Ticino Management: Marzo 2025

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Laboriosi labirintismi

Tra distanza e flessibilità

ECONOMIA

Esempio di sostenibilità, l’equilibrio è nella strategia

CULTURA

Dall’innovazione alla creatività, le meraviglie della Sprea

MICE

Autentiche connessioni, business di persone

FINANZA

Diversificare le fortune: la risposta a molte incertezze

OROLOGI

Esperienze immersive, Ginevra si avvicina puntuale

SICUREZZA

Analogiche e digitali: difese da innalzare

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Emanuele Pizzatti epizzatti@eidosmedia.ch

Maria Antonietta Potsios - mapotsios@eidosmedia.ch

Eleonora Valli evalli@eidosmedia.ch

Hanno collaborato a questo numero

Ettore Accenti, Michele Barchi, Achille Barni, Alessandro Beggio, Marco Betocchi, Ignazio Bonoli, Simona Galli, Alessandro Mitola, Frank Pagano, Stelio Pesciallo, Francesca Prospero Cerza, Rocco Rigozzi, Andrea Ziswiler, Stefan Zweifel

Progetto e coordinamento grafico

Veronica Farruggio grafica@eidosmedia.ch

Coordinamento Produzione

Roberto Musitano · rmusitano@eidosmedia.ch

Pubblicità

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Chiusura redazionale: 3 marzo 2025

Editoriale

Montblanc

Moderni labirintismi

Nel corso delle ultime settimane si sono verificate evoluzioni forse (?) sorprendenti nei più disparati ambiti; le incertezze che nell’era Biden pur si erano fatte sentire, nel secondo impero Trump appaiono come simpatici se non piacevoli ricordi. Sotto molti aspetti, in tal senso, la svolta impressa da Washington sta avendo un impatto altrettanto dirompente dell’emergenza pandemica, se non peggio, stravolgendo equilibri durati decenni, e che nel tempo si era finito con il dar per scontati.

Seppur non del tutto condivisibili, le istanze sollevate Oltreoceano risultano comprensibili, ed entro certi limiti prevedibili. Come in passato il problema sta nelle modalità con cui vengono comunicate, con modalità molto poco ‘presidenziali’. Eppure, se questa è la realtà, e tale è destinata a rimanere, è inutile inseguire utopie, ma ragionare sui problemi, destreggiandosi in quelli che sembra sempre più probabile possano rivelarsi veri e propri burocratici labirinti europei. Se c’è la volontà, le soluzioni si trovano e le regole si scrivono; invertire l’ordine sembra tutt’altro che immediato, logico e utile.

L’Europa si trova finalmente confrontata a sé stessa (e per questo bisogna essere profondamente grati a Trump) e, come in queste pagine più volte in un recente e remoto passato si è scritto, la Difesa è solo cronologicamente l’ultima delle emergenze.

A cambiare sono i paradigmi sociali ed economici, gli equilibri industriali, l’adozione delle tecnologie, le logiche politiche, oltre che i popoli. In questo la Svizzera non è un’eccezione, in qualità di coacervo di culture, Paesi e modi di pensare diversi, ma profondamente interconnessi con il mondo.

Penna stilografica

Great Characters

Homage to the Great Gatsby Edizione Limitata 100

L’evoluzione degli equilibri del mondo del lavoro, cui è dedicata questa edizione, sono uno spaccato di come, specie in Europa, realtà economica e sociale stiano percorrendo sentieri tra loro antitetici, nella forse vana speranza che presto o tardi un redde rationem si palesi.

Una nuova era della sicurezza.

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Sorde flessibilità

Sulle ali del post pandemia l’Europa si è riscoperta lavorativamente parlando molto americana, con i collaboratori che stanno richiedendo ormai da anni crescenti quote di flessibilità per trovare un miglior equilibrio tra vita privata e professionale.

Opinioni

12 Ettore Accenti. La tensione che è andata montando tra Paesi europei e Stati Uniti, non sembra aver senso. A meno che...

14 Michele Barchi. Licenziare un collaboratore ormai prossimo alla pensione richiede accortezza.

16 Ignazio Bonoli. Dopo tanto dibattere, l’accordo sulla tassa minima Ocse è già morto?

18 Stelio Pesciallo. La squadra negoziale inviata a Bruxelles si può concludere abbia raggiunto ottimi risultati?

20 Rocco Rigozzi (in foto). Molti nodi si celano dietro ai ‘contratti di riservazione’ nel mercato immobiliare.

22 Felix Gutzwiller. È nata la nuova associazione mantello degli assicuratori malattie svizzeri che promette meraviglie nel ricercare soluzione decise e condivise.

Economia

46 Aziende. Continua a evolvere la giungla normativa che tocca da vicino anche il territorio e piccole Pmi.

50 Sicurezza. È al centro di mille attenzioni, ma non è mai abbastanza quella che le viene riservata. Se prevenire è meglio che curare, gli ambiti di applicazione sono dei più disparati. Quali i professionisti?

Da sinistra, Serena Cambria, Direttrice di Flexsis; Anna Bretschneider, Responsabile Svizzera di Baillie Gifford; David Hrdina, General Manager di Robeco Svizzera; e Mike Barnes, Associate Director European Research di Savills.

Osservatorio

87 Sfama. Quali saranno i risultati dell’industria dei fondi svizzera, alla volatilità del primo trimestre?

88 Tematici (in foto Stephen Freedman). Alla scoperta dei delicati equilibri dell’industria del legno, sollecitata ed esposta a mille istanze.

90 Geopolitica. Il primo bimestre si è caratterizzato per l’esplodere della volatilità sui mercati, complice anche decisioni molto sanguigne del nuovo trumpismo.

92 Mercati. Nonostante molte tensioni e alta volatilità l’Asia si conferma essere una regione da investire, anche a fronte delle ottime prospettive future.

90 Azionario. I titoli svizzeri si dimostrano essere mete appetibili per investitori pazienti, anche migliori dei tanto discussi indici americani. Quali le tendenze?

54 Le istituzioni. Travalicano i confini nazionali, e sono sponsorizzate da ‘nessuno’, individuare i colpevoli è complesso, e per farlo bisogna collaborare con agenzie estere. Sono le minacce informatiche.

58 Security Lab Evolvono gli obblighi normativi da rispettar in materia di conservazione dei dati digitali personali. Severe le sanzioni e non troppo immediate le soluzioni.

66 Prosegur. Se il digitale gode di grande notorietà, la sicurezza analogica è ancora qui, presente.

68 Volvo Car. Una storia che corre in sicurezza dal 1972.

Eureka

70 Innovazione. Il Venture Capital europeo continua a faticare, ma per la mancanza di capitali!

Epicentri culturali p. 42

Qualità artistica e sostenibilità finanziaria sono il binomio dietro la crescita di un centro culturale giovane, ma già maturo nell’assumersi la responsabilità di ricavi e pubblico. A lato, Gregory Birth, Managing Director del LAC.

Lasciare il segno

p. 40

È possibile migliorare qualitativamente la vita delle persone, anche attraverso il design, o è destinata a rimanere un’utopia? In conversazione con Bill Durgin, artista e fotografo di fama mondiale.

Speciale Mice p. 97

Congressi, meeting, eventi aziendali, incentive: esperienze che si dimostrano potenti strumenti di comunicazione e marketing, creando coinvolgimento e favorendo il networking. Come e dove organizzarli con successo?

72 Digitale. Si è aperta l’era degli Agenti intelligenti. Ma cosa sono e come possono assisterci?

74 Lavoro. Le sfide per poter attrarre e mantenere i talenti del futuro.

76 Cultura. L’anima artistica di una Berlino in metamorfosi perenne.

80 Orologi. Filosofia e tecnica: un movimento meccanico come catalizzatore per la propulsione fluida scandisce un tempo liquido.

Immersioni ginevrine p. 112

All’alba del 2025 è tornata al centro dei riflettori l’esigenza di organizzare eventi in presenza, e non più solo digitali. Intanto l’appuntamento orologiero dell’anno si avvicina. A lato, Matthieu Humair, Ceo di Watches & Wonders.

Musica d’altri tempi p. 114

Gli orologi musicali sono segnatempo in cui diverse forme di maestria confluiscono, da un lato la precisione dell’orologiero, dall’altra la creatività dell’artista, intrecciando artigianato e ingegno. Accanto, F.P. Journe ‘Répétition Souveraine’.

Speciale Sicurezza

Che sia fisica o digitale, la miglior strategia per garantirla è giocare d’anticipo, proteggendosi dalle vulnerabilità e adeguandosi alle normative. Un imperativo che può rivelarsi un'opportunità, oltre che per tutelare il valore, per crearne di aggiunto.

Finanza

82 Analisi. Pmi svizzere fra segnali di ripartenza e dazi all’orizzonte.

84 Wealth. Diversificare per bilanciare.

94 Materie prime. Argento vivo.

Cultura&Lifestyle

119 Festival. I paesaggi linguistici del Monte Verità nel segno di Jung.

p. 49

120 Mostre. Caravaggio più presente che mai a Palazzo Barberini, con ventiquattro capolavori assoluti.

124 Mostre. Le Corbusier, un’incessante ricerca di ordine e benessere.

126 Auto. La 928, affascinante e unica.

Rubriche

10 Appuntamenti

112 Motori

Fisica e digitale
Per la tutela di ogni asset
© LAC / Photo Studio Pagi

Cover story

Le modalità di lavoro in Europa nel post pandemia sono evolute molto, ma...

Eureka

La sezione dedicata all’innovazione, alla tecnologia e al Venture Capital.

Cultura

I protagonisti del grande mondo dell’arte, della cultura e del lifestyle.

Opinionisti

Le voci degli esperti che accompagnano i lettori con costanza.

Finanza

Riflettori accesi su indipendenti, banche e asset management.

Eventi

La sezione web-only dedicata a pre e post eventi.

Economia

Tutti gli articoli dedicati all’analisi di temi economici dalle aziende alla consulenza.

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La rubrica di approfondimento finanziario si amplia.

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La sezione dedicata a tutti gli Speciali degli ultimi mesi.

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La perfetta guida dell’internauta. Un vivace dialogo è iniziato, da un lato Ticino Management cartaceo dall’altro suo fratello minore digitale, l’obiettivo? Che siano sempre più connessi. Tra l’uscita di un’edizione e la successiva tutti gli articoli del cartaceo saranno pubblicati a cadenza regolare, insieme a contenuti studiati appositamente per essere nativamente digitali.

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Bologna

Jack Vettriano È uno di quegli artisti che in un’immagine sa condensare il non detto. Nelle sue opere la presenza convive con l’assenza, la forma dialoga con il contenuto. Rimandi all’estetica del cinema noir, ai coloristi scozzesi, alla pittura di Edward Hopper, si uniscono in uno stile peculiare capace di tratteggiare atmosfere evocative, in equilibrio tra bellezza e mistero. Era iniziata da pochi giorni a Palazzo Pallavicini, a Bologna, la mostra, prima in assoluto dedicata in Italia all’artista scozzese Jack Vettriano, quando è giunta la notizia della sua scom parsa, rendendola ancor più di attualità. Di origini italiane, solo a 21 anni aveva dipingere da autodidatta, dopo aver ricevuto un set di pennelli e acquerelli in regalo. Quasi quindici anni più tardi riesce a esporre in un ambiente artistico professionale e durante la sua mostra d’esordio, nel primo giorno d’esposizione, entrambi i suoi dipinti presentati sono venduti, dando inizio alla sua prestigiosa carriera. Da allora l’interesse per il suo lavoro è costantemente aumen tato tanto che nel 2004, suo anno d’oro,

Sopra, in Dance Me To The End Of Love

Jack Vettriano rieccheggia le sensuali e nostalgiche note dell’omonima ballata di Leonard Cohen (carta museale, 80 x 60 cm, Collezione Privata).

Sotto, Gio Ponti, Domitilla sulle corde, 1925-28, maiolica con smalti policromi, società Ceramica RichardGinori, diam.45 cm, Collezione privata, Courtesy Ed Gallery, Piacenza

il suo dipinto più noto,  Il maggiordomo che canta, è stato venduto da Sotheby’s per quasi 750mila sterline e nello stesso anno la Regina Elisabetta lo ha insignito dell’onorificenza Obe per i servizi alle arti visive.

La mostra permette di approfondire la pittura onirica, romantica, contraddittoria e introspettiva di Jack Vettriano, metafora di un’esperienza personale in bilico tra ombra e luce, attraverso un percorso che vede alternarsi più di 70 opere tra oli, grafiche a tiratura limitata create appositamente per Palazzo Pallavicini e gli splendidi scatti nello studio dell’artista eseguiti da Francesco Guidicini, ritrattista ufficiale del Sunday Times.

Palazzo Pallavicini

Fino al 20 luglio

Milano

Art Déco

Il trionfo della modernità

Correva il 1925 quando a Parigi venne inaugurato uno dei maggiori eventi espositivi del Novecento: l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes. In un periodo segnato da fragilità e contraddizioni, l’Art Déco emergeva come espressione di una ricerca universale di armonia e raffinatezza, capace di trascendere confini geografici e discipline artistiche.

Un centenario che la mostra a Milano di Palazzo Reale vuole celebrare nell’ambito di una riflessione critica sulla cultura e sull’arte in Europa e, in particolare, nell’Italia degli anni Venti in cui si posero le fondamenta per la sintesi fatta di qualità dei materiali, straordinarie competenze tecniche e creatività uniche del “Made in Italy”. La mostra presenta circa 250 opere: dai vetri alle porcellane alle maioliche ai centro tavola, con le eccezionali invenzioni per Richard-Ginori di Gio Ponti, dalle opere d’arte stricto sensu come dipinti, sculture, oggetti d’arredo, tessuti fino ad abiti haute couture, accessori, alta oreficeria, vetrate e mosaici. Anche l’allestimento restituisce clima e atmosfere di un’epoca irripetibile, di novità creative e culto del lusso.

Palazzo Reale

Fino al 29 giugno

Losanna

Tesori del Petit Palais di Ginevra

Assemblata a partire dagli anni

Cinquanta, la raccolta di opere impressioniste e post-impressioniste di Oscar Ghez testimonia uno spirito collezionistico straordinariamente libero. L’industriale di origine tunisina si interessava alla pittura di fine XIX e inizio XX secolo, e non limitava le sue scelte ai grandi maestri. Acquistò magnifici dipinti di Édouard Manet e Auguste Renoir, ma anche sontuose tele di artisti meno noti come Gustave Caillebotte, Charles Angrand, Maximilien Luce e Louis Valtat, alcune delle quali diventate icone. Un’altra caratteristica distintiva è la presenza di opere di donne pittrici: lo spirito anticonformista e la convinzione del collezionista che queste artiste non fossero riconosciute per il loro valore lo hanno portato a interessarsi a Marie Bracquemond, Suzanne Valadon, María Blanchard, Nathalie Kraemer, Jeanne Hébuterne e Tamara de Lempicka, le cui carriere artistiche sono state poi gradualmente scoperte. Allo stesso modo, si avvicina alle principali correnti della pittura figurativa attraverso strade secondarie: accanto ai grandi nomi dell’impressionismo, del neoimpressionismo, del fauvismo, dell’École de Paris e del cubismo, si trovano opere estremamente originali di artisti meno noti della seconda metà del XX secolo. Il più emblematico di questi è Théophile-Alexandre Steinlen, di Losanna (autore del celeberrimo manifesto del cabaret Chat Noir di Montmartre, ma in realtà soprattutto attento alle questioni sociali).

Dal 1968, la collezione di Oscar Ghez è stata esposta al Petit Palais che aveva acquistato nel cuore della città vecchia di Ginevra, dove si era trasferito a metà anni ’40. Poiché dalla chiusura, nel 2000, le opere sono state esposte solo in prestito per mostre temporanee o in tournée fuori dalla Svizzera, questa mostra offre un’occasione unica per (ri)scoprire 136 di questi capolavori e per apprezzare la ricchezza e l’audacia della visione di Oscar Ghez. Fondation de l’Hermitage Fino al 1 giugno

Sopra, incipitaria per la Collezione di Oscar Ghez fu l’acquisizione, nel 1957, di Le Pont de l’Europe di Caillebotte, 1876, olio su tela, 125 x 180 cm. Sotto, l’enigmatico Le Jeu lugubre della Collection Hersaint incarna la quintessenza dell’arte di Salvador Dalí, 1929, olio e collage su cartone, 44,4 x 30,3 cm.

Basilea (Riehen)

La chiave dei sogni

Capolavori surrealisti della Collezione Hersaint

Un’altra eccezionale collezione è protagonista alla Fondation Beyeler: quella dei capolavori surrealisti fondata da Claude Hersaint (1904, San Paolo - 1993, Crans-Montana), una delle più importanti al mondo, che oggi comprende circa 150 pezzi, tra cui una delle più grandi raccolte di opere in mani private di Max Ernst, artista da cui è iniziata l’avventura di Hersaint con il suo primo acquisto, 17enne, a Parigi. Il suo entusiasmo e il suo impegno per l’arte sono stati ripresi dalla moglie Françoise e dalla figlia Evangéline. Il dialogo fra una selezione di questi capolavori con opere della Collezione Beyeler rivela numerosi echi e l’infinito potenziale dell’arte surrealista. In mostra, una cinquantina di opere chiave di artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte, Joan Miró, Pablo Picasso, Man Ray e anche opere caratteristiche di Dorothea Tanning e Toyen finora mai state esposte al pubblico, oltre a Balthus, Jean Dubuffet, Wifredo Lam e molti altri surrealisti che hanno esplorato il misterioso mondo dei (cattivi) sogni e dell’inconscio, allo stesso tempo familiare e inquietante. Fondation Beyeler Fino al 4 maggio

© 2025 Fundació Gala-Salvador Dalí / ProLitteris, Zurich / Photo Peter Schälchli, Zurich

Geopolitica tecnologica

Le recenti tensioni, e non solo delle ultime settimane, trovano una spiegazione in una lettura razionale dei dati, e in qualche rocambolesco racconto. Cosa custodisce l’Ucraina?

L’isola ribelle

Ettore Accenti, esperto di tecnologia. Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK

Taiwan, l’isola situata nel Mar Cinese Meridionale è al centro di una disputa geopolitica con Pechino che la considera una sua provincia ribelle. Taiwan ha acquisito una rilevanza strategica globale per la sua azienda Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), leader mondiale nella produzione di semiconduttori avanzati che li produce per conto terzi, cioè per le aziende ‘fabless’ che non dispongono della capacità di produrre chip (Nvidia, Qualcomm, AMD, Apple, Broadcom e molte altre

Nel contesto attuale, con le tensioni internazionali che lambiscono l’Europa come mai dal 1945, è fondamentale analizzare il rapporto tra tecnologia e geopolitica con un approccio basato sui numeri. Come affermavano Eschilo e Winston Churchill, “la prima vittima

della guerra è la verità”, e oggi questo risuona più che mai, vista la diffusione incontrollata di informazioni false. Un esempio di lettura distorta dei dati riguarda la spesa militare. Si afferma spesso che la Russia spenda per la difesa un decimo rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia, il costo di un generale americano supera il

A lato, in un interessante libro intitolato gli Skunk Works ho trovato molte spiegazioni dei ‘segreti americani’ sugli sviluppi degli aerei spia del secolo scorso. Gli Skunk Works sono un’unità segreta di progettazione avanzata della Lockheed Martin, specializzata nello sviluppo di tecnologie aerospaziali, in particolare per progetti militari altamente riservati. Il nome deriva da un reparto speciale che ha sviluppato alcuni degli aerei più innovativi della storia come gli U2 ed il supersonico Blackbird, il più veloce mai fabbricato con i suoi quasi 4.000 km/h e realizzato interamente in titanio. Questo metallo di cui gli Stati Uniti non disponevano, fu sottratto in modo rocambolesco all’Urss come spiega il libro. Alcuni esperimenti si svolgevano in Nevada in un’area che divenne poi “area 51”.

mezzo milione di dollari, mentre in Russia è notevolmente inferiore e i generali sono molto meno numerosi. Inoltre, i tempi produttivi differiscono radicalmente: un ordine di 1.000 carri armati in una Russia in una situazione di guerra può essere realizzato in un paio di anni grazie a una produzione continuativa 24/7, mentre negli Stati Uniti, ad esempio, il processo è rallentato da gare d’appalto e regolamentazioni sindacali che li produrrebbero in 5 anni. Questa differenza si riflette anche nel Pil, poiché la produzione militare statunitense incide sulle statistiche economiche, mentre quella russa no.

Ma allora le democrazie come fanno a vincere le guerre? La risposta è molto semplice: “dichiarando lo stato di emergenza e la mobilitazione generale” trasformandosi temporaneamente in stati centralizzati e autoritari. Quando la Germania entrò in guerra disponeva della più grande aviazione con oltre 4mila aerei, quando nel dicembre del 1941 i giapponesi dichiararono guerra agli Stati Uniti Roosevelt mise la Nazione in stato d’emergenza e l’America produsse oltre 300mila aerei da guerra in un paio di anni.

Un’altra situazione poco chiara è quanto, negli ultimi anni, i Media abbiano enfatizzato l’importanza delle terre rare, spesso descritte come il ‘nuovo oro’ del XXI secolo. Tuttavia, il mercato globale delle terre rare è limitato, con un valore attuale inferiore ai 10 miliardi di dollari nell’intero mondo per cui sembra difficile che l’Ucraina possa rimborsare debiti dell’ordine di centinaia di miliardi attraverso terre rare con le quali, tra l’altro, il problema non è l’estrazione, ma la raffinazione, un processo altamente inquinante e dominato dalla Cina.

Analizzando i dati una risorsa ben più strategica, e poco dichiarata, che l’Ucraina possiede è il titanio, metallo fondamentale per l’industria aerospaziale. La quantità di riserve di titanio in Ucraina è secretata, alimentando sospetti sul reale interesse dei contendenti nella regione. Questo metallo è stato essenziale, ad esempio, per la costruzione dell’aereo spia Sr-71, per il quale gli Stati Uniti negli anni Settanta dovettero procurarsi il titanio necessario dall’Unione Sovietica attraverso triangolazioni segrete. Oggi buona parte della forza aerea statunitense è costituita da caccia F22-Raptor, a base di solo titanio.

Esiste poi lo strano nodo critico della geopolitica moderna che riguarda la produzione di semiconduttori, dominata dalla Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc). Con un vantaggio tecnologico di almeno due anni rispetto a qualsiasi nuovo concorrente. È diventata un asset strategico globale per le produzioni di aziende ‘fabless’ come Nvidia, Qualcomm, Amd, Apple e Broadcom che delegano a terzi, come alla Tmsc, la fabbricazione dei loro chip.

Taiwan è un’anomalia geopolitica: geograficamente vicina alla Cina e abitata da cinesi, la sua separazione politica è una conseguenza della guerra civile del XX secolo e la sua importanza attuale non è

Caccia al titanio?

Analizzando i dati

si scopre che l’Ucraina, tra i molti minerali interessanti, dispone anche del preziosissimo titanio, il metallo più robusto e leggero esistente, essenziale negli sviluppi aerospaziali e le cui riserve in Ucraina sono curiosamente ‘secretate’. Che sia questo il grande interesse taciuto? Del resto, seguo l’affaire ‘terre rare’ da quando scoprii che certi laser allo stato solido che trattavo con la mia Start up utilizzavano il neodimio, appunto uno dei 17 elementi ‘rari’ (lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, prometio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, tulio, erbio, itterbio, lutezio, ittrio e scandio). Ora leggo di incredibili rimborsi di centinaia di miliardi di debiti da parte dell’Ucraina attraverso terre rare. Ma com’è possibile se l’attuale mercato mondiale non supera i 10 miliardi di dollari e non supererà i 30-40 miliardi anche in un lontano futuro? Che la risposta di tutto non sia il titanio?

legata a questioni ideologiche, ma al fatto che è diventata il cuore pulsante dell’industria dei semiconduttori, un settore che si è sviluppato tra gli anni Ottanta e Novanta grazie alle politiche protezionistiche statunitensi contro il Giappone che spinse proprio le grandi aziende di sistemi dell’Occidente a investire a spostare in estremo oriente la produzione dei loro sottosistemi.

La relazione tra tecnologia e geopolitica è oggi più cruciale che mai e più complessa che mai. La competizione globale si gioca non solo sul piano economico costituito dalle grandi risorse naturali come petrolio, gas e carbone, ma anche

Le terre rare, sempre più agli onori delle cronache, sono 17 elementi eccezionalmente rari, ma essenziali per l’industria tecnologica e digitale.

sul controllo delle infrastrutture digitali, delle materie prime strategiche e dell’innovazione tecnologica. La supremazia nei semiconduttori e l’accesso a risorse critiche come litio, titanio e le 17 terre rare sono fattori chiave per il futuro delle relazioni internazionali. Le nazioni che sapranno bilanciare innovazione e strategia geopolitica avranno un vantaggio decisivo nel XXI secolo.

Congedare con empatia

Con una recente sentenza, il Tribunale federale ha ulteriormente delineato le condizioni di licenziamento di chi è prossimo alla pensione, ricordando come sia dovuto procedere con garbo.

Il licenziamento di un dipendente in Svizzera, in linea di principio, può avvenire senza grandi limitazioni, né condizioni. A differenza di alcuni paesi europei, il nostro diritto del lavoro predilige infatti la flessibilità per rispetto al mantenimento di diritti acquisiti. È infatti normalmente sufficiente comunicare anche solo verbalmente oppure tramite messaggistica di ogni genere, come per esempio Whatsapp, due semplici parole: “Ti licenzio” (motivando se del caso in seguito le ragioni del licenziamento). La disdetta prenderà così effetto secondo i termini contrattuali o, in mancanza, quelli di legge, e il rapporto di lavoro si estinguerà. Alla peggio, il dipendente potrà contestare la disdetta davanti al giudice, invocandone il carattere abusivo, e dando così luogo tutt’al più a un’indennità per licenziamento abusivo pari al massimo a 6 mesi di salario.

Il datore di lavoro ha ad ogni buon conto interesse a conoscere le diverse casistiche in cui un licenziamento arrischia di risultare abusivo.

Licenziare un dipendente prossimo alla pensione è senz’altro una questione delicata, sia sotto il profilo umano sia sotto quello strettamente giuridico. Si tratta, infatti, di una situazione in cui i dettagli, come per esempio le parole utilizzate per comunicare il licenziamento, possono fare la differenza.

In un caso ginevrino passato al vaglio del Tribunale federale in data 8 ottobre 2024, una datrice di lavoro ha licenziato un dipendente di 62 anni che ha lavorato in una panetteria all’interno della stazione di Ginevra per ben 19 anni. Durante i molti anni di fedele servizio ha sempre svolto le proprie mansioni con serietà, rigore e puntualità. La datrice di lavoro

lo considerava un eccellente lavoratore, mai assente, oltreché apprezzato tanto dai colleghi quanto dai superiori, come risulta dai certificati di lavoro sottoscritti dalla datrice stessa.

Il dipendente ha invocato l’abusività del licenziamento davanti al giudice, chiedendo un’indennità pari a 29.991.- franchi, oltre a un torto morale di 15.000.-.

Il Tribunale federale ha confermato la decisione cantonale, ritenendo il licenziamento abusivo e condannando la datrice di lavoro a versare un’indennità di 3 mesi di salario, ossia Chf 15.000.-.

Non sono i motivi del licenziamento ad essere stati giudicati abusivi, nella fattispecie: la diminuzione della produzione dei prodotti legata alla minor frequentazione della panetteria e, così, la chiusura provvisoria della stessa.

Abusiva è stata invece ritenuta la maniera con cui è avvenuto il licenziamento, giudicata priva di ogni empatia, e che ha comportato un’importante sofferenza psicologica per il dipendente, il quale ha manifestato una depressione severa con idee suicidarie (che lo ha costretto a due ospedalizzazioni).

La datrice di lavoro è stata di fatto rimproverata di aver licenziato il proprio dipendente dopo 19 anni di fedele servizio, senza ringraziamento alcuno, durante un breve colloquio dove gli è stata consegnata una lettera di licenziamento, con la preghiera che venisse da lui controfirmata. Ciò, dopo aver nel contempo ingaggiato un nuovo panettiere attivo in un’altra panetteria sempre della datrice di lavoro, dove in passato aveva lavorato anche il dipendente anziano (e dove egli avrebbe potuto nuovamente lavorare in futuro qualora la panetteria della stazione fosse stata chiusa temporaneamente).

Michele Barchi, avvocato, partner studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini SA, Lugano.

Non ha peraltro giovato alla datrice di lavoro il fatto di aver chiesto al dipendente di prestare le ore di lavoro rimanenti, posto che l’assicurazione perdita di guadagno aveva in un primo tempo considerato possibile una ripresa lavorativa a una determinata data.

L’Alta Corte ha confermato che è indiscutibile che non è né l’età dell’impiegato, né tanto meno sono gli anni di servizio dello stesso a conferire il carattere abusivo al licenziamento. È tuttavia la maniera, priva di ogni empatia, a conferire tale carattere. Infatti, tanto più un lavoratore è prossimo alla pensione, tanto più egli ha dedicato un numero importante di anni della propria vita al proprio datore di lavoro, e tanto più quest’ultimo dovrà agire con riguardo.

Il Tribunale federale ha così aggiunto un ulteriore tassello alla vasta giurisprudenza in ambito di licenziamento abusivo, che ogni datore di lavoro responsabile ha certamente interesse a conoscere. Così facendo, ha senz’altro ribadito che il diritto poggia su delle fondamenta solide, ossia sul rispetto dei diritti più fondamentali di ogni individuo e, più nello specifico, sulla protezione della personalità e della dignità di ogni lavoratore. Non solo, ma ha indirettamente ricordato a ognuno di noi che è necessario serbare un rispetto particolare per le persone diversamente giovani. Un po’ come recita il proverbio africano: “Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada”.

Accordo per la tassa minima

Dopo anni di negoziati, e uno sprint legislativo svizzero per l’applicazione dell’accordo Ocse, la tassazione minima per le multinazionali potrebbe essere già diventata lettera morta?

Una delle conseguenze della nuova politica economica voluta dal Donald Trump è anche l’abbandono (definitivo?) della tassazione minima delle multinazionali, decisa in ambito Ocse e già applicata dalla Svizzera. Tra coloro che non l’hanno invece fatto vi sono anche gli Stati Uniti, proprio coloro che avevano ideato la tassa e perfino chiesto di applicare una tariffa superiore a quella poi decisa da Ocse e G20. Essa è comunque in applicazione (teorica?), oltre alla Svizzera, fra alcuni membri dell’Unione Europea, oltre a Gran Bretagna, Norvegia, Giappone, Canada, Australia e Corea mentre ad esempio i Brics non la applicano.

La Svizzera, come spesso avviene, è stata tra i primi ad applicarla, nonostante un iter legislativo complesso. Infatti, le tariffe delle imposte sono fissate nella Costituzione federale, per cui ogni modifica deve passare attraverso la doppia approvazione del Popolo e dei cantoni. Cosa avvenuta il 18 giugno 2023, mentre l’entrata in vigore per tutti era prevista a inizio 2024.

Delle difficoltà di approvazione di una legge di questo tipo si erano fatti portavoce alcuni membri del Consiglio Nazionale, ma è toccato a un membro dell’Udc presentare una mozione che chiedesse di differire l’entrata in vigore della legge, almeno fino a quando tutti i Paesi avessero concordato anche i tassi da applicare. La mozione, a cui si era opposto anche il Consiglio federale, è stata respinta con il 78,5% dei voti popolari. A seguito del voto il Governo ha deciso di mettere in vigore, mediante ordinanza, quella che in Svizzera viene definita Imposta integrativa internazionale a partire dal 1 gennaio 2025. Secondo il Governo si impedisce così che la base imponibile defluisca verso l’e-

stero, creando nel contempo condizioni quadro stabili. Una legge federale che sostituisca questa ordinanza dovrà essere presentata entro sei anni. In Svizzera vige comunque un sistema fiscale particolare, che prevede una larga sovranità fiscale dei cantoni, pur entro i limiti delle leggi federali che consentono alla Confederazione di prelevare una propria imposta, coordinando le politiche cantonali. Può quindi verificarsi che qualche cantone tassi le imprese con aliquote inferiori al 15%. Se questa imposizione minima non è raggiunta, la differenza viene pre-

«Il ritorno di Trump sta cambiando molte cose, tra cui l’accordo sulla tassazione dei gruppi di imprese multinazionali. La politica dei dazi sostituisce negli Stati Uniti anche ogni sforzo per cercare di evitare dannose concorrenze fiscali tra Paesi»

levata mediante la citata imposta integrativa. Soltanto i grandi Gruppi, attivi a livello internazionale, che realizzano una cifra d’affari annua di almeno 750 milioni di euro, saranno interessati dalla nuova imposizione minima. Il 99% delle imprese in Svizzera non sarà quindi direttamente toccato dalla riforma.

Le ripercussioni finanziarie sono incerte. Le entrate sono stimate in 1-2,5 miliardi di franchi nella fase iniziale. Le prime entrate sono previste per il 2026. L’incertezza della stima è dovuta in parte alla carenza di dati e alle diverse basi di calcolo dell’Ocse e del G20. La stima non considera inoltre possibili cambiamenti

Ignazio Bonoli, economista.

del comportamento delle imprese, o decisioni di politica fiscale dei cantoni.

Diversi cantoni hanno pianificato un aumento dell’imposta cantonale sull’utile, per raggiungere il 15% concordato. Il progetto può però comportare una perdita di attrattiva fiscale della Piazza economica, con possibili ripercussioni negative sulle entrate di quasi tutte le imposte e sui contributi sociali. Per questo una parte delle entrate dovrà essere utilizzata con misure volte a rafforzare la Piazza. A livello nazionale, la concorrenza fiscale potrebbe subire un pregiudizio. I cantoni con imposizione alta potrebbero diventare più interessanti rispetto ai cantoni attualmente con imposizione bassa.

L’arrivo di Trump alla Casa Bianca sta però cambiando molte cose, tra cui anche l’accordo sulla tassazione dei gruppi di imprese multinazionali. La politica dei dazi sostituisce negli Stati Uniti anche ogni sforzo per cercare di evitare dannose concorrenze fiscali tra Paesi. Anzi, Trump ha già annunciato di favorire fiscalmente le imprese che vorranno stabilire la loro sede principale negli Stati Uniti, in netto contrasto con gli scopi dell’accordo sulla tassazione delle multinazionali. Dato che gli Stati Uniti sono oggi uno dei principali partner commerciali per molti Paesi, ci si chiede che valore possa avere un qualsiasi accordo fiscale multinazionale.

Per la Svizzera la nuova situazione può creare un certo pericolo di spostamento di sedi di grandi Gruppi verso i Paesi che li favoriranno fiscalmente, e questo anche in attesa di una chiara presa di posizione dell’Unione Europea, con la quale l’accordo, pur monco, potrebbe funzionare.

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Bilaterali unilaterali

Il Consiglio federale si dichiara soddisfatto del lavoro della sua squadra negoziale nelle trattative con l’Ue. Un accordo, dal testo ancora non noto, che però già si rivela palesemente dispari.

Nell’intervento nella scorsa edizione in queste pagine, avevo presentato le critiche mosse dal Professor Carl Baudenbacher, già Presidente della Corte di Giustizia dell’Aels, docente all’Università di San Gallo e specialista di diritto internazionale, all’accordo che sarebbe stato raggiunto tra il Consiglio federale e la Commissione dell’Unione europea, impropriamente denominato “Bilaterali III”. Critiche che mettono in rilievo la sua unilateralità in favore dell’Ue, soprattutto nell’ambito della sua interpretazione e applicazione.

Ma l’intervento di Baudenbacher va oltre questi rilievi. Il testo di questo accordo non è noto e lo stesso Consiglio federale, rappresentato dalla Presidente Amherd nella sua apparizione pubblica del 20 dicembre 2024 al fianco della Presidente della Commissione Ue von der Leyen, non ne conosce ancora i dettagli, anche se si è pubblicamente impegnato a sottoscriverlo. È quindi da ritenere che il nostro Governo non sia intenzionato a eventualmente ritornare sui propri passi o a contestare l’“accordo” raggiunto.

Ci si può comunque chiedere se possano sussistere le basi per una contestazione a posteriori da parte del nostro Governo di un accordo che non è ancora stato letto. A questo proposito la giurisprudenza svizzera ha già avuto modo di pronunciarsi sentenziando che chi firma un documento conoscendo la sua portata giuridica, pur non avendolo letto prima, non può di regola contestarlo a posteriori.

Ci si potrebbe allora domandare se si possa rendere applicabile per analogia la dottrina che si è formata nel campo delle Condizioni generali poste alla base di un contratto, segnatamente in applicazione

dell’art. 8 della Legge contro la concorrenza sleale, secondo cui agisce in maniera sleale chiunque utilizza condizioni generali che, violando il principio della buona fede, comportano un notevole e ingiustificato squilibrio tra i diritti e gli obblighi contrattuali a detrimento dei consumatori.

È innegabile che con l’accordo in questione si instaurerebbe una disparità tra diritti e obblighi della parte elvetica. L’industria svizzera otterrebbe un limitato accesso al mercato dell’Ue, mentre banche e assicurazioni rimarrebbero di principio escluse. In contropartita la Svizzera si im-

«È innegabile che con l’accordo in questione si instaurerebbe una disparità tra diritti e obblighi della parte elvetica»

pegnerebbe a riprendere “dinamicamente” il diritto europeo e a sottoporsi alla sorveglianza della Commissione europea così come al monopolio interpretativo della Corte di Giustizia europea, oltre a dovere corrispondere alla controparte annualmente la bella cifra di 350 milioni di franchi. In questo contesto la posizione che verrebbe ad assumere il Tribunale arbitrale è effimera e costituirebbe la classica “foglia di fico”. E contrariamente a quello che ha dichiarato il consigliere federale Cassis nella conferenza stampa del 20 dicembre scorso, il Tribunale arbitrale deve (non “può” come da lui affermato) consultare la Corte di Giustizia europea per avere una decisione vincolante in caso di disaccordo tra le parti. Posizione quella di Cassis che riprende quanto affermato a suo tempo, contrariamente al vero, dal

Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.

consigliere federale Burkhalter, secondo il quale la Corte di Giustizia europea si limiterebbe a emettere un “parere”, posizione non condivisa in più occasioni dagli stessi presidenti di questa Corte. A tal proposito, il riferimento fatto dal Consiglio federale all’accordo sottoscritto con l’Ue da Islanda, Liechtenstein e Norvegia (aderenti all’Aels come la Svizzera) è insostenibile in quanto questi paesi non sono sottoposti alla vigilanza della Commissione dell’Ue né alla competenza giudiziaria della Corte di Giustizia europea.

Secondo Baudenbacher questa tattica disinformativa è proseguita nella predetta conferenza stampa del 20 dicembre 2024 che è stata tenuta dal Consiglio federale non poggiando sul testo dell’accordo (conosciuto solo dalla delegazione che ha partecipato alle trattative) ma su “Factsheets” redatti dal capo di detta delegazione contenenti le solite fake news.

È controverso se la posizione del Consiglio federale possa rientrare in una applicazione analogetica della predetta Legge contro la concorrenza sleale, poiché non può essere equiparato alla figura del consumatore. Questa figura è ritenuta degna di protezione in ambito contrattuale in quanto parte più debole sia economicamente che intellettualmente che strutturalmente. Il che non può dirsi nei rapporti tra Svizzera e Ue. La Svizzera è infatti economicamente meglio messa dell’Ue. Ciò dovrebbe valere anche sul piano strutturale e intellettuale, benché i continui cedimenti nelle trattative con altre parti potrebbero fare sorgere dubbi in proposito.

Riservare, ma senza acconti

I cosiddetti ‘contratti di riservazione’ in ambito immobiliare sono oggi una pratica corrente. Non essendo però vincolanti, qualora l’atto notarile finale non venga formalizzato, può essere difficile recuperare l’acconto spesso già pagato dall’acquirente.

In Svizzera, il trasferimento della proprietà immobiliare richiedefatte salve determinate eccezioni di legge - un atto pubblico notarile. Questo processo garantisce sicurezza e trasparenza, proteggendo sia l’acquirente che il venditore da contrarre negozi affrettati. Il notaio verifica l’identità delle parti, la conformità legale del contratto e informa sulle conseguenze fiscali e civili dell’operazione, come pure in merito alle conseguenze in caso di attestazioni inveritiere (ad esempio, una dissimulazione del prezzo di compravendita).

L’iscrizione nel registro fondiario, basata sull’autenticazione del notaio, è essenziale per rendere vincolante il passaggio di proprietà. Nel sistema elvetico, la corretta gestione del registro fondiario riveste un carattere fondamentale. Terzi in buona fede che acquistano proprietà o diritti reali basandosi su un’iscrizione nel registro fondiario sono tutelati. La gestione accurata del registro fondiario non permette quindi lacune o imprecisioni.

In Svizzera, l’organizzazione del nota-

riato varia a seconda del cantone. Esistono tre principali modelli: il notariato pubblico, dove i notai sono dipendenti statali, come a Zurigo; il notariato indipendente, dove i notai lavorano per conto proprio (come in Ticino, dove i notai devono anche essere avvocati); e le forme miste, dove le competenze sono suddivise per ambiti specifici.

Nel mercato immobiliare svizzero, è pratica comune che l’acquirente e il venditore stipulino accordi di riservazione scritti. Questi accordi vengono spesso sottoscritti per garantire l’acquisto o la vendita futura di un immobile, sovente con il coinvolgimento di intermediari immobiliari. Solo successivamente le parti formalizzano il contratto dal notaio. Questi accordi di riservazione spesso includono un acconto, che può essere perso - quale penale - se l’atto notarile finale non viene formalizzato entro un dato termine.

Seppur prassi, questi accordi di riservazione presentano rischi significativi. In primis, difettando della forma di atto

Rocco Rigozzi, avvocato, LL.M. e notaio, partner dello Studio Bär & Karrer (a Zurigo e Lugano), specializzato in transazioni immobiliari e corporate/ M&A, autore del presente contributo insieme all’Avv. Andrea Ziswiler, LL.M, partner Studio Bär & Karrer (Lugano), specializzato in operazioni di finanziamento, mercato dei capitali e transazioni corporate/M&A.

pubblico notarile richiesta per contratti e precontratti immobiliari, non sono vincolanti. Il venditore potrebbe quindi vendere l’immobile a terzi, in violazione dell’accordo scritto. In tal caso, recuperare l’acconto già versato potrebbe risultare difficile per l’acquirente.

Inoltre, secondo una criticata giurisprudenza del Tribunale Federale Svizzero, le clausole penali contenute in tali accordi di riservazione, volte a rimborsare il cosiddetto interesse negativo, possono - in determinate circostanze - essere fatte valere dal venditore in caso di inadempimento dell’acquirente, anche se non sono previste in un atto pubblico notarile. L’interesse negativo si riferisce, nel caso in esame, ai danni subiti da un venditore che ha fatto affidamento sull’accordo preliminare, poi non rispettato, come - ad esempio - le spese sostenute o la perdita di altre opportunità di vendita dell’immobile. Alla luce di quanto detto, i rischi per l’acquirente di firmare tali accordi di riservazione sono evidenti. Prima di sottoscrivere un accordo e versare acconti, è consigliabile farlo esaminare da un esperto. In generale, è meglio evitare tali accordi e procedere direttamente alla redazione di un atto notarile, con l’acconto depositato sul conto del notaio.

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Assicuratori all’unisono

Il sistema sanitario può ora contare su una nuova associazione mantello degli assicuratori malattia svizzeri, pronta a svolgere un ruolo decisivo ricercando soluzioni condivise.

Come rafforzare valori svizzeri tradizionali quali la solidarietà e la responsabilità in un percorso riformatore per il nostro sistema sanitario? Gli assicuratori malattie hanno dato una risposta concreta costituendo prio.swiss, la nuova associazione nazionale di categoria.

Per meglio riformare il sistema, bisognava anche riflettere su sé stessi. Con prio.swiss, operativa dal gennaio 2025, gli assicuratori malattie parlano ora con una sola voce. Questi difendono insieme gli interessi degli assicurati e si presentano uniti di fronte ai vari attori del settore in politica sanitaria.

Guidata dalla direttrice designata Saskia Schenker e dai vicedirettori Christoph Kilchenmann e Marco Romano, prio.swiss - che ha sede a Berna - conta sulla perizia di una trentina di collaboratrici e collaboratori provenienti dalle due precedenti associazioni del settore, curafutura e santésuisse. È nostro obiettivo agire con efficacia nel campo delle riforme nell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (Aoms), per un sistema sanitario liberale, solidale, di qualità, di rapido accesso e finanziariamente sostenibile. L’associazione è strutturata dai dipartimenti comunicazione, politica sanitaria, strutture tariffali e tariffe ufficiali, standard - qualità - Hta (Health Technology Assessment). Ogni team lavora coinvolgendo gli specialisti rappresentanti dei membri dell’associazione. Il ruolo strategico di prio.swiss è assunto dal Consiglio direttivo, che presiedo e in cui è rappresentato ogni membro: Assura, Atupri, Concordia, Css, Groupe Mutuel, Helsana, Kpt, Sanitas, Swica e Visana. A breve, con nuove adesioni, potremmo riunire il 100% degli assicurati del Paese,

ossia l’equivalente di più di 42 miliardi di franchi all’anno di prestazioni da noi rimborsate nell’Aoms.

Già in fase di costituzione di prio.swiss, gli assicuratori si sono accordati su riforme importanti come il nuovo tariffario medico ambulatoriale e il finanziamento uniforme. In Parlamento diversi progetti da noi sostenuti sono ben avviati, fra cui due oggetti in discussione in questa

«Ricercare soluzioni condivise è indispensabile in un settore complesso come la sanità svizzera, in cui operano organizzazioni ben strutturate con interessi diversi. È in questo contesto che vogliamo raggiungere e diffondere le nostre posizioni nell’interesse di chi paga i premi»

sessione primaverile: sosteniamo l’introduzione di sconti sulla quantità dei farmaci (ribassi in funzione del fatturato), che da sola promette un risparmio pari a 300-400 milioni di franchi per chi paga i premi, e l’allentamento dell’obbligo per gli assicuratori malattie di stipulare un contratto con ogni fornitore di prestazioni autorizzato: la possibilità di fatturare a carico dell’Aoms, in futuro, dovrebbe dipendere dal rispetto di standard di qualità misurabili.

Guidati dalla volontà di svolgere un ruolo decisivo nel settore sanitario, i membri di prio.swiss ricercano soluzioni condivise. Ciò è indispensabile in un settore complesso, in cui operano organizzazioni ben strutturate con interessi diversi. È in questo contesto che vogliamo

Felix Gutzwiller, Presidente del Consiglio direttivo di prio.swiss, autore di questo contributo. Il nome dell’associazione riflette la volontà di impegnarsi prioritariamente nel dialogo politico e sociale a favore di un sistema sanitario svizzero di alta qualità e finanziariamente sostenibile, che pone gli interessi degli assicurati al centro delle proprie preoccupazioni.

raggiungere e diffondere le nostre posizioni nell’interesse di chi paga i premi. Agli attori del settore tendiamo la mano: per promuovere cure integrate, una pianificazione sanitaria sovraregionale e strutture tariffarie adeguate. Con i nostri partner vogliamo togliere dal catalogo delle prestazioni quei trattamenti oggi invalidati dai progressi scientifici, ridurre il prezzo di farmaci, apparecchi medici e analisi. Occorre anche lottare contro i cattivi incentivi che, per esempio, possono stabilirsi tra laboratori, industria farmaceutica e medtech con medici prescrittori o ospedali. Liberare la sanità dalle cure inutili porta risparmi ma anche più sicurezza per i pazienti. Un mezzo per arrivarci è rendere misurabile la qualità delle cure. E in un domani, non può mancare la digitalizzazione: la raccolta di dati elettronici e il loro scambio facilitano processi amministrativi e cure adeguate. Con l’aumento dei costi delle prestazioni è infine essenziale garantire un finanziamento in cui la parte pagata dal premio e quella coperta dalle imposte (per es. riduzione dei premi, contributo alle prestazioni) si completino. Possiamo, vogliamo e dobbiamo continuare a coniugare responsabilità e solidarietà, per una Svizzera sana e coesa.

