


i disturbicomuniconquello che abbiamo in casa
Introduz I one
Noi, protagoNisti delle Nostre cure pag. 7
gli strumeNti terapeutici
Cap I tolo I le regole d’oro pag. 13
Cap I tolo II l’acqua pag. 17
Cap I tolo III il sale pag. 29
Cap I tolo IV il caldo e il freddo pag. 37
Cap I tolo V la posizioN e pag. 49
la dispeNsa-farmacia
Cap I tolo VI tutto ciò che serve pag. 57
Cap I tolo VII guardiamoli da vici No pag. 59
i l proNtuario
Cap I tolo VIII quello che possiamo curare pag. 93
Cap I tolo IX gli avveleNameNti pag. 147 a ppend IC e i ceNtri a NtiveleNi pag. 156
Noi, protagonisti delle nostre cure ◗
Acqua, sale, limone, cipolla ci sono in tutte le case. Anche una poltrona c’è sempre. Possono salvarci la vita e non è un modo di dire. Sono alcuni degli strumenti che possiamo usare per il primo soccorso.
Ogni anno, nelle case italiane, avvengono 3 milioni di incidenti domestici, alcuni molto gravi. Vittime “privilegiate” i bambini, gli anziani e le donne, che continuano a essere le categorie che in casa passano più tempo. Il medico e il Pronto Soccorso sono certamente i due riferimenti da cui non è possibile prescindere, ma la tempestività dell’intervento è quella che fa davvero la differenza. Una scottatura su cui si interviene nel giro di pochi secondi non lascia nemmeno il segno. Dopo meno di un minuto il danno è fatto e
la pelle deve completamente ricostruirsi. Viviamo in una società dove le persone si curano moltissimo: ogni anno facciamo esami e controlli, andiamo dal medico con sostenuta frequenza. Però noi, personalmente, non sappiamo che cosa è opportuno fare e la soluzione ai nostri malanni viene sempre e solo da un esperto. Come se la salute, che è uno dei nostri interessi primari, fosse competenza esclusiva di altri. Il benessere ci ha messo a disposizione molti strumenti ma… tolto l’iniziativa.
I nostri nonni, oggi ottantenni in piena forma, erano protagonisti delle loro cure. Sapevano agire in prima persona, per prendersi cura di sé e dei loro cari. Influenze, raffreddori, tosse, traumi, punture d’insetti, indigestioni non richiamavano necessariamente il medico in casa. Si provvedeva personalmente e si risolveva, molte volte senza medicine. C’erano minori tecnologie e mezzi, quindi ci si ingegnava con quello che c’era a disposizione: acqua, sale, aceto, impacco caldo o freddo.
A noi questi rimedi sembrano “niente”, perché non sappiamo che i loro omologhi reperibili in farmacia molto spesso non sono che una copia chimica, non necessariamente più efficace, di rimedi casalinghi vecchi come il mondo. Per disinfettare la bocca un
bicchiere di acqua e sale è più efficace e più sano del collutorio più raffinato.
I nostri nonni-bambini succhiavano le piccole ferite sulle mani. Con ciò sfruttando il potere disinfettante - consistente - di quel fantastico cocktail di sostanze che è la nostra saliva.
Oggi, per ogni malanno, esiste qualcosa di specifico, anche i cerotti hanno mille misure, come se fermassero meglio il sangue solo quando sono della esatta lunghezza e forma della ferita.
I prodotti per disinfettare hanno la stessa specializzazione e via di questo passo. Così quando ci allontaniamo un pochino dalla civiltà siamo inermi. Senza il kit di pronto soccorso e quando la prima farmacia è a chilometri di distanza, non possiamo che sopportare il male e rimanere in attesa di chi verrà a salvarci.
Invece abbiamo una insospettabile farmacia proprio in cucina, nella dispensa. Che non vuole sostituire né Pronto Soccorso né medico o medicine, ma essere utilizzabile in quei casi in cui la tempestività, pur in attesa del medico, è fondamentale. E insegnare, quando il malessere è riconoscibile e usuale, a curarsi con poche sostanze base. Magari scoprendo, alla fine, che alcuni malanni si risolvono senza bisogno di niente altro.
rima di descrivere con quali strumenti e come intervenire nelle varie situazioni, d’emergenza o usuali, nelle quali è necessario soccorrere, curare, alleviare il dolore, vediamo tre atteggiamenti determinanti per il buon successo dell’operazione.
