UP CLIMBING #30 - COSTE SELVAGGE

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Personaggi Will Bosi ITWSleepwalker / Patxi Usobiaga ITW / Quarant’anni di The Face , la storica via di 8a+ aperta da Jerry Moffatt Scialpinismo Scialpinismo primaverile e concatenamenti La rubrica della Ming A spasso su Mingus . Questione di paranomasie Ideas La manutenzione delle falesie Jollypower Dubbi sul metodo

STORIA DI COPERTINA Wild Portugual Show / Arrampicare sulle scogliere delle Isole Britanniche. L’arrampicata trad al suo meglio! / Pembroke, Galles meridionale, UK / Giradili pop, ma non trop… / Boulder sulle coste sarde / Sa Pedra Nascendo (Selvaggio… e blu) / Capo Calavà. Scalando tra cielo e mare Proposte Sulle Orme Verticali dei Balcani. In viaggio tra le falesie di Albania, Montenegro e Macedonia

EDIZIONI VERSANTE SUD

#30 | mag/giu 2024 8.00 €

in edicola il 20 maggio 2024 Poste Italiane S.p.A. Spedizione
A. P. Aut. n° MBPA/LO-NO/048/A.P./2019 Periodico Roc -NE/VR
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COSTE SELVAGGE

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Larissa Arce , Fountainbleau.

Sommario

004 Editoriale di Eugenio Pesci

STORIA DI COPERTINA

007 Wild Portugal Show di Carlos Simes

020 Arrampicare sulle scogliere delle Isole Britanniche L’arrampicata trad al suo meglio! di Mike Hutton

044 Pembroke, Galles meridionale, UK di Steve McClure

050 Giradili pop, ma non trop… di Serafino Ripamonti

056 Boulder sulle coste sarde di Niky Ceria

062 Sa Pedra Nascendo (Selvaggio… e blu) di Luigi Tassi

070 Capo Calavà Scalando tra cielo e mare di Massimo Cappuccio

PROPOSTE

076 Sulle Orme Verticali dei Balcani. In viaggio tra le falesie di Albania, Montenegro e Macedonia di Massimo Cappuccio

PERSONAGGI

088 Will Bosi ITW - Sleepwalker a cura di Claudia Colonia

092 Patxi Usobiaga ITW a cura di Claudia Colonia

098 Quarant’anni di The Face, la storica via di 8a+ aperta da Jerry Moffatt a cura di Claudia Colonia

SCIALPINISMO

102 Scialpinismo primaverile e concatenamenti di Omar Oprandi

LA RUBRICA DELLA MING

108 A spasso su Mingus Questione di paranomasie di Federica Mingolla

IDEAS

112 La manutenzione delle falesie di Alessio Conz

JOLLYPOWER

114 Dubbi sul metodo di Alessandro “Jolly” Lamberti

VETRINA

118 Proposte prodotti

2

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Arrampicare sul mare! Ma non sul mare qualsiasi! Arrampicare in luoghi selvaggi, in coste selvagge, dove la natura e gli elementi compongono un paesaggio, un’atmosfera e non di rado un clima molto particolari… Un tempo, molti anni fa, l’arrampicata era elettivamente un’attività alpina, o al massimo di fondovalle, e solo raramente praticata in ambiente marino, come dimostrava l’eccezione - già nella prima metà del Novecento - ossia l’interesse per i faraglioni di Capri, considerati come cime da scalare. Ma ormai da diversi decenni la prospettiva di molti arrampicatori è cambiata, e l’interesse per le rocce a picco sul mare, siano esse pareti, falesie, o macigni di ruvido granito, è diventato quasi normale, per molti versi orientato ad un’arrampicata di ricerca, che non trascuri l’elemento paesaggistico e le percezioni estetiche accanto al gesto tecnico o alla prestazione. È di queste coste selvagge, sparse un po’ in Italia, fra Sardegna e Sicilia, un po’ in Portogallo, fra mare e vento, ma soprattutto in Gran Bretagna, che parla questo numero di Up climbing: climbers di grande esperienza come Carlos Simes o Steve McClure ci portano in luoghi davvero fantastici, quasi sospesi fra acqua e cielo. Mike Hutton, in un vero e proprio focus dedicato, ci mostra con splendide immagini di azione verticale le meraviglie del climbing trad britannicoimmagini che indubbiamente alzano l’adrenalina… Via dalle coste selvagge ci spostiamo poi verso l’Albania e i Balcani, guidati da Massimo Cappuccio per falesie di recente scoperta: una meta futura che forse diventerà assai ricercata.

E poi ancora le avventure di Federica Mingolla sulla temibile Mingus in Verdon, e gli utili suggerimenti di Omar Oprandi per qualche bel concatenamento primaverile di sci-alpinismo sulle Alpi. Insomma, il numero 30 di Up climbing si sviluppa su diversi piani, e viaggia per molti luoghi differenti, bilanciandosi un po’ nella dialettica dei quattro elementi: l’ acqua dei mari, l’aria del vuoto, la terra della roccia e il cielo sopra le cime innevate...

4 Editoriale
Editoriale
Prozac Link, Pitch 4, Screaming Geo Foto: Mike Hutton
5 Editoriale
Storia 6

Wild Portugal Show

Testo e fotografie Carlos Simes

Lo stretto legame con l’oceano ha fatto sempre parte della storia dell’arrampicata portoghese. Vero, il nostro territorio ha una certa varietà di pareti, che spazia dalle colline, alle gole, alle poche montagne vere e proprie; ma è lungo gli 832 chilometri della sua linea costiera che si trovano le migliori sfide verticali.

