Ticino Management, Speciale Digitale: Novembre 2025

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A cura di Susanna Cattaneo

Interpretare il contesto

Automazione non significa ancora autonomia. L’IA, soprattutto quella generativa, promette sistemi in grado di adattarsi al contesto e di prendere decisioni strategiche, ma resta a oggi lontana dalla duttilità delle capacità cognitive umane. Se l’intelligenza linguistica o logico-matematica possono essere replicate dalle macchine, più difficilmente lo saranno empatia, creatività, leadership e consapevolezza. Più che tecnologica, la sfida è culturale: in finanza, industria o marketing, il valore non nasce dalla potenza di calcolo, ma dalla capacità di calare i nuovi strumenti nel contesto e interpretarne le potenzialità. Nelle prossime pagine, l’esempio di chi già oggi traduce l’innovazione in scelte coerenti, responsabili e orientate al futuro.

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Blockchain: trasparente senza esporre i segreti

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L’open source rivoluziona l’ERP

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A misura di finanza: sicurezza, controllo e valore

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Ragionare come Wall Street

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Il plus di un approccio consulenziale all’IT

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Architettura della coerenza

Blockchain: trasparente

Tracciabilità, trasparenza e circolarità sono i tre principali obiettivi del nuovo Regolamento europeo Ecodesign, con cui dovrà fare i conti anche l’esportatrice Svizzera. Ma se i consumatori esultano, non mancano le sfide per implementarne lo strumento chiave: il passaporto digitale del prodotto (Dpp). A risolvere il dilemma fra accessibilità delle informazioni e tutela della proprietà intellettuale delle aziende e dei loro segreti industriali, la blockchain.

Quale viaggio ha compiuto per arrivare alla mia tazzina il caffè senza il quale non posso iniziare (bene) la mia giornata? Le mie scarpe sono davvero “Made in Italy” o sono state esternalizzate e solo rifinite in Italia? Quanto è davvero pulita la mia nuova auto elettrica?

Dichiarazioni su etichette, siti e social aziendali possono rassicurare, tuttavia si sa che se fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ma la responsabilità di smascherare pratiche opache o coinvolgimenti nascosti non può ricadere solo sui consumatori più attenti, né restare esclusivamente nelle mani delle autorità.

Un passo decisivo verso una maggiore trasparenza, responsabilità e sostenibilità nel commercio online e tradizionale è stato fatto grazie al nuovo Regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili dell’Unione Europea (Espr, UE 2024/1781), uno degli strumenti legislativi più ambiziosi del Green Deal e del Piano d’azione per l’economia circolare. Entrato in vigore nel luglio 2024, stabilisce un quadro normativo generale che tutti i prodotti devono soddisfare per essere commercializzati sul mercato unico europeo. L’applicazione sarà progressivamente delineata attraverso successivi piani di lavoro e atti delegati, prodotto per prodotto o per gruppi di prodotti simili.

Favorire il passaporto, prego. Sebbene l’esatta attuazione del Regolamento possa variare nella pratica, alcuni componenti

chiave saranno richiesti per tutti i prodotti. Fra questi, di primaria importanza il passaporto digitale del prodotto (Digital Product Passport, Dpp), un insieme strutturato di dati su un prodotto, accessibile in formato elettronico attraverso mezzi quali codici a barre, codici Qr o altri sistemi di identificazione automatica più sofisticati, che fornirà informazioni complete e tracciabili sul suo intero ciclo di vita, facilitandone l’identificazione e contribuendo a garantire trasparenza, sicurezza, ma anche a prendere decisioni sostenibili e ad aumentare l’efficienza.

L’obbligo riguarderà tutti i prodotti finiti e intermedi (non i singoli componenti) distribuiti e commercializzati nell’Unione Europea, indipendentemente dall’ubicazione (o dall’origine) dell’azienda e dalle sue dimensioni. Anche la Svizzera, che ha nell’Ue il suo partner commerciale di gran lunga più rilevante, destinatario del 51% dell’export elvetico - in prospettiva destinato ad assumere ulteriore peso a fronte dei dazi statunitensi - e con Pmi fortemente integrate nelle catene di approvvigionamento europee, dovrà fare i conti con l’obbligo. Viceversa, è molto probabile che elementi chiave del Dpp saranno implementati o richiesti anche in Svizzera, tramite accordi bilaterali o standard di mercato volontari.

Tra i settori prioritari indicati rientrano materiali e beni di largo consumo e ad alto impatto, come tessili, mobili, prodotti Ict, acciaio e alluminio, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti

Frank Pagano, azionista di Tokenance e Senior Partner di Jakala.

senza esporre i segreti

Ilaria Carli, avvocato, Senior Counsel di WST, specializzata in proprietà intellettuale e nuove tecnologie.

chimici, … Solo con l’adozione dei singoli atti delegati sarà possibile avere un quadro completo delle categorie e delle rispettive tempistiche di introduzione.

Gli atti delegati definiranno inoltre: i dati obbligatori; le opzioni sul tipo di soluzione hardware da utilizzare (ad esempio, codice Qr, link, ecc.); la collocazione del marcatore hardware (etichetta, imballaggio, certificato, ecc.); il livello di applicazione del Dpp (modello, singolo articolo, lotto di produzione, ecc.). Il dilemma. Se le intenzioni sono nobili, l’implementazione pone però due principali sfide che potrebbero avere una soluzione comune nelle blockchain (al plurale, poiché probabilmente sarà necessaria più di una blockchain per gestire il nostro mondo futuro, attraverso i suoi molteplici mercati e settori).

Primo: considerando il regolamento Espr e la sua attuazione, è chiaro che sia necessaria una soluzione tecnologica dinamica. L’infrastruttura Dpp che emerge sia dalle bozze normative che dai primi progetti pilota, non è limitata a uno specifico stack tecnologico. È modulare, aperta e progettata per supportare l’interoperabilità tra componenti centrali e decentralizzati. La blockchain, se applicata in modo corretto, grazie alle sue caratteristiche specifiche può fungere da abilitatore essenziale, assicurando la coerenza dei dati in questa infrastruttura.

Esistono diversi progetti pilota che ne dimostrano la capacità di fornire un valore tangibile in contesti reali. Le iniziative di

Circularise (plastica e batterie), Digimarc con Iota (mobilità elettrica) e Holzweiler (moda) o Tokenance (immobiliare, moda, produzione B2B) utilizzano tutte la blockchain per migliorare la tracciabilità, fornire tracce di audit immutabili e consentire un accesso differenziato ai dati sensibili.

