

Coaching speciale
Coaching speciale
Una partnership per trasformare il potenziale in risultati concreti
In un contesto in cui mercati, tecnologie e modelli organizzativi evolvono a velocità inedita, il business coaching è diventato una leva strategica per leader e professionisti, chiamati a prendere decisioni rapide, e guidare le persone in percorsi di trasformazione complessi. Non si tratta di un trend passeggero, ma di un investimento mirato per rafforzare le competenze chiave: dalla visione strategica alla comunicazione efficace, dalla gestione dei team allo sviluppo delle soft skills indispensabili per affrontare il cambiamento organizzativo. Perché il capitale più prezioso è il potenziale umano.



Questo approfondimento vuole offrire uno sguardo privilegiato su visioni, metodologie e strumenti di chi, del coaching, ha fatto la propria missione. Apriamo con la voce autorevole di Anthony Smith, executive business coach di fama internazionale, che non mancherà di ispirare e sorprendere il lettore, per poi proseguire con proposte di valore di professionisti accreditati attivi sul nostro territorio. Tutti volti femminili, a conferma della tendenza globale del settore, che vede un 72% di donne attive, secondo le stime dell’International Coaching Federation.
p. 56
Gabriela Cotti Musio Mental Coach per sportivi e professionisti mental-drive.ch


Vanessa Helfrich Life & Success Coach lifeguidecoach.com


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Sara Rossini Coach per aziende formatrici e apprendisti fill-up.ch
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Günnur Homburg Neurocoach Integrativo ticino-lifecoaching.ch
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Chantal Gilardini Linder Professional Coach cglcoaching.ch

Romina Henle Individual, Relationship & Team Coach coachingfederation.ch p. 56 p. 62

Barbara Brosadola Strategic Intervention Coach 360coachacademy.com
Artefici del cambiamento
Il primo consiglio a un imprenditore? Guardarsi allo specchio. Perché la crescita di team e aziende inizia sempre dal lavoro su sé stessi.
Spesso chi si rivolge a un business coach si aspetta una soluzione istantanea: un metodo pronto all’uso, strumenti immediati. Ma Anthony Smith, executive business coach di fama internazionale, mette subito in guardia chi lo interpella: «Posso proporti il miglior metodo del mondo, ma se vuoi ottenere risultati diversi, per prima cosa devi agire diversamente. E per farlo devi diventare una persona diversa».
Un obiettivo che richiede coraggio, lavoro su sé stessi e la capacità di affrontare le responsabilità senza puntare il dito su collaboratori o fattori esterni quando qualcosa non funziona. In questa intervista, Anthony Smith racconta come diventare artefici del cambiamento - personale e organizzativo - e quali strumenti rendano un leader capace di guidare il proprio team con efficacia.
Anthony Smith, perché sostiene che per diventare un leader più efficace occorra prima conoscere sé stessi? Perché prima di essere professionisti, siamo persone. E se migliori te stesso, i risultati arriveranno di conseguenza. Lavorare su di sé significa andare in profondità, guardare alla propria storia e individuare schemi ripetitivi: errori
ricorrenti, reazioni automatiche che ci limitano, ma anche successi da cui trarre forza. Conoscersi è la base per capire che ci sono anche altre opportunità e per scegliere quali obiettivi darsi, costruendo un piano dettagliato per raggiungerli e, poi, per mantenere la motivazione. Spesso chiedo a imprenditori e manager che mi contattano se abbiano mai fatto un corso di crescita personale: purtroppo la risposta è quasi sempre no. Come si traduce questo approccio nel suo lavoro con un imprenditore?
Lo metto davanti allo specchio. Spesso i clienti arrivano da me convinti che il problema siano i collaboratori: “Gliel’ho spiegato decine di volte e non lo fa!”. Ma prima di dare la colpa agli altri bisogna chiedersi: la mia comunicazione è davvero efficace? Sto trasmettendo in modo chiaro la visione? Sto dando il giusto contesto? Da qui inizia un percorso strutturato in cinque fasi:
1. Chiarezza di visione. Un leader deve sapere dove sta andando l’azienda. Serve non solo a livello strategico, ma anche per creare senso di appartenenza e impegno nei collaboratori.
2. Dati e monitoraggio Come in un’auto, serve un cruscotto che indichi l’andamento. I dati vanno non solo raccolti, ma anche analizzati e condivisi con il team.
A cura di Susanna Cattaneo
3. Momenti di condivisione. Riunioni strutturate, brevi e basate su fatti e numeri, non su emozioni e opinioni, per mantenere tutti allineati sulla rotta.
4 Ruoli e processi. Creare flussi di lavoro chiari e mansionari dettagliati, con obiettivi, compiti, competenze e qualità individuali richieste.
5. Feedback costruttivi. Dare riscontri, positivi o negativi che siano, per correggere la rotta senza affossare la motivazione.
Un approccio così strutturato è sostenibile anche per una piccola azienda?
È proprio nelle piccole realtà che funziona meglio. Se inizi dal giorno zero con processi chiari, eviti che ogni persona lavori “a modo suo”. Nelle grandi aziende che non hanno mai fatto questo lavoro, introdurlo è molto più complesso: ci sono abitudini radicate e resistenze al cambiamento. Certo, fare un percorso di coaching ha un costo… Ma la vera domanda è: quanto costerà non farlo?
Crescere come leader significa creare le condizioni per non farsi travolgere dal cambiamento, ma guidarlo.
Quanto è importante il coinvolgimento del team?
È fondamentale: il coinvolgimento genera impegno. Se i collaboratori partecipano alla creazione della visione o di un processo, non lo subiscono: lo sentono proprio. Per esempio, quando si creano i mansionari, chiedo all’imprenditore di scriverne uno ‘ideale’ per il ruolomai ad personam, se si vuole crescere bisogna professionalizzarsi strutturando funzioni di riferimento. Poi domando al collaboratore di fare lo stesso. Infine si confrontano le due versioni per stabilire quella definitiva. È una base condivisa che facilita i feedback successivi.
Dare feedback negativi è uno degli aspetti più delicati.
Qui entra in gioco il “metodo sandwich”: iniziare con un commento positivo, inserire la parte critica in modo costruttivo e chiudere con un rinforzo positivo. Porto l’esempio di un collaboratore problematico - lo chiamerò Michele - che mi sono trovato a gestire come Sales Director di Nike Italia. Conosceva il mercato e i clienti meglio di chiunque altro, aveva numeri eccellenti e un grande carisma. Ma in azienda, quell’energia si trasformava in negatività: commenti demotivanti, aperta opposizione alle strategie.
Nato negli Stati Uniti, Anthony Smith ha sperimentato la leadership sul campo sportivo prima ancora che nel mondo aziendale, con una lunga carriera nel football americano. Dopo aver maturato una vasta esperienza come dirigente commerciale in multinazionali come Nike, dove è stato promosso cinque volte in dieci anni fino a diventare Sales Director Italia, e poi Levi Strauss Italia, in qualità di Country Managing Director, nel 2004 ha deciso di mettersi in gioco aiutando le persone a dare il meglio di sé e a tirar fuori il proprio potenziale inespresso (una sfida che racconta in Il coraggio di cambiare, fra i suoi bestseller). Oggi Anthony è executive business coach e personal coach per imprenditori e dirigenti di diverse realtà industriali e commerciali e per i loro team di manager. Supporta inoltre allenatori professionisti nelle massime serie del calcio italiano ed è spesso interpellato per interventi motivazionali e ispirazionali in convention aziendali rivolte a forze commerciali e manager, dove rivela le sue doti di grande comunicatore.
Affrontarlo di petto avrebbe solo portato allo scontro. Durante il colloquio di feedback ho allora iniziato da un commento positivo, ‘la prima fetta di pane’: “Michele, tu sei il nostro punto di forza, conosci il mercato meglio di chiunque altro, i clienti ti adorano”.
Poi il ‘ripieno’ indigesto, facendo però attenzione a preservare quell’onda comunicativa positiva creatasi senza introdurre affermazioni negative: “E ti dico di più: se usassi questa capacità anche all’interno dell’azienda, mi saresti di grande aiuto”. A questo punto ho elencato i suoi comportamenti problematici: “La scorsa settimana, in riunione, il tuo intervento ha minato il lavoro del gruppo. Questo non aiuta né te né noi. Se hai idee alternative, portale a me prima”.
Infine, la ‘seconda fetta di pane’, con una chiusura costruttiva: “Fammi vedere questa svolta. Voglio che tiri fuori il massimo della tua potenzialità”. Ha funzionato: Michele ha cambiato atteggiamento, e il team ha ritrovato equilibrio. Qual è l’errore più pericoloso per un leader?
Ignorare comportamenti dannosi solo perché chi li mette in atto è ‘troppo bravo per perderlo’. È un messaggio de-