Storia 7
Cabo da Roca, la punta occidentale dell’Europa. Foto: Carlos Simes

Foto: Carlos Simes

Il guardiano del faro

Foto: Carlos Simes

Quando si parla del nostro paese e del mare l’associazione viene automatica, ed è piena di clichés e di mezze tinte che vanno dalla storia all’economia, dalla retorica patriottica alle dissertazioni romantiche. Alla fin fine, il fatto che una nazione abbia la maggior parte dei suoi confini rivolti verso una vasta distesa d’acqua porta ogni discussione verso

il determinismo della geografia e le sue inevitabili condizioni al contorno. Un tema che ha dato molte risposte nel passato, domina il presente e detta il futuro. L’arrampicata portoghese ha avuto i suoi albori recentemente, al principio degli anni Cinquanta. I primi tentativi di sperimentazione su pareti verticali, a opera dei nostri pionieri, si sono presto spostati sull’arrampicata sulle nostre scogliere. Certo, nell’entroterra abbiamo pareti di granito e calcare, che però rispetto alla Spagna sono minime. E quindi i climber portoghesi hanno presto capito che sarebbe stato meglio dedicarsi a riempire un vuoto per descrivere il potenziale delle pareti scolpite e dilavate dal possente Oceano Atlantico, piuttosto che sognare grandi catene montuose.

“E COSÌ, A PARTIRE DAGLI ANNI SETTANTA, LE CALETTE ROCCIOSE DISSEMINATE ATTORNO ALLA NOSTRA CAPITALE HANNO INIZIATO A ESSERE FREQUENTATE DA UNA SERIE DI PERSONE MOLTO APPASSIONATE: E QUESTA VOLTA NON PORTAVANO CON SÉ CANNE DA PESCA, ESCHE E AMI.

8 Storia Wild Portugal Show
Pedro Martinho su Air Jordan, 7b, Meio Mango. Storia Wild Portugal Show Ethan Pringle su Tridente 6a, Casal Pianos.
9
Foto: Carlos Simes

CORGAS

1. L’OBSESSION DU VENT

2. PEGA MONSTRO

3. PONTA DO AREEIRO

4. A SORTE PROTEGE OS AUDAZES

5. AMERICAN WAY

6. CHAPA GANHA CHAPA GASTA

7. 5 MARTELADAS AO LUAR

8. MUITA PEDRA POUCA PRESA 7c+

9. INDONÉSIOS MARAFADOS 7c

10. PINÇAMENTO POSITIVO 7b+

11. PESCADORES IMUNDOS 7b+

12. TAMPA DA CAMPA

13. PEIXE LUA PROJ

14. PINGO DOCE

15. ENSOPADO DE SAPATO 8a+

16. 2º TURNO 8b

17. POP STAR 8b+

18. PEIXE PORCO 9a

19. THC2 8b+/c

20. MARGARITA A4 8a+/b

21. TASCA DO CARECA 8a+

22. VINCADOR IMPLACÁVEL 8a+/b

23. POMPIERS PA CASA PROJ 8b+?

24. ALLEZ POMPIER PROJ 8c?

Valter Guerreiro su Pescadores y Mundos 7b+, Corgas Sagres. Foto: Carlos Simes

Ruxandra Barbulescu su Acompanhante Geriatrica 7b, Pont Al Sagres. Foto: Carlos Simes

6b+ 6c 7b 7b+ 7c 7a+ 7c+ 7c+ 7c+ 8a+ 8a+ 8a 8a+/b 8b+? 8a+ 8b 8b+ 8b+/c 9a 8c? 7c 7a+ 6c+ 6c+ 1 11 21 5 15 9 19 2 12 22 6 16 10 20 3 13 23 7 17 4 14 24 8 18 17
6b+
6c
6c+
7b
7a+
6c+
7a+
7c+
8a+?
7c+
Storia
Wild Portugal Show

Dal 16 Aprile al 30 Novembre saranno più di 100 gli appuntamenti che La Sportiva propone agli appassionati nel suo secondo Climb Word Tour. Un’occasione in cui l’azienda della Val di Fiemme condivide e alimenta la passione che è alla base di un impegno quotidiano nel proprio lavoro. “Sentiamo il bisogno di incontrare gli appassionati che decidono di affidarsi ai nostri prodotti durante le proprie avventure verticali, scambiare con loro opinioni e ricevere feedback su aspetti che possiamo migliorare” commenta Giulia Delladio, Corporate Marketing Director di La Sportiva. E aggiunge: “Il Climb World Tour è un format di cui siamo estremamente orgogliosi: una festa collettiva che ci permette di trasferire i nostri valori, anche a chi si approccia per le prime volte all’arrampicata e ricerca in noi un partner che possa trasmettere sicurezza in parete”.

Per chi, come me, ha potuto partecipare a una delle tappe nella giornata inaugurale (13 palestre distribuite su 4 continenti), oltre a scoprire e provare i prodotti focus di questa edizione, il coinvolgimento è stato amplificato dalla presenza degli atleti La Sportiva, che hanno alternato momenti di divertimento con workshop sui temi della sensibilità nell’uso dei piedi nel boulder e dell’utilizzo della tecnologia No Edge® nell’arrampicata a vista. Infatti proprio nel 2024 l’azienda ha puntato sul rinnovo della linea “senza spigoli” con un rilancio dei modelli Genius, Futura e Mantra e l’introduzione di Mandala, lo strumento più orientato alla performance di tutta la gamma. Tra gli ambassador presenti alla tappa del Rock Spot di Milano, la sempre sorridente e fortissima Wafaa Amer ci ha svelato il suo segreto per rendere

confortevoli le scarpette fin dalle prime calzate, senza soffrire troppo: basta “scaldarle” un po’ prima, senza però esagerare. Abbiamo anche scoperto che per le sue avventure su roccia, la sua No Edge® preferita è la Futura. Mentre Silvio Reffo, dopo essersi scaldato con un bell’8B a vista, nel suo workshop si è dedicato a presentare l’utilizzo della tecnologia No Edge® proprio nell’arrampicata a vista. Marcello Bombardi, in fase di recupero da un recente infortunio, ci ha raccontato quanto è importante per lui avere uno sponsor come La