Per fare un altro esempio, l’introduzione obbligatoria dei requisiti Dpp nel mondo dei beni di lusso è stata a lungo anticipata dall’adozione volontaria di strumenti di tracciamento della catena di fornitura digitale o di certificazioni di autenticità digitale basate sulla blockchain. Uno degli casi di maggior successo e diffusione è il Consorzio Aura Blockchain, creato dal Gruppo Lvmh, Prada e Otb. La blockchain è già la soluzione ideale per proteggere il fattore “X” e i segreti dei marchi che ne fanno parte, garantendo al contempo la fiducia dei fan e creando un ambiente trasparente per le autorità e le organizzazioni dei consumatori, su tutti i potenziali controlli e verifiche.

Oltre alla provenienza e alla tracciabilità, la blockchain affronta infatti uno degli aspetti potenzialmente più spinosi del regolamento - e qui sta la seconda sfida: la protezione dei dati e della privacy. Lo fa bilanciando la conformità ai requisiti normativi con la protezione dei dati sensibili di un’azienda. Se i consumatori sono ansiosi di godere i benefici che il regolamento offre, a preoccupare le aziende non sono solo gli oneri aggiuntivi ma a maggior ragione la tutela del loro

L’impatto del Dpp sulla catena end-to-end

• Produttore: deve garantire che i prodotti siano accompagnati dal Dpp all’immissione sul mercato.

• Importatore: deve assicurare che i prodotti provenienti dai Paesi di origine abbiano il Dpp, anche se le normative dei produttori possono essere meno severe. Se l’importatore modifica il prodotto o lo commercializza con il proprio marchio, assume il ruolo e le responsabilità del produttore.

• Distributore : prima di rendere disponibile un prodotto sul mercato o al proprio pubblico deve verificare la presenza del Dpp. Le piattaforme online sono state esplicitamente chiamate in causa come attori che devono contribuire a prevenire la vendita di prodotti non conformi sui loro siti. Ciò è fondamentale per sradicare il commercio di prodotti contraffatti o non autorizzati all’interno dell’Ue e per sanificare il mercato dell’usato, riducendo al minimo le frodi.

• Altri attori : anche i riparatori professionisti o gli operatori indipendenti coinvolti nella manutenzione, nel ricondizionamento o nel riutilizzo di un prodotto possono avere un ruolo attivo e un impatto sulla gestione del Dpp.

• Sanzioni: La violazione degli obblighi citati comporterà sanzioni stabilite a livello nazionale che dovranno essere efficaci, proporzionate e dissuasive. Possono includere multe, in base a natura e gravità della violazione; la sua durata; la situazione economica del trasgressore, chiunque sia nella catena del valore end-to-end; i benefici economici ottenuti a causa della violazione.

Laura Mattiucci, direttore marketing e comunicazione

know-how e del loro vantaggio competitivo. Il regolamento stabilisce infatti il principio secondo cui il Dpp deve essere liberamente consultabile non solo dalle autorità competenti, ma da tutti gli attori della filiera: consumatori, produttori, importatori, distributori, dettaglianti, riparatori e altre parti interessate. A tal

Come prepararsi al Dpp? Raccomandazioni per le imprese

Identificare i segreti industriali (tecnici e commerciali) all’interno dell’organizzazione e della rete di fornitori.

Procedere con audit interni, finalizzati alla mappatura dei dati, alla loro pulizia, classificazione e collocazione in un data lake praticabile e facilmente accessibile (e internazionale). Tutti sono pronti per il futuro, tranne i vostri dati.

Istituire una cultura della protezione dei dati e delle informazioni a livello aziendale, in cui sia data visibilità, se necessario, a fan, fornitori, distributori, ecc. e, naturalmente, alle autorità.

Adottare progressivamente soluzioni avanzate di sicurezza digitale, sperimentando nuovi stack tecnologici, come la blockchain, per servire al meglio gli obiettivi aziendali.

Esplorare nuove partnership e collaborazioni con fornitori, enti normativi e associazioni di categoria per stabilire standard di sicurezza e interoperabilità a livello di mercato, categoria e nazionale.

gestito dalla Commissione europea, per consentire a chiunque di cercare, esplorare e confrontare le informazioni contenute in tutti i Dpp. In questo modo però, informazioni riservate interne all’azienda (su processi produttivi, composizione dei materiali, elenco completo dei fornitori, ecc.) sarebbero potenzialmente accessibili anche a concorrenti, altri fornitori e nuovi operatori del mercato, nonché ad associazioni dei consumatori e lobby politiche. È pertanto fondamentale che nel processo di individuazione di tutti gli obblighi di divulgazione che avverrà con gli atti delegati, il legislatore fornisca suggerimenti concreti per l’adozione di protocolli tecnologici in grado di salvaguardare i segreti commerciali, garantendo un accesso differenziato alle informazioni. La soluzione. Fortunatamente è qui che le blockchain possono fare la differenza. Un registro pubblico e completamente decentralizzato costruito su blockchain può assicurare la trasparenza, la tracciabilità e la sostenibilità dei prodotti (obiettivi principali del Dpp), proteggendo al contempo i dati sensibili (attraverso un accesso limitato o altri mezzi). Questo perché la blockchain è a prova di qualsiasi manomissione, matematicamente impossibile da violare e pubblica, per definizione. Alcuni esempi:

• All’interno di Cardano (e anche di altre blockchain) esistono già soluzioni tecnologiche per offuscare le informazioni riservate, creando al contempo passaggi per concedere l’accesso alle autorità pubbliche, quando e dove necessario, come in caso di un controllo o di un procedimento legale. Un esempio di questo tipo, attualmente disponibile e utilizzabile, è il protocollo crittografico zero-knowledge-proof (alias Zkp), che consente a un attore (il prover) di confermare a un’altra parte (il verificatore) che le informazioni fornite sono vere, senza dover fornire altre informazioni riservate al di fuori di quella specifica dichiarazione.

vento o controllo o modifica, che viene registrato su blockchain.

• L’architettura della blockchain si basa su componenti resolver che collegano gli identificatori di prodotto con le fonti di dati. Queste fonti possono essere centralizzate, come i sistemi di gestione delle informazioni sui prodotti (Pim), ma possono anche includere registri decentralizzati come le blockchain. La loro capacità di garantire la verificabilità e la divulgazione selettiva li rende i mattoni ideali per un ecosistema Dpp verificabile e pronto per il futuro.

• I circuiti di pagamento programmabili tipici delle blockchain permetteranno di eseguire l’intero processo su scala globale con sanzioni, pagamenti e ricompense automatizzabili.

