismo ci ricorda di bere e, nell’arco della nostra giornata, abbiamo necessità di introdurre acqua per almeno 2 litri.
Chi necessita di bere molto?
Alcune condizioni legate alla nostra età, all’attività fisica o sportiva, o ad esempio la gravidanza e l’allattamento, necessitano di un’assunzione ancora maggiore di acqua per mantenere in buona salute il nostro corpo. Quale acqua bere quotidianamente?
Soddisfare la sete è una esigenza che ci impone anche di scegliere un’acqua con caratteristiche salutari e con un sapore piacevole ma, al tempo stesso, con una composizione equilibrata e priva di sostanze dannose o contaminanti.
Perché Nerea è un’eccellenza
L’Acqua Nerea sgorga dai Monti Sibillini, tra le Marche e l’Umbria, in un territorio incontaminato. Oltre al sapore straordinario di una vera acqua di fonte, che sgorga naturalmente dalle rocce, l’Acqua Nerea ha caratteristiche di eccellenza, con un residuo fisso equilibrato, che la pone tra le acque oligominerali con la sua lieve alcalinità che la rende ottimale per reidratarsi, favorire i processi digestivi e per diluire un eccesso di acidità gastrica.
Cosa è importante per una buona acqua da tavola
Nerea è un’acqua adatta agli anziani, agli sportivi e ai neonati perché è praticamente priva di nitrati e di arsenico, che è bene non trovare nella nostra bevanda quotidiana; l’acqua deve avere lo scopo di idratarci ma al tempo stesso deve anche essere un ottimo disintossicante e digestivo.
Nerea per l’Ambiente
Acqua Nerea è particolarmente attenta alla salvaguardia dell’ambiente, guarda alle innovazioni scientifiche e tecnologiche per nuove soluzioni di sostenibilità, promuovendo l’uso consapevole della plastica e il suo corretto smaltimento. Le bottiglie di Acqua Nerea sono realmente 100% riciclabili, gli imballaggi sono a ridotto impatto ambientale, imboccature e tappi associati in materiali plastici eco-sostenibili.
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Logopedia per i bambini, quando è utile?
Fin dall’infanzia il linguaggio è la base del pensiero e del ragionamento, assume il ruolo di protagonista per la comunicazione, per le relazioni sociali, per gli stati emotivi e per l’apprendimento scolastico. Nella scuola dell’infanzia il 7% dei bambini presenta un deficit linguistico, in tutti questi casi, quando i bambini non parlano, parlano poco o articolano male le parole, il professionista sanitario a cui dobbiamo rivolgerci è il Logopedista. Comunicazione, linguaggio, voce, masticazione e deglutizione sono infatti i processi di cui si occupa la Logopedia in età evolutiva.
Come nasce il linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio inizia molto prima delle parole, con il sorriso, il pianto, i primi vocalizzi e la lallazione (a sette mesi). Dai nove ai dodici mesi il bambino impara a capire le prime parole, i gesti e le
In caso di difficoltà persistenti nell’acquisizione e uso del linguaggio, i genitori devono attivarsi ricorrendo al Logopedista e, se necessario, modificando il proprio comportamento
Dott.
Fabio Quarin Logopedista Unità Operativa Complessa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - Roma
Lo sviluppo del linguaggio inizia molto prima delle parole, con il sorriso, il pianto, i primi vocalizzi e la lallazione
espressioni del volto di chi si occupa di lui. A dodici mesi le bambine e i bambini iniziano a parlare e producono le prime parole, a ventiquattro mesi iniziano a utilizzare le prime frasi, a tre anni i bambini iniziano ad esprimersi compiutamente.
Fattori biologici e ambientali
La letteratura scientifica ci riporta una grande variabilità di sviluppo fino ai 3 anni, sappiamo che i responsabili delle difficoltà di linguaggio sono fattori biologici o ambientali; quello che fa la diffe-
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renza è la stimolazione dell’ambiente che circonda i bambini: leggere o farli frequentare il nido è molto utile, al contrario esporli a video e supporti tecnologici non li aiuta. I parlatori tardivi (“late talkers”) sono quei bambini che iniziano a parlare in ritardo ma che a tre anni raggiungono tutte le tappe attese. Se il ritardo del linguaggio non si risolve spontaneamente è indispensabile l’intervento del Logopedista.
Quando rivolgersi al Logopedista
Molto spesso una difficoltà di linguaggio è il primo campanello di allarme e può farci scoprire difficoltà uditive, relazionali o cognitive. Un consulto e una valutazione con lo Specialista va sempre fatto per chiarire ogni dubbio. Dobbiamo andare dal Logopedista se ci sono difficoltà persistenti nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio: difficoltà nella produzione di suoni, vocabolario ridotto, struttura della frase limitata o difficoltà nel generare un discorso. In particolare è bene attivarsi quando il bambino dai 12 mesi di età:
• non presenta la lallazione;
• non dice nemmeno una parola;
• non impara il linguaggio gestuale (per esempio dire “no” con la testa oppure fare “ciao ciao” con la mano);
• non indica oggetti o immagini.
A 24 mesi di età:
• dice meno di 10 parole;
• ha difficoltà di comprensione.
A 30 mesi di età:
• dice meno di 50 parole;
• non fa frasi di due parole (ad esempio “mamma acqua”);
• ha difficoltà di comprensione.
A 36 mesi di età:
• articola un linguaggio incomprensibile alle persone non familiari.
I disturbi di linguaggio
Avere un disturbo di linguaggio può voler dire avere difficoltà con i suoni o avere difficoltà nell’imparare nuove parole; usare poche parole o non metterle in sequenza correttamente. Questi bambini molto spesso faticano a seguire il discorso e le storie, possono manifestare difficoltà a seguire istruzioni; non sostengono una conversazione o non sanno gestire la comunicazione in situazioni differenti. Possiamo diagnosticarlo a quattro anni ma già tra i 18 e i 24 mesi è possibile riconoscere segni precoci e monitorarli.
Quale riabilitazione?
Il trattamento riabilitativo consigliato in caso di disturbi del linguaggio è la Logopedia; dopo i tre anni le sedute possono essere individuali o in piccoli gruppi, in alcuni casi ha senso fare cicli di terapia intervallati da pause. Prima dei tre anni è molto utile proporre interventi indiretti in cui i genitori o caregiver diventano protagonisti attivi dell’intervento riabilitativo del proprio figlio, grazie alle strategie psico-educative fornite dallo Specialista. È scientificamente provato che la terapia logopedica aiuta a risolvere le difficoltà articolatorie e fonologiche. A quattro anni, quando il bambino parla, lo si deve capire, deve essere intelligibile, e deve anche saper raccontare, unire più frasi e formare le prime narrazioni. Nella fascia d’età prescolare la Logopedia mira ad ampliare il numero di vocaboli, la struttura della frase e la comprensione del linguaggio, aiuta le abilità narrative, favorisce anche l’alfabetizzazione, ovvero l’acquisizione dei prerequisiti agli apprendimenti scolastici (questo lavoro sarà fondamentale in previsione dell’ingresso alla scuola primaria). Durante i primi anni di scuola primaria lavora anche con lettura-scrittura e calcolo. Il piano di trattamento deve essere individualizzato e deve essere redatto dopo una adeguata valutazione che va a soppesare i punti di forza e di debolezza.