Anthony Smith

leterio per il resto del team: “Le regole non valgono per tutti”, “Il capo non ha il coraggio di intervenire”. Così si perde fiducia e motivazione.
Invece uno strumento irrinunciabile?
Le domande. Saperle utilizzare cambia la vita. Servono non solo a capire competenze e obiettivi, ma anche a prevenire conflitti e incompatibilità che possono minare un team.
Qualcuno potrebbe anche dire che queste sono cose già sentite e risentite... Ma il punto non è averle sentite: è averle applicate. Ognuno è diverso, per questo prima di sperimentare occorre lavorare su di sé e, ovviamente, è un processo che richiede tempo. Un coach ti porta a capire cosa fare, ti dà strumenti e un metodo, però lo sforzo dovrai farlo tu. Quando in Nike mi hanno promosso a Sales Director Italia, dissero di avermi scelto non perché fossi il miglior venditore, ma perché sapevo tirare fuori il meglio dalle persone. Ho capito solo allora che non è una qualità scontata per un leader. Ed è ciò che mi ha spinto a diventare executive business coach: per aiutare altri a fare lo stesso. Perché il vero leader non è chi ha tanti follower, ma chi sa creare altri leader.
Executive Business Coach
Romina Henle
Individual, Relationship & Team Coach


• Andragoga con background corporate in L&D. Volontaria di ICF Svizzera, già ICFS Chapter Leader Ticino e membro del Comitato direttivo di ICFS
• PCC, CPCC, ORSC trained, Diploma federale di supervisore-coach,...
• Con Dance In Your Essence accompagna individui, team e organizzazioni nei processi di cambiamento, allineando valori e azioni con approcci sistemici ed esperienziali
Il Quality Label che certifica la professionalità
Con oltre 60mila membri e circa altrettanti coach con credenziale, International Coaching Federation (ICF) è la più grande associazione al mondo del suo settore e opera senza scopo di lucro. Fra le prime al di fuori del Nord America, ICF Svizzera (ICFS), fondata nel 2003, è oggi fra i Charter Chapter più importanti in Europa, con 907 membri. Suo obiettivo è sostenere lo sviluppo e la diffusione del coaching nel nostro paese, promuovendo principi etici e professionali riconosciuti a livello internazionale. Cinque le community locali, tra cui una nella Svizzera italiana, che affiancano il comitato direttivo di ICFS, a disposizione di aziende, associazioni di categoria e privati per un sostegno, quale partner nell’integrazione del coaching nelle proprie strutture e nella vita quotidiana. Il programma indipendente di credenziali proposte da ICF - Associate Certified Coach (ACC), Professional
Certified Coach (PCC) e Master Certified Coach (MCC) - definisce standard globali, a cui si affianca la più recente Advanced Certification in Team Coaching (ACTC), dedicata al lavoro con i team. Questo porta chiarezza in un settore non regolamentato, ricco di opportunità ma anche di sfide.
Molti professionisti fanno riferimento a ICF: alcuni aderiscono al codice etico, altri diventano membri o ottengono credenziali. È responsabilità del coach comunicare con trasparenza il proprio percorso, l’esperienza, l’appartenenza a ICF e lo status di credenziale. Espressioni generiche come “coach certificato” non hanno valore: solo credenziali ufficiali come quelle proposte da ICF rappresentano standard riconosciuti. Grazie all’app “Verify a Coach” sul sito globale dell’Associazione, è possibile verificare se un coach è membro ICF o possiede una credenziale, inserendo semplicemente il suo nominativo.
La mente, vero motore della performance

Mental Coach per sportivi e professionisti

• Vasta esperienza in comunicazione aziendale
• Certificato e Diploma Sport Mental Coach alla Sport Mental Akademie di Zurigo
• Attualmente si prepara agli esami federali di Mentore aziendale
Tel. +41 (0)79 664 49 48 gabrielacotti@bluewin.ch
Dal campo da golf alla sala riunioni: il coaching mentale sviluppa concentrazione, resilienza e fiducia, competenze decisive per lo sport come per il business.
Il successo nello sport nasce infatti dall’equilibrio tra cinque fattori: allenamento, alimentazione, flessibilità, riposo e recupero, preparazione mentale. Se i primi quattro sono spesso noti, il quinto è a volte sottovalutato, pur essendo determinante per raggiungere l’eccellenza. La preparazione mentale consente agli atleti di sviluppare concentrazione, fiducia e resilienza nelle fasi decisive di una competizione. Ed è proprio su questo aspetto che si fonda Mental Drive, la mia nuova iniziativa professionale da indipendente, dopo molti anni intensi e arricchenti nella comunicazione e nel marketing del settore bancario. Un progetto che rappresenta la sintesi delle mie passioni e nuove prospettive, rivolto a
sportivi e anche a chi, nel mondo professionale, deve affrontare pressioni, sfide e cambiamenti continui.
Le tecniche utilizzate - dalla gestione dello stress alla concentrazione, dalla visualizzazione alla regolazione delle emozioni - permettono di potenziare abilità trasversali utili in ogni ambito. Un manager che impara a mantenere la calma sotto pressione o un imprenditore che rafforza la fiducia in sé stesso davanti a una sfida strategica applicano gli stessi principi che consentono a una golfista o a un nuotatore di performare al meglio nel momento decisivo.
In un contesto economico e sociale sempre più competitivo e incerto, saper allenare la mente diventa un vantaggio concreto. Mental Drive nasce proprio con questo obiettivo: aiutare persone e organizzazioni a sviluppare risorse interiori, consolidare la motivazione, migliorare la comunicazione e trasformare il potenziale in performance duratura.
Gabriela Cotti Musio
Una leva strategica per le aziende
Oggi l’apprendistato non è più solo una fase formativa: è una delle leve più strategiche per contrastare la crescente carenza di personale qualificato. Eppure, molte aziende faticano ad attrarre giovani motivati, a gestirli in modo efficace e - soprattutto - a trattenerli una volta formati. Il problema non è nei giovani, ma nella mancanza di strumenti concreti per accompagnarli, formarli e integrarli davvero nel contesto aziendale.
Il Coaching di Fill-Up nasce per questo: aiutare le aziende formatrici a trasformare l’apprendistato in un investimento solido e sostenibile. Lo chiamiamo coaching, ma è molto di più: è un accompagnamento strategico che unisce formazione, sviluppo del personale, consulenza e organizzazione interna. Lavoriamo su due livelli integrati: da un lato accompagniamo gli apprendisti nella loro crescita personale e professionale, sviluppando quelle compe -
tenze trasversali oggi indispensabili e mantenendo un dialogo attivo anche con la famiglia; dall’altro affianchiamo le direzioni aziendali nella revisione della struttura formativa e forniamo ai formatori strumenti pratici per affrontare le sfide quotidiane, migliorare la comunicazione, prevenire i conflitti e valorizzare il potenziale dei giovani. Il nostro approccio genera risultati misurabili: apprendisti più stabili e motivati, un tasso di successo formativo più alto e una concreta possibilità di inserimento interno al termine del percorso.
Ogni giovane che resta è una risorsa formata su misura, un costo di reclutamento risparmiato, un investimento che rientra.
Con Fill-Up, prima realtà specializzata nel coaching per apprendisti e aziende formatrici, l’apprendistato torna a essere una leva strategica per l’azienda, valorizzando il presente per potenziare il futuro.
In profondità, con empatia e concretezza
Il compito di un coach non è “aggiustare” le persone, ma aiutarle a capire che non sono spezzate: dentro di sé hanno già le risorse per crescere, trovare soluzioni e fare cambiamenti concreti.
Da sempre mi interessa ascoltare gli altri e cogliere ciò che sta sotto la superficie. Quando, dopo studi in turismo e una carriera come project manager ad Amsterdam, la mia città, ho scoperto il coaching, ho capito subito che era la strada giusta per me, una persona positiva e orientata alle soluzioni.
Dal 2010 accompagno i miei clienti in percorsi di crescita personale e professionale: rapidi, concreti, focalizzati sul risultato. A differenza di altre forme di supporto, il coaching infatti non si sofferma sul problema ma apre prospettive nuove, lavorando su mentalità, emozioni e comportamenti che plasmano il modo in cui affrontiamo le sfide. Non crea dipendenza: offre strumenti pratici per
superare gli ostacoli, fare chiarezza e acquisire consapevolezza.
Chi si rivolge a me desidera cambiare, ma spesso non è del tutto pronto. Il mio compito è accompagnare con empatia, ascolto e, soprattutto, con le domande giuste, quelle che arrivano al momento in cui sei davvero pronto per rispondere. Il mio metodo si basa sulla “Ruota della vita”: carriera, relazioni, salute, finanze, spiritualità… tutto è collegato e bisogna lavorare su ogni aspetto della propria vita per trovare l’equilibrio personale.
Dal 2016 vivo in Ticino, dove la mia esperienza internazionale, rafforzata dalla certificazione come Life & Success Coach presso la Jay Shetty Certification School, è un valore aggiunto.
Accanto al coaching individuale porto avanti nuovi progetti: tra questi Energy Talks with Vanessa & Alyssa, il podcast che curo con una collega basata negli Usa, dove il coaching ha avuto origine. E altre novità sono in arrivo, anche in Ticino.
Sara Rossini
Coach per aziende formatrici e apprendisti