• Lo stesso principio si applica anche ai dati o alle informazioni personali dei consumatori o degli appassionati di prodotti, nel caso del Gdpr. Anche se l’elenco riportato non è esaustivo, dimostra chiaramente quanto forte possa essere una soluzione blockchain sia per l’attuazione di questo regolamento, sia per gli interessi di imprese e consumatori: la più adatta a sradicare il mercato delle merci contraffatte, a sostenere un mercato dell’usato efficiente e trasparente e a ridurre al minimo il margine di manovra dei malintenzionati nella produzione, commercializzazione e distribuzione delle merci all’interno dell’Ue. Il tutto risolvendo il dilemma fra protezione della proprietà intellettuale dei brand e pieno accesso, laddove necessario, alle specifiche di prodotto, in modo esponenzialmente migliore di qualsiasi tecnologia Web 1.0 o 2.0.

fine è prevista la creazione di un database centralizzato che raccoglie tutti gli identificatori univoci dei prodotti distribuiti e commercializzati sul mercato, facilitando i controlli da parte delle autorità (registro Dpp) e di un portale web pubblico,

• La natura immutabile della blockchain massimizzerà la velocità e l’accuratezza di qualsiasi indagine o controllo, la risoluzione dei conflitti e la caccia ai malintenzionati, proteggendo al contempo consumatori, produttori, fornitori e distributori virtuosi, con livelli successivi di accesso, controlli e bilanciamenti, con ogni singolo inter-

Se si terrà conto di questi aspetti nel suo sviluppo e nell’implementazione, il Passaporto digitale dei prodotti potrà trasformarsi in uno strumento strategico. Offrendo inoltre ai marchi una preziosa opportunità per costruire una base di consumatori/fan attiva e consapevole. Le aziende che abbracciano pienamente il regolamento creeranno infatti un dialogo intimo e rafforzeranno l’ engagement, trasformando così il Dpp in una piattaforma di relazioni più profonde con le loro comunità di utenti. Sta ora a legislatori, imprese e tecnologia portare avanti la discussione, per soddisfare pienamente i principi e le direttive dell’Espr.

L’open source rivoluziona l’ERP

Senza vincoli di licenza né dipendenza da fornitori, completamente personalizzabile e scalabile, il gestionale open source SoledeERP cresce insieme all’azienda e ne diventa un asset strategico. Con un ROI misurabile non solo in termini di costi ridotti, ma soprattutto di valore creato.

Adottare un software ERP non è solo una scelta tecnologica: è una decisione strategica che può trasformare il modo in cui un’azienda opera, gestisce le informazioni e prende decisioni. Centralizzare i dati, automatizzare i processi e integrare i reparti in un unico ecosistema digitale significa avere una visione completa e in tempo reale del business, diventare più agili, competitivi e pronti ad affrontare i cambiamenti del mercato.

Nonostante gli evidenti vantaggi, per molte piccole e medie imprese, la prospettiva di implementare un ERP resta complessa. Le soluzioni tradizionali, spesso pensate per grandi gruppi con team IT dedicati, comportano costi elevati, licenze rigide e poca flessibilità. «SoledeERP è la nostra risposta alle esigenze reali delle PMI. Basato su ERPNext, uno dei gestionali più completi e avanzati al mondo, introduce un nuovo paradigma: un software open source che offre la stessa profondità funzionale dei grandi sistemi proprietari, ma libero da vincoli di licenza e dipendenza dai fornitori», spiega Lorenzo Caldara, fondatore di Solede SA. Partner ufficiale di ERPNext l’azienda basata a Chiasso si affianca alle imprese accompagnandole passo dopo passo con il suo team di sviluppatori e consulenti certificati nella transizione: analisi dei bisogni, installazione, formazione, supporto.

Attenzione: chi pensa che open source significhi funzionalità limitate si inganna. Solido, scalabile e modulare, ERPNext integra contabilità, vendite, acquisti, magazzino, produzione, risorse umane, CRM e molto altro, con una flessibilità che lo rende ideale tanto per realtà strutturate quanto per imprese di dimensioni minori. «Senza licenze perpetue, vendor lock-in, costi nascosti di manutenzione o upgrade forzati, le aziende possono destinare il budget liberato a ciò che crea valore: personalizzazioni, integrazioni, formazione e sviluppo di nuovi moduli. Il

grande vantaggio è che l’azienda non paga più per il permesso di usare un software che la vincola al fornitore senza mai possedere realmente gli strumenti su cui si basano le sue operazioni quotidiane, ma finalmente investe nello sviluppo di un asset strategico che le appartiene davvero e che può essere riutilizzato, esteso e migliorato nel tempo», sottolinea Lorenzo Caldara.

Si può infatti adattare ogni modulo, automatizzare processi specifici, integrare strumenti esterni e creare report su misura o sviluppare nuove funzionalità: una flessibilità particolarmente utile per PMI come quelle svizzere, con processi unici o in continua evoluzione. «Nei sistemi proprietari ogni modifica richiede l’intervento del vendor o di suoi partner certificati, tempi lunghi e costi elevatiper di più con il rischio che le personalizzazioni vadano perse o creino conflitti al successivo aggiornamento del sistema. Al contrario, con un software open source il codice sorgente è visibile e accessibile, quindi ispezionabile e modificabile», commenta il fondatore di Solede.

L’open source introduce un nuovo equilibrio nei rapporti tra cliente e fornitore, “obbligato” a lavorare bene. Con un sistema aperto, l’azienda infatti se non è soddisfatta può rivolgersi a un altro partner implementativo, senza ripartire da zero. Libertà che non esiste in un ERP proprietario: cambiare fornitore significa affrontare costi di migrazione elevatissimi e rinunciare agli investimenti già fatti. «I vendor lo sanno bene, e questa asimmetria di potere si riflette nei prezzi e nelle condizioni contrattuali», osserva Lorenzo

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Caldara. Inoltre con l’open source non sono richieste licenze aggiuntive per nuovi utenti o moduli, rendendo la crescita aziendale sostenibile dal punto di vista dei costi IT.

Costruito su Frappe Framework e dotato di un’interfaccia utente intuitiva, tecnologie web standard e un’architettura che facilita la personalizzazione e l’integrazione con altri sistemi, ErpNext inoltre beneficia di un ritmo di innovazione continuo, alimentato da una community globale di sviluppatori: un modello collaborativo che assicura migliorie e nuove funzionalità con una velocità che poche software house proprietarie possono eguagliare.