Sportiva che, oltre a fornirgli i migliori prodotti per le sue scalate competitive e non, lo fa sentire parte della famiglia e lo coinvolge in momenti significativi come questi. Attesissimo dal pubblico, Elias Iagnemma, dopo il recente traguardo raggiunto in Finlandia su Burden of Dreams (9A), ha proposto un seminario sull’utilizzo delle No Edge® nella scalata su appoggi svasi – tipica delle palestre moderne, ma anche di luoghi mitici come Fontainebleau – spiegando inoltre come scegliere la giusta misura di scarpetta per evitare di soffrire troppo. Oltre

ai segreti svelati dai grandi campioni e alle informazioni tecniche sui prodotti presentati dal team La Sportiva, i partecipanti al Climb World Tour hanno potuto divertirsi su tracciati creati ad hoc per apprezzare al meglio le caratteristiche specifiche delle No Edge®. Divertimento che, con altri ambassador ma con lo stesso stile, ha fatto da filo conduttore di tutti gli eventi in contemporanea in questa data. A proposito della tappa viennese Barbara Zangerl commenta: “La Sportiva Climb World Tour è un evento in cui il divertimento è posto al centro. Ritrovarsi, arrampicare insieme e condividere momenti sui blocchi nelle palestre più celebri del mondo è un’occasione per creare ricordi indelebili. Quest’anno La Sportiva presenta la linea No Edge®, all’interno della quale è presente la mia scarpetta preferita in assoluto: la Futura!” Ad accompagnare Babsi il compagno di vita e di scalata Jacopo Larcher, che alla sua prima partecipazione rimarca la grande possibilità offerta di testare diversi tipi di scarpette divertendosi: “Il focus di quest’anno è sulla linea No Edge®, che si rinnova con un nuovo look. Siamo abituati a riconoscere le scarpette di questa linea dalla loro calzata e dalle prestazioni che offrono, ma ora l’intera famiglia è immediatamente riconoscibile grazie a uno stile visivo identitario. Una vera chicca!”.

Inquadra il QR-Code per l’intervista completa di Climbing Radio

Testo Marco Pandocchi
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Nonostante abbiano un’estensione

simile a quella della Francia, le Isole Britanniche hanno una linea costiera molto articolata e varia, che raggiunge i 13.000 km di lunghezza.

Arrampicare sulle scogliere delle Isole Britanniche

Testo e fotografie Mike Hutton

Traduzione Matteo Maraone

20 Storia
Meg Jones, Angel Of Sharkness. Foto: Mike Hutton
21 Storia

proteggibili. Ci sono anche alcune splendide linee di DWS, che si sviluppano per l’intera altezza – anche 40 metri – delle pareti.

Continuando il viaggio fino all’estremo nord-ovest della Scozia si raggiungono alcune tra le scogliere più selvagge della Gran Bretagna. Da Fairhead, in Irlanda del Nord, è possibile prendere un traghetto che arriva direttamente in Scozia. Anche se ci sono parecchie località interessanti sulla terraferma, come Reiff e Sheigra, le migliori linee si trovano sulle pareti più remote delle Ebridi, al largo della costa ovest della Scozia. Lo gneiss lewisiano che si incontra sulle isole di Lewis e Pabbay risale a tre miliardi di anni fa, ed è tra le rocce metamorfiche più antiche della Terra. Bande di pegmatite rosa, con intrusioni di quarzo, arricchiscono la squisita tavolozza di queste rocce affilate come rasoi. Chi è pronto a un lungo viaggio verso nord scoprirà tantissime opportunità per scalare linee mai salite in precedenza. Una grande quantità di pinnacoli si erge dall’oceano, e gli avvicinamenti, che spesso richiedono una

tirolese, ne fanno un’avventura totale. Foche, balenottere e delfini abitano questo ambiente meraviglioso.

L’isola di Skye è famosa per le imprese alpinistiche sulla catena dei Cuillin, ma ospita anche parecchie scogliere. Le vie in fessura su dolerite a Nest Point e Kilt Rock hanno fama mondiale, e ricordano Fairhead , in Irlanda del Nord, dall’altra parte del mare. I trekking sulle montagne sono favolosi, rendendola una destinazione perfetta per una vacanza che combini escursionismo e arrampicata. I gioielli più preziosi della corona si trovano sulle remote isole Orcadi e Shetland, al largo della costa settentrionale della Scozia. Lo Old Man of Hoy (E1 5b) è una guglia di 137 metri di arenaria rossa che sorge da una piattaforma di basalto proprio di fronte alla costa di una delle isole Orcadi. Salirlo rappresenta un’esperienza indimenticabile anche per i climber più navigati.

Una traversata in barca di sette ore vi porterà infine sulle isole Shetland.

28 Storia Arrampicare sulle scogliere delle Isole Britanniche
Jess Carr, Amber Glove, Boscastle, prima salita. Foto: Mike Hutton

QUESTIONE DI EQUILIBRIO

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Sin dai primi tiri

Crysalis regala passaggi su roccia compatta e lavoratissima.

Via Crysalis by Grenke

Un viaggio nella natura che può essere fatto anche in un week end per godersi appieno lo spettacolare panorama. Una via sempre ben protetta di cui, volendo, si può salire solo il primo risalto fino alla cengia, con rientro in 6 doppie alla base e l’ultima spettacolare doppia di 60 m in pieno vuoto, andando a toccare terra proprio con gli ultimi metri di corda.

Lunghezza: 550 m 16 tiri

Difficoltà: S1+; 7a+ max o 6a+/A0 (6a+ obbl)

Materiale: interamente attrezzata a fix Inox 316L. Portare 15 rinvii e mezze corde da 60 metri. Per chi ama integrare, anche se non indispensabili, portare una serie di friend (#0.4 #0.75 #1 – #2).