Parlare, giocare, cantare e leggere sono le attività consigliate; una stimolazione adeguata può fare la differenza
Come comportarsi
È di fondamentale importanza presentare ai bambini un ambiente che sia stimolante e favorisca l’acquisizione di nuove competenze; l’ambiente in cui crescono è ancora più importante per i bambini con disturbo del linguaggio. Parlare, giocare, cantare e leggere sono le attività consigliate; una stimolazione adeguata può fare la differenza. La lettura di libri aiuta ad imparare nuove parole e a comporre le frasi. Sappiamo che funziona parlare in modo corretto, utilizzando parole semplici e articolate in modo chiaro. È inoltre molto importante che l’ambiente non sottoponga il bambino a richieste eccessive rispetto alle attese previste per il suo livello di sviluppo, uno stile esigente e oppressivo non sostiene lo sviluppo del linguaggio.
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D3 evo
Vitamina in olio extra vergine di oliva
Prodotto ottenuto per diluizione delle vitamine in olio extra vergine di oliva 100% italiano realizzato con frutti moliti a freddo e raccolti da ulivi coltivati senza l’utilizzo di fitofarmaci.
La vitamina D è una vitamina liposolubile che viene sintetizzata nella pelle grazie alle radiazioni ultraviolette B (UV-B). In una quotidianità sempre più “al chiuso”, per moltissime persone, e quindi per mancanza di un’adeguata esposizione solare, la sintesi di vitamina D non è sufficiente per soddisfare le esigenze fisiologiche. Ecco che in questi casi la vitamina D diventa una sostanza nutritiva “essenziale”, che deve essere ottenuta dall’alimentazione. L’olio extra vergine di oliva, sostanza lipidica, è un ottimo veicolo per questa forma di vitamina D in forma liquida ed ha un alto valore nutrizionale, essendo ricco di acidi grassi insaturi e di vitamine.
Dosaggio: 5 gocce al giorno (2000 UI) . 1 goccia contiene 400 UI di vitamina D3, perciò è un prodotto facilmente dosabile anche per i più piccoli, a seconda dell’età.
normale assorbimento del calcio e del fosforo normali livelli di calcio nel sangue mantenimento di ossa normali mantenimento della normale funzione muscolare mantenimento di denti normali normale funzione del sistema immunitario regolazione del processo di divisione cellulare
Ricorda l’importanza di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano. Prima dell’assunzione leggere le avvertenze riportate sulla confezione.
Alla luce del sole Cento Fiori è un mezzo. Il grosso del lavoro lo fa sicuramente la Natura.
Cento Fiori Srl Via G. Querzoli n. 10 - 47121 Forlì (FC) | tel 0543-481357 | mail info@cento-fiori.it
CIP - Proteggi il tuo cuore
Le Malattie cardiovascolari sono in aumento e rappresentano la causa principale di morte e disabilità. La buona notizia è che si può fare molto per la loro prevenzione, partendo dall’eliminazione del fumo di sigaretta, passando attraverso una corretta alimentazione e, soprattutto, praticando una costante e adeguata attività fisica. Quest’ultima può essere considerata infatti un vero e proprio strumento di mantenimento della salute cardiovascolare e, nella maggioranza dei casi, anche un fattore utile nella terapia. Durante il mese di marzo, il team scientifico della rivista Elisir di Salute attraverso il Circuito Informazione e Preven-
zione (CIP) propone a tutte le persone afferenti alle strutture sanitarie aderenti al progetto, alcuni temi chiave di riflessione e alcune indicazioni di base utili a costruire un’adeguata informazione su questo tema. Il punto fondamentale su cui focalizzare l’attenzione è rappresentato dall’attivazione delle opportune correzioni al proprio stile di vita, programmando la pratica costante di attività fisica, da definire in rapporto alle caratteristiche individuali e dopo aver adeguatamente valutato il proprio stato di salute con l’aiuto dei Medici Cardiologi e degli Specialisti di Medicina dello Sport. Per approfondire: www.elisirdisalute.it
Exposanità
Si terrà a Bologna, dal 17 al 19 aprile, la Mostra internazionale a servizio della sanità e dell’assistenza che, quest’anno, in occasione della sua 23ª edizione, si concentrerà sull’importanza delle risorse umane e sulla valorizzazione delle competenze per assicurare qualità e tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. Perché, se da un lato è vero che la tecnologia, la digitalizzazione e la ridefinizione delle modalità di cura avranno un ruolo fondamentale nel definire la sanità del futuro, le competenze e l’impegno dei professionisti saranno aspetti cruciali per fare la differenza nella gestione di sanità e assistenza. In particolare, in occasione del 45° anniversario del Servizio Sanitario, il claim della manifestazione sarà “Ci sta a cuore il
SSN”: una vera e propria campagna a cui sono chiamati a partecipare tutti i professionisti della sanità oltre che tutti i cittadini. Tra le attività dedicate a questo importante traguardo della Sanità pubblica italiana, verrà infatti proposto ai cittadini, al mondo delle Istituzioni e delle politiche sanitarie, alle aziende, alle associazioni di volontariato in sanità, di raccontare, tramite testi o video, perché hanno a cuore il SSN. L’edizione 2024 di Exposanità sarà inaugurata il 17 aprile alle 10 dal Convegno “Investire sui professionisti per la tenuta del SSN” a cui parteciperà Nino Cartabellotta, membro del Comitato scientifico della Fondazione Gimbe. Per informazioni: www.exposanita.it
Giornata Mondiale del Sonno
Comprendere l’importanza del sonno per la salute è fondamentale per prendersi cura del proprio benessere, sia fisico che mentale. Dormire male, soffrire di Insonnia cronica o non riposare il numero necessario di ore sono condizioni che possono compromettere le nostre capacità intellettuali e aumentare il rischio di insorgenza di alcune patologie quali Malattie cardiache, Obesità e Diabete. La Giornata Mondiale del Sonno, celebrata il 15 marzo in tutto il mondo, nasce proprio dall’intento di sensibilizzare sull’importanza di un sonno di qualità per la salute e il benessere generale. Il tema del 2024 sarà l’equità del sonno per la salute globale: dormire bene è essenziale per la salute ma differenze socio-economiche, condizioni e
distruzioni ambientali, strutture e sociali, relazioni comunitarie e interpersonali, convinzioni e comportamenti individuali causano disparità nella salute del sonno, rafforzando le disuguaglianze sociali e sanitarie e creando oneri aggiuntivi. In occasione dell’iniziativa saranno organizzati numerosi eventi a livello mondiale per coinvolgere il pubblico e offrire informazioni utili su come migliorare il proprio sonno: seminari, conferenze e workshop tenuti da esperti in campo medico e scientifico. Saranno inoltre presentate nuove scoperte e saranno forniti consigli pratici per promuovere uno stile di vita sano e favorire un sonno di qualità.