• Oltre 30 anni di esperienza nella formazione professionale in Svizzera
• Titolare di un Executive MBA (SUPSI), abilitata all’insegnamento professionale e formatrice APF
• 2022: Fondatrice di Fill-Up
Tel. +41 91 252 11 10 / info@fill-up.ch
Sedi per consulenze a Bellinzona, Lugano e Locarno


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Il valore di un approccio integrato
Anche in ambito business, la dimensione personale è inscindibile da quella professionale: il successo nasce quando chiarezza interiore e strategia esterna operano unitamente, dando slancio all’impresa.
Non basta la strategia: molte organizzazioni sottovalutano come gestire cambiamenti e trasformazioni, ormai all’ordine del giorno nell’odierno mondo del lavoro, non sia questione solo di scelte razionali, ma richieda anche di confrontarsi con emozioni e reazioni fisiologiche dei propri collaboratori. «In ambito professionale si pensa di poter lasciare fuori le emozioni, ma il nostro cervello non funziona così. È il sistema limbico, responsabile delle emozioni primarie, a determinare la risposta istintiva di fronte a una situazione destabilizzante», spiega Günnur Homburg, life e business coach basata in Ticino dal 2002, attiva anche in Svizzera tedesca, Germania e Italia.
Fra i temi più frequenti delle sue consulenze aziendali: gestione dello stress e dei conflitti, team building, sviluppo delle competenze di ascolto attivo al sostegno nei cambiamenti di ruolo o carriera. «Dimensione personale e professionale sono sempre strettamente intrecciate: che si parli di motivazione, efficacia o leadership, il fattore decisivo sono le relazioni - incluse quelle con noi stessi. Le situazioni di conflitto, ad esempio, sono generate quasi sempre da bisogni contrastanti. Un intreccio complesso, ma anche molto interessante: se si accetta questa diversità, si può trasformarla in risorsa», prosegue Günnur Homburg.
Lavorare sulla diversità significa anche personalizzare ogni percorso. «La prima regola di un buon coach è prendere la persona nel punto in cui si trova: ascoltarla, comprenderne i bisogni e rispettarne i tempi. Il cambiamento e la formazione di nuove abitudini richiedono infatti costanza e ripetizione, analogamente all’introduzione di nuove procedure in azienda. Per questo sono scettica verso metodi che promettono risultati immediati: possono dare un impulso iniziale, ma spesso si esauriscono alla prima difficoltà», sottolinea la coach.
L’incontro con le neuroscienze è stato cruciale per potenziare i suoi strumenti
e sviluppare un approccio integrato che considera tre livelli inseparabili: mentale, emotivo, corporeo. Anche quest’ultimo, solitamente sottovalutato quando si parla di business coach, è fondamentale: «Spesso, mentre un cliente parla, noto dettagli come un abbassamento della voce, spalle che si incurvano, un gesto che lo contraddice. Sono segnali preziosi, che mi guidano nelle domande da porre. La memoria somatica conserva infatti esperienze, emozioni, persino traumi e il corpo può allora prendere il sopravvento segnalando un blocco emotivo, proprio come capita a quei manager che chiedono il mio supporto perché si agitano durante le presentazioni, pur essendo più che preparati e competenti sull’argomento», illustra la coach. Prima di affrontare le aree di vulnerabilità si lavora sempre per rafforzare le risorse personali. È la prospettiva della psicologia positiva, altro ambito di specializzazione di Günnur Homburg. Un metodo che valorizza le qualità già presenti nella persona per svilupparne il potenziale.
Sempre più sono le aziende a riconoscere il valore del coaching anche come strumento di prevenzione dei costi legati al malessere dei collaboratori. Günnur Homburg è stata ad esempio incaricata da una compagnia assicurativa svizzera di organizzare per la clientela corporate training e presentazioni in Ticino. Perché dipendenti soddisfatti e motivati significa riduzione di assenteismo, burnout , turnover e maggiore fidelizzazione dei talenti. E, ancora: aumento della produttività, ottimizzazione dei processi interni, decisioni più efficaci e sviluppo di una cultura aziendale solida e partecipativa. «Se le persone operano con focus, forza e gioia, si crea una dinamica che spinge avanti l’intera impresa. Il successo nasce infatti quando chiarezza interiore e strategia esterna lavorano insieme», conclude Günnur Homburg. Ragioni che rendono il coaching un must per ogni organizzazione, come investimento nel suo futuro.
Homburg
Neurocoach Integrativo


