

ESTATE: COSÌ TI RICARICHI DI ENERGIA E BUONUMORE



ESTATE: COSÌ TI RICARICHI DI ENERGIA E BUONUMORE
Bastano pochi giorni per eliminare ansia e tensioni Ecco gli esercizi pratici per rigenerare il cervello
L’editoriale di RAFFAELE MORELLI
MEDICINA NATURALE
Speciale pelle: tutti i rimedi più efficaci per proteggerla dal sole
In ognuno di noi c’è un sapere sconosciuto in grado di curarci quando soffriamo
Riza psicosomatica è in edicola anche con:
di Michael Morelli psicologo
i ringrazio per l’aiuto che mi avete dato nell’affrontare le mie diffi coltà. Sono sempre stato introverso. Ero timido già da bambino. E, come potrete immaginare, ho sempre fatto molta fatica ad accettare questa mia caratteristica, che in alcuni momenti sono arrivato ad odiare. Tutto sembrava diffi cile per me, facevo fatica ad esprimermi serenamente, a comunicare con le persone, a dire quello che pensavo e che provavo. Mi sentivo sbagliato, mi sembrava di non riuscire a vivere appieno, di non essere capito dagli altri e così passavo molto tempo da solo. Il periodo più brutto è stato quello dell’adolescenza, in cui per anni mi sono sentito uno stupido perché non avevo
La timidezza è un tratto caratteriale. Si tratta di una caratteristica comune a molte persone, ma che spesso viene vissuta male ed è fonte di disagio: chi è timido tende a sentirsi inadeguato perché il modello prevalente nella nostra cultura esalta la forza, l’estroversione e l’aggressività. Ma l’introversione non è un difetto, è una caratteristica, un modo di essere. E se comporta degli svantaggi porta con sé anche dei bene ci. Chi è introverso tende a essere infatti più ri essivo, più intuitivo, più profondo e anche più creativo. I difetti e le fragilità non sono realmente tali. In realtà sono semplici caratteristiche. E le caratteristiche non sono, di per sé, né negative né positive, ma assumono un
il coraggio di dichiararmi alla ragazza che mi piaceva. Poi ho letto che, come affermate, non dobbiamo combattere i nostri difetti e i nostri disagi, ma dobbiamo accettarli e accoglierli. Così ho fatto. Ho smesso di lottare contro la mia timidezza e soprattutto di cercare di spiegarla attraverso la mia storia, il rapporto con i miei genitori e con i miei fratelli. Ho semplicemente iniziato a vivermela e - finalmentequasi a godermela. E tutto è cambiato. Ho capito che l’introversione è qualcosa che mi appartiene, che può essere un mio punto di forza perché adesso la vedo come la propensione per l’introspezione, per l’intuito e per la creatività».
Alessandro
valore positivo o negativo a seconda del contesto e delle situazioni. Un difetto può diventare una qualità e una debolezza può trasformarsi in un punto di forza.
Percorri le strade dell’anima
Inoltre, come tutti i tratti del carattere, l’introversione non de nisce l’intera personalità di un individuo. Chi è timido non lo è mai in ogni contesto e in ogni situazione. La timidezza può comparire in alcuni frangenti della vita di una persona e non in altri. Sta a noi esplorare la nostra interiorità, percorrere quelle dimensioni interne che fanno parte di noi e che Eraclito ha chiamato “le strade dell’anima”
Siamo nati con propensioni e caratteristiche originarie e uniche. Spetta a noi riconoscerle ed esprimerle
e scoprire chi siamo e in che modo il nostro carattere assume una forma o il suo opposto. Come ci ricorda Alessandro, lottare contro le proprie imperfezioni è rischioso. Ci pone in uno stato di con itto interiore costante e ci fa vivere con dolore e fatica.
I nostri difetti sono le parti di noi più autentiche, perché non si uniformano a un’immagine ideale che abbiamo assorbito dall’esterno, che non ci appartiene e che non ha nulla di originale.
Non comprendere, vivi!
