di
foto Architettura

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Il designer traduce in un oggetto, sintetizzandole, le richieste dell’Azienda e le aspettative del mercato. Il designer affida alla sua creatività - con un mix di esperienza, conoscenza e audacia - il compito di realizzare pezzi di arredo capaci di apportare funzionalità ed estetica al quotidiano di chi ne fruirà
A sinistra Piero Lissoni (Porro) ©Veronica Gaido
Sotto Philippe Starck (Driade)
Sopra Rodolfo Dordoni (Minotti)
©Federico Cedrone
A destra Patricia Urquiola, Cassina Art Director ©Valentina Sommariva
A sinistra Studio Contromano: Stefania Crippa e Marco Gottardi
Sotto Christophe Delcourt (Baxter)
Sopra a sinistra, Christoph Radl, Art Director di Flexform e, a destra, Antonio Citterio
A destra atelier oï: Armand Louis, Aurel Aebi, Patrick Reymond
Più che mai attuale, la parola ‘design’ è molto usata. Il significato tuttavia non è unico e non permane identico. Il senso e la pratica del design si rinnovano infatti nel tempo, in risposta ai cambiamenti dell’individuo e della società. Mutano le forme espressive del design, ma non la sua natura di interfaccia che permette all’uomo di interagire con il mondo che lo circonda, sia dentro casa che oltre i suoi confini domestici; e magari, un domani, tra le piante di una foresta tropicale o in una stazione orbitante tra le galassie. Mentre l’attualità pungola, con temi come l’intelligenza artificiale e la sostenibilità, in tanti si fanno una domanda, soprattutto i designer: che cos’è il design oggi? (cos’è diventato? dove sta andando?). Loro, i designer, progettano mobili e automobili, padiglioni per le fiere, produzioni per il web, e così via. Design oggi significa quindi progettazione di prodotti, ma anche di artefatti tridimensionali. Significa (anche) progettazione di artefatti visivi, comunicativi, virtuali. Artefatti tridimensionali e artefatti visivi sono sempre più interconnessi, e la progettazione di questi nuovi scenari si intreccia con l’arte, la fotografia, il video, il web. Nella terza fase della rivoluzione industriale (o seconda modernità che dir si voglia) ci si trova per quanto riguarda il design di fronte a un nuovo modello. Un modello che nell’assecondare le esigenze del vivere quotidiano traghetta la tradizione nel futuro. Che è poi l’essenza del progettare: a partire dall’etimologia, ‘pro-gettare’ indica proprio l’atto del lanciare in avanti, con una direzione, un proposito e un sistema intorno.
Tre generazioni, un’evoluzione attraverso decenni. Il costante dialogo con l’architetto Antonio Citterio. Un design nato dall’esclusivo savoir-faire del distretto del mobile per antonomasia, oggi conosciuto e apprezzato dagli Stati Uniti all’Asia. Ovunque.
Qual è l’orizzonte verso cui guarda Flexform?
Noi guardiamo a Flexform come a un progetto di grande valore iniziato molto tempo fa. Con strategie a lungo termine, miriamo a rafforzare la solidità aziendale mediante un consolidamento della nostra presenza in punti vendita qualificati, atti a presentare Flexform sul territorio nazionale e a livello internazionale, per condividere con il nostro pubblico di riferimento i risultati del nostro lavoro.
Che cosa caratterizza l’attuale conduzione rispetto a quella delle generazioni che l’hanno preceduta alla testa dell’Azienda?
Per iniziativa e passione di tre fratelli, l’azienda è nata come piccola realtà artigianale, la Flexform di Galimberti. Si deve ai loro figli la successiva trasformazione del laboratorio in un’industria. Trasformazione a cui si accompagnò, nel 1967, anche il cambiamento del
nome in quello che ancora oggi porta, con il logo disegnato da Pino Tovaglia. Le curve sinuose delle lettere stilizzavano le forme morbide e confortevoli degli arredi realizzati a Meda.
Grazie alla seconda generazione della famiglia, quindi, l’azienda è cresciuta e ha stretto collaborazioni con alcuni protagonisti del design degli anni Settanta, come Joe Colombo, Rodolfo Bonetto, Asnago-Vender, che hanno proiettato il brand nel mondo del Made in Italy d’alta gamma soprattutto a livello nazionale. Fino ad arrivare alla terza generazione, entrata in punta di piedi circa venticinque anni fa. Siamo quattro cugini e ognuno di noi si occupa di uno specifico settore: R&D, commerciale estero, commerciale Italia e logistica. Siamo coadiuvati da uffici dedicati ai differenti aspetti industriali, che lavorano in sinergia grazie al contributo e alle idee di tutti. La seconda generazione ha assistito non solo alla crescita e affermazione del marchio ma all’evoluzione del mondo nel suo complesso: dall’apertura di mercati di cui fino a tre decenni fa non si immaginava neppure l’esistenza, fino all’avvio di un programma di internazionalizzazione che passa attraverso l’apertura di flagship stores dedicati esclusivamente a Flexform. L’avvento del digitale, la rivoluzione sostenibile, nuove strategie di comunica-
zione hanno contribuito a definire lo scenario contemporaneo. Devo ammettere che hanno prevalso il senso di famiglia, valore che rende questa una realtà davvero esemplare, e la fiducia verso i più giovani.