Periodo consigliato: come per la via Poi si vedrà

Accesso: per arrampicare solamente primo risalto si consiglia di lasciare la macchina a Pedralonga e poi seguire il sentiero del selvaggio blu fino alla cengia mediana del Giradili (ore 1). In caso di ripetizione integrale, parcheggiare all’ovile Us Piggius e scendere alla base della parete (40 min). L’attacco si trova a circa 15 metri a destra della via The old days alla estrema destra della parete sud. Subito dopo aver lasciato il sentiero principale della cengia mediana, si arriva all’attacco di Crysalis in 3 minuti (nome alla base).

Discesa: come per la via Poi si vedrà

L1 5c, 35m. Dall’attacco via salire un breve muro grigio ben lavorato per circa due metri, da lì piegare decisamente verso destra a prendere un muro verticale che porta a una piccola cengia. Continuare dritti per una placca di roccia lavoratissima fino all’inizio di un facile diedro che permette di raggiungere una placca sotto degli strapiombi e la sosta.

L2 6b, 35m. Effettuare un traverso tecnico di circa 8 m, dopodiché il tiro sale un muretto verticale e una placca lavorata che porta ad un piccolo terrazzino vicino a una pianta dove si sosta.

L3 7a+ / A0, 25m. Dopo un primo tratto facile il tiro si fa molto più impegnativo, con una prima sezione su roccia verticale a piccole concrezioni, per poi impennarsi e diventare leggermente strapiombante. Usciti dallo strapiombo si raggiungere facilmente la sosta.

L4 6a, 30m. Superare un muretto verticale e seguire il diedro grigio lavoratissimo fino a una cengia. Attaccare il muro a buchi soprastante fino alla sosta.

L5 6b, 35m. Traversare in obliquo su placca abbattuta fino alla base di un muro grigio. Risalirlo dritti superando la sua parte più verticale. Alla fine del primo risalto traversare leggermente a destra fino all’attacco di un muro grigio da affrontare direttamente fino a raggiungere una la sosta.

L6 6a, 35m. Risalire per circa 3 metri sopra L5 fino ad arrivare con i piedi sopra uno sperone, traversare con decisione a sinistra e risalire un muretto verticale fessurato fino ad un grande albero, di lì salire su un muro a buchi verso destra fino alla placca verticale e al successivo facile diedro che porta in sosta.

L7 6a, 25m. Salire dei risalti prima verticali poi abbattuti fino alla base di un muro grigio. Vincerlo risalendo su splendide concrezioni fin sotto un albero

54 Storia Giradili pop, ma non trop…

da dove, con traverso delicato a destra, si raggiunge la sosta sulla cengia mediana di Punta Giradili. Dalla sosta di L7 uscire in cengia seguendo le tracce e gli ometti che conducono all’attacco della seconda parte (nome della via alla base di L8).

L8 6a+, 35m. Seguire una serie di salti di roccia grigia e affrontare una placca a buchi e tacche, sempre dritti ci si ritrova di fronte a un muretto verticale ben appigliato che conduce alla placca di una decina di metri sopra la quale si trova la sosta.

L9 6a, 20m. Proseguire verticalmente in placca e poi piegare a destra su diedro, risalirlo fino alla fine e poi tendere decisamente a sinistra sotto un piccolo muro bombato che si affronta direttamente per poi traversare verso sinistra. Arrivati ad una fessura obliqua molto grande riprendere a salire verticalmente fino alla sosta.

L10 6b+, 30m. Alzarsi su splendide tacche e gocce fino a raggiungere un muro verticale tecnico, risalirlo fino alla sommità che termina come la punta di un pilastro grigio, affrontare una fessura verso sinistra per circa 4 m e la successiva placca che conduce al caratteristico arco e alla sosta.

L11 6a, 27m (Il pendolo) – Si segue in discesa il filo

del caratteristico arco verso sinistra, per poi iniziare a salire il lato opposto dell’arco lungo splendide fessure superate le quali, per balzi di roccia, si raggiunge lo spuntone staccato dalla parete principale dove di trova la sosta.

L12 6a, 37m. (La Tormenta) Il tiro prende il nome dal fatto di essere stato attrezzato in condizioni patagoniche... Risalire il diedro fessurato per poi proseguire su una rampa grigia in obliquo fino a un terrazzino. Ristabilirsi seguendo una fessura verticale su un tratto di roccia non perfetta fino al terrazzino superiore dove incomincia un aereo e sottile pilastro che conduce con una placca a buchi verticale a un piccolo terrazzino dove si sosta.

L13 4, 20m. Salire verticalmente seguendo una placca abbattuta. Piegare a destra fino alla base di un breve muretto verticale fino in sosta.

L14 4, 60m. Salire in verticale fino a una terrazza, piegare a destra aggirando il pilastro seguire sempre il filo della cresta (qualche fix messo giusto per non perdersi). Raggiungere la sosta in una nicchia alla base di un canale di rocce compatte.

L15 5c, 30m. Salire il canale e uscirne alla fine a sinistra. Affrontare i due muri di ottima roccia fino ad arrivare in sosta.

L16 4, 30m. Per facili balze si raggiunge l’ultimo fix della via posto su un masso di roccia grigia. Libro della via alla base.

55 Storia Giradili pop, ma non trop…
Davide Lagomarsino in orgogliosa contemplazione della sua creazione sulla parete sudest della Punta Giradili. Francesco Serreli sullo splendido traverso dell’11° tiro di Crysalis

Leon Diepndaele su Skenderbeu 8a, Falesia di Brar, Albania. Foto: M. Cappuccio

Vivere in una piccola comunità ci dà comunque più stimoli a crescere e motivare la comunità. In palestra organizziamo corsi, uscite su roccia e anche un festival outdoor (Albanian Climbing Festival).

Raccontaci del vostro Festival che sembra avere sempre più successo.