Da giugno, l’ecosistema di Solede si è arricchito di un nuovo “collega”: Solede Bot, un assistente digitale intelligente sempre disponibile che integra la documentazione tecnica, le policy interne e i manuali operativi dell’azienda. In grado di rispondere a domande, guidare gli utenti nei processi, automatizzare compiti e generare analisi personalizzate, riduce fino al 95% i tempi operativi, diminuisce dell’80% gli errori manuali e aumenta la produttività fino al 300%.

Un’ulteriore dimostrazione di come Solede interpreta la trasformazione digitale: non vendere un software, ma accompagnare le aziende in un percorso di crescita su misura e sostenibile, anche per chi parte da zero, dove la tecnologia resta sotto controllo e il valore in casa.

Partner ufficiale ERPNext

Sviluppatori e consulenti certificati Via Motta 18, 6830 Chiasso Tel. +41 91 239 1283 info@solede.com solede.ch

A misura di finanza: sicurezza, controllo e valore

L’intelligenza artificiale porta nuove opportunità alla finanza, ma anche sfide di sicurezza e integrazione. Forte di oltre trent’anni di esperienza nel software per banche e fiduciarie, Apsoft sviluppa soluzioni su misura e sotto pieno controllo, per un’adozione dell’AI consapevole e sostenibile.

Come conferma anche un recente sondaggio della Finma, cresce l’interesse degli istituti finanziari per l’intelligenza artificiale. Banche, fiduciarie e società di gestione patrimoniale svizzere iniziano a sviluppare soluzioni proprie o a rivolgersi a fornitori specializzati. Ma al di là dell’hype, ciò che serve davvero sono partner competenti, capaci di tradurre il potenziale dell’IA in applicazioni concrete, sicure ed efficaci, rispettando i rigidi requisiti di un settore in cui la protezione dei dati e la stabilità operativa sono imprescindibili.

«Si tende a figurarsi l’intelligenza artificiale, a maggior ragione quella generativa, come un oracolo in grado di rispondere a qualsiasi domanda, ma bisogna ricordarsi che si tratta in realtà di uno strumento, come tale con i suoi pregi e i suoi difetti. Se usato bene può avere un valore aggiunto notevole, però va innanzitutto conosciuta», sottolinea Alessandro De Pellegrin, direttore di Apsoft SA. Forte del know-how specialistico maturato in 35 anni di consulenza e sviluppo di soluzioni IT su misura per gli intermediari finanziari svizzeri, l’azienda ticinese unisce ora la sua expertise bancaria e fiduciaria con le più recenti tecnologie dell’IA. Obiettivo, accompagnare gli in-

termediari finanziari a cogliere le nuove opportunità tecnologiche garantendo ciò che nel settore più conta: sicurezza, controllo e valore.

«Quando si parla di intelligenza artificiale, si tende a dar per scontato il ricorso al cloud. Ma per i nostri clienti far uscire i dati dall’azienda non è di solito

un’opzione», sottolinea Daniele Picciaia, software architect di Apsoft: «Da qui nasce FinMedIAtor, la nostra piattaforma modulare on-premise, basata su LLM locali e architettura multi-agent, in grado di operare senza uscire dai sistemi interni». Oltre a garantire la completa riservatezza, l’approccio di Apsoft si contraddi-

La piattaforma

GenIA on-premise di Apsoft garantisce controllo totale dei dati senza cloud. Permette agli intermediari finanziari di effettuare ricerche semantiche su documenti, automatizzare processi come la classificazione delle fatture, generare report e integrarsi con Office.

stingue per la capacità di integrare l’IA con infrastrutture legacy o proprietarie senza richiederne la sostituzione, che comporterebbe ingenti investimenti. «Un nostro punto di forza risiede proprio nella capacità di adattarci ai sistemi esistenti dei clienti, facendoli interfacciare con la tecnologia cutting edge dell’intelligenza artificiale, in particolare generativa, senza richiedere la modifica delle loro infrastrutture informatiche, ma fornendo funzionalità aggiuntive e la possibilità di scalare in funzione della crescita del loro volume del business», evidenzia Alessandro De Pellegrin.

Grazie all’architettura modulare, Apsoft è in grado di fornire soluzioni opera-

Accanto, da sinistra, Alessandro De Pellegrin, direttore di Apsoft SA, e il software architect Daniele Picciaia, mente umana dietro FinMedIAtor, la soluzione IA progettata dalla azienda ticinese per banche, fiduciarie e gestori patrimoniali.

tive in tempi rapidi e a costi sostenibili. La piattaforma può essere personalizzata con plug-in dedicati, adattandosi alle esigenze specifiche di ciascun cliente e ai diversi contesti operativi del mondo finanziario.

Tra le prime applicazioni spicca la ricerca semantica che, agganciandosi alle fonti che alimentano i processi informatici di una banca o una fiduciaria, permette di interrogare in tutta sicurezza documenti aziendali e normativi in diverse lingue e in diversi formati, come ad esempio PDF, Word, immagini... ma anche database relazionali oppure repository di fatture. Il sistema consente non solo di cercare termini, ma di formulare vere e proprie domande in linguaggio naturale. «La sostanziale differenza però rispetto a ChatGpt, oltre al fatto di offrire una soluzione in locale, risiede nella pertinenza delle informazioni con cui alimentiamo e aggiorniamo dinamicamente il sistema. Per garantire la massima trasparenza e verificabilità, ogni risposta è accompagnata da una stima indicativa di accuratezza e dal collegamento diretto alle fonti: un aspetto chiave per la compliance e la qualità dei dati in ambito finanziario», commenta Daniele Picciaia.

L’accesso avviene tramite web application locale, con la possibilità di creare ambienti multiutente, permessi differenziati e contesti di lavoro separati con accesso a informazioni segregate. Grazie ai plug-in integrabili con suite come Microsoft Office, l’IA può anche generare testi all’interno di email, documenti Word, presentazioni, ecc. Nonostante l’hardware contenuto, per chi ne necessitasse è possibile arrivare a eseguire modelli fino a 120 miliardi di parametri, garantendo prestazioni elevate anche on-premise.

L’IA di Apsoft apprende nel tempo grazie al feedback degli utenti e può essere ulteriormente personalizzata dai suoi sviluppatori per aderire ai workflow specifici di ciascun cliente. Affinché l’adozione dell’intelligenza artificiale sia realmente efficace, è prevista anche una formazione mirata. La Gen-AI, infatti,

semplifica l’interazione grazie a interfacce conversazionali sempre più naturali, ma richiede comunque consapevolezza d’uso: la qualità delle risposte dipende in modo diretto da come si formulano le domande.