Il mio talento nell’ascoltare, motivare e consigliare è emerso lavorando in realtà internazionali come PwC e Hugo Boss, dove ho potuto conoscere diverse culture aziendali e collaborare con team e persone molto differenti. Un’attitudine di cui ho allora voluto fare la mia professione, decidendo di specializzarmi in coaching per aiutare individui e organizzazioni a vivere in modo più appagante e a raggiungere obiettivi duraturi. Dopo la certificazione come Master Life Coach, ho proseguito alla Dr.Bock-Coaching-Akademie, dove mi sono specializzata come Mindfuck® Coach, un metodo che aiuta a riconoscere e superare gli schemi mentali auto-sabotanti. Affascinata dalla complessità dei meccanismi umani, ho poi conseguito un Certificate of Advanced Studies in Psicologia Positiva all’Università di Zurigo e studiato neurocoaching integrativo al RothInstitute, avendo la fortuna di lavorare con Gerhard Roth, fonte di grande ispirazione. Un percorso formativo che continuo ad arricchire, in quanto credo profondamente nel valore di un approccio integrativo al coaching: disporre di più metodi e strumenti mi permette di scegliere, ogni volta, quello più giusto per la persona che ho davanti, in quel preciso momento della sua vita. Via Malpensata 2b
6883 Novazzano
Tel. +41 (0)79 719 6624
guennur@ticino-lifecoaching.ch
Investire su di sé: dal pensiero all’azione
Con oltre 23 anni di pratica, Chantal Gilardini Linder dimostra come un percorso di coaching con un professionista certificato generi ritorni concreti per persone e imprese, accompagnandole a trovare dentro di sé le proprie risposte e le strategie più efficaci. Un capitale di esperienza che continua a coltivare, anche con una specializzazione in sidrome dell’impostore, ampiamente diffusa.
Quando nel 2002 Chantal Gilardini Linder ha iniziato a occuparsi di coaching in Ticino, in pochi ne avevano sentito parlare al di fuori dell’ambito sportivo. Le prime aziende del territorio a interessarsi sono state quelle indirizzate dalla casa madre d’oltreoceano, dove invece era già la norma da una ventina di anni dotarsi di coach che seguissero dirigenti, manager o capisquadra. Pochi anni più tardi, la crescita esponenziale della domanda ha portato Chantal Gilardini Linder a fondare anche una scuola per formare altri professionisti, accompagnandoli a vivere e condividere il coaching con competenza, serietà e sensibilità. Ha così irraggiato le sue conoscenze su tutto il territorio e oltre, contribuendo a formare gli attuali protagonisti del settore con il percorso “Professional Coach”, che fa della 360 Coach Academy l’unico istituto nella Svizzera italiana a vantare una formazione certificata da parte dell’International Coaching Federation (ICF), ente di riferimento mondiale. Il coaching non si riduce infatti a qualche chiacchierata motivazionale: è un processo strutturato che mette il cliente al centro, aiutandolo a generare consapevolezza e a trovare dentro di sé le risposte giuste e le strategie più efficaci per ottenere risultati concreti nella vita professionale e personale.
Ora che la sua scuola ha raggiunto la maggiore età, ne sta passando il testimone a chi possa farla crescere ulteriormente. Ma Chantal Gilardini Linder non intende fermarsi. Troppo entusiasmo per la sua professione, e poi come non condividere il suo capitale di esperienza, con più di 6.000 ore di coaching individuale, oltre 5.000 d’aula in formazione di coaching e sviluppo delle competenze aziendali e più di 1.000 di mentoring?
«D’altra parte, un buon coach è tenuto a continuare ad aggiornarsi e l’anno scorso mi è ad esempio capitato di imbattermi in un campo davvero interessantissimo, la sindrome dell’impostore», prosegue la coach. Non si tratta semplicemente di ‘bassa autostima’ o di insicurezza passeggera, avverte. È una convinzione profonda e persistente di non meritare il successo raggiunto, di essere arrivati dove si è solo per fortuna o per circostanze esterne, e questo porta a non godersi i propri traguardi, a vivere nell’ansia da prestazione, a rinunciare a nuove opportunità di carriera per paura di ‘essere smascherati’. «I primi studi di fine anni Settanta pensavano che fosse una caratteristica legata solo alle donne, ma in realtà ci si è accorti che colpisce entrambi i generi, indipendentemente dal ruolo professionale o dal livello di successo: si stima che l’82% della popolazione la sperimenti
Smascherare la sindrome dell’impostore
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“Danzare col momento”
Ricordo bene uno dei miei primi clienti aziendali: avevo cominciato da poco, ero una giovane mamma e mi trovo questo manager verso la pensione, 40 anni di carriera, physique du rôle, che voleva chiaramente essere dappertutto fuorché davanti a una coach novellina. Il suo sguardo mi diceva “Cosa vuoi da me? Cosa hai da offrirmi?”.