RENAULT RAFALE

E-TECH 4X4 300 CV

fino a 1 000 km di autonomia1 fino a 105 km in guida elettrica2 tetto panoramico in vetro opacizzante solarbay®3 32 sistemi avanzati di assistenza alla guida

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volume del bagagliaio fino a 627 l6

4Control advanced con 4 ruote sterzanti

1 con un pieno di benzina e batteria completamente carica secondo wltp 2 secondo wltp, a seconda del livello di carica della batteria e dello stile di guida/ fonte interna Renault/2024 3 in opzione a seconda della versione 4 Google, Google Maps, Google News, Waze e altri marchi sono marchi registrati di Google LLC 5 a seconda del Paese 6 a seconda della motorizzazione. Renault rafale esprit alpine e-tech 4x4 300 cv plug-in hybrid, consumo di energia 0,7 l + 21,7 kwh /100 km, 16 g CO₂/km, categoria di efficienza energetica d.

Google4 integrato e più di 50 app disponibili5 Renault raccomanda

Labirintiche distanze

In tempi sorprendentemente rapidi si sono verificate importanti evoluzioni nel mondo del lavoro, e nelle modalità dello stesso, che hanno visto protagonisti sia i dipendenti che le aziende. La principale conquista europea del post pandemia è la flessibilità, ma intanto negli Stati Uniti, pionieri di queste politiche, è iniziato un curioso ritorno al passato... cosa accadrà nei prossimi anni in Europa? La Svizzera come si posiziona in questa nuova arena?

Troppo tempo ed energie dedicate a qualcosa che nel caso di molti è un semplice mezzo per poter fare qualcos’altro, e che invece nel caso di altri è esso stesso il fine ultimo, o comunque uno dei principali obiettivi, cui viene dedicata la propria vita: il lavoro. Un argomento certo divisivo, e parimenti oggetto di un sano, entro certi limiti, ideologismo. Se certo il consenso si possa dimostrare particolarmente ampio nell’affermare che si lavori per vivere, al tempo stesso altri sosterrebbero un altrettanto incisivo: si vive per lavorare. E non solo tra gli entusiasti.

Il confronto arriva da molto lontano, e nel corso degli ultimi decenni è andato progressivamente inasprendosi anche nella felice aiuola occidentale, a fronte di una crescita economica che ha rallentato nello staccare ulteriori tanto attesi ‘divi-

dendi’, reali e non solo nominali. Come se non bastasse in più d’un caso l’emergenza pandemica ha offerto un artificioso scorcio su quella che parrebbe possa essere una via alternativa in cui sì viene dedicato del tempo all’attività professionale, ma questo si inserisce all’interno di un articolato sistema di ‘contrappesi’. Nella convinzione che queste possano e debbano convivere per garantire un maggior benessere al collaboratore. Ma se si guardasse al passato cosa emergerebbe?

La ancora incompresa magia resa (necessaria e) possibile da oltre 25 mesi di pandemia, ossia aiuti finanziari a pioggia per famiglie e imprese come mai se n’erano anche solo ipotizzati nella storia, offre un interessante parallelismo prima con la Roma repubblicana e poi imperiale.

Della amplissima maggioranza dei cittadini romani di cui si è letto, o si è

soliti fare, probabilmente nessuno ha nel concreto lavorato un’ora nella sua lunga vita. O meglio, dipende dalla definizione che si vuole dare a ‘lavoro’. Per quanto non tutti benestanti in egual misura, e con alcuni casi imbarazzanti, tanto che sia Cesare che Cicerone ebbero non pochi problemi finanziari nel garantirsi in più d’un’occasione un seggio in senato, i protagonisti della storiografia romana furono solitamente appartenenti alle classi più benestanti, e che in quanto tali trascorrevano le giornate in occupazioni non comuni: guerra, politica, arti e ozio. Nel caso di quest’ultimo con declinazioni però tutte romane. Ecco quindi che molto spesso i potenti generali di Roma erano anche affermati poeti e letterati, artisti a tutto tondo, compositori e parolieri, oltre che funzionari pubblici e rispettati sacerdoti, al servizio di un ideale: Roma stessa.

© Freepik

Se però anche si guardasse alla maggioranza della popolazione romana, di origine o diritto, una profonda distanza affiorerebbe rispetto alla quotidianità delle società avanzate moderne. All’epoca le persone anche più indigenti non avevano un eccessivo bisogno di lavorare, lo Stato garantiva infatti da bere e mangiare a chiunque non potesse permetterselo, così come offriva gratuitamente sanità (acqua e terme), intrattenimento (giochi e corse), e in caso di necessità lavoro (servizio militare). In questo Roma non era un’eccezione, ad Atene, Cartagine, Alessandria le circostanze erano analoghe, si trattava del resto di importanti metropoli, al centro di vasti imperi, che garantivano seppur non troppo volontariamente tutte le risorse necessarie a renderlo possibile. Per quanto non fosse un’eccezione a tutti gli effetti, i cittadini romani non erano certo soliti pagare le imposte su quello che oggi si definirebbe reddito, a prescindere dal fatto che lo avessero o meno, come anche non era spesso il caso. Erano invece soggetti a un’imposizione molto pesante i territori sottomessi e gli alleati, in un crescendo proporzionalmente alla distanza geografica. Lo Stato metteva però nelle migliori condizioni di agire chiunque volesse farlo, e dunque il ceto medio, che sfruttando abilità, rendite di posizione, amicizie o peggio, in pochi anni si potevano accumulare fortune notevoli. Ed è un po’ questa l’importante differenza che sopravvive rispetto agli stati coloniali europei dei secoli successivi. A Roma l’ascensore sociale funzionava, e sotto molti aspetti il merito era ancora premiato in primis proprio dal mercato, con l’esercito a fare da ulteriore e frequente trampolino di lancio a illustri personaggi, ancora oggi celebri.

A modo loro i romani il nuovo totem della modernità, il ‘work-life balance’, erano riusciti a garantirselo in largo anticipo, da un lato limitando le quotidiane necessità di spesa della maggior parte delle persone, dall’altro assicurandosi stabili fonti di entrate che ne coprissero i costi, resistendo alla tentazione di tartassare fiscalmente il ceto medio e quello alto, o le imprese, come invece fanno abitualmente gli Stati moderni, in assenza di valide alternative, e con risultati evidentemente discutibili, laddove non fallimentari. Gli anni della peste. L’incredibile accelerazione che c’è stata nell’ultimo lustro circa il cambiamento delle modalità di

«Per quanto rifletta la profonda insoddisfazione di molte più persone del previsto, la Great Resignation è anche un’evidente dimostrazione di un’economia vitale, e di un mercato del lavoro ricco di opportunità, che dunque funziona, e favorisce il cambiamento» Serena Cambria, Direttrice di Flexsis, società del Gruppo Interiman

L’espansione di Roma in tre secoli

Ma come si lavora nel 2025?

Valutazioni dei dipendenti di alcune funzioni delle loro aziende

Sviluppo di comp. Tutoraggio

Il senso di comunità tra

e

allineamento alla mission dell’azienda

L’ambiente di lavoro stimola la creatività, e l’accettazione del fallimento quale opportunità di crescita

Le diverse modalità con cui le aziende supportano i nuovi assunti, e lo sviluppo di programmi ad hoc per l’inserimento

Opportunità di apprendimento individuale di nuove competenze, formazione e team building

lavoro, e la digitalizzazione di molti processi, è sicuramente attribuibile a quelle che solitamente si definiscono ‘cause di forza maggiore’. Non c’è stata alcuna decisione volontaria da parte delle imprese, o la richiesta dei collaboratori, ma semplicemente è successo sulle ali dell’emergenza pandemica, e ora tornare indietro è

Se i romani si erano creati a modo loro un efficace modello in grado di garantire un sano equilibrio tra affetti e lavoro, negli ultimi anni qualche problema è andato sempre più emergendo. Ma cosa pensano i dipendenti dell’operato delle loro aziende in diversi ambiti?

Fonte: McKinsey 2025 (dati Usa, 10k)
colleghi, manager
leader;

Le priorità lavorative in Svizzera

«L’introduzione di flessibilità si accompagna a una costante crescita del tasso di partecipazione femminile, e a un miglioramento netto della qualità delle professioni, anche in termini retributivi. Sono i servizi dove le donne si stanno concentrando, il che dovrebbe garantire una retribuzione oraria media più elevata»

Importanza attribuita al lavoro e altre attività per coorti demografiche

Onlus e volontariato

Quali sono le finalità di avere un’occupazione in Svizzera?

Consenso dei sondaggiati rispetto alle singole funzioni (in % tot)

Integrazione sociale

Sicurezza finanziaria

Sviluppo professionale

Avere una professione

Essere occupati

■ Assolutamente d’accordo ■ Molto ■ Parzialmente ■ Non del tutto ■ Per niente

Fonte: Uni Zurich, ETH, Uni Luzern Schweizer Hr Barometer 2024

Paese che vai, priorità che trovi. La Svizzera in quanto Paese tutto sommato benestante, e dal consolidato benessere sociale e ampiamente diffuso, si caratterizza per risposte sicuramente curiose alle più elementari domande. Insolite in altri Paesi, dove la necessità è ancora importante, e in parte ci si deve anche accontentare. Senza andare troppo lontani, Germania e Italia.

complicato. «Il mondo del lavoro sta evolvendo a velocità superlative, e la pandemia ha contribuito in misura sostanziale, fungendo da catalizzatore di tendenze già in atto, per quanto sottotraccia. A evolvere è anche il rapporto tra datore di lavoro e dipendenti, con l’attenzione che si sta spostando sulle esigenze dei secondi, in primis la richiesta di flessibilità, direttamente legata a un concetto di benessere del dipendente più ampio con le aziende

che vi stanno già facendo i conti», esordisce così Frédéric Dinot, Operational Director di Randstad Svizzera.

I dati mostrano quanto sia stata improvvisa l’accelerazione del fenomeno, e quanto esteso, coinvolgendo contemporaneamente interi continenti. «Sotto questo profilo la pandemia è stata un’occasione preziosa per sperimentare su larga scala la fattibilità e gli effetti di queste nuove modalità. A sopravvivere è il risultato: era possibile, ed è ancora realtà. Nel caso di alcuni Paesi l’impatto è stato notevole, ad esempio in Italia: nel 2020 il telelavoro ha registrato un aumento di oltre il 1000%, passando da 570mila fruitori a 6,5 milioni. Si potrebbe concludere ‘da un eccesso all’altro’, e infatti sono emerse diverse problematiche, che si sta cercando da allora di correggere», nota Fiorella Crespi, responsabile Osservatorio Smartworking del Politecnico di Milano.

Se sono note le ragioni per cui in Italia il fenomeno ha assunto tali proporzioni, anche in Paesi meno colpiti il salto non è passato inosservato. «Accanto al percepito delle persone, e alle rilevazioni delle società specializzate, anche l’Ufficio federale di statistica svizzero ha catturato questi dati: dal 2001 al 2019 la percentuale di occupati che sono ricorsi al telelavoro almeno un giorno in un mese è cresciuta dal 6,6 al 24,6% raggiungendo il 34,1 durante la pandemia. Il trend è continuato a crescere, raggiungendo il 36,7% degli occupati a fine 2023. A essere però cambiata è anche la mentalità delle persone; l’entrata nel mondo del lavoro delle nuove generazioni sta imponendo un rapido cambio di paradigma, con la ricerca di un sano equilibrio tra attività professionale e vita privata divenuta la priorità», riflette Serena Cambria, Direttrice di Flexsis, società specializzata del Gruppo Interiman. Dove tutto è cominciato. Se dunque nel Vecchio Continente il dado sembra tratto, almeno per il momento, le sorprese non finiscono qui. «Mentre Svizzera ed Europa andavano convintamente in questa direzione, facendo diventare il lavoro a distanza o ibrido il nuovo ‘gene dominante’, negli Stati Uniti è iniziato un silenzioso cambio di rotta con molti leader di settore che stanno riducendo la flessibilità di moltissimi contratti, a partire proprio dai pionieri della Silicon Valley. Quanto emerge da una nostra recente indagine globale è che il 45% dei Ceo intervistati ha un fondato timore che

Fonte: Uni Zurich, ETH, Uni Luzern Schweizer Hr Barometer 2024
Religione
Tempo libero
Famiglia
Lavoro retribuito

il lavoro a distanza abbia danneggiato cultura aziendale e affiatamento dei team. Al tempo stesso la domanda di impieghi con competenze in Ia sono aumentati di 3,5 volte più velocemente di tutti gli altri, il che potrebbe portare a una ristrutturazione dell’intera forza lavoro; invece che investire in modelli ibridi, si impiegherebbero tali risorse in nuove superfici», rileva Kevin Boti, Manager People & Organisation Consulting di PwC Svizzera.

La pandemia costituisce dunque uno storico spartiacque in entrambe le regioni, seppur in direzioni diametralmente opposte. Negli Stati Uniti le aziende stanno insistentemente riportando il capitale umano in ufficio, intenzione manifestatasi tra l’altro anche in Svizzera. Nel lungo termine, dopo anni e anni di pratica, con persone anche solo da remoto, gli effetti negativi si sono visti, e i nodi sono venuti al pettine. In ambito tecnologico il segnale d’allarme è stato il calo del tasso d’innovazione di tutte le MegaCap, unito all’annacquarsi della cultura aziendale. «Diversi studi dimostrano che anche il lavoro ibrido possa anche portare svantaggi per i  dipendenti più giovani e meno esperti, e che soprattutto non hanno ancora una solida rete di contatti interni, o in tutti quegli ambiti in cui il dialogo informale è parte integrante del proprio lavoro», sottolinea Daniella Lützelschwab, responsabile Mercato del lavoro dell’Unione Svizzera degli Imprenditori.

Le modalità con cui la dinamica viene perseguita sono evidentemente diverse, ma la direzione è ormai presa, e il mood va ampliandosi. «L’approccio di Amazon è diverso da quello di Apple, di Google e delle altre, ognuna ha individuato una strategia, ma le regole sono in via di inasprimento, in alcuni casi abolendo del tutto l’ibrido e a distanza, in altri limitandolo a giorni predefiniti. A tornare sul tavolo sono i benefici associati alle interazioni personali nella giornata lavorativa, oltre al percepito deterioramento del contesto economico per l’intera industria, che attenuerebbe il rischio di dimissioni di massa, o ne limiterebbe l’impatto», sintetizza la responsabile di Flexsis.

Quali i pro? Per come è stato impostato il dibattito su natura ed efficacia di tali modalità inevitabilmente qualche perplessità la solleva, e il forte ideologismo di fondo non aiuta. «La conquista più importante degli ultimi anni è sicuramente stata la flessibilità, cosa che si

«Moltissimi in Svizzera è ormai da tempo che hanno deciso di lavorare part-time. È la soluzione che negli anni passati consentiva di raggiungere l’equilibrio desiderato tra vita professionale e privata, la pandemia ha semplicemente evidenziato come sia possibile compiere un ulteriore passettino»

Anna Bretschneider, Responsabile Svizzera di Baillie Gifford

Quali aspetti sono più importanti nel tuo lavoro?

Importanza attribuita alle caratteristiche dal collaboratore (dati globali)

Pagato equamente

Pareri discordanti

perde stando ai due estremi, con pro e contro equamente distribuiti tra aziende e collaboratori. La flessibilità e la maggiore autonomia in termini di orario e luogo di lavoro contribuisce a una maggiore responsabilizzazione dei collaboratori rispetto ai risultati da raggiungere. Ma oltre a una dimensione psicologica, il benessere delle persone, si unisce anche una componente più finanziaria, il guadagno in tempo e denaro altrimenti destinato al

Il confronto tra l’attribuzione delle priorità data dai collaboratori, rispetto a quanto ipotizzato dai responsabili delle risorse umane e dal top management delle imprese qualche interrogativo certamente lo solleva. Probabilmente una migliore comunicazione, e più trasparenza su quali dovrebbero essere gli obiettivi comuni potrebbero rappresentare un notevole passo in avanti.

«Entro il 2050 quasi il 30% della popolazione europea avrà oltre 65 anni, in Svizzera oltre il 25%, numeri che mostrano la scarsità di manodopera, oltre alle future pressioni per i sistemi previdenziali. Da qui la necessità per le aziende di dimostrarsi attrattive verso i più giovani, e concilianti con i meno» Kevin Boti, Manager People di PwC Svizzera

Investimenti nell’immobiliare europeo

Volumi per tipologia e anno (dati rolling a 12 mesi mld eur)

Il Tele-mattone...

La crescente preferenza della maggior parte dei collaboratori per non rinunciare alle comodità conquistate a caro prezzo non è però esente dall’avere ambigui riflessi sull’immobiliare. «Già prima del 2020 gli uffici operavano in Europa con un tasso di occupazione settimanale medio del 70%, e già oggi i valori relativi a martedì, mercoledì e giovedì sono tornati in linea con il pre-pandemia. Si sta individuando un nuovo equilibrio, più ibrido, sui giorni rimanenti. È negli Stati Uniti che ci aspettiamo un cambio di passo, e nelle aziende americane presenti in Europa, dunque specie It, che dovrebbero sì tornare massicciamente in ufficio», nota Mike Barnes. Riflessi che non hanno tardato nel farsi sentire anche in Svizzera. «Anche secondo l’Ufficio Federale delle Abitazioni qualcosa è ormai in atto da tempo, la nuova flessibilità offre a molte famiglie la possibilità di allontanarsi dai luoghi di lavoro, e dai centri urbani, consentendo a parità di budget di beneficiare di superfici più ampie. Parimenti a diminuire è stata la domanda delle imprese, in parte per questo, oltre che per gli attuali dati congiunturali», riflette l’esperta di Flexsis. Come tipico per il settore, la velocità non è però certo tra le sue principali caratteristiche. «Il ritorno in ufficio ha un impatto ritardato sulla domanda. Nonostante infatti nel 2024 la domanda europea sia rimbalzata a sorpresa dell’8,5%, e

commuting, il tragitto casa - ufficio», precisa l’esperta del Politecnico di Milano. Indiscutibili sono però anche i benefici in termini di puro benessere per i ‘fortunati fruitori’. «Se la si guarda dal lato dei dipendenti lo smartworking consente molte più libertà, e risponde alla crescente esigenza di flessibilità. È una modalità di lavoro che rende possibile ottimizzare la gestione del tempo, ridurre lo stress legato alla mobilità, e di raggiungere un migliore equilibrio tra vita professionale e privata. Il senso di autonomia che si sviluppa tra i collaboratori ha vantaggi, garantisce infatti alti livelli di soddisfazione e coinvolgimento», rileva Cambria. E non si tratta di benefici unilaterali, solo per i dipendenti. «La vita di milioni di persone è certamente migliorata, sotto diversi punti di vista, a partire proprio dal bilanciamento tra vita professionale e vita privata, come dimostra un recente studio dell’Università di Zurigo. Il 70% dei lavoratori in Svizzera ha dichiarato di essere ricorso al telelavoro, e che ne abbia tratto beneficio, e i dati dimostrano che la flessibilità porti a un miglioramento della

Evolve il mercato immobiliare europeo, nell’era smartworking.

L’Europa Tasso medio di occupazione degli uffici (in % tot)

stimiamo un ulteriore +1% quest’anno, la media sarà ancora inferiore del 15% rispetto al 2019, con l’eccezione dell’Europa meridionale, con Madrid, e Lisbona (oltre a Praga), al +20% già ora», rileva l’esperto di Savills. Qualcosa è però cambiato, e potrebbe fare la vera differenza in futuro, forse. «A essere diversa è l’importanza attribuita oggi sia ai requisiti Esg e di sostenibilità degli immobili, come dimostrano in maniera incontrovertibile i dati delle location centrali a Londra, che la vicinanza a snodi chiave di trasporto pubblico e privato. I tassi di sfitto stanno intanto diminuendo, con la media a fine 2024 che ha toccato l’8,3% a fronte di due forti dinamiche: da un lato cresce la domanda, dall’altro diminuisce l’offerta, con molti immobili usciti dal mercato per possibili ristrutturazioni», conclude Barnes.

Praga Parigi Cbd Varsavia Londra Città Dublino New York Los Angeles
Tasso di occupazione
Fonte: Msci 2025

soddisfazione dei collaboratori, e anche a un aumento della produttività a vantaggio delle imprese», chiosa Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management.

Evidentemente le generalizzazioni sono spesso scivolose, trattandosi di una media tra persone e situazioni tra loro molto diverse. «Non è sempre così, ed è bene averlo a mente, ma lavorare a distanza garantisce una maggiore concentrazione e meno distrazioni, il che può dunque portare anche a una maggiore produttività, a beneficio dunque delle imprese. Sul fronte più corporate consente alle aziende di essere più attrattive verso i giovani talenti in cerca di quella flessibilità necessaria a conciliare obblighi familiari e lavorativi, molto apprezzata dalle donne, e non da ultimo l’ottimizzazione delle spese degli uffici, a partire dalle superfici», evidenzia Anna Bretschneider, Responsabile Svizzera di Baillie Gifford. Il nodo immobiliare. La tentazione di limitare i costi legati a sedi di rappresentanza e centrali, con superfici sufficientemente ampie è certamente stata forte, soprattutto in anni di congiuntura, specie in Europa, non favorevolissima, eppure… «Quello che abbiamo imparato a nostre spese è di non sottovalutare i benefici che una semplice macchinetta per il caffè possa portare a un team di lavoro, e dunque in aggregato all’azienda. Intorno a un caffè, in una dimensione dunque molto informale, ci si motiva, e ci si aggiorna su cose o progetti che altrimenti non sarebbero mai stati discussi, e dunque non avrebbero preso una determinata direzione. Le riunioni in presenza sono fondamentali, e l’ufficio rimane il luogo dove le persone si connettono, che è l’essenza stessa del mondo dei servizi, come l’Asset Management. È anche per questo che abbiamo introdotto un nostro modello interno spiccatamente ibrido, il Flexible Working», nota David Hrdina, General Manager e Capo dell’Executive Committee di Robeco Svizzera.

Per quanto ricopra in molti casi un ruolo nodale nel vantaggio competitivo delle imprese, avere un determinato ufficio comporta anche una serie di obblighi per il datore di lavoro. «Se si pensa alla Svizzera, l’affitto di superfici centrali e di pregio, specie in città come Zurigo e Ginevra, può incidere pesantemente sui bilanci delle aziende, costi che ricorrendo a un giusto mix di lavoro in presenza e da remoto si possono ridurre significativa-

«La logica entro cui devono entrare le imprese è il concetto dell’Employer branding, non più una mera questione di benefit economici e finanziari, ma la creazione di un vero e proprio brand cui le persone, specie i giovani talenti, possano affezionarsi, e crescere insieme, con un comune obiettivo da raggiungere»

Frédéric Dinot, Operational Director di Randstad Svizzera

a

Lo smartworking a Londra Effetti sull’immobiliare urbano in affitto

Gli effetti dello smartworking sui prezzi degli immobili a Londra Variazione del prezzo per dimensione (2020: 1)

1)

Fonte: University College London (escludendo i prezzi del Top 1%)

mente. Altrettanto nel caso dei collaboratori, che possono risparmiare parte delle spese di trasporto e di quei costi sostenuti durante una giornata trascorsa fuori casa, senza trascurare l’impatto ambientale. Si stima che ricorrendo a quote più importanti di telelavoro si potrebbe nella sola Svizzera arrivare a contenere del 10% le emissioni legate ai trasporti», mette in evidenza il Cio di Ubs.

Uscendo dai confini elvetici la situa-

Il diffondersi dello smartworking in Europa qualche noia al mercato immobiliare certamente la riserva, ma non in un’unica direzione. Se gli uffici perdono in attrattiva, il residenziale di un certo livello e sopra certe dimensioni guadagna terreno, come i dati raccolti sul mercato londinese dimostrano. Si accetta di viaggiare un po’ di più per andare a lavorare, ma facendolo un po’ meno spesso.

Fonte: University College London (dati VII-2021 - VI-2022)
Lo smartworking
Londra Effetti sull’immobiliare urbano in vendita
Fonte: University College London (dati 2021)

Cosa ne pensano i collaboratori?

«Iniziano a essere molte, e delle più blasonate, le imprese americane ad aver manifestato l’intenzione di riportare tutti, o quasi, in ufficio. Ma al netto di grandi proclami si stanno orientando verso un modello ‘ibrido strutturato’, dando indicazioni precise sui giorni concessi da remoto»

Fiorella Crespi, Responsabile Osservatorio Smartworking del Politecnico di Milano

Rispetto ai cambiamenti del proprio lavoro negli ultimi 12 mesi (in % tot.)

Sono pronto a nuovi cambiamenti nelle modalità di lavoro

Sono stimolato da opportunità di crescita nel mio ruolo

Le recenti evoluzioni mi fanno ben sperare circa il futuro della mia azienda

Ci sono stati più cambiamenti negli ultimi 12 mesi che non nei precedenti 12

Ci sono troppi cambiamenti tutti insieme, e troppo in fretta

Non capisco il perché di molti cambiamenti

Molti cambiamenti mi fanno preoccupare sulla sicurezza del mio posto di lavoro

Non sono d’accordo: ■ Molto ■ Moderatamente ■ Leggermente Sono d’accordo: ■ Indifferente ■ Leggermente ■ Moderatamente ■ Molto ■ Non so

Fonte: PwC Global Workforce Hopes & Fears Survey 2024 (campione di 57mila persone)

Anni di grandi cambiamenti

In quali ambiti nell’ultimo anno il suo lavoro è significativamente cambiato?

Apprendimento nell’uso di nuovi strumenti informatici

carico di lavoro è

È cambiata la struttura del team

Sono cambiate le mie responsabilità quotidiane

È cambiato il modo con cui collaboro con i colleghi

La natura del mio ruolo

è cambiata

Fonte: PwC 2024

Il cambiamento delle modalità di lavoro è solo una di una lunga serie di modifiche occorse in pochi anni. Se le aziende ritengono che i collaboratori in parte se ne approfittino, i dipendenti pensano lo stesso dei datori di lavoro, a fronte di un percepito aumento del carico di lavoro. Le differenze tra Paesi sono però importanti, al pari di quelle tra settori diversi.

zione si differenzia ulteriormente, specie in Europa. «I tassi medi di occupazione settimanale degli uffici nel Vecchio Continente si sono sempre mantenuti superiori a quelli di Oltreoceano, e già nella seconda metà del 2024 hanno raggiunto il 60% trainati dagli ottimi dati di Madrid, Londra West End e Praga. L’Europa si contraddistingue del resto per tempi di commuting più brevi, anche dovuti a una rete di trasporto pubblico più attrezzata,

la tendenza delle persone a vivere in città e dunque con superfici domestiche più ridotte, rispetto agli Stati Uniti, dove invece le abitazioni sono più grandi e discoste dai centri urbani. A parità di condizioni, da qui l’appello lanciato da Trump nei confronti dei dipendenti pubblici federali, i tassi di occupazione nelle città americane sono ancora fermi al 40-50%, seppur in crescita», mette in evidenza Mike Barnes, Associate Director European Research di Commercial Research Savills. Quali i contro? Sono dunque certamente numerosi i punti a favore di queste nuove modalità di lavoro, con una forte componente psicologica-emotiva a vantaggio dei collaboratori. Ma inevitabilmente c’è anche l’altro lato della medaglia, le esigenze delle imprese, e le difficoltà generatesi. «Quello che si sta diffondendo tra i collaboratori è un crescente senso di instabilità a fronte di aspettative e richieste che continuano a evolvere, da un lato e dall’altro. La maggior flessibilità è controbilanciata dall’aumento degli oneri amministrativi, dal distacco dalla cultura aziendale, e dall’offuscarsi dei confini tra lavoro e vita privata. Secondo una nostra recente indagine il 57% dei lavoratori svizzeri è convinto siano occorsi troppi cambiamenti negli ultimi anni, e il 46% aggiunge che il carico di lavoro sia significativamente aumentato negli ultimi 12 mesi», sottolinea l’esperto di PwC. La chiave del successo di qualunque impresa, indipendentemente dal settore, sono le persone che la animano, pur con tutte le loro differenze. Da qui un ulteriore problema. «L’annacquamento della cultura aziendale può minare alla base lo spirito di squadra e la collaborazione tra persone, specie le più giovani. I neo assunti riscontrano difficoltà a integrarsi nei team e nel costruire relazioni, senza trascurare che non tutti apprezzano queste nuove modalità, molti preferiscono comunque presentarsi in ufficio, e interagire quotidianamente con i colleghi, in presenza. Da qui il ruolo crescente che sta assumendo la flessibilità, di tutte le parti coinvolte», rileva Bretschneider.

A prescindere dalle caratteristiche di ogni persona, e le differenti reazioni a un medesimo stimolo, rimane la realtà con cui confrontarsi quotidianamente. «Uno dei principali problemi di cui si dovrebbe tener debito conto è anche l’isolamento sociale che un eccesso di lavoro da remoto possa generare. L’assenza di interazioni

quotidiane con i colleghi, considerando tutto il tempo dedicato al lavoro durante una giornata, può portare a sentimenti di solitudine o profondo stress, da qui la necessità di sviluppare e implementare strategie efficaci per mantenere e stimolare il coinvolgimento e il benessere mentale dei collaboratori. Gestire un team in remoto richiede anche capacità e competenze diverse dal passato, con la comunicazione che è arrivata a ricoprire un ruolo principe nel coordinare e motivare le persone, raggiungendo gli obiettivi condivisi», chiarisce Guglielmin.

Nuove competenze per affrontare nuove sfide, pur rimanendo nella sostanza le stesse di sempre. Persone che devono gestire persone, per raggiungere obiettivi. Come farlo? «Siamo convinti che siano le persone in ogni azienda le fonti del successo, e che questo non debba essere meramente finanziario, e il comportamento dei collaboratori, a prescindere dalle responsabilità che possano avere, è rilevante. È per questo che bisogna raggiungere una leadership efficace, plasmando una cultura inclusiva, innovativa, ma incentrata sul confronto, e per farlo la formazione riveste un ruolo chiave. Ecco perché abbiamo sviluppato il programma Accelerate, in collaborazione con la business school Imd, con percorsi personalizzati per l’intero personale», rileva il responsabile di Robeco.

Se la formazione è dunque necessaria per alleviare la componente più psicologica dei problemi, sono anche altri i nodi che dovrebbe andare a sciogliere. «Quello che si sta creando è uno scollamento tra la visione del management e le esigenze dei collaboratori, ai primi viene dunque richiesto di sviluppare nuove metodologie di lavoro, in cambio si richiede però agli altri di raggiungere una performance sostenibile in termini di risultati. Gli strumenti messi a disposizione dalle imprese, a fronte di investimenti spesso anche molto importanti in tecnologie, non sempre vengono integrati correttamente nella quotidianità. Solo il 18% dei lavoratori è solito ricorrere a strumenti di Intelligenza Artificiale, il che suggerisce che potrebbe esserci un gap formativo da colmare, sensibilizzando sui potenziali benefici, ma fornendo anche le competenze necessarie a impiegarli. Il rischio, dove si sta andando, è di arrivare a dover decidere se ottimizzare i modelli ibridi, investendo, o tornare al lavoro in sede», riflette Boti.

«Un eccessivo ricorso al lavoro a distanza indebolisce l’innovazione, ma un ritorno troppo rigido alla presenza potrebbe scoraggiare l’arrivo di nuovi talenti, minando l’innovazione stessa. È dunque necessaria una maggiore consapevolezza da parte di ambo le parti, per rendere possibile la flessibilità»

Daniella Lützelschwab, Responsabile Mercato del lavoro Unione Svizzera degli Imprenditori

Perché si ricorre a manodopera esterna?

Top3 delle motivazioni delle imprese (in % tot)

Incertezza politica monetaria

Visibilità sulla Supply chain

Dinamiche geopolitiche

Sostenibilità ed Esg

Rischi di cybersecurity

Contenimento dei costi

Camb. modelli operativi

Acquisizione di talenti

Relationship management

Rischi associati all’Ia

Perché si ricorre a manodopera esterna?

Le motivazioni cambiano a dipendenza delle regioni (in % tot)

Obblighi finanzari e legali inferiori

Sviluppo di competenze e talent gap a breve term.

Abbassamento dei costi

Miglioram. innovazione

Aumento della flessibilità

Sviluppo int. competenze talent gap a lungo term.

Abbassamento turnover

Fonte: Economist Impact survey 2025

Che fare? A fronte dell’esperienza maturata negli ultimi anni un ritorno al passato appare complesso, laddove non irrealizzabile, in presenza di ostacoli oggettivi. «Una questione apparentemente semplice è intendersi sul cosa significhi ‘lavorare a distanza’, ed è qui che si sta ampliando il divario tra aziende e collaboratori, in una materia in cui invece una comunicazione chiara ed efficace dovrebbe essere prioritaria. Sin dal prin-

Sono molte le ragioni per cui le aziende decidono di ricorrere a manodopera esterna, anche in questo caso l’area geografica è determinante, seppur non la sola ragione. Il carico normativo e fiscale che interessa il lavoro in Europa spinge le aziende a valutazioni abbastanza diverse ad esempio rispetto al Nord America, o ancora all’Asia.

Questione di competenze

«Già prima del 2020 gli uffici operavano in Europa con un tasso di occupazione settimanale medio del 70%, e già oggi i valori relativi a martedì, mercoledì e giovedì sono tornati in linea. Si sta individuando un nuovo equilibrio, più ibrido, sui giorni rimanenti»

Mike Barnes,

Associate Director European Research di Commercial Research Savills

Evoluzione delle competenze richieste dalle imprese nel ‘30 rispetto al ‘25

Competenze che aumenteranno d’importanza

Network e cybersecurity

Environmental stewardship

Quota di dipendenti

Già Core e acquisiranno importanza

AI e big data

Programming

Cittadinanza globale

Fonte: Wef 2024

Marketing e media

Sensory-processing

Formazione tecnologica Creative thinking

flessibilità e agilità

Pensiero analitico

Motivazione e conoscenza di sè Orientamento e servizi alla clientela Systems thinking Teaching and mentoring

Resource management e operation Quality control Plurilinguismo

Lettura e scrittura, matematica Attenzione ai dettagli

Abilità manuale e precisione

Non importanti, e ne perderanno

Già Core now e stabili nel tempo

Quota di dipendenti che le ritengono già Core nel 2025 (in %)

Cognitive Engagement skills Etiche Management Fisiche Autonomia Tecnologiche Collaborative

Ma quanto si lavora nel manifatturiero?

In prospettiva l’evoluzione del mercato del lavoro appare molto diversa tra regioni e settori.

Le modalità di lavoro ibride mal si prestano a molte industrie, in primis il manifatturiero, che è ancora una componente fondamentale del sistema economico europeo.

Evolve però anche la consapevolezza di quali saranno le competenze

cipio dovrebbe esserci dialogo tra le parti e la disponibilità di entrambe di individuare un modello soddisfacente per tutti, correggendo gli squilibri. Molte imprese hanno però già iniziato a smontare tali modelli, causando l’insoddisfazione dei collaboratori, che si possono essere nel frattempo trasferiti più lontano, o modificato i precedenti stili di vita, nella convinzione che gli accordi potessero essere di lungo periodo», precisa il Cio di Ubs.

Le esigenze da soddisfare sono del resto reciproche, si tratta sì di facilitare la vita dei dipendenti, ma anche di trovare una quadra soddisfacente per le imprese. «La priorità delle aziende che sta emergendo con sempre più forza è quella di preservare i loro valori, la loro identità, pur abbracciando nuove tecnologie e la flessibilità richiesta. Le strutture gerarchiche stanno evolvendo verso modelli più inclusivi e collaborativi, si sta cercando di responsabilizzare i dipendenti coinvolgendoli, ridefinendo i confini degli uffici. La sfida epocale cui si è confrontati è adottare una mentalità improntata al continuo miglioramento, e dunque elastica e adattiva, facendo coesistere innovazione e tradizione», rileva Hrdina.

Elasticità e adattamento dovrebbero essere dunque al centro anche dei nuovi equilibri delle modalità di lavoro, non però in un’unica direzione. «I modelli ibridi è naturale che sopravvivano, ma non sono una panacea. Sta alle imprese valutare in quali ambiti possono apportare benefici, e in quali invece si dimostrano dannosi, soprattutto nel lungo periodo. Un eccessivo ricorso al lavoro a distanza indebolisce l’innovazione, ma un ritorno troppo rigido alla presenza potrebbe scoraggiare l’arrivo di nuovi talenti, minando l’innovazione stessa. È dunque necessaria una maggiore consapevolezza da parte di ambo le parti, per rendere possibile la coesistenza di flessibilità e cultura aziendale sana, a fronte di regole precise», mette in evidenza la responsabile dell’Unione Svizzera degli Imprenditori.

Dunque modelli sì ibridi, ma evitando gli eccessi, individuando soluzioni comuni, pena qualche rischio. «La ricerca di flessibilità ha avuto negli ultimi anni un forte impatto sul lavoro subordinato classico. Le forme di impiego flessibili, o atipiche, si sono moltiplicate portando a una trasformazione delle organizzazioni. Le aziende più tradizionali e meno inclini a tale evoluzione potrebbero finire con il privarsi di nuove preziose competenze, oggi necessarie a rimanere concorrenziali. Ma non tutti i settori, i ruoli, e le imprese sono uguali da qui le complessità, per quanto lo smartworking sia oggi una realtà destinata a rivelarsi complicata da sradicare», nota la direttrice di Flexsis. Se ogni caso è diverso dall’altro, a incidere è anche la geografia, e le specificità culturali e sociali. «Secondo la Stanford University un lavoro ibrido ma ben or-

ganizzato può effettivamente rivelarsi altamente produttivo, concentrando le componenti più sociali della propria attività professionale nei giorni in ufficio, uguali per tutti, e destinando le giornate a casa per il ‘lavoro silenzioso’, tutte quelle attività che non richiedono invece interazione con altre persone. Combinando il tempo risparmiato nel commuting, con una produttività superiore del 2-3% l’ora grazie alla componente ‘silenziosa’, si può ottenere un miglioramento in aggregato di ulteriori due punti percentuali, a patto di strutturare il tutto. Negli Stati Uniti, secondo un’indagine di McKinsey, l’87% delle persone prenderebbe in considerazione la possibilità di lavorare a distanza, se fornita, e il 65% lo farebbe anche sempre, con una netta preferenza da parte dei più giovani», rileva Guglielmin. L’Atlantico. Con un oceano nel mezzo, l’atteggiamento che stanno assumendo i due continenti è diverso, a fronte di evidenze e condizioni differenti. Se negli Stati Uniti si può contare su un’esperienza ormai pluridecennale, in Europa molto spesso è ancora una ‘novità’ degli ultimi anni. «Si tratta di due mercati del lavoro completamente diversi, e le aziende americane si possono prendere determinate libertà che qui da noi sarebbero invece molto meno semplici. La spinta per un completo ritorno in presenza in sede è molto più aggressiva oltre oceano, anche in assenza di tutte le forme di protezione dei lavoratori tipiche europee, a partire dai sindacati», riflette l’esperto di PwC. Eppure, come spesso accade, quanto sono coincidenti parole e fatti? Al netto di grandi proclami, cosa sta davvero succedendo? «Iniziano a essere molte, e delle più blasonate, le imprese americane ad aver manifestato l’intenzione di recedere da moltissimi di questi accordi, per riportare tutti, o quasi, in ufficio. A patto di ‘isolare’ il rumore di queste affermazioni, se ci si limita a osservare i dati emerge che si stiano orientando (sono già la maggior parte delle imprese) verso un modello ‘ibrido strutturato’, dando indicazioni precise sui giorni concessi da remoto, con un risultato molto analogo a quanto già facciamo in Europa definendolo Smart working», chiarisce Crespi.

La domanda è dunque cosa accadrebbe laddove la tendenza prendesse maggior piede a Washington. Come reagirebbero le imprese europee? «In ambito Hr quanto accade in Nord America ha

«Quello che la pandemia ha insegnato è di non sottovalutare i benefici che una semplice macchinetta per il caffè possa portare a un team di lavoro, e dunque in aggregato all’azienda. Intorno a un caffè informale, ci si motiva, e ci si aggiorna su cose o progetti che altrimenti non sarebbero mai stati discussi»

David Hrdina, General Manager di Robeco Svizzera

Manifatturiero

Installazioni mecc. e riparazioni Trasporto

Produzione

Professioni Stem

Back office

Installazioni mecc. e riparazioni

Manager

Edilizia

Servizi alimentari Altro

sempre avuto riflessi più o meno diretti sul Vecchio Continente, seppur non immediati. È stato il caso delle politiche di inclusione, di benessere dei collaboratori, per tecnologia e innovazione, seppur in presenza di un’importante componente legata alle profonde differenze tra nazioni europee, in termini culturali, economici e normativi», eccepisce Cambria. Eccezionalismo europeo. Il fatto che il mercato unico, insieme ai Paesi limi-

Nuove modalità di lavoro, accompagnate però anche dal diffondersi progressivo delle nuove tecnologie, intelligenza artificiale in primis, che in ogni caso è destinata a scompaginare gli equilibri di molti settori, rimettendo ordine nella distribuzione delle persone tra le diverse funzioni, dando il la a importanti economie di scala. Cosa è lecito però attendersi? Vendita al dettaglio Evoluzione

Aiuto

Medici e professionisti

Manutenzione

Istruzione e formazione

Manager Servizi di comunità

I rischi del 2025

Quali sono i principali per le aziende?

Formazione del personale per stare al passo del mercato e delle tecnologie

Non sviluppo del potenziale tecnologico

Impatto della longevità

Mancanza di benessere del personale

Obiettivi normativi o di sostenibilità

Rischi associati al cambiamento climatico

Instabilità della geopolitica

Costo del lavoro

Fluttuazioni della domanda

Incertezza economica

Dispute e sindacalizzazione del lavoro

Cambiamenti normativi

Carenza di talenti

Nodo produttività

In cosa investite per aumentarla?

Formazione dei collaboratori

Iniziative per il benessere mentale e psyco Ottimizzazione dei processi

Intelligenza Artificiale generativa

Semplificazione delle strutture org.

Sviluppo di piattaforme interne

Cybersecurity preventiva

Soluzioni self-service per la routine

Monitoraggio dei collaboratori e feedback

Ricalibrazione del lavoro

Il paradosso di Solow

Evoluzione della produttività del lavoro (var. annua Pil per ore lavorate, in %)

Solow, e il suo paradosso

Sono ormai anni che se ne dibatte, senza però venirne davvero a capo. Una consuetudine di molte democrazie, ma che soprattutto in questo ambito ha del paradossale. Ma chi era Solow? Il primo a porre l’accento sul ‘paradosso della produttività’ è stato Robert Solow, Nobel per l’economia, studiando la correlazione tra produttività del lavoro, e investimenti in tecnologia informatica. Indipendentemente da quanto investito i miglioramenti si confermano essere minimi. «Rispetto alla iniziale inspiegabilità, oggi si tende a credere il problema siano i sistemi di misurazione, e le specificità di molti settori», illustra Lützelschwab. Le spiegazioni però potrebbero essere anche altre. «Da valutare è anche l’aggiornamento delle competenze di chi dovrebbe utilizzare queste nuove tecnologie, e la relativa riorganizzazione dei processi aziendali, elementi spesso sottovaluti e dunque mancanti. Prima di digitalizzare è fondamentale un cambiamento culturale e strutturale profondo delle imprese per sfruttare appieno il potenziale di questi importanti investimenti, sfide che possono essere vinte solo nel medio lungo termine, con politiche attente e lungimiranti», prosegue Cambria. Interessante dibattito, in cui si inserisce ora la ‘nuova’ e chiacchieratissima rivoluzione. «L’Intelligenza Artificiale ha tutte le potenzialità per sciogliere definitivamente il paradosso, snellendo i processi aziendali, migliorando le decisioni e dando impulso a nuovi settori. Tuttavia il punto dirimente sarà il ‘come’ verrà applicata, oltre che il quando e in quanto tempo; ad esempio anche quanto capitale umano sarà sostituito in parte o del tutto. Ancora tutti da valutare, invece, saranno gli impatti economici e sociali dell’intera operazione, altro argomento più che significativo», conclude la responsabile di Baillie Gifford.

trofi, stia prendendo una strada diametralmente opposta qualcosa dovrebbe pur dirlo. E i dati rimarcano tale distanza. «In Svizzera ed Europa la situazione è completamente diversa dagli Stati Uniti. In Svizzera oltre il 50% degli occupati svolge ancora un lavoro ibrido, o completamente da remoto, rispetto a una media globale del 48%, ma al tempo stesso secondo una nostra recente indagine il 38% dei collaboratori si dichiara anche molto favorevole a cambiare azienda entro 12 mesi, rispetto a una media globale del 28%, da qui la prudenza che probabilmente conserveranno i datori di lavoro nell’immediato futuro», prosegue l’esperto di PwC. Il convitato di pietra al tavolo delle trattative è del resto noto, e risponde al nome di demografia. «La Svizzera e più in generale gli Stati europei nei prossimi anni si troveranno a fronteggiare una carenza di personale senza precedenti, dovuta all’invecchiamento della popolazione e alla scarsa natalità, in una fase di massicce uscite dal mondo del lavoro. Per quanto si possa discutere degli effetti negativi dello smartworking, è comunque meglio di non avere del tutto personale, che in quel caso sì minerebbe alla base produttività, redditività e competitività delle imprese. La nuova sfida sarà dunque attrarre e fidelizzare talenti e collaboratori, trovando la formula migliore che preveda anche queste nuove modalità», evidenzia la responsabile di Flexsis.

Anche laddove il lavoro a distanza non fosse concesso, la creatività delle persone è comunque notevole, e consente di ‘costruirselo’. «Una parte significativa della manodopera in Svizzera è ormai da tempo che ha deciso di lavorare part-time, il che sgombra dal tavolo diverse discussioni. È la soluzione che negli anni passati consentiva a molti di raggiungere l’equilibrio desiderato tra vita professionale e privata, la pandemia ha semplicemente evidenziato come sia possibile compiere un ulteriore passettino verso un modello ancora più flessibile, nell’interesse reciproco, tamponando nell’immediato l’emergenza demografica, mantenendo tra gli attivi una parte di popolazione che altrimenti avrebbe già lasciato», riflette la responsabile di Baillie Gifford.

Nonostante importanti investimenti in tecnologie, la produttività del lavoro sono anni che ristagna.

Fonte: Mercer Global Talent Trends 2024-25 (max 3 risposte)
Fonte: Mercer Global Talents Trends 2024-25 (tutte le risposte)

Senza trascurare un elemento non secondario, il sesso. «È inutile nascondere che siano le donne a continuare a farsi carico di maggiori responsabilità familiari, guardando alla media Ocse solo il 9,8% degli uomini lavora a tempo parziale, contro il 24,7 dell’altro sesso. L’introduzione di forme di flessibilità si accompagna a una costante crescita del tasso di partecipazione femminile, e soprattutto a un miglioramento netto della qualità delle professioni, anche in termini retributivi. Sono i servizi dove le donne a tempo parziale si stanno concentrando, il che dovrebbe garantire una retribuzione oraria media più elevata, e dunque anche più potere d’acquisto», rileva il Cio di Ubs. La portata del fenomeno sfugge spesso all’attenzione di molti, da entrambe le parti, ma molto racconta dell’attuale fase. «Entro il 2050 quasi il 30% della popolazione europea avrà oltre 65 anni, in Svizzera oltre il 25%, numeri che se da un lato mostrano la scarsità di manodopera, dall’altro fanno percepire le pressioni cui saranno sottoposti i sistemi previdenziali nazionali. Italia e Germania sono già entrate in una fase di forte stress, e a breve vi entreranno anche gli altri, da qui la necessità di dimostrarsi attrattivi verso i più giovani, e concilianti con i meno. È però probabile si assista a una diversificazione delle decisioni su base settoriale, ancor prima che nazionale», rileva Boti.