«La roadmap futura punta a sviluppare ulteriori servizi basati su questa architet-

«Un nostro punto di forza risiede nella capacità di adattarci ai sistemi informatici esistenti dei clienti, facendoli interfacciare con la tecnologia cutting edge dell’IA senza richiederne la sostituzione, ma fornendo funzionalità aggiuntive e la possibilità di scalare in funzione della crescita del loro volume del business»

tura, interfacciabile verso sistemi esterni e che può essere utilizzata per realizzare agent sempre più complessi, abilitando scenari di nuova generazione per il settore finanziario oltre alla ricerca semantica e Q&A su documenti aziendali: analisi automatizzata di contratti e compliance, supporto decisionale per analisti e gestori, automazione intelligente di processi, … nuove idee possono nascere anche nella pratica, dalla realizzazione dei prototipi dimostrativi che presentiamo a clienti o potenziali tali per testare concretamente il valore dell’IA nei loro flussi operativi quotidiani», anticipa il software architect. Accanto ai nuovi progetti di intelligenza artificiale, Apsoft continua a consolidare e potenziare le soluzioni sviluppate nei suoi ormai quasi 35 anni di attività, che

festeggerà l’anno prossimo. Un knowhow specialistico che dal core banking si è arricchito di nuove applicazioni e prodotti IT per gli intermediari finanziari svizzeri, dal Cash Desk Management (eTeller) alla gestione delle operazioni societarie (INCA - Income & Corporate Actions), fino ai sistemi di Front Asset Management (FAM) e analisi della redditività aziendale (ProMIS - Profitability Management Information System). Un ecosistema software che testimonia la profonda conoscenza delle logiche operative e regolamentari del settore.

In un mercato dominato da aggiornamenti pressoché quotidiani, Apsoft sceglie una via diversa: l’innovazione stabile. «Il nostro obiettivo non è inseguire ogni nuova feature dei modelli LLM, ma offrire ai clienti soluzioni solide e affidabili, sulle quali costruire valore nel lungo periodo», conclude Alessandro De Pellegrin.

Competenza, rigore e visione: è questa l’intelligenza - umana - che permette di portare quella artificiale nel cuore dei sistemi finanziari svizzeri, con la sicurezza, l’attenzione e la sensibilità che il settore richiede.

Via Livio 7, 6830 Chiasso Tel. +41 91 922 71 18 info@apsoftsa.ch apsoftsa.ch

Ragionare come Wall Street

L’intelligenza artificiale sta progressivamente facendo il suo ingresso nel mondo della finanza, ma con risultati discontinui. Il problema non è l’IA in sé, ma il modo in cui viene utilizzata.

Salutati come la nuova frontiera del trading e delle previsioni, i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) non hanno ancora mantenuto le loro promesse in finanza. Per chi non avesse familiarità con questa tecnologia: gli LLM sono sistemi di IA addestrati su enormi quantità di dati testuali per comprendere e generare un linguaggio simile a quello umano. Alimentano strumenti come ChatGPT e hanno dimostrato notevoli capacità di scrittura, ragionamento e analisi. Il settore della finanza ne ha subito intuito il potenziale per analizzare i dati di mercato, prevedere le tendenze e informare le decisioni di trading.

Ma il divario tra aspettative e applicazione ha suscitato un crescente scetticismo. I critici sono pronti a liquidare gli LLM come “modelli sapientoni che producono previsioni di seconda categoria”. Non hanno torto, ma considerano la questione da una prospettiva sbagliata. Il vero problema non è se l’IA possa aiutare a prevedere i mercati, ma se i modelli giusti vengano applicati nel modo giusto.

Prendiamo ad esempio GPT-5. Questo modello esemplifica sia la potenza che i limiti dell’IA generica: sa un po’ di tutto, ma non conosce abbastanza le specificità dei mercati finanziari. Aspettarsi che ne preveda i movimenti è come pretendere che un coltellino svizzero esegua un intervento chirurgico.

Il paradosso conoscitivo. Una buona previsione non consiste nel sapere tutto, ma nel sapere le cose giuste al momento giusto. I modelli LLM tradizionali vengono addestrati su decenni di dati, creando un problema di “onniscienza”. Se si chiede loro di fare previsioni per il 2018, avendo già visto il 2019 e il 2020, introdurranno un bias di anticipazione. Questo rende il backtesting - ovvero il processo

«I critici liquidano in finanza gli LLM come “modelli sapientoni che producono previsioni di seconda categoria”. Considerano però la questione da una prospettiva sbagliata. Il vero problema non è se l’IA possa aiutare a prevedere i mercati, ma se i modelli giusti vengano applicati nel modo giusto»

Stefan Klauser, CEO e cofondatore di Aisot Technologies

di valutazione di una strategia di trading sulla base di dati storici per testarne l’efficacia - essenzialmente privo di significato. È come sostenere un esame quando si conoscono già le risposte.

La soluzione sono i modelli time-boxed, addestrati esclusivamente sulle informazioni disponibili in un determinato momento storico. Ogni modello “sa” solo ciò di cui un gestore di portafoglio poteva essere al corrente in quel giorno. Più che formulare previsioni dirette, questi modelli eccellono nell’estrarre segnali dai

testi finanziari - segnali che possono poi alimentare strumenti di previsione specializzati, come i modelli di serie temporali o i framework cross-sezionali.

Parlare la lingua della finanza. Gli LLM generici sono costruiti per comprendere il linguaggio, come le parole si collegano e cosa significano le frasi. Ma i mercati finanziari non funzionano come il linguaggio. Seguono regole e modelli diversi che evolvono nel tempo a modo loro.

I modelli addestrati e perfezionati sui dati finanziari sviluppano un tipo diverso di interpretazione. Imparano a riconoscere i pattern rilevanti nei mercati: come le notizie influenzano i prezzi, come gli effetti si manifestano su diversi orizzonti temporali e quali segnali meritano attenzione a seconda delle condizioni. È la differenza tra leggere di musica e saperla suonare.

Il futuro è ibrido. Non si tratta di sostituire i metodi quantitativi tradizionali, ma di creare combinazioni intelligenti. Utilizzate modelli linguistici per il riconoscimento di pattern e per l’elaborazione delle notizie di mercato. Abbinateli a modelli di serie temporali progettati per sistemi finanziari dinamici e a modelli trasversali che forniscano linee guida robuste.

I critici hanno ragione sui limiti dei modelli generici nelle previsioni dirette, ma sottovalutano il potenziale di questo approccio.

La lezione è chiara: la finanza non ha bisogno di un’intelligenza artificiale onnisciente, ma di modelli che sappiano le cose giuste al momento giusto, sostenuti dalla disciplina temporale richiesta da previsioni rigorose.