Ho deciso di giocare a carte scoperte, facendogli capire che quell’ora avremmo comunque dovuta trascorrerla insieme.
Allora l’ho semplicemente invitato a parlarmi del progetto con cui era confrontato, facendo quelle poche domande che venivano dall’ascolto, ma che gli hanno aperto un mondo, permettendogli di vedere la questione da una diversa prospettiva. È uscito dal mio ufficio estremamente soddisfatto di sé, perché lui stesso aveva risolto un problema che lo bloccava da mesi (non è mai il coach a risolvere!). Questo è anche il bello della nostra professione: il mio successo è vedere un cliente soddisfatto.
È un esempio che ho sempre condiviso volentieri nelle classi in cui ho insegnato perché illustra alla perfezione una competenza fondamentale per un coach: “danzare col momento”. Prendere quello che si riceve dal cliente e accompagnarlo senza sostituirne volontà e intelligenza, ma liberandole e amplificandole.
nel corso della carriera, ma identificarla non è evidente perché può paradossalmente manifestarsi anche in modo contrapposto: tanto con ansia da perfezionismo quanto con la tendenza a procrastinare. Ho deciso dunque di conseguire quest’ulteriore specializzazione per rendere ancor più completa la mia offerta e oggi fa parte dei percorsi che propongo con la mia nuova attività, CGL Coaching», racconta Chantal Gilardini Linder.
A creare la sindrome dell’impostore sono spesso i ruoli che ci hanno affibbiato da bambini: il ribelle, il sopravvissuto, il figlio intelligente o il primo della classe. Ruoli che magari all’inizio ci sono piaciuti, ma che adesso ci portiamo dietro e ci frenano. Anche l’educazione contribuisce, tanto troppo rigida quanto troppo permissiva. Durante la prima fase del percorso si parte da un assessment e si esplora il genogramma per mappare le relazioni familiari e comprenderne l’influenza; successivamente si identificano i fattori che attivano risposte controproducenti (procrastino, faccio ore straordinarie, divento perfezionista) per poter lavorare su di essi in modo mirato nelle fasi successive. Attenzione però, quello del coach non è un servizio chiavi in mano: risolvere i problemi non è il compito del coach, proprio come nello sport non è l’allenatore a fare la partita e a segnare il punto. «Il coach può prendere atto del problema, fa esprimere il cliente e rilancia, stimolandolo a definire cosa vuole di diverso e nella focalizzazione di nuovi obiettivi. Molto spesso infatti non si osa andare verso qualcosa di diverso perché non lo si riesce nemmeno visualizzare. Una delle frasi storiche di Walt Disney era “If you can dream it, you can do it” e lo ha dimostrato non arrendendosi davanti a reiterati rifiuti e creando un impero perché lo vedeva. Ma oggi, nel mondo dell’apparentemente tutto possibile, è più facile sapere cosa non si vuole, che dove si vuole andare. Ecco, il lavoro del coach è sostenere il cliente nel comprendere quello che desidera di diverso, esplorando nuove prospettive e sfidandolo a considerare aspetti che forse non aveva ancora preso in considerazione», sottolinea Chantal Gilardini Linder, alla quale piace definirsi un “Thinking partner”. Oltre a continuare a proporre i percorsi di sviluppo del potenziale e di pianificazione strategica su cui ha lavorato negli ultimi 23 anni, con CGL Coaching offre anche un altro nuovo percorso, battezzato “ ImprendoVision”: un programma di accompagnamento per quei professionisti indipendenti che vogliono
sviluppare competenze da imprenditore: «La differenza può sembrare sottile, ma non lo è. Entrambi sono validi professionisti, ma mentre l’indipendente svolge un’attività individuale, con pochi costi fissi e il suo obiettivo principale è soddisfare i clienti attraverso il proprio lavoro, l’imprenditore crea valore e fa crescere l’attività autonomamente dalla propria persona, guadagnando da diverse attività e prodotti, con diversi collaboratori e, di conseguenza, maggiori responsabilità. Chi decide di fare il salto imprenditoriale perché ha ambizioni di crescere, di costruire un progetto che abbia un impatto e che gli dia soddisfazioni personali (nella media europea 1 su 5) ha bisogno di cambiare mentalità, approccio e modelli di lavoro, per imparare a coordinare, delegare e pianificare il futuro dell’azienda. Con questo percorso desidero dunque supportare i giovani e meno giovani imprenditori a vedersi nel futuro», conclude la coach. Con al suo attivo oltre 500 clienti, dal settore pubblico a importanti nomi di industria, grande distribuzione, moda, automotive e finanza, Chantal Gilardini Linder è pronta ad aiutare chiunque voglia mettersi in discussione e andare oltre i propri limiti. Niente promesse facili, ma una garanzia: in un percorso di coaching strutturato con competenza, onestà e lavorando sulla propria unicità, c’è sempre un ritorno sull’investimento.

