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Buone intenzioni e buone pratiche
di Anna Zottola
Mentre un folto gruppo di scienziati appartenenti al World Climate Declaration (WCD) ritiene che il clima debba essere più un tema di natura scientifica, e meno di indirizzo politico, affermando che i cambiamenti climatici non siano da considerare un’emergenza, negli ultimi anni stiamo sempre più spesso assistendo a “falsi inverni”. Si tratta di stagioni con poche piogge e poca neve, con siccità di lunga durata e venti forti, che arrivano all’improvviso.
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I giardini hanno reagito a questo fenomeno con piante morte o malate, suoli poco fertili, e professionisti del verde che, in questo ultimo triennio, non si sono mai fermati. I giardinieri, se non avessero un aiuto, non potrebbero andare più in vacanza, o non avrebbero più tempo per dedicarsi alla manutenzione del parco macchine, alla gestione delle piante in vivaio, piuttosto che alla contabilità. I giardinieri potrebbero anche non avere più tempo sufficiente per studiare, ispirarsi, pensare e progettare in modo diverso.
Se è corretto rispettare e preservare nei giardini ciò che del passato ancora esiste e si mantiene, è però altrettanto vero che non sempre sarà possibile proporre ricostruzioni fedeli dei giardini del passato. Probabilmente oggi piantare un giardino è diventata un’operazione eminentemente intellettuale, oggetto di ricerca e di metodo. Il giardino deve essere creato, e presentato, anche come uno spazio di proposte, di osservazione e di cure costanti. Le ragioni estetiche o le tendenze della moda, non sempre, ormai, possono essere le risposte giuste per ogni ambiente. Lo spazio, il suolo, il clima, il microclima e - aggiungerei - anche i costi, sono alcuni dei fattori che determinano le scelte prioritarie del giardiniere. Scelte che si rendono così necessarie, per coltivare un giardino in salute e in grado di raggiungere un giusto equilibrio, sostenibile e duraturo, dal quale tutti noi possiamo trarre beneficio.