Il plus di un approccio consulenziale all’IT

Un servizio rapido, affidabile e su misura qualifica Tesyr come partner informatico strategico per le PMI che cercano soluzioni efficienti, personalizzate e sicure, dal cloud al body rental.

La trasformazione digitale corre veloce e cresce la complessità delle scelte IT: per molte realtà, capire quali soluzioni adottare è diventato tutt’altro che scontato. «Non basta la competenza tecnica: occorre comprendere il modo di lavorare e le esigenze di ogni singola azienda per proporre soluzioni che ne semplifichino l’operatività e ne migliorino le prestazioni, garantendo infrastrutture efficienti e sicure, dall’impresa di due persone a realtà con decine di collaboratori», osserva Antonello Tilotta, fondatore della società di consulenza informatica Tesyr, a Lugano. Con un’esperienza professionale di 40 anni nel settore, lavorando anche come consulente Apple, ha maturato le competenze e la sensibilità che oggi trasferisce nella sua attività, ben radicata nel territorio. Se quando ha iniziato con i sistemi di rete tutto era ancora analogico, oggi l’adozione del cloud è imprescindibile per migliorare la produttività aziendale e favorire la collaborazione fra dipendenti in sede e da remoto, mantenendo i più elevati standard di sicurezza. Tesyr è certificata per supportare le imprese con le soluzioni Cloud Microsoft, che consentono di accedere ovunque ai programmi Office e ai documenti aziendali, condividere file in tempo reale tramite OneDrive, organizzare riunioni virtuali e anche integrare software di parti terze: un ventaglio di opzioni che richiede chi sappia garantirne la configurazione ottimale. «Lavorare in cloud permette di accedere ai propri dati ovunque, eliminando costi e complessità dei server on-premise, dunque liberando risorse per il core business. Sempre più aziende, complice anche il cambio generazionale, ne comprendono i vantaggi, anche in termini di sicurezza. L’esternalizzazione in cloud, con backup geo-ridondanti, garantisce rapidità di ri-

pristino e riduce la vulnerabilità agli attacchi informatici, sempre più sofisticati», sottolinea Antonello Tilotta.

Oltre alle garanzie offerte dai partner, Tesyr cura la protezione perimetrale e infrastrutturale dei clienti e organizza anche momenti formativi. «L’utente resta il punto più vulnerabile. Per questo sensibilizziamo al riconoscimento di phishing e, più di recente, delle manipolazioni vocali generate dall’IA».

Telefonia, gestionali, dati e siti web aziendali sono ormai sempre più spesso ospitati su server. Gold Partner di Swisscom , Tesyr funge da interfaccia tra le aziende e l’ecosistema per le PMI dell’operatore nazionale, progettando infrastrutture virtuali su misura collegate ai data center Swisscom Tier 4, massimo livello di sicurezza e continuità operativa.

A chi preferisse mantenere la gestione locale dei dati, Tesyr propone soluzioni on-premise basate su Proxmox, piattaforma open source di virtualizzazione dei server che assicura continuità operativa e disaster recovery (iperconvergenza) con costi minimi rispetto alle licenze dei competitor (in particolare verso VMware, che col nuovo modello di licensing imposto da Broadcom è diventato molto costoso).

La tecnologia trasforma anche il tradizionale centralino telefonico, sostituito da sistemi IP come 3CX, software leader per la gestione delle comunicazioni proposto da Tesyr. Installabile in sede o in cloud, si interfaccia con provider nazionali ed esteri. Grazie all’app mobile, è possibile ricevere ed effettuare ovunque chiamate con il numero aziendale. Le funzionalità avanzate permettono di generare report per monitorare qualità del servizio e performance, oltre all’integrazione con il CRM. «La telefonia in entrata è il biglietto da visita per un’azienda: un sistema da noi configurato, in dialogo

Antonello Tilotta, fondatore e titolare di Tesyr, basata nel Luganese.

con il gestionale del cliente, consente di smistare i flussi di chiamate e accedere alle informazioni sui contatti in tempo reale, garantendo risposte rapide e personalizzate. È un servizio essenziale per fidelizzare i clienti e convertire i lead», sottolinea il titolare di Tesyr.

Il suo portfolio di clienti comprende: studi legali, medici, architetti e realtà produttive del Luganese e ticinesi che ne apprezzano la consulenza su misura, le soluzioni scalabili e l’assistenza rapida, con interventi da remoto che riducono tempi e costi. A completare l’ approccio di vicinanza operativa, Tesyr offre il servizio di body rental, dedicando alle aziende un referente IT con presenza programmata - da mezza giornata all’intera settimana. «Una formula flessibile per beneficiare delle competenze di un nostro esperto che conosce molto bene l’infrastruttura del cliente senza dover assumere un nuovo collaboratore ed evitando di affidare mansioni tecniche a figure non qualificate», conclude Antonello Tilotta.

In un mercato orientato alla standardizzazione, Tesyr rappresenta dunque un modello alternativo che riflette la passione del suo fondatore: una realtà capace di personalizzare la tecnologia in funzione dei processi aziendali, con un approccio consulenziale fondato su ascolto, competenza e continuità.

Via al Fiume 1

6929 Gravesano

Tel. +41 91 994 10 80

info@tesyr.ch

Architettura della coerenza

Integrare l’IA nei processi di branding, marketing e comunicazione non è solo una sfida tecnologica: è un lavoro di design cognitivo, per dare forma al pensiero aziendale e connettere i dati in una sintassi coerente. Un esercizio di intelligenza progettuale in cui

Ander Group accompagna i brand, creando esperienze digitali che riflettono la loro identità, imparano dalle interazioni e accelerano il raggiungimento degli obiettivi strategici.

Qualche mese fa un cliente ci ha chiesto di implementare un sistema di intelligenza artificiale per “migliorare le decisioni commerciali”. Aveva dati, aveva budget, aveva urgenza. Quando abbiamo iniziato a porre domande - quali decisioni volete migliorare, chi le prende oggi, in base a che criteri e con quali strumenti - è emerso che nessuno lo sapeva con precisione. Il problema non riguardava la tecnologia, ma la capacità di definire che cosa, per loro, significasse “decidere bene”. Questo episodio ha messo a fuoco una verità spesso trascurata. L’intelligenza artificiale non ripara le organizzazioni: le rivela. Amplifica ciò che è coerente e fa emergere ciò che è disallineato. Ogni modello intelligente, prima ancora di generare valore, riflette la qualità del pensiero che lo ha originato. Dove le relazioni tra dati, processi e persone risultano fragili,

«L’intelligenza artificiale non ripara le organizzazioni: le rivela. Amplifica ciò che è coerente e fa emergere ciò che è disallineato. Ogni modello intelligente, prima ancora di generare valore, riflette la qualità del pensiero che lo ha originato»

la tecnologia non costruisce ponti: ne illumina le fratture.