Informazioni in merito: Coaching - Sindrome dell’impostore Sviluppo del potenziale ImprendoVision Pianificazione strategica
Contatti: cgl@cglcoaching.ch cglcoaching.ch
Dal 2002 ho la fantastica opportunità di lavorare allo sviluppo della persona e accompagnarla al raggiungimento dei propri obiettivi: una soddisfazione impagabile, ieri come oggi. Mi affascina sempre vedere il potere che ognuno può avere su sé stesso e come il coaching stimoli la crescita di ogni individuo. Ho iniziato la mia formazione nel 2001, specializzandomi a Ginevra: un grande impegno per un’allora giovane mamma di tre bambini, ma la dimostrazione che quando si è sicuri di aver trovato il proprio percorso non ci sono ostacoli, ma solo sfide per raggiungerlo. Nel 2002 ho ottenuto il diploma e dato vita a Coach Ticino. L’anno successivo ho partecipato alla creazione del TicinoChapter di ICF Svizzera, del cui Consiglio sono stata membro per 4 anni. L’esperienza internazionale vissuta a Singapore dal 2007 al 2009 mi ha arricchita sia a livello personale sia professionale e mi ha spinta a trasmettere la passione, la professionalità e l’etica del coaching anche ad altri. Così è nata 360 Coach Academy, tuttora l’unica scuola nella Svizzera italiana a proporre un percorso di formazione per coach professionisti riconosciuto da ICF. Oggi, mentre passo il testimone a Barbara Brosadola, già mia allieva, affiancandola per i prossimi 5 anni, mi sono lanciata nella nuova avventura di CGL Coaching, forte di un’esperienza di oltre 23 anni che continuo ad aggiornare, da ultimo con una specializzazione in Breakthrough coaching e Sindrome dell’impostore, per offrire un supporto completo e su misura a chi vuole dare il meglio di sé, persone e organizzazioni. Sempre molto appassionata della mia professione e molto orgogliosa dei risultati raggiunti dai miei clienti.Che sono avvisati: lavorare con me significa mettersi in gioco, decidere,farsi delle domande, agire, cambiare, crescere e... avere successo nella vita.
Professional Coach
Chantal Gilardini Linder
© Denisa
Babics
Una scuola di sviluppo ed efficacia, a 360 gradi
Da quasi 20 anni protagonista del settore in Ticino, 360 Coach Academy si rinnova a partire dalla introduzione nella sua offerta formativa di un corso semestrale dedicato a chi desidera sviluppare le competenze chiave del coaching, strategiche per potenziare l’efficienza dei team e l’efficacia personale.
Il successo del settore
Anche nel mezzo di una crisi globale, il settore del coaching non solo è sopravvissuto, ma ha prosperato. I professionisti attivi nel mondo hanno superato quota 100mila, con una crescita del 54% fra 2019 e 2022. Punto di riferimento per il settore, lo studio Global Coaching Study 2023 dell’ICF, realizzato in collaborazione con PwC, ne conferma resilienza e flessibilità sulla base di un sondaggio che ha raccolto le risposte di 14.591 coach in 157 paesi.
Coach professionisti
Stime per regione, 2022
Gestione di cambiamenti organizzativi o di carriera, sviluppo di competenze per motivare i team o risolvere conflitti tra collaboratori, miglioramento delle performance e del time management, conciliazione tra obblighi professionali e vita privata, crescita individuale… ad accomunare gli innumerevoli motivi per cui ci si rivolge a un coach è il desiderio di raggiungere nuovi obiettivi - personali o professionali - in maniera efficace ed efficiente.
«In particolare negli ultimi anni, segnati da forte instabilità con i cambiamenti accelerati dalla digitalizzazione e dalla pandemia che hanno rivoluzionato il mercato del lavoro e i suoi paradigmi, sapersi adattare e rispondere in tempi rapidi è diventato determinante. Allo stesso tempo, si fa sentire l’esigenza di sentirsi realizzati e di condurre una vita piena e appagante, come ci insegnano le nuove generazioni, meno inclini ai compromessi fra carriera e famiglia», osserva Chantal Gilardini Linder, fondatrice di 360 Coach Academy e pioniera del coaching in Ticino.
Anche alle nostre latitudini, dove a inizio anni Duemila di coachingche spopolava oltreoceano - si parlava esclusivamente in ambito sportivo, la richiesta è oggi elevata sia a livello aziendale che di sviluppo personale. E, come sempre accade, quando cresce la domanda, cresce l’offerta. Di qui la necessità di scegliere con cura il professionista a cui ci si affida per affrontare questo cruciale percorso. Da ormai 18 anni 360 Coach Academy è un riferimento in Ticino, non solo per chi vuole intraprendere un percorso formativo per diventare coach, ma anche per chi cerca un co -
ach qualificato. «Se infatti la sintonia è un fattore essenziale per stabilire la relazione di fiducia e trasparenza che è alla base di un percorso di coaching, altrettanto essenziale è poter fare affidamento su un professionista adeguatamente formato. Ma si tratta di un mestiere ancora scarsamente regolamentato», sottolinea Chantal. Purtroppo chiunque può definirsi ‘coach’ senza dover soddisfare requisiti particolari né aver conseguito un diploma specifico. Mancanza di regolamentazione che si riflette in ambito formativo.