Eppure è altrettanto evidente che non tutti i settori e ruoli siano uguali, in alcuni ambiti c’è poco da discutere. «L’anzianità della popolazione, anche attiva, nei fatti rende più diffusi i modelli di lavoro tradizionali in Europa, che non al di fuori, ma nonostante l’attrattività di modelli ibridi, e del lavoro a distanza, sono inapplicabili in moltissimi settori, dalla vendita al dettaglio alla sanità, lasciando a beneficiarne una minoranza di professionisti dei servizi. Il rischio è che si radicalizzi una società a due livelli, con una nicchia di specialisti altamente qualificati quale principale beneficiaria, il che potrebbe portare a una nuova forma di tensioni sociali», evidenzia Lützelschwab.

E ovviamente dove c’è maggior concorrenza in termini di attrazione di nuovi talenti? «Laddove i profili sono particolarmente specializzati, e dunque richiesti, è anche dove la concorrenza è particolarmente intensa, e a livello globale. Formulare un’offerta di lavoro competitiva assume dunque un’altra importanza, e

dunque anche forme ibride devono essere prese in seria considerazione. Sarà sempre più inevitabile, se non del tutto naturale, lasciare che ogni settore sviluppi un suo equilibrio, misurandosi con culture del lavoro molto eterogenee. Quel che è certo è che le imprese nei prossimi anni dovranno sviluppare un elevato grado di adattamento», sintetizza Cambria. Sai che… me ne vado? Negli ultimi anni ad aver fatto parlare di se è anche stato un curioso fenomeno, la Great resignation. Il licenziarsi improvviso, durante la pandemia, di milioni di persone specie nei Paesi anglosassoni, semplicemente stufe della loro occupazione. «È certamente una questione complessa, le cui radici possono essere molte, e ben ramificate, ma si circostanzia principalmente in un fenomeno riconducibile a una sbagliata cultura aziendale. Da un lato sono le imprese ad avere probabilmente fatto troppo poco per motivarli e coinvolgerli il necessario, offrendogli concrete possibilità di crescita professionale e personale, si tratta infatti spesso di giovani talenti, dall’altro le aspettative dei collaboratori

i modelli di lavoro

Nel corso del 2024 si è già assistito a un importante ritorno alle vecchie abitudini, dunque in ufficio per la maggior parte del tempo.

sono evolute troppo o troppo in fretta», enfatizza il responsabile di Robeco.

A sollevare preoccupazione è stata però l’estensione del fenomeno, e le persone coinvolte. «A essere colpiti non sono stati solo i posti di lavoro mal retribuiti, ma anche professionisti altamente qualificati della sanità o della tecnologia, e in molti hanno optato per addirittura cambiare ambito di attività. In Svizzera, il turnover è rimasto relativamente basso e stabilealmeno finora -, per quanto l’iniziale carenza di profili specializzati si sia diffusa anche a quelli meno. A essere ricercati non sono più solo i talenti, più o meno giovani, ma anche gli altri», precisa la responsabile dell’Unione Svizzera degli Imprenditori. Non tutti i mali vengono però per nuocere, e questa non è un’eccezione. «Per quanto rifletta la profonda insoddisfazione di molte più persone di quanto si fosse

Fonte: McKinsey 2025
Fonte: McKinsey
Fonte:

Prospettive a 18 mesi del settore immobiliare per uffici

Top3 dei driver che traineranno le strategie delle aziende secondo l’industria (%)

Location

Attrazione di nuovi talenti

Produttività dei collaboratori

Riduzione generale dei costi

Servizi ancillari e altro

Flessibilità negli affitti

Aumento dell’utilizzazione

Aspetti ambientali e sostenibili

Personalizzazione degli spazi

Benessere e benefici per lo staff

Impatto dell’Ia sulle strategie

Engagement della community

Riduzione delle capex

Fonte: Emerging Trends Europea Survey 2025

Ma quante regole!

Se da un lato si potrebbe dunque creare una società spaccata tra beneficiari e non di flessibilità per una questione di competenze, dall’altra il mare magnum normativo. «La frammentazione geografica dell’Europa rende di fatto molto frequente l’essere ‘frontalieri’, ossia lavorare non nel proprio stato di residenza. Le regole cui sono soggetti residenti e non possono essere, e molto spesso sono, diverse, con vincoli anche molto precisi, che rendono sempre più complessa la gestione Hr di questi collaboratori, in termini di compliance, previdenziali, fiscali. E intanto aumentano anche le richieste di ‘workation’», precisa l’esperto di PwC. Ma stando entro i confini elvetici, quali sono le normative esistenti? «Diversamente da altri Paesi, in Svizzera non esiste una normativa specifica, il Codice delle Obbligazioni e la Legge sul lavoro contengono però disposizioni applicabili e da applicarsi. Il lavoro a distanza è una decisione che spetta alle imprese, e che viene normalmente contrattata con i dipendenti. Fanno eccezione i frontalieri per motivi fiscali. A fronte dell’emergere di controversie, il 1 marzo 2024 il Consiglio federale si è espresso, stabilendo precisi paletti: i residenti in Italia vi possono ricorrere al massimo per il 25% del tempo di lavoro annuale, mentre ad esempio quelli in Francia sino al 40%», conclude il Cio di Ubs.

disposti a credere, è anche un’evidente dimostrazione di un’economia vitale, e di un mercato del lavoro ricco di opportunità, che dunque funziona, e favorisce il cambiamento. Si coniuga perfettamente a una cultura nuova, improntata alla flessibilità, in cui a contare è l’acquisizione di competenze, tali da assicurare una forma di sicurezza orientata all’occupabilità, e non alla progressione gerarchica sempre nella stessa funzione. Il mercato e i suoi partecipanti sono evoluti, più in fretta di molte imprese», chiarisce Cambria. Ma cosa cercano le persone che tutti cercano, i talenti? «In primo luogo che il loro lavoro abbia un significato, e un impatto positivo, che dunque la scala valoriale delle imprese e dei collaboratori siano allineate. Vogliono poi sentirsi parte di una comunità, dove poter essere sé stessi, per lavorare meglio, esigenza con-

divisa anche dai meno giovani. In terzo i talenti vogliono sentirsi costantemente stimolati e in apprendimento, non solo di competenze tecniche ma anche trasversali, in un quadro di sviluppo personale olistico», illustra l’esperto di Randstad. Se quello svizzero può essere considerato un mercato del lavoro particolare, la situazione non è troppo differente nei Paesi limitrofi con qualche problema in più sulle spalle. «Secondo una nostra indagine condotta in Italia se venisse richiesto di tornare a lavorare solo in presenza, il 73% degli intervistati cercherebbe di contrastare la decisione dell’azienda, e di questi il 27% valuterebbe anche di cambiare posto di lavoro, o quanto meno si metterebbe alla ricerca di un’alternativa. Parimenti avere un approccio più conciliante consentirebbe alle imprese in molti casi di preservare le competenze, tratte-

Guardando ai prossimi 18 mesi si segnalano interessanti umori, almeno stando all’industria immobiliare.

nendo per ancora qualche anno persone che altrimenti entrerebbero molto in fretta in quiescenza», riassume l’esperta del Politecnico di Milano.

Come destreggiarsi dunque tra tutte queste labirintiche variabili, e nei limiti del possibile prosperare? «In un contesto di affanno economico, sviluppo tecnologico accelerato e trasformazioni sociali continue, le aspettative dei talenti nei confronti delle imprese continuano a evolvere, e sempre più velocemente. Le aziende devono saper rispondere con fermezza, formulando un’offerta chiara e flessibile nel tempo, basata su tre elementi: perché, chi, e come. Ossia, allineare obiettivi personali e professionali; creare una cultura di comunità in cui identificarsi; garantire un accesso equo a una pronunciata crescita personale. È il concetto dell’Employer branding, non più una mera questione di benefit economici e finanziari, ma la creazione di un brand cui le persone possano affezionarsi, e crescere insieme, con un comune obiettivo», conclude Frédéric Dinot, Operational Director di Randstad Svizzera.

In poco tempo il mondo del lavoro ha sperimentato importanti evoluzioni, che oltre a disorientare i collaboratori, hanno generato anche diverse problematiche per le imprese. La comprensibile richiesta di maggior flessibilità degli uni dovrebbe sì essere accolta, ma al tempo stesso dovrebbero essere individuate soluzioni reciprocamente utili, e non più in un’unica direzione, a fronte di un contesto congiunturale e geopolitico sempre più teso, anche in termini prospettici.

Se le conquiste degli ultimi anni si vuole vengano tutelate e debitamente preservate è forse anche tempo di abbracciare una logica meno egoistica, e improntata su una vera flessibilità da parte di entrambi, per rispondere a sfide sociali e demografiche inedite. Il rischio? L’estinguersi dell’economia di mercato e della libera impresa, che tanto benessere ha generato in Occidente, rendendo possibile raggiungere questi nuovi traguardi, a vantaggio di un modello socialista di nome e di fatto, che sembrerebbe di benessere non ne abbia invece mai creato in nessuna regione del mondo. Salvo molto tempo fa. ❏

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Un’interazione di segno scultoreo

In conversazione con Bill Durgin. L’artista e fotografo newyorkese racconta un progetto che va oltre la semplice presentazione del design come oggetto o funzione, spingendosi più in profondità per esplorare la relazione esistente tra gli individui e l’ambiente circostante. Una relazione dal grande potenziale: quello di migliorare qualitativamente la vita delle persone.

L’artista e fotografo newyorkese ci racconta un progetto che non si limita a presentare il design come oggetto o funzione, ma ne esplora l’essenza più profonda: la sua relazione con l’essere umano.

Bill Durgin è un creativo conosciuto per la sua capacità di decostruire e reinterpretare il corpo umano. Di stanza a Brooklyn, New York, è l’autore della campagna di comunicazione “Thought for Humans” del Salone del Mobile.Milano

2025 realizzata in sinergia con Dentsu Creative Italy.

Durgin costruisce i suoi scatti ispirandosi agli aspetti storici del fare fotografia, concentrandosi sul lavoro in studio. Ha conseguito il Bfa presso la Tufts University e la School of the Museum of Fine Arts nel 1995 e il Mfa presso il California College of the Arts nel 2000, lavorando con Larry Sultan, uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea. Il suo lavoro è stato esposto in gallerie di

tutto il mondo, tra cui il Museum of Fine Arts di Boston, Guest Projects a Londra, SF Camerawork in California, Station independent projects a New York, Ego Gallery a Barcellona e Klompching Gallery a Brooklyn. Tra gli altri è stato pubblicato su riviste internazionali come Acne Paper, Wallpaper*, Surface, Paper, The New York Times e Art News.

Abbiamo incontrato Bill per conoscere meglio la sua fascinazione per il corpo umano e scoprire la sua visione creativa, le sue più grandi fonti di ispirazione, e mettere a fuoco i dettagli della campagna di comunicazione che ha realizzato per la 63ª edizione del Salone del Mobile. Milano, dove legno, metallo, tessuto e bioplastica si fondono con la pelle umana, mettendo in luce i valori di sostenibilità, armonia e connessione.

Nei tuoi scatti prediligi set curati nei minimi dettagli dove il corpo umano è protagonista e interagisce con lo spazio giocando con la prospettiva. Ti andrebbe di raccontarci come gestisci il flusso creativo e fotografico?

Ho sempre considerato la fotografia come un processo progettuale, in cui ogni aspetto viene attentamente controllato. Inizialmente, mi sono avvicinato a questa disciplina adottando una visione prevalentemente bidimensionale. Sono affascinato in particolare dalla forma del corpo umano, che mi piace rappresentare in maniera scultorea. Per natura, sono un minimalista e prediligo inquadrature che includano solo gli elementi essenziali per trasmettere in modo più chiaro la mia visione.

© Foto Andrea Mariani
© Foto Andrea Mariani
© Foto Andrea Mariani
© Foto Andrea Mariani

La relazione tra uomo e spazio è alla base della progettazione. Come hai scelto di esplorare questo binomio nel tuo modus operandi?

Quando ho iniziato a esplorare il corpo nella sua totalità, lavoravo in uno studio molto sobrio. Mi sono appassionato sin da subito all’interazione tra le persone e l’ambiente circostante. In questo percorso, ho via via iniziato a costruire minuziosamente i miei set e a introdurre una serie di elementi architetturali, per esempio dei basamenti costruiti ad hoc, e a lavorare con modelli e modelle progettando le scene a partire dalle loro caratteristiche fisionomiche.

Quanto è importante il controllo della scena in studio per raccontare una storia?

Durante il percorso di formazione di ogni fotografo, si arriva inevitabilmente a un bivio: orientarsi verso la fotografia documentaria, catturando il mondo che ci circonda, oppure scegliere di costruire un’immagine attraverso la propria fotocamera.

Essendo un amante del controllo e un minimalista per natura, considero ogni scatto come una tela da plasmare. Mi piace partire da uno spazio vuoto e arricchirlo progressivamente, aggiungendo ogni dettaglio con equilibrio e cura, creando così un’immagine che racconta una storia unica.

L’uso della luce rappresenta un elemento indispensabile nel tuo processo creativo. In che modo determina il tono e l’atmosfera di un’immagine?

Ho sempre nutrito una forte fascinazione per la luce naturale che filtra attraverso le finestre degli spazi architettonici. Questa luce, spesso, varia di intensità durante il giorno. Nel corso degli anni, ho perfezionato la mia tecnica nel ricreare una condizione che possa avvicinarsi il più possibile alla luce naturale, permettendomi di illuminare o ombreggiare lo spazio per mettere in risalto i dettagli del corpo e specifiche aree del frame

Laboratorio di sperimentazione e contaminazione, luogo di confronto e di nuove opportunità in tema di design e progetto: il Salone del Mobile.Milano 2025 si terrà dall’8 al 13 aprile a Rho-Fiera.

Nella pagina accanto, alcuni scatti che si riferiscono all’edizione 2024 dello storico evento, nato nel 1961.

Hai lavorato insieme a Larry Sultan, uno dei più importanti maestri della fotografia contemporanea.

È stata un’opportunità e un’esperienza meravigliosa. Ho sempre amato il suo lavoro, per me è stato il più importante insegnante, sono certo che qualsiasi studente direbbe lo stesso. Ho anche avuto l’opportunità di lavorare con Larry come assistente per alcuni lavori commerciali, ed è stato molto divertente.

Accanto alla fotografia, quali sono le discipline da cui trai maggiormente ispirazione?

Oltre all’opera di Larry Sultan, le mie principali fonti di ispirazione provengono dalla fotografia e dalla scultura. Per esempio, l’uso del corpo e la gestione della luce nelle opere di Edward Weston sono stati fondamentali per la mia formazione. Trovo anche estremamente stimolante la capacità di Cindy Sherman di creare scene drammatiche quasi dal nulla. Inoltre, amo le sculture contemporanee di Rebecca Warren e quelle iconiche di Brâncuși.

Per l’edizione 2025, il Salone del Mobile.Milano presenta una campagna che mette al centro la fotografia. Quali sono le nuove opportunità comunicative di questo medium?

Realizzare questo progetto è stato emozionante e stimolante. Ho lavorato in concerto con il team del Salone del Mobile e con Dentsu Creative Italy in fase di scouting per individuare i materiali e le forme che meglio rappresentassero l’idea della campagna, esplorando così la relazione intrinseca tra design e corpo umano. Abbiamo voluto rivelare la bellezza della materia e la sua capacità di fondersi con il corpo.

Sopra, Bill Durgin, artista e fotografo newyorkese. Il suo lavoro è stato esposto in gallerie di tutto il mondo, tra cui il Museum of Fine Arts di Boston, Guest Projects a Londra e Ego Gallery a Barcellona. Pubblicato su riviste internazionali come Wallpaper* e The New York Times.

Quale è stato il processo di selezione dei materiali protagonisti della campagna?

In prima battuta ci siamo concentrati su una serie di materiali che sintetizzassero il concetto di design. Successivamente abbiamo esplorato forme e geometrie, analizzando come potessero interagire armoniosamente con il corpo, con particolare attenzione ai dettagli. Alcuni di questi aspetti si legano alla mia passione e alla mia esperienza pluriennale nel mondo della danza, in particolare alla capacità dei ballerini di assumere pose elastiche e di valorizzare le parti del corpo nei loro movimenti fluidi. E naturalmente non è mancata una buona dose di improvvisazione. È stata fondamentale per stimolare la creatività sul set. Quali sono gli elementi valoriali che hai scelto di trasmettere con questo progetto?

La sfida principale e il cuore della campagna sono stati raccontare l’interazione tra materia e corpo con uno sguardo delicato. Un viaggio emozionale in cui design e corpo si fondono, diventando un tutt’uno.

Volevamo raccontare una visione del design che mira a migliorare la qualità delle nostre vite, esplorando la connessione tra corpo, materia e spazio.

Una regia brillante

Unendo qualità artistica e sostenibilità finanziaria, nel volgere di un solo decennio il LAC ha saputo posizionare Lugano sullo scacchiere dei centri culturali europei più interessanti, con un impegno - e risultati - di crescente importanza nella produzione di spettacoli. Un volano per lo sviluppo non solo artistico, ma anche economico e sociale del territorio.

Quando dieci anni fa si è alzato il sipario sul Lac, in una Lugano ancora imperniata sulla sua piazza finanziaria, pochi avrebbero scommesso che la cultura potesse diventare un settore strategico di sviluppo per il territorio. Le soddisfazioni della stagione 2023/24, la migliore di sempre, premiata da oltre 100mila spettatori, giungono a coronare un quadriennio di numeri in crescita, e questo malgrado un periodo dei più sfidanti per le istituzioni culturali. Risultato della qualità delle scelte artistiche, sorrette da una pianificazione strategica che ha saputo individuare i più efficaci assi di crescita e garantirne la sostenibilità finanziaria.

Un Lac riuscito in brevissimo a posizionarsi sullo scacchiere dei centri culturali europei più interessanti, motore di crescita per il suo territorio, non ‘solo’ sotto il profilo artistico e sociale - stimolandone la scena creativa, portando un intrattenimento di alto livello e rafforzando la visibilità internazionale - quanto molto concretamente per il significativo indotto generato a beneficio degli operatori del settore e di un’ampia gamma di aziende locali, cantonali e nazionali, verso cui confluisce più dell’80% della spesa in beni e servizi commissionati dall’istituzione.

Oltre naturalmente al suo ruolo di attrattive turistico.

Un valore che sembra esser ormai ben chiaro all’economia stessa, come conferma peraltro il crescente sostegno in termini di sponsorship, e che da solo dovrebbe bastare a sconfessare chi insinua che la cultura campi senza troppo sforzo di sussidi e che proprio qui, in momenti in cui è difficile fare quadrare i conti pubblici, sia meno doloroso tagliare. Al contrario, per confermare risultati come quelli sinora ottenuti dal Lac, sarà necessario un crescente apporto di risorse, anche pensando all’attuale sfida dell’integrazione di

Parallelamente alla crescita del pubblico, il Lac conferma una capacità di generare ricavi utili a finanziare la propria attività ben superiore alla media delle istituzioni culturali svizzere.

LuganoMusica, dopo quella di Lugano in Scena conclusa con successo nello scorso mandato. Pur se non si potrà prescindere da un supporto corale di tutte le forze del territorio, il Lac si impegna in prima linea ad alimentare le sue risorse e prospettive, come ci conferma il Managing Director Gregory Birth.

Gregory Birth, la scorsa stagione, decimo anniversario del Lac, ha registrato consenso in tutte le discipline - prosa, danza, musica, musical, contemporaneo: 52 sold out e un’occupazione media dell’82% delle sale con 69mila persone - nuovo primato dall’apertura nel 2015 - e 33mila partecipanti al programma Lac edu. Quale la strategia dietro questi numeri di successo?

Negli anni post-pandemia abbiamo costantemente superato i livelli di pubblico e ricavi propri rispetto al 2019, in controtendenza con i trend del settore. Questo risultato è il frutto innanzitutto di una

Fonte: LAC
Ricavi propri ben superiori alla media svizzera

programmazione di alto livello, curata dal nostro Direttore Artistico delle Arti Performative, Carmelo Rifici nonché di un organico di qualità e impegnato. Un percorso di riorientamento strategico, avviato poco prima della pandemia, ha infatti trasformato il Lac da centro di ospitalità per istituzioni terze, basato principalmente sull’affitto della sala, in centro culturale multidisciplinare capace di produrre e programmare autonomamente le proprie stagioni, assumendosi direttamente la responsabilità dei ricavi e del pubblico.

È stato portato a compimento il modello immaginato dal nostro Direttore generale Michel Gagnon sin dal suo arrivo a Lugano nel 2014, realizzato attraverso l’integrazione iniziale di LuganoInScena e, più recentemente, di LuganoMusica, che ha consentito di crescere in modo organico, generando sinergie e professionalizzando le funzioni gestionali. La crescita e i record registrati anno dopo anno sono il risultato di questo profondo mutamento, con un riorientamento verso un approccio imprenditoriale incentrato sul marketing, sull’ottimizzazione dei processi e sulla valorizzazione degli aspetti analitici delle strategie commerciali e della produzione dei ricavi propri, che mi sta particolarmente a cuore.

Un lavoro premiato dall’incremento del 63% dei ricavi propri e del 64% delle presenze rispetto al 2019: percentuali eloquenti. Entrando nel merito della gestione finanziaria: come siete riusciti a raggiungere un tasso di autofinanziamento del 50%, ben superiore alla media dei centri culturali svizzeri?

La scorsa stagione il Lac ha incassato complessivamente circa 8,5 milioni di franchi, cifra leggermente superiore a quella derivante dal finanziamento pubblico e con un incremento netto di 3,3 milioni rispetto al 2019. Tale crescita è il risultato della trasformazione di cui ho parlato e, in particolare, dell’aver sviluppato per ciascuna fonte di ricavo una strategia dedicata, ponendo questa tematica al centro delle priorità gestionali. Siamo così riusciti, nel quadriennio 2020/24, a superare le difficoltà imposte, dapprima, dalla pandemia e, successivamente, dall’aumento dei costi in un contesto inflazionistico - una sfida resa ancor più ardua dall’immutabilità del contributo pubblico che a fronte di grandi variazioni non dà margine di manovra. In un settore

«La crescita e i record conseguiti anno dopo anno dal LAC sono frutto della combinazione tra l’eccellenza della programmazione artistica e il riposizionamento strategico, intrapreso poco prima della pandemia, verso un nuovo modello operativo, fondato sulla generazione di ricavi propri, sull’efficienza gestionale e su un approccio analitico rigoroso»

Gregory Birth, Managing Director

LAC Lugano Arte e Cultura

Dall’abbonamento classico a LAC+ membership

Fonte: LAC

in cui la media delle istituzioni culturali a livello globale non ha ancora riconquistato i livelli prepandemici, rappresenta di fatto un traguardo significativo. Tra le principali voci a contribuire, spiccano i ricavi da sponsorizzazioni e fundraising, che rappresentano circa un terzo del totale, seguiti dai ricavi derivanti dalla biglietteria, che contribuiscono per un ulteriore 30%. Questo successo si spiega attraverso l’efficace integrazione tra una programmazione di elevata qualità – che rimane il fattore trainante e imprescindibile – e il dipartimento marketing, che opera in stretta sinergia lungo l’intera catena del valore, dalla strutturazione della stagione fino alla gestione degli spettacoli, grazie anche all’introduzione di strumenti analitici e a un approfondito lavoro strategico sulla definizione dei prezzi. Un’ulteriore fonte di ricavo significativa è rappresentata dall’affitto degli spazi per eventi privati, settore che ha conosciuto un notevole sviluppo negli scorsi anni, sebbene abbia registrato una lieve flessione nella passata stagione, complice la ciclicità di alcuni grandi eventi.

Un nuovo record di pubblico ha chiuso il mandato 2020/24 del Lac, dimostrando di essere riusciti ad affrontare un periodo complesso per le istituzioni culturali grazie a un lavoro artistico, strategico e gestionale di alta qualità. Ricavi propri e presenze sono aumentati del 63% e del 64% rispetto all’anno prima della pandemia. Fondamentale per fidelizzare e ringiovanire l’audience, l’introduzione d’un innovativo modello di membership.

Fonte:

Vero che il fundraising, la voce più importante, è cresciuto, ma l’anno scorso è stato anche aiutato dalla presenza di due progetti speciali fortemente sostenuti da mecenati privati, come la Danish Research Foundation, dall’anno zero sponsor del Lac che, in particolare, rende possibile realizzare una produzione impegnativa come un’opera, e The Khr McNeely Family Fund, che finanzia il festival biennale del Lugano Dance Project.

I progetti speciali sono parte integrante della nostra strategia, volta ad affiancare iniziative di alto profilo all’attività già densa e articolata della stagione artistica. Tra questi figurano l’opera lirica e il Lugano Dance Project, entrambi a cadenza biennale, oltre alla rassegna musicale estiva Lac en plein air. Tali progetti sono interamente autofinanziati grazie ai contributi dei mecenati e ai proventi della biglietteria. Questo approccio ci consente

Una qualità riconosciuta e trascinante

La pulce nell’orecchio, regia Carmelo Rifici

Coproduzione LAC, stagione 2023/24

A confermare la qualità dell’attività di creazione del Lac, oltre alla crescita del numero di produzioni e tournée, arrivano anche i premi. Fra i più recenti, De Gasperi: L’Europa brucia per la regia di Carmelo Rifici ha vinto la 21ma edizione del Premio Le Maschere del teatro italiano nelle tre categorie in cui era candidato: Paolo Pierobon come attore protagonista, Giovanni Crippa attore non protagonista, Angela Demattè miglior autrice di novità italiana. Sempre Carmelo Rifici lo scorso settembre ha ricevuto il prestigioso Premio Hystrio per il suo percorso registico. Marta Malvestiti, protagonista del suo La pulce nell’orecchio ha ricevuto la menzione d’onore come attrice emergente alla 37ª edizione del Premio Eleonora Duse. La Ferocia, creazione del collettivo Vicoquartomazzini dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia, ha vinto 4 premi alla 46ma edizione dei Premi Ubu: miglior spettacolo di teatro, miglior attrice a Francesca Mazza, miglior attore a Leonardo Capuano, miglior disegno luci a Giulia Pastore. L’attività di produzione e coproduzione permette al Lac di entrare in dialogo con altri enti internazionali, favorendo il raggiungimento di accordi importanti, come con Bérénice, che ha aperto l’attuale cartellone delle arti performative, protagonista Isabelle Huppert, per la regia di Romeo Castellucci. L’impegno produttivo non trascura gli artisti svizzeri ed è particolarmente vivace nella stagione in corso: dopo l’importante debutto de I fisici di Friedrich Dürrenmatt, lavoro diretto da Igor Horvat e coprodotto dal Teatro Sociale di Bellinzona con la collaborazione del Centre Dürrenmatt di Neuchâtel, raggiungerà il suo epilogo a maggio con la prima edizione di Paesaggi possibili, rassegna dedicata alla drammaturgia contemporanea, che si concluderà con Prismi - Vetrina della drammaturgia svizzera emergente, progetto in cui saranno presentati sei testi di autori delle tre regioni linguistiche nazionali, con Anahì Traversi e Marzio Gandola per la Svizzera italiana. E nuovamente, il Lac è già pronto a rimisurarsi con l’importante impegno produttivo dell’opera lirica, questa volta con un dittico composto da La voix humaine e Cavalleria rusticana nella lettura registica di Emma Dante e nell’interpretazione musicale del Maestro Francesco Cilluffo alla guida dell’Osi, con il Coro Rsi diretto da Donato Sivo, che inaugurerà la stagione 2025/26 il prossimo 15 settembre.

di arricchire l’offerta culturale e il tessuto artistico regionale, ma anche di mitigare i rischi connessi al fundraising, i cui fondi, per loro natura, non possono mai essere considerati garantiti nel lungo periodo. La nostra strategia di fundraising trova il suo fulcro nelle partnership con le aziende e include anche la collaborazione con le fondazioni erogative, le quali ci affiancano annualmente sostenendo progetti e iniziative specifiche.

Senza considerare il mecenatismo, nel contesto postpandemico, siamo riusciti non solo a consolidare le partnership di lungo termine, ma anche a incrementare del 40% i fondi complessivi, attingendo a nuove risorse. Tale risultato è stato reso possibile grazie alla sinergia con la Fondazione Lugano per il Polo Culturale, alle relazioni solide costruite nel corso degli anni e ai buoni risultati che l’ente continua a conseguire.

In un paio di stagioni siete riusciti in un’altra missione non facile: fidelizzare il vostro pubblico, passando da scarsi 300 abbonati nel 2018/19 ai quasi 1.627 della scorsa stagione, e abbassarne significativamente l’età media, da 61 a 49 anni, che per un centro culturale sono davvero pochi - e più in generale gli under 25 rappresentano ormai il 12% del pubblico complessivo. Insieme all’eccellente lavoro svolto dal Direttore artistico delle arti performative Carmelo Rifici, come siete riusciti nel cambio di rotta?

Questo risultato è frutto di un cambio di paradigma coraggioso e mirato. Siamo passati da una formula di abbonamento classico, che a livello globale registra un lento declino, a un’innovativa proposta di membership ispirata, per certi versi, ai modelli all-inclusive delle piattaforme di streaming. Con Lac+ offriamo oltre 50 spettacoli di prosa e teatro contemporaneo a un forfait altamente competitivo di 199 franchi arricchito da una serie di altri vantaggi, come il parcheggio gratuito, il servizio guardaroba e sconti su altri eventi della stagione.

Alla base vi è stata un’attenta analisi delle principali barriere che separano il pubblico dall’esperienza culturale. Abbiamo voluto eliminare tutti gli ostacoli: il prezzo, offrendo un’opzione accessibile; la stagionalità, permettendo di aderire a Lac+ in qualsiasi momento; e l’impegno a lungo termine, consentendo una flessibilità totale nella scelta degli spettacoli. A ciò si aggiunge l’attenzione a dettagli

© LAC Lugano / Photo Luca Del Pia

pratici, come parcheggio e guardaroba.

La risposta del pubblico è stata immediata e sorprendente: sin dal lancio nel 2022, Lac+ ha visto una crescita costante, raggiungendo oggi circa 1.700 membri, un numero che abbiamo individuato come tetto massimo per garantire a tutti un’esperienza di qualità, tenendo conto della capienza delle nostre sale. Siamo così riusciti a riportare a teatro molte persone che già conoscevano il Lac e, soprattutto, ad avvicinare chi non aveva l’abitudine di frequentare spazi culturali - un dato significativo, considerando che circa la metà degli attuali membri non aveva mai frequentato il Lac in passato. Inoltre, abbiamo conquistato nuove fasce di pubblico, come i giovani e stimolando una curiosità trasversale verso diversi generi teatrali. Una rinnovata relazione con il pubblico che si riflette anche nei numeri complessivi della stagione teatrale, che nella stagione 2023/24 ha registrato 23.500 presenze, il doppio dell’ultima stagione pre-Covid. Malgrado il successo, non si può riposare sugli allori. Come cercate ulteriori spunti di miglioramento? Il miglioramento continuo dell’esperienza del pubblico al Lac resta una nostra priorità assoluta. Abbiamo strutturato un sistema di monitoraggio e dialogo con il pubblico su più livelli. Dopo ogni spettacolo, raccogliamo suggerimenti e osservazioni degli spettatori, successivamente analizzati da un gruppo di lavoro interno. A questa attività quotidiana si affianca un’indagine annuale più approfondita, anche per sondare l’opinione del nostro pubblico su eventuali cambiamenti o novità che stiamo valutando di introdurre.

Bolena, Stagione 2023/24

Coproduzione LAC

siamo consapevoli che il livello di soddisfazione espresso dal nostro pubblico è già molto alto: lo conferma il nostro Net Promoter Score, che si attesta tra i 70 e gli 80 punti, un risultato che riflette la presenza di una comunità di spettatori non solo fedele, ma anche fortemente coinvolta, pronta a consigliare l’esperienza del Lac ad amici e parenti. Infine, grazie alla nostra comunità di fedeli abbonati, organizziamo periodicamente dei focus group per avere uno scambio dal vivo e coinvolgere il pubblico anche nella generazione di nuove idee.

mente suddivisi tra Nord Italia e Svizzera tedesca, con una presenza significativa dalla regione di Zurigo. Dei restanti, poco più della metà proviene da Lugano e dintorni, mentre la parte rimanente dal resto del territorio cantonale. In conclusione, per quanto abbiate un invidiabile tasso di autofinanziamento, la minaccia di tagli alle sovvenzioni pubbliche alla cultura non può che impensierire (e intristire), considerato come il contesto economico rimanga teso e, d’altra parte, vi aspettino anche nel nuovo mandato grandi sfide. Come garantire la sostenibilità economica?

Quiet Light di Cindy Van Acker

Lugano Dance Project 2024

Coproduzione LAC

Un pubblico che proviene soprattutto dal territorio?

Siamo costantemente alla ricerca di margini di miglioramento. Ad esempio, i servizi di ristorazione sono un ambito su cui stiamo lavorando intensamente, con l’obiettivo di rendere l’esperienza al Lac ancora più appagante. Allo stesso tempo,

Sì, ma registriamo segnali incoraggianti di crescita anche da fuori Cantone, in particolare per le discipline artistiche che superano la barriera linguistica, come danza e musica. Questo trend positivo si sta confermando nella stagione in corso, favorito dalla riapertura del tunnel del Gottardo. In media, al netto delle specificità delle diverse discipline, circa il 15-20% degli spettatori arriva da fuori Ticino, equa-

Per il Lac, come per molte istituzioni culturali, la sostenibilità economica rappresenta una delle sfide più rilevanti. Con un contributo pubblico sostanzialmente fisso e nel contesto attuale segnato da un’inflazione che incide su numerosi costi, è imprescindibile migliorare costantemente le nostre performance. Pertanto, da un lato, ci concentriamo sull’incremento dei ricavi e, dall’altro, sull’ottimizzazione dell’efficienza operativa e su un uso responsabile delle risorse, adottando una pianificazione strategica e finanziaria quadriennale. Attualmente, ci troviamo in una fase cruciale del percorso decennale del Lac: questo è il primo anno in cui la musica classica, precedentemente curata dalla Fondazione LuganoMusica, è pienamente integrata nella gestione del Lac ed è di fatto il primo anno con un modello operativo che è quello che rappresenta il nostro futuro. In questa fase, l’impegno si concentra dunque sul consolidamento della crescita e sul completamento dell’integrazione del nuovo settore musicale, al fine di realizzare le sinergie previste, ampliare l’offerta per il pubblico e rilanciare la musica grazie anche all’arrivo del direttore artistico del settore musicale Andrea Amarante.

Susanna Cattaneo

Imballaggi, circolari ad hoc

Anticipare i cambiamenti per tradurli in opportunità concrete. A maggior ragione se si parla di sicurezza alimentare o di sostenibilità, ambiti in cui le normative sono continuamente aggiornate.

Tra le novità normative che riguardano le imprese del nostro territorio c’è anche il Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio (il Ppwr) entrato in vigore lo scorso 11 febbraio e applicabile a partire dal 12 agosto 2026. Rientra nel piano d’azione europeo per l’economia circolare, rappresentando una vera e propria svolta per il futuro degli imballaggi immessi nel mercato dell’Ue. Obiettivo della norma è ridurre l’impatto ambientale dei materiali di imballaggio, ottimizzarne il riutilizzo e il riciclo ed incentivare modelli di produzione più responsabili. Abbiamo parlato della tematica con Elisa Albertini, managing director di Food Defense Ch, la cui mission è quella di garantire la sicurezza e la conformità della filiera alimentare e, più in generale, di supportare le aziende nel raggiungimento di standard elevati, riconosciuti a livello internazionale, attraverso consulenze specializzate, formazione e attività di audit: in campo e presso la catena di fornitura. Signora Albertini, la vostra, è una realtà multidisciplinare, spaziando dalla sicurezza alimentare, al packaging e alla sostenibilità.

È un modello di business basato su un approccio integrato, dove la consulenza e la formazione si alimentano a vicenda.

La consulenza consente alle aziende di adattarsi rapidamente ai continui aggiornamenti normativi e alle richieste di mercato, mentre la formazione garantisce che, le stesse, sviluppino le competenze necessarie ad affrontare, in autonomia, le sfide di settore. Con una rete di collaborazioni internazionali, con società specializzate e auditor operanti in oltre 20 Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, siamo tra i pochissimi centri di competenza sull’esportazione di derrate alimentari e packaging negli

Usa. Con una struttura aziendale snella, siamo flessibili e reattivi, mentre grazie al network internazionale possiamo portare innovazione e best practices, anticipando le tendenze normative e di mercato. Il nostro contatto diretto con enti di certificazione, istituti di ricerca e stakeholder globali ci mette in condizione di garantire ai nostri clienti soluzioni sempre aggiornate. Siamo impegnati anche nell’incrementare le collaborazioni a livello locale, in modo da valorizzare al meglio le risorse del territorio. Collaboriamo con aziende di ogni settore e dimensione, non solo in ambito alimentare, packaging e cosmetico, ma anche con altre industrie che decidono di intraprendere un percorso di miglioramento dei propri standard qualitativi e di sostenibilità.

L’obiettivo è rendere le certificazioni accessibili e ‘customizzate’. Esatto. Affinché anche le aziende meno strutturate possano trarne un vantaggio concreto, migliorando la propria competitività e aprendo nuove opportunità di mercato. In questo momento siamo impegnati in un progetto importante, relativo alla proposta al mercato di un sistema di

tracciabilità Blockchain specificatamente dedicato all’industria del packaging e dei produttori di materie prime, con l’obiettivo di garantire la trasparenza di tutta la filiera, come previsto a livello normativo; abbiamo intrapreso questo progetto, che si basa su strumenti già in uso in ambito finanziario e in altri settori, pensando soprattutto alle esigenze di tracciabilità dei materiali riciclati, nel contesto di un’evoluzione normativa che impone la circolarità nel settore del packaging.

Le certificazioni, ormai, sono un presupposto indispensabile per poter operare a livello internazionale in settori complessi e sempre più normati.

La certificazione di parte terza è un’evidenza tangibile dell’applicazione di un metodo che consente di valutare i rischi e le opportunità legati al proprio business, prendendo in considerazione le aspettative dei vari stakeholders, e quindi di presentarsi al mercato come un partner affidabile e trasparente. Supportiamo le aziende nell’ottenimento e nel mantenimento di certificazioni ‘Gfsi’ tipiche della filiera alimentare e dei prodotti ‘sensibili’ (Brcgs, Ifs, Fssc 22000), delle classiche Iso (9001, 22000, 14001, 45001, 50001), nonché di standard più legati alla sfera della sostenibilità, come ad esempio la Uni PdR 125:2022 sulla parità di genere, la Sa 8000 sulla responsabilità sociale d’impresa, gli standard Iscc per ridurre le emissioni di gas serra e stabilire una produzione sostenibile con catene di fornitura meglio tracciabili dall’origine all’utente finale attraverso l’implementazione di criteri sociali, economici e ambientali o il meno noto standard ‘Remade’ per la certificazione del contenuto di riciclato nei prodotti.

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Fisica e digitale Per la tutela di ogni asset

Mosse preventive

Le classifiche rischiano di incoronarla a fine anno parola del 2025. Senza dubbio una delle più significative: “Sicurezza”. Politica e digitale ne hanno fatto il proprio refrain in questi tempi insidiosi. Che sia fisica o logica, che ci si confronti a pericoli naturali o cyber, fondamentale è giocare d’anticipo. L’esito è incerto, ma… potrebbe anche essere l’occasione per nuove conquiste.

Sicuramente, di sicurezza in queste settimane si sta molto parlando. O meglio: di incertezze. Quelle che attanagliano un’Europa che, orfana dell’appoggio statunitense, si dice pronta a riarmarsi. Ma anche le défaillance di una Svizzera colta in contropiede dalle dimissioni a stretto giro dei vertici di un travagliato Dipartimento federale della difesa.

Da una parte i fronti in ebollizione e le guerre glaciali della politica, dall’altra gli scenari in esponenziale evoluzione del digitale: non a caso l’anno si è aperto con l’Ai Action Summit di Parigi e la Conferenza sulla sicurezza informatica di Monaco. Anche qui, con il Vecchio Continente chiamato a mobilitarsi per difendere la propria sovranità.

Sono proprio le concatenazioni sempre più inestricabili fra mondo reale e digitale - politica, economia e tech - a presentare le sfide più complesse per la sicurezza, mentre persino le ataviche quattro mura domestiche diventano sempre più domotiche e i dati sono carburante e prodotto di ogni attività.

In un contesto volatile, in cui i diversi fattori di rischio sono sempre più interconnessi, le aziende devono adottare un approccio olistico alla sicurezza per migliorare la resilienza.

I maggiori rischi per le aziende 3.778 intervistati, 3 risposte ciascuno

quindicina di miliardi di dollari raggranellati dalle polizze cyber è certo ancora poco cosa rispetto alla cifra monstre di 9mila miliardi del mercato assicurativo globale, ma in crescita esponenziale.

A conferma, cyberrischi, interruzioni operative e catastrofi naturali sono i tre rischi in vetta alle preoccupazioni delle aziende, rilevati dal Barometro 2025 di Allianz, intervistando quasi 3.800 grandi, medie e piccole imprese di 106 Paesi. La

A prova di contraffazione. Un terreno su cui bene si coglie la crucialità della sicurezza è quello commerciale. Negli ultimi due decenni, la diffusione globale di merci contraffatte e illecite ha subito un’impennata: secondo le stime Ocse, rappresentano il 2,5% del commercio globale e il 5,8% delle importazioni nell’Ue. «I progressi tecnologici e la globalizzazione, in particolare l’ascesa dell’e-commerce, hanno permesso ai contraffattori di produrre falsi di alta qualità ed espandere la loro portata. Ciò ha avuto un impatto sui settori con cui lavoriamo, come il farmaceutico, beni di lusso, elettronica, vino e alcolici, solo per citarne alcuni», osserva Xavier Urbaneja, Head of Brand Protection Market di Sicpa . L’azienda vodese non solo protegge con i suoi elementi di sicurezza la maggior parte delle banconote in circolazione, ma con le sue soluzioni di autenticazione e tracciabilità contrassegna ogni anno più di 100 miliardi di prodotti nel mondo. «Offriamo un’ampia gamma di tecnologie, dalle funzioni di sicurezza visuale per i consumatori ai marcatori invisibili per gli ispettori e alle soluzioni digitali che utilizzano la tecnologia degli smartphone. Ogni progetto è unico, con soluzioni personalizzate e adatte alle esigenze del singolo marchio. Questi strumenti salvaguardano i prodotti, impediscono l’ingresso sul mercato di merci contraffatte e garantiscono la trasparenza lungo l’intera catena di fornitura, consentendo ai consumatori di fare una verifica in tempo reale», sottolinea Xavier Urbaneja. Portata e sofisticazione delle violazioni sono cresciute in modo significativo: i

Fonte: Allianz Risk Barometer 2025

prodotti contraffatti sono sempre più difficili da individuare, spesso appartenente identici agli originali, ma realizzati con materiali inferiori. «In Asia, ad esempio, aiutiamo a proteggere i beni di consumo in rapida evoluzione nell’industria alimentare. Ma la contraffazione non è che la tattica più comune usata dai truffatori per ingannare i consumatori. L’adulterazione dei prodotti, in cui il contenuto viene alterato o diluito o il cui imballaggio originale viene riutilizzato, è un’altra delle principali preoccupazioni, in particolare nel settore farmaceutico e dei lubrificanti. Le frodi sui resi e sulla garanzia, che comportano la modifica e la restituzione illegale dei prodotti per ottenere un risarcimento, causano perdite finanziarie, in particolare nei beni di lusso e nell’elettronica. La diversione, o mercato grigio, si riferisce a prodotti venduti attraverso canali non autorizzati, che contribuiamo ad affrontare nel settore dei cosmetici. La produzione non autorizzata, o la vendita di prodotti non dichiarati sul mercato nero, complica ulteriormente gli sforzi per proteggere le aziende legittime. Poiché queste tattiche di frode diventano sempre più sofisticate, richiedono soluzioni avanzate per salvaguardare i consumatori e i marchi», afferma Roberta Sirio, Business Director B2B di Sicpa.

La prima e più ovvia conseguenza di queste pratiche fraudolente è la perdita di fatturato: la produzione non autorizzata compete direttamente con i prodotti legittimi, erodendo la quota di mercato. «Ma non è l’unica, né la più grave. Il danno alla reputazione del marchio può essere catastrofico, anche se spesso è difficile da quantificare. I prodotti illeciti, in genere di qualità inferiore, causano esperienze negative ai clienti, offuscando la percezione del marchio. In settori sensibili come il farmaceutico, l’alimentare e la cosmetica comportano un serio pericolo per la salute e la sicurezza dei consumatori. Gli incidenti che coinvolgono questi prodotti possono portare a problemi di responsabilità e al loro ritiro, minacciando di comprometterne i diritti di proprietà intellettuale ed esponendo le aziende a responsabilità legali, dunque all’obbligo di dimostrare la propria innocenza. Le richieste di restituzione e garanzia fraudolente gonfiano i costi operativi, mentre la deviazione attraverso canali di vendita illegali indebolisce la catena di approvvigionamento», avverte Roberta Sirio.

«Dalle funzioni di sicurezza visuale per i consumatori ai marcatori invisibili per gli ispettori e soluzioni digitali, l’ampia gamma di soluzioni che abbiamo sviluppato salvaguarda i prodotti, impedisce l’ingresso sul mercato di merci contraffatte e garantisce la trasparenza lungo l’intera catena di fornitura»

Xavier Urbaneja, Head of Brand Protection Market di Sicpa

Le categorie più contraffatte del commercio globale

Calzature

Abbigliamento

Articoli in pelle, borse

Elettronica

Orologi

Giochi

Profumi e cosmetici

Gioielli

Dispositivi medicali e ottici

Abbigliamento (non lavorato a mano)

Veicoli

Fonte: Ocse - Euipo 2024

Ecco dunque che diventa essenziale investire in solide misure di sicurezza per proteggere i prodotti e mantenere la fiducia dei consumatori, anche perché in prospettiva l’attività dei beni illeciti è destinata ad aumentare. Ma Sicpa è pronta a tenere testa ai contraffattori con lo sviluppo di tecnologie avanzate «Man mano che le attività fraudolente diventeranno più sofisticate, perfezioneremo le nostre soluzioni, garantendo scalabilità e adattabilità alle catene di fornitura globali.

Le etichette di sicurezza di Sicpa QUAZAR®

Le economie più colpite da violazioni dei brevetti

sequestri doganali, 2017-19

Fonte: Ocse

La diffusione di merci contraffatte e illecite ha subito un’impennata con i progressi tecnologici e il commercio globale e digitale. Non solo una perdita finanziaria e reputazionale per i produttori, ma anche un rischio per sicurezza e salute dei consumatori. Con le sue soluzioni di autenticazione e tracciabilità all’avanguardia, la vodese Sicpa svolge un ruolo fondamentale per marchi e governi, contrassegnando oltre 100mila prodotti ogni anno.

Gli innovativi dispositivi di rilevamento SICPAGUARD® per controlli sul campo dell’autenticità dei prodotti.