L’Albanian Climbing Festival è nato nel 2015 e cambia località da un’edizione all’altra, questo principalmente per promuovere una nuova falesia, che sia nuova chiodata da noi o da qualcun altro. Da quando abbiamo iniziato ad oggi abbiamo organizzato otto edizioni a Gjipe, Tirana, Permet e Valbona, e abbiamo avuto una partecipazione media di 50/60 climber ad edizione, quest’anno a Permet più di cento e ben 150 l’anno scorso a Tirana. La partecipazione al festival è un mix tra la comunità locale e climber internazionali, per noi è gratificante e ispirante vedere climber che ritornano e ti ringraziano per ciò che stiamo facendo.

Non è un festival a un carattere commerciale, ma è più come un evento amichevole dove tutti andiamo a scalare insieme e godiamo delle nostre falesie,

speriamo di vedervi quindi qui in Albania per la prossima edizione.

MONTENEGRO

In Montenegro invece abbiamo contattato Iljia Gracanin, giovane musicista e climber talentuoso. Ci siamo dati appuntamento nella falesia di Skaljari vicina alla medievale città di Kotor.

Ciao Iljia, il Montenegro è un Paese abbastanza montuoso e con belle falesie di roccia ma con pochi climbers locali, raccontami come è nata la tua passione per l’arrampicata.

Fin da quando ero bambino volevo iniziare ad arrampicare su roccia, ma non ho mai avuto l’opportunità di farlo fino al 2019 quando una mia amica mi ha portato a scalare per la prima volta a Kotor. Lei a quel tempo era una delle migliori scalatrici del Paese ed era anche istruttrice, e per me è stato il migliore modo per iniziare.

Quante falesie ci sono in Montenegro?

In Montenegro ci sono circa 15 falesie per un totale di

80
Proposte Sulle Orme Verticali dei Balcani

quasi mille vie sportive. Smokovac e Cijevna sono le più grandi, ciascuna con circa 150 vie. Qui la maggior parte delle vie sono state chiodate da stranieri. Kotor è stata chiodata dallo scalatore americano Joshua. Cijevna è stata chiodata dal francese Austin, e da Nick dell’Alaska, Bar e Zupci sono state chiodate dagli alpinisti austriaci.

In questi ultimi mesi Nick Weicht sta facendo un gran bel lavoro bella lunga falesia a Lovka, chiodando tantissimi nuovi tiri. Anche i climbers del MAK (Mali Alpinistički Klub) , il più importante club alpino del Montenegro hanno chiodato delle vie soprattutto a Smokovac, con delle belle pareti strapiombanti ed in ombra tutto il giorno, ideali in estate. Per l’inverno invece consiglio le falesie di Old Town Bar con vie molto atletiche, e la falesia di Cijevna, bella arrampicata tecnica con bella vista sulla gola del fiume. Per me una delle più belle rimane Škaljari a Cattaro, con una vista spettacolare sul fiordo e con una roccia eccellente.

Hai parlato del MAK, ma avete altri club o palestre?

In Montenegro ci sono tre club, ma il MAK è il più grande e si trova a Podgorica. Abbiamo una piccola palestra per l’arrampicata e il bouldering e di solito ci sono circa 10-20 scalatori abituali. Tuttavia, sulla vera roccia al momento non ci sono più di 5 scalatori abituali, in realtà siamo veramente in pochi e ci piacerebbe poter avere una comunità un po’ più numerosa.

NORD MACEDONIA

In Nord Macedonia abbiamo fatto base a Skopje, dove incontriamo Viktor Trpovski, gestore della climbing Gym della capitale macedone, forte climber e figlio d’arte, suo padre Vladimir presidente della MSCF Federazione di arrampicata sportiva della Macedonia, può essere considerato il pilastro portante dell’arrampicata nel paese. Grazie al padre, Victor ha iniziato a gareggiare fin da piccolo e adesso è istruttore di arrampicata.

Ciao Victor, insieme a tuo padre siete testimonial in Europa dell’arrampicata in Nord Macedonia, cosa ci puoi dire del tuo Paese?

Con 34 vette che superano i 2000 metri, penso che si possa dire che la Macedonia è un Paese montuoso e posso aggiungere anche con una affascinante bellezza naturale. Al momento, abbiamo sviluppato nove settori e siamo a circa novecento vie totali, ma abbiamo ancora un grande potenziale da esprimere e questo lo sappiamo bene, e credo che questo sia il nostro punto di forza, perché avremo da offrire nuovi settori per molto tempo ancora.

Come si è sviluppata la comunità verticale nel tuo Paese?

La maggior parte delle aree e dei settori sviluppati in Macedonia sono principalmente opera di mio padre Vladimir, con l’aiuto degli alpinisti locali e di un team di persone, compresi stranieri, che sono disposti a contribuire allo sviluppo e all’affermazione della cultura dell’arrampicata qui in Macedonia. Tra l’altro c’è una crescente popolarità tra gli scalatori stranieri per la Macedonia come destinazione, perché oltre che per l’arrampicata e i settori boulder, un viaggio in Macedonia è un’esperienza sorprendente; cibo tradizionale, natura selvaggia e siti storici.

Quale falesia preferisci e quale consiglieresti?

La mia falesia preferita e anche quella che consiglio sempre è Mavrovo, poiché offre una varietà di stili (placche a tacche ma anche strapiombi a concrezioni) e difficoltà con gradi che partono dal 5c fino al 9a+. Situato sotto la vetta più alta Korab, le temperature estive lo rendono una destinazione perfetta per evitare il caldo e godersi vie lunghe fino a 40 metri.