Per iscriversi: www.worldsleepday.org
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A
Il Fresco Spalmabile Nonno Nanni
Un formaggio versatile e ricco di qualità
Frutto di un lungo lavoro di ricerca e di un’accurata lavorazione, il Fresco Spalmabile Nonno Nanni è un formaggio fresco e morbido dall’irresistibile cremosità, caratterizzato da un gusto vivace ma delicato, fatto con solo latte 100% italiano.
Tra i numerosi prodotti della famiglia Nonno Nanni, riscuote un particolare gradimento da parte dei consumatori per il suo gusto unico, per la sua ver satilità in cucina e la conseguente possibilità di essere usato sia per sfiziosi antipasti, che per golosi dolci.
Formaggio naturale adatto ai vegetariani
Fatto solo con ingredienti naturali e senza glutine, il Fresco Spalmabile Nonno Nanni è particolarmente adatto alle esigenze di chi adotta una dieta vegetariana, perché senza caglio e realizzato con i migliori ingredienti. Prodotto senza l’aggiunta di alcun conservante, questo formaggio porta in tavola il giusto equilibrio tra la nota dolce e quella salata, grazie ad un’attenta selezione dei fermenti lattici e delle migliori materie prime.
Bontà che nasce dalla tradizione
Fondamentale per la bontà del prodotto è l’esperienza del casaro, che in Nonno Nanni si tramanda di padre in figlio. La produzione del formaggio viene adattata giorno per giorno dalle mani del casaro che, nei decenni di esperienza, ha maturato modi e metodi che gli permettono di gestire la produzione in termini di tempi o temperature, per ottenere sempre un prodotto eccezionale.
Apporto nutrizionale
Apprezzati non solo per i sapori e i profumi che portano sulle nostre tavole, i formaggi possono vantare anche
elevate proprietà biologiche, contengono infatti gli aminoacidi essenziali fondamentali per lo sviluppo e la crescita ma non solo, risultano per esempio utili anche alla corretta regolazione del ritmo sonno-veglia
Versatile in cucina
Buonissimo da solo o spalmato sul pane, è apprezzato da tutti in famiglia. In cucina può diventare protagonista di tantissimi piatti, aggiungendo una nota di freschezza a preparazioni dolci e salate, a sfiziosi finger food o ad antipasti a base di verdure.
Il Fresco Spalmabile Nonno Nanni è disponibile al banco frigo in una comoda e pratica vaschetta richiudibile salva freschezza da 150 g. Inoltre è disponibile anche in versione Senza Lattosio e in versione Leggero, con il 50% di grassi in meno rispetto alla versione classica.
Le confezioni che contengono il prodotto sono tutte riciclabili.
cura di Docmed s.r.l.
Dolore muscolare, come
IOltre ad un corretto percorso di Riabilitazione, anche la Tecnologia FIR può influire positivamente sulla salute muscolare, offrendo un trattamento efficace e non invasivo per il dolore muscolare
Dott. Rodolfo Malberti Ortopedia e Traumatologia Medicina dello Sport
l dolore muscolare è una realtà comune e spesso limitante nel mondo dello sport. Che si tratti di un atleta professionista o di un appassionato amatoriale, comprendere la natura del dolore muscolare e come questo influisca sulle prestazioni è di fondamentale importanza. Il dolore può derivare da un’ampia gamma di cause, inclusi sforzi eccessivi, traumi diretti o microtraumi ripetuti durante l’attività fisica.
Sviluppo del dolore muscolare nello sportivo
Il dolore muscolare si manifesta in molteplici forme: dall’affaticamento muscolare post-allenamento a condizioni più gravi come strappi o distorsioni. Il dolore acuto è solitamente una risposta immediata a un infortunio o ad uno sforzo eccessivo, mentre il dolore cronico può svilupparsi gradualmente, a causa di pratiche sportive non ottimali, scarsa ergonomia durante l’esercizio o insufficiente riposo e recupero.
Quali cause?
Le cause del dolore muscolo-scheletrico possono essere attribuite allo sforzo eccessivo durante l’allenamento o la competizione, ai traumi diretti, come colpi o cadute, o alla ripetizione eccessiva di movimenti specifici che
Il dolore muscolare si manifesta in molteplici forme, dall’affaticamento muscolare postallenamento a condizioni più gravi come strappi o distorsioni
può determinare microtraumi. I dolori muscolari nello sport possono derivare da sforzi fisici eccessivi, lacerazioni o mancanza di riscaldamento. I crampi muscolari, una forma comune di dolore, sono causati dalla contrazione incontrollata di un muscolo
Alcuni dolori muscolari, conosciuti come DOMS (Dolori Muscolari ad Insorgenza Ritardata), emergono dopo la prima volta che si pratica una nuova attività fisica e sono normali segni di adattamento muscolare al nuovo esercizio
I dolori muscolari post-allenamento sono causati da microtraumi nelle fibre muscolari e insorgono quando i muscoli sono sollecitati oltre i loro limiti abituali
Traumi e performance sportive
Le lesioni muscolari negli sportivi possono variare da semplici contusioni a rotture muscolari. Queste
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come affrontarlo?
lesioni possono essere causate sia da traumi diretti (come impatti fisici) sia da traumi indiretti (eccessivo allungamento passivo o contrazioni violente) Le lesioni muscolari non traumatiche sono spesso il risultato di una scarsa preparazione o affaticamento muscolare. Stiramenti e strappi muscolari possono causare dolore immediato, gonfiore e limitazione funzionale, influenzando notevolmente le prestazioni sportive.
Effetti fisiologici del dolore muscolare
Tra le conseguenze del dolore muscolare si riscontra solitamente anche una riduzione della forza muscolare e della mobilità; inoltre persiste un aumento della tensione muscolare e del rischio di ulteriori lesioni. Non ultime si possono verificare alterazioni nella meccanica del movimento che possono influenzare negativamente le prestazioni.
L’impatto psicologico
Gli infortuni sportivi hanno un impatto significativo sia fisico che psicologico sugli atleti. Essi conivolgono infatti aspetti del benessere fisico, emotivo, sociale e del sé.
I fattori psicologici come lo stress, la personalità dell’atleta e la storia di traumi precedenti possono influenzare la risposta allo stress e, di conseguenza, aumentare il rischio di infortuni.
Le strategie di “coping” (controllo), la resilienza e il supporto sociale giocano un ruolo cruciale nel modo in cui gli atleti affrontano e si riprendono dagli infortuni Il dolore influisce non solo sulla capacità fisica di eseguire determinati movimenti, ma anche sulla psicologia dell’atleta.
Il dolore cronico, in particolare, può portare a un ciclo vizioso in cui la paura del dolore limita ulteriormente l’attività, peggiorando il problema. Inoltre, la gestione inadeguata del dolore può portare a una riduzione dell’allenamento e, quindi, a una diminuzione delle performance sportive.
