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A251 Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 3. Marcia funebre Adagio assai

Flauto dolce Flauto traverso Ottavino

Aerofoni

A imboccatura semplice

Flauto traverso

1. La parte superiore dello strumento si chiama testata. Nella sporgenza, che si chiama boccola, si trova il foro in cui il flautista soffia. Così si produce il suono.

Appoggia al labbro inferiore un tubicino (una chiave a tubo, il cappuccio di una biro, una bottiglietta), e soffia. L’aria s’infrange contro il bordo, fa vibrare l’aria nel tubo, e la vibrazione diventa suono. Osserva: di due tubi di lunghezza diversa, quale produce il suono più acuto? Quello più corto o quello più lungo? Se disponi alcune bottigliette di diversa dimensione una accanto all’altra, puoi arrivare a produrre tutti i suoni della scala. Ma anche una bottiglietta sola è sufficiente: basta variare la lunghezza della colonna d’aria al suo interno. Come? Con l’acqua: aggiungendo acqua, la colonna d’aria si accorcia. Se il tubo invece è fatto di legno, il modo più semplice di variare la lunghezza della colonna d’aria è aprire dei fori nel tubo stesso.

Gli strumenti che sfruttano questi principi fisici sono i flauti.

Originariamente lo strumento era suonato diritto, ossia perpendicolare alla bocca. Oggi è ritornato in auge: è detto appunto flauto diritto, o dolce , per il suo suono, o a becco, per la forma dell’imboccatura.

Costruito in legno, il flauto dolce ha dimensioni varie: dal più piccolo, il flauto sopranino, al più grande, il flauto contrabbasso, c’è tutta una serie di dimensioni intermedie: il soprano, il contralto, il tenore, il basso. Con questi strumenti si fanno complessini autonomi.

Nell’orchestra moderna invece i flauti dolci sono sostituiti da flauti più sonori, fatti non di legno, ma di metallo: il metallo ideale per costruire questi flauti è l’argento, e ciò fa capire perché essi siano tanto costosi. Per di più il flauto dell’orchestra si suona tenendolo non diritto ma di traverso: l’imboccatura infatti è aperta su un lato.

 Flauto dolce