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Tramonto sul fiume Bislim nel Nord Macedonia. Foto: M. Cappuccio Proposte Sulle Orme Verticali dei Balcani

Nella parte centrale dell’Albania, non lontano da Tirana, sorgono delle falesie molto belle ed interessanti, tra tutte spicca Brar. Una fascia rocciosa veramente spettacolare, alta compatta e solcata da lunghe concrezioni che sembrano disegnate. La parete si vede già dalla strada quando si sta per arrivare, e si capisce subito che si ha

davanti una falesia cinque stelle, non per niente su questa roccia hanno lasciato la firma climbers del calibro di Adam Ondra e Seb Bouin. La falesia offre per fortuna anche delle vie più facili, ma sempre su roccia eccezionale.

Le vie sono elencate da destra verso sinistra, quindi la 1 è la prima che si incontra salendo dal sentiero di accesso.

BRAR

1. DY HERË MAT ? 2. PROJECT ? 3. THE DREAM 9b 4. FOUR FOR GLORY 8c+ 5. POP-EYE-S 7c 6. TOKAVARA ? 7. PROJECT ?

NOTHING IS KUNG FU

WAVES

10. SURPRISE PACE KOKE

11. SURPRISE PACE KOKE EXT. 7c

PANDA

LONG WAY OF BROCCOLI ?

POWER ON THE EDGE ?

THE PALACE OF DREAMS 8a+

SFINIMENTO 8a+

TO BE OR NOT TO BOLT 8a+

TRAMONTO SULL’ADRIATICO 8a+ 23. MAZZACANO 7b 24. TUFA COCKTAIL 8a+

25. GIMME SHELTER ? 26. SHOKU IM HIJA ?

SO FRESH, SO CLEAN 7c

SO FRESH, SO CLEAN EXT. ?. 29. THE WET DREAM 8b

THE WET DREAM EXT. ?

ZBOR DITËN ?.

ZBOR NATËN 8b+

PROJECT ?

ZBOR EXTENSION PROJECT ?

HEKURUDHA NACIONALE

PRICKEL NOPPE

THE ROLLING STONE

della

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Proposte Sulle Orme Verticali dei Balcani
Le canne falesia di Brar. Foto: M. Cappuccio Enis Shehu sui muri compatti di Brar. Foto: M. Cappuccio
9.
BENZ 6c 13. BACINI 6c 14. NIENTE SOLE 6c+ 15. FLYING GLUE GUN 6a 16.
BROCCOLI 6c
8.
6b+
7c
6b+
12.
WAY OF
17.
18.
19.
20.
21.
22.
31.
32.
36.
8b 37.
38.
39.
40.
8b 41.
7c 42. CHRONICLE IN STONE 7a+ 43. JACK IT 6c 44. SNAKE DANCE 6a 45. SHIFT WORKER 6c+ 46. FLUTERER 7a+ 47. BISKOTAS 6c 48. MISERY BREAD 6c 49. FASHIONISTA 7a 50. NOW
NEVER 7a 51. ROCK
8a
7c
27.
28.
30.
33.
34.
35.
8a
VERTICAL SHOP
CI SPEZZEREMO LE RENI 8b+
SKENDERBEU 8a
HAMZA ?
OR
AND WALL
52. PLAKA ? 53. GEZUAR 2006
54. SHI-SH? 7b+ 55. SHUMË E SHIJSHME 6b 56. MAD WORLD 6c
ALBANIA
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Enis Shehu su Baccini 6c, falesia di Brar.
Proposte
Foto: M. Cappuccio

Personaggi Jerry Moffat

leggendarie di quegli anni: Chasin’ The Train e Heisse Finger (sempre di grado IX/7c). Un esordio sulla roccia del Franken che lasciava intuire grandi imprese. A Oberschellenbach, dove Wolfgang viveva ospitando di tanto in tanto gli altri personaggi storici

THE FACE: IL GRAN FINALE DEL VIAGGIO DI JERRY

Tra le linee chiodate sempre da Flipper, ce n’era una che aveva l’aria di essere particolarmente dura: Flipper l’aveva già battezzata The Face per via della presa chiave che fa pensare ad una faccia sorridente. Una linea che lo

Metodi di riscaldamento specifico per i bicipiti negli anni ‘80! Jerry Moffat e Wolfgang Gullich insieme a Chrissie, immortalati come sempre da Thomas Ballenberger prima di arrampicare su The Face! 1989. Foto: Thomas Ballenberger

dell’arrampicata locale, Jerry ebbe modo di conoscere tutte le leggende e gli scalatori più eclettici del momento, tra cui Flipper, il visionario che chiodò alcuni progetti nella zona meridionale del Franken. Tra questi progetti Jerry notò una via che si sviluppava – unica linea chiodata nel 1983 – al centro di un tetto impressionante molto ben visibile dalla strada, praticamente nel bel mezzo del paese Obertrubach. Il primo giorno fece giusto un paio di tentativi per decifrare i movimenti chiave, per poi tornare qualche giorno dopo nel pieno delle sue energie e liberare Ekel, il primo IX+ della Germania. Negli anni seguenti il tetto di Obertrubach è stato chiodato con altre vie, quasi tutte leggendarie e caratterizzate da uno stile estremamente fisico, per diventare un settore vero e proprio che prende il nome di Eldorado. Ma torniamo a Jerry Moffatt e ai progetti tutti da liberare nel Franken.

stesso Flipper ha provato e riprovato, dedicandosi anima e corpo alla ricerca della soluzione dei singoli passaggi. Una via di una bellezza rara, che diventa all’istante il chiodo fisso di Jerry Moffatt. Jerry la prova in yo-yo, risolve i movimenti singoli (guadagnandosi già stima e ammirazione da parte dei presenti), ma non riesce a chiuderla in giornata. Torna il giorno successivo, ma la roccia impietosa del Frankenjura gli procura dei tagli sulla pelle, e Jerry è costretto a prendere una pausa. Un problema logistico si frapponeva tra Jerry, la via e la fine del suo soggiorno in Frankenjura: il settore di Altmuhltal, dove si trova The Face, era distante, praticamente impossibile da raggiungere senza macchina e le speranze di tornarci diminuivano con il passare dei giorni. Fino a quando il suo amico di viaggi e avventure non riuscì a rimediare un passaggio proprio poco prima della fine del loro soggiorno, facendo salire la tensione