A livello psicologico, il dolore è molto impattante e provoca ansia e stress associati alla paura di ulteriori lesioni. Determina inoltre diminuzione della motivazione, della fiducia nelle proprie capacità fisiche e disturbi del sonno e dell’umore dovuti al dolore cronico.
Il dolore nel percorso di Riabilitazione
La Riabilitazione dopo un infortunio sportivo è un processo delicato. Il dolore che emerge durante tale percorso non è solo un indicatore dello stato di guarigione, ma può anche svolgere un ruolo di “guida” per il regime di recupero. Tuttavia, se non gestito correttamente, il dolore può al contrario diventare un ostacolo significativo, ritardando il recupero e peggiorando la condizione dell’atleta.
Le strategie di gestione del dolore nella Riabilitazione possono essere molteplici: è importante un corretto equilibrio tra riposo e attività fisica per evitare l’aggravamento dell’infortunio, ma comunque verranno intrapresi i trattamenti fisioterapici per migliorare la mobilità e ridurre il dolore. Al contempo risultano utili gli approcci psicologici per affrontare l’ansia e lo stress associati al dolore e alla Riabilitazione, infatti il dolore può essere intensamente avvertito durante la Riabilitazione, richiedendo un attento bilanciamento tra riposo e attività leggere.
È importante un corretto equilibrio tra riposo e attività fisica per evitare l’aggravamento dell’infortunio
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L’allenamento dei muscoli meno colpiti può aiutare nel recupero. Tecniche di visualizzazione, come l’imagery, e metodi di rilassamento muscolare sono parte integrante della Riabilitazione, aiutando a ridurre il dolore e migliorare il recupero.
La gestione del dolore muscolare nello sportivo è comunque complessa e multifattoriale, coinvolgendo aspetti fisici, psicologici e di riabilitazione. Una comprensione approfondita di queste componenti è fondamentale per il recupero efficace e la prevenzione di ulteriori infortuni.
Microcircolo:
cos’è e come funziona
Il microcircolo è la rete di piccoli vasi sanguigni che distribuisce il sangue ai tessuti. Una buona circolazione è fondamentale per la salute muscolare e un microcircolo compromesso può contribuire al dolore e all’infiammazione.
È fondamentale per la salute a livello muscolare che il microcircolo fornisca l’ossigeno e i nutrienti essenziali ai tessuti muscolari. Eliminando i prodotti derivati dallo scarto metabolico, si va a ridurre il rischio di infiammazione e viene supportato il processo di guarigione e di recupero dei tessuti.
I cluster d’acqua e l’infiammazione
I cluster d’acqua sono aggregati di molecole d’acqua che possono formarsi nel corpo. Essi possono essere associati ai processi infiammatori e al dolore, influenzando la salute muscolare e la ripresa da lesioni. A livello infiammatorio, i cluster d’acqua contribuiscono alla formazione di edemi e, di conseguenza, al
La Tecnologia FIR aiuta a ridurre il dolore, prevenire ulteriori infortuni e facilitare un recupero più rapido ed efficace
gonfiore nei tessuti. Possono inoltre interferire con il normale flusso di sangue e influenzare negativamente i processi di guarigione.
La Tecnologia FIR
I raggi infrarossi lontani (FIR ossia “Far Infrared Rays”) possono essere utilizzati per migliorare la circolazione e ridurre l’infiammazione. Questa tecnologia può influire positivamente sulla salute muscolare, offrendo un trattamento non invasivo per il dolore muscolare. I principi della Tecnologia FIR sono:
• aumento del microcircolo e diminuzione dei tempi di cure; la tecnologia comporta inoltre l’aumento del flusso del microcircolo sanguineo, andando così a favorire ulteriormente gli scambi metabolici e lo scambio di ossigeno dal sangue circolante ai tessuti corporei;
• riduzione dell’infiammazione mediante rottura dei cluster d’acqua e conseguente attuazione degli scambi metabolici a livello cellulare; l’acqua è coinvolta nei processi di trasporto dell’organismo e, date le sue proprietà dipolari, le sue molecole tendono ad organizzarsi in strutture dette cluster che possono rallentare i processi di scambio cellulare.
Quali benefici?
La tecnologia FIR, rappresenta un cambiamento nel modo in cui il dolore muscolare viene trattato nello sport. Questa tecnologia aiuta a ridurre il dolore, prevenire ulteriori infortuni e facilitare un recupero più rapido ed efficace. I suoi punti di forza risultano essere:
• riduzione significativa del dolore muscolare;
• miglioramento della funzionalità e della mobilità muscolare;
• accelerazione del processo di recupero postinfortunio.
Tra le soluzioni inerenti la tecnologia FIR, è presente la FIT Therapy Technology che risulta non solo una soluzione per il dolore muscolare acuto, ma un supporto prezioso nel percorso di ogni atleta verso prestazioni ottimali. Con una comprensione approfondita del dolore muscolare e delle sue implicazioni, unita all’uso innovativo di questa tecnologia, gli atleti possono aspettarsi una miglior gestione del dolore e una ripresa più rapida.
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Bullismo, come riconoscerlo
È importante che in ambito familiare vengano riconosciuti i campanelli d’allarme solitamente presenti, in modo da attivare prontamente gli opportuni provvedimenti
riconoscerlo e affrontarlo
Il termine bullismo, che deriva dalla parola inglese “bullying”, viene definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone che si percepisce come più potente nei confronti di un’altra, ritenuta come più debole. Secondo i dati del Ministero della Salute gli undicenni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti
Dott.ssa Silvia Marinelli Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
(15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze.
Le caratteristiche del fenomeno
Per parlare di bullismo devono verificarsi tre condizioni: comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta, reiterazione nel tempo di queste azioni, coinvolgimento degli stessi soggetti, di cui uno o alcuni, sempre in posizione dominante (bulli) ed uno o alcuni, più deboli e incapaci di difendersi (vittime). Inoltre, parliamo di un comportamento consapevole e volontario, perpetrato in maniera persistente, organizzata e opportunistica. Il bullismo può essere fisico o verbale, ma si sviluppa anche in tipologie maggiormente complesse, può essere infatti di tipo relazionale, manipolativo o elettronico. Il primo tipo consiste fondamentalmente nell’isolare la vittima dal punto di vista sociale, il secondo nel compromettere la sua reputazione e distorcerne i rapporti sociali e il terzo nel diffamarlo sulle piattaforme web.
Il contesto scolastico
Grandi protagonisti di questo fenomeno sono gli adolescenti e l’ambiente scolastico. È infatti nelle aule e nei corridoi di scuola che si consumano principalmente questi fenomeni, oltretutto spesso e volentieri vittima e bullo frequentano la stessa classe. Parliamo di un comportamento che coinvolge indiscriminatamente ragazzi e ragazze, con alcune differenze. Il bullo maschio è più portato alle prepotenze di tipo fisico poiché sente un bisogno maggiore di dimostrare il proprio ardimento fisico, solitamente forma grandi gruppi organizzati gerarchicamente che favoriscono un tipo di aggressione diretta. Le ragazze preferiscono formare gruppi più piccoli, basati su amicizie più strette, molto importanti soprattutto durante e dopo la pubertà per lo sviluppo psicosociale. Nelle ragazze si manifesta inoltre una maggiore inclinazione per la manipolazione, favorendo un’aggressività di tipo verbale o indiretta, intesa a condizionare i legami di amicizia.
