


LO PSICOLOGO PER TE
LO PSICOLOGO PER TE
Scopri l’arte di coltivare la tranquillità anche nei momenti difficili
Scopri l’arte di coltivare la tranquillità anche nei momenti difficili
Un imprevisto o un momento di crisi: facile e comprensibile perdere la calma in queste circostanze. Ma poi, come per le tempeste, torna il sereno. Purtroppo oggi non accade così. Stiamo costantemente in allerta, ci sentiamo nervosi, irritabili e non riusciamo più a sperimentare il piacere che viene dal provare un profondo senso di tranquillità. Che fare? È necessario riprendere contatto con il nostro mondo interiore, là dove è presente la vera fonte della calma. Una risorsa che, semplicemente, ci siamo scordati di possedere. Possiamo allora tornare ad attingere a quella sorgente imparando, come prima cosa, a non interferire, a evitare tutti gli atteggiamenti e i pensieri ripetitivi e fuorvianti che bloccano la nostra naturale capacità di ritrovare e coltivare la serenità. È importante poi comprendere che, anche nei momenti difficili, dentro di noi esiste un luogo sicuro, al riparo da tutto, un posto in cui regna la pace. Si dice che al centro di un ciclone ci sia un punto nel quale non imperversano i venti. È un’immagine suggestiva che ci invita a riflettere, perché anche noi possiamo sentirci quieti, pur nel turbinare degli eventi e nel mezzo delle faccende quotidiane e dello stress. Non è necessario aspettare che intorno a noi tutto si plachi. Anzi, aspettare che sia il mondo esterno a trasmetterci la tranquillità è forse il modo più sicuro per non ottenerla mai. Ecco allora come ritrovare, dentro di sé, la propria oasi di calma.
La cultura dominante, dalla forte impronta razionale, è proprio quella che ci spinge a pensare che per sentirci tranquilli dobbiamo aspettare che al di fuori di noi non succeda niente che possa agitarci e che essere calmi sia sinonimo di essere controllati, di essere in grado, cioè, di placare le onde emotive. Il rischio di questo modo di pensare è privarci di un’enorme risorsa: la possibilità di affrontare le difficoltà della vita senza venirne travolti. È anche importante sottolineare che la calma interiore cui tutti aspiriamo non è autocontrollo, non è imparare a non arrabbiarsi, non è smettere di sentire la paura o la rabbia. Il mito dell’equilibrio a tutti i costi inteso come dominio delle emozioni si traduce in una sorta di “anestetizzazione” di ciò che proviamo, che ci rende artificiali perché parte dall’idea che alcuni lati di noi siano un problema da risolvere, o almeno da tenere a freno. L’autocontrollo non è la via. La vera calma è stare al centro di se stessi, accogliendo tutti i propri stati interiori, dalla rabbia alla paura, dalla gioia al desiderio, dalla pressione al distacco, osservandoli, senza giudicare, ma accogliendoli come messaggeri utili, anzi fondamentali proprio perché possono aiutarci a ritrovare la serenità. La vera calma è stare tra le onde delle emozioni imparando finalmente, e semplicemente, a navigarle. È essere nelle cose e anche altrove, è sapersi rilassare mentre il mare della nostra vita è in tempesta, quando le preoccupazioni ci agitano.
Il presupposto, completamente errato, che molti pongono alla base della loro ricerca della calma è che sia possibile vivere una vita in cui non succeda nulla di brutto, di problematico, di difficile. Basare la propria speranza di serenità su una tale base significa destinarsi alla delusione continua. La vita è cambiamento e non sempre il cambiamento è privo di dolore. Talvolta una crisi, con il tempo, diventa un’opportunità, talvolta resta una crisi. Ma non possiamo evitare di confrontarci con ciò che accade. In pratica, non si tratta di evitare i problemi, ma di riconoscerli, accettarli e affrontarli, mantenendo il punto con consapevolezza, forza d’animo e flessibilità.
Pensiamo di essere più esposti all’agitazione e all’inquietudine perché siamo deboli e insicuri e per questo facciamo fatica ad affrontare certe situazioni?
Niente di più sbagliato. Primo perché in noi gli opposti, come forza e debolezza, convivono, secondo perché il linguaggio ha molte sfumature.
Ecco su cosa occorre riflettere per cambiare punto di vista.
Meno sicuro = più aperto (non più insicuro)
Meno forte = più flessibile (non più debole)
Meno controllato = più creativo (non più “fuori di testa”)
Una delle questioni che è necessario comprendere è relativa a cosa disturba il nostro equilibrio. Cosa c’è dietro il disagio e il malessere che proviamo, dietro i litigi o gli attacchi di rabbia, dietro tutto ciò che, in un modo o nell’altro, ci toglie la tranquillità? Occorre essere consapevoli che le lotte con l’esterno sono spesso il frutto di una nostra resistenza. Vogliamo che le cose vadano come pensiamo noi, che gli altri si comportino secondo i nostri pensieri, che addirittura la vita si svolga seguendo i nostri piani. E tutta l’ostinazione che poniamo nel non accettare le cose così come sono ci toglie tranquillità. Inoltre molto spesso l’origine del conflitto con gli altri è la conseguenza di lotte interne che non vediamo. Brontoliamo, non siamo soddisfatti, ci lamentiamo, non ci va bene nulla perché siamo noi a non andarci bene. Questo qualcosa che ci “divora” dentro trova all’esterno, nel conflitto con il partner, con i figli, con il lavoro che non gira, con gli imprevisti, nel malumore costante, un modo per farsi vedere. Rendersi conto di ciò apre la strada al vero benessere. Saper gestire le inevitabili, piccole o grandi, o quotidiane frustrazioni della vita non dipende da quanto teniamo duro e resistiamo, ma da quanto sappiamo riconoscere e accogliere il nuovo e lasciarci trasformare.
Ognuno si inquieta a modo suo: c’è chi è in preda all’ansia, chi si sente un leone in gabbia, chi urla o batte i pugni. Ma perdere la calma è per tutti l’effetto del conflitto interiore tra una parte di sé che vuole mantenere lo status quo e l’altra che sente la spinta al cambiamento. E quando a prevalere è la prima perdiamo anche la testa!
1 2 3 4 5 6 7
Sentirsi vittima di un’ingiustizia: non sempre si tratta di grandi cose, più spesso ci sentiamo frustrati quando siamo in coda e qualcuno ci passa davanti. È il nostro Ego ad essere ferito.
Rapporti con gli altri: incomprensioni, tradimenti, relazioni difficili, ma anche la mancanza di gratitudine o rispetto nei nostri confronti sono vissuti come la prova del fatto che non valiamo nulla.
L’ansia per il futuro: proiettiamo in avanti le nostre paure, prefigurandoci scenari catastrofici che ci tolgono la serenità.
Il rimuginio mentale: avere troppe cose per la testa crea un ambiente mentale inquieto.
Gli imprevisti: tutto quanto disturba i nostri piani è vissuto come una fonte di agitazione, anche se si tratta solo di un piccolo contrattempo.
Insicurezza economica: è uno delle più grandi fonti di turbamento, spesso, questa sì, dipendente da fattori non del tutto riconducibili al nostro potere.
Malattie e problemi fisici: il senso di limitazione e di precarietà che questi eventi portano è una delle prove più grandi per la nostra capacità di trovare la calma interiore.
Che cosa fai?
Che cosa dici?