Per Alessandro le cose sono cambiate quando ha smesso di cercare di comprendere le radici della propria timidezza analizzando il rapporto con i genitori. Del resto, come possiamo determinare con chiarezza che un tratto del nostro
carattere dipende da ciò che abbiamo vissuto? E anche se quest’operazione fosse possibile, a cosa servirebbe? Riusciremmo ad estirpare ciò che di noi non ci piace perché sappiamo che dipende dall’atteggiamento di nostra madre o di nostro padre? Evidentemente no! Al di là di quello che abbiamo assorbito dall’ambiente esterno, siamo nati con propensioni e caratteristiche originarie e autentiche. Spetta a noi riconoscerle, esprimerle e valorizzarle, perché sono i tratti distintivi di ciò che siamo. Quando tentiamo di correggerci combattiamo contro noi stessi. Quando, invece, contempliamo ciò che siamo senza giudizi e autocritiche, portiamo dentro di noi l’armonia , condizione imprescindibile per realizzarci e per far orire la nostra essenza. ■
Cosa ci ritempra per davvero e regala energie nuove per tutto l’anno?
Scopriamolo assieme
ECCO IL TUO PRONTO SOCCORSO PER L’ESTATE
GUARDA DA LONTANO pag. 60
RITROVA LA MENTE BAMBINA pag. 64
SPEGNI DUBBI E CERTEZZE pag. 68
ANCHE IN VACANZA NELLA MENTE
SI AFFOLLANO MILLE DOMANDE:
«STO FACENDO LA COSA GIUSTA NELLA
VITA? PERCHÉ LE COSE NON VANNO COME
VORREI?». DOMANDE SENZA RISPOSTA PERCHÉ L’IO VEDE SOLO IL PASSATO, NON
IMMAGINA IL NUOVO. ALLORA OCCORRE
FAR SPAZIO A UNA MENTE SOGNANTE
Vivere vuol dire sviluppare la propria trama, diventare ciò che siamo, ogni giorno in modo nuovo. Possiamo immaginare che in ognuno di noi ci sia una “ghianda” - così la chiama James Hillman - un seme che contiene tutte le nostre caratteristiche, la nostra immagine autentica e che, come una sorgente inesauribile, ci genera incessantemente in modo spontaneo e naturale. Tuttavia capita che le influenze esterne, gli obiettivi che il mondo sembra assegnarci in modo ultimativo, i progetti che l’io costruisce per adattarsi al contesto, intralcino il lavoro segreto di quella ghianda. Ecco che allora arriva il disagio,
Quando le certezze e le convinzioni sono troppo rigide diventano ostacoli perché impediscono il naturale fluire della psiche e della vita. Tutto si trasforma, in natura come dentro di noi. Se fissi dentro di te, come comandamenti scolpiti nella pietra, com’è una buona moglie, un buon padre, una brava persona, una famiglia unita, e così via, ti impedisci di essere altro, di incontrare altri lati di te, di trasformarti. Così però ti allontani dal percorso che la tua essenza ha in serbo per te, che a volte ha bisogno anche di deviazioni, di imprevisti, di ignoto. L’incertezza è uno stato interiore fondamentale per evolvere perché ci allontana dai punti di riferimento che ci chiudono in un recinto da cui può essere difficile evadere.
che è uno snodo cruciale della trama, un meccanismo profondo con cui la psiche cerca di cambiare rotta, riportandoci sul nostro percorso. Stress, ansia, tristezza, panico segnalano che ci siamo fermati o, peggio, che abbiamo sbagliato strada. In quei momenti occorre far tacere gli sforzi dell’io e i suoi obiettivi per riportarsi sulla propria rotta autentica. Come è accaduto ad Asia.
Pensieri che girano in cerchio Asia è una donna di 49 anni che attraversa una crisi duplice: di coppia ed esistenziale. È infelice e viene tormentata da una serie di sintomi fisici che le impediscono di vivere bene, in particolare emicrania, labirintite e colon irritabile. Sul lavoro è una professionista seria e rigorosa e a casa una madre premurosa. È sempre stata ”quella brava”, quella che non dà problemi. Ma ora i problemi ci sono. Con suo marito le cose non vanno bene e ha
Invece di chiederti “Cosa dovrei fare per risolvere quel problema?”, ogni giorno domanda: “Di cosa ho bisogno oggi?
Cosa posso fare per me, che mi faccia sentire vivo?”. Sei in viaggio e la tua trama si sta già svolgendo: stai male perché interferisci.
Sintonizzati sullo stato di gioia interna e tutto cambia
Il continuo alternarsi di fasi up e down, specie in alcuni periodi della vita, può mettere a dura prova la nostra resistenza.
