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DNA verde

Ad avvicinare Pasquale De Luca a questa professione è una lunga eredità di famiglia, che il giovane designer ha fatto sua, senza rinunciare a una visione moderna ed ecosostenibile di Rachele Pozzato

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Quella di Pasquale De Luca è un’esperienza di passione e tradizione, che affonda le sue radici nel settore fin negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. Dal bagaglio di un’attività nota e popolare nel partenopeo, però, Pasquale è stato capace di imprimere al suo lavoro di green designer una visiona tutta nuova, legata al territorio tanto quanto agli spunti e alle impressioni più recenti del mondo verde.

Come ti sei approcciato a questo settore?

«Sono cresciuto nel verde, si può dire che ce l’ho nel sangue. La mia è la quinta generazione della famiglia che lavora in questo mondo: siamo in attività dal 1870, una realtà storica per Napoli. Ai tempi, iniziò tutto con un negozio di fiori, poi nei decenni si è affermato il nostro marchio nel settore floristico partenopeo e sono arrivate via via tutte le novità. Fino ad arrivare a oggi, riuscendo a offrire sempre più servizi e strutturando l’azienda formandoci e specializzandoci sempre di più».

A proposito di formazione, qual è stato il tuo percorso?

«Ho studiato garden design alla Fondazione Minoprio, un contesto stimolante e tra i più rinomati qui in Italia. Dopodiché ho avuto modo di iniziare a confrontarmi con il lavoro vero e proprio, prima con un tirocinio con Mazzucchelli, uno dei nomi più popolari nel nostro mondo. Dopo questa esperienza sono volato a Londra, dove sono rimasto per tre anni. In Inghilterra si assiste a una presenza decisamente significative della cultura del verde, proprio per questo è stata un’esperienza molto formativa e che mi ha lasciato molto, anche nella mia attività di oggi. Partecipare attivamente a realtà importanti, come il Chelsea Flower Show, è stata occasione di vera e propria crescita personale,

L’IDENTIKIT

Pasquale De Luca arriva nell’azienda familiare napoletana di arredi floreali, piante e fiori dopo diverse generazioni. Ha studiato Garden Design presso la Fondazione Minoprio, e ha poi maturato una lunga esperienza lavorando a Londra con aziende leader nel settore del giardinaggio.

La sua chiave di lettura per la progettazione è l’armonia con il luogo, che va analizzato e compreso, insieme ai desideri del cliente, studiando le caratteristiche delle piante e coniugando bellezza, economia nella manutenzione e cura del verde, nell’ottica di giardini e spazi ecosostenibili.

oltre che professionale. Mi ha dato modo di scoprire una predisposizione al mondo verde tutta nuova. Dopo contesti ben predisposti come questi, tornare a operare a Napoli non è stato immediatamente facile: l’approccio della clientela è diverso, ma dopo il Covid qualcosa è cambiato».

Si è trasformata la sensibilità, dopo la pandemia?

«Senza dubbio, il verde è stato riscoperto. Ci sono ancora passi da fare, ma francamente sono ottimista: percepisco crescere l’attenzione a queste tematiche, anche tra i miei clienti. Durante i mesi di lockdown le persone hanno finalmente compreso che dal verde deriva benessere, per la mente e per il corpo. Da qui ha iniziato a invertirsi la rotta. Questo non può che rendermi il lavoro più semplice. Mi approccio al mio mestiere tenendo molta considerazione dell’impatto sull’ambiente, quindi mi trovo sempre più in linea con una platea ben disposta a questi cambiamenti».

Come ritorna, nel tuo lavoro quotidiano, questa attenzione all’ambiente?

«La sostenibilità guida un po’ la mia filosofia di vita, oltre che professionale. Proprio per questo, sto anche avviando una mia produzione personale, da utilizzare nei progetti, perché penso sia fondamentale fare uso di piante autoctone per le nostre aree verdi. Piante del nostro territorio poi permettono anche di facilitare la manutenzione, e di conseguenza ridurre i costi».

Noti differenze significative tra il tuo approccio al settore e quello delle generazioni precedenti?

«Sicuramente c’è una diversa flessibilità, capacità di adattarsi ai diversi contesti in cui è richiesto

Per scoprire di più su Pasquale e i suoi lavori, visita il suo profilo Instagram @deluca_ greendesign il nostro intervento, insieme a una maggiore attenzione e ricerca del dettaglio. Forse, in gran parte, dovuto agli strumenti a nostra disposizione, che sono senza dubbio più avanzati e performanti: da quelli tecnici con cui progettiamo, ai materiali che utilizziamo, ma anche internet e le nuove tecnologie. Di contro, ci è richiesta, a mio parere, più professionalità e competenza, la competizione è moltissima. Per questo, il mio consiglio a chi vuole approcciarsi a questo settore è uno solo: studiare e formarsi, sempre e con costanza».

C’è un progetto al quale sei particolarmente affezionato, e altri lavori che invece ti sei trovato a rifiutare?

«È capitato, inevitabilmente, di dire di no ad alcuni clienti. Quando le richieste sono fuori contesto e non tengono conto del mio parere in qualità di professionista, trovo sia più coerente rifiutare piuttosto che snaturare il mio approccio e la mia visione. C’è un progetto, però, al quale non nego di essere parecchio legato: recentemente ho realizzato un giardino a Salerno, un lavoro di cui vado molto fiero. Complice il fatto che la committenza mi ha lasciato carta bianca per la progettazione e l’esecuzione, ho avuto modo di esprimere appieno la mia idea e di sfruttare tutto il potenziale del luogo».

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La realtà di Mati va indietro di diverse stagioni, con la prima apertura dell’azienda di produzione di piante, a conduzione familiare, già nel 1909.

«Io e i miei fratelli siamo diventati soci proprietari dell’attività nel 1995, la nostra era già la quarta generazione. Dalla fine degli anni Ottanta, però, l’azienda stava attraversando un momento di crisi», ci racconta Francesco Mati, oggi alla guida della società insieme ai fratelli Andrea e Paolo. «Per uscire da quest’impasse, abbiamo dovuto reinventare la struttura della compagnia: così abbiamo creato un primo spin-off, uno studio di progettazione parallelo all’attività di produzione, insieme a una cooperativa di professionisti per poter realizzare i nostri giardini».

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