In un mondo globale, in cui le conoscenze e il saper fare sono condivisibili e condivisi a volte con un semplice ‘click’, è - ancora - possibile preservare la propria unicità?
Preservare la propria storia e la propria unicità rappresenta una sfida, e un dovere, che tutte le aziende devono oggi fronteggiare. L’identità non deve essere scalfita dalle pressioni del mercato, al contrario: è il mercato a dover accettare le peculiarità di ogni marchio. La personalità di Flexform è stata plasmata da una storia aziendale lunga, corale, che grazie ai legami solidi nel passato si è evoluta costantemente e oggi guarda al futuro.
Tra gli elementi che hanno contribuito al successo di Flexform, anche la comunicazione ha giocato un ruolo importante. Con un approccio moderno, fin dagli inizi…
Dagli anni Ottanta, il racconto dell’elegante mondo Flexform si porta, sotto la direzione artistica di Na-
Tra le novità 2023, Indoor Collection Perry Up (Antonio Citterio design)
talia Corbetta, verso l’espressività intensa delle foto chiaroscurali in bianco e nero delle campagne pubblicitarie, tutte firmate da fotografi di grande spessore. Scarni di tutto tranne che di emozioni, gli scatti dei grandi maestri della fotografia - Aldo Ballo, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Giovanni Gastel, Gian Paolo Barbieri, Maria Vittoria Backhaus, Mario Ciampi, Fabrizio Ferri - tracciano il solco di una dimensione narrativa unica e originale. Negli ultimi anni, la direzione artistica è stata affidata a Christoph Radl che ha chiamato uno dei fotografi più acclamati di oggi a scrivere un nuovo capitolo della storia della comunicazione di Flexform. La nuova campagna viene così affidata all’occhio irriverente e ironico di Pierpa-
olo Ferrari. Dal bianco/nero si passa a un’interpretazione cromatica vivida, tipica dello stile di Pierpaolo Ferrari e le immagini raccontano storie enigmatiche interpretate da donne dalla spiccata personalità. La filosofia, se così possiamo chiamarla, che accomuna queste decadi di comunicazione è la collaborazione con artisti dell’immagine a cui Flexform ha affidato il compito di interpretare i valori dell’azienda attraverso la loro sensibilità artistica.
Per tutto il settore ‘arredo’, la flessione della domanda interna, nel corso degli anni Duemila, in Italia, fu compensata da un incremento delle esportazioni. Un trend interrotto bruscamente, nel 2020, dal Covid. Come si connota, per Flexform, la fase attuale, nel post-pandemia?
Confermo che il Covid ha inizialmente portato a una battuta d’arresto, ma è stata un’interruzione contingente data dalla chiusura a catena di fabbriche e ne-
gozi. Superato quel momento possiamo asserire che la pandemia ha innescato o scatenato delle dinamiche che hanno riportato la casa e il design al centro dell’interesse delle persone. Sicuramente abbiamo assistito a una reinterpretazione del nostro spazio di vita: la casa che diventa luogo di lavoro, di ricreazione, dove si vuole fruire meglio degli spazi a disposizione. Una casa ancora più da vivere, che offra un comfort totale a tutti coloro che vi abitano. Forse questa spinta si attenuerà, ma ci piace pensare che la ritrovata centralità dello spazio domestico resti un valore.
Quali sono per Flexform i mercati più giovani e quelli che generano i numeri più significativi?
Abbiamo assistito a un interessante sviluppo dei Paesi del Golfo: importanti le prospettive dell’Arabia Saudita, anche grazie al mutato approccio - di maggior apertura - verso il turismo. Questo ha dato la spinta a progetti avveniristici e investimenti corposi.
Anche l’area degli Emirati Arabi è diventata una destinazione più stanziale rispetto al passato, quando il turismo era perlopiù di passaggio. Oggi è in crescita il numero di quanti vi si stabiliscono, investendo in case e nell’arredamento delle loro case.
Ad eccezione di Brasile e Messico, mercati ormai da tempo consolidati, l’America Latina è un mercato giovane, con opportunità per l’immediato futuro. È un’area ancora non ben sviluppata per quanto riguarda la distribuzione del mobile, c’è ancora molto da fare.