«Il percorso “Professional Coach” di 360 Coach Academy è l’unico nella Svizzera italiana accreditato Level 2 da ICF (International Coaching Federation), la più grande e riconosciuta federazione indipendente di coach a livello mondiale. Offre una preparazione a 360 gradi, teorica e pratica, progettata per accompagnare i partecipanti a diventare coach qualificati di alto livello, allineati agli standard professionali e al codice deontologico di ICF, a garanzia di integrità, riservatezza, trasparenza e rispetto per il cliente e la professione», spiega la fondatrice. A lei il merito, oltre vent’anni fa di aver intrapreso la sfida di promuovere il coaching in Ticino, dimostrando la validità della metodologia con risultati concreti. Lo confemano istituzioni e aziende del settore pubblico, eccellenze del settore industriale, nomi della grande distribuzione svizzera e molte realtà in ambito finanziario entrate a far parte
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della clientela di 360 Coach Academy. A fianco di Chantal, oggi, si inserisce Barbara Brosadola, ex allieva dell’Accademia, che nei prossimi 5 anni si appresta ad assumere progressivamente un ruolo gestionale per portarne avanti l’eredità, con la volontà, forte della sua precedente esperienza imprenditoriale, di imprimere un’ulteriore accelerazione, dopo gli anni di inevitabile sofferenza della pandemia: «Aver superato il Covid, poter vantare una qualità comprovata da ICF e 18 anni di attività in un settore dove sono molte le meteore, è un importante punto di partenza. Il mio desiderio è far fiorire ancora di più questo patrimonio, sulle solide fondamenta poste da Chantal, esplorando nuove opportunità e rispondendo ai bisogni emergenti del territorio», dichiara la futura direttrice.
Prima novità, l’introduzione di un percorso Level 1 di sei mesi, pensato per chi non mira a diventare coach professionista, ma vuole svilupparne le competenze. Uno strumento prezioso, ad esempio, per manager, consulenti HR, responsabili della comunicazione o, in generale, per chi desidera integrarsi meglio nella propria posizione lavorativa, dando quel qualcosa in più all’azienda o per sé stesso. Far sentire veramente ascoltato l’interlocutore, saper formulare domande che stimolano idee e approfondimenti piuttosto che semplici risposte, e riconoscere i punti di forza propri e altrui: queste non sono soltanto abilità da coach, ma strumenti strategici per far funzionare meglio i progetti, i team e i rapporti con clienti o partner, risorse trasversali utili tanto nella vita professionale quanto in quella personale.
A ottobre partirà il progetto pilota per la certificazione ICF del programma Level 1, che prevede tre ore settimanali equamente suddivise tra teoria e pratica, due volte la settimana in diretta online, per un totale di sei mesi in cui si acquisiscono metodologie e strumenti della disciplina. Il progetto pilota include anche un percorso di mentoring e supervisione che garantisce l’immersione nell’applicazione delle competenze fondamentali.
La frequentazione da remoto è pensata per facilitare la partecipazione di professionisti già attivi che l’Accademia attrae anche da Italia e Francia, arricchendo il confronto interculturale. «Sei mesi possono sembrare lunghi, ma sono fondamentali affinché un adulto assimili ciò che apprende, lo testi, lo discuta e lo faccia proprio», osserva Barbara, specificando: «Questo formato, più agile del nostro corso per coach professionisti, ci consentirà di attivare diverse edizioni all’anno, andando incontro alle esigenze dei partecipanti nel creare le classi. In prospettiva, intendiamo inoltre sviluppare anche delle proposte ad hoc per rispondere a esigenze molto puntuali anche di una singola azienda. Parallelamente, vogliamo potenziare anche la nostra complementare attività di coaching individuale e aziendale - business, leadership ed executive. Il tutto ampliando il nostro team di professionisti certificati e appassionati». Sotto la guida della fondatrice, affiancata dal contributo della futura direttrice, la scuola è dunque pronta a cogliere il momento di forte slancio di un settore che, più che mai oggi, nell’era dell’incertezza globale, si dimostra indispensabile per supportare i processi di trasformazione che toccano tanto le organizzazioni quanto le singole persone. Ognuno con un potenziale da far emergere e sviluppare attraverso quella relazione di partnership che, senza voler imporre prospettive né strumenti, è alla base della dinamica del coaching, capace attraverso domande riflessive, aperte e potenti di aiutare ciascuno a (ri)scoprirsi.
Barbara Brosadola

