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La svolta, o meglio Lo scorso 25 novembre è stato raggiunto un accordo storico in Confcommercio con l’ingresso del gruppo Conad all’interno dell’organizzazione, anche se il numero uno Pugliese, resta (stranamente, secondo alcuni), in Legacoop. «Il nostro ri-volta, ingresso segna la prosecuzione di un processo di progressiva semplificazione del sistema di rappresentanza nel nostro settore - ha commentato Pugliese -. Questo ci permette di essere meno DI CONAD frammentati e più uniti, di restituire maggiore forza alla rappresentanza». Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, l’ingresso di Conad «è importante perché è decisivo stare insieme e condividere scelte strategiche comuni. Inoltre si rafforza il perimetro della rappresentanza all’insegna del pluralismo». Ambienti vicini a Conad sottolineano con insistenza il tema della maggiore rappresentanza. «Confcommercio ha un ascolto presso le istituzioni che Federdistribuzione cerca invano da anni. Sangalli ha una linea aperta con il Governo mentre a Federdistribuzione e industriali, che chiedevano un tavolo per i problemi generati dall’inflazione, non è stata data nemmeno una risposta». L’operazione risulta per alcuni versi contraddittoria: i rapporti tra la grande distribuzione e Confcommercio, infatti, come si ricorderà, sono sempre stati complicati, spesso all’insegna di disparità di vedute sul ruolo della distribuzione (il più delle volte considerata uno dei motivi della crisi del commercio tradizionale) ma anche su temi strategici come orari di vendita, saldi e promozioni, aperture domenicali, contratti di lavoro (anche se in realtà, nonostante il lavoro fatto da Federdistribuzione sulla definizione di un contratto di lavoro in linea con le esigenze delle catene, la quasi totalità di esse fa riferimento alla normativa di Confcommercio). Diversità di opinioni che avevano portato, nel 2015, Federdistribuzione a uscire da Confcommercio. Insomma, i distributori non hanno mai dato prova di compattezza, ma ora si sarebbe fatto di peggio: la scelta di Conad, infatti, mette a nudo una frammentarietà delle imprese della distribuzione che finisce solo per indebolire gli interessi del comparto. Nonostante questo, Pugliese auspica sulla sua pagina Linkedin personale che in prospettiva «anche altri soggetti possano seguire la nostra scelta, rafforzando la rappresentanza della comunità di imprenditori e di lavoratori che serve il Paese e contribuisce alla ripresa dell’economia, generando valore aggiunto e occupazione». Resta il fatto che con questa operazione si apre una nuova fase nei rapporti tra associazioni e imprese, anche per la necessità di dare un maggiore peso politico alla grande distribuzione nel suo complesso. E nulla di strano che la nomina di Pugliese a vice presidente di Confcommercio, sia a tutti gli effetti un preparativo per sostituire l’ottuagenario Sangalli. Si evidenzia pertanto ancor di più la volontà del numero uno di Conad di cavalcare il ruolo della Confederazione per assumere maggior peso nei rapporti istituzionali col Governo. Con buona pace però per Federdistribuzione e delle altre si- Stefania Lorusso, gle di rappresentanza. Responsabile Editoriale DM

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