Cyberbullismo e web
Capitolo a parte merita il cyberbullismo, fenomeno in crescita negli ultimi anni. Rispetto al bullismo tradizionale, in questo caso, ritroviamo un elemento aggiuntivo: l’anonimato da parte del persecutore. Le modalità di offesa possono variare dai commenti volgari (“flaming”) al ledere la reputazione della vittima sotto falso nome (“masquerade”) o rendere pubbliche informazioni personali (“outing”). Questi elementi
possono emergere per via diretta, attraverso l’uso della messaggistica istantanea o indiretta con i social network. Un aspetto molto preoccupante del cyberbullismo è la perdita dei confini spazio-temporali che, invece, sono salvaguardati nel bullismo tradizionale. Se nel bullismo tradizionale infatti lo spazio fisico e geografico può far sentire al sicuro la vittima, online siamo sempre rintracciabili e potenzialmente attaccati.
Le gravi
conseguenze
Come indica anche il Ministero della Salute, il fenomeno del bullismo è purtroppo associato a problemi di salute nel periodo adolescenziale che includono Disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e Disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (Disturbo da deficit di attenzione/iperattività, Disturbo della condotta, Distur-
Il bullismo può essere fisico o verbale, ma si sviluppa anche in tipologie maggiormente complesse, può essere di tipo relazionale, manipolativo o elettronico
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bo oppositivo-provocatorio), ma è anche associato a un maggior rischio di soffrire di Disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive.
Cosa dice la legge
La legge del 19 maggio 2017 ha istituito misure per la cancellazione dei contenuti offensivi diffusi online e per la protezione della privacy dei minori. Questa legislazione rappresenta un primo passo importante nella prevenzione e nel contrasto di questi fenomeni, promuovendo una maggiore consapevolezza e una cultura del rispetto tra i giovani. Nonostante sia fondamentale l’aspetto legislativo, gli ambiti di intervento più importanti sono sicuramente le famiglie e la scuola.
Prevenzione a scuola e...
Nell’ambiente scolastico possono essere attuate strategie preventive sull’allievo, sia di tipo educativo che
Nell’ambiente scolastico possono essere attuate strategie preventive sull’allievo, sia di tipo educativo che interpersonale e socio-comunicativo
interpersonale e sociocomunicativo. Altro ambito di intervento è il contesto, valorizzando le differenze individuali, l’aiuto e il supporto reciproco. Il ruolo dell’insegnante è fondamentale per rilevare e prevenire i segnali premonitori che attestino lo svilupparsi del fenomeno.
... in famiglia
Altro ambito in cui è necessario affrontare il bullismo, è il contesto familiare, in particolare nella capacità dei genitori di notare nel bambino quei campanelli d’allarme:
• non porta a casa compagni di classe o coetanei;
• non ha nessun amico per il tempo libero;
• non viene invitato a feste;
• ha paura di andare a scuola la mattina e per questo il più delle volte percorre il
• tragitto più lungo per recarvisi;
• è inappetente, soffre di Disturbi allo stomaco e di Mal di testa;
• ha il sonno disturbato (insonnia, frequenti risvegli, ecc.);
• ha frequenti sbalzi d’umore: sembra infelice, triste e depresso e spesso manifesta irritazione e scatti d’ira;
• perde oggetti o vestiti.
In conclusione
Ciò su cui tutti gli studiosi e i dati concordano è che per prevenire e combattere i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo è necessario un approccio multidisciplinare. Solo insieme famiglia, scuola e professionisti sanitari possono arrivare dove purtroppo le leggi, per quanto fondamentali, non riescono e probabilmente non riusciranno ad essere incisive.
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Microbiota geniale
In questo libro l’autrice Maria Rescigno, scienziata italiana considerata uno dei massimi esperti del microbiota, spiega e approfondisce le nuove frontiere della Ricerca sull’ormai noto legame tra intestino e cervello. “Microbiota geniale. Curare l’intestino per guarire la mente” oltre a dimostrare ulteriormente questo stretto rapporto tra i due organi, mette in relazione alcune patologie tradizionalmente considerate “malattie del cervello” come Alzheimer, Parkinson, Depressione, Autismo e Disturbi alimentari con malattie intestinali come la Sindrome dell’intestino irritabile e il Morbo di Crohn e viceversa. È chiaro dunque come le nuove frontiere
della Ricerca d’avanguardia sul microbiota potranno rivoluzionare le possibili azioni di prevenzione e cura delle alterazioni dell’umore, dei Disturbi alimentari, delle Malattie degenerative e dei Disturbi neurologici. Spiegando in modo chiaro ed esaustivo questa stretta interconnessione, fornisce inoltre al lettore utili consigli su come controllare e migliorare lo stato di salute del nostro microbiota grazie a probiotici e postbiotici specifici, metaboliti batterici, cibi fermentati, trapianto di microbiota.
Autore: Maria Rescigno
Editore: Vallardi A.
Fibrillazione atriale: una svolta rivoluzionaria
Le Malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in Italia e chi soffre di un disturbo cardiaco spesso si vede costretto ad una modifica radicale delle proprie abitudini, abbandonando di fatto la prospettiva di una vita ottimale, costantemente sottoposto a visite ed esami diagnostici e all’assunzione di terapie farmacologiche.
Senza la pretesa di sostituire in nessun modo il rapporto Medico/Paziente, né tantomeno di indurre i lettori alla sospensione di terapie mediche in corso, nel libro “Fibrillazione atriale: una svolta rivoluzionaria” il Dott. Antonio Fusco, che da più di vent’anni si occupa di Cardiolo-
gia interventistica, indaga le cause di questa tipologia di Aritmia cardiaca, la Fibrillazione atriale, fornendo spiegazioni scientificamente rigorose ma comprensibili al pubblico e proponendo un approccio nuovo e diverso al tema delle possibili modalità di risoluzione di questa patologia e, soprattutto, della sua prevenzione. In particolare, alla luce degli ultimi studi dei principali Centri di ricerca mondiali, consiglia un percorso concreto di scelte di vita, soprattutto a livello nutrizionale, da attuare da subito per preservare la salute del nostro cuore e regalarci un autentico benessere.