Se ci pensiamo, un’impresa è un sistema cognitivo. Vive di connessioni, linguaggi e decisioni che, nel loro insieme, definiscono la sua intelligenza naturale. Quando questi elementi non comunicano, la conoscenza si disperde e il processo decisionale si riduce a un insieme di reazioni episodi-

che. In uno scenario del genere l’IA fatica a produrre risultati, non per limiti tecnici, ma per carenza di struttura mentale.

Da questa consapevolezza nasce l’approccio di Ander Group. Prima di introdurre modelli o algoritmi, verifichiamo la capacità dell’organizzazione di pensare in modo sistemico. Un’impresa che sa apprendere da sé è anche quella che può dialogare con l’intelligenza artificiale senza snaturarsi.

Progettare ecosistemi grazie all’IA, per noi, significa dar forma alla conoscenza. È un lavoro di design cognitivo che porta alla luce le regole implicite del pensiero aziendale - come si prendono le decisioni, quali informazioni orientano le priorità, quali connessioni generano valore. Non si tratta di accumulare dati, ma di dotarli di una sintassi. In questa fase, branding, architettura informativa e tecnologia si intrecciano: un brand coerente non è soltanto una somma di segni visivi, è la manifestazione di un modo di ragionare. Quando dati e comunicazione rispondono alla stessa logica, la tecnologia smette di apparire come una sovrastruttura e diventa parte del metabolismo dell’impresa. Negli ultimi anni la retorica della “democratizzazione dei dati” ha incoraggiato una fiducia quasi ingenua nell’accesso indiscriminato all’informazione. Anche noi, in qualità di partner HubSpot, abbiamo sostenuto questa visione. L’esperienza diretta ci ha mostrato il suo lato meno produttivo. Un cliente, ad esempio, aveva reso accessibili a tutti i team i risultati delle campagne marketing con l’obiettivo di aumentare trasparenza e responsabilità. I numeri erano condivisi, ma le interpretazioni divergenti: il reparto vendite parlava di lead di scarsa qualità, il marketing di lead ignorati. Nessuno aveva torto, ma nessuno riusciva ad avanzare. Le informazioni erano molte, mancava la grammatica che le rendesse comprensibili.

Da allora abbiamo maturato una convinzione netta: la conoscenza non coincide con l’accesso. Serve una cultura capace di leggere, contestualizzare e collegare. L’intelligenza realmente distribuita non si misura in quantità di dashboard, ma nella consapevolezza con cui ogni funzione sa utilizzare le informazioni di sua pertinenza. È un equilibrio delicato fra apertura e competenza, fra libertà interpretativa e responsabilità decisionale. L’IA è utile quando diventa un’estensione del pensiero, non un sostituto del giudizio.

Quando questa armonia si realizza, la tecnologia smette di occupare spazio e, paradossalmente, lo restituisce. È quanto abbiamo sperimentato collaborando con un importante player del settore Healthcare del territorio. Il sistema conversazionale (chatbot) sviluppato interpreta il linguaggio naturale degli utenti, restituisce risposte accurate e aggiornate citando le fonti ufficiali e si integra con rigore nell’identità digitale dell’organizzazione. La sua efficacia risiede nella discrezione: accompagna l’utente, non lo distrae. È un esempio concreto di come l’intelligenza artificiale possa rafforzare la fiducia invece di pretenderla.

Lo stesso principio orienta l’adozione interna dell’IA in Ander Group. Non un esperimento parallelo, ma un elemento organico del lavoro quotidiano. La fase di analisi preliminare di un brief - ricerca di dati di settore, benchmarking competitivo, individuazione di trend - richiedeva in media giornate intere di lavoro. Oggi gli strumenti di IA completano l’elaborazione in poche ore, liberando tempo per l’interpretazione strategica e la costruzione di ipotesi creative. Il cambiamento più significativo riguarda la qualità del tempo. Le attività ripetitive a basso contenuto cognitivo, un tempo affidate a schiere di stagisti, vengono assorbite dal sistema; i professionisti possono concentrarsi sulle decisioni che incidono davvero.

Per Ander Group l’intelligenza artificiale rappresenta un’evoluzione naturale del metodo. Dopo anni di integrazione tra strategia, design e tecnologia, la nuova frontiera è costruire organizzazioni che imparano da ciò che fanno e che trasformano ogni interazione in apprendimento. Le opportunità non emergono da singoli strumenti, ma da architetture intelligenti capaci di adattarsi e rigenerarsi nel tempo. Continueremo a portare l’IA nei processi di branding, marketing e comunicazione

«Progettare ecosistemi grazie all’IA, per noi, significa dare forma alla conoscenza. È un lavoro di design cognitivo che porta alla luce le regole implicite del pensiero aziendale - come si prendono le decisioni, quali informazioni orientano le priorità, quali connessioni generano valore. Non si tratta di accumulare dati, ma di dotarli di una sintassi»

Florian Anderhub, Fondatore e Chief Vision Officer di Ander Group

Dalla costruzione di un brand forte alla generazione di lead qualificati

Panoramica sui servizi di Ander Group

Brand Strategy, Design& Experience

Diamo forma al valore delle aziende unendo Storytelling e Design. Perché un’identità ben articolata è alla base di ogni relazione duratura con clienti, stakeholder e collaboratori.

Performance Marketing

Coniugando creatività e analisi traduciamo l’essenza dei brand in campagne mirate per raggiungere il pubblico giusto al momento giusto, massimizzando l'engagement e il ROI

Sofware, AI & Data Engineering

Grazie a GoodCode, la nostra software house, integriamo strategia, sviluppo di soluzioni digitali ad alte prestazioni, IA e ingegneria dei dati, creando strumenti sicuri e scalabili Business Process Mangament

Formalizziamo processi aziendali di marketing, vendita e post-vendita in modo efficace e misurabile, per garantire efficienza, qualità e coerenza nei flussi operativi

HubSpot Customer Platform

per creare esperienze digitali capaci di riflettere l’identità dei brand e, soprattutto, di aiutarli a raggiungere ancora più rapidamente i propri obiettivi strategici. In parallelo, proseguiremo nell’utilizzo interno come leva di efficienza e come moltiplicatore del giudizio umano.