Ecco dei consigli e dei validi rimedi per intervenire
Un momento sei allegra e dieci minuti dopo ti senti irritabile, come se una nuvola nera avesse oscurato il sole. Oppure sei calma e conciliante, ma all’improvviso ecco uno scatto di nervi e una rispostaccia. Sono gli sbalzi d’umore e se per alcuni sono una costante del carattere, altri li conoscono solo in determinati periodi, ad esempio in menopausa. In quel periodo della vita tali variazioni dipendono anche dalle uttuazioni ormonali: per questo la terapia ormonale verde ti aiuterà a riequilibrare anche l’umore. In ogni caso questi cambiamenti repentini non vanno liquidati solo come un problema, poiché svolgono anche una funzione che, dal punto di vista psicologico, può essere d’aiuto nello sviluppo della personalità. In questo ruolo diventano particolarmente preziosi nell’età adulta e matura, poiché consentono di tirare fuori parti di noi che, per convenzione, quieto vivere o timidezza, non si sono espresse a suf cienza.
Alti e bassi ti insegnano che non sei un monolite
La lezione più importante che gli sbalzi d’umore ci regalano è farci comprendere che noi non siamo una cosa sola. Non siamo solo buoni, gentili o disponibili. Gli sbalzi rappresentano l’altra faccia della medaglia: la nostra voglia di dire no, di essere egoisti e di pensare a noi stessi. «La sensazione, per chi vive lo sbalzo d’umore - spiega la dottoressa Daniela Marafante, medico e psicoterapeuta -, è quella di essere abitati da “personalità” diverse con le quali fare i conti. Quello che dobbiamo comprendere è che noi non siamo l’uno o l’altro. Non esiste un io monolitico, non dobbiamo scegliere. Gli sbalzi d’umore danno voce alle diverse esigenze della nostra persona. Non ci trasformano in qualcosa che non siamo, ma ci consentono di essere noi stessi, in modo più completo. Possiamo dire, infatti, che chi soffre spesso di sbalzi d’umore non è ancora riuscito ad accettare che la realtà - soprattutto quella interiore - è fatta di opposti, di contraddizioni, di ombre che completano la luce».
SBALZI D’UMORE
Tre consigli per trasformarli da problema in risorsa
Fai attenzione a quando sei “vittima” di uno sbalzo d’umore. Ti renderai conto che questi rovesci caratteriali si manifestano più di frequente con alcune persone o in alcune situazioni: vuol dire che il “nodo” è lì. C’è qualcosa in quella relazione o in quella circostanza che non stai vivendo appieno o con sincerità. L’altro, però, bada bene, non è responsabile di nulla. Non è lui che causa il tuo cambiamento. È piuttosto una chiave che ti fa accedere a una parte nuova di te. Cosa smuove quella persona? Quali emozioni, quali paure? Gli sbalzi d’umore, se vissuti con sguardo curioso, possono diventare l’inizio di un importante viaggio di consapevolezza su chi sei e cosa vuoi davvero.
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È vero, d’improvviso sei triste. Ieri non lo eri, oggi è così. Proprio questo è il punto: vivi il sentimento che provi, non resistergli, non cercare di scacciarlo, ma non considerarlo come quello che segnerà la tua vita da qui in poi. Lo sbalzo d’umore è, per sua natura, transitorio. È questa preziosa visione che ti stai allenando ad avere. Ripeti a te stesso: «Oggi sono così, domani si vedrà».
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Lo sbalzo d’umore ti ha regalato una strana euforia. Così sei uscito in un tranquillo martedì, quando di solito ti siedi davanti alla tv. L’hai fatto una volta, potresti rifarlo. Può darsi invece che, diventato di colpo nervoso e insofferente, abbia detto finalmente no a una richiesta d’aiuto del solito collega parassita. Allora sei capace di farti valere. Lo sbalzo d’umore consente di sperimentare diversi modi di essere te stesso. Allora cerca di non ricacciare queste altre personalità là dove le avevi nascoste finora, ma impara a integrarle nella tua vita.