Autore: Antonio Fusco
Editore: La Traccia Buona
Scegli la longevità
Negli ultimi anni l’aspettativa di vita è decisamente migliorata, spesso però al crescere dell’età non corrisponde una condizione fisica ottimale che permetta davvero di vivere al meglio le proprie giornate. Sin dai primi malesseri e dolori che si manifestano intorno ai 40 anni siamo abituati ad assumere medicine per alleviare i disturbi, cominciando a considerare l’età che avanza e la vecchiaia come una vera propria malattia. Nel libro “Scegli la longevità. Come la scienza ci aiuta a contrastare l’invecchiamento vivendo bene e in pieno vigore”, il Dott. Andrea Grieco, Neurologo e Psicoterapeuta, profondo conoscitore della nostra biologia e delle ultime ricerche scientifiche, accompagna il lettore in un percorso che aiuti e sostenga la ricerca della longevità tramite un vero e pro-
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prio “progetto” di vita concreto e ben realizzato, per mantenere, o ritrovare, una pienezza nel vivere. La longevità e la salute in tarda età infatti non dipendono dal caso: sia la longevità che le malattie sono invece la risultante delle nostre scelte, e quindi del nostro stile di vita. Nella prima parte del libro l’autore illustra le teorie e i modelli sulla longevità proposti dagli studi internazionali più importanti e recenti, in una seconda parte, l’autore ci porta a conoscere i principali nemici della longevità tra cui Iperglicemia e Iperinsulinemia, Microbiota alterato, Infiammazione cronica e Sindrome metabolica.
Autore: Andrea Grieco
Editore: Nuove Esperienze
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Perché i piedi puzzano?
Non è solo questione di igiene, la responsabilità è anche del mastocita
Bromidrosi e Iperidrosi
Bromidrosi e iperidrosi sono due condizioni che, a seconda della severità, possono incidere pesantemente sulla qualità di vita e sulle relazioni sociali degli individui che ne sono colpiti. La prima situazione comporta la produzione di sudore dall’odore sgradevole, mentre nel secondo caso la sudorazione risulta essere eccessiva.
Il controllo della sudorazione
La sudorazione è un fenomeno biologico complesso che necessita di una fine regolazione per mantenere la temperatura corporea entro limiti fisiologici. In tal senso, l’attività delle ghiandole sudoripare è coordinata dal sistema neuroendocrino distrettuale, a sua volta regolato da una cellula residente nel tessuto dermo-epidermico: il mastocita.
Conseguenze di una sudorazione alterata
L’elevata concentrazione delle ghiandole sudoripare nella regione plantare, l’azione occlusiva di alcune calzature, l’effetto riscaldante del movimento e lo stress emozionale dell’individuo spesso sfociano in sudorazione eccessiva (iperidrosi) che causa fenomeni irritativi e macerativi cutanei, determinati dall’attivazione mastocitaria, con sviluppo di cattivi odori (bromidrosi). La cute così lesa rappresenta, inoltre, la porta di ingresso per infezioni microbiche batteriche e micotiche e concorre all’instaurarsi di dermatiti da contatto.
L’importanza della detersione quotidiana
A prescindere dalla gravità dell’iperidrosi e della bromidrosi, detergere quotidianamente l’area interessata con una preparazione specifica ad azione batteriostatica, defaticante ed emolliente
(BROMIPOD® DETERGENTE) consente di prevenire il peggioramento del quadro sintomatologico e di gestire anche le fasi più avanzate del problema. La Linea BROMIPOD® si completa con dispositivi medici ad applicazione topica in forma di crema e spray che permettono un controllo a 360 gradi della patologia dando un aiuto concreto a chi vive tale situazione come un vero e proprio disagio.
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La meditazione diventa tecnologia
Dorelan ha lavorato scientificamente per creare un materasso che fosse capace di donare al corpo addormentato una sensazione di rigenerazione cellulare come durante la meditazione. Re:Generation è un’esperienza olistica del sonno, del benessere e del riposo.
DORELAN BOLOGNA
Via Stalingrado, 19 Via Vicini, 1
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Via Ugo la Malfa, 8
Centro “Imola Lago”
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Via Alessandro Volta, 1
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Via Ravegnana, 409
DORELAN CESENA
Via G. Matteotti, 570
Labbra naturalmente più belle
Le labbra sono indiscutibilmente un elemento di bellezza da sempre considerate il simbolo per eccellenza della sensualità femminile, sono in primo piano nelle foto o quando si parla e sono il nostro principale mezzo di comunicazione. Ma nel trattarle dobbiamo anche tener conto che le labbra rappresentano anche la personalità delle persone e contribuiscono a comunicare le espressioni di felicità o di tristezza.
Labbra e armoniosità del viso
Per i Medici estetici intervenire su questa parte del viso è una sorta di “sfida” perché le labbra rappresentano l’elemento che, sia nell’uomo che nella donna, non vorremmo mai vedere invecchiare e, soprattutto, vorremmo sempre avere dello stesso volume. Ovviamente bisogna considerare le labbra nel contesto del viso e tenere conto anche dell’età, del genere e dell’etnia perché le labbra, a seconda del tipo di viso che ci troviamo di fronte, devono avere delle proporzioni ben precise con le altre parti del viso, altrimenti avremo un viso non armonico. Le labbra non devono essere lasciate alla nostra libera improvvisazione in quanto l’attrattività delle labbra è determinata da una
Grazie ai trattamenti di ultima generazione, con i filler è possibile ridare volume e definizione alle labbra, ottenendo un sorriso più armonico ed espressivo
Dott.ssa Patrizia Sacchi
Medico Chirurgo Estetico
Ancona - Jesi
FIME (Federazione Italiana Medicina Estetica)
combinazione di proporzione, definizione e volume. Si deve sempre tenere conto che il labbro inferiore deve essere di poco più grande rispetto a quello superiore e dovrebbe essere una volta e mezza rispetto a quello superiore per evitare l’effetto “labbro a becco”. Ecco gli inestetismi più frequenti:
• labbra scarsamente definite: la causa può dipendere da motivi congeniti o dall’invecchiamento cutaneo; in questi casi si può utilizzare un acido ialuronico a media densità, per ridefinire l’“arco di cupido”, la parte centrale del labbro superiore o per migliorare tutto il contorno delle labbra;
• labbra molto sottili: in questi casi è importante iniettare acido ialuronico molto morbido in quantità ridotte e, per cercare di aumentarle, si cerca di far ruotare il labbro inferiore e quello superiore verso l’esterno; si può utilizzare la tecnica “Russian
Il filler deve essere scelto tra quelli pensati per le labbra, né troppo denso, perché darebbe un effetto rigido, né troppo liquido, perché non garantirebbe il risultato
estetica & salute marzo/aprile 2024 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori 77
Lips” o altre tecniche di impianto e, per ottenere dei risultati naturali, si può procedere per gradi, in modo da ottenere labbra con una bella forma;
• asimmetria tra le due emilabbra: a volte una metà del labbro è più sottile rispetto all’altra, creando una disarmonia; in questo caso si può procedere infiltrando acido ialuronico solo sulla parte più sottile; se invece è il labbro superiore ad essere più sottile è possibile utilizzare la tecnica del “Paris Lips”, ossia tante piccole iniezioni di acido ialuronico, una fianco all’altra, in senso orizzontale, per ridare turgore e definizione.