Qui entra in gioco la mente, che ha una parte fondamentale in qualsiasi processo di cura e guarigione.
Tutti e tre questi atteggiamenti hanno un presupposto: la positività. Se pensiamo che ciò che faremo porterà a un miglioramento, il nostro sforzo sarà attuato nel modo migliore possibile.
Se ci scoraggiamo, ci spaventiamo, ci lasciamo prendere dall’ansia, allora è meglio “stare fermi” e limitarsi a chiamare aiuto, perché non faremmo che peggiorare la situazione.
Calma w
Quando si ha mal di testa, al massimo ci si può innervosire, ma nel caso di un malessere più grave l’ansia e la paura ci fanno perdere la capacità di ragionare lucidamente e ci spingono ad agire a ogni costo, magari senza una valutazione preventiva di quello che stiamo facendo. Osservare la situazione, anche solo per pochi attimi, invece è fondamentale.
Per esempio, precipitarsi al Pronto Soccorso potrebbe non essere l’iniziativa migliore se è l’ora di punta e il tragitto rischia di diventare infinito. In questo caso sarebbe meglio chiamare un’autoambulanza, che viaggia più veloce. Ma forse non è nemmeno necessario: osservando l’avvenuto con calma, si può capire se la situazione è di vera emergenza o se possiamo fare personalmente un altro intervento e andare dal medico più tardi.
La calma di chi interviene ha anche la funzione di tranquillizzare chi sta male. Se di fronte a una persona ferita, per esempio, ci poniamo con atteggiamento rilassato e positivo, trasmetteremo serenità, ottimismo, fiducia che la situazione possa essere risolta nel modo migliore.
L’infortunato di solito è spaventato, se chi lo circonda lo è più di lui, si crea una situazione di panico che non porta a nessuna soluzione. Invece, infondendo serenità e fiducia a chi sta male, lo si mette nella condizione di accettare le cure e cominciare a guarire.
Forse la persona svenuta starebbe più comoda sul letto, ma bisognerebbe trascinarla per tutto il corridoio. Allora meglio lasciarla per terra, nella posizione descritta alla voce “Svenimenti”.
Oppure: sul bernoccolo sarebbe perfetta la borsa del ghiaccio, ma bisogna trovarla, svuotare la vaschetta del congelatore dai cubetti di ghiaccio, infilarceli dentro e finalmente sarebbe pronta. Nel frattempo il bozzolo comincia a gonfiarsi. Visto che nel freezer troviamo una bottiglia di vodka ghiacciata, possiamo applicare quella. Poi, mentre la parte infortunata è già “in cura”, ci si può organiz zare con la borsa del ghiaccio.
Sono due esempi di come la cosa più semplice, trovata spes so guardando con occhi nuovi gli oggetti di tutti i giorni, sia anche la migliore.
una bottiglia tolta dal freezer può sostituire bene la borsa del ghiaccio
Di fronte a un’emergenza bisogna intervenire senza perdere tempo. Il che significa individuare la cosa che va fatta per prima.
nel soccorso a un infortunato
la tempestività
è fondamentale
Molto spesso, in caso di incidente ritenuto grave, il primo istinto potrebbe essere quello di telefonare al medico o di caricare la persona in auto per portarla al Pronto Soccorso. Ma, se abbiamo mantenuto la calma e possediamo un minimo di informazione su come agire, possiamo individuare altri interventi che hanno la priorità. Per esempio, nel caso sia entrata nell’occhio una sostanza molto tossica, occorre lavare ripetutamente l’occhio con l’acqua, per almeno 5 minuti, per essere sicuri di eliminare ogni residuo. Questo è prioritario, poi si potrà andare al Pronto Soccorso. Agire con tempestività diventa quasi spontaneo se si rispettano i due passaggi precedenti, quello della calma e della semplicità.