Cina e Hong Kong dominano il mercato del falso “swiss made” 2017-2019 ■ % sequestri doganali ■ % valore prodotti sequestrati

«La perdita di fatturato non è che la prima conseguenza di contraffazioni e altre tattiche di frode, né la più grave. Il danno alla reputazione del marchio può essere catastrofico e, in settori sensibili come pharma, food e cosmetica comportano un serio pericolo per la salute e la sicurezza dei consumatori, esponendo le aziende anche a responsabilità legali»

Roberta Sirio, Business Director B2B di Sicpa

Prodotti CH più contraffatti Per valore, mln Usd, 2018

Orologi e gioielleria

Elettrodomestici, apparecchiature elettr. e per telecom

e

Abbigliamento, calzature, articoli in pelle e correlati

Alimenti, bevande tabacco

Tessuti e prodotti intermedi (plastica, gomma, carta, legno,...)

Profumeria e cosmetica

Cina

TurchiaSingaporeTuvaluIranRussiaHongKong

MalesiaTailandiaAlbaniaStatiUniti Eau

Ocse - Euipo 2024

A esser più colpiti dalla contraffazione fra i prodotti svizzeri non potevano che esser gli orologi, per un valore di 3,35 miliardi di franchi, ovvero il 48% del totale delle merci svizzere contraffatte nel 2018. Cina e Hong Kong sono in generale i principali produttori dei falsi, con altri luoghi di provenienza specifici come l’India per il pharma.

Anche sfide come la prova dell’origine dei prodotti, la verifica dei dati e la riduzione dell’impronta di carbonio richiederanno approcci innovativi. Uno scenario in continua evoluzione che siamo pronti ad affrontare, salvaguardando i marchi e i consumatori», conclude l’Head of Brand Protection Market dell’azienda vodese che, sin dagli inizi della sua storia, quasi un secolo fa, si è contraddistinta per la sua capacità di innovazione e oggi detiene oltre 6mila brevetti. Una protagonista assoluta dell’economia della fiducia, che della sicurezza è un requisito fondamentale.

Prodotti chimici per uso medico e farmaceutico

Fonte: Ocse

Blindati: caveau 2.0. Ma non sono solo i prodotti ad avere bisogno di protezione fisica. Anche i dati digitali hanno una loro dimensione materiale. I server sono prima di tutto hardware - oggetti fisici posizionati in un data center - e lo stesso vale per i server cloud, sebbene ospitati da provider di terze parti che forniscono risorse di elaborazione su una rete accessibile in remoto. Che siano in locale o decentralizzate, le sale server ospitano dati aziendali essenziali, informazioni sensibili, backup e hardware costoso: da proteggere. Lo standard di riferimento Iso 27001, che guida le aziende nella progettazione, implementazione e mantenimento di un Sistema di Gestione per la Sicurezza delle Informazioni, contiene precise indicazioni sulla protezione fisica delle infrastrutture di conservazione ed elaborazione dei dati. Quale luogo più sicuro di un bunker militare, quelli del ‘Ridotto alpino’ con cui il generale Guisan aveva blindato la Svizzera? Christoph Oschwald, Ceo di Siag Secure Infostore Ag, ne ha intuito il potenziale durante la sua esperienza

nel corpo speciale dei Granatieri Paracadutisti. «Le spesse pareti di cemento, la posizione remota e le infrastrutture di sicurezza esistenti offrivano le condizioni ideali per l’archiviazione di dati sensibili di cui necessitava per l’attività della sua società di servizi informatici. Così, da una combinazione fra il suo spirito di iniziativa, la sua rete di conoscenze e la possibilità di acquistare uno fra i più interessanti bunker che la Confederazione, con la fine della Guerra fredda, ha iniziato a dismettere, ha fatto sì che la sua azienda sia stata la prima privata a comprarne uno», racconta Adrian Schurr, Ceo di Mount10, società svizzera leader con le sue soluzioni di archiviazione per dati sensibili, stoccati nell’ex-bunker militare gestito dalla Siag Secure Infostore di Zugo. Nel massiccio roccioso nell’Oberland Bernese, non lontano da Gstaad, custodiscono oggi centinaia di metri quadrati di dati criptati, provenienti dal mondo intero. Swiss Fort Knox è il nome autoesplicativo del sito, meritatosi il titolo di “centro dati più sicuro d’Europa”: «Già di per sé, la posizione sotterranea in un ex bunker militare offre un livello di sicurezza che va ben oltre i data center convenzionali, un fattore decisivo per i nostri clienti. Tuttavia il processo di trasformazione per installare dei server ha richiesto di combinare un’infrastruttura di sicurezza collaudata con una tecnologia all’avanguardia. E per questo occorrono visione, tempo e denaro», sintetizza Adrian Schurr. La struttura è stata equipaggiata per resistere non solo a disastri naturali, ma anche a furti, atti vandalici, incendi e attacchi informatici. vicino al data center, ci sono una piattaforma d’atterraggio per jet aziendali ed elicotteri e un ufficio doganale a facilitare l’arrivo dei clienti. Ovviamente l’accesso è videosorvegliato. Personale di sicurezza è in servizio h24 e diversi controlli di sicurezza conducono all’interno dell’edificio, dove si trovano le sale server. Tutti i dati vengono criptati e solo il cliente possiede la chiave per la codifica.

«Anche per quanto riguarda la sicurezza informatica ci affidiamo a standard industriali consolidati: firewall all’avanguardia, controlli di accesso a più livelli e sistemi di monitoraggio completi garantiscono la migliore protezione possibile. I nuovi vettori di attacco richiedono continui adeguamenti nella cybersecurity, così come i requisiti normativi nazionali e internazionali in costante aumento.

Macchinari, attrezzature industriali, computer
periferiche,navi e aerei
Fonte:

Al contempo, attribuiamo grande importanza al controllo dei nostri clienti e partner per assicurarci di lavorare solo con organizzazioni affidabili», sottolinea il Ceo di Mount10.

Per garantire un funzionamento ininterrotto anche in caso di catastrofe, sono state adottate misure di protezione aggiuntive: sistemi Ups (Uninterruptible Power Supply) per il collegamento immediato in caso di blackout e generatori diesel per alimentazione di emergenza a lungo termine per garantire la continuità operativa. «Questa combinazione garantisce un’infrastruttura altamente disponibile e a prova di guasto, essenziale per il buon funzionamento di un centro dati ad alta sicurezza», dichiara Adrian Schurr. Mentre il raffreddamento è di solito un punto critico per le server farm, Mount10 approfitta dell’acqua di falda, che viene poi reimmessa in profondità da un sistema di pompaggio appositamente costruito, garantendo una climatizzazione particolarmente ecologica ed efficiente dal punto di vista energetico. «Poiché i server consumano molta energia, ci affidiamo a tecnologie e processi ottimizzati per mantenere bassi i consumi. L’uso esclusivo di energia rinnovabile da fonte idroelettrica riduce al minimo la nostra impronta di carbonio e contribuisce attivamente alla protezione del clima: una soluzione ecologica per un’infrastruttura It a prova di futuro nel cuore delle Alpi svizzere», afferma il Ceo di Mount10.

«Già di suo, la posizione in un ex bunker militare offre un livello di sicurezza ben oltre i data center convenzionali, decisiva per i nostri clienti. Tuttavia installarvi dei server ha richiesto di combinare un’infrastruttura di sicurezza collaudata con una tecnologia all’avanguardia. Per questo occorrono visione, tempo e denaro»

Adrian Schurr, Ceo di MOUNT10

L’archiviazione di dati in Swiss Fort Knox è accessibile ad aziende di ogni dimensione e anche a cittadini privati, con una soluzione Housing rivolta principalmente ad aziende con esigenze infrastrutturali specifiche che, a causa delle soluzioni personalizzate, prevede costi di investimento più elevati, mentre la soluzione Backup contempla pacchetti sicuri ed economici anche per piccole aziende e privati. «La domanda di entrambe è in crescita, poiché le aziende perseguono sempre più spesso strategie It ibride che combinano housing fisico e servizi cloud per proteggersi da perdite di dati, attacchi informatici o cancellazioni acci-

dentali. Nei primi anni ci siamo occupati soprattutto di progetti e clienti di piccole dimensioni. Ora, oltre alle compagnie assicurative e alle banche, i nostri clienti includono anche aziende del settore crittografico, che all’epoca nemmeno esisteva», aggiunge Adrian Schurr. Operando in un mercato di nicchia, non si risente invece della concorrenza da parte dei sempre più diffusi hyperscaler. «Al posto di puntare sulla quantità, ci concentriamo su qualità, sicurezza e flessibilità, aspetti fondamentali per molte aziende. Il nostro obiettivo è offrire un valore aggiunto personalizzato, che spesso gli hyperscaler non sono in grado di fornire in questa forma», conclude il Ceo di Mount10, che mette dunque in campo le migliori caratteristiche di un’industria svizzera ‘costretta’ a puntare sull’eccellenza. E, sulla qualità,

È stato definito il “data center più sicuro in Europa”: Swiss Fort Knox di Mount10 potenzia ulteriormente l’ubicazione inespugnabile, in un ex bunker militare della Confederazione nelle montagne dell’Oberland bernese, con sistemi di protezione fisica e informatica. Il tutto con un’infrastruttura ecologica.

la sicurezza non può fare compromessi, che sia fisica o digitale, quando in gioco è l’integrità di beni, persone, istituzioni e valori nella loro più ampia accezione. Uno dei pochi ambiti in cui concetti come il ‘segreto’ e la ‘sovranità’ su cui la Svizzera ha costruito la sua Usp non sono guardati con sospetto, ma sono oggi più che mai apprezzati e ricercati.

Swiss Fort Knox - Server rack
Swiss Fort KnoxIngresso esterno
© MOUNT10
© MOUNT10
© MOUNT10

Intensificare il dialogo per soluzioni globali

Per rafforzare la cooperazione internazionale di fronte a sfide che travalicano i confini come le minacce informatiche, Florian Schütz, direttore dell’Ufficio federale della cibersicurezza, ha preso parte a diversi eventi internazionali dedicati alla tematica. Quale il ruolo della Svizzera?

Gli attacchi informatici, le minacce informatiche e i nuovi sviluppi come l’intelligenza artificiale non conoscono confini nazionali. Si tratta piuttosto di tendenze globali. Ciò rende ancora più importante che le autorità nazionali per la sicurezza informatica, come l’Ufficio federale per la cibersicurezza (Ufcs), collaborino regolarmente con i partner internazionali a vari livelli.

Questo febbraio si è tenuto a Parigi l’Ai Action Summit e a Monaco la Conferenza sulla sicurezza informatica, a cui ha partecipato una piccola delegazione dell’Ufcs. Tali eventi offrono l’opportunità di incontrare importanti decisori di diversi Paesi contemporaneamente e nello stesso luogo. Un dialogo internazionale che promuove la fiducia tra gli Stati e consente una risposta coordinata agli incidenti informatici, aumentando la sicurezza di tutte le parti coinvolte.

All’Ai Action Summit di Parigi sono stati discussi i temi “Ai & Cybersecurity” , “Governance” e “Areas of Engagement ”. I partecipanti hanno convenuto che l’Ai comporta sia opportunità che rischi e che la sicurezza informatica è essenziale per un suo utilizzo positivo. Per l’Ufcs è stata l’occasione di presentare un suo progetto pilota in cui l’intelligenza artificiale viene utilizzata nella gestione delle vulnerabilità per trasmettere più rapidamente alle infrastrutture critiche rapporti consolidati sulle vulnerabilità e sulla loro risoluzione. La discussione ha riguardato anche la questione di quanto sia utile la regolamentazione. Regolamentazione che deve tuttavia essere utilizzata con moderazione, impiegando maggiormente altri stru-

Florian Schütz, direttore dell’Ufficio federale della cibersicurezza (Ufcs).

Nell’ambito dell’AI Action Summit, svoltosi a Parigi il mese scorso, ha presieduto una tavola rotonda sulla creazione di fiducia nell’intelligenza artificiale organizzata dall’Anssi (sotto).

menti politici per stimolare uno sviluppo e un utilizzo sicuri dell’Ai. I principi stabiliti nel “G7 Hiroshima Ai Process”, secondo cui l’intelligenza artificiale deve essere antropocentrica, basata sui diritti e rispettosa della protezione dei dati, sono stati valutati positivamente.

Il Directors Meeting in vista della Conferenza sulla sicurezza informatica ha offerto una preziosa piattaforma di scambio con le organizzazioni partner europee. Durante questo incontro, gli Stati partecipanti hanno presentato le loro priorità per il 2025. È emerso chiaramente come le sfide siano simili: mentre nell’Unione europea è già in vigore l’obbligo di notifica degli incidenti informatici, in Svizzera l’introduzione è imminente. Inoltre, in molti Paesi le esercitazioni informatiche e il rafforzamento della cooperazione civile-militare sono importanti quanto in Svizzera.

Si è anche potuto valutare lo stato di alcune iniziative in corso, come il documento di alto livello sulla crittografia post-quantistica e la dichiarazione congiunta sull’implementazione della direttiva Nis2. Interessanti sono state anche le discussioni con aziende e università nel campo della sicurezza informatica. In questo ambito sono state acquisite importanti conoscenze per confrontare e, se necessario, adattare le strategie nazionali nel settore informatico.La successiva Conferenza sulla sicurezza di Monaco ha offerto l’opportunità di colloqui bilaterali con rappresentanti ufficiali di diversi Stati europei. L’attenzione si è concentrata sull’armonizzazione della regolamentazione, su una migliore comprensione dell’impatto economico e sulle relazioni globali in continua evoluzione.

Delegare, in tutta serenità

Per dormire sonni tranquilli quando si esternalizza la gestione della sicurezza digitale della propria organizzazione, bisogna potersi affidare all’esperienza di chi sa anticipare le minacce, rispondere agli imprevisti e rafforzare la resilienza informatica proponendo soluzioni innovative. Per tenere testa ad attacchi sempre più ingegnosi e garantire la sovranità dei dati.

Anche i primi resoconti sugli attacchi informatici nel 2024 ne confermano la frequenza in aumento a livello globale e l’aggravarsi delle conseguenze del loro impatto. Nonostante organizzazioni e aziende abbiano innalzato il loro livello di protezione, le strategie sempre più sofisticate messe in campo dagli hacker riescono a intercettare le falle della loro linea difensiva, e le novità sono all’ordine del giorno. «Occorre dunque poter fare affidamento su soluzioni che in tempo reale diano una visione completa del proprio profilo di rischio informatico e, ‘ragionando’ da hacker, sappiano individuare i percorsi che potrebbero essere sfruttati dai criminali informatici per compromettere l’infrastruttura digitale, macchine e dati riservati di un’azienda», avverte Marco Generoso, fondatore e Ceo di E-Secure.

Specializzata in sicurezza informatica, l’azienda nata a Ginevra 25 anni fa, il 22 giugno 2000, dall’anno scorso è presente con i suoi uffici anche a Lugano per seguire ancor più da vicino la sua clientela ticinese, che ne apprezza in particolar modo la capacità di proporre soluzioni innovative, non ancora sul mercato. Lo conferma proprio il successo del suo servizio di pentesting autonomo, parte della gamma “Serenity” sotto cui dal 2018 E-Secure presenta i suoi managed services, che permettono ad aziende e organizzazioni di esternalizzare la propria sicurezza ai suoi specialisti de-

dicati. «Potenziato dall’intelligenza artificiale, il nostro servizio di pentesting autonomo aiuta a identificare, correggere e verificare in modo proattivo i vettori di attacco derivanti da credenziali deboli, configurazioni errate e vulnerabilità. Una soluzione, sviluppata dal nostro partner Horizon3.ai, che rivoluziona l’approccio alla sicurezza informatica. I test possono essere impostati in pochi minuti, lanciati sul momento o eseguiti automaticamente con la frequenza desiderata, senza bisogno di una messa a punto, una formazione o una certificazione approfondite. I risultati

vengono poi presentati con una reportistica accurata, individuando le minacce su cui intervenire tempestivamente perché potrebbero portare a un impatto critico e fornendo anche dettagliate analisi periodiche», illustra Marco Generoso.

Un secondo prodotto di E-Secure che sta riscontrando molto interesse è la soluzione KeepIT, per backup dei dati e configurazione senza limiti di spazio di archiviazione, con data center situati esclusivamente in Svizzera, per garantire al contempo maggiore flessibilità, la massima sicurezza e la sovranità dei dati.

Con il suo innovativo servizio di pentesting autonomo, E-Secure consente alle aziende di mettere costantemente alla prova la loro linea di difesa digitale, con una visione in tempo reale della loro esposizione ai cyberrischi grazie a cui concentrare gli sforzi sulle potenziali urgenze.

Due esempi efficaci dei servizi all’avanguardia nella sicurezza informatica proposti da E-Secure, adattati alle esigenze operative di Pmi, multinazionali, istituzioni statali e organizzazioni internazionali. Le sue soluzioni coprono postazioni di lavoro, infrastrutture di rete, sistemi, cloud e data center.

«Ci impegniamo ad anticipare le minacce, a rispondere agli imprevisti e a rafforzare la resilienza informatica per una protezione completa e su misura di aziende locali e globali. Il nostro team di 25 esperti, che include service manager, analisti, gestori degli incidenti, ingegneri di integrazione e specialisti in audit e risk management, assicura una consulenza personalizzata, monitoraggio attivo e l’implementazione delle tecnologie più avanzate, liberando anche le organizzazioni che dispongono di un team IT interno da attività complesse e aggiornamenti continui», evidenzia il fondatore di E-Secure.

Mantenere la sovranità dei dati

Il 12 marzo, presso l’Hotel Dante di Lugano, E-Secure organizza un pomeriggio (15.30-20.00) dedicato ad approfondire una tematica di cruciale importanza nell’era della digitalizzazione: la gestione locale dei dati.

Gli strumenti avanzati, come l’intelligenza artificiale, migliorano infatti la produttività, ma i dati ospitati all’estero sono esposti a normative straniere, potenziali fughe e rischi reputazionali. In particolare, le aziende svizzere possono incorrere in multe e sanzioni pesanti in caso di mancata conformità alla Lpd e al Gdpr. Inoltre, infrastrutture non sicure, reti non segmentate o sistemi non aggiornati aumentano i rischi di attacchi informatici e di perdita di dati critici.

Dopo il benvenuto del Ceo di E-Secure Marco Generoso e Alexandra Di Marco, Sales Account Manager, verrà illustrato il panorama dei rischi per le aziende svizzere da Jean-Jaques Kohler, Manager Audit, Risk e Compliance dell’azienda. A seguire, spazio all’approfondimento di soluzioni acapaci di assicurare riservatezza e conformità in Svizzera: Keepit (backup sicuro dei dati critici), Oodrive (gestione sicura dei documenti sensibili) e Sekoia (rilevazione e protezione contro le minacce informatiche). Si concluderà con un momento per le discussioni e un aperitivo.

Negli anni, l’azienda ginevrina ha esteso la sua comprensione delle esigenze di sicurezza informatica lavorando nei settori dell’aviazione, sanità, banche, industria, energia, edilizia, tecnologia, ecc. e conta fra i suoi partner leader come Varonis, Cylance, KeepIT e Horizon3. Del suo migliaio di clienti, il 98% rinnova il contratto al termine.

«La nostra capacità di integrazione delle tecnologie ci ha permesso di rimanere rilevanti in un settore in cui è molto cresciuta la concorrenza. Proprio all’inizio di quest’anno, abbiamo inaugurato il nuovo dipartimento strategico di “Audit, Rischio e Governance” che, grazie a profili senior specializzati, copre l’aspetto della protezione 360° in cybersicurezza e supporta le aziende, a livello di governance, per raggiungere i loro obiettivi, interfacciandosi anche direttamente con i dirigenti C-Level, perché la cyber security non è solo una questione tecnologica, ma deve partire dalla comprensione del modello di business e organizzativo del cliente, per poter definire una strategia

adatta e declinarla operativamente», osserva Marco Generoso.

Vanto di E-Secure, è la sua Academy, centro di formazione accreditato, affiliato al Gruppo romando dell’informatica (Gri), mentre in Ticino la collaborazione con Ated è stata all’origine dell’istituzione del primo corso di preparazione all’attestato professionale federale in Cyber Security Specialist.

Integrata all’interno dell’azienda, Academy by E-Secure si avvale dell’esperienza maturata dal 2000 per garantire una formazione di eccellenza in linea con le esigenze del mercato. «I nostri professionisti, perfettamente allineati alle evoluzioni tecnologiche e con molti anni di attività sul campo, propongono contenuti sempre aggiornati e orientati alle sfide attuali, con un approccio pedagogico innovativo che include workshop pratici e tutoring. Il programma comprende un’ampia gamma di corsi in modalità ibrida, rivolti a diversi target, dai dirigenti aziendali ai project manager agli specialisti di IT e sicurezza delle aziende. In particolare, è possibile

Consulta il catalogo 2025 dei corsi di Academy by E-Secure, scansionando il QR-Code.

Marco Generoso, Ceo di E-Secure, che ha fondato 25 anni fa a Ginevra e dall’anno scorso è presente con i suoi uffici anche a Lugano.

prepararsi per l’Attestato professionale federale in Cyber Security Specialist. Inoltre la nostra piattaforma e-learning ( awareness.e-secure.ch ) permette di accedere a un ricco catalogo di moduli sulla cybersicurezza, su argomenti come la Gdpr o la nuova Legge federale sulla protezione dei dati (Lpd), con opzioni di licenza di gruppo, contenuti personalizzati e tradotti in diverse lingue, offrendo un’esperienza di apprendimento immersiva e flessibili», conclude con orgoglio Marco Generoso.

Non solo un centro di formazione di primo livello, l’Academy è un’estensione strategica che rafforza la posizione di attore chiave di E-Secure nella cybersicurezza e dimostra la volontà di contribuire al benessere del suo ecosistema, anche sviluppando le competenze di professionisti e talenti, oltre a proporre soluzioni strategiche per partner e clienti che sappiano offrire un ritorno sull’investimento tangibile e garantire tutta la serenità necessaria per dedicarsi pienamente alle sfide cruciali per il loro business.

Per informazioni E-Secure Via Ponteggia 2 - 6814 Cadempino

Tel. +41 91 252 28 00 www.e-secure.ch - info@e-secure.ch

Un obbligo che si rivela opportunità

I nuovi obblighi normativi in materia di cybersecurity e privacy coinvolgono IT e Management, imponendo alle aziende di gestire la sicurezza informatica e la protezione dei dati in modo strutturato e personalizzato, con un approccio basato sulla gestione dei livelli di rischio.

Le nuove leggi e i nuovi regolamenti sulla cybersicurezza e sulla protezione dei dati - conseguenza dell’aumento delle minacce informatiche e dell’evoluzione tecnologica- chiedono alle aziende un cambio di passo. È necessario applicare un vero e proprio sistema di gestione della sicurezza a 360 gradi e per questo bisogna coinvolgere competenze diverse: tecnologiche, organizzative, gestionali e legali. Il percorso di adeguamento è spesso complesso e interessa tutti, non solo l’area informatica; il Management deve acquisire nuove competenze ed è direttamente responsabile dell’effettiva conformità normativa.

Esigenze multidimensionali e multidisciplinari a cui Security Lab SA è in grado di rispondere in modo completo con i suoi team Cyber, Advisory, Virtual Solutions, e-Learning Atelier, Web Design Atelier, insieme ad alcune partnership ad alto valore aggiunto.

Signor Migliavacca, la vostra società si occupa da parecchi anni di cybersecurity. Come ha visto evolvere la gestione della sicurezza informatica?

Security Lab SA è nata 20 anni fa, a Lugano. All’epoca, la nostra principale attività era verificare le infrastrutture informatiche dei clienti, rilevare le vulnerabilità tecnologiche rispetto a possibili attacchi e suggerire come rafforzare le difese. L’imperativo era “proteggersi”, erigere mura forti e invalicabili intorno all’azienda. Per questo nel logo della società ci sono le mura del castello.

Con l’evoluzione delle tecnologie digitali sono anche cambiate le minacce informatiche e la sicurezza è diventata multidimensionale. Inoltre, a seguito dell’enorme diffusione dei dispositivi connessi e della digitalizzazione, i dati personali sono diventati un obiettivo primario degli attacchi informatici: la cybersecurity e la privacy sono sempre più collegate. Recentemente, il focus si è spostato ancora: non

basta proteggersi e cercare di prevenire gli incidenti, è diventato fondamentale essere capaci di reagire agli attacchi, evitando il blocco totale dell’attività, come purtroppo già successo in parecchi casi. Secondo il ripetuto adagio che il problema non è “se” verremo attaccati ma “quando”, la sicurezza si sta concentrando sulla “resilienza”, sulla capacità di rilevare tempestivamente l’attacco, rispondere adeguatamente e ripristinare rapidamente i servizi interrotti.

Qual è stato l’impatto della nuova Legge sulla protezione dei dati sugli investimenti in sicurezza delle aziende?

L’entrata in vigore della nuova Legge federale (Lpd), il 1 settembre 2023, ha

Quali norme avranno più impatto sulla vostra azienda? Prime 3 risposte, in

Armonizzazione diritti sulla privacy

Armonizzazione leggi cyber e protezione dei dati

Esigenze normative in termini di resilienza operativa

Regolamentazione dell’intelligenza artificiale

Le nuove norme sulla cybersicurezza indirizzano le aziende svizzere verso investimenti per il miglioramento, dando l’opportunità di ridurre i rischi e presentarsi al meglio sul mercato. Mantenersi aggiornati è quindi sia d’obbligo che strategico.

Fonte: PwC | Global Digital Trust Insights 2024

obbligato tutte le imprese private a migliorare il livello di sicurezza dei dati trattati; prossimamente, entrerà in vigore la nuova Legge cantonale (Lpdp) e saranno coinvolti anche gli enti pubblici e le organizzazioni con mandato per l’erogazione di servizi pubblici. Noi abbiamo supportato numerosissime organizzazioni nel progetto di adeguamento alla Lpd e altrettante ne stiamo supportando per l’adeguamento alla Lpdp.

Non dimentichiamo però che, in alcuni settori, normative precedenti avevano già stimolato gli investimenti; per esempio, le Circolari Finma sul rischio operativo nel settore finanziario e i nuovi regolamenti sulle misure di sicurezza nel settore sanitario, ferroviario, elettrico e altri ambiti.

E non finisce qui! Di recente, in Europa, sono entrati in vigore il Regolamento sull’intelligenza artificiale (Ai Act) che impone obblighi sia ai fornitori che sviluppano sistemi di intelligenza artificiale sia a tutte le organizzazioni che li utilizzano, il Regolamento Dora per la resilienza operativa digitale delle entità finanziarie e dei loro fornitori Ict, e la Direttiva Nis2 sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informatici, rivolta alle organizzazioni dei settori critici e ai loro fornitori. Il coinvolgimento della “catena di fornitura” previsto sia da Dora sia da Nis2 interessa molte organizzazioni ticinesi che dovranno adeguarsi perché richiesto dai loro clienti europei.

In questo nuovo scenario, le organizzazioni ticinesi come si stanno muovendo? Molto spesso veniamo contattati da organizzazioni che devono adeguarsi all’una o all’altra di queste normative oppure che scelgono di certificarsi ISO 27001 per richieste dei clienti o esigenze di mercato. Di solito, le aziende non dispongono al loro interno di tutte le competenze necessarie. Noi le supportiamo nello svolgimento di una preliminare analisi della situazione presente e nella valutazione dei gap rispetto ai requisiti normativi. Quindi, tenendo conto delle esigenze specifiche dell’organizzazione, dei livelli di rischio e delle capacità di investimento, riusciamo a definire il piano personalizzato delle azioni di adeguamento necessarie, articolato per le diverse aree di gestione della sicurezza: tecnologie, processi, ruoli e responsabilità, formazione, gestione fornitori, servizi cloud... Per ogni realtà viene confezionato un “abito su misura”.

«Tenendo conto delle esigenze specifiche dell’organizzazione che deve adeguarsi ai nuovi requisiti normativi, dei livelli di rischio e delle capacità di investimento, definiamo un piano personalizzato delle azioni per le diverse aree di gestione della sicurezza: tecnologie, processi, ruoli e responsabilità, formazione, gestione fornitori, servizi cloud... un “abito su misura”»

Siro Migliavacca, Direttore di Security Lab Advisory

Una volta definito il piano delle azioni, come viene realizzato il progetto di adeguamento?

Il progetto viene organizzato creando specifici gruppi di lavoro per area di competenza, assegnando il coordinamento a un responsabile aziendale e prevedendo un periodico allineamento sull’avanzamento con il Management. I nostri consulenti, che assicurano approfondite competenze tecnologiche, organizzative, gestionali e legali, hanno sviluppato alcuni modelli e metodologie allineati ai nuovi framework di riferimento e standard di certificazione (ISO 27001, Csf Nist, Standard minimi Tic, Linee guida Ifpdt, ecc.) che vengono utilizzati nelle varie fasi progettuali, rendendo così il lavoro efficacemente indirizzato ed efficiente in termini di tempo e di impegno del personale dell’azienda.

Quali ambiti sono maggiormente interessati dalle nuove normative?

Le nuove normative danno indicazioni differenti soprattutto perché pongono il focus su ambiti diversi in funzione degli specifici obiettivi, ad esempio la protezione dei dati personali, la continuità operativa, la sicurezza delle terze parti lungo la catena di fornitura, ecc.

In generale, invece, tutte le normative prevedono dei principi fondamentali; tra cui, prioritariamente l’approccio alla sicurezza basato sulla gestione dei livelli di rischio. Pertanto, oltre alla necessità di implementare un adeguato processo di risk management, i progetti più frequenti possono riguardare: la definizione della procedura di gestione degli incidenti e della notifica alle autorità, la predisposizione del piano di business continuity

e disaster recovery, lo svolgimento di periodici “vulnerability assessment” e “penetration test”, la gestione contrattuale con i fornitori Ict, la formazione del Management, ed altro ancora.

In conclusione, quale invito vuole trasmettere alle organizzazioni ticinesi? È ormai chiaro che la sicurezza informatica e la protezione dei dati devono essere gestite in modo strutturato e personalizzato. Molte organizzazioni faticano a realizzare il progetto soltanto con risorse interne; per questo è utile rivolgersi a fornitori qualificati, con competenze multidisciplinari ed esperienza consolidata, costantemente aggiornati sulle novità e con approccio pragmatico e pratico. Colgo l’occasione per segnalare che approfondiremo questi temi, con maggiori chiarimenti sulle soluzioni e modelli che proponiamo di adottare, durante i nostri due prossimi eventi, organizzati con l’Associazione Industrie Ticinesi (Aiti), il 29 Aprile pomeriggio, e con l’Associazione Ticinese Evoluzione Digitale (Ated), nei mesi successivi. Invitiamo a tenersi aggiornati sul nostro sito (www.sec-lab.com).

Security Lab

Corso Pestalozzi 21A

6900 Lugano

Tel. +41 91 922 59 41

Proteggersi a 360° dai rischi digitali

Se fino a qualche anno fa ci si limitava alla sicurezza perimetrale, oggi difendere la propria infrastruttura logica richiede di gestire una superficie d'attacco digitale sempre più estesa.

Una strategia efficace non può prescindere dall'allestimento di un Business Continuity Plan per mappare i rischi, minimizzare le vulnerabilità e prepararsi a reagire alle emergenze.

Oltre mezzo secolo è passato dall’ideazione di quello che viene oggi considerato come il primo software di cybersecurity, Reaper: correva il 1972 e venne creato dall’ingegnere Raymond Samuel Tomlinson (peraltro inventore della @ nelle e-mail) per annullare gli effetti del progenitore involontario dei malware, un programma sviluppato per dimostrare la possibilità di creare un worm capace di spostarsi autonomamente tra i primi computer connessi del network sperimentale Arpanet - a sua volta antenato del nostro Internet. Il suo passaggio si lasciava semplicemente dietro la scritta “I’m the Creeper, catch me if you can! ”. Se allora erano solo parole, nel 2025 si prevede che il costo per i danni causati da cyber -attacchi raggiungerà i 10,5 mila miliardi di dollari a livello globale. I rischi informatici non rappresentano ormai una minaccia solo per imprese che lavorano con dati confidenziali o su piattaforme

online, ma anche per le Pmi più tradizionali e di piccole dimensioni, spesso le meno protette. In caso di hackeraggio, in conto non sono da mettere ‘solo’ salati riscatti, ma le ripercussioni ben più ampie dell’interruzione d’esercizio, i danni reputazionali e le rivendicazioni di responsabilità da parte di clienti o partner. «Mentre ieri si parlava quasi esclusivamente di protezione perimetrale, oggi la sicurezza è distribuita su tutta l’infrastruttura: sul client, sul server, sui canali che li collegano e che veicolano la comunicazione tra interno ed esterno dell’azienda e viceversa, compresi quelli verso i collaboratori che lavorano da remoto e i loro stessi dispositivi», spiega Danilo Giorgetti, fondatore e Ceo di AIM Consulting SA. Fin dalla sua fondazione, 25 anni fa, la sicurezza è stata un caposaldo dei servizi di consulenza, progettazione, sviluppo e implementazione di sistemi informatici offerti dall’azienda basata a Lugano. Se l’intenzione è mettere i propri clienti

nelle migliori condizioni per concentrarsi sui loro obiettivi - come suggerisce il nome stesso, richiamandosi all’inglese “aim” - ecco che la protezione di dati e informazioni digitali diventa strategica. «La sicurezza logica è infatti altrettanto cruciale di quella fisica per consentire a ogni organizzazione di garantire un ambiente protetto e tutelare le proprie risorse. Lavorando nei nostri primi anni essenzialmente per un settore molto sensibile agli aspetti di riservatezza e fiducia come il bancario, precocemente disciplinato dalle regolamentazioni Finma, abbiamo maturato una particolare competenza in materia, supportando anche all'estero le branch internazionali dell'allora florida Piazza ticinese. Un know-how che poi abbiamo portato negli altri settori che oggi, a parti invertite, fanno l’80% della nostra clientela, dalla sanità ai servizi di sicurezza alla popolazione, trasporti e, accanto a pubblico e a parapubblico, le tante aziende private e fiduciarie», sottolinea il Ceo di AIM Consulting.

L’azienda conta oggi una ventina di dipendenti con un forte background tecnico affinato dall’esperienza pluriennale maturata sul campo, e prestigiose partnership (ad esempio, è Microsoft Silver Certified Partner e Gold Partner Swisscom), sempre con uno sguardo attento alle novità del mercato per poter offrire soluzioni all’avanguardia ad alto valore aggiunto. Lo rispecchia l’estensione dei suoi servizi in ambito sicurezza. Alcuni sono ormai ampiamente diffusi, come i software antivirus e antispam oppure i firewall. Anche la multi-factor authentication, che richiede di abbinare una seconda informazione per accedere al

proprio account, ad esempio un codice ricevuto via sms o informazioni biometriche, è stata sdoganata dalle procedure sicure di pagamento online e anche dalla nuova Legge federale di Protezione dei dati (nLpd) in vigore da settembre 2023. «Una procedura invece di per sé scontata come il backup dei dati, è meno banale di quanto sembri. Talvolta è mal configurato, in modo casalingo, il che può ‘semplicemente’ tradursi in un maggior onere finanziario, perché la copia occupa molto spazio disco, ma anche, in caso di cyberattacco, nella vulnerabilità dei dati stessi che crediamo messi in salvo. Ecco che un sistema di backup immutabile permette di proteggersi anche contro ransomware e altre minacce, creando copie che non possono essere modificate né cancellate», sottolinea Danilo Giorgetti.

I principali servizi in ambito sicurezza di AIM Consulting

Antivirus, antispam

Gestione identità e accessi

Monitoring sofware

Patch management

Device control software

Encryption software

Token ID

Backup (ripristino, in Cloud, Immutable)

Firewall (VPN, WAF, Segregaz. rete LAN, ...)

Servizi sicurezza Microsoft 365

Penetration Test

Multi-factor Authentication

Business Continuity Plan

Disaster Recovery

Servizi High Availability

Assessement di sicurezza

Vulnerability management

SOC Security operation center

SIEM Security inform. & event manager

NPS Network policy server

DMZ Demilitarized zone

DLP Data loss prevention

PAM Privileged access management

Corsi sensibilizzazione e formazione

Messa in sicurezza siti web

«Lavorando nei nostri primi anni essenzialmente per un settore molto sensibile alla sicurezza come il bancario, abbiamo maturato una particolare competenza, che abbiamo poi trasposto in altri ambiti, dalla sanità ai trasporti e, accanto a pubblico e a parapubblico, in tante imprese private e fiduciarie»

Danilo Giorgetti, Fondatore e Ceo di AIM Consulting SA

Indispensabile al contempo implementare un software di patch management per essere sempre up-to-date sugli aggiornamenti rilasciati dai produttori per equipaggiare i loro sistemi contro le nuove minacce. «Un altro concetto di sicurezza che sta prendendo piede anche in Ticino, è il Security Operation Center (Soc), che permette alle organizzazioni di esternalizzare monitoraggio, analisi e risposta agli incidenti di sicurezza a un team di sistemisti al lavoro h24. È una struttura molto simile a una centrale di allarme della polizia, dotata di sistemi e tecnologie allo stato dell’arte, inclusa una componente di Ai che permette di discriminare gli eventi realmente critici e trattare in modo automatico quelli che possono essere mitigati con un’operazione informatica oppure di sollecitare l’intervento del professionista. Noi stessi ci appoggiamo a uno di questi centri, altrimenti molto costosi da allestire in proprio, ovviamente basato in Ticino per garantire il pronto intervento e la sovranità dei dati», afferma il Ceo di AIM Consulting.

Importante sarebbe sempre la presenza, lato cliente, di un referente che, pur senza possedere le competenze informatiche di un Chief Security Officer, funga da focal point, raccogliendo le segnalazioni della sua azienda. Capillare deve invece essere la sensibilizzazione dei dipendenti con una formazione periodica, poiché, come dimostra il successo del phishing, proprio l’uomo è spesso l’anello debole della catena. Anche questo un aspetto di cui AIM Consulting si occupa, sia erogando corsi per i suoi clienti, sia indirizzandoli a specifici enti formatori laddove necessario. Ormai cruciale per qualsivoglia organizzazione è la garanzia della disponibilità dei dati, dunque la possibilità, per i sog-

getti autorizzati, di accedere alle risorse senza interruzioni di erogazione che potrebbero danneggiare l’attività. «È un aspetto da definire già al momento della progettazione del sistema di sicurezza elaborando un Business Continuity Plan, ovvero un documento in cui descrivere nella loro completezza tutti i processi di un’organizzazione, sulla cui base individuare i potenziali rischi di interruzione delle operazioni aziendali, vuoi legati a calamità naturali, vuoi a guasti hardware o attacchi informatici, onde definire attraverso un piano di Disaster Recovery tempistiche e modalità di ripristino di sistemi IT e dei dati critici. Una mappatura esaustiva che è parte integrante di ogni progetto, per poi confezionare soluzioni sartoriali, che tengano conto delle esigenze di business di quel cliente, della specificità del settore in cui opera, come pure della sua disponibilità di budget da dedicare», conclude il Ceo di AIM Consulting. Dal disegno dell’architettura, all’approvvigionamento e all’implementazione dei componenti hardware e software, inclusa assistenza e manutenzione, l'azienda è pronta a gestire ogni fase dei suoi progetti di System integration, sia in autonomia sia interfacciandosi con specialisti e reparti dedicati quando collabora con realtà articolate, di grandi dimensioni. Sempre, facendo della soddisfazione dei clienti il suo “aim”.

Strada Cantonale 11

6964 Davesco-Soragno

Tel. +41 91 924 95 90

info@aimconsulting.ch

La boutique della Privacy

Organizzare il trattamento e la protezione dei dati personali all’interno di realtà aziendali richiede una consulenza che tenga conto degli aspetti giuridici, informatici, di risk management e analisi dei processi in gioco per confezionare soluzioni sartoriali.

Nell’attuale contesto digitale è più che mai fondamentale che le organizzazioni trattino i dati personali in modo consapevole e responsabile, con una gestione trasparente e in linea con le odierne esigenze di privacy e sicurezza. Non è solo una questione di conformità normativa alla crescente regolamentazione in materia di protezione della privacy, ma di costruire una cultura della protezione dei dati che valorizzi il rispetto della privacy degli individui. «Implementare soluzioni di protezione avanzate, come firewall, sistemi di rilevamento delle intrusioni, crittografia e backup regolari, può aiutare a prevenire gli attacchi informatici, ma anche la formazione del personale rappresenta un investimento cruciale per ridurre drasticamente le vulnerabilità, salvaguardare la reputazione della propria organizzazione, la fiducia dei clienti e la continuità del business», afferma Matteo Colombo, direttore di Privacy Desk Suisse e da oltre 20 anni attivo nel campo della compliance come consulente in materia di Privacy e Data Protection Officer. Basata a Lugano, Privacy Desk Suisse offre servizi di consulenza e formazione all’avanguardia, sempre aggiornati alla Lpd e al Gdpr, grazie a un team di esperti certificati e a un approccio multidisciplinare che integra cybersicurezza e intelligenza artificiale attraverso il suo brand LabCode. «Collaborando con professionisti svizzeri e internazionali, garantiamo soluzioni su misura, formando i futuri leader della data protection, qualificandoci come un partner essenziale per trasformare la privacy da obbligo normativo a vero vantaggio competitivo», sottolinea Matteo Colombo.

Ribaltando la prospettiva, la necessità di adeguarsi alle regole del gioco diventa l’occasione per sviluppare interessanti opportunità. Fra le principali:

• Compliance normativa: le aziende devono rispettare una serie di normative che regolano il trattamento dei dati personali. Una governance della privacy ben strutturata assicura che l’azienda sia conforme a queste leggi, evitando sanzioni elevate e proteggendo la reputazione.

• Gestione dei rischi: la perdita o il furto di informazioni sensibili può comportare non solo pesanti multe, ma anche danni significativi alla fiducia dei clienti e alla reputazione dell’azienda. Una struttura organizzativa orientata alla privacy è in grado di individuare, prevenire e mitigare questi rischi.

• Protezione dei dati personali: una delle funzioni principali della governance della privacy è garantire la protezione dei dati personali. I dati dei clienti, dipendenti, fornitori e partner sono tra gli asset più preziosi di un’azienda. Implementando politiche rigorose di gestione della privacy, le aziende possono ridurre il rischio di attacchi informatici, accessi non autorizzati o utilizzi impropri dei dati.

• Cultura di trasparenza e fiducia: un sistema di governance ben strutturato trasmette un messaggio di trasparenza e responsabilità ai clienti e agli stakeholder, rafforzando la fiducia nel business. Questo può risultare in un vantaggio competitivo, poiché i consumatori sono sempre più consapevoli e attenti alla protezione dei loro dati personali.

• Formazione: è essenziale che tutti i collaboratori siano adeguatamente aggiornati. La formazione sulla protezione dei dati non deve essere vista come un onere, bensì un’opportunità per accrescere la sicurezza aziendale. Privacy Desk Suisse offre percorsi formativi personalizzati per le aziende, con valutazioni per monitorare l’apprendimento. Inoltre, il Consiglio federale ha riconosciuto ufficialmente l’importanza della formazione nel garantire la sicurezza dei dati. La normativa richiede che i dipendenti siano istruiti sui rischi informatici e che siano in grado di attuare le misure di sicurezza previste. Una corretta combinazione di regole, formazione e verifica continua consente di ridurre l’errore umano e rafforzare la protezione dei dati.

«Con la sua competenza, pronto a gestire normative complesse e trattare i dati in modo sicuro e trasparente, rafforzando la fiducia dei clienti e il proprio valore di mercato, il team di Privacy Desk Suisse si rivela dunque una risorsa strategica per affrontare con sicurezza le sfide legate alla privacy anche nel contesto digitale», conclude il direttore Matteo Colombo.

Matteo Colombo, Direttore di Privacy Desk Suisse.

Il caveau dei vini nel cuore dell'Europa

Temperatura, umidità controllata e massima sicurezza. Il place to be per il deposito e la conservazione delle bottiglie più pregiate, dell’arte e dei beni di valore.

Più compliance, più performance

Definire un corretto percorso dei dati, garantendo il controllo di ogni processo aziendale che li coinvolge, è la chiave per una gestione ottimale della compliance, che crei valore aggiunto.

L’era in cui viviamo impone alle aziende di tenere il passo con gli sviluppi tecnologici per preservare il proprio business e cogliere nuove opportunità. Oggi la sicurezza non riguarda più soltanto beni e persone ma, anche, dati digitali, centrali per la tutela dei cittadini e per la resilienza delle imprese.

Opticon Data Swiss, società LegalTech per definizione, supporta le organizzazioni svizzere ed europee nella conformità normativa relativa all’uso delle nuove tecnologie. Grazie alla passione e alle competenze del suo Ceo Alberto Guglielmi, sostenute da un team multidisciplinare di esperti in sicurezza informatica e giuridica, l’azienda sviluppa soluzioni innovative che assicurano un governo ottimale dei dati,

« Il nostro lavoro consiste nel tracciare rotte sicure, guidando i dati all’interno dei processi aziendali e trasformando il rischio di dispersione in un flusso ordinato e conforme. Così facendo, aiutiamo ogni Cliente a raggiungere un livello ottimale di Compliance, rendendo la salvaguardia dei dati un’opportunità per crescere e innovare»

Privacy Swiss: l’applicativo per la totale governance dei dati personali

Alberto Guglielmi, LegalTech innovator, Co-Founder e Ceo Opticon Data Swiss.

nel pieno rispetto delle best practice di settore. «Adottando questo approccio, le aziende non si limitano più a considerare la data protection, la cybersicurezza e il whistleblowing come meri obblighi normativi, ma li trasformano in fattori strategici per ottimizzare il proprio business, ridurre le minacce e cogliere appieno le opportunità portate dall’innovazione», sottolinea Alberto Guglielmi.

Cybersicurezza come leva strategica

La rapida crescita degli attacchi informatici, evidenziata anche dall’Ufficio federale della cibersicurezza, conferma un interesse crescente degli attori malevoli verso le informazioni di cittadini e imprese svizzere.

«Per rispondere a questa sfida, offriamo servizi di consulenza cyber, fornendo linee guida specifiche per la messa in sicurezza dei processi informatici e per la reazione tempestiva alle minacce, avvalendoci delle più avanzate metodologie riconosciute a livello internazionale. In tal modo, supportiamo le organizzazioni a ridurre al minimo le vulnerabilità, rafforzando la loro resilienza operativa», osserva Alberto Guglielmi.

Uno dei servizi di punta di Opticon Data Swiss è Privacy Swiss, una piattaforma cloud modulare, progettata per adattarsi a ogni tipologia di organizzazione permettendo alle aziende di adeguarsi e mantenere la propria struttura privacy in modo efficace. «L’obiettivo è fornire strumenti agili per un governo dei dati conforme alla Legge federale sulla protezione dei dati (nLpd) e alle specifiche leggi cantonali, facilitando la gestione di tutti gli aspetti privacy in maniera integrata e scalabile. Dalla definizione dell’organigramma privacy aziendale alla mappatura dei rischi, dalla gestione degli asset all’analisi dei trasferimenti extra Confederazione, ogni processo relativo al trattamento dei dati è gestito in modo chiaro e controllato. L’interfaccia user friendly di Privacy Swiss completa il servizio», illustra il Ceo di Opticon Data Swiss. Grazie a Privacy Swiss, le imprese possono quindi mantenere una struttura privacy solida e costantemente aggiornata, generando evidenze documentali a supporto della compliance ed esponendosi in maniera trasparente verso i clienti e tutti gli stakeholder coinvolti. Flussi di dati più sicuri, riduzione dei rischi di violazione e vantaggio competitivo sono il profitto per chi decide di investire strategicamente nella gestione responsabile delle informazioni ed essere così in grado di dimostrare il rispetto delle norme.

Grazie a una visione proattiva, Opticon Data Swiss accompagna i clienti lungo percorsi di crescita, proteggendo il patrimonio informativo e rafforzando la fiducia di partner e stakeholder. Nella convinzione che, se ben governata, la tecnologia possa trasformare i rischi ‘oscuri’ in opportunità, facendo della compliance un autentico vantaggio competitivo.