Migliorare forma e volume
Il rimodellamento delle labbra è un intervento richiesto da donne di tutte le età, ma dobbiamo tenere conto che esistono diversi tipi di labbra, più sottili o più voluminose, altre, di soggetti più maturi, che devono essere solo “rinfrescate”. Alcune donne desiderano migliorarne forma e volume, altre si accontentano di attenuare la comparsa di rughe. Con l’età infatti le labbra subiscono cambiamenti profondi, perdono volume e definizione a discapito delle proporzioni e l’alterazione, anche minima, delle dimensioni o della forma di labbra naturalmente perfette, può influenzare l’espressione di tutto il viso. Oltre a ripristinare il volume perso è possibile anche prevenire l’invecchiamento con prodotti che permettono solo un effetto di nutrimento della mucosa, mantenendo le labbra idratate e senza modificarle, evitando un risultato artificiale ed esageratamente marcato.
I filler di ultima generazione
Grazie all’utilizzo di filler di ultima generazione, a base di acido ialuronico, molto morbidi, e alla tecnica giusta è possibile ridisegnare le labbra se sono poco pronunciate, ridefinire il contorno e, volendo, accentuare delicatamente il volume naturale. Il filler deve essere scelto tra quelli pensati per le labbra, né troppo denso, perché darebbe un effetto rigido, né troppo liquido perché non garantirebbe il risultato. È importante scegliere una giusta via di mezzo, morbidi ed elastici proprio come la mucosa naturale. Si lavora sulle labbra esattamente come si potrebbe fare con una matita per meglio definire il contorno o per dare un leggero volume in più. Con i filler di nuova generazione si ottengono risultati molto naturali perché riescono a conservarne le proprietà: trattenere acqua, restituire turgore ed elasticità, integrarsi perfettamente, salvaguardare i tratti originali e mantenere le labbra morbide e dinamiche.
La procedura è ambulatoriale, richiede pochi minuti e generalmente si esegue un’anestesia locale con crema anestetica
Il trattamento
La procedura è ambulatoriale, richiede pochi minuti e generalmente si esegue un’anestesia locale con crema anestetica. I risultati sono apprezzabili e visibili fin da subito e le normali attività possono essere riprese immediatamente dopo il trattamento. Terminata la seduta, le labbra risulteranno leggermente dolenti e gonfie per alcune ore e non è escluso qualche ematoma, da attenuare con impacchi di ghiaccio, o con l’applicazione di crema anti-livido.
Possibili effetti collaterali
Le iniezioni di filler si usano da molto tempo e sono considerate sicure ma possono provocare alcune complicazioni ed effetti collaterali, come, ad esempio, gonfiore localizzato o comparsa piccole ecchimosi o ematomi (lividi). La maggior parte di questi effetti indesiderati è spesso di lieve entità e tende a risolversi spontaneamente in tempi rapidi. È comunque importante che il Medico estetico, prima di procedere con l’inoculazione di qualsiasi filler, valuti attentamente le condizioni di salute del Paziente poiché, anche se questi trattamenti sono generalmente ben tollerati, possono presentare comunque alcune controindicazioni. In particolare lo Specialista dovrà valutare la fattibilità del trattamento in caso di gravidanza e allattamento, Allergia accertata o presunta per il filler, Patologie della pelle del tessuto connettivo di natura autoimmune, Infezione da Herpes virus in corso o anche nei casi di disturbi della coagulazione.
Affidarsi agli Specialisti
Prima di effettuare il trattamento è necessario fare una buona valutazione del Paziente e un’approfondita visita da parte dello Specialista perché ci sono prodotti che sono dedicati esclusivamente alle labbra ma a volte è preferibile utilizzare altri prodotti, sempre a base di acido ialuronico, con caratteristiche diverse, proprio per non alterare troppo la forma del labbro. Ovviamente un prodotto dedicato a correggere il volume delle labbra, non può essere indicato per correggere le piccole rughe del codice a barra. Ricordiamoci che il sorriso è unico e valorizzare le labbra serve anche per presentarci meglio agli altri!
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Cambiamenti quali ripercussioni
Il mutamento delle condizioni fisiche ambientali porta a valorizzare la capacità naturale di adattamento delle piante, tutelando la produzione agricola e le eccellenze alimentari
Cambiamenti climatici, ripercussioni
Prof. Paolo Ranalli
Come è noto, le piante di un certo luogo vivono in equilibrio dinamico con le condizioni fisiche dell’atmosfera (temperatura, umidità, quantità di luce, di ossigeno e anidride carbonica disponibili) e le componenti vitali del suolo (microrganismi e fauna terrestre) che caratterizzano il luogo medesimo. Ciò è conosciuto con il nome di “ecosistema”
Le variazioni climatiche modificano, prima di tutto, le interazioni tra le diverse forme di vita dell’ecosistema, come ad esempio le relazioni piante/insetti, piante/funghi, piante/piante infestanti. La modifica del
Fondazione Istituto Scienze della Salute - Bologna
rapporto pianta/insetto, ad esempio, potrebbe cambiare l’incidenza delle virosi, ossia malattie trasmesse alle piante sane da insetti vettori, dopo l’acquisizione di particelle virali da una pianta infetta. Allo stesso modo, la variazione temporale dello stadio della fioritura porterebbe alla perdita della sincronizzazione tra pianta e impollinatori. Così come, l’accelerazione dello sviluppo della pianta, che si verifica per l’aumento delle ondate di calore, riduce i tempi utili alla sintesi dei carboidrati e al loro trasferimento negli organi di accumulo, con conseguente calo della produzione.
Quale adattamento?
Le piante possono rispondere a tali variazioni adattandosi alle nuove condizioni in virtù della loro capacità di modificare l’habitus vegetativo in relazione a differenti condizioni oppure migrando in località più favorevoli alla loro sopravvivenza. È bene rilevare che esse hanno sviluppato strategie di resilienza al danno e di adattamento; addirittura sono capaci di rinunciare ad una “parte del loro corpo” nel caso venissero brucate da un animale, bruciate dal fuoco o sommerse dall’acqua, riuscendo perciò a sopravvivere e tornare a crescere rigogliose.
Le catastrofi di Hiroshima e Cernobyl non hanno impedito alla natura di sorprenderci, riprendendo a germogliare velocemente. Ancora, se sono in una foresta fitta, le piante tendono a crescere in altezza per cercare la luce; se sono in un terreno asciutto, sviluppano le radici in verticale per cercare l’acqua in profondità.
Possono verificarsi, però, cambiamenti radicali
Le piante hanno sviluppato strategie di resilienza al danno e di adattamento; addirittura, sono capaci di rinunciare ad una “parte del loro corpo”
persistenti, non transitori, negli habitat per cause diverse, quasi tutte riconducibili agli effetti del cambiamento climatico: temperature estreme che si ripetono in ogni stagione; bombe d’acqua, grandinate e venti forti frequenti, invasione di parassiti alieni. Tali eventi provocano danni alle piante di quell’areale colturale e ai loro organi riproduttivi (gemme, fiori, frutti), pregiudicandone la sopravvivenza o mortificandone le potenzialità produttive.