Per informazioni e iscrizioni:
360 Coach Academy Via Nocc 20, 6925 Gentilino
Tel. +41 91 220 5545
info@360coachacademy.com
360coachacademy.com
”La vita accade per te, non a te”. Questa frase mi accompagna ogni giorno e rappresenta il cuore del mio approccio: ogni sfida è un’opportunità di crescita, se scegliamo di affrontarla con intenzione. Sono laureata in Ingegneria Energetica al Politecnico di Milano e ho conseguito un Master in Energy and Utility Management. Dopo quasi 15 anni nel settore energetico, di cui gli ultimi come co-fondatrice di una società di consulenza, ho sentito che era il momento di dare una direzione nuova alla mia vita: più umana, più profonda, più allineata alla mia vera natura. Volevo lavorare con le persone, in profondità, creando legami autentici e trasformativi. Così ho scelto il coaching. Mi sono formata come Strategic Intervention Coach con la Robbins-Madanes Training e, contemporaneamente, alla 360 Coach Academy: un luogo che per me è stato molto più di una scuola. È stato un punto di svolta. Il coaching ha cambiato la mia vita. Mi ha permesso di fare scelte più consapevoli e tornare a sentirmi viva, piena, autentica. Oggi, con entusiasmo e gratitudine, inizio il mio percorso all’interno di questa realtà che sento profondamente affine ai miei valori, con il desiderio di contribuire, portare la mia esperienza e restituire almeno in parte ciò che ho ricevuto: un coaching solido, umano, concreto. Nella convinzione profonda che ogni persona, con il giusto supporto, possa riscoprire la propria autenticità e costruire una vita piena, appagante e su misura.
Strategic Intervention Coach
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di Fedra Bertoli Comensoli