In un contesto geografico di prossimità, il mercato svizzero riveste da sempre un’importanza particolare per noi. La clientela, esigente, apprezza il design contemporaneo e il comfort impareggiabile che connota i nostri prodotti. Nel network distributivo molto avanzato, è stato recentemente inserito uno spazio monomarca a Lucerna e, prossimamente, inaugureremo anche il flagship store Flexform Genève.
Qual è il prodotto Flexform best-seller e quale quello di cui lei personalmente non si priverebbe?
Se dovessi proprio sceglierne uno tra tutti, quello sarebbe il divano Groundpiece.
Al di là del suo successo commerciale, è un prodotto che trasmette un senso di sicurezza ineguagliabile.
Una dimensione di assolutezza, equilibrio, armonia senza tempo è percepibile non appena ci si siede. Un progetto che ha cambiato il modo stesso di sedersi, immaginando il sofa come uno spazio conviviale, destinato alla conversazione ma anche al totale relax, favorito dalla seduta profonda e da generose cuscinature.
Nella pagina accanto, Groundpiece, 2022 Pierpaolo Ferrari. In questa pagina, Soft Dream, 2011
Gianni Berengo Gardin
Dall’alto
MINOTTI
Anish Wood (Rodolfo Dordoni design)
BAXTER, Jodie Chair (Christophe Delcourt)
FLOU, Pierre (Studio Contromano)
«Credo che i nuovi prodotti presentati con Cassina quest’anno al Salone esprimano appieno il momento storico in cui ci troviamo. Un periodo che richiede sensibilità ed empatia, di tante contaminazioni, e in cui ogni oggetto ha il potenziale di definire un nuovo codice di bellezza. Se pensiamo a Moncloud, per esempio, siamo di fronte a un nuovo linguaggio, un avanzamento progettuale cruciale, dove le forme abbondanti non sono ottenute con stampi in poliuretano, ma grazie a una struttura che viene scolpita direttamente nell’ovatta di Pet riciclato.»
HERMÈS MAISON
Tappeto Cordélie Arçon (design Pierre Carpin), scatole Patine d’Hermès (design Studio Hermès), porcellane Saute d’Hermès (design Jochen Gerner)
©ARMANDO CARLO ADAMO
GALLOTTI & RADICE
Tavolini Monete (design Massimo Castagna)
nell’inedita finitura in metallo total color laccato lucido
«Il bello di progettare la casa Porro 2023 è stato disegnare dei sistemi molto complessi, che in qualche maniera dialogano tra di loro. Glide è il nuovo sistema di divisori scorrevoli, fissi e pivottanti che dialoga con il sistema di contenitori Modern, con le librerie System, con gli armadi Storage, con le cabine armadio Mast: insomma è una specie di alfabeto che parla e racconta delle storie, con le altre parti della storia. Ho pensato che degli elementi architettonici avessero bisogno anche di altri elementi per aprire il dialogo. Per esempio un tavolo che abbiamo da alcuni anni, Materic, secondo noi doveva essere ancora più familiare. Abbiamo lavorato su altre materie, abbiamo lavorato sui legni: si è definita questa superficie, il frassino Latte, che recupera una mano secondo me un pochino perduta; in questo agire, non ci siamo fermati lì.
Abbiamo recuperato lavorazioni molto semplici, abbiamo lavorato su alcune proporzioni molto ‘da falegnami’, ed ecco, alla fine del processo, una sedia: Nebbia. Un tavolo a mio avviso è uno dei gesti più accoglienti che un essere umano possa offrire a un altro. Un tavolo per appoggiare un bicchiere d’acqua, un pezzo di pane. Ecco Ryoba, con questa nuova matericità, il frassino Olivato, che fa venire in mente quei mondi, quelle sensazioni: quando qualcuno ti offre un bicchiere d’acqua perché hai sete e ti dà un pezzo di pane perché hai fame.»
Piero Lissoni, Porro Art DirectorPORRO
Nebbia
(design Piero Lissoni) sedia con gambe in legno massello di frassino tinto nero, dalla sezione importante, che danno vita ai braccioli elegantemente curvati
ANTONIOLUPI
Fusto (design Nevio Tellatin)
Lavabo freestanding dalla geometria rigorosa e dalle linee nette e decise. Qui nella versione in marmo Verde Alpi
DRIADE
Pratfall (design Philippe Starck), qui in mogano. Riedizione, a 40 anni dalla sua creazione
Valentina Sommariva
Melt portable gold Melt Portable LED amplia la collezione, offrendo lo stesso ipnotico effetto di vetro soffiato a caldo in un design portatile. Melt evoca il vetro fuso, l’interno di un ghiacciaio che si scioglie o immagini dello spazio profondo. Melt Portable LED è disponibile in un’ampia gamma di finiture e offre fino a dieci ore di autonomia