Scopri di più

Una vigilanza solerte e tempestiva

Se per proteggere i dati ci si può equipaggiare nel virtuale, garantire invece l’incolumità di persone, beni e infrastrutture continua a richiedere la sensibilità e il know-how di professionisti della sorveglianza, formati per affrontare le sfide della sicurezza fisica, incluse le emergenze inattese, come quelle che possono insorgere nella gestione del traffico o delle manifestazioni.

Per quanto il digitale costituisca una parte sempre più cospicua del nostro universo e le applicazioni tecnologiche, ora anche potenziate dall’intelligenza artificiale, sopperiscano a una gamma di mansioni impensabile fino a pochi anni fa, è difficile immaginarsi un futuro in cui le competenze richieste dai servizi di sicurezza possano essere delegate in toto a sensori, macchine e automazione.

Forte di un’esperienza ultraquarantennale e con una presenza capillare sul territorio ticinese, Prosegur di agenti in carne e ossa ne schiera oltre 250, facendo un punto di orgoglio dell’investimento nella loro formazione di base e continua: «Quella necessaria ad assicurare il soddisfacimento dei più elevati standard di sicurezza, in ambiti dove è difficile pensare che una macchina possa sostituire l’intervento dell’agente e la sua capacità di valutare situazioni critiche, in cui entrano in gioco moltissimi fattori. Il nostro impegno formativo va ben oltre le 20 ore di base obbligatorie con tutta una serie di approfondimenti aggiuntivi», sottolinea Alex Genini, direttore di Prosegur.

Si prenda l’esempio dei servizi di regolazione del traffico, che Prosegur gestisce su mandato dell’Ufficio federale delle strade (Ustra), del Cantone e di enti comunali, associazioni o privati. «Ci sono ingorghi e situazioni complesse che non basta un semaforo intelligente a risolvere, ma richiedono agenti appositamente qualificati, in grado di affrontare un compito delicato e oneroso come il dosaggio dei veicoli pesanti lungo l’asse nord-sud dell’A2 o, sempre sulle autostrade, la sicurezza dei grandi cantieri, che necessitano di un coordinamento quotidiano con i responsabili delle Direzioni Locali dei Lavori per garantire la sicurezza di chi vi lavora. In questo ambito, ad esempio, abbiamo introdotto un concetto di sicurezza di tale rilevanza da essere ormai richiesto come condizione nella maggior parte delle gare d’appalto con oggetto lavori autostradali: il servizio “staffetta” per agevolare le manovre di ingresso e uscita dei mezzi pesanti nell’area di cantiere, rallentando il traffico veicolare a tutela del personale del cantiere e degli utenti delle strade», sottolinea il direttore di Prosegur.

Ma sfidanti sono anche le situazioni con cui ci si confronta nel traffico cantonale e locale, da quelli più programmabili, come il rifacimento di un manufatto, interventi di manutenzione, controllo degli incroci cittadini critici o interventi ad hoc per privati, agli eventi invece imprevedibili, quali incidenti ed emergenze meteorologiche. Altrettanta preparazione è indispensabile per la gestione delle manifestazioni, altro ambito in cui Prosegur vanta un solido storico con la copertura di eventi fra i più importanti del cantone, dai molti carnevali ai principali appuntamenti sportivi ed estivi, come pure feste di paese, fiere, concerti ed eventi privati di dimensioni più circoscritte. «Il nostro contingente di agenti si occupa dei diversi compiti correlati, dal controllo degli ingressi al servizio di mantenimento dell’ordine, in qualità di braccio allungato della Polizia. Anche questo è un compito impensabile da affidare alla sola tecnologia: le soft skill sono fondamentali per prevenire l’insorgere di situazioni potenzialmente pericolose e, qualora si inneschino, per affrontarle con tatto evitando che degenerino, nel rispetto dei parametri della legge e del

principio di proporzionalità. Non solo siamo gli unici, in Ticino, a proporre un percorso formativo allineato ai parametri di intervento della Polizia, ma insistiamo molto sull’aspetto psicologico. La nostra è una filosofia che premia il cervello e non i muscoli; sin dall’assunzione cerchiamo agenti che sappiano ragionare, leggere il contesto e interpretare empaticamente le intenzioni. L’ingaggio fisico non è che l’ultima delle risorse, cui ricorrere solo di fronte a un soggetto alterato e una minaccia concreta di violenza. Prepariamo dunque i nostri agenti a lanciarsi scivolare addosso provocazioni e insulti che non mancano in queste occasioni, mantenendo la piena lucidità», spiega il direttore di Prosegur che, per citare un altro conteso sensibile, supporta con servizi di piantonamento anche l’Eoc nelle sedi del Sottoceneri, in particolare il Pronto soccorso e il Reparto psichiatrico.

Un fronte su cui invece digitale e Ai stanno subentrando alle agenzie di vigilanza è quello della sorveglianza, dove videocamere sempre più smart, addestrate con decine di milioni di immagini a identificare soggetti e movimenti sospetti, soppiantano le tradizionali ronde. «Attenzione però a soppesare il rapporto fra costi e benefici: si tratta infatti di impianti e abbonamenti che richiedono un investimento elevato. E la presenza di un agente viene ancora preferita quando si tratta di verificare il controllo degli accessi a infrastrutture critiche, penso ad esempio al nostro incarico presso il cantiere hrs per il Polo Sportivo di Lugano. In particolare

In foto, dalla gestione del traffico al mantenimento ordine, una selezione dei servizi di vigilanza di Prosegur.

«Investiamo molto nella formazione dei nostri agenti, necessaria a garantire i più elevati standard di sicurezza, in ambiti dove è difficile pensare che una macchina possa sostituire l’intervento del professionista e la sua capacità di valutare situazioni critiche, in cui entrano in gioco moltissimi fattori»

Alex Genini, direttore di Prosegur SA

poi, il discorso volge a nostro vantaggio quando un’azienda cerca un partner qualificato al quale affidare in outsourcing i servizi di sorveglianza, magari con la necessità di coordinare le sue unità interne dedicate e sistemi già in dotazione con l’agenzia di sicurezza esterna», spiega Alex Genini. Realtà come possono esserlo un istituto bancario o un’azienda attiva nella lavorazione dei metalli preziosiper citare due settori con cui Prosegur si confronta - cercano infatti nella galassia delle agenzie di sicurezza chi sappia garantire assoluta affidabilità, una forza lavoro specializzata e preparata, a disposizione in quantità e pronta a rispondere alle urgenze in tempo reale, con un’offerta sartoriale e in perfetta sinergia con le loro risorse. Complementari a questi servizi, quelli di ricezione, dalla portineria al controllo del traffico merci e accompagnamento di persone in zone protette. Una vasta gamma di competenze, a riprova di come garantire la sicurezza sia un compito estremamente esigente, in cui nulla può essere lasciato al caso. Benvenute pertanto le regolamentazioni

che introducono un più rigoroso regime autorizzativo e aumentano gli standard di formazione, come nel 2021 con l’entrata in vigore della nuova Legge cantonale sulle prestazioni private di sicurezza e investigazione. Un’occasione salutata favorevolmente da chi, come Prosegur, da sempre punta sulla qualità in un settore venuto negli ultimi cinquant’anni sovraffollandosi in Ticino - dalla ventina di agenzie attive negli anni Settanta a quasi un centinaio - e che avvertiva dunque il bisogno di maggior disciplinamento e trasparenza, per garantire che i servizi affidati ai privati siano svolti da personale con un profilo professionale adeguato e aggiornato all’evoluzione del settore. Perché, come recita il motto di Prosegur, la sicurezza non è un caso.

Prosegur SA

Via Brentani 11 6904 Lugano

Tel. 091 973 32 10 info@prosegur.ch

Guidare l’innovazione

Freni antibloccaggio, airbag, cinture semipassive, volante collassabile, carrozzeria ‘blindata’, avvisatore di retromarcia: non sono che alcune delle soluzioni presentate dalla concept car di Volvo del 1972, che hanno fatto la storia della sicurezza automobilistica. Una tradizione che prosegue.

Salone di Ginevra, 1972: presentando la sua Vesc (Volvo Experimental Safety Car), la casa automobilistica svedese anticipava una vasta gamma di soluzioni tecniche sulle quali ha poi costruito la sua leadership nel campo della sicurezza. A cominciare dalla carrozzeria, che assomigliava a una fortezza: scocca ad elevata rigidità torsionale, con montanti tubolari laterali, roll bar, paraurti telescopici e cellula antiribaltamento, attacchi

posteriori del motore disegnati per scivolare sotto l’auto in caso di urto frontale. Altre caratteristiche: cinture di sicurezza semipassive, airbag per i posti anteriori e posteriori, poggiatesta a scomparsa che si sollevavano automaticamente in caso d’urto, volante collassabile, freni antibloccaggio precursori dell’Abs, arresto automatico dell’alimentazione di carburante, avvisatore acustico di retromarcia, … Le soluzioni sviluppate da Volvo per l’avveniristica concept car del 1972 avrebbero

Ieri come oggi, Volvo è pioniere della sicurezza automobilistica. Sopra, la rivoluzionaria safety car presentata nel 1972 e, accanto e sotto, l’altrettanto innovativo sistema Lidar, integrato nella linea del tetto della Volvo EX90, per riconoscere con precisione gli oggetti e la loro posizione.

salvato milioni di vite. Una priorità degli stessi padri fondatori, Assar Gabrielsson e Gustaf Larson, che dichiaravano: “Le automobili sono guidate da persone. Per questo, il principio fondamentale alla base di tutto ciò che facciamo da Volvo è e resta la sicurezza”. Da quando l’ingegnere di Volvo Nils Bohlin ha introdotto le cinture di sicurezza a tre punti nel 1959, oltre un milione di vite sono state salvate grazie alla rinuncia ai diritti di brevetto, per consentire a tutti di beneficiarne. È stata di nuovo Volvo la prima a sviluppare e sottoporre a crash test i dispositivi per la sicurezza dei bambini. E oggi il Volvo Cars Safety Centre di Göteborg rappresenta la struttura più avanzata del suo genere a livello mondiale.

Una tradizione che prosegue con i sistemi presentati dalla Volvo EX90, definita la più sicura di sempre: 8 telecamere, 5 radar e 16 sensori a ultrasuoni permettono di registrare cosa accade intorno al veicolo e, grazie ai sistemi di assistenza, evitare incidenti. Si aggiunge la rivoluzionaria tecnologia Lidar: un laser a impulsi, integrato nel tetto per migliorarne la visuale, in grado di riconoscere ancor meglio gli oggetti, anche a distanze più elevate, al buio e con cattivo tempo. Seconda grande novità: il Driver Understanding System, che interpreta i comportamenti del conducente: ai precedenti sensori che analizzavano i movimenti dello sterzo e la traiettoria dell’auto, si aggiungono due telecamere orientate verso gli occhi di chi guida, e anche il volante aiuta nella valutazione, monitorando stabilità della sterzata e rilascio. Salva anche la privacy: il materiale video viene elaborato in tempo reale da algoritmi brevettati, senza salvarlo. I dati necessari a migliorarsi ulteriormente sono invece raccolti con studi di ricerca. Già da solo, si stima che il ‘terzo occhio’ della tecnologia Lidar possa ridurre del 20% il numero di incidenti stradali gravi. Una nuova importante accelerazione verso un futuro senza più collisioni.

Più reattivi al volante

Ridurre il rischio di incidenti grazie a un corso di perfezionamento per capire e correggere i propri limiti alla guida. Un’offerta particolarmente adatta alle aziende attente alla sicurezza sul lavoro dei loro collaboratori, che può diventare anche un’originale esperienza di team building.

Disattenzione, eccessiva confidenza, mancata padronanza del veicolo, comportamenti non appropriati, reazioni sbagliate… nella stragrande maggioranza dei casi, gli incidenti automobilistici sono imputabili a chi siede al volante. Se per i neopatentati, con l’introduzione dell’obbligo della formazione complementare dal 2005, è diventato tassativo seguire un corso di perfezionamento, difficilmente invece chi appartiene alle generazioni precedenti, e non vi è obbligato, si accorge che è giunto il momento per un aggiornamento. «La formazione continua è sempre importante, a maggior ragione se si parla di sicurezza: che, alla guida, è la nostra responsabilità come conducenti verso le persone che trasportiamo e tutti gli altri utenti della strada, pedoni inclusi, oltre a noi stessi. Il corso di perfezionamento alla guida “Guidare Bene - Reagire Meglio” del TCS offre la possibilità di simulare in un ambiente protetto situazioni di potenziale pericolo con esercizi appositamente studiati per capire i propri limiti e correggerli, ad esempio il comportamento da tenere su fondo bagnato e sdrucciolevole», sottolinea Barbara Fantini, responsabile dei Corsi TCS Ticino. È vero che ormai i veicoli montano sistemi intelligenti che non solo migliorano confort ed efficienza, ma anche la sicurezza: assistente alla frenata d’emergenza e al cambio corsia, adattatore intelligente della velocità, rilevatore di stanchezza… «Il nostro corso è utile anche per aggiornarsi su queste nuove tecnologie, basti pensare che quando molti hanno preso la patente non era ancora diffuso l’Abs. Al contempo vengono illustrate le modifiche di legge, ad esempio come circolare correttamente in una rotatoria a più corsie. Inoltre anche le nuove motorizzazioni

Barbara Fantini, responsabile dei Corsi TCS Ticino. Per maggiori informazioni e iscrizioni al Corso di perfezionamento “Guidare Bene - Reagire Meglio”: barbara.fantini@tcs.ch Tel. 091 935 91 41

possono incidere: chi guida un’elettrica, con le batterie alloggiate nel vano posteriore, deve ad esempio prevedere meno aderenza della coda in frenata», elenca Barbara Fantini.

Un’offerta particolarmente adatta alle aziende attente a investire nella sicurezza dei propri collaboratori. La formula

si presta a tutte le esigenze: da chi guida veicoli di emergenza, come interventi di soccorso, polizia e pompieri, a flotte aziendali, rappresentanti e associazioni, fino all’artigiano con il singolo furgoncino. Da ormai vent’anni, anche la sezione giovanile dell’Hockey Club Lugano si affida a questo corso per gli autisti volontari che trasportano i ragazzi in trasferta. «Siccome la tipologia di lezione impone un massimo di 12 partecipanti, per aziende con organici importanti eroghiamo la formazione sull’arco di vari mesi, come nel recente caso di un’azienda che l’ha esteso a tutti e 240 i suoi dipendenti: un investimento nella loro salute e in quella dell’azienda stessa, considerate le ripercussioni quando si deve sostituire all’improvviso un dipendente rimasto infortunato in un incidente», osserva Barbara Fantini. Il Corso di perfezionamento alla guida GB-RM, di mezza o una giornata, viene organizzato nei Centri TCS di Rivera e di Ambrì. «Qui, in particolare, approfittando del villaggio TCS a Scruengo a pochi minuti dalla pista dell’aerodromo dove ci si esercita, le aziende possono creare un’originale esperienza di team building nell’Alta Valle Leventina, abbinando il corso a un pranzo nel ristorante e ad attività di gruppo: sono disponibili due sale per riunioni e la location è immersa nel verde, vicino alla Galleria del Gottardo e alla centrale idroelettrica del Ritom, da visitare», consiglia la Responsabile dei corsi TCS Ticino. Prevenire fa la differenza, tanto che il corso è sostenuto dal Fondo Sicurezza Stradale, grazie a cui un gruppo di 10 persone può partecipare alla tariffa agevolata di Chf 1.000.- invece di 2.000.-. Al termine viene rilasciato un attestato di partecipazione che presso alcuni assicuratori dà diritto a una riduzione sul premio auto.

L’approccio Operator led

Alla base dei problemi del Venture Capital europeo non ci sono idee sbagliate, ma mancanza di capitali. Ecco la storia di un fondo americano, e che sia di... ispirazione?

Una raccolta da 54 milioni di dollari, dunque ben superiore all’obiettivo iniziale di 50 milioni, per investire nell’innovazione. È il recente colpo di Gtmfund, un fondo basato in Texas con approccio ‘operator led’. Ossia dedicando attenzione agli investitori che hanno competenze operative, tendenzialmente persone che hanno fondato Start up, o che hanno lavorato o lavorano attualmente in realtà tech di successo. In questo caso, per esempio, Aws, OpenAi e Snowflake.

“Per la maggior parte, sono attivi nella loro azienda attuale o hanno appena concluso un’esperienza in un’azienda che è passata da zero a qualche centinaio di milioni di dollari di fatturato”, ha dichiarato il fondatore, Max Altschuler, a TechCrunch. Si tratta di persone con una solida esperienza alle spalle, in grado di sviluppare le fasi del go-to-market, da cui il nome Gtmfund.

Non si tratta di semplici investitori che terminano il loro contributo con l’iniezione di capitale. Infatti, alla luce delle proprie esperienze sul campo, diventano mentor per le aziende in portafoglio, supportando le Start up nelle strategie di vendita e nella selezione del personale.

Accanto a questi ‘investitori-docenti’, ci sono anche gli istituzionali. Durante la prima raccolta, nel 2021, questi ultimi erano un paio. Con la nuova operazione, sono più che raddoppiati, tra loro si possono citare Bain Capital Ventures, HarbourVest, Inovia Capital e Franklin Park. Tra le aziende supportate dalla prima raccolta ci sono Writer (generative Ia platform), valutata 1,9 miliardi di dollari nel suo round di finanziamento a novembre; Atlan (active metadata platform), che ha raccolto 105 milioni di dollari con una

valutazione di 750 milioni; e Vanta (security and compliance platform), che ha raccolto 150 milioni di dollari con una valutazione di 2,45 miliardi.

Gli obiettivi della nuova raccolta da 54 milioni sono chiari. Il fondo punta a sostenere circa 40 Start up, tra pre-seed, seed e (in misura minore) round di serie A, con tagli d’investimento tra 500mila e 1,5 milioni.

Va detto che la struttura operator led non è una novità assoluta: si pensi a

«A un certo punto della sua vita, dopo esperienze in alcune Start up e Scale up, Altschuler ha iniziato a fare l’angel investor. Molti hanno cominciato a chiedergli come poterlo diventare anche loro. Così, Altschuler ha condiviso un’idea via mail a un elenco di persone accuratamente selezionate, ed è nato così Gtmfund»

Operator Collective, lanciato nel 2019 con una raccolta iniziale da 45 milioni di dollari.

Tuttavia, è molto particolare la storia di come è nato Gtmfund. A un certo punto della sua vita, dopo esperienze in alcune Start up e Scale up, Altschuler ha iniziato a fare l’angel investor. Molti tra i suoi contatti hanno cominciato poi a chiedergli come poterlo diventare anche loro. Così, Altschuler ha condiviso un’idea via mail a un elenco di persone accuratamente selezionate: “E se raccogliessimo un milione di dollari tra 20 e 50 di noi e li

Alessandro Beggio, Ceo e fondatore di Vector Wealth Management.

investissimo in 10 aziende, supportandole in modo significativo?”. La risposta è stata chiara, arrivando a raccogliere 22 milioni con il primo fondo. Ora, il fondatore dice che ama questo ‘mestiere’, nato quasi accidentalmente.

In generale, i fondi di Venture Capital guidati da operatori esistono negli Stati Uniti da quando esiste la Silicon Valley, ma il concetto è meno consolidato in Europa. Solo circa l’8% delle società di Vc del Vecchio Continente rispecchia questa dinamica, rispetto a quasi la metà di quelle Usa. Come per molte altre differenze tra Europa e Stati Uniti, tanti attribuiscono questa disparità alla maggiore maturità del mercato Vc americano, si legge in un’analisi del 2024 di Pitchbook.

Nel Vecchio Continente non è certo la mancanza di founder di successo a spiegare il numero ridotto di fondi Vc guidati da operatori. Negli ultimi dieci anni, la regione ha infatti visto numerose exit di rilievo e la nascita di decine di migliaia di angel investor.

Tuttavia in molti Paesi, ha ricordato Pitchbook, le agenzie governative restano ancora la principale fonte di impegni di capitale per i fondi. Un documento di lavoro del 2023 del Fondo Europeo per gli Investimenti ha rilevato che la raccolta fondi è la sfida più grande per i Vc europei, a causa della mancanza di un numero sufficiente di investitori istituzionali privati a livello nazionale. Ma lo scenario potrebbe cambiare, soprattutto se l’Unione Europea, come dichiarato in più occasioni, dovesse riuscire infine a migliorare e integrare il mercato dei capitali privati.

Noi di UBP investiamo in hedge fund sin dal 1972, quindi siamo tra i pionieri e i più esperti attori del settore. Il nostro rigoroso processo di selezione dei gestori e la competenza nella costruzione del portafoglio ci consentono di creare soluzioni personalizzate, sintonizzate sugli obiettivi dei nostri clienti.

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Con licenza di agire

Un nuovo fondamentale trend che sta prendendo sempre più piede è quello degli Agenti Intelligenti, assistenti veri e propri che possono venire in soccorso in diversi ambiti.

Siamo a Las Vegas. Jensen Huang, il co-fondatore e amministratore delegato di Nvidia, la famosa azienda che produce l’hardware che anima l’Intelligenza Artificiale della gran parte del mondo (in particolare, le Gpu - o graphical processing units - più ricercate dai grandi del Tech), nel suo discorso durante l’ultima fiera dell’elettronica (Ces) ha definito gli ‘agenti intelligenti’ come l’evoluzione naturale e necessaria dell’intero fenomeno dell’Intelligenza Artificiale.

L’audience è andata in visibilio alla vista dei vari casi d’uso, da video e immagini ultra-realistici fatti in frazioni di secondo, a comando, ad autovetture a guida autonoma, aiutate da co-piloti veri e propri, che ottimizzano itinerari individuali e comunitari, gestendo flussi di dati e traffico complessi. Applicativi come ChatGpt, di OpenAi, che l’opinione pubblica ha conosciuto soltanto alla fine del 2022, sono ormai sorpassati da strumenti molto più intelligenti e proattivi, accurati e personalizzati. È una corsa contro il tempo. Huang non ha dubbi: siamo nell’era dell’Agentic Ai. Ma cosa sono questi agenti intelligenti e cosa fanno? Prima un bel passo indietro e poi via dritti nella Caput Mundi. Il 2025 è l’anno del Giubileo, inaugurato a Natale 2024 da Papa Francesco. Per l’occasione, la città di Roma e Microsoft hanno lanciato ‘Julia’, un agente intelligente fruibile attraverso molteplici canali, dal sito della città a WhatsApp, fino a varie

App delle tante istituzioni romane. Julia è l’agente per eccellenza, che accompagna il cittadino, il turista o il pellegrino, fornendo loro itinerari, suggerimenti, soluzioni personalizzate per navigare eventi, mostre, attività della città, massimizzando efficienza negli spostamenti, rispetto delle regole e soprattutto interessi personali, come se fosse un concierge personale, sempre disponibile

Francesco Pagano, azionista di Tokenance, Senior Partner di Jakala, Contributor de Il Sole 24 Ore.

bus, mentre torno in hotel? Chiedi a Julia. «La grande differenza degli agenti intelligenti sta nella capacità di ragionare, scomporre un quesito e trovare il miglior modo di ricercare le informazioni, andando a pescare da infinite fonti e banche dati, appartenenti alle entità più disparate a cui Julia ha accesso, e nel modo di servire una soluzione pronta all’uso, diversa a seconda del mezzo, da WhatsApp a un sito internet, e calibrata sulla persona che ha davanti, anche perché gli agenti hanno memoria dei loro scambi e migliorano proprio grazie a questo storico di interazioni, per servire al meglio l’individuo e i suoi bisogni specifici», chiarisce Massimiliano Fuccilo, Data & Ai Cloud Solution Architect Manager di Microsoft per l’Italia.

e sempre aggiornato su tutto quello che accade, riducendo la complessità di Roma e del Giubileo a un messaggio vocale o testuale, semplice e facile da seguire. Come mi vesto per andare a San Pietro, senza commettere errori di etichetta? E poi, mentre vado a Trastevere, dove posso assaggiare la migliore carbonara, sapendo però che mia figlia è intollerante al lattosio? Posso avere la risposta in giapponese? E dove faccio il biglietto per prendere il

Julia è un sistema articolato, che è stato studiato per gestire la complessità di una città che vuole dare il meglio di sé durante il Giubileo. Un concierge a disposizione di tutti sublima la fruizione dei servizi della capitale, la soddisfazione dei turisti, e in ultima analisi l’intero indotto economico, perché unisce domanda e offerta a perfezione, ogni singolo istante.

Lo stesso tipo di sistemi può essere utile, per fare esempi vicini all’universo del fashion e del design, per ricercare al nostro posto un appartamento in una zo-

na hip di una qualsiasi capitale globale, rispondendo a criteri precisi del nomade digitale, sulla base di budget, interessi, vicinanza a scuola, lavoro, ospedali, palestre, clubs, e così via.

O ancora, l’agente si trasforma in un consigliere sull’ultima tendenza artistica, suggerendo un investimento nell’opera di un’artista di grido, trattando qualsiasi fan, in un click, come un vero mecenate. O un personal shopper, come solo gli influencer hanno, che compone il guardaroba giusto per quel week-end All White a Capri, e, dopo il ‘go’ dell’utente, si prende cura di acquisto e delivery presso l’hotel in Piazzetta. Nell’era degli agenti, tutti potranno essere dei veri e propri Vip, con accesso alle migliori informazioni e soluzioni disponibili nell’etere.

Quindi, cosa sono gli agenti intelligenti? «Si tratta sempre e comunque di software, di codice, che utilizza però i moderni modelli di Intelligenza Artificiale, ed è qui la differenza. L’agente è capace di comprendere masse di dati e svariati linguaggi naturali, è in grado di ragionare con un forte orientamento all’azione, ha una memoria e una personalità, proprio per fornire soluzioni ad personam, andando a prendere dati e fonti quando e dove necessario, oltre i limiti di un semplice ChatGpt, per costruire una risposta plausibile, nei formati più svariati, da voce a testo, a immagini, e così via», prosegue Fuccilo.

risposte, grazie all’interazione continua nel tempo con una persona, e lo storico dei suoi dati. Fino ad arrivare ai co-piloti delle varie applicazioni che vengono usate tutti i giorni, come Outlook, ovvero le nostre e-mail, per fare un altro esempio. L’agente ci suggerisce proattivamente bozze di testo, ricorda appuntamenti, può stimolare o eseguire i compiti più disparati per rendere la nostra corrispondenza facile e veloce», illustra Mattia De Rosa, Data & Ai Solution Specialists Director di Microsoft in Italia.

In un mondo sempre più 3D, come

Al vecchio software, e al vecchio hardware, l’integrazione della moderna Intelligenza Artificiale può dare la svolta. Nascono così gli Agenti Intelligenti.

«La qualità dell’output dipende, come sempre, da quella del dato. Vivremo sicuramente in un mondo fatto di tantissimi dati, e il compito di qualsiasi evoluzione dell’Intelligenza Artificiale è quello di dare un senso alle informazioni, semplificare, orientare all’agire. Occorre lavorare sui dati e, allo stesso tempo, su di un costante controllo di questi strumenti, per favorire i benefici per individui e comunità, conoscendo e risolvendo qualsiasi effetto collaterale. Non siamo ancora arrivati all’epoca di agenti totalmente indipendenti, con una loro identità, e slegati dalla supervisione dell’uomo. Stiamo parlando di fenomeni recenti, e lo studio e la regolamentazione delle loro applicazioni fa parte del nostro lavoro», conferma De Rosa.

Ci sono esempi più semplici di Julia, che sono già a disposizione dei naviganti digitali. «Un agente è, ad esempio, il Copilot, diciamo noi in Microsoft, o l’aiutante, che assiste l’utente nel navigare un sito internet, facendo ricerche personalizzate, o il concierge associato a un motore di ricerca, che va a costruire soluzioni e risposte, usando tutto ciò che è presente nel world wide web e oltre, per dare risultati più affinati e personalizzati rispetto a una banale lista di link di una qualsiasi prima pagina di un browser; e anzi, migliora progressivamente nelle sue

quello del gaming, gli agenti si manifestano come avatar, o giocatori virtuali, direttamente al servizio di chi sta giocando. Per canali come tutte le messaging App o nell’assistenza alla guida di una vettura o nel maneggiare qualsiasi elettrodomestico, per esempio, l’interazione degli agenti è probabilmente vocale, proprio per accelerarne la fruizione. Quindi, l’Intelligenza Artificiale, per riprendere la profezia di Huang, sta diventando molto più intelligente nella maniera di suggerire azioni.

L’Intelligenza Artificiale continua a sorprendere. In un mondo fatto di dati, sistemi complessi e necessità di gestire al meglio le nostre risorse sempre più limitate, gli agenti intelligenti ci possono aiutare a fare la differenza, dalla finanza alla sanità, dalla mobilità all’energia, fino all’educazione e al mondo dei media. Si può abbastanza facilmente immaginare un futuro in cui qualsiasi cosa sia accompagnata da un agente, che dialoga con umani e, non sarà certo una sorpresa, con altri agenti intelligenti. Ogni prodotto o servizio sarà trasparente e parlante, ovvero permetterà agli utenti di interrogare e capire, basandosi sulla propria storia, più che sulla promessa generica di marche e produttori. L’intenzione è quella di avere un mondo abbastanza intelligente da adattarsi alle persone, ai loro bisogni e alle necessità di tutti, in maniera istantanea. E non il contrario, come spesso avviene. Questo articolo è stato concepito e scritto alla vecchia maniera, partendo da appunti su carta. L’autore, che ha la sua età, non vede l’ora di incontrare l’agente con cui ragionare e scrivere a quattro mani il prossimo capitolo della storia dell’Intelligenza Artificiale e della storia di una società più efficiente e sostenibile.

Adattarsi alle nuove sfide

Secondo un recente studio solo il 43% delle aziende prevede di migliorare la propria capacità di trattenere i talenti nei prossimi cinque anni. Bisogna forse fare qualcosa?

Ci si trova in un’epoca di cambiamenti sostanziali, e senza precedenti. Il mondo del lavoro, e non solo, sta attraversando una trasformazione profonda, spinta da fattori tecnologici, economici e sociali. I modelli aziendali tradizionali, spesso rigidi e centralizzati, non rispondono più alle esigenze di oggi.

Ecco alcune delle principali sfide per le aziende nel nuovo contesto lavorativo:

- Spazi di lavoro inconsistenti e alta mobilità. Il luogo di lavoro non è più limitato a una singola scrivania come in passato. La digitalizzazione e il progresso tecnologico permettono oggi di lavorare da qualsiasi luogo, sia esso un treno, l’auto, la propria casa o uno spazio di coworking lontano nel mondo;

- Interconnessi 24/7 . Gli strumenti moderni consentono di essere reperibili ovunque, controllando le email la mattina prima di colazione o rispondendo a richieste urgenti anche da oltre oceano;

- Benessere, Work-Life Integration. Le generazioni Y e Z, nate dagli anni Ottanta, prioritizzano uno stile di vita flessibile che consenta tempo per la cura di sé e la crescita personale. Il concetto di work-life balance è obsoleto, la pandemia ha insegnato a vivere in modalità work-life integration, dove le due sfere convivono in armonia senza dover scegliere tra lavoro e vita privata.

sistenza a un familiare anziano o malato e l’importanza di prendersi cura di sé stessi. Questa responsabilità di prendersi cura di qualcuno o trovare soluzioni alla gestione privata dei propri impegni, non solo sviluppa qualità e competenze preziose, ma si riflette positivamente anche nel contesto professionale.

La riflessione. In Svizzera, gli psicologi sottolineano sovente l’importanza del lavoro sul benessere mentale. Nel 2023, una persona su sei ha dovuto prendere un congedo per motivi psichici, secondo

Francesca Prospero Cerza, fondatrice di coworkingbar.ch spazi di lavoro per professionisti in viaggio dove il business incontra il leisure.

Sotto, il Blu Restaurant & Lounge di Locarno, uno degli spazi di coworking.

l’Axa Mind Health Study. Inoltre, solo il 43% delle aziende prevede di migliorare la propria capacità di trattenere i talenti nei prossimi 5 anni, come indicato nel Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum.

- Flessibilità e adattabilità. Offrire orari di lavoro flessibili e la possibilità di lavorare da diversi spazi di lavoro consente ai professionisti di gestire meglio il loro tempo e aumentare la produttività. Policy di smart-working, home-office e spazi di coworking sono quindi ottime alternative; - Investimenti in tecnologie collaborative. Fornire strumenti digitali facilita la collaborazione e la comunicazione, indipendentemente dalla posizione fisica; - Promozione del benessere e della crescita personale. Concedere benefit di workation, incoraggiare attività che favoriscano il benessere mentale e fisico, contribuiscono a creare un ambiente di lavoro sano e motivante.

Uno dei concetti più profondi che sta prendendo sempre più spazio ed è l’artefice del concetto ‘Portfolio life’, è l’idea della ‘cura’ intesa in un’accezione ampia. Non solo la cura dei figli ma anche l’as-

Tre consigli. E l’auspicio che possano essere utili per creare un ambiente di lavoro adatto alle esigenze attuali. Non è necessario aspettare complessi e macchinosi cambiamenti legislativi, si può guidare il cambiamento con le proprie abitudini e valori.

Il lavoro moderno non è più definito da un luogo fisico, ma dalla realizzazione personale. Le aziende che sapranno rispondere a queste sfide, considerando i propri collaboratori come individui responsabili, saranno quelle che attrarranno e manterranno i talenti del futuro.

Del resto, cosa serve oggigiorno per essere concretamente produttivi? Un apparecchio tecnologico e una connessione internet. Per essere motivati, invece, un modello lavorativo che favorisca il benessere dei propri collaboratori.

Berlino senza filtri

Un viaggio attraverso l’anima artistica della capitale tedesca, tra innovazione, resilienza e nuove espressioni di creatività che continuano a ridefinire il panorama culturale.

Da sempre un crocevia di visioni, un mosaico di influenze dove l’arte si reinventa senza sosta. Berlino. Palcoscenico vibrante in cui la creatività fiorisce libera, svincolata dalle convenzioni e dalle pressioni commerciali che spesso gravano su altre capitali come Parigi o Londra.

Dall’imponente Isola dei musei ai rifugi segreti dell’arte underground, dalle gallerie d’avanguardia ai laboratori di sperimentazione artistica, Berlino si offre come un universo caleidoscopico, un

santuario dell’espressione senza confini. Eppure, nonostante la sua aura indiscussa, il tessuto artistico della città si trova ad affrontare nuove sfide.

Nel dicembre 2024, il governo di Berlino ha approvato un taglio di 130 milioni di euro al budget culturale, riducendo i finanziamenti alle arti del 12%. Questo taglio rappresenta un netto contrasto ri-

In apertura, l’Isola dei Musei a Berlino. In basso, l’artista Julian Charrière - qui all’opera nel suo studio di Berlino - che collabora con Ruinart. Sotto a sinistra, la (prima) pubblicità di Ruinart, realizzata dall’artista Alphonse Mucha, nel 1896, rappresenta il primo approccio della Maison con il mondo dell’arte.

spetto all’approccio adottato dalla Germania in passato (come nel 2021, quando furono stanziati 2,1 miliardi di euro per il finanziamento culturale federale) e ha pertanto scatenato proteste e preoccupazioni sul futuro dello status di Berlino come capitale artistica. I sostenitori della manovra affermano che la città dispone ancora di un bilancio record di 40 miliardi di euro. Tuttavia, le istituzioni artistiche si trovano ora a dover affrontare tagli fino al 50% in alcuni casi. Molti contratti non verranno rinnovati, mentre programmi educativi e di inclusione rischiano di essere eliminati, lasciando musei e artisti

a fronteggiare ripercussioni a lungo termine. Alcuni suggeriscono di adottare un modello filantropico simile a quello statunitense, ma la legislazione tedesca non lo consente.

Nonostante queste difficoltà, la città conserva il suo spirito creativo e resiliente, continuando ad essere un rifugio per l’innovazione, l’audacia e l’esplorazione artistica.

Ci siamo tuffati nell’effervescente scena artistica di Berlino su invito di Ruinart, la più antica maison de champagne. L’arte è un elemento fondante della sua identità e, sin dal 1896, quando affidò ad Alphonse Mucha la creazione della sua prima opera d’arte, ha coltivato una tradizione di collaborazioni con artisti che ne condividono la visione di innovazione e raffinatezza. Nel tempo, la maison ha

stretto legami con esponenti di spicco dell’arte contemporanea, offrendo loro l’opportunità di reinterpretare i suoi valori e la sua storia attraverso creazioni esclusive. Come parte di questo impegno, siamo stati invitati a scoprire alcuni degli spazi artistici più intriganti di Berlino, per avere uno sguardo ravvicinato sulle forze creative che stanno plasmando la città oggi. Un viaggio che non si è limitato all’osservazione dell’arte, ma ha favorito un dialogo tra storia, natura ed espressione contemporanea.

Prima tappa di questo iter esplorativo: la Dittrich & Schlechtriem Gallery, uno

spazio dedicato alla promozione di artisti emergenti, sin dalla sua fondazione nel 2011. Il co-fondatore André Schlechtriem è noto per la sua capacità di scoprire e coltivare talenti d’avanguardia. È qui che Julian Charrière ha trovato una piattaforma per le sue idee artistiche radicali.

La sua prima mostra presso la galleria ha lasciato un segno indelebile: ha ricoperto le pareti di muffa, un’affermazione anticonvenzionale ma potente che sottolineava il suo approccio sperimentale all’arte. Schlechtriem ha riconosciuto la capacità di Charrière di unire indagine scientifica e profondità concettuale, una visione che lo ha portato sulla scena internazionale.

Artista franco-svizzero basato a Berlino, Charrière esplora le intersezioni tra

Sopra, André Schlechtriem, co-fondatore della Dittrich & Schlechtriem Gallery di Berlino. A sinistra, due opere di Julian Charrière, artista che in questa Galleria ha trovato una piattaforma per le sue idee radicali.

natura, tempo e impatto umano. Viaggia frequentemente verso alcune delle località più remote ed estreme del mondovulcani, campi di ghiaccio, siti radioattivi - catturandone le trasformazioni attraverso fotografie, sculture e installazioni immersive.

Ex studente dell’Institute for Spatial Experiments di Olafur Eliasson, Charrière collabora con scienziati, ingegneri e filosofi, garantendo un approccio multidisciplinare alle sue indagini artistiche. Per Ruinart, Charrière ha creato una serie di opere ispirate al Mare Lutetiano, un antico bacino d’acqua preistorico che un tempo copriva gran parte dell’Europa. I suoi ritratti fotografici delle barriere coralline, elaborati con pigmenti di calcare, richiamano la storia geologica delle cave di gesso della regione della Champagne. Queste immagini pallide e spettrali offrono una riflessione potente sulla fragilità e sulla trasformazione degli ecosistemi nel tempo. La sua capacità di accostare la storia geologica alle preoccupazioni ambientali contemporanee rende il suo lavoro sia affascinante che stimolante.

Proseguendo questa esplorazione del dialogo tra storia e tempo, nel quartiere di Berlin-Mitte, si erge un austero bunker in Reinhardtstrasse, una struttura che sembra emergere dall’asfalto. Costruito nel 1942 come rifugio antiaereo per la

© Julian Charrière
© Lukas Staedler
© Julian Charrière

popolazione civile, negli anni ’90 divenne un’iconica mecca per i rave techno. Oggi ospita la Collezione Boros, una raccolta privata di arte contemporanea che include opere di artisti internazionali dal 1990 a oggi, distribuite in ottanta sale

su oltre 3mila metri quadrati di spazio espositivo. L’esclusiva collezione privata Boros mostra opere di media, scultura, installazione, pittura, disegno, video e fotografia. Il collezionista Christian Boros vive, con la sua famiglia, al piano

Dall’alto, Installation view, Sammlung Boros #4, Boros Collection, Berlino, 2022 dell’artista Bunny Rogers e Cyprien Gaillard Lesser Koa Moorhen, 2013: due opere della Collezione Boros, una raccolta privata di arte contemporanea, ospitata in un austero bunker, che dal 1942 ad oggi ha avuto diverse identità, una struttura che sembra emergere dall’asfalto, in Reinhardstrasse.

superiore del bunker, mentre i piani inferiori ospitano l’arte, in totale 500 opere di artisti come Ai Weiwei, Olafur Eliasson, Alicja Kwade, Michael Sailstorfer, Thomas Scheibitz, Wolfgang Tillmans e Danh Vo.

La nuova presentazione della collezione unisce lavori recentemente acquisiti e site-specific con opere degli anni Novanta e Duemila.

Berlino rimane una potenza artistica senza eguali, anche di fronte alle restrizioni di bilancio. Mentre la città continua a evolversi, il suo spirito artistico rimane saldo, un faro di libertà, innovazione e creatività trasformativa

Maria Antonietta Potsios

© NOSHE
© NOSHE

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Una sequenza fluida, in tutti i sensi

Il tempo scorre e acquista significato solo attraverso il contenuto. Perché quindi limitarsi a indicare il presente in modo isolato, con lancette precise o fugaci display digitali?

La storia dell’orologeria è un cammino ininterrotto, alla ricerca di soluzioni all’avanguardia rispetto allo stato dell’arte. In questo senso, una ‘trovata’ che supera la forza di gravità per indicare lo scorrere del tempo con i fluidi, segna una tappa saliente.

All’interrogativo di partenza, ossia ‘perché limitarsi a indicare solo il presente’, un gruppo di lavoro multidisciplinare ha lavorato alla creazione di orologi che collegano visibilmente il passato, il presente e il futuro.

Una tecnologia avanzata che si ispira alla filosofia per riflettere la fluidità intrinseca del tempo. È con questa innovativa peculiarità che Hyt rappresenta un unicum nel panorama orologiero.

Un marchio ‘avanguardista’, e marchio storico del Salone dell’orologeria di Ginevra, che in aprile, torna a sorprendere il pubblico con la propria interpretazione orologeria «Abbiamo scelto di ritorna-

A sinistra, Vahe Vartzbed, Ceo di Hyt Watches. Al centro, il salone dell’orologeria Watches & Wonders.

A destra, la prima “Millésime Edition” in assoluto di Hyt celebra la collezione ‘T1 Series’ e il suo spirito di innovazione senza compromessi. Tre nuovi modelli, nei tre nuovissimi colori viola, verde e cioccolato. In edizione limitata.

re quest’anno a Watches & Wonders, in particolare nel regno dell’alta orologeria creativa e indipendente, in quanto valori che Hyt incarna ad ogni livello», nota Vahé Vartzbed, Ceo di Hyt Watches. «Nell’accogliere il pubblico nello spazio dedicato nel ‘Carré des Horlogers’, potremo annunciare le nostre principali novità e i lanci di inizio anno. La portata di Watches & Wonders offre l’opportunità unica, nell’arco di una sola settimana, di incontrare rivenditori, collezionisti e giornalisti di tutto il mondo. Poche altre fiere di settore offrono un così ampio spettro di copertura, raggiungendo le Americhe, l’Europa, il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia». Il modulo fluidico brevettato del Marchio affonda le sue radici

in un passato remoto. Addirittura a tremilaquattrocento anni fa, nei clepsidra, gli orologi ad acqua dei faraoni. Questi ‘ladri d’acqua’, spostavano l’acqua da un contenitore all’altro, per misurare il tempo trascorso o - appunto -‘rubato’. Questa rappresentazione visiva della transizione temporale sembrava scomparsa fino a quando, nel 2012, Hyt ha fatto un passo avanti, inventando un orologio da polso con un modulo fluidico brevettato: un fluido colorato rappresenta il passato recente, un fluido trasparente indica il futuro imminente e nella loro intersezione è simboleggiato il presente. In un vibrante ecosistema che unisce scienza, alta tecnologia, filosofia, arte e design, a Neuchâtel, un team dedicato dà vita al tempo liquido, integrando negli orologi da polso un movimento meccanico come catalizzatore per la propulsione fluida. Così il tempo scorre. In tutti i sensi. Simona Manzione

Pagare dazio

Le reiterate minacce di nuove restrizioni all’export verso gli Stati Uniti stanno alimentando un preoccupante clima di sfiducia tra le imprese svizzere. Ma i dati stanno migliorando...

Il polso delle Pmi

Andamento congiunturale dell’indice Pmi delle Pmi svizzere (dati ‘18 - ’25)

Raiffeisen Purchasing Manager Index delle Pmi procure.ch Purchasing Manager Index

Fonte: Raiffeisen II-2025

L’indice Pmi delle Pmi elvetiche

Sottocomponenti dell’indice per mese (dati 2024-2025, in punti)

Fonte: Raiffeisen II-2025

Si allungano le ombre sui prossimi dati congiunturali europei, su impulso dei malumori da Oltreoceano dove alle tante promesse della campagna elettorale potrebbero infine seguire anche dei fatti. Rispetto a non sapere, per quanto certo una nuova guerra dei dazi potrebbe avere risultati tremendi, potrebbe essere considerato un passo in avanti, per quanto molto costoso.

Nel corso del mese di febbraio l’indice Pmi delle Pmi svizzere è però finalmente rimbalzato, segnalando una forte accelerazione positiva, dopo un nuovo triste primato raggiungo in gennaio, quando l’indice era precipitato a un minimo di

44,6 allungando una pericolosa tendenza iniziata sul finire del 2024. Il punteggio di 49,9 tagliato in febbraio, dunque a un passo dalla fatidica soglia dei 50 punti, riporta l’indice svizzero sui valori di novembre (50,1) prima che il calo iniziasse, per quanto non va scordato che già in settembre 2024 si veleggiasse in area 47,2 dunque in leggera contrazione.

Ad avere consentito questa ‘ripartenza’, nella pia speranza che non sia l’ennesimo rimbalzo di un gatto morto sempre più morto, hanno contribuito tutte le sottocomponenti dell’indice, pur mantenendosi sia ‘scorte’ che ‘occupazione’ in territorio negativo e molto negativo.

L’andamento dell’indice Pmi delle Pmi svizzere, e delle sue sottocomponenti aggiornato a febbraio 2025. Il rimbalzo è iniziato?

Segnali incoraggianti arrivano in maniera molto più marcata dalle aziende concentrate quasi esclusivamente sul mercato interno, e con livelli di export bassissimi, che almeno per il momento sono tornate anche ad assumere, come dimostrano i livelli occupazionali del Pharma (+4,1%) e della costruzione di veicoli (+6,4%), male invece l’industria MeM che prosegue con un ulteriore calo.

Considerando la deludente congiuntura europea ormai in atto da un biennio, con la Germania a gravare sugli aggregati, il possibile chiudersi della domanda americana solleva più di una preoccupazione nelle aziende di ogni ordine e grado, anche se almeno in questo primo round di nuovi dazi, promessi alla Cina, minacciati a Canada, Messico, e Unione Europea, la Svizzera dovrebbe risultare incolume.

Il rischio di un dazio universale non è ancora stato scongiurato, ma appaiono al momento più probabili decisioni mirate, e volte a colpire industrie d’esportazione precise. Entro i primi di aprile dovrebbe essere comunque fatta (forse) luce.

La minaccia di imporre dazi da parte dell’Amministrazione Trump è vissuta con molta preoccupazione da parte delle imprese svizzere, che stimano nel 25% dei casi un calo dell’export verso gli Stati Uniti del 20%, in presenza di un dazio del 10%, mentre il 30% del campione statistico stima cali ancora più marcati.

Da non trascurare gli effetti indiretti di tali politiche, a partire dai riflessi che il calo dell’export europeo avrebbe sulla congiuntura dell’Unione, e dunque anche sull’andamento degli affari delle aziende elvetiche attive in Svizzera ed Europa.

Achille Barni

Sulle orme dei Vichinghi

Dove farsi sedurre dalla magia del Nord, alla scoperta della Norvegia. Da Oslo alle suggestive Isole Lofoten. Tradizioni, sport, gusto, in un viaggio che mette le ali.