Migrazioni delle piante
In un mondo sempre più caldo e con eventi meteorici estremi, le piante se non riescono ad adattarsi, scappano! Dove? Spostandosi progressivamente verso latitudini più a Nord, per esempio verso località a quote più alte, dove trovano un clima più favorevole alla loro sopravvivenza. Così, per proteggersi dalle conseguenze del riscaldamento, negli ultimi anni le piante della regione alpina sono migrate più in alto di circa 200 metri. Allo stesso modo, la coltivazione dell’olivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi, nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà
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della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee, mentre i vigneti sono arrivati addirittura sulle vette alpine e si spostano verso il Nord Europa. Mentre al sud è boom per le coltivazioni tropicali, dall’avocado al mango, fino alle banane. Tale situazione si può connotare con l’aforisma “Olivo sulle Alpi, avocado sull’Etna e champagne in Inghilterra”. Pazzie del surriscaldamento! Per lo stesso motivo, viene resa più difficoltosa la stagionatura dei salumi e dei formaggi, come anche l’invecchiamento dei vini: in una parola, sono messi in serio pericolo i prodotti tipici italiani.
Difesa del nostro stile alimentare
Le proiezioni relative ai cambiamenti climatici in Europa indicano che il rischio di desertificazione è in aumento . Zone calde semidesertiche esistono già nell’Europa meridionale, dove il clima si sta trasformando da temperato a secco. Il fenomeno si sta estendendo al settentrione. Una sola cosa è certa: senza il nostro aiuto le piante stavolta non possono farcela. E senza di loro non possiamo farcela neppure noi. Per la tutela delle specie vegetali alla base della nostra Dieta mediterranea e che concorrono alla sicurezza alimentare (filiere dei cereali, dei legumi, delle ortive, dell’olivo e della vite), occorre innovare e porre in essere strategie di ricerca per ottenere cultivar resilienti ai cambiamenti del clima.
Le piante per un pianeta che cambia
L’urgenza di disporre di piante che riescano a vivere e a produrre bene nei nuovi contesti colturali ha portato al recupero di varietà locali/antiche (ecotipi) ben adattate a crescere in condizioni difficili e fonte di caratteri utili, nonché alla costituzione de-novo di varietà con specifici tratti di resistenza/tolleranza a basse temperature, gelate, carenze di acqua, anossia, salinità del suolo, infezioni parassitarie (causate dall’invasione di insetti e organismi alieni portati nelle campagne dalla globalizzazione degli scambi commerciali, oltre che dalle variazioni del clima) e più ricche di sostanze nutritive.
Il miglioramento genetico è classicamente basato su cicli di incroci tra genitori che, singolarmente, possiedono i caratteri utili che si desidera siano presenti nella nuova varietà; la selezione nelle generazioni segreganti, infatti, consente di individuare le piante che ricombinano i caratteri positivi di entrambi i genitori. La selezione assistita da marcatori molecolari aiuta a fare uno screening precoce e accelera i tempi della selezione.
Le biotecnologie di seconda generazione hanno aperto nuove prospettive essendo in grado di modi-
L’urgenza di disporre di piante che riescano a vivere e a produrre bene nei nuovi contesti colturali ha portato al recupero di varietà locali/antiche
ecologia & salute marzo/aprile 2024 www.elisirdisalute.it • il punto di vista di medici e ricercatori 83
L’epigenetica studia come modificare le informazioni codificate da un gene senza cambiare la sequenza del DNA
ficare geni di caratteri utili senza l’inserimento di DNA estraneo.
Perdiamo le eccellenze nazionali?
Niente affatto. Infatti, se parliamo di sapori o caratteristiche di pregio presenti in determinate varietà antiche, Mendel insegna che un carattere, quindi anche un sapore, può essere trasferito da una varietà ad un’altra: quindi, se consumatori fidelizzati chiedono di riavere un determinato sapore “antico” si può fare una varietà moderna con il sapore antico. Esattamente come la Fiat 500 di oggi: una macchina moderna che ha conservato l’estetica e la carrozzeria del modello originario, però con motore elettrico o, comunque, un motore a minore consumo di carburante e minori emissioni di CO2.
Epigenetica: una nuova risorsa
Le stagioni di crescita, sempre meno prevedibili, spingono a valorizzare la capacità naturale delle piante di attivare o disattivare rapidamente determinati geni in risposta ad eventi di stress. Come appena visto, i Centri di ricerca utilizzano incroci e selezione per creare varietà moderne che possono prosperare in condizioni di crescita difficili. Spesso si adotta un
compromesso tra l’obiettivo di sfruttare il massimo potenziale di resa e quello di garantire la sua stabilità in ambienti avversi. Per esempio, è possibile coltivare una varietà molto tollerante alla siccità, ma in un anno in cui non vi è alcuna siccità, questa varietà potrebbe produrre molto meno.
Per raggiungere una stabilità di performance, ultimamente ci si è interessati al ruolo che meccanismi epigenetici (processi biologici che attivano o disattivano i geni) possono svolgere in questo equilibrio dinamico tra potenziale di resa e stabilità di resa. Se i coltivatori potessero migliorare la capacità delle piante “premendo un interruttore” quando le condizioni ambientali cambiano, questo consentirebbe, ad esempio, di attivare cambiamenti fisiologici che aumentano la tolleranza alla siccità solo quando necessario, evitando di interferire sulla produttività della pianta in ambienti ottimali.
Come è noto, l’epigenetica studia come modificare le informazioni codificate da un gene senza cambiare la sequenza del DNA, ma alterando la trascrizione oppure la traduzione del messaggio contenuto nel gene medesimo.
I filoni di studio
Le ricerche attualmente sono indirizzate a identificare e caratterizzare i geni che controllano importanti caratteri di piante di interesse agricolo (principalmente, vite e melo) che sono epigeneticamente repressi da alcuni procedimenti chimici che hanno luogo sugli istoni (proteine che rivestono le eliche del DNA nel cromosoma) o sulla catena di DNA da minuscole molecole di RNA, in risposta a situazioni di stress (funghi, batteri, insetti) e condizioni ambientali negative (freddo e siccità).
Quindi, in alternativa all’uso di presidi chimici, viene proposto un nuovo tipo di prodotto fitosanitario basato sull’azione di piccoli RNA interferenti, questi interferiscono con l’espressione di specifici geni, degradando l’RNA messaggero (mRNA) dopo la trascrizione del DNA, in modo tale da non far avvenire la traduzione in proteina del messaggio contenuto nel gene medesimo.
I progressi tecnici raggiunti nell’uso di siRNA permettono la preparazione di formulati con ottime caratteristiche di efficacia, stabilità e persistenza nella pianta ospite: è realistico considerare, quindi, l’utilizzo di siRNA come “biopesticida” applicabile come spray fogliare, concia dei semi o direttamente nel suolo, con elevata specificità e biosicurezza rispetto ad alcuni prodotti chimici o strategie alternative di biocontrollo.
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