Resta aperta una domanda essenziale: fino a che punto un’organizzazione può delegare il proprio discernimento senza perdere identità. L’IA consente di automatizzare decisioni, prevedere comportamenti, rispondere ancor prima che la domanda venga formulata. È una conquista straordinaria, ma può trasformare la coerenza in rigidità e rendere invisibili le eccezioni. Governare questo rischio richiede scelte precise: stabilire cosa automatizzare e cosa lasciare fluido, dove privilegiare la previsione e dove accettare l’imprevisto, quando amplificare e quando contenere.

L’intelligenza artificiale non si manifesta come minaccia alla creatività né

come orizzonte di automazione cieca. È una grammatica del pensiero che spinge le organizzazioni a chiarire il proprio scopo, a definire i criteri della propria logica, a riconoscere i limiti entro cui agire. In quello spazio, tra la visione e il dubbio, tra l’intelligenza delle macchine e quella delle persone, continueremo a muoverci. Non perché possediamo tutte le risposte, ma perché abbiamo compreso che le domande giuste valgono più delle soluzioni premature.

Via Cantonale 4

6928 Manno Trichtenhausenstr. 58

8053 Zürich

Tel. +41 91 966 99 66 welcome@ander.group

Creare ricordi luminosi

Icona dello Swiss Made, da oltre 110 anni Caran d’Ache crea nei suoi atelier ginevrini strumenti che accendono la creatività dei piccoli e ispirano il genio dei grandi. Carole Hubscher, quarta generazione della Maison, racconta la sfida di perpetuarne savoir-faire e magia, anche innovando.

Per me, la “magia Caran d’Ache” corrisponde a un ricordo sensoriale preciso, condiviso da milioni di persone: l’emozione della prima scatola di matite ricevuta in regalo, nel mio caso quella di Prismalo decorata dall’immagine del Cervino. Avrò avuto 4 o 5 anni. Aprendola, il profumo unico e confortante del legno di cedro si mescola ai colori, svelando un arcobaleno. Un momento intenso, che resta per sempre. Questa è la nostra magia: creare ricordi luminosi.

Anche la scrittura a mano fa da sempre parte del mio mondo e le sono rimasta fedele. Usare un’agenda cartacea mi aiuta a visualizzare il tempo e a strutturare le idee. In un’epoca dominata dal digitale e dall’intelligenza artificiale, sono convinta che il gesto della mano che ‘pensa’ sulla carta sia un modo per preservare una forma di creatività e autenticità che ci è propria.

Come rappresentante della quarta generazione, la motivazione a perpetuare l’impegno e l’eredità della nostra azienda familiare è profonda e va oltre la gestione patrimoniale. Prima di entrare a farne parte nel 2012, ho voluto mettermi alla prova da sola. Queste esperienze, in particolare negli Stati Uniti, mi hanno confrontata con altre culture aziendali e insegnato l’importanza cruciale dell’orientamento al cliente. Quando sono tornata, è stato per scelta e ho potuto portare più strumenti e una nuova prospettiva per valorizzare i punti di forza della nostra Maison e capire in cosa migliorare.

Il mio approccio è stato guidato da una convinzione: abbiamo una storia e dei valori straordinari, ma dobbiamo farli conoscere. Mio padre Jacques ha sempre privilegiato la discrezione, ma credo che un know-how unico come il nostro meriti di essere raccontato. Oggi proponiamo oltre 3.500 referenze e 400 sfumature in 90 paesi. Dietro ogni creazione si cela il

Carole Hubscher, Presidente di Caran d’Ache. L’azienda si è qualificata seconda al Prix SVC Genève 2021.

savoir-faire dei nostri artigiani, che perpetuano gesti meticolosi con pazienza, maestria e passione. Per una sola matita occorrono circa 50 ore di lavoro e 35 fasi, molte ancora manuali. I nostri 300 dipendenti riuniscono più di 90 professioni sotto lo stesso tetto. Questa ricchezza umana è al centro della nostra eccellenza, conferendo a ogni strumento il suo carattere, la sua autenticità e la sua anima.

Ho quindi investito molte energie nel condividere i nostri valori. Internamente, ho voluto abbattere i silos. Credo nel “management by walking around”: essere sul campo, parlare con tutti. E nello spirito collaborativo: il mio motto è “Da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”.

La passione è il motore di tutto. Senza, non si trasmette nulla. Poi serve una visione a lungo termine. Come azienda familiare non siamo guidati dai risultati trimestrali, ma pensiamo alla generazione successiva. Ciò richiede pazienza, resilienza, curiosità e umiltà per sapersi circondare di talenti, oltre a un profondo rispetto per chi ogni giorno fa di Caran d’Ache ciò che è.

Vedo ogni nuovo investimento come un impegno verso il futuro della creatività e della scrittura a mano: dalla ricerca di nuovi colori allo sviluppo di gamme alla costruzione della nuova manifattura di Bernex. Questo progetto costituisce sicuramente la nostra sfida più significativa degli ultimi anni. Con oltre mezzo secolo, il sito attuale non è più adeguato. Costruire un nuovo stabilimento in Svizzera è però una grande sfida finanziaria e umana, che abbiamo affrontato collettivamente, condividendone il senso con tutti i collaboratori. Rappresenta il nostro futuro: sarà lo scrigno del nostro savoir-faire e il fulcro delle future innovazioni. Incarnerà i nostri valori, soprattutto la sostenibilità, con standard ecologici molto elevati. Caran d’Ache ha sempre privilegiato un’economia circolare e di prossimità.

Scrivere nuovi capitoli preservando l’eccellenza artigianale e la magia di un “love brand” significa evitare di musealizzarsi. Bisogna continuare a creare prodotti eccezionali ma in sintonia con il presente. Innovare è una sfida continua: non accontentarsi mai del bene quando si può fare meglio, per trasmettere un’eredità solida.

Il passaggio di consegne è un pensiero costante, ma senza pressioni. Ho tre figli, e mia sorella altrettanti. Il messaggio è chiaro: la porta è aperta, ma senza obblighi. Devono seguire le loro passioni e costruire la propria strada. La priorità è la continuità dell’azienda, qualunque forma essa assuma.

Se fossi un colore tra le nostre 400 tonalità? Sarei il rosso: pieno di energia e passione, non lascia indifferenti. È il colore del marchio “Swiss Made” che garantisce la nostra qualità, ma simboleggia anche la vita e la determinazione. È con questa energia che cerco di guidare la nostra Maison ogni giorno.

In collaborazione con Swiss Venture Club (SVC)

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