Norwegian trip

Private Jet Flight

Un viaggio su misura, per un soggiorno ricco di emozioni. Prima tappa? Oslo, la vivace capitale, con le sue attrazioni culturali e il suo centro storico: imperdibili, Vigeland Park, l’Opera House e il National Museum svelano meraviglie. L’Hotel Intercontinental accoglie con stile. Mentre per una tappa gourmet il Cornelius Restaurant stupisce con il suo menu! Il quarto giorno si riparte,

alla volta di Bergen, seconda città del Paese, dove visitare il fish market a Bergen Brygge e salire sul Fløyen. E poi? Rotta verso Ålesund–Skodje: soggiornando allo Storfjord Hotel per trascorrere giorni indimenticabili; il lunch allo Skotholmen dove si arriva in Zodiac, il volo in elicottero, escursioni nel Sunnmøre e in bicicletta, crociera nel GeirangerFjord, uno dei fiordi più belli della Norvegia. Ultima tappa e ciliegina

Sopra, ‘cartolina’ norvegese: le pittoresche case colorate.

A sinistra, uno dei Jet proposti dalla Air-Dynamic, basata ad Agno.

A colpo d’occhio... l’itinerario di viaggio

• Giorni 1-3: Oslo

• Giorni 3-5: Bergen

• Giorni 5-8: Ålesund–Skodje

• Giorni 8-10: Lofoten

sulla torta: i paesaggi mozzafiato delle Isole Lofoten, pronte ad incantare il visitatore con le tradizioni secolari legate alla pesca, alla cultura vichinga e alla meravigliosa scenografia naturale. Atmosfere e orizzonti che lasceranno ricordi indelebili.

Per informazioni: Air-Dynamic air-dynamic.com information@air-dynamic.com

Diversificare per prosperare

Sino agli anni Cinquanta non era un tema decisivo come lo è oggi, ma bisogna sempre tenerlo a mente, e non lasciarsi ammaliare da un’annata particolarmente buona... o pessima!

Perché nascono i Family Office? Motivazioni alla base della decisione

Sfogliando un qualsiasi libro di finanza, pochi concetti emergono come più importanti della diversificazione. Tutti ne hanno sentito parlare almeno una volta: ma per quale motivo è un concetto così fondamentale nella costruzione di un portafoglio? E cosa significa concretamente?

Per rispondere a queste domande, occorre rispolverare il vecchio Markowitz e la sua Modern Portfolio Theory . Negli

anni Cinquanta, un giovane studente di economia ebbe una brillante intuizione: non è possibile giudicare un investimento solo dal suo rendimento potenziale, ma occorre guardare anche al rischio e a come i singoli investimenti in portafoglio interagiscono tra di loro. L’obiettivo della teoria è quindi quello di costruire un portafoglio efficiente che massimizzi il rendimento atteso per un dato livello di rischio o viceversa minimizzi il rischio

Paola Nisoli, Analyst di Lagom Family Advisors. A lato, possono essere diverse le ragioni alla base della costituzione di un Family Office.

per un dato rendimento. Sembrano concetti oggi ovvi, banali, ma a quel tempo non lo erano affatto. Prima di Markowitz, infatti, l’investimento era guidato principalmente da strategie meno strutturate e più intuitive che portavano alla scelta di singoli investimenti senza considerare come questi si combinassero.

Nonostante limiti e criticità, l’aspetto più innovativo del modello, che lo ha portato a vincere il Nobel insieme a Merton Miller e William Sharpe nel 1990, è stato il concetto di diversificazione degli investimenti basato sulla correlazione ovvero la ‘relazione’ tra i rendimenti di asset diversi. Semplificando, per costruire un portafoglio efficiente, occorre tra le altre cose identificare una serie di strumenti che non si muovano nello stesso modo; in termini tecnici devono quindi avere una correlazione bassa o negativa. In questo modo è possibile ridurre la volatilità complessiva del portafoglio senza necessariamente sacrificare il rendimento.

Bisogna comunque sottolineare come l’unico rischio potenzialmente eliminabile o riducibile attraverso la diversificazione sia il rischio specifico, quello legato a una società o a un settore specifico. Non è possibile eliminare il rischio sistematico, cioè quello legato all’intero mercato o all’economia globale, che può essere influenzato da recessioni, crisi... Diversificare aiuta a proteggerci anche da errori dovuti a bias cognitivi. Per esempio, si tende a formulare giudizi sulla base delle informazioni più facilmente disponi-

Fonte: PwC 2024
Fonte: PwC 2024

bili, più recenti e che più facilmente vengono in mente. Allo stesso modo spesso si accettano molto facilmente informazioni che confermino tale convinzione. Queste e altre tendenze creano in alcuni casi panico e portano a prendere decisioni avventate, spesso sbagliate. Se consapevoli di questi bias, si giungerebbe alla conclusione che la diversificazione, impostata in modo corretto, è la soluzione.

Anche la Family Office Survey del 2024 di PwC sottolinea come i Family Office convengano che uno dei principali obiettivi della propria istituzione, nonché uno dei servizi a maggior valore offerto, sia proprio quello di favorire e assicurare la diversificazione del patrimonio familiare. Basandosi sul proprio profilo di rischio, sulle esigenze personali e sugli obiettivi, un investitore cercherà quindi di allocare il portafoglio scegliendo opportunamente una combinazione di classi d’investimento. Le azioni, ad esempio, tendono a offrire rendimenti superiori a fronte di un rischio maggiore mentre le obbligazioni sono generalmente meno volatili ma offrono risultati solitamente più modesti. Non bisogna però dimenticare di diversificare anche per tipologia di strumenti, per geografia, settorialmente ma anche per scadenze, valute e anche, se sensibili al tema, tenendo conto dei fattori Esg.

Nonostante gli evidenti benefici, la diversificazione non è priva di punti a cui fare attenzione. Il monitoraggio e il riequilibrio nel corso del tempo di un portafoglio richiedono una spesa di tempo notevole e competenze. Occorre stare in guardia anche dalla troppa diversificazione che tende a ‘diluire’ il portafoglio al punto che un investitore potrebbe ritrovarsi con un numero di investimenti ampio, alcuni con un peso marginale. Ciò potrebbe portare anche a un aumento eccessivo dei costi transazionali.

Un ulteriore tema da considerare è quello relativo alla correlazione imprevista legato soprattutto all’impossibilità di eliminare la parte di rischio sistematico che dipende da fattori del mercato. Dobbiamo infatti sottolineare come vi siano anni come il 2022 in cui anche un portafoglio diversificato subisce delle perdite importanti, soprattutto per via della forte correlazione delle diverse classi di attivo, azionario e obbligazionario inclusi. Nel 2022 questa correlazione è stata dovuta principalmente all’aumento dell’inflazione e alle misure di innalzamento dei

Ma come nascono i patrimoni?

Settore di provenienza della ricchezza delle famiglie

Energiaeutilities Trasportie

Asset class a confronto

Dati in riferimento al periodo 1999 - 2024

tassi d’interesse da parte delle Banche Centrali. Queste pessime annate sono state finora un’eccezione realizzatasi poche volte nella storia, solo dodici volte dal 1870 e mai con l’intensità del 2022.

Insomma, diversificare non è semplice e, oltre alle competenze che occorrono, si aggiungono alcune sfide, disagi e trappole psicologiche che devono essere comprese e superate. Il report Diversification is great, but uncomfortable di Ubs le elenca:

- L’investitore, nel tempo, tenderà a comparare il proprio portafoglio diversificato con classi di attività che offrono rendimenti migliori (non si dovrebbe però dimenticare che per definizione ‘diversificare’ diluisca il rendimento);

- Alcuni investimenti all’interno del portafoglio sembreranno perdenti e inutili nel breve, ma nel lungo termine potrebbero generare ottimi risultati;

- La diversificazione potrà sembrare noiosa, non ci sarà mai un momento in cui un portafoglio diversificato sembrerà la scelta perfetta, ma è questa la sua forza.

Rotschild&Co, nel report Perché è importante preservare il patrimonio, aggiunge

Dove venga creato il patrimonio in Italia non è un dato che sorprende, per quanto le proporzioni possano comunque fare riflettere.

altri spunti di riflessione, tra i quali:

- La difficoltà di porre l’accento sulla conservazione del patrimonio in un contesto di performance azionarie brillanti;

- L’obiettivo di superare le oscillazioni quotidiane del mercato per costruire portafogli capaci di preservare e accrescere il patrimonio nel lungo termine.

La diversificazione non è quindi sempre facile da accettare, ma è essenziale per costruire un portafoglio resiliente. Concentrarsi sulla crescita complessiva, e non sulle oscillazioni di breve, aiuta gli investitori a evitare decisioni impulsive e a massimizzare i rendimenti nel tempo. Insomma, costruire un portafoglio diversificato è come aiutare un allenatore a formare un squadra ben bilanciata: non si possono avere solo attaccanti fenomenali, ma servono difensori solidi, centrocampisti creativi e un buon portiere.

Osservatorio

All’armi?

Nei primi due mesi dell’anno, come ampiamente atteso, la volatilità è tornata a correre sui mercati, con investitori preoccupati dai chiaro scuri di oltre Atlantico.

Il crescere delle frizioni tra le due sponde dell’Atlantico sta alimentando un forte clima di incertezza e nervosismo sui mercati, con la volatilità in crescita su tutte le asset class, tradizionali e non. Nell’attesa dei nuovi dati trimestrali è comunque positivo guardare ai successi dell’industria svizzera dei fondi nel 2024, con le masse che hanno raggiunto 1,615 trilioni di franchi.

Buona parte di tali masse, ben 747 miliardi, sono concentrate nei fondi d’investimento azionari che rimangono di gran lunga l’asset class preferita dagli investitori, esteri e domestici, in virtù anche dei risultati straordinari inanellati dalle borse nel corso degli ultimi anni, pur al netto di una piccola ma dolorosa battuta d’arresto.

Nell’arco di dodici mesi il gestito è aumentato di oltre 228 miliardi di franchi, con 137 portati proprio dagli azionari, altri 45 dagli obbligazionari, e ben 32 dai monetari che si confermano essere un’asset class interessante. Sin tanto che la Fed non scenderà a più miti consigli è certo il dato non potrà sgonfiarsi.

In termini di raccolta, a dodici mesi, ci si è fermati a un più modesto 26,27 miliardi complessivi, equamente ripartiti tra obbligazionari, e monetari. In entrambi i casi a pesare sono stati i tassi ancora alti, specie sul dollaro, e la volontà di bloccare scadenze lunghe con rendimenti ancora interessanti in Europa, a fronte di rischi inflativi ormai ampiamente rientrati.

La situazione per l’industria svizzera dei fondi si conferma dunque positiva, con numeri importanti a riporto di anni, quelli passati, comunque molto produttivi, riconducibili sì alle performance spaziali dei mercati, trend iniziato già durante l’emergenza pandemica, ma anche alla fiducia degli investitori, con la raccolta netta che se nell’ultimo anno ha sfondato quota 26,27 miliardi, nell’arco dell’intero lustro si è portata a 130,31 miliardi. Premiante è la forza del franco.

Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi)

Categoria fondi

Raccolta per Asset class (in milioni di

Osservatorio 4.0

Caro lettore,

L’Osservatorio sta infine sfondando la famosa terza dimensione, l’online, per essere sempre più completo e aderente all’evoluzione vorticosa dei mercati finanziari, tenendo il passo. Una parte dei contributi dei numerosi Partner che da anni contribuiscono alla sua ricchezza, e che molti apprezzano, inizieranno a essere web-only, specie per quelle tematiche molto più ‘liquide’. Buona meta-lettura FI

L’Angolo dell’investitore: (Difesa, Costruzioni, Spi; Isin):

▲ Rheinmetall (DE0007030009)

▲ Bae Systems (GB0002634946)

▲ Mitsubishi H. I. (JP3900000005)

▲ Freeport Mc-MaRan (US35671D8570)

▲ Heidelberg Material (DE0006047004)

▲ Sika (CH0418792922)

▲ Lindt & Sprüngli (CH0010570759)

▲ Nestlé (CH0038863350)

▲ Novartis (CH0012005267)

Osservati speciali

Sono sette i megatrend che nel corso dei prossimi mesi si distingueranno, e sopravvivranno alle mode passeggere.

Investirvi per tempo può dare ottimi risultati.

Mille sfumature di legno

Produzione globale di tronchi (dati in mln di metri cubi)

Da due anni a questa parte, l’Intelligenza Artificiale è sempre in prima pagina, ma non sarà l’unico trend tecnologico da monitorare nel 2025. I progressi compiuti sul fronte della robotica stanno potenziando notevolmente l’efficienza e la sicurezza in diverse aree: dai veicoli senza guidatore all’automazione dei processi, queste tecnologie stanno cambiando profondamente settori quali la produzione industriale, la sanità e la logistica.

Ad esempio, nel 2025 una Start up innovativa texana, specializzata nella fabbricazione di mezzi pesanti, installerà sistemi di guida autonoma anche a bordo dei tir, mentre entro la fine dell’anno Tesla impiegherà nei propri impianti 1000 robot umanoidi. Nel frattempo, l’Ia continua a evolversi: gli ambiti più promettenti sono come noto le biotecnologie (tra cui, ad esempio, lo sviluppo e il riposizionamento dei farmaci per nuove finalità terapeutiche e l’analisi di dati e immagini), il servizio clienti e gli ambienti di lavoro, dove invece la tecnologia può supportare l’incremento della produttività.

Parte chip in 3D. I semiconduttori vengono oggi impiegati per realizzare computer, smartphone, automobili e perfino attrezzature militari. Le aziende di tutto il mondo fanno a gara per ridurne le dimensioni, incrementandone al contempo la potenza di calcolo e l’efficienza energetica. Poiché non è più fisicamente possibile aumentare il numero di transistor da impilare sui wafer di silicio, a nostro avviso la transizione del settore dal 2D al 3D è destinata a proseguire. Chi progetta chip inizia ormai a pensare sempre più in tre dimensioni e sovrappone minuscoli componenti, i cosiddetti ‘chiplet’, su uno strato di silicio utilizzando l’incollaggio ibrido (che in condizioni normali formerebbero un microprocessore).

La high bandwidth memory è una tecnologia che consente di disporre di memorie veloci ed efficienti create a partire dalle Dr Am (dynamic random access memory). Uno dei vantaggi che presenta è il costo: infatti non tutti i ‘chiplet’ devono essere estremamente sofisticati, alcuni possono quindi essere prodotti utilizzando tecniche più economiche.

Stephen Freedman, Head of research and sustainability di Pictet Am. A lato, l’andamento della produzione mondiale di tronchi, base dell’edilizia di molti Paesi, evidenzia una forte crescita di lungo periodo.

Tra le aziende che nel 2025 prevedono di lanciare sul mercato un nuovo chip in 3D figura Samsung Electronics. New entry del settore farmaceutico. La crescente complessità di nuovi farmaci e dispositivi medici è all’origine del successo delle Cdmo (Contract Development Manufacturing Organisation), specializzate in specifiche attività di sviluppo e produzione esternalizzate dalle aziende farmaceutiche, con l’obiettivo di condividere, almeno in parte, i rischi e, in ultima analisi, di ridurre i tempi di lancio sul mercato di nuove terapie.

In particolare, le Cdmo creano un importante valore aggiunto, razionalizzando la ricerca e la fabbricazione e facendo spesso da apripista con nuove tecnologie, come l’Ia. Pertanto, ci si aspetta che svolgeranno un ruolo sempre più cruciale nella medicina moderna, anche nello sviluppo di terapie cellulari e personalizzate. Nuove declinazioni del legno. Il legno, uno dei materiali più antichi del mondo, è tornato alla ribalta. Sull’onda del consumismo ecologico e della crescita del commercio online, viene usato sempre più per produrre imballaggi, oltre ad essere un materiale da costruzione. Grazie agli ultimi ritrovati tecnologici, come i pannelli di legno lamellare incrociato (Clt, cross-laminated timber), e all’introduzione di tutta una serie di nuove normative ambientali, sta prendendo oggi piede nell’edilizia, ma è anche un

Il legno è però alla base di molte altre industrie, e si caratterizza per l’eclettismo degli impieghi e dei consumi, sino ad arrivare a uno dei settori in più forte crescita degli ultimi anni, l’e-commerce, con la sua richiesta di maggior sostenibilità.

componente fondamentale di materiali innovativi, come il Pet di origine vegetale, adoperato ad esempio per le bottiglie di Coca Cola, o per il biodiesel usato per diluire o sostituire il classico diesel per camion e automobili. Inoltre, è impiegato sempre più nelle infrastrutture di energie rinnovabili, comprese le torri eoliche e i supporti su cui montare i pannelli solari.

Molti si stanno rendendo conto che potrà svolgere un ruolo ancora più diretto anche nella cattura e nello stoccaggio del carbonio a livello internazionale attraverso il sistema di crediti o tramite le tecnologie Beccs (BioEnergy Carbon Capture and Storage) delle centrali elettriche a biomassa.

Investimenti nella rete. Per essere più ecosostenibile il pianeta necessita di una quantità molto maggiore di elettricità, prodotta da fonti pulite, e di conseguenza anche di una rete elettrica più intelligente. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie), per riuscire a conseguire l’obiettivo di azzeramento delle emissioni, nei prossimi cinque anni servirà costruire e/o ammodernare circa 25 milioni di chilometri di rete elettrica.

Innanzitutto, per poter utilizzare maggiormente le rinnovabili, sarà necessario investire di più nelle interconnessioni tra le esistenti linee di trasmissione finalizzate al trasporto dell’energia dalle zone remote, dove avviene la produzione di solare ed eolico, ai centri abitati in cui la domanda è elevata efficientando così i collegamenti tra i flussi di rinnovabili e le reti elettriche che servono città e centri industriali.

In secondo luogo, la crescente elettrificazione del settore energetico, dovuta anche all’aumento dei veicoli elettrici e dell’uso delle pompe di calore, comporterà un ulteriore incremento della domanda di elettricità che renderà indispensabile consolidare e svecchiare la rete attuale. Infine, quest’ultima dovrà essere in grado di resistere agli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici per evitare interruzioni di corrente e relativi disservizi.

Mille sfumature di legno

Importazioni cinesi di polpa di legno (dati in mln di t)

Mille sfumature di legno

Produzione di fogli di carta per packaging (dati in mln di t)

Sistemi di difesa. Ogni anno le alluvioni provocano danni pari a circa 40 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Non solo i cambiamenti climatici, ma anche i fenomeni meteorologici di più vasta portata e l’urbanizzazione di aree esposte alle alluvioni rendono necessario costruire strutture e disegnare paesaggi più resilienti a queste catastrofi naturali. Nel 2024, ad esempio, sull’Europa si è abbattuta una delle peggiori alluvioni degli ultimi vent’anni.

La capacità di resistenza alle alluvioni è un elemento fondamentale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, in cui rientra anche la predisposizione di sistemi di difesa e di gestione delle stesse. Le città andranno concentrandosi sempre più sulla creazione di infrastrutture maggiormente efficienti nel fronteggiare le sfide ambientali, tramite un impiego strategico della tecnologia; si pensi, ad esempio, ai gemelli digitali che simulano il potenziale impatto di eventi alluvionali. Anche New York ha varato una nuova normativa edilizia per proteggersi dalle alluvioni che prevede requisiti rigorosi per le infrastrutture di vitale importanza, come ospedali e centra-

li elettriche, avviando inoltre un progetto teso a rafforzare le difese costiere. Nutrizione intelligente. Il cibo è il carburante dell’organismo e per questo si presta sempre più attenzione a quel che si mangia. Il mercato della nutrizione sportiva, stimato attualmente a 45 miliardi di dollari, dovrebbe continuare a crescere da qui al 2030 con un Cagr del 7,5%, grazie alla forte domanda di integratori capaci di migliorare le performance, la forma fisica e il recupero post-allenamento, e di ridurre il rischio di infortuni.

Una maggiore attenzione alla salute sta stimolando notevolmente anche la domanda di prodotti funzionali, quali alimenti contenenti importanti vitamine e probiotici. Il crescente uso di farmaci Glp-1 per perdere peso ha inoltre creato un mercato di prodotti affini che servono a mantenere la massa muscolare magra, a gestire i disturbi digestivi e a garantire il giusto apporto di micronutrienti, riducendo al contempo le calorie ingerite. Aziende come Nestlé e Herbalife propongono già prodotti da abbinare, e se ne attendono presto altri.

Volatilità da amministrare

A essere determinanti sono le modalità con cui determinate possibili decisioni dell’Amministrazione Trump sono comunicate, al pari dei rischi primari e secondari.

L’attuale amministrazione statunitense sta causando notevole incertezza e volatilità nei mercati con azioni esecutive audaci e rapide. È difficile distinguere tra le tattiche di negoziazione di Trump e i piani politici concreti, rendendo cruciale per gli investitori concentrarsi sui dati per meglio comprenderne retorica e realtà. Nonostante le tensioni politiche, l’economia statunitense rimane in buona salute e le politiche attuali non dovrebbero avere un impatto significativo a lungo termine sulla crescita o sull’inflazione. Tuttavia, i rischi indiretti per la crescita stanno aumentando a causa di una politica aggressiva, e con la possibilità di chiusure del governo egli annunci di nuovi dazi doganali, è probabile che la volatilità nei mercati finanziari aumenti.

Ecco alcuni dei principali fronti sui cui si è concentrata maggiormente l’amministrazione Trump nelle prime settimane. Politica interna. Le promesse fatte durante la campagna elettorale includevano intraprendere la “più grande riduzione regolamentare nella storia del nostro Paese”, “tagliare massicciamente le tasse

per i lavoratori e le piccole imprese”, e “eliminare gli sprechi dal bilancio della nostra grande nazione,” oltre a misure per affrontare l’immigrazione clandestina.

Se queste politiche siano giuste per il Paese dipende probabilmente dalle proprie preferenze politiche. Se siano giuste o sbagliate per i mercati dipenderà probabilmente da quanto le speranze di deregolamentazione e tagli fiscali possano compensare i timori sugli effetti potenziali di una politica migratoria più severa, tariffe più alte e tagli alla spesa pubblica. Le misure annunciate finora non sembrerebbero avere ancora impatto diretto significativo sulla crescita, sull’inflazione o sul deficit. Tuttavia, gli effetti secondari e un’esecuzione affrettata di queste politiche pongono rischi al ribasso per la crescita e rischi al rialzo per l’inflazione.

Si prendano ad esempio i tagli alla spesa pubblica. Attraverso varie misure, il numero di lavoratori federali negli Stati Uniti potrebbe diminuire di diversi punti percentuali, ma questo rappresenta una minima parte dei salari complessivi, suggerendo un impatto limitato sull’occupazione, sul Pil o sulla spesa pubblica.

Luca Henzen, Derivatives Analyst Cio di Ubs Global Wealth Management.

D’altro canto, prove aneddotiche indicano potenziali impatti negativi causati dal modo in cui queste misure sono state annunciate. Ad esempio, notizie riportano decisioni errate di ridurre personale coinvolto nella prevenzione della diffusione dell’influenza aviaria o persino nell’operazione della deterrenza nucleare. Nel frattempo, una sicurezza delle frontiere più rigida e una retorica ostile potrebbero rallentare l’immigrazione e bloccare la crescita dell’offerta di lavoro. Con l’economia a piena occupazione, una ridotta offerta di lavoro rischia di far aumentare i salari e potenzialmente di alimentare l’inflazione. Un ambiente politico fazioso aumenta pure i rischi di eventi politici associati al bilancio e al tetto del debito. A breve, incombe una chiusura del Governo e (come sembra probabile) si potrebbe non raggiungere un accordo bipartisan sul finanziamento, causando un ulteriore prolungato stallo sul tetto del debito.

Politica commerciale. Sin dal primo giorno, l’amministrazione Trump ha rilasciato un flusso costante di minacce di tariffe contro i principali partner commerciali degli Stati Uniti: Canada, Messico, Cina ed Europa. Nel frattempo, le tariffe di importazione su acciaio, alluminio e alcuni prodotti metallici dovrebbero venire aumentate al 25% da marzo.

Trump ha anche incaricato la sua amministrazione di valutare entro il 1 aprile tariffe reciproche sui prodotti provenienti da Paesi che impongono barriere commerciali sui beni statunitensi. L’amministrazione considera infatti le imposte sulle

© Jakub Żerdzicki/ Unsplash

vendite interne come una barriera non tariffaria al commercio, anche se queste vengono tipicamente applicate indipendentemente dall’origine dei beni, potenzialmente ampliando la portata e la scala delle tariffe reciproche considerate. Dal mese prossimo, la maggior parte dei Paesi potrebbe pertanto venir minacciata con nuovi dazi. È probabile però che vengano stipulati vari accordi per limitare la loro portata e scala complessiva.

Alcuni Paesi sembrano disposti a fare concessioni per evitare le tariffe statunitensi. Ad esempio, l’Unione Europea ha offerto preventivamente di ridurre i dazi sulle auto statunitensi come parte di un accordo che include l’aumento degli acquisti di gas e difesa. Dopo un incontro con il primo ministro indiano, Trump ha dichiarato che i due Paesi cercheranno di ridurre le “tariffe indiane molto elevate” sui beni statunitensi e di concludere accordi per l’acquisto di petrolio, gas e aerei da combattimento statunitensi. Anche il Canada e il Messico hanno dimostrato la volontà di negoziare a seguito delle minacce di tariffe a gennaio.

È così probabile che Trump sia disposto a cercare nuovi accordi, in particolare se le controparti mostrino la volontà di offrire concessioni o se l’attività economica statunitense sia potenzialmente a rischio per mancato accordo. I recenti sviluppi sulla politica commerciale di Trump mostrano come spesso le minacce vengono intensificate solo per essere poi ridimensionate. Tuttavia, come per la politica interna, sebbene gli impatti diretti possano essere limitati, gli investitori dovranno monitorare il rischio degli effetti indiretti. Minacce ripetute di nuovi dazi contro i principali partner commerciali potrebbero pesare sugli investimenti aziendali e sulle assunzioni, anche se le tariffe non vengono mai imposte. Politica estera. A gennaio, Trump ha detto alla Russia di porre fine all’invasione dell’Ucraina o di affrontare sanzioni. “Possiamo farlo nel modo facile o nel modo difficile,” ha scritto. Durante la campagna elettorale, ha anche promesso di porre fine alla guerra in un giorno. Ciò non si è rivelato possibile, e le azioni di Trump hanno da allora incluso l’apertura di negoziati diretti con la Russia e l’accusa all’Ucraina di aver iniziato la guerra.

L’acceso incontro alla Casa Bianca di fine febbraio tra i Presidenti Trump e Zelensky ha complicato le prospettive di

Fonte: Bloomberg, Ubs

I vecchi dazi americani

Tariffe medie ponderate statunitensi su import/export (in %, dati 2022)

un accordo sui minerali e di un futuro supporto militare americano all’Ucraina. Rimane comunque prematuro escludere un ruolo di primo piano degli Stati Uniti nei potenziali colloqui di cessate il fuoco tra Russia e Ucraina.

Ottenere concessioni finanziarie dall’Ucraina (o dall’Europa) in cambio del sostegno degli Stati Uniti dovrebbe permettere a Trump di affermare che gli Stati Uniti non sono più ‘sfruttati’. Questa dovrebbe essere la preferenza di Trump piuttosto che ritirare completamente il sostegno all’Ucraina e alla sicurezza dell’intera Europa.

Un accordo di pace tra Ucraina e Russia potrebbe fornire alcuni modesti benefici all’economia europea grazie a prezzi dell’energia più bassi e al miglioramento del sentiment dei consumatori e delle imprese. Ma è anche probabile che comporti costi fiscali. Ad esempio, la spesa per la difesa potrebbe aumentare oltre il requisito precedentemente concordato del 2% del Pil. Portare la spesa per la difesa di 21 Paesi europei ad almeno il 3% richiederebbe entrate governative aggiuntive di

Cresce l’incertezza sulle politiche commerciali americane, con decisioni improvvise, annunciate, ritirate, e poi rimesse in discussione, anche nell’arco di poche ore.

un totale di 230 miliardi di euro (rispetto a ulteriori 75 miliardi per raggiungere il livello del 2%).

Per gli investitori, un accordo di cessate il fuoco duraturo potrebbe aiutare le azioni europee. In particolare, le aziende di materiali da costruzione e industriali sarebbero probabilmente tra i beneficiari degli sforzi di ricostruzione. Nei bond, gli spread sovrani dei Paesi maggiormente esposti a un’escalation con la Russia potrebbero vedere un restringimento grazie a un accordo. Un cessate il fuoco potrebbe anche sostenere il sentiment degli investitori verso l’euro. Naturalmente, ottenere l’accordo di Ucraina, Europa e Russia, un prerequisito per un cessate il fuoco, e non sarà affatto semplice. Ciò suggerisce che un’imminente cessazione del conflitto rimane difficile.

Fonte: World Integrated Trade Solution, Korea Custom Services (* Dati Corea al 2024)
■ Tariffe medie export verso Usa ■ Tariffe medie sull’import Usa Differenziale

Guardando all’Asia

Pur in presenza di forti incertezze geopolitiche, e dunque anche economiche, l’Asia rimane specie nel lungo periodo un mercato potenzialmente molto interessante.

Storicamente, l’Asia ha beneficiato della forte crescita della Cina e della politica accomodante della Fed. Tuttavia, il 2024 è stato caratterizzato da forze già note nel 2023: la lenta ripresa cinese, il dollaro americano forte e gli elevati tassi di interesse globali. La crescita cinese è rimasta al di sotto delle medie storiche, sostenuta solo da esportazioni e manifatturiero. La domanda interna resta debole.

Il commercio e l’industria manifatturiera globali, fiacchi dal 2022, hanno mostrato pochi segni di ripresa. Nel frattempo, l’aumento dei tassi statunitensi e il rafforzamento del dollaro hanno inasprito le condizioni finanziarie, pesando in particolare sulle economie con ampi deficit gemelli come l’Indonesia. L’India ha registrato una buona performance all’inizio del 2024, ma le elezioni inaspettatamente contestate hanno rallentato il suo slancio. Al contrario, Taiwan ha proseguito la sua tendenza al rialzo, beneficiando della sua esposizione alle catene di approvvigionamento di Ia e dei semiconduttori.

L’Asia nel 2025. Sebbene ogni economia asiatica abbia una propria storia idiosincratica, la crescita regionale rimane strettamente legata al commercio globale, alle Pmi e alle condizioni finanziarie.

Nel 2025, l’incertezza incombe sulla crescita globale, sulla direzione dei tassi americani e sull’approccio di Trump alle tariffe commerciali. La Cina è un punto focale, con aspettative di ulteriori stimoli governativi e una nuova ondata di innovazione tecnologica guidata dall’emergere di DeepSeek. Tuttavia, le tensioni geopolitiche con l’Occidente, il settore immobiliare in difficoltà e la debolezza della domanda interna continuano ad offuscare le sue prospettive.

Un mercato macro-driven o bottom-up? Lo scenario di base per l’Asia suggerisce che l’aumento dei tassi di interesse continuerà a mettere sotto pressione gli utili. Sebbene il settore manifatturiero della regione sia migliorato verso la fine del 2024, grazie all’anticipazione degli ordini in vista dei dazi, permane una debolezza di fondo, con potenziali effetti di ricaduta sul settore dei servizi, che contribuisce in maniera primaria al Pil della maggior parte delle economie.

Una nota positiva è che i bilanci di tutta l’Asia sono più solidi rispetto al pre-pan-

«Lo scenario migliore per l’Asia sarebbe quello di un allentamento dell’inflazione, con conseguente miglioramento delle condizioni finanziarie e ripresa della crescita. In questo mercato, sarebbe efficace un approccio fondamentale che si concentri sui punti di forza specifici di Paesi e società»

demia, con politiche fiscali più conservative e un miglioramento dei disavanzi delle partite correnti che hanno ridotto la volatilità dei cambi, anche se ciò ha avuto un impatto sugli afflussi di capitali esteri.

Lo scenario migliore sarebbe quello di un allentamento dell’inflazione, con conseguente miglioramento delle condizioni finanziarie e ripresa della crescita. In questo mercato, sarebbe efficace un approccio fondamentale che si concentri sui punti di forza specifici di Paesi e società.

Lo scenario peggiore potrebbe essere quello di un’inflazione vischiosa che costringa a mantenere i tassi elevati e che

Luca Castoldi, Senior Portfolio Manager di Reyl Intesa San Paolo a Singapore.

ritardi gli stimoli della Cina a causa delle tensioni geopolitiche con l’Occidente. Le perturbazioni commerciali possono frenare ulteriormente la crescita. I Paesi da scegliere. Ecco dunque alcune scelte che potrebbero essere fatte.

Cina: Sebbene DeepSeek abbia sostenuto il rimbalzo cinese, le incertezze persistono. Il posizionamento degli investitori e gli stimoli governativi dovrebbero fornire una spinta agli utili nel 2025, ma le tensioni geopolitiche e la tempistica degli stimoli preoccupano.

India: Una solida storia strutturale di lungo periodo sostenuta da dati demografici favorevoli e dallo spostamento dei flussi di Ide. Tuttavia, l’incertezza politica a breve termine, dovuta al calo del sostegno di Modi, ha indebolito il sentiment. Le valutazioni si sono abbassate rappresentando una potenziale opportunità di acquisto guardando al lungo termine.

Indonesia: Le importanti riforme e la forte crescita demografica continuano ad attrarre investimenti esteri. Il dollaro forte e le condizioni finanziarie più rigide hanno messo sotto pressione l’azionario.

Taiwan e Corea del Sud: Entrambe rimangono fortemente legate alle esportazioni tecnologiche, ma hanno avuto traiettorie diverse nel 2024. Taiwan ha prolungato la sua forte performance del 2023, la Corea, invece, ha dovuto fare i conti con il calo della redditività di Samsung e con significativi problemi politici interni. A differenza di Taiwan, le aspettative per la Corea del Sud sono ora basse, il che pone le basi per un rimbalzo.

Sempre d’avanguardia

Le quotate svizzere continuano a dimostrarsi titoli su cui puntare per gli eccezionali risultati di breve e medio periodo, battendo a mani basse sia gli indici europei che americani.

La forza elvetica

Evoluzione dei due indici a confronto (in Chf, 100: 14-X-22)

Arthur Jurus, Head Investment Office Private Bank di Oddo Bhf Switzerland. A lato, l’andamento dello Spi.

è cresciuto nello stesso periodo del 50%.

Nella Top15 emergono sia grandi che medie capitalizzazioni in settori molto diversi. Swiss Re e Partners Group distribuiscono dividendi superiori alla media. Anche Also e VZ Holding presentano una posizione finanziaria solida, con flussi di cassa netti positive. Ubs si distingue come un’azione di qualità nel settore bancario, mentre Flughafen Zürich vanta un elevato margine operativo.

Nel 2024, la Svizzera si è riconfermata al primo posto in classifica tra i Paesi più innovativi al mondo per il 14esimo anno consecutivo. Questi risultati eccezionali sono resi possibili da due fattori in particolare: l’eccellenza accademica e gli importanti investimenti in ricerca e sviluppo effettuati dalle aziende, che rendono la Confederazione sempre piu competitiva sul panorama internazionale. Tale sforzo offre agli investitori l’accesso a delle società con una crescita solida, un profilo difensivo e resilienza in una fase di rallentamento economico mondiale e capaci di offrire rendimenti e stabili dividendi agli investitori.

La competitività della Svizzera si riflette in particolare nei solidi fondamentali finanziari delle sue quotate. Il rendimento medio del capitale proprio (Roe) è del 18%, rispetto al 9% di Germania e Francia. Gli utili delle imprese elvetiche sono stati rivisti al rialzo del 12% nell’ultimo anno. Il rendimento medio dei dividendi rimane più interessante rispetto ai rendimenti obbligazionari a 10 anni e

circa un terzo delle azioni svizzere offre un dividendo superiore al 3%. Inoltre, i titoli svizzeri sono scambiati a livelli storicamente attraenti. Rispetto alle azioni dell’Eurozona, la loro valutazione è inferiore alla media degli ultimi dieci anni, con multipli circa il 15% più bassi rispetto al 2023, rappresentando così un’interessante opportunità di acquisto.

Dalla fine del 2022, quando i mercati globali hanno iniziato un periodo di forte ascesa, lo Smi svizzero è cresciuto del 28%. Una cifra buona, ma analizzando le 20 singole azioni presenti all’interno si nota come oltre la metà (13) abbiano ottenuto una performance maggiore rispetto all’indice stesso. In particolare, è il caso di Holcim (137%), Ubs e Logitech (entrambe al 115%), Swiss Re (108%) e Richemont (92%).

Selezionando un basket di 15 azioni a partire dai migliori performer dello Swiss Performance Index, è sorprendente notare come, sempre da fine 2022, abbiano reso il 77%, superando l’indice americano S&P 500, che nonostante si trovi al momento vicino ai suoi massimi storici,

Nel settore della tecnologia medicale, Ypsomed rappresenta un’interessante opportunità d’investimento, poiché l’invecchiamento della popolazione accelera e le soluzioni per il trattamento del diabete sono in forte espansione. Parallelamente, aziende come Belimo, attiva nei sistemi di raffreddamento per data center, e Vat Group, leader globale nella supply chain per la produzione di semiconduttori, stanno beneficiando della rivoluzione dell’Ia.

Da inizio 2025 fino al 27 febbraio, lo Spi, che comprende 200 titoli a grande, media e piccola capitalizzazione, ha registrato un rendimento dell’11%, nonostante le forti incertezze di mercato legate agli annunciati dazi e alle persistenti tensioni geopolitiche. Invece, lo S&P 500 è aumentato solo dell’1,5% in franchi da gennaio, mentre i titoli dell’Eurozona una crescita ancora inferiore.

Le azioni svizzere, attrattive nel lungo periodo, hanno ritrovato slancio, offrendo un’interessante opportunità per diversificare e arricchire le performance in franchi degli investimenti immobiliari, obbligazionari e nei metalli preziosi.

Fonte: Bloomberg

Il principe emergente

Nonostante il ruolo monopolizzante dell’oro, l’argento offre un immenso potenziale da qui ai prossimi anni, a fronte di una domanda e applicativi molto più diversificati.

Il fratello minore

Evoluzione del prezzo dell’argento (dati in usd ‘95 - ’25)

L’oro è da tempo il bene preferito dagli investitori che cercano protezione dall’inflazione, dall’instabilità economica e dall’incertezza geopolitica. Le Banche Centrali continuano ad accumularne, rafforzando il suo ruolo di copertura contro la svalutazione valutarie e le turbolenze finanziarie. L’aumento dei livelli di debito, le fluttuazioni dei tassi di cambio e le pressioni inflative contribuiscono al suo fascino duraturo. Con le Banche Centrali che marcano uno spostamento verso gli hard asset, l’oro rimane un pilastro fondamentale per la conservazione del patrimonio. Tuttavia, mentre l’oro domina i riflettori, l’argento ha un potenziale immenso. Più di un semplice metallo. La duplice natura di metallo prezioso e industriale rende l’argento un bene essenziale. La sua convenienza rispetto all’oro, unita alla sua elevata domanda industriale, crea un’opportunità di investimento unica. Svolge un ruolo cruciale in diversi settori, tra cui l’elettronica, le applicazioni mediche e le rinnovabili. Con la transizione verde la necessità dell’argento nei pannelli solari,

nelle batterie dei veicoli elettrici e nella Difesa diventa sempre più evidente. Domanda industriale. La transizione verso soluzioni energetiche sostenibili continua a trainare la domanda di argento. Tra i principali settori in crescita:

- Solare. Le installazioni fotovoltaiche richiedono circa 50 milioni di once d’argento all’anno e si prevede che la domanda aumenterà del 25% entro il 2025;

- Elettrico. Ogni veicolo elettrico contiene circa 25-50 grammi di argento e si prevede che la produzione globale raddoppierà entro il 2025;

- Difesa. I sistemi missilistici avanzati e le capacità di guerra elettronica consumano quantità crescenti di argento e la spesa globale in Difesa è in aumento. Dinamiche e prospettive. Dalla pandemia, il prezzo dell’argento è raddoppiato da 15 a oltre 30 dollari. A differenza dell’oro, che continua a raggiungere nuovi massimi, rimane ben al di sotto dei suoi picchi storici di quasi 50 dollari visti nel 1980 che nel 2011. L’analisi tecnica suggerisce che i 50 dollari rappresentano una significativa resistenza psicologica e tecnica. Tuttavia,

Thomas Wille, Cio di Copernicus Wealth Management. A lato, l’andamento del prezzo dell’argento.

con l’aumento della domanda industriale e la contrazione dell’offerta, si stima un potenziale superamento di questa soglia. Diversificazione e strategia. Gli investitori che cercano una diversificazione al di là dei titoli azionari tradizionali possono trovarvi un’opzione interessante, soprattutto nel caso di perdurante volatilità. Etf e metallo fisico offrono un’esposizione al suo potenziale a lungo termine, consentendo di capitalizzare sia le sue proprietà di bene rifugio che quelle industriali. Ma quali sono i potenziali contro?

- La volatilità dei prezzi è tipicamente superiore a quella dell’oro;

- Sensibilità al ciclo economico;

- Rischio valutario, se senza hedging; - Costi di stoccaggio e assicurazione per i depositi fisici.

Quali sono dunque le principali considerazioni di cui tenere conto?

- L’oro rimane la principale copertura contro inflazione e svalutazione;

- La domanda industriale dell’argento è destinata a crescere notevolmente;

- Le preoccupazioni sull’offerta e i fattori geopolitici potrebbero spingere i prezzi dell’argento oltre i massimi storici;

- La diversificazione nell’argento offre un’alternativa, bilanciando il rischio e cogliendo il potenziale di crescita. Mentre i mercati finanziari globali affrontano inflazione, protezionismo e volatilità economica, l’importanza strategica dell’argento continua a crescere. L’espansione del suo ruolo industriale e le dinamiche di domanda e offerta lo rendono un investimento interessante.

Fonte: Bloomberg

LEADER SAPIENS

8 11 MAY 25

Eventi strategici Da organizzare, vivere e condividere

Destinazione business

Dai congressi internazionali al team building, il segmento Mice cresce, premiato dalle aziende che hanno capito come gli eventi siano un potente strumento di marketing e comunicazione, in grado di creare coinvolgimento e favorire il networking. Requisito: una perfetta organizzazione e l’offerta di esperienze originali e di qualità. Svizzera e Ticino hanno la loro da dire, all’insegna del bleisure.

Mice. Quattro lettere per sintetizzare il settore quanto mai eterogeneo del familiarmente detto ‘turismo d’affari’: i meeting, dal ristretto incontro per il board al seminario di formazione per l’intero organico; i viaggi incentive, un benefit ma anche un’occasione di team building; i grandi numeri dei congressi, dove il faccia a faccia torna a prevalere sull’ibrido; il multiforme paniere delle fiere, per la promozione di prodotti e servizi. Nel 2024, l’incremento dei budget dedicati ha riportato il mercato Mice a veleggiare ad altezza ante pandemia. Secondo le previsioni di Market Research, da 978,77 miliardi di dollari dell’anno scorso se ne raggiungeranno 1.462,64 nel 2034 (Cagr 8,3%).

Perché a vincere è l’esperienza. E l’esperienza vuole presenza. L’hic et nunc. La vera realtà aumentata oggi è quella vissuta. Il digitale è perfetto per mantenere le relazioni, coordinarsi nell’operatività quotidiana, aggiornarsi, ma anche in ambito professionale sono le interazioni di persona, umane, a creare le connessioni autentiche e solide, permettendo di

instaurare un rapporto di fiducia. Analogamente, non c’è pari a livello di coinvolgimento quando, invece di seguirlo su uno schermo (dove spesso diventa un sottofondo per altre attività, se non per una siesta) si partecipa a un convegno dal vivo.

Ben il 58% di oltre 500 professionisti del settore interrogati dal Global Forecast di Amex Gbt Meetings & Events, che ogni anno fornisce un’istantanea completa del panorama sul Mice, avvalla la tesi, dichiarando nel 2025 di voler puntare esclusivamente sugli eventi onsite, Stati Uniti ed Europa in testa, mentre solo il 21% si affiderà unicamente al virtuale. In testa i corporate meeting (43%), seguiti da lanci di prodotto (39%), piccoli eventi (37%), board meeting (36%), incentive e customer advisory board (35%).

Il trend sembra destinato a crescere, considerato come gli eventi stiano conquistando un ruolo strategico nelle politiche di marketing e comunicazione di imprese e organizzazioni, che hanno compreso come siano l’occasione per generare empatia - le famigerate good vibes - che ci si rivolga a collaboratori, clienti esistenti e potenziali, partner, investitori, sponsor, …

I due main topic per l’anno in corsonon troppo sorprendentemente - saranno intelligenza artificiale e sostenibilità. La prima, nelle sue applicazioni più avanzate permette ormai ai professionisti del Mice non solo di creare contenuti, ma di ottimizzare attività come il confronto delle offerte, la ricerca delle location (citata nel Global Forecast di Amex dalla maggior parte dei planner come la principale difficoltà) e la creazione di Rfp personalizzate, offrendo dunque un vantaggio competitivo grazie a flessibilità nell’adattarsi a richieste complesse, processi più fluidi, decisioni rapide e mirate.

Per quanto attiene alla sostenibilità, la sfida più evidente è quella, per congressi e fiere internazionali, di neutralizzare l’impatto degli spostamenti e dei consumi in loco. Ma il discorso è valido anche scendendo di taglia, nella consapevolezza che l’evento green contribuisce a migliorare la reputazione di chi lo commissiona/sponsorizza e delle agenzie del settore. Può esser questo un fattore, insieme all’aumento generalizzato dei costi e nondimeno allo scenario geopolitico, a determinare un cambiamento nelle destinazioni più get-

tonate. Cogliere l’occasione dipenderà dalla capacità di offrire proposte non convenzionali e formati diversificati, sempre fatta salva la disponibilità di infrastrutture performanti, sostenibili e ben collegate, strategie mirate, pacchetti flessibili e il giusto storytelling.

Svizzera, culla del Mice Se nel Ranking stilato dall’Icca (International Congress and Convention Association) la piccola e costosa Elvezia non entra per un soffio nella Top 20 delle destinazioni per convegni internazionali - nel 2023, con 152 congressi, 21ma insieme a Singapore, e 14ma in Europa - il know-how e la qualità che mette in campo nell’organizzazione degli eventi sono in linea con la proverbiale affidabilità e cultura dell’ospitalità, ancor più apprezzate in un ambito che richiede stabilità e puntualità per programmare con ampio anticipo, così come sicurezza e discrezione per incolumità e privacy degli ospiti. Fiori all’occhiello come il Wef, Art Basel, gli innumeroveoli convegni di pharma e medtech, finanza e lusso, la dicono lunga, e anche manifestazioni sportive come gli Europei femminili di calcio quest’estate o l’Eurovision Song Contest in programma a maggio confermano la capacità di gestire appuntamenti su grande scala, oltre ai tanti eventi aziendali e attività incentive.