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ITW

alle stelle. Con una fermezza mentale degna di ogni sportivo super consolidato al mondo, Jerry non fece sfuggire l’occasione e, nel terzo giorno di tentativi, liberò The Face, proponendo la difficoltà futuristica di X-. The Face non rappresentò solo una tappa storica per l’evoluzione dell’arrampicata sportiva, ma portò alla luce anche un nuovo modo di affrontare le vie al proprio limite, ovvero quello che oggi spesso nominiamo come “il super lavorato”. Fino ad allora le vie venivano provate in giornata o nell’arco di massimo due o tre giorni. L’approccio di Jerry a dedicarsi su un progetto fino a quando non fosse stato risolto portò un nuovo modo di relazionarsi con i propri limiti. The Face è diventata negli anni un simbolo dell’alta difficoltà nell’arrampicata mondiale, un super classico che chiunque ha sentito nominare nella vita e che non perde di fascino nonostante il passare degli anni. Abbiamo contattato Jerry Moffatt per sentire come ci si sente dopo 40 anni da una First Ascent di così alto livello.

Moffat ITW

Ciao Jerry! Sono passati quarant’anni dalla tua First Ascent e The Face rappresenta ancora adesso una via leggendaria che pochi arrampicatori riescono ad aggiungere al proprio palmarès: ancora oggi i più forti arrampicatori devono prepararsi a una bella lotta per firmare una ripetizione di questa via. Come ti fa sentire tutto questo?

Sì, sono passati quarant’anni e io mi sento ancora molto orgoglioso di questa via. The Face è stata una delle tante linee bellissime e molto difficili che sono riuscito a salire in quell’anno. Sono andato molto vicino alla First Ascent nel secondo giorno in cui l’ho provata, ma alcuni tagli sulla pelle delle dita mi hanno impedito di raggiungere la catena. Fortunatamente sono riuscito a tornare lì, perfettamente consapevole che sarebbe stato il mio ultimo giorno di arrampicata di quel viaggio in Germania, e sentivo veramente molta pressione addosso. È stato il “gran finale” del mio viaggio di arrampicata più prolifico di sempre, avendo salito onsight tutte le vie più dure della Germania e avendo liberato prima Ekel, il primo IX+ e poi The Face, il primo X-.

Come possiamo vedere dalla foto scattata da Thomas Ballenburger, sei poi tornato su The Face anche dopo la First Ascent. In quella specifica occasione eri assicurato da Wolfgang Güllich: come mai eri tornato con lui sulla via?

In realtà sono tornato lì esclusivamente per scattare le immagini insieme a Thomas. Wolfgang mi aveva

accompagnato alla falesia e mi aveva assicurato durante gli scatti, credo che fosse il 1989, più o meno sei anni dopo la First Ascent, In quell’occasione ero anche riuscito a ripetere di nuovo la via senza cadere, ma nel frattempo avevo anche alzato il mio livello personale: nel 1989 l’8a+ a vista era nel mio range di possibilità, anche se era stata di nuovo una bella battaglia!

Qual è stato il primo arrampicatore a voler tentare la prima ripetizione di The Face?

Stephan Glowacz fece la seconda salita di The Face e si guadagnò la foto di copertina su un magazine inglese. Credo fosse il 1984.

Quali sono gli aspetti dell’arrampicata che hai visto cambiare ed evolvere maggiormente negli ultimi decenni?

Da quando ho iniziato ad arrampicare nel 1978 l’arrampicata è cambiata in modo radicale. Lo sviluppo delle sale di arrampicata ha avuto un impatto significativo perché rappresenta un modo di avvicinarsi a questo sport sicuro e di facile accesso. L’arrampicata non rappresenta più uno sport pericoloso e dallo spirito ribelle com’era negli anni Ottanta. Non ritengo che sia necessariamente un aspetto negativo, è solo e semplicemente diverso. Per quanto mi riguarda amo comunque mettermi alla prova solo sulla roccia vera. Quando vado nelle sale di arrampicata come quella di Innsbruck non riesco a credere al numero di persone che si trovano lì ad arrampicare ed è veramente pazzesco vedere quante persone siano oggi appassionate di questo meraviglioso mondo.

Jerry, insieme al fotografo Thomas Ballenberger e a Norbert Sandner, un altro pioniere del Redpoint e arrampicatore leggendario, mentre conversano sotto all’originale Campus Board. Foto: Stefan Riedl

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queste cime allora inviolate… ma soprattutto sulla linea del vecchio confine Italia/Austria dove si svolse la Prima Guerra Mondiale. Se volete “i numeri”, sappiate che sono circa 45 km con 4500 d+, ma che fatta in maniera “touring” potrebbe essere interrotta con alcune notti presso i Rifugi: Mandrone, Lobbie, o anche al Bivacco

Lang e al Rif. Carè Alto.

Sempre sfruttando la primavera, e quindi la consistenza

della neve, perché non proporvi la traversata integrale - da nord a sud - della catena del Monte Baldo: era il 16 aprile del 2014 quando “ho avuto il piacere” di percorrere tutta questa cresta naturale. Allora ero partito dal paese di Torbole e arrivato a Peschiera. Una bellissima sequenza di montagne che separano il Lago di Garda a Ovest (lungo più di 40 km) dall’altrettanto lunghissima Vallagarina sul versante

Est (profonda vallata glaciale che fa da letto al fiume

Adige). Più di 15 cime che oggi si potrebbe fare “tranquillamente” in due giornate indimenticabili, con un panorama eccezionale su una distesa di vette sempre sopra i 2000 m… vi giuro, lo rifarei anche oggi! Sono stati 77 km (più della metà fatti in MTB) con 21 cambi assetto e 4200 m d+… per me “per-corsi” in 7h e 40’.