Quando arriva il terremoto umorale si reagisce diversamente dal solito. Si diventa magari poco collaborativi, oppure meno di compagnia o addirittura “spinosi”. Poi ci si scusa, come se si fosse fatto un errore. Ma di frequente lo sbalzo d’umore è una botta di sincerità, è l’inconscio che alza la voce perché altrimenti non riusciresti a sentirlo. Anche le rose hanno le spine e di questo non si scusano.
di Marta Monciotti psicologa e psicoterapeuta
Antonio è terrorizzato da pensieri osceni che lo inseguono e da cui non riesce a fuggire. E, nello stesso tempo, anche da emorroidi dolorose e ricorrenti. Ma grazie alla presenza immaginaria di un “Altro” impara a far pace con se stesso
«Non ci sto più dentro!» mi dice Antonio durante il nostro primo incontro: un modo di dire popolare che, nel suo caso, si rivelerà quasi una diagnosi. E prosegue: «Non dormo, sono assillato da pensieri che non mi lasciano in pace e mi viene un bisogno di fuggire, di scappare via...». Mentre racconta queste cose è seduto sulla sedia e sembra davvero sul punto di voler fuggire. L’ansia e l’agitazione che lo pervadono sono visibili anche nel suo corpo, che sembra farsi carico di questo ingorgo di pensieri intollerabili. Antonio non riesce a controllarli, vorrebbe eliminarli, ma sono come uno sciame che invade il suo cervello. «Sono pensieri sbagliati, non sono miei! Cose che io non penso davvero, eppure continuano ad arrivare e spingono via tutto il resto». Il senso di colpa e di vergogna si percepisce forte e Antonio impiega del tempo prima di riuscire a espellere e nominare ad alta voce questi pensieri “osceni”: «Non essere più un bravo papà, non stare più con la mia compagna, tradirla,
andarmene via, stare da solo». Antonio mi spiega animatamente che non è vero! Che lui non vuole assolutamente quelle cose, ma è come se il suo cervello producesse questi pensieri, al di là della sua volontà. «E poi… E poi c’è ancora di peggio, dottoressa. Pensieri sessuali verso una collega. Immagini erotiche incontrollabili. Cose che scaccio, che combatto, ma che continuano a tornare. Mi sembra di impazzire». E in mezzo a questo racconto, Antonio mi spiega che già prima che arrivassero i pensieri era cominciato un altro tormento nel suo corpo: emorroidi a decorso ciclico, che vanno e vengono e nonostante le cure ritornano: «Non ci sto più dentro, davvero».
Spinte dal profondo Qualcosa di profondo e viscerale cova e spinge per uscire fuori, vuole essere guardato, accolto e lasciato emergere: le emorroidi ne sono la manifestazione sica decisamente brutale e
per certi versi “oscena”, ma i pensieri ossessivi sono il correlato psichico. Antonio ha bisogno di smettere di lottare, di mettersi seduto comodo, per incontrare i lati di sé che ri uta e reprime perché li ritiene sbagliati e pericolosi. Durante le sedute chiedo allora ad Antonio di immaginare di chi potrebbero essere questi pensieri “non suoi”. «Di uno che pensa solo a se stesso, che non si fa problemi. Che fa quello che vuole, come vuole!», è la sorprendente risposta. E Antonio,
emorroidi, vasi sanguigni e tessuti fuoriescono dalla loro sede: lo fanno in una zona bassa del nostro corpo, legata alle pulsioni più istintuali e viscerali. Il sintomo sembra mostrare che ci sono delle parti inaccettabili, profonde, che il corpo tenta di eliminare dal basso, spingendole fuori perché impossibili da tenere dentro. Spesso si tratta di dolori o ferite profonde non elaborate, fantasie e pulsioni sessuali giudicate sbagliate, desideri e progetti covati dentro e mai portati alla luce, rancori e rabbie represse. Entrare in contatto con ciò che abita dentro di noi, superando i giudizi e la paura, è il passo necessario per liberare il corpo da questo doloroso fardello.
sollecitato con delicatezza, inizia a descrivere L’Altro: è un uomo più o meno della sua età, 38 anni, vestito sempre con pantaloni corti e camicia colorata. Ha l’orecchino e tatuaggi in vista. È uno che ci sa fare con le donne, è libero, le guarda e fa battute e poi se le porta a letto. E anche lì fa quello che vuole, che gli piace, senza problemi». Antonio descrive questa gura con una misto di invidia e vergogna: «Immaginare questo tizio mi dà delle sensazioni forti… Certo che mi piacerebbe impossibili da tenere