Non sarà un caso che proprio in Svizzera sia nato il primo Convention Bureau al mondo, sessant’anni or sono. «Fu un’iniziativa del direttore dell’Ufficio del Turismo di Montreux, Raymond Jaussi, che ebbe l’idea di integrare l’offerta di svago della Riviera di Montreux con il turismo d’affari, ideale per prolungare la stagione e attirare nuovi clienti in altri periodi dell’anno, anche al di fuori delle vacanze e dei fine settimana», ricorda Barbra Albrecht, Direttrice dello Switzerland Convention & Incentive Bureau (Scib). Da fine anni Novanta è arrivata la collaborazione con Svizzera Turismo, che ha fatto del Mice un suo asse strategico. «Da un grande evento annuale in Svizzera a cui si invitavano agenzie da tutto il mondo - quando la nostra associazione ancora si chiamava Arbeitsgemeinschaft Schweizer Kongress-Orte -, oggi lo Scib con la rete dei suoi specialisti è presente in Europa, Nord America e Asia. Il budget destinato al marketing Mice supera il milione di franchi, e un altro milione viene in media investito direttamente dalle destinazioni, dalle regioni partner e dai

«Gli incontri d’affari si organizzano al di fuori dei periodi delle vacanze, durante la bassa stagione turistica, nei giorni feriali. Non dipendono dal bel tempo e vengono pianificati con largo anticipo. Sono quindi ideali, per destagionalizzare l’offerta e ottimizzare l’uso delle infrastrutture turistiche»

Barbra Albrecht, Direttrice Switzerland Convention & Incentive Bureau

Stagionalità degli eventi business organizzati dallo Switzerland Convention & Incentive Bureau, 2024 Percentuale mensile e (sotto) annuale dei diversi segmenti di attività

respiro internazionale

Pharma, Assicurazioni e Finanza scelgono la Svizzera

Settori eventi Mice organizzati dallo Scib, 2024

loro fornitori di servizi», prosegue Barbra Albrecht. Centro di referenza per planner di meeting d’affari, per associazioni, organizzazioni e aziende internazionali di qualsiasi tipologia e dimensione, dalle 10 persone a 2.500/3.000 partecipanti, lo Scib si muove anche ricercando potenziali clienti e organizzando piattaforme di vendita per i propri partner svizzeri dove incontrare potenziali clienti e vendere la loro destinazione.

In Svizzera (e in Ticino) il settore Mice genera un pernottamento turistico su cinque. Primo ufficio nazionale al mondo dedicato al turismo congressuale, creato 60 anni fa, lo Swiss Convention Bureau (Scib) rappresenta le principali destinazioni e fornitori di convegni, seminari e incentive del territorio, fornendo la sua consulenza con una rete di specialisti in Europa, Nord America e Asia.

Fonte: SCIB, 2024
Fonte: SCIB

Ottime prospettive per il mercato Mice, con i viaggi incentive che si profilano come il segmento in più rapida crescita e più redditizio. Cumulativamente l’Europa guida la classifica delle sedi per congressi più gettonate, e la Svizzera non sfigura.

Quasi un pernottamento su cinque in Svizzera è generato dal turismo d’affari, percentuale che sale a oltre il 30% in città, mentre località montane e rurali scendono fino al 4%. Per rafforzare ulteriormente la propria posizione come destinazione leader per gli eventi aziendali, nella sua strategia marketing 2025-2027 Svizzera Turismo ha incluso tre identikit business sulle nove personas individuate (dei profili fittizi che rappresentano gruppi tar-

Destinazioni top per congressi

Rank, Paese/Città, numero congressi, 2023

R. Paese/Congressi R. Città/Congressi

1 USA - 690 1 Parigi - 156

2 Italia - 553 2 Singapore - 152

3 Spagna - 505 3 Lisbona - 151

4 Francia - 472 4 Vienna - 141

5 Germania - 463 5 Barcellona - 139

6 UK - 425 7 Roma - 119

8 Olanda - 304 8 Madrid - 109

9 Portogallo - 303 11 Londra - 99

14 Austria - 203 29 Milano - 60

15 Belgio - 202 57 Zurigo - 39

21 Svizzera - 152 89 Ginevra - 26

21 Singapore - 152 133 Basilea - 17

ICCA Business Analytics

get con caratteristiche e comportamenti tipici). «Questo anche perché un atout del segmento Mice è che gli incontri d’affari si organizzano al di fuori dei periodi delle vacanze, durante la bassa stagione turistica, nei giorni feriali. Non dipendono dal bel tempo e vengono pianificati con largo anticipo. Sono quindi ideali, come già aveva osservato Raymond Jaussi, per destagionalizzare l’offerta e ottimizzare l’uso delle infrastrutture turistiche», nota Barbara Albrecht. Mentre le conferenze si svolgono spesso tra aprile e giugno e tra settembre e ottobre, il segmento incentive è molto più flessibile e, soprattutto chi proviene da Paesi più lontani, può essere indirizzato su gennaio, marzo, novembre e dicembre, verso le destinazioni con disponibilità. «Il mercato principale è quello nazionale, poi ci sono le affinità

Il centro di competenza Mice in Ticino

Proprio questa primavera festeggia due anni il Ticino Convention Bureau (TiCB), progetto che rappresenta una delle più riuscite collaborazioni tra Ticino Turismo e le Organizzazioni turistiche regionali (OTR). «La sua istituzione ha segnato un cambio di paradigma nella strategia di promozione del turismo d’affari. Oggi, infatti, adottiamo un approccio cliente-centrico, mettendo le esigenze degli organizzatori di eventi al centro di ogni nostra azione. Questo ci consente di promuovere l’intero Ticino come un’unica destinazione Mice, valorizzando le sue eccellenze senza vincoli geografici e garantendo ai clienti un’offerta integrata e su misura», sottolinea Samuel Righetti, coordinatore del TiCB. A consentire un posizionamento più dinamico e competitivo, anche la possibilità di un coordinamento più efficace e di una visione più strutturata, basata sulla raccolta sistematica di informazioni, che permette di misurare con precisione l’impatto delle attività e di confrontarsi costantemente con colleghi e colleghe delle OTR e Ticino Turismo.

CONVENTION BUREA U

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elettive, ad esempio fra Svizzera Romania e Francia, o specifici mercati, come Nord America, Sud-Est asiatico e India per i viaggi incentive, ma anche i Paesi nordici per alcune destinazioni. Proprio questa diversificazione è la chiave del successo», sottolinea la direttrice dello Scib. Strategico per la promozione Mice, il Key Account Management (Kam), su cui Svizzera Turismo punta con 20 specialisti dislocati in 14 mercati e all’interno del dipartimento dello Switzerland Convention & Incentive Bureau. «Gli incontri d’affari spesso comportano un budget elevato, pertanto le relazioni personali e la fiducia sono fondamentali, soprattutto nei mercati lontani con una cultura e una lingua diverse. Nei mercati locali, invece, cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica con campagne digitali e una nostra piattaforma switzerland.com/ meetings», illustra Barbara Albrecht. Malgrado in Svizzera i viaggi business individuali non siano ancora esattamente tornati ai livelli precedenti la pandemia, quelli di gruppo si sono completamente ripresi, salvo qualche eccezione in mercati come Germania e Regno Unito. Ad aiutare anche l’inflazione, molto più contenuta rispetto alla maggior parte dei Paesi concorrenti, che hanno subito il rincaro. Un grande potenziale per il Ticino. Il segmento Mice ha un peso più rilevante di quanto si possa immaginare anche per il Ticino. I dati a disposizione indicano che nel 2024 il 18,5% delle camere occupate è stato prenotato da viaggiatori spostatisi per partecipare a eventi aziendali, in linea dunque con i numeri nazionali. A oggi, fra le diverse dimensioni del Mice, il Ticino si rivela particolarmente attrattivo per i segmenti dei meeting e degli incentive, eventi che accolgono mediamente tra 30 e 150 persone. «Più della metà delle richieste ricevute annualmente dal Ticino Convention Bureau rientra in una di queste due categorie o in una combinazione delle due. Le aziende che scelgono il nostro territorio di solito desiderano alternare momenti di lavoro ed esperienze coinvolgenti: ad esempio, un meeting aziendale seguito da un’attività di team building o di socializzazione il giorno successivo. Inoltre, il Ticino vanta una delle offerte più ampie di attività per viaggi incentive in Svizzera, con esperienze che spaziano dall’outdoor all’enogastronomia», osserva Samuel Righetti, coordinatore del Ticino Convention Bureau (TiCB).

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L’obiettivo a medio termine del centro di competenza ticinese del turismo Mice è rafforzare la propria presenza sul mercato svizzero, posizionandosi tra le prime sei destinazioni nazionali nel settore. Annualmente viene sviluppato un piano di attività marketing & sales, definito nel corso dell’estate e presentato ai partner turistici in autunno durante il Ticino Partner Day. «Questo piano integra diverse strategie, tra cui digital marketing, partecipazione a fiere specializzate in Svizzera e organizzazione di eventi mirati, sia in Ticino sia nella Svizzera interna. Oltre alle attività promozionali tradizionali, investiamo anche nella creazione di contenuti di qualità per valorizzare il territorio, i partner Mice e le esperienze offerte, testimoniate ad esempio dalle “Success stories” del nostro sito web: uno strumento efficace per ispirare altri viaggiatori», esemplifica Samuel Righetti. La strategia comprende inoltre attività su media specializzati, online e offline, per una copertura ampia e mirata. «Solo una volta consolidato il posizionamento a livello nazionale, e in sinergia con gli enti turistici regionali, valuteremo l’espansione delle nostre attività promozionali nei mercati limitrofi. Un passo che richiede investimenti significativi, considerata la forte concorrenza di destinazioni come Zurigo, Ginevra e Basilea, che dispongono di risorse importanti per attrarre eventi internazionali e vantano una connettività aerea diretta grazie ai loro aeroporti cittadini», avverte il coordinatore del TiCB.

Anche a livello ticinese, le sfide con cui ci si confronta sono le stesse del Mice a livello globale, frutto dell’evoluzione delle aspettative da parte di clienti e organizzatori di eventi che richiedono soluzioni digitalmente integrate - per pianificare e gestire gli eventi con maggior efficienza e meglio comprendere il comportamento dei partecipanti attraverso l’analisi dei dati - e sempre più sostenibili. «Per rispondere alla crescente esigenza di eventi che rispettino principi ambientali, sociali ed economici, abbiamo recentemente organizzato un workshop con i nostri partner per approfondire lo standard internazionale Iso 20121, che fornisce un quadro di riferimento per lo sviluppo di un approccio sistematico all’organizzazione di eventi sostenibili. Il nostro impegno in questo ambito si traduce anche nella promozione di soluzioni a basso impatto ambientale, nella valorizzazione delle

«Il turismo d’affari e leisure possono rafforzarsi a vicenda. Un evento aziendale o un congresso può stimolare a tornare per scoprire con più calma il territorio, magari con la famiglia o gli amici. Viceversa, chi visita il Ticino per piacere può segnalarlo alla propria azienda per future riunioni, incentive o eventi»

Samuel Righetti, coordinatore Ticino Convention Bureau

Punti forti della destinazione

Confronto turisti in Ticino e CH, in %

I pregi del territorio ticinese apprezzati già da chi viaggia per piacere, sono un plus anche per il turismo d’affari, come confermano i primi risultati raccolti dalle attività del Ticino Convention Bureau, istituito 2 anni fa per coordinare l’offerta Mice della destinazione.

filiere locali e nell’incentivazione della mobilità sostenibile con il Ticino Ticket», sottolinea Samuel Righetti.

Non solo ci si impegna per la sostenibilità, ma si incoraggia a scoprire più ampiamente il territorio, favorendo le sinergie fra turismo d’affari e di piacere. «Un evento aziendale o la partecipazione a un congresso possono rappresentare il primo contatto con il territorio, stimolando a tornare per scoprirlo con più calma, magari con la famiglia o gli amici. Viceversa, chi visita il Ticino per piacere può segnalare la destinazione alla propria azienda per future riunioni, incentive o eventi. Un altro elemento chiave è l’ibridazione tra lavoro e vacanza, con modelli emergenti come il bleisure (busi-

Un inizio promettente per il TiCB

Tipologia di

Eventi aziendali

Viaggi incentive

Eventi associativi

Viaggi di gruppo

Seminari

Matrimoni

Altri tipi di eventi

Richieste per regione, 2024 (Tot. 215)

■ Mendrisiotto: 7 ■ Regione di Lugano: 48

■ Ascona-Locarno: 40 ■ Bellinzona e Valli: 14

Fonte: Ticino Convention Bureau, 2024

ness + leisure). Sempre più professionisti scelgono di prolungare il soggiorno dopo un evento lavorativo per godersi un’esperienza più completa. Parallelamente, la workation (work + vacation) prende piede fra chi desidera lavorare in un ambiente stimolante e immerso nella natura, senza rinunciare alla produttività», illustra Samuel Righetti. Strutture ricettive e spazi di coworking del territorio si stanno adattando a questa domanda con servizi dedicati come connessioni ad alta velocità, sale riunioni attrezzate e pacchetti su misura per soggiorni prolungati. Facendo della regione una destinazione in cui professionisti e aziende possono trovare il giusto equilibrio tra performance e benessere, oltre a contribuire a destagionalizzare i flussi turistici. Sinergie dunque fra piacere e lavoro che vanno a vantaggio della qualità e del valore aggiunto dell’offerta turistica della regione nel suo complesso, tanto che quel già positivo 20% di pernottamenti Mice, letto in questa chiave risulta ancor più incisivo.

Susanna Cattaneo

Fonte: Monitor Turismo Svizzero 2023

La regione di Ascona-Locarno si distingue per il perfetto equilibrio tra l’efficienza tipicamente svizzera e l’atmosfera mediterranea che caratterizza il Lago Maggiore.

Che si tratti di incontri aziendali, convegni o occasioni speciali, propone la soluzione ideale per ogni esigenza. Strutture come il Palacinema e il Palexpo di Locarno sono particolarmente indicate per eventi di grande portata, offrendo spazi moderni e versatili per conferenze e manifestazioni internazionali. Gli hotel di alta qualità offrono sale conferenze attrezzate con le più moderne tecnologie, mentre le

Un connubio che conquista

La varietà di strutture ricettive, il clima mite e la ricchezza di attività outdoor fanno di Ascona-Locarno una destinazione ideale per eventi Mice di ogni tipo. Per raggiungere i propri obiettivi di business e rafforzare lo spirito di gruppo.

strutture storiche aggiungono un tocco di eleganza e fascino agli eventi. Inoltre il respiro internazionale di un territorio in cui si parlano correntemente italiano, tedesco, francese e inglese contribuisce a mettere a proprio agio ospiti provenienti da ogni parte del mondo.

La regione è anche la cornice ideale per viaggi incentive, team building ed eventi aziendali. Le esperienze spaziano da escursioni in barca e degustazioni di vini a sport outdoor e visite guidate nei borghi storici, creando momenti memorabili per rafforzare la coesione del gruppo.

La varietà paesaggistica che unisce lago, valli e montagne, ne fa anche una destinazione prediletta per i matrimoni.

Negli ultimi anni, la regione ha inoltre consolidato la sua reputazione come destinazione di eccellenza per eventi di alto profilo.Tra questi spiccano la Golden Trail Finals 2024, la prestigiosa finale delle Golden Trail Series di Salomon, e il Red Bull Dual Ascent, la prima competizione al mondo di arrampicata multi-pitch su vie artificiali presso la diga della Verzasca, ospitata per tre edizioni consecutive dal 2022 al 2024.

Il team Mice di Ascona-Locarno Turismo, dal 2023 parte del Ticino Convention Bureau, è a disposizione per accompagnare in ogni fase chi desidera organizzare qui un evento aziendale, dalla scelta della location alla gestione logistica e alla pianificazione di attività personalizzate. Grazie alla rete di partner affidabili e alla conoscenza approfondita del territorio, vengono offerte soluzioni su misura per garantire il successo di ogni progetto, sotto il coordinamento di Stefania Casellini, referente per le richieste nella regione di Ascona-Locarno. Non solo una destinazione, ma un luogo che combina qualità, natura e professionalità, offrendo un ambiente ideale per ogni evento.

ascona-locarno.com

Contatti per informazioni e richieste: Stefania Casellini - MICE & Incoming Manager - Ticino Convention Bureau Tel. +41 91 759 76 42 casellini@ticino.ch

Raphaël Surmont / Red Bull Content Pool
Ascona-Locarno Tourism / Photo Alessio Pizzicannella Fratelli Matasci SA
Ascona-Locarno Tourism / Photo Alessio Pizzicannella Museo Casorella
Ascona-Locarno Tourism / Photo Alessio Pizzicannella / Ascona

Crocevia tra le città di Milano e Zurigo, Lugano è ben presente nelle agende di viaggiatori business come sede strategica per meeting, congressi ed eventi, oltre a essere molto apprezzata come meta per viaggi incentive e attività di team building.

Grazie alla capacità di coniugare alla qualità dei servizi, delle infrastrutture e alla sua tradizione nell’ospitalità, una varietà di attrazioni naturali, culturali e gastronomiche, Lugano con la sua regione si rivela una destinazione perfetta anche per il turismo d’affari. Congressi, meeting, seminari, ricevimenti, ma anche attività all’aperto e di team building, tour culturali ed esperienze locali, sempre con quel valore aggiunto per rendere indimenticabile ogni evento aziendale.

Per congressi, eventi aziendali e non Sia nel centro città che nella regione circostante, ampia è l’offerta di spazi in grado di soddisfare specifiche esigenze organizzative: da congressi e convention internazionali e nazionali, a meeting, conferenze e eventi aziendali e non. L’ubicazione delle strutture in riva al lago e vicino al centro storico, i principali hotel e una gamma completa di servizi rispondono a ogni richiesta. Nell’intera regione ci sono oltre 240 sale che possono accogliere da 10 a 3.000 persone. Tra le location più ricercate dagli event planner figurano il Palazzo dei Congressi e le sale del LAC Lugano Arte e Cultura.

Un fulcro del turismo d’affari

rosi, dalle ampie scalinate alle terrazze esterne, sono perfetti per momenti di networking tra le sessioni. Un passaggio coperto interno collega il complesso alla splendida Villa Ciani, che dispone di 30 salette affrescate di diverse dimensioni su tre piani, per accogliere eventi dal ricevimento alle esposizioni, dalla presentazione di prodotti a piccole conferenze e seminari, pubblici o privati.

in simultanea più spazi, fino all’intero piano. La Sala Teatro offre invece quasi 1.000 posti a sedere e un palco polifunzionale. Anche le sale al piano terra del Convento degli Angioli possono essere impiegate per incontri con la stampa, riunioni, aperitivi standing e cene per piccoli gruppi.

Un’ampia scelta di attività per incentive

Situato nel Parco Ciani, sulle rive del lago e nelle immediate vicinanze delle sedi della finanza e delle vie del centro, il Palazzo dei Congressi può ospitare eventi fino a oltre 2.000 persone, dotato dei più moderni impianti tecnici, con un anfiteatro per 1.130 persone, sale strutturate modulari, una sala banchetti e il vicino parcheggio sotterraneo. Gli spazi gene-

Dirimpetto, completa l’offerta l’Asilo Ciani, recentemente restaurato, con un imponente salone centrale e 7 sale laterali, location suggestiva per eventi esclusivi.

Anche il polo culturale del LAC, accanto alla stagione artistica, accoglie nei propri spazi attività Mice. All’ultimo piano, sono collocate le sale polivalenti per eventi quali riunioni, conferenze, aperitivi, cene ed è possibile prenotare

Anche a chi è interessato a un’esperienza incentive per motivare i propri dipendenti, partner e clienti, Lugano offre una varietà di strutture e proposte che permettono di organizzare il programma adatto, dalle attività di team building per un gruppo al viaggio premio per il team di vendita o per i vostri clienti migliori.

luganoregion.com/mice

Contatti per informazioni e richieste: Ludmilla Wiederkehr - MICE & Incoming Manager - Ticino Convention Bureau

Tel. +41 58 220 65 68 wiederkehr@ticino.ch

Sistematizzare il successo

Dietro ogni grande evento si cela una macchina organizzativa sofisticata, che richiede competenze specifiche, risorse dedicate e una gestione operativa e logistica all’avanguardia.

Molte aziende ricorrono all’evento come momento memorabile in cui trasferire un messaggio: che sia rivolto ai team interni, ai clienti o agli stakeholder, ogni evento nasce per sigillare un messaggio con una proposta di valore. Ma non sempre le cose vanno esattamente così.

Con la sua esperienza pluriennale nel settore, Roi Group testimonia come l’eccellenza nell’organizzazione eventi sia il risultato di un processo metodico e in continua evoluzione. Nel 2024, ha gestito 22 eventi che hanno coinvolto oltre 12mila partecipanti in presenza: numeri eloquenti. Il Leadership Forum, il grande business event che si svolge ogni anno ad ottobre al Teatro degli Arcimboldi di Milano, rappresenta l’apice di questa expertise organizzativa, coinvolgendo più di 140 professionisti tra staff e maestranze, oltre 40 tra sponsor e partner e un pubblico esigente, composto da Ceo e manager di alto livello.

Ma come si concretizza un simile livello di eccellenza nell’organizzazione di un evento? «Concependola come una spirale ascendente di miglioramento continuo», sostiene Francesca Pagnanelli, Events Production Director di Roi Group. «Pensate a una scala a chiocciola: ogni giro rappresenta un ciclo organizzativo completo, ma a ogni rotazione ci si trova a un livello superiore. Questo processo inizia molto prima di quanto non si immagini: la pianificazione del Leadership Forum

prende il via con 14 mesi di anticipo e la ricerca degli speaker internazionali persino prima».

Indispensabile soprattutto cavalcare la profonda trasformazione che gli eventi stanno vivendo in tre dimensioni fondamentali. La prima è il passaggio da “momento” a “journey”: un evento non è concepito per durare un solo giorno, ma come un processo che inizia settimane prima, con la costruzione dell’attesa, e continua dopo con il consolidamento dei messaggi chiave. La seconda dimensione riguarda il ruolo del pubblico, che da spettatore passivo diventa co-creatore dell’esperienza. Infine, la terza dimensione è l’integrazione tra fisico e digitale, ambito in cui la tecnologia non è un semplice accessorio ma uno strumento per amplificare l’impatto dell’evento.

«Il metodo sviluppato da Roi Group si basa su un ciclo di quattro fasi interconnesse, che inizia con un’analisi approfondita dei risultati attraverso survey e interviste ai partecipanti, utilizzati per valutare l’impatto effettivo di ogni scelta organizzativa sul pubblico. Il terzo passaggio prevede la verifica della sostenibilità economica delle scelte nell’ambito del budget allocato. Infine, anche le soluzioni che hanno funzionato vengono messe in discussione, perché potrebbero non essere la migliore soluzione per il futuro», spiega Francesca Pagnanelli.

La gestione operativa si basa su un dettagliato diagramma di Gantt, che permette di visualizzare tutte le attività nel

Pagnanelli, Events Production Director di Roi Group. Fra gli speaker del suo evento di punta, il Leadership Forum al Teatro degli Arcimboldi di Milano, nel 2024 anche l’eccellenza della danza Roberto Bolle.

tempo, come una partitura musicale dove ogni strumento deve entrare al momento giusto. Aiuta così a coordinare elementi come la scelta della location, gli accordi con i fornitori di servizi tecnici, la gestione dello staff e il piano di comunicazione. «Il successo in questo settore richiede un particolare mix di competenze: un event manager deve combinare capacità di multitasking, gestione dello stress, creatività, programmazione, leadership ed empatia. L’intelligenza artificiale è un supporto strategico in ogni fase del ciclo organizzativo, perché consente di sintetizzare velocemente i dati e ottimizzare risorse e flussi, permettendo a chi gestisce la complessità di concentrarsi sulla soluzione di problemi e imprevisti che sono imprescindibili in un evento», osserva la Events Production Director di Roi Group che, in un mercato dove la competizione è sempre più elevata, si distingue per aver trasformato questa complessità in un metodo sistematico e replicabile. Imprescindibile, insieme a una mentalità aperta al cambiamento e una continua energia, per garantire l’eccellenza, creando momenti indimenticabili nella vita delle persone.

Francesca

La Svizzera nel cuore di Milano

Due location esclusive per meeting, riunioni e convegni, attività di comunicazione e promozione, e spazi di alta rappresentanza.

Da oltre un secolo, Swiss Chamber è un punto di riferimento per il business internazionale a Milano, con la presidenza attualmente affidata a Fabio Bocchiola, AD di Repower Italia.

A partire dalla fine degli anni ’90, la Camera di Commercio Svizzera in Italia ha aperto le porte del Centro Svizzero - di proprietà della Confederazione - alla business community globale, trasformando la sua Sala Meili in una location strategica per incontri di alto profilo.

Oggi, le principali aziende e agenzie, sia milanesi, sia svizzere, che internazionali, scelgono questo prestigioso centro congressi per ospitare convegni su temi di attualità, seminari settoriali, conferenze stampa, esposizioni e cene di gala. Nel solo 2024, sono stati organizzati qui oltre 130 eventi, confermando il ruolo di Swiss Chamber come facilitatore d’eccellenza nel mondo Mice.

Swiss Corner: un’icona di design e innovazione

Nel 2012, Swiss Chamber ha firmato un altro capitolo di successo con la creazione di Swiss Corner, uno spazio espositivo, eventi e temporary shop dal forte impatto visivo, progettato dall’architetto svizzero Valentin Bearth. Situato in Piazza Cavour, questo innovativo hub dalle sette vetrine bifacciali, nove pannelli retroilluminati e una parete led per un’esperienza immersiva, ha contribuito alla riqualificazione dell’area e al rilancio del Centro Svizzero, nato nel 1952. Da gennaio 2025, grazie alla nuova partnership con Caffè Scala, Swiss Corner si propone come una location unica ed esclusiva, in cui eventi di alto livello si uniscono a un servizio ristorativo d’eccellenza. Qui si promuovono non solo l’immagine della Svizzera e delle sue imprese, ma anche grandi campagne di comunicazione di brand internazionali che condividono i valori dell’innovazione, della qualità e dell’eccellenza.

Alessandra Modenese Kauffmann, Direttore e Segretario Generale Swiss Chamber – Camera di Commercio Svizzera in Italia.

Oltre il networking: servizi esclusivi Swiss Chamber non è solo eventi e relazioni. Con oltre 400 imprese associate, l’associazione offre un ampio ventaglio di servizi strategici per le aziende: dal marketing integrato alla comunicazione, dalla consulenza fiscale e legale fino al nuovissimo servizio di recupero crediti internazionale. Particolarmente rilevanti le attività di Arbitrato e Mediazione, che garantiscono alle imprese strumenti efficaci per la risoluzione delle controversie.

Swiss Chamber è anche editore di LA SVIZZERA, unico magazine cartaceo interamente dedicato alla promozione dell’economia svizzera in Italia. Grazie alla collaborazione con l’Università Iulm e con prestigiosi giornalisti e professionisti del settore, la rivista ufficiale dell’associazione offre approfondimenti esclusivi e analisi di mercato.

Da sfogliare e scaricare gratuitamente su: www.swisschamber.it

Una gestione tecnica allo stato dell’arte

Con i suoi 4.500 mq, la tensostruttura allestita da EVENTMORE - nel pieno rispetto della splendida cornice del Parco Ciani di Lugano e delle norme di sicurezza - offre una sala conferenze da 600 posti, area Food&Beverage e spazi espositivi, dove le case farmaceutiche possono presentare innovazioni dedicate al trattamento dei linfomi maligni, per cui l’ICML rappresenta il punto di riferimento mondiale.

È il fiore all’occhiello fra i congressi internazionali ospitati in Ticino: ogni due anni l’ICML porta a Lugano circa 4.000 specialisti, ricercatori di spicco e rappresentanti del pharma. Per garantirne il successo, imprescindibile un’impeccabile organizzazione tecnica, dalla progettazione, all’allestimento di spazi e strutture, al sofisticato sistema di connessione digitale.

Quasi 4.000 specialisti e ricercatori provenienti da tutto il mondo, tra il 17 e il 21 giugno raggiungeranno Lugano per prendere parte all’International Conference on Malignant Lymphoma (ICML), diventato il convegno di riferimento mondiale per tutti coloro che si occupano dello studio e del trattamento di neoplasie linfoidi. Nato quando ancora si era lontani dall’immaginare una Facoltà di scienze biomediche nella Svizzera italiana, nel 1981, su iniziativa del Prof. Franco Cavalli - che negli anni sempre qui ha voluto fosse organizzato - ha proiettato la città negli annali della medicina, tanto che la valutazione dei pazienti con questo tipo di tumore viene comunemente indicata come “Classificazione di Lugano”.

Un evento che è il fiore all’occhiello fra gli appuntamenti congressuali in Ticino e il cimento supremo per chi è chiamato a garantirne l’organizzazione tecnica.

«Il valore aggiunto dei nostri servizi risiede nella capacità di pianificazione e consulenza personalizzata che, con un’esperienza trentennale di respiro internazionale nella gestione di eventi complessi, ci consente di assicurare un coordinamento efficiente e una fruizione ottimale dei contenuti scientifici di un congresso di questa caratura», sottolinea Antonio Silvestro, Ceo di EVENTMORE SA, azienda ticinese di eccellenza nel settore, con la sua gamma completa di servizi, strutture, allestimenti, soluzioni tecniche e multimediali avanzate, per ogni genere di spettacolo e manifestazione, all’insegna di un’organizzazione impeccabile e un supporto tecnico all’avanguardia. Secondo il concetto di “Full Service Event Management”, il suo team gestisce la completa organizzazione dell’evento con un approccio sistemico, dalle valutazioni iniziali alla chiusura, presentando la migliore soluzione.

L’eccellenza è un requisito quando si è designati partner tecnici di un convegno impegnativo come l’ICML, che mette alla prova l’intero tessuto cittadino e cantonale. Per rendere possibile a tutti i partecipanti seguire in tempo reale gli speech più attesi, è stata creata una rete di location: cuore dell’evento è il Palazzo dei Congressi di Lugano, con sette sale attrezzate per le sessioni scientifiche, affiancate dall’Aula Magna dell’Università della Svizzera Italiana e dalla sala Polivalente del suo Campus Est, insieme a una sala conferenze ricavata dalla trasformazione del Cinema Corso e al villaggio espositivo di 4.500 mq allestito nel cuore del Parco Ciani. «Quest’ampia infrastruttura congressuale richiede una gestione logistica di altissimo livello, in cui la precisione e l’efficienza sono imprescindibili. EVENTMORE, forte della sua esperienza e delle tecnologie più avanzate, assicura la perfetta integrazione tra le diverse location attraverso un sofisticato sistema di connessione digitale. In collaborazione con AIL, verrà implementato il Digital Congress Network, una rete in fibra ottica per collegare la sala Plenaria del Palazzo dei Congressi con le altre sedi, creando un ambiente virtuale e modulare di altissimo livello», illustra Antonio Silvestro. Tutti i 4.000 convenuti - e anche gli ulteriori 1.500 partecipanti circa che si connettono nel mondo da remoto - possono così vivere ogni istante e momenti clou come la sempre attesissima conferenza d’apertura.

«Il valore aggiunto dei nostri servizi risiede nella capacità di pianificazione e consulenza personalizzata che, con un’esperienza trentennale nella gestione di eventi complessi, ci consente di assicurare un coordinamento efficiente e la fruizione ottimale dei contenuti anche di un prestigioso congresso internazionale sfidante da organizzare come l’ICML»

Antonio Silvestro, Ceo di EVENTMORE SA

poster area. Il tutto realizzato nel pieno rispetto delle normative vigenti, con certificazione e collaudo effettuati da esperti antincendio indipendenti. Siamo molto attenti sia alle esigenze del cliente, sia - in

un’ottica di partnership - alla sensibilità della Città di Lugano, particolarmente impegnata sul fronte della sostenibilità», sottolinea il Ceo di EVENTMORE.

L’intero team di EVENTMORE è coinvolto nella pianificazione, nell’esecuzione e nella gestione live dell’evento. Se alla progettazione si lavora dallo scorso settembre, il solo allestimento del villaggio espositivo nel Parco Ciani richiede circa tre settimane, con il coinvolgimento simultaneo di 20 specialisti nei settori delle infrastrutture, della multimedialità, della tecnica e dell’arredamento. «La nostra tensostruttura permette di creare una location di grande impatto, immersa nel verde in riva al lago, consentendo pressoché di raddoppiare le superfici a disposizione del convegno, con una sala conferenze da 600 posti, un’ampia area Food&Beverage e una zona per allestitori e sponsor con una

La sala plenaria del Palazzo dei Congressi di Lugano (in alto), fulcro dell’ICML, grazie alla rete in fibra ottica implementata da EVENTMORE in collaborazione con AIL, è collegata alle altre sedi del Congresso, fra cui la sala del Cinema Corso (sopra), creando un ambiente virtuale e modulare di altissimo livello.

Accanto a diversi altri convegni internazionali medicali, l’azienda di Castione gestisce con successo una vasta gamma di business meeting, stand fieristici, appuntamenti open air e sportivi, service per location, presentazioni prodotto, occasioni istituzionali, concerti e spettacoli. Recentissimo - del14 febbraio scorso - un altro evento di grande prestigio che ha richiesto una perfetta macchina organizzativa: la cerimonia di accensione della fresa sul cantiere del Tunnel del San Gottardo, che ha dato il via agli scavi della seconda canna. Per un Ticino sempre più centrale che, forte della sua posizione geografica strategica, delle sue garanzie di affidabilità e potendo contare sull’eccellenza di imprese al servizio del settore congressuale grazie a un partner tecnico di comprovata esperienza come EVENTMORE, vuole fare della bellezza del suo territorio la cornice ideale per eventi di rilevanza mondiale.

Via S. Gottardo 18D

6532 Castione T +41 91 850 10 60 info@eventmore.ch

Marzo

Un evento aziendale non è mai solo un... evento, ma un’occasione per migliorare la propria reputazione, la notorietà del brand e rafforzare le relazioni con partner, clienti e collaboratori. Fondamentale per la riuscita, la regia di un event planner.

Unici e coinvolgenti

Stabilire connessioni autentiche, rafforzare il senso di appartenenza e trasmettere i valori del proprio brand: dopo la parentesi della pandemia, il valore strategico degli eventi corporate è emerso con ancora maggiore evidenza, facendone un originale quanto potente veicolo promozionale, accanto al marketing digitale e tradizionale. Si tratta però di uno strumento complesso che esige la visione, le competenze di pianificazione e il lavoro di coordinamento di un professionista del settore. «L’event marketing è un metodo efficace, oltre che in espansione, per rafforzare il proprio brand e la propria immagine. Un nuovo modo di fare business, sfruttando i vantaggi che la visibilità è in grado di portare. Per la promozione di un’azienda o di un prodotto, in molti fanno del marketing una chiave di successo, ma farlo tramite un sistema innovativo non è da tutti», sottolinea Nicolas Bellini, founder di Bellini Events.

Precedentemente attivo nel campo dell’edilizia e avvicinatosi al settore Mice attraverso la passione per gli eventi musicali, Nicolas si è presto reso conto di come in Ticino, malgrado la crescente richiesta, gli event planner scarseggiassero. Professionisti in grado di pianificare, sviluppare e curare le diverse tipologie

di eventi, dal budgeting alla scelta degli elementi creativi, tecnici, logistici e la negoziazione con fornitori e partner per assicurare un servizio onnicomprensivo al cliente. Un po’ come dei direttori d’orchestra. Dopo aver conseguito il Master Up level in Event Management, è iniziata l’avventura di Bellini Events. «Vedere un progetto edilizio realizzato è una grande soddisfazione, ma organizzare un evento, osservare le emozioni dei clienti e dei loro ospiti, per me vale molto di più. Dalla mia precedente esperienza mi sono però portato dietro precisione e personalizzazione, il mio mantra», sottolinea Nicolas Bellini.

Dal piccolo meeting direzionale alla cena di gala, alla convention, tutte le esigenze sono soddisfatte, inclusa l’organizzazione di esperienze di team building ed eventi privati. «Ci occupiamo di ogni fase con il vantaggio per il cliente di far capo a un interlocutore unico, senza gravare sulle sue risorse interne, gestendo in autonomia e con la massima efficienza e flessibilità tutte le interazioni necessarie con le tante parti coinvolte nella realizzazione di un evento, rivolgendoci a partner e fornitori di fiducia», sottolinea Nicolas Bellini.

Tutto inizia da una consulenza gratuita (di norma da 3 a 6 mesi prima) in cui raccogliere input, esigenze e desideri del

cliente per dare forma a un’esperienza personalizzata in ogni dettaglio, dagli arredi all’intrattenimento, senza mai limitarsi ad applicare un modello standard e prevedibile. «Secondo il nostro approccio “All Inclusive”, da questo punto in poi curiamo ogni aspetto: proponiamo le location più adatte per design, capienza e budget; rintracciamo e coordiniamo i fornitori giusti; stendiamo il programma dell’evento, durante il quale saremo presenti in location per garantirne la perfetta riuscita», osserva l’event planner. E naturalmente il suo ruolo lo ha anche la creatività. «Affidarsi a noi significa non ‘solo’ contare su un’organizzazione meticolosa, ma anche su concetti freschi e innovativi», osserva Nicolas Bellini. «C’è chi vuole soltanto un momento di svago fra colleghi, chi desidera ottenere maggiore visibilità o raggiungere potenziali clienti con un’iniziativa di unconventional marketing, … a non cambiare è invece la premessa per il successo dell’evento: progettarlo in modo mirato rispetto agli obiettivi del singolo cliente».

Sopra, Nicolas Bellini, founder di Bellini Events.

Il gusto del ritiro aziendale

Un ex convento di frati cappuccini trasformato in un centro di competenza per la cucina alpina unico nel suo genere, che si propone anche come location per seminari, conferenze e convegni. Molto apprezzata dal settore bancario e finanziario.

Per secoli in questi spazi si è pregato e insegnato, secondo la regola francescana. Consacrato 540 fa, il convento dei cappuccini di Stans, capoluogo del Canton Nidvaldo, estese la propria fama ben oltre i confini regionali, grazie alla qualità del suo ginnasio. A fondare il complesso, insieme all’arcivescovo Carlo Borromeo di Milano, fu Johann Melchior Lussy (1529-1606), l’uomo più ricco di Nidvaldo e undici volte suo landamano, balivo di Bellinzona e Cavaliere del Santo Sepolcro. Venduto nel 2004 con i suoi 6.500 mq di terreno al cantone per un prezzo simbolico in seguito alla decisione del Capitolo svizzero dei Cappuccini di dismettere il convento, ha trovato un nuovo spirito grazie al progetto della Fondazione Keda, impegnata nella promozione del patrimonio culinario delle Alpi, che qui, nel 2020 ha inaugurato un centro di competenza, il Culinarium Alpinum, proponendo un abbinamento originale e allettante: «Ciò che contraddistingue il Culinarium Alpinum è il modo in cui fondiamo una filosofia culinaria profondamente radicata con un’infrastruttura professionale per eventi. La nostra attenzione per la cucina regionale e soste-

Sopra, Peter Durrer, direttore del Culinarium Alpinum, a Stans, nel Canton Nidvaldo: un originale binomio fra eccellenza culinaria e infrastruttura per seminari aziendali.

nibile incontra un forte interesse da parte delle aziende che cercano un ambiente stimolante e autentico per i loro meeting. Gli ospiti sperimentano un ambiente che favorisce la creatività, la concentrazione e il networking, godendo al contempo di un’eccezionale offerta gastronomica che mette in risalto il meglio della tradizione gastronomica alpina», evidenzia Peter Durrer, direttore del Culinarium Alpinum.

«Dalla nostra apertura ufficiale, abbiamo ospitato oltre 250 eventi aziendali, con una parte significativa proveniente dal settore finanziario, la cui domanda è costantemente aumentata negli ultimi anni insieme a quella del settore finanziario, oltre che da parte di aziende di consulenza, assicurazioni e società di tecnologia. Realtà che apprezzano l’ambiente tranquillo e privo di distrazioni del nostro monastero, che favorisce le discussioni strategiche, il team building e il rafforzamento delle

relazioni con i clienti. Si tratta principalmente di gruppi di medie e grandi dimensioni (fino a 80 partecipanti), spesso per ritiri di più giorni. Le prenotazioni sono aumentate del 10% annuo, a conferma del crescente appeal del nostro concetto», illustra Peter Durrer.

La combinazione di strutture per conferenze, 14 confortevoli camere per gli ospiti e un’esperienza gastronomica esclusiva rendono il Culinarium Alpinum la scelta ideale per riunioni di leadership, workshop strategici ed eventi di networking di alto livello. «Continueremo ad ampliare la nostra offerta, integrando esperienze culinarie su misura negli eventi aziendali, assicurando che ogni seminario o ritiro aziendale sia non solo produttivo ma anche memorabile», conclude il direttore del Culinarium Alpinum di Stans.

Un ritiro da gustare, all’insegna del binomio ‘otium et nogotium’, fra eccellenza culinaria e business.

Una cornice di valore

I suggestivi spazi di un palazzo settecentesco, convertito in boutique hotel, si rivelano una perfetta ambientazione per eventi aziendali: versatili, dotati di ogni confort e servizio, ma con un’anima che nessuna moderna struttura sa replicare.

Èuno charme unico quello che emana da ogni dettaglio del palazzo settecentesco che si affaccia sulla Piazza Grande di Giubiasco. Appartenuto alla facoltosa casata degli Scalabrini, nel 2014 è stato convertito in boutique hotel, riportato alla sua bellezza originaria grazie all’iniziativa di Bettina Doninelli, forte della sua esperienza nel mondo alberghiero, insieme al marito Renato Doninelli, architetto. Primo quattro stelle del Bellinzonese e Alto Ticino, l’Hotel La Tureta - che prende il suo nome dalla torre, un tempo merlata, su tetto, accoglie regolarmente anche una clientela business in cerca di una location originale e in grado di soddisfare ogni esigenza di confort e servizio per un evento aziendale impeccabile.

Già di per sé l’ubicazione è strategica, comodamente raggiungibile in treno e nelle immediate vicinanze dell’uscita autostradale. Ma a fare la differenza è la commistione fra il fascino storico dell’edificio - valorizzato dall’accurato restauro - e l’adempimento degli odierni standard tecnici, oltre al rispetto del concetto di bioedilizia caro ai proprietari.

La vocazione Mice è stata suggerita dalla stessa sintassi degli spazi, con salette e sale ideali, nelle loro diverse metrature, ad accogliere le varie tipologie di eventi aziendali o istituzionali, con strumenti e servizi personalizzabili, inclusa la ristorazione per colazioni, lunch, apertivi e cene fra sapori mediterranei e tradizioni locali.

Combinando diverse sale è possibile ottenere un’ottima flessibilità degli spazi. Ogni ambiente è caratterizzato da decorazioni e affreschi restaurati, come indicano i nomi evocativi: le floreali e intime Saletta Campanule e Saletta Gi-

glio, l’accogliente Sala Camino, la Sala Porpora arricchita con raffigurazioni dei castelli del Bellinzonese, ... Perfetta per assemblee e presentazioni, la Sala Nobile al piano rialzato è stata una sorpresa per gli stessi proprietari che, nascosta da anonimi soffitti imbiancati, hanno scoperto la volta originaria a cassettoni celesti, a far pendant con le ampie finestre perimetrali, insonorizzate, a supporto della già eccellente acustica della costruzione antica, molto apprezzata da relatori e spettatori.

Le sorprese proseguono nel sottosuolo: una magnifica cantina a volte in sasso naturale di oltre 100 mq offre un’atmosfera suggestiva per riunioni, presentazioni, incontri con gli sponsor, pranzi e cene aziendali fino a 90 partecipanti. Pochi pezzi scelti di arredi antichi e i raffinati lampadari in cristallo, in contrasto con la genuina pietra locale, conferiscono un tocco di classe. Vastissima la possibilità di personalizzazioni - concerti, proiezioni video e altre performance artistiche, degustazione di vini, …

Una proposta originale come quella dell’Hotel LaTureta ha subito conquistato clientela business, anche grazie alla qualità del servizio, capitanato da Bettina Doninelli: ogni aspetto dell’esperienza viene curato, compresa volendo persino la grafica degli inviti. Non solo aziende e istituzioni della regione ma anche da oltralpe, per momenti di incontro o formazione con i dipendenti delle filiali ticinesi oppure soggiorni di team building, approfittando anche della disponibilità delle camere dell’albergo, già nella versione Business Single di dimensioni generose, curatissime nello stile e attrezzate con ogni comodità, più o meno tecnologica, a partire dalla domotica interna.

Per informazioni e prenotazioni: Tel. +41 (0)91 857 40 40 hotel@latureta.ch latureta.ch

Cantina a volte
Sala Nobile
La direttrice Bettina Doninelli

Un’esperienza immersiva cultura /

Qual è il senso, oggi, di un evento ‘in presenza’? Ne abbiamo parlato con Matthieu Humair, Ceo di Watches & Wonders, evento-faro pronto a irradiare lo stato dell’arte dell’orologeria nel mondo. Da Ginevra, che continua a esserne l’affascinante, storica patria.

Sessanta marchi espositori, tra cui sette nomi ‘nuovi’, accoglieranno prima i professionisti e poi il grande pubblico in occasione del più celebre Salone del settore, dando a Ginevra l’occasione per brillare come capitale mondiale dell’orologeria per una settimana.

Nell’era digitale, dove l’imperativo è virtuale, ha ancora senso un evento fisico, di caratura internazionale? La risposta è solo una: sì. Le motivazioni, molteplici. Si stabiliscono o rafforzano relazioni significative; l’identità e i valori dei marchi partecipanti sono espressi e condivisi in maniera accattivante. In un contesto dedicato e per un periodo di tempo definito, le Maison e il pubblico si incontrano, il che permette di veicolare ogni messaggio e di vivere ogni emozione più intensamente e quindi efficacemente.

«Durante la pandemia abbiamo organizzato due edizioni solo online, e tutti ci chiedevano quando saremmo tornati ai Saloni ‘in presenza’. In un mondo sempre più connesso, abbiamo più che mai bisogno di incontrarci di persona, di interagire con gli attori del nostro settore e di vivere esperienze reali», nota Matthieu Humair, Ceo di Watches & Wonders, che prosegue: «Stiamo assistendo a un crescente interesse per quello che è diventato il più grande evento orologiero dell’anno. Riunire una volta all’anno tutti questi protagonisti è un messaggio forte e positivo per l’intero settore. Ogni visitatore deve poter vivere un’esperienza unica, fatta di scoperte ed emozioni». Questi eventi consentono alle Case di raggiungere non - genericamente - il pubblico, ma un’ampia gamma di pubblici diversi: «Per il terzo anno

consecutivo, il Salone aprirà le porte al grande pubblico. Dopo quattro giorni riservati ai professionisti, da sabato 5 a lunedì 7 aprile gli appassionati di orologi e i collezionisti potranno godere di un programma appositamente studiato per loro», nota Humair.

Anche la biglietteria, quest’anno, è stata adattata alle diverse esigenze dei visitatori; la principale novità è che ognuno può ora mettere a punto un pro -

Il salone dell’orologeria Watches & Wonders, con la crescita costante del numero di Marchi partecipanti e di visitatori testimonia l’interesse da parte di tutti gli attori per gli eventi ‘fisici’. Un’opportunità, anche per il settore, di accendere i riflettori sulle proprie eccellenze.

gramma personalizzato, grazie all’offerta disponibile solo online con l’acquisto del biglietto. Prenotando uno slot per una presentazione esclusiva di nuovi prodotti, o iscrivendosi ad una visita guidata con un esperto alla scoperta dei segreti delle Maison e delle loro creazioni, i visitatori potranno vivere un’esperienza su misura. La visita sarà generosa di momenti sorprendenti anche con i visitatori che preferiscono intraprendere autonomamente questo viaggio di scoperta e sperimentazione, immergendosi nel mondo dei marchi e lasciandosi sorprendere da creazioni ed eventi unici. Un’esposizione di questo genere mette le Maison in condizione di rivelare il loro patrimonio (non solo collezioni e modelli, ma anche storia, know-how e tecnica) mostrandosi a trecentosessanta gradi. I media di tutto il mondo e tutti i canali di comunicazione coinvolti contribuiscono a rivelare questo patrimonio, improntato all’eccellenza, al successo e all’autorevolezza in modo simultaneo e globale, di fatto divulgando quel patrimonio orologiero, che in Svizzera e a Ginevra ha il suo fulcro, ai quattro angoli del pianeta. Tanto è vero che il Salone orologiero Watches & Wonders, che già l’anno scorso aveva registrato un aumento dei marchi partecipanti e un record di visitatori, quest’anno si prepara con ottimismo ad aprire le sue porte al pubblico mondiale. «Mai prima d’ora la manifestazione ha accolto così tanti espositori: questo rappresenta un passo importante nell’evoluzione del Salone e una prova ulteriore dell’importanza tributata a questa tipologia di evento», nota Mat-

thieu Humair. Quanto alle ‘new entry’: sia nomi storici come Bulgari sia i marchi indipendenti Christiaan van der Klaauw, Genus, Kross Studio, MeisterSinger e, con il loro ritorno, Armin Strom e Hyt, si riuniranno in un ambiente appositamente ridisegnato per accoglierli. Prestigiosi attori, nuovi arrivati, nuovi spazi e... nuove creazioni da condividere dall’1 al 7 aprile 2025.

Un Salone che non si limita all’accoglienza di ‘marchi elitari’: l’apertura del Salone ad un pubblico non più solo di addetti ai lavori va di pari passo con l’apertura a Marchi di tipologia differente, inclusi alcuni che propongono segnatempo con un entry level più democratico. «La presenza di una gamma molto diversificata di marchi ci permette di mostrare la varietà e il dinamismo del settore orologiero. In questo modo i visitatori hanno una panoramica completa», commenta Humair. L’orologeria svizzera gioca in casa, ma non mancano altre eccellenze: Marche come la celebre giapponese Grand Seiko, come pure le due Frédérique Constant e Alpina del gruppo giapponese Citizen.

Mentre scoperta e sperimentazione continuano al Lab, uno spazio dedicato all’innovazione e alle nuove tecnologie che esplora il futuro della formazione e delle professioni dell’orologeria, il programma dell’Auditorium, composto da presentazioni di marchi e conferenze di esperti, fornirà approfondimenti sugli ultimi sviluppi dell’industria orologiera. Infine, la mostra ‘Longitude Zero’ condurrà i visitatori in un viaggio lungo il

Sopra, Matthieu Humair, Ceo di Watches & Wonders.

Meridiano di Greenwich, alla ricerca dei segni del tempo.

Dell’edizione 2025 - il più grande Salone dell’orologeria mai tenutosi a Ginevra - ospite d’onore è la gioventù! I marchi metteranno in mostra non solo le loro collezioni e le novità, ma anche i loro talenti più giovani.

I migliori apprendisti, neolaureati e artigiani saranno infatti sotto i riflettori, contribuiranno al programma e condivideranno il loro know-how e la loro esperienza con i visitatori.

Anche in città, ‘In The City’ sarà una vetrina per i giovani: è previsto un programma interamente gratuito di eventi, scoperte ed esperienze.

Nel ‘Village Horloger’ e nelle boutique, giovani professionisti e apprendisti presenteranno le loro professioni e i progetti a cui stanno lavorando.

Quest’anno, per la prima volta, le qualifiche SwissSkills 2025 per le professioni di microtecnica sono organizzate in concomitanza con il Salone.

Infine, la sera di giovedì 3 aprile, gli amanti degli orologi, gli appassionati e i collezionisti si ritroveranno tutti nel centro della città per celebrare l’orologeria ginevrina. I ritmi vivaci dei partecipanti saranno in armonia con il ritmo magistrale degli artigiani che assemblano meticolosamente meccanismi eccezionali.

Simona Manzione

A suon di musica scorrono le ore

Gli orologi musicali fondono ingegneria di precisione e maestria artistica, trasformando il tempo in melodia. Ogni rintocco riecheggia secoli di artigianato e innovazione.

Breguet n. 160 ‘La Grande Complicazione’, più comunemente noto come ‘Marie Antoinette’, in onore dell’omonima regina.

In un laboratorio poco illuminato di Ginevra, un artigiano incide delicati motivi sulla cassa di un orologio d’oro. A prima vista è solo un orologio, uno strumento di misurazione del tempo, ma all’interno dei suoi intricati meccanismi si nasconde un’orchestra in attesa di esibirsi. Premendo una leva, una dolce melodia riempie l’aria, un’armonia di rintocchi che riecheggia secoli di artigianato. Questo è il mondo degli orologi musicali meccanici, dove arte, musica e ingegneria convergono per creare capolavori che trascendono la loro funzione.

Jaquet Droz, orologio da tasca con automi e ripetizione minuti ‘Parrot Repeater’. Esemplare unico, Numerus Clausus I/I.

Un orologio musicale è un dispositivo che non solo segna l’ora, ma canta. Utilizzando mezzi meccanici, produce infatti suoni attraverso campane, gong o pettini metallici accordati colpiti da piccoli martelli per creare delicate melodie. Alcuni di questi segnatempo sono dotati di ripetitori di minuti, che scandiscono le ore, i quarti e i minuti su richiesta. Altri, come la Grande e la Petite Sonneries, funzionano come orologi da torre in miniatura, suonando automaticamente le ore e i quarti. Ancora più complessi sono gli orologi a carillon, dotati di più gong per

produrre sequenze musicali stratificate. I più incantevoli sono gli orologi musicali con automi, dove figurine in movimento danzano in sincronia con i rintocchi, creando uno spettacolo sia uditivo che visivo. Dalle loro origini rinascimentali al loro posto nell’alta orologeria moderna, questi orologi hanno affascinato collezionisti e artigiani. Al di là del loro ruolo di strumenti di misura, essi incarnano la creatività umana, l’ingegno meccanico e un’eccellenza artistica che continua a ispirare. Le loro melodie sono più che suoni: sono echi di storia.

A destra, Bulgari ‘Octo Roma Carillon Tourbillon’, con movimento meccanico di manifattura a carica manuale, ponti traforati, ripetizione minuti, carillon a 3 martelli e tourbillon.

Un’eredità in movimento

Il concetto di orologio meccanico in grado di produrre suoni non è nuovo. Uno dei primi esempi di orologio meccanico musicale è stato il celebre ‘Elephant Clock’, progettato da Al-Jazari nel XIII secolo. Questo dispositivo alimentato ad acqua era dotato di un tamburino automatico e di altre figure in movimento che segnavano il passare del tempo, il che lo rende uno dei primi casi conosciuti di meccanismo di misurazione del tempo che incorpora la musica.

In Europa, gli orologi musicali sono emersi nel XV secolo come orologi monumentali da torre nelle cattedrali e nelle piazze pubbliche. L’orologio astronomico della cattedrale di Strasburgo, costruito inizialmente nel XIV secolo, integrava figure animate e un meccanismo di rintocchi, ponendo le basi per i futuri sviluppi di orologi più piccoli e portatili. Nel XVIII secolo, gli orologiai svizzeri e francesi avevano perfezionato l’arte di incorporare carillon in miniatura negli orologi, creando oggetti che erano tanto tesori artistici quanto meraviglie tecniche.

Uno degli orologi musicali più famosi della storia è il ‘Marie Antoinette’, commissionato nel 1783 per la regina di Francia. Sebbene alcuni sostengano che fu Maria Antonietta stessa a ordinarlo, altri suggeriscono che fu il suo amante, il conte Hans Axel von Fersen, a richiedere il leggendario orologio al maestro orologiaio Abraham-Louis Breguet. Indipendentemente dalle sue origini, il segnatempo divenne uno dei progetti più ambiziosi della storia dell’orologeria. Dotato di 23 complicazioni, tra cui una ripetizione minuti, fu completato 44 anni dopo la sua commissione, dopo la morte di Maria Antonietta e di Breguet. Rimane un simbolo di maestria senza compromessi e un apice dell’ingegno meccanico.

Il suono della necessità

L’arte e la funzione hanno guidato lo sviluppo dei meccanismi di suoneria

negli orologi. Prima che gli orologi da tasca si diffondessero, gli orologi da torre battevano le ore per informare i cittadini dell’ora, soprattutto al buio o da lontano. Questa necessità si è trasferita agli orologi personali, portando alla creazione di ripetitori di minuti e di suonerie. Per gli aristocratici e i viaggiatori, questi orologi d’effetto rappresentavano un modo discreto per controllare l’ora senza consultare il quadrante.

Con l’evoluzione dell’orologeria, questi pratici rintocchi divennero una sofisticata miscela di musica e meccanica. Le Grandi Suonerie, che suonano automaticamente sia le ore che i quarti, e le Piccole Suonerie, che suonano solo i quarti, portano in mano la grandezza delle campane delle cattedrali. I carillon divennero più di una semplice necessità funzionale: divennero un marchio di lusso, artigianalità e innovazione.

Arte oltre le epoche

Il fascino degli orologi musicali va oltre le loro melodie: la loro bellezza artistica è, infatti, altrettanto accattivante. Realizzati da maestri artigiani, questi orologi presentano spesso arzigogolate incisioni, smalti dipinti a mano e pietre preziose che li elevano a oggetti d’arte. Motivi guilloché, smalti cloisonné e lavorazioni in oro cesellato a mano adornano le casse, trasformando ogni orologio in una tela in miniatura di arte orologiera.

Durante il periodo barocco, gli orologiai abbellirono i loro segnatempo musicali con motivi floreali, cherubini ed elaborate volute.

L’epoca del Rococò introdusse disegni asimmetrici, delicate smaltature pastello e immagini romantiche, mentre l’Art Nouveau prediligeva motivi fluidi e organici ispirati alla natura. Materiali di lusso come l’oro, il platino e le pietre

preziose rafforzano ulteriormente lo status di questi orologi come tesori di ingegneria e bellezza.

Uno dei migliori esempi moderni di orologio musicale automatico è il ‘Parrot Repeater di Jaquet Droz’ (2018). Questo straordinario pezzo presenta una ripetizione minuti accanto a una scena di automa in movimento, dove due pappagalli svolazzano, il loro uovo si schiude e i loro pulcini si muovono. Realizzato con ricercate incisioni, smalto dipinto a mano e cassa in oro rosso, esemplifica il fascino duraturo degli orologi musicali automatici, dove una storia visiva accompagna ogni rintocco.

La musica del tempo

Il cuore di un orologio musicale consiste nel trasformare il movimento meccanico

in suono. Minuscoli martelli colpiscono pettini accordati, delicati perni pizzicano cilindri in miniatura e i mantici creano melodie che risuonano con chiarezza. Le composizioni suonate da questi orologi spaziano dalle sinfonie barocche alle melodie popolari, catturando lo spirito culturale del loro tempo.

Gli orologiai moderni continuano a perfezionare questa tradizione musicale. Il Bulgari ‘Octo Roma Carillon Tourbillon’ (2022) rappresenta una perfetta armonia tra ingegneria contemporanea e orologeria musicale. Dotato di una ripetizione minuti a carillon con tre martelli, produce un suono profondo e risonante con una maggiore complessità tonale. La cassa in titanio è stata meticolosamente progettata per l’amplificazione acustica, per

garantire che la melodia risuoni con chiarezza e calore.

Ingegnerizzare l’impossibile

L’innovazione rimane la forza trainante dell’evoluzione degli orologi musicali. Gli orologiai contemporanei hanno affinato le tecniche di miniaturizzazione, migliorato i meccanismi di suoneria e introdotto nuovi materiali per migliorare la qualità del suono. Il segnatempo Chopard ‘L.U.C. Strike One (2023)’ è una testimonianza di questa ricerca della perfezione e incorpora un gong monoblocco in zaffiro, una tecnologia all’avanguardia nel settore che consente ai rintocchi di risuonare con una chiarezza senza pari. A differenza dei ripetitori tradizionali che suonano su richiesta, questo orologio suona automaticamente una volta all’inizio di ogni ora, fondendo senza soluzione di continuità una meccanica d’impatto con un’eleganza raffinata.

Un altro capolavoro di ingegneria acustica è l’orologio F.P. Journe ‘Répétition Souveraine’ (2009), una ripetizione minuti che raggiunge una notevole qualità sonora all’interno di una cassa ultrasottile. I suoi timbri sono fissati direttamente alla cassa, massimizzando la trasmissione del suono e creando una suoneria robusta e raffinata. Queste innovazioni dimostrano che il fascino dei segnatempo musicali non è affatto svanito, al contrario: si sta evolvendo in modi che spingono i confini dell’arte meccanica.

Una risonanza senza tempo

Gli orologi musicali si trovano al crocevia tra arte, musica e ingegneria, intrecciando secoli di artigianato e ingegno. Dalle loro origini nelle corti reali d’Europa alle moderne incarnazioni nell’alta orologeria, rimangono una testimonianza della creatività e della precisione umana.Un tempo ascoltate nei grandi saloni di re e imperatori, le loro melodie continuano a incantare coloro che apprezzano la poesia del suono meccanico. Con il progredire della tecnologia orologiera, questi segnatempo sono un promemoria del fascino duraturo dell’artigianato, dove il ticchettio degli ingranaggi incontra l’armonia del suono e la storia trova la sua voce nelle mani di un orologiaio.

Sergio Galanti

Sotto, Chopard ‘L.U.C Strike One’.
Sopra, F.P.Journe ‘Répétition Souveraine’.

Via Cantonale 1, CH-6916 Grancia Tel: +41 91 25 25 101 info@bentleylugano.com www.lugano.bentleymotors.com

Paesaggi linguistici e test manageriali

Nessun altro Paese vanta una densità di studi di psicanalisi, cliniche e fondatori di nuove teorie, inclusi i test usati nella valutazione del potenziale manageriale, pari alla Svizzera, grazie a C.G. Jung, di cui si celebrano i 150 anni dalla nascita agli Eventi letterari Monte Verità.

Foreste in cui ci si smarrisce come nei propri desideri, ghiacciai gelidi come la matrigna di Biancaneve, laghi scintillanti dalle cui profondità erompono passioni represse con venti tempestosi, gole scavate nelle montagne come ricordi d’infanzia: la natura è sempre stata uno specchio dell’anima. E questo è particolarmente vero per il paesaggio svizzero, con il suo selvaggio alternarsi di dolci colline e aspre vette.

Già nel XVIII secolo, quando ancora non esistevano i campionati mondiali di sci e nessuno andava a nuotare, ma tutti temevano elementi estranei come neve e acqua, pittori e poeti si avventuravano in territori ai confini della civiltà. Il ginevrino Jean-Jacques Rousseau, ad esempio, amava aggirarsi nei boschi - che definiva il suo “cabinet de travail” - annotando sulle carte da Jass idee e riflessioni. Come la volta in cui, mentre esplora una foresta solitaria e, sdraiatosi sul muschio, già si sente un novello Colombo alla scoperta di un continente ignoto, viene interrotto da un rumore di colpi ripetuti. Seguendolo si ritrova davanti a una fabbrica di calze. Meravigliato, annota: in nessun luogo natura e civiltà sono così vicine come in Svizzera. Non è in fondo diversa da un grande boulevard parigino, con case circondate da giardini selvaggi.

Calcando le sue orme, i surrealisti si avventureranno di notte nei parchi parigini, constatando come le persone sembrino non poter fare a meno di baciarsi!

Psiche e geografia entrano in un dialogo silenzioso durante le passeggiate solitarie nella natura, ma anche nelle incursioni notturne in città. I cosiddetti architetti situazionisti hanno indagato questo aspetto nell’ambito della loro “psicogeografia” a Parigi negli anni Sessanta. Volevano creare intere aree urbane in cui esclusivamente si giocasse o zone

Stefan Zweifel, Direttore artistico degli Eventi letterari Monte Verità - quest’anno in programma dal 10 al 13 aprile - autore di questo contributo.

Da non perdere

Il Premio Enrico Filippini, assegnato in occasione degli Eventi letterari Monte Verità, celebrerà quest’anno la casa editrice Adelphi, rendendo omaggio al suo costante impegno nel preservare e innovare una visione editoriale che ha influenzato profondamente la cultura internazionale, in particolare nei campi della letteratura, psicoanalisi, filosofia e saggistica. A rappresentarla, il 12 aprile, Teresa Cremisi, presidente, e Roberto Colajanni, direttore editoriale. A inaugurare il Festival sarà invece, giovedì 10 aprile alle 19.30 presso il PalaCinema di Locarno, il critico culturale e autore di culto Erik Davis, noto per il suo pionieristico Techgnosis. Mito magia e misticismo nell’era dell’informazione

in cui si volesse solo lavorare e guadagnare. Ma anche case che di notte scivolano silenziosamente su rotaie verso il mare, per trovarsi al risveglio catapultati in un nuovo paesaggio con una nuova anima.

In particolare, il Ticino e il Monte Verità formano un paesaggio dell’anima unico nel suo genere. Qual è il mistero che si cela dietro l’attrazione di questa “montagna della verità”? Anche C.G. Jung, di cui quest’anno si celebra il 150esimo anniversario della nascita, ha fantasticato sul carattere svizzero e sul mondo alpino intorno all’Eiger, al Mönch e alla Jungfrau. “La nostra montagna più bella, che domina la Svizzera in lungo e in largo, si chiama Jungfrau. È la protettrice della Svizzera - un monito vivente che ricorda che la terra è vergine madre. È dal loro territorio che gli svizzeri derivano, per così dire, tutte le loro qualità, buone e cattive: concretezza, ristrettezza mentale, insensibilità, parsimonia, solidità, testardaggine, rifiuto degli stranieri, il fastidioso Schwyzerdütsch e l’indifferenza o - in termini politici - la neutralità”.

Per rompere l’isolamento intellettuale degli svizzeri, Jung e Olga Fröbe-Kapteyn fondarono nel 1933 ad Ascona le conferenze Eranos, che avevano lo scopo di riunire il pensiero d’Occidente e Oriente e che esistono ancora oggi.

Jung è stato un pioniere della psicologia dell’inconscio in Svizzera, così come Hermann Rorschach e Leopold Szondi con i loro test. Invenzioni che oggi sono utilizzate anche nei test psico-attitudinali per manager del mondo intero.

Tutti temi e aspetti che verranno esplorati quest’anno dal Festival Eventi letterari Monte Verità: dal 10 al 13 aprile, letteratura, psicologia, musica e danza immergeranno i visitatori nel regno archetipico della fantasia e dei paesaggi linguistici di tutto il mondo sotto le magnolie in fiore.

Caravaggio, ritratto dal vero

Ventiquattro capolavori di Caravaggio: raro poterne ammirare una simile concentrazione - e non sono le solite affermazioni iperboliche che, alla prova dei fatti, si rivelano di poca sostanza. Alcuni, vero, già appartengono alla collezione permanente delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, ma non si è giocato in casa, quanto semmai voluto fare proprio di Palazzo Barberini, centro irradiante a Roma della cultura seicentesca e luogo simbolo della connessione tra l’artista

Grazie a uno dei più ambiziosi progetti espositivi mai dedicati all’opera del Merisi, in occasione del Giubileo 2025 tornano per la prima volta a Roma, nelle splendide sale di Palazzo Barberini, capolavori un tempo parte della sua collezione, insieme a prestiti eccezionali che ritraggono a tutto tondo un radicale innovatore.

Più che mai vivo fra i contrasti delle sue luci e delle sue ombre.

Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, Ritratto di Maffeo Barberini, 1598 ca, olio su tela, 124 x 90 cm. Collezione privata.

lombardo e i suoi mecenati, il fulcro di un ambizioso progetto espositivo nell’anno di Giubileo - e in materia qualcosa ne sapeva bene il padrone di casa, quel Maffeo Barberini che, al di là del singolo che nel suo pontificato come Urbano VIII gli sarebbe stato di spettanza, fra il 1623 e il 1640, ne indisse ben altri otto straordinari. Ecco allora. accanto al San Francesco in meditazione, al San Giovanni Battista, alla Giuditta e Oloferne e al Narciso, tornare nelle splendide sale della reggia barocca opere quali I Musici del Metropolitan,

I Bari oggi in Texas e la Santa Caterina entrata nelle collezioni Thyssen-Bornemisza negli anni Trenta del Novecento: tre opere che Antonio Barberini aveva acquistato nel 1628 dalla collezione del cardinal Francesco Maria del Monte. E poi ci sono tre presenze eccezionali, da collezioni private, normalmente inaccessibili: l’Ecce Homo, comparso nel catalogo di una casa d’aste a Madrid nel 2021 e, vincolato a restare entro i confini spagnoli, acquisito da un collezionista britannico con residenza in Andalusia; la Conversione di Saulo della cappella Cerasi, qui nella prima redazione che si differenzia dalla finale per il supporto utilizzato, una tavola di legno cipresso di grandi dimensioni, molto più preziosa della tela; infine, anche questo mai mostrato in pubblico fino allo scorso autunno quando proprio qui Gallerie Nazionali di Arte Antica è stato

In questa pagina, 3 dei 24 capolavori di Caravaggio ‘convocati’ a Palazzo Barberini. Sopra, I Musici, 1597 ca, olio su tela, 92,1 x 118,4 cm che Antonio Barberini aveva acquistato dalla collezione del cardinal del Monte, rientra a casa dal Metropolitan Museum di NY, e (sotto) la Santa Caterina di Alessandria, 1598-99, olio su tela, 173,3 x 133 cm, dal Thyssen-Bornemisza. Accanto, l’Ecce Homo, 1606-09, olio su tela, 116 x 86 cm, Madrid, Collezione Privata, riscoperto in Spagna nel 2021, torna in Italia dopo quattro secoli.

svelato, il Ritratto di Maffeo Barberini, fra i rarissimi ritratti dipinti dal Merisi a esser giunto, seppur sotto traccia, fino a noi.

Gli elenchi corrono il rischio di tediare, ma cotanta qualità merita di essere almeno in parte menzionata e lascia anche intuire il grande lavoro di diplomazia culturale

dietro un evento come questo, dal titolo semplice e puntuale: Caravaggio 2025. Che pone però in realtà una domanda: come si può ancora presentare in maniera originale, oggi, un artista tanto studiato e su cui ogni genere di esposizione è stata organizzata, comprese le molte immersive che tentano di supplire all’assenza di opere e budget con un profluvio di pixel? Ecco che il parterre di eccellenze qui schierato diventa occasione per una rilettura davvero immersiva dell’opera di Caravaggio, ripercorrendone l’intera parabola artistica, dal “Debutto romano” intorno al 1595 al “Finale di partita” nel 1610, con gli ultimi rocamboleschi giorni avvolti dal mistero. Sono questi due i temi-guida delle sezioni che, rispettivamente, aprono e chiudono il percorso, che al suo interno contempla due affondi, l’uno - non poteva che essere così - dedicato alla grande stagione del “Dramma sacro tra Roma e Napoli”, inaugurata dal

ciclo della cappella Contarelli nel 1599, spartiacque per la produzione caravaggesca che si confronta per la prima volta con quadri di historia e da questo momento si dedicherà quasi esclusivamente a temi sacri, dando avvio al suo distintivo stile tragico. Meno evidente, la terza sezione sulla sua ritrattistica, a fronte delle poche testimonianze che ne sono giunte, ma che, come avvallano le fonti archivistiche e le stampe, dovette essere molto vasta e stimata. Dimostrativo proprio il Ritratto di Maffeo Barberini, pubblicato per la prima volta da Longhi nel 1963, che conferma la profondità della pittura del Merisi, capace di immortalare la complessità dell’animo umano: qui, il futuro Urbano VIII, ancora prelato, stringe in mano una pergamena, probabilmente quella che decreta la sua nomina a Chierico di Camera Apostolica, nel 1598, mentre con il braccio destro indica qualcosa fuori dalla tela, invadendo lo spazio dello spettatore: Caravaggio riesce così, insieme alla prospettiva creata dalla sedia di sghembo e alla regia di luci e ombre, sua cifra stilistica, a creare in una postura di per sé statica l’azione, a suggerire l’ambizione che ne farà un pontefice e un’implicita tensione drammatica. Come ben si sa, l’artista spesso però si serviva, anche per i dipinti a soggetto religioso, di persone dei ceti sociali più umili, che

Caravaggio, Martirio di Sant’Orsola (dettaglio), 1610, olio su tela, 143 x 180 cm, Napoli, Gallerie d’Italia, Collezione Intesa Sanpaolo.

qui ritroviamo nella bellissima modella - forse la celebre cortigiana Fillide Melandroni - che presta la sua immagine per, esposte, Marta e Maria Maddalena, Giuditta che decapita Oloferne e Santa Caterina d’Alessandria, opera quest’ultima che una svolta capitale nella produzione artistica del pittore: secondo un suo antico biografo, Giovan Pietro Bellori, infatti, è qui che comincia a “ingagliardire gli oscuri”, avviando un processo che giungerà a piena maturazione nelle tele della cappella Contarelli.

Promossa dalle Gallerie Nazionali d’Arte Antica con la Galleria Borghese e il supporto della Direzione Generale Musei - Ministero della Cultura, appena inaugurata e in programma fino al 6 luglio a Palazzo Barberini (che già di per sé vale la visita e permette anche di ricordare il genio architettonico dei ticinesi Maderno e Borromini), Caravaggio 2025 mette in luce gli snodi più significativi della breve (39 anni) ma prolifica vita del pittore, fra Milano, Roma, Napoli, Malta e Sicilia, arricchendone la conoscenza con nuovi tasselli importantissimi e così ribadendone il ruolo seminale nella cultura figurativa europea, per una volta puntando meno sul mito di una figura dall’esistenza che si tinge degli stessi contrasti delle sue tele e più sulla consistenza di un lavoro di approfondimento e sinergie perfettamente orchestrato, grazie anche all’eccellente

L’ultimo Caravaggio

Solitamente esposto a Napoli presso le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, parte delle sue collezioni, il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio è uno dei 24 capolavori che impreziosiscono la mostra a Palazzo Barberini, di cui la Banca è Main sponsor.

L’opera è di fatto l’ultima del Merisi, realizzata poco più di un mese prima della sua morte. Commissionata dal principe Marcantonio Doria (la cui famiglia aveva per protettrice proprio Sant’Orsola), fu eseguita con molta rapidità, probabilmente perché si accingeva a partire per Porto Ercole per essere graziato dal bando capitale - viaggio in cui però trovò la morte. Uscita dallo studio del pittore ancora fresca di vernice e incautamente esposta al sole, la tela è andata incontro a una sofferta conservazione. Ai travagli patiti nei secoli

- guasti, ampliamenti, ridipinture, che ne avevano profondamente alterato la leggibilità e la chiarezza iconografica - ha posto rimedio l’importante restauro promosso dalla Banca, sua acquirente, tra il 2003 e il 2004. L’anno scorso, in vista di questa nuova esposizione, dopo essere rientrato in estate dalla National Gallery di Londra cui era stato prestato per una mostra in occasione dei 200 anni del museo, il quadro è stato oggetto di un importante lavoro di pulitura che ha portato alla luce tre nuove figure attorno alla santa scomparse nel tempo. Inoltre è stato dotato di una nuova cornice secentesca, adattata al climaframe realizzato per garantire una conservazione ottimale.

“La responsabilità di avere in collezione l’ultimo dipinto di Caravaggio impone il coinvolgimento dei migliori studiosi, dei massimi esperti e delle imprese private con le maggiori competenze tecniche, nella consapevolezza di prendersi cura di un pezzo di patrimonio universale. Ogni decisione è discussa insieme a Sovrintendenza e Ministero. Il restauro conservativo, la cura attenta, la nuova cornice e una migliore protezione permettono al pubblico di conoscere sempre meglio il valore delle collezioni di Intesa Sanpaolo”, ha commentato Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia. Con il suo piano pluriennale “Progetto Cultura”, la Banca esprime il suo impegno per la promozione dell’arte e della cultura italiana al fianco delle istituzioni pubbliche e dei principali musei nazionali, oltre che con la cura delle sue raccolte d’arte.

lavoro dei curatori - l’esperta del Caravaggio Maria Cristina Terzaghi, la Direttrice Galleria Borghese Francesca Cappelletti, e il Direttore Gallerie Nazionali di Arte Antica Thomas Clement Salomon.

Ventiquattro capolavori, anzi venticinque perché extra moenia ma eccezionalmente visitabile in occasione della mostra, è il Giove, Nettuno e Plutone, l’unico dipinto murale eseguito da Caravaggio (1597 circa) all’interno del Casino dell’Aurora, a Villa Ludovisi (Porta Pinciana) su commissione del cardinale del Monte per il soffitto del camerino in cui quest’ultimo si dilettava d’alchimia. Una chicca poco nota del primo periodo nella Città Eterna del pittore, testimone del suo rapporto con

il suo primo facoltoso mecenate romano, al servizio del quale era entrato nel 1597, realizzando capolavori di quella “pittura comica” che caratterizza la sua fase giovanile come I Musici, la Buona Ventura e i Bari, ancora contraddistinti da un uso della luce lontano dai possenti chiaroscuri della maturità per cui è universalmente noto, ma certo non meno interessante per apprezzarne l’evoluzione così fulminea e comprendere le radici della sua capacità di raccontare l’animo umano nelle sue sfaccettature più profonde, dall’innocenza alla violenza, dalla speranza alla disperazione, a tutto tondo, nella sua verità.

Mirta Francesconi

L’ordine come principio di libertà

“Dove nasce l’ordine, nasce il benessere”, annotava Le Corbusier nel 1923. Un pensiero che ne ha guidato l’incessante lavoro di ricerca e pratica progettuale, interpellando tanto l’architetto, quanto il designer, l’urbanista, l’artista e l’uomo di lettere in lui. A illustrarne il multiforme ma rigoroso ingegno, la mostra del Zentrum Paul Klee di Berna, al suo ventesimo anno di attività.

Monumentale nella durata, come nella performance del suo protagonista e nell’estetica imponente e scultorea che racconta, The Brutalist oltre ai meriti cinematografici, ha quello di aver riportato l’attenzione su un movimento che ancora divide fra detrattori che tacciano di freddezza e inospitalità un approccio che si voleva invece ispirato ai principi del funzionalismo e della comunità, e chi al contrario ne apprezza proprio il rigore e la grezza poesia. Anche se il fittizio Lazlo Tóth del magistrale Adrien Brody è più una sintesi di Marcel Breuer, Louis Kahn e Paul Rudolph, non si può non pensare a Le Corbusier, che del brutalismo è stato fra i maggiori precursori e riferimenti, con la sua visione architettonica e la predilezione per il cemento armato a vista, portata ai vertici in progetti come l’Unité d’Habitation a Marsiglia (1945-52), la cappella di Notre-Dame-Du-Haut de Ronchamp (1950-1955), il convento de La Tourette

a Éveux (1953-60), fino alla sua apoteosi nell’utopia abitativa modernista di Chandigarh (1950-65), interamente edificata in “béton brut”, come Le Corbusier stesso aveva battezzato il calcestruzzo, termine a cui si richiama il nome del movimento.

Una conferma in più di quanto il maestro franco-svizzero abbia segnato l’architettura moderna, sfruttando le nuove possibilità offerte dal progresso tecnico in combinazione con i sempiterni principi classici, come il rapporto aureo, per ripensare l’abitazione e lo spazio urbano migliorando la qualità di vita, all’insegna di una visione che collegava arte e architettura, cultura e società. Sul Le Corbusier, al secolo Charles-Edouard Jeanneret (La Chaux-de-Fonds 1887- Roquebrune-Cap-Martin 1965), si è molto detto e scritto; documentari, mostre e pubblicazioni di ogni sorta ne hanno celebrato il genio e approfondito il pensiero. Ma per chi, anche complice l’attenzione riaccesasi su quel periodo della storia architettonica con The Brutalist, fosse interessato ad an-

Per il progetto-testamento di Chandigarh, Le Corbusier disegnò anche gli arazzi destinati al complesso governativo, poi tessuti nel Kashmir, richiamando i valori dell’India moderna e creando un’atmosfera di armonia all’interno dei suoi edifici in cemento grezzo. Accanto, lo studio per l’arazzo della Sala del Consiglio dell’Alta Corte di Chandigarh, 1961, tempera su stampa calcografica, 49 x 122 cm.

dare oltre la superficie a cui spesso condanna una quotidianità di troppi impegni e ancor maggiori distrazioni, la mostra in corso, fino a 22 giugno, al Zentrum Paul Klee di Berna offre tutti gli elementi, nel giro di poche ore, per immergersi nel suo pensiero e scoprirne il processo creativo.

Arte-Ricerca-Architettura sono i tre assi interconnessi su cui è costruita l’esposizione, da leggere nelle reciproche relazioni. Ecco che l’Arte si rivela come forza trainante per l’architettura e il design - in particolare, grazie al disegno, strumento prediletto da Le Corbusier per ricordare e assimilare ciò vedeva e concepire nuove idee -, ma ha anche la forza di una disciplina autonoma, che lo ha accompagnato dagli anni della formazione all’ultima opera, come illustra in mostra la compresenza di dipinti iconici del purismo degli anni Venti, movimento fondato insieme ad Amédée Ozenfant a Parigi, con disegni astratti colorati, sculture sorprendenti e collage di carta dell’ultimo periodo, rivelando un lato poco noto.

Anche gli studi di progetti completati e non, schizzi e disegni, modelli e visualizzazioni esposti nella sezione dedicata all’Architettura sottolineano lo stretto parallelismo fra pratica progettuale e opera artistica. Le fotografie di Richard Pare evocano gli edifici stessi accanto agli studi, mentre in chiusura di percorso la videoinstallazione dell’artista austriaca Kay Walkowiak riflette sullo stato attuale della città di Chandigarh. Nel mezzo, la sezione dedicata alla Ricerca è il cuore della mostra e la sua chiave di lettura. Una panoramica del lavoro quotidiano del grande maestro, le cui attività si dividevano anche fisicamente tra i due atelier parigini: i laboratori-officine in Rue de Sèvres, che oggi non esistono più, adibiti a progettazione e pianificazione di progetti edilizi, e l’atelier in Rue Nungesser-et-Coli, dove andò ad abitare nel 1934, destinato al lavoro appartato, alla creazione e progettazione e all’arte, nella convinzione che un’occupazione artistica regolare fosse la premessa per una fantasia vivace. Sono presentati anche pezzi della collezione privata dell’architetto: cartoline postali (ne possedeva 2.300, di siti storici, edifici, opere architettoniche, fenomeni naturali o scene folcloristiche, sua fonte di ispirazione: una selezione ne è qui presentata per la prima volta in Svizzera), opere d’arte di conoscenti e non, oggetti antichi acquistati nel corso dei viaggi, esempi di ceramica popolare o plastiche africane e, sempre più, “oggetti a reazione poetica”: conchiglie, pezzi d’osso, pietre ed altri elementi naturali, che con le loro strutture e processi di crescita guidano l’evoluzione di Le Corbusier verso un formale linguaggio organico. Inoltre viene riservata una sala ai di-

Tre lavori che testimoniano il percorso di ricerca sviluppato da Le Corbusier lungo la sua intera carriera, unendo arte e architettura in una visione organica e ispirata al principio creativo dell’ordine. Dall’alto: Nature morte au siphon, 1928, olio su tela, 134 x 155 x 7 cm; s.t. (Studio per la serie “Ozon 40”), 1940, grafite, inchiostro e tempera su carta, 27 x 21 cm; Poème de l’angle droit (portfolio, f 55), 1955, litografia, 32 x 49 cm, dalla Fondation Le Corbusier di Parigi al Zentrum Paul Klee di Berna fino al 22 giugno.

segni realizzati durante le conferenze all’estero, che ne attestano l’entusiasmo nel diffondere le idee moderniste. Non mancano i libri, di cui fu prolifico produttore - sul passaporto si definiva homme de lettres - prendendo parte a tutte le fasi di realizzazione, dal contenuto, alla scelta delle immagini, fino al design. Un percorso - quello proposto dal Zentrum Paul Klee di Berna che con questa importante mostra inaugura l’anno del suo ventesimo anniversario - dal quale emerge come il principio dell’ordine dagli anni Venti abbia assunto un ruolo guida nell’opera del maestro franco-svizzero: creare, progettare significa per Le Corbusier “mettere in ordine le cose”, come recita proprio il titolo della mostra. Ordine come fonte di benessere: oggi che si tende invece a vedervi la monotonia suona quasi reazionario. Una nozione utopica e ambivalente: l’ordine come condizione di calma e sicurezza richiede regole e disciplina, e questo lo sa bene l’architetto. È il patto fra uomo e natura alla base della civiltà e della città, illustrato dalla rappresentazione di un uomo in piedi in un paesaggio collinare nel suo celeberrimo libro-testamento di Le Corbusier, Poème de l’angle droit, dove la mano che disegna un angolo retto allude al momento della comprensione: l’ordine conferisce all’uomo la capacità di comprendere e creare. Cosmo contro caos. Questo il compito intramontabile dell’arte e dell’architettura per Le Corbusier: rendere comprensibile il mondo e organizzarlo per liberarsi dai capricci del caso e dall’arbitrio, per evolvere spiritualmente. Un’aspirazione che nella pratica progettuale lo muove a unire in un rapporto armonioso forme e colori, luce e spazio. Sarà nel progetto di Chandigarh, nuova capitale del Punjab di cui il primo ministro indiano gli affida la progettazione chiedendogli di creare una città moderna, efficiente e incentrata sulle persone, che Le Corbusier ne darà una delle più alte interpretazioni, stabilendo in un luogo precedentemente disabitato, un segno di cultura e di progresso, operando la sua suprema sintesi fra architettura, design, urbanistica e arti plastiche. Nel suo centro si trova non caso la Mano aperta, monumento di pace, fratellanza e accoglienza, e firma simbolica dell’architetto-artista.

© 2025, FLC/ProLitteris, Zurich
© 2025, FLC/ProLitteris, Zurich
© 2025, FLC/ProLitteris, Zurich

Un’auto certo rivoluzionaria

Con il suo inconfondibile rombo cupo e profondo, un modello che ha appassionato il cuore di tanti, ma rimanendo per pochi.

Nel 1978, il premio ‘Auto dell’Anno’, istituito nel 1964 per iniziativa delle più importanti riviste automobilistiche europee, era un riconoscimento prestigioso. Non era ancora il tempo dei social media e l’opinione della stampa specializzata era molto influente. Ogni anno i giornalisti accreditati eleggevano la migliore automobile tra le novità presentate. Molto spesso venivano premiati modelli potenzialmente di larga diffusione prodotti da grandi marche come Fiat, Peugeot, Ford, Opel e Volkswagen. Per me, adolescente appassionato di auto, che aspettavo con trepidazione ogni mese l’uscita in edicola di Quattroruote, fu emozionante vedere assegnato quell’anno il premio a una vettura sportiva, addirittura a una Porsche, marchio che ha sempre esercitato su di me un fascino irresistibile. Porsche 928, eletta Auto dell’Anno 1978.

Basterebbe questo per capire la portata rivoluzionaria della novità presentata dalla Casa di Stoccarda che attraversava in quel periodo una profonda crisi di identità e che aveva già manifestato l’intenzione di cambiare strategia produttiva con

Porsche 928: decretata ‘Auto dell’Anno 1978’, nell’ambito dell’omonimo Premio che era stato istituito nel 1964.

l’introduzione, qualche anno prima, del modello 924, il primo della famiglia transaxle con motore anteriore. Un progetto totalmente nuovo quindi, con un motore anteriore a 8 cilindri raffreddato ad acqua, un abitacolo lussuoso che sembrava preso direttamente da una navicella spaziale e una linea avveniristica, molto aereodinamica e di totale rottura con lo stile della mitica 911 che, secondo i piani della Casa, avrebbe dovuto sostituire.

Le prestazioni erano superiori a quelle della celebre sorella e il livello di comfort decisamente migliore. Il prezzo poi si annunciava elevatissimo e indicava che Porsche voleva alzare il livello della competizione con la concorrenza e sulla carta sembrava non esserci partita.

Il destino della mitica 911 Carrera sembrava segnato.

Come è andata a finire lo sappiamo tutti, la 911 non solo non ha smesso di essere prodotta ma è rinata dalle sue stesse ceneri come altre volte succederà nella

sua lunga storia che per fortuna continua ancora oggi.

La 928 invece non avrà il successo sperato ma verrà caparbiamente tenuta in produzione fino al 1995 nelle sue varie e importanti evoluzioni: dalla prima serie alla S4, alla GT e infine alla 928 Gts, una meravigliosa Gran Turismo che si può considerare praticamente perfetta e che ho avuto la fortuna di possedere qualche anno fa, apprezzandone le doti di grande stradista, con un motore da 5.7 litri dal ‘tiro’ infinito e un’abitabilità inusuale per una sportiva di razza, che mi consentì di caricare persino la mia bici da corsa per un weekend sul Lago Maggiore.

Ma si sa, alle volte la perfezione non scalda il cuore degli appassionati e questo modello rimarrà per sempre un po’ ‘snobbato’ riuscendo a totalizzare poco più di 60mila esemplari costruiti in 17 anni e venduti con discreto successo soprattutto negli Stati Uniti, la maggior parte dei quali con cambio automatico.

Oggi le 928 sono diventate a loro volta oggetti da collezione come tutte le Porsche (anche se con quotazioni inferiori alle 911) ma personalmente trovo irresistibili soprattutto i primi esemplari, ormai molto rari, con quel fantastico rombo cupo e profondo, i bellissimi colori vivaci come l’azzurro o l’oro metallizzato, abbinati agli spettacolari interni ‘pacha’ a scacchi bianchi e neri, che rimangono una delle testimonianze più straordinarie di ciò che di audace e innovativo era in grado di fare l’industria dell’auto sportiva europea negli anni Settanta.

Era bellissima, affascinante e non somigliava a nessun’altra.

Sembrava venisse da un altro pianeta. Marco Betocchi

Dominare la strada

Ibrido o diesel? Basta che sia Suv! Sicurezza e comfort, robustezza e versatilità dai tragitti in città ai percorsi off-road, fanno degli Sport Utility Vehicle una categoria sempre più popolare. Con molte novità in serbo quest’anno. Per guardare la strada sempre dall’alto.

Landrover Discovery 3.0D I6 D300 R-Dynamic SE

Versatile e capiente come tutte le Land Rover, la Discovery 3.0 presenta un aspetto più sportivo grazie all’ultimo restyling. Più moderni anche gli interni, con nuova console centrale con schermo da 11,4 pollici del sistema di infotainment aggiornato al Pivi Pro. Lo spazio a bordo è comodo anche per una famiglia di 7 persone, con vani per riporre qualsiasi cosa. Dietro alla terza fila rimane ancora spazio per 172 litri, che diventano 986 litri con 5 posti e fino a 2.485 litri utilizzando solo i due anteriori.

Con il nuovo motore Ingenium D300, sei cilindri in linea tremila turbodiesel in

Landrover Discovery 3.0D I6 D300 R-Dynamic SE

alluminio con 300 Cve 650 Nm si ha anche la spinta elettrica di un sistema mild hybrid a 48 Volt, che probabilmente aiuta più a contenere le emissioni che alla guida. Davvero un bel motore, a partire dal sound. E un piglio sportivo lo mostra anche quando si preme sull’acceleratore con un tiro poderoso da 0-100 km/h in 6,8” e un consumo dichiarato Wltp di 8 l/100 che è un buon risultato considerando il peso di circa 2.400 kg e la trazione integrale permanente. I suoi cerchi da 21

pollici gommati 275/45 insieme alle sospensioni pneumatiche adattive fanno miracoli per rendere la guida veloce e agile anche su strade di collina, con un eccellente isolamento acustico che non lascia filtrare nulla del rotolamento delle ruote sull’asfalto.

Volkswagen Tiguan 2.0

TDI 4Motion R Line

Da sempre modello cruciale per le vendite della Volkswagen, la Tiguan di terza generazione si presenta con un design rinnovato e linee più decise, arrotondate e moderne, evidenziate dal nuovo frontale con fari Matrix Led Hd, tra i più avanzati sul mercato. La gamma motori è versatile con benzina, diesel, mild e plug-in hybrid. La versione 2.0 Tdi monta un motore diesel da 190 cavalli, abbinato al cambio

Volkswagen Tiguan 2.0 TDI 4Motion R Line

automatico Dsg e alla trazione integrale 4Motion. L’allestimento R-Line aggiunge dettagli sportivi per un look ancora più grintoso.

Uno dei punti forti della Tiguan è lo spazio interno, con bagagliaio da 652 a 1650 litri abbattendo i sedili posteriori. Il cuore tecnologico è l’infotainment Mib4.

L’esperienza di guida combina comfort e dinamismo grazie al sistema di sospensioni Dcc Pro, che regola in modo indipendente ogni ruota. Il motore diesel da 150 cavalli è sufficiente per muovere agilmente la Tiguan. Il cambio automatico Dsg, ora ottimizzato, garantisce transizioni fluide e veloci, soprattutto in città.

Nonostante il peso di circa 1700 kg, si distingue per la sua efficienza. Rispetto alle versioni plug-in hybrid, conserva il vantaggio di una maggiore capacità del bagagliaio e un’autonomia superiore senza necessità di ricarica. I sedili anteriori sono massaggianti, ventilati e riscaldati. L’ultima versione dell’assistente di parcheggio consente di entrare e uscire dal posteggio in modo completamente automatico da una distanza massima di 50 metri. Al di là degli effetti speciali, all’interno si nota anche un bel salto di qualità, con finiture di livello decisamente superiore rispetto a prima. Anche le plastiche sono morbide ed è evidente la grande precisione nel montaggio, da sempre fiore all’occhiello della VW.

Renault Symbioz

E Tech full hybrid

Renault Symbioz E Tech full hybrid Proposta esclusivamente con il motore full hybrid E-Tech da 143 cavalli e lunga 4,41 metri, la Symbioz è la più compatta di segmento C con lo stemma Renault sul petto di un motore ibrido. Si inserisce a metà strada tra la Captur e la più grande Austral e offre un bagagliaio dalla capienza di ben 624 litri (dichiarati dalla Casa) con tutti e cinque i posti in posizione, grazie alla panca posteriore scorrevole capace di modulare lo spazio interno. Tecnicamente nasce sulla medesima piattaforma della Captur ma con una coda tutta nuova poiché i designer hanno

Aston Martin Vantage Roadster in anteprima allo showroom di Cadenazzo

Martedì 25 febbraio, presso lo showroom Aston Martin Cadenazzo, è stata presenta in anteprima in Ticino la nuova Aston Martin Vantage Roadster, evoluzione della Vantage Coupe, ora disponibile in questa raffinata declinazione cabriolet. Caratteristica distintiva il tetto pieghevole elettrico, il più veloce in vendita oggi, che si apre e si chiude in soli 6,8 secondi anche a velocità fino a 50 km/h. Il motore V8 twin-turbo da 4.0 litri, potenziato a 665 CV e 800 Nm di coppia, consente un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 3,5 secondi e una velocità massima di 325 km/h. Il design, raffinato e aggressivo, presenta una griglia anteriore più ampia, fari a Led di nuova generazione e una linea ancora più muscolosa. Come la Vantage Coupe include avanzati sistemi quali l’Active Vehicle Dynamics, il Differenziale Elettronico Posteriore (E-diff), e gli ammortizzatori adattivi Bilstein Dtx, appositamente tarati per garantire massime performance e comfort in ogni condizione di guida.

Aston Martin Cadenazzo, via Monte Ceneri 1, 6593 Cadenazzo ,Tel. +41 91 850 20 24

avuto carta bianca per creare un lato B più generoso nello sbalzo, per garantire un baule con 140 litri in aggiunta. Molto bella anche la console sospesa per ricavare un bel portaoggetti e il touchscreen verticale da 10,4” dal funzionamento facile, intuitivo e veloce.

Grazie al sistema full hybrid si parte sempre in silenzio, con l’apporto del solo motore elettrico. Dopo il primo slancio, l’erogazione diviene più equilibrata, per un discreto allungo finale. In ambito urbano, il mix fra prestazioni, comfort e consumi raggiunge davvero un ottimo compromesso, con sospensioni tendenzialmente morbide, che preservano la schiena dei passeggeri. In manovra si apprezza uno sterzo molto leggero e non manca una certa verve in accelerazione, con uno scatto 0-100 km/h in circa 10 secondi e mezzo. Utile, poi, il tasto Save a sinistra del volante, per salvaguardare la carica della batteria, sfruttando il potenziale dell’elettrico quando ce n’è assoluto bisogno, magari su una strada di montagna per tenere bassi i consumi del quattro cilindri aspirato.

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