Ma tornando a parlare di primavera, vorrei ancora una volta parlarvi di quanto è bella questa stagione sugli sci, e il perché questo periodo dell’anno diventa quello ideale per salire anche alle alte quote.

Sì, perché è la stagione ideale proprio per le salite verso “l’aria sottile” delle nostre Alpi, come nel gruppo del Monte Rosa o più semplicemente per provare “il vostro primo 4000 con gli sci”.

È la stagione dove i Rifugi - sulle pendici di queste montagne - aprono la porta per la pratica dello sci in alta quota.

“CHE SIA DALL’ITALIA, OPPURE DALLA SVIZZERA, MA ANCHE DALLA FRANCIA… L’IMPORTANTE È AVERE ACCESSO A QUESTE MONTAGNE. LE PIÙ GETTONATE? TANTO PER DIRNE UNA, VI CONSIGLIO LA CIMA OCCIDENTALE DEL BREITHORN A 4165 M, RAGGIUNGIBILE IN GIORNATA PERCHÉ GRAN PARTE DEL DISLIVELLO LO SI SUPERA COMODAMENTE CON GLI IMPIANTI, E QUINDI CON ZERO FATICA. SBARCATI SUL GHIACCIAIO DEL PLATEAU ROSA, SOPRA CERVINIA, LO SI ATTRAVERSA E SI SALE VERSO LA CIMA DEL BREITHORN ACCOMPAGNATI DALLO SFONDO DEL CERVINO. SULLA CIMA UNA VISTA GIGANTESCA SUL GRUPPO DEL MONTE ROSA E SU MOLTISSIMI 4000 SVIZZERI.

Ma vogliamo rimanere completamente in Italia? Allora come non parlare del Gran Paradiso nel Parco Nazionale omonimo. Questa volta mettendo in conto due giornate: un’esperienza indimenticabile con il pernotto al Rifugio Vittorio Emanuele II o allo Chabod, così da poter dividere la fatica della salita in due giornate e godere di un ambiente scialpinistico che

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Scialpinismo Scialpinismo primaverile e concatenamenti
Neve fresca di maggio sul Monte Rosa, dopo il Colle del Lys. Foto: Omar Oprandi

sembra fatto apposta per essere percorso con gli sci per raggiungere una vetta italiana oltre i 4000 m, molto prestigiosa e conosciuta.

Se invece si punta più in alto, la cima più “gettonata” è sicuramente quella dove sorge il Rifugio più alto d’Europa: la Capanna Margherita a oltre 4500 m, posta sulla Punta Gnifetti, la vetta più alta della Valsesia in Piemonte. È sicuramente una tra le più “grandi classiche” di tutto l’arco

alpino immersa in totale “ambiente di alta montagna”.

Anche questa salita è “facilitata” dalla presenza del Rifugio Gnifetti (dove si dorme e si mangia bene), ma soprattutto dagli impianti da sci, che sbarcano i potenziali pretendenti a Punta Indren poco oltre i 3200 metri. Infine come ultima “super gita scialpinistica” che vi segnalo, ma riservata esclusivamente ai più allenati, il “signor Monte Bianco”! Una cima che non ha bisogno

di tante presentazioni, che viene salita con gli sci dal versante dove si è svolta anche la prima salita storica (e famosa) della cima stessa, ossia quello francese. Su questa cima si sale solitamente fin dal mese di aprile, ma molti scelgono il mese di maggio per avere più ore di luce e per le temperature che saranno “più abbordabili”.

I più allenati infatti arrivano sul tetto delle Alpi a 4810 m dove le temperature possono essere anche molto rigide,

soprattutto in presenza di vento o di un cielo coperto. Insomma eccovi dei buoni motivi e dei semplici esempi per affrontare delle bellissime gite da mettere in programma proprio in questo periodo: la magica primavera scialpinistica.

Spero anche, per i più scatenati, di aver dato spunto per delle “pazze idee” dove “concatenare alcune cime” nelle condizioni più sicure che solo la primavera può donare.

La parte centrale del Monte Baldo, percorsa in giornata a metà aprile. Foto: Omar Oprandi

Avvicinamento al rifugio dei Grands Mulets, Monte Bianco. Foto: Omar Oprandi

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concatenamenti
Scialpinismo Scialpinismo primaverile e

A spasso su Mingus

Questione di paranomasie

Sapete quando si è più piccoli, ingenui, e si pensa che il mondo sia ai tuoi piedi, che non c’è niente che ci possa sfuggire di controllo perché siamo giovani e tutto quello che ci circonda lo possiamo dominare alla perfezione, a volte senza alzare un dito, solo con la forza del pensiero. E tutto ci è dovuto. Il mondo di fatto è stato forgiato su misura perché noi potessimo viverci comodamente. Troviamo persino messaggi subliminali in cose e situazioni per convincerci di aver ragione e avvalere quindi la nostra tesi. È bello essere giovani, soprattutto per questo: la leggerezza di pensiero. Il pensiero esce dalla mente senza troppa rielaborazione, non c’è trauma, storia passata, alcun motivo per cui debba essere rielaborato più volte. È un pensiero puro, che viene dal cuore. Con il tempo, crescendo, o meglio, invecchiando, capiamo che questo mondo presenta delle piccole grandi imperfezioni e che probabilmente vorremmo ridarlo indietro e sostituirlo come quando cambiamo le taglie dei jeans in negozio. Ma non è quasi mai possibile. E i nostri pensieri vengono sempre più elaborati, più e più volte, prima di uscire dalla bocca sotto forma di suoni e poi venire scanditi dalla bocca. Ecco, quando ho sentito per la prima volta il nome di Mingus ero veramente giovane, avevo iniziato a scalare da poco e a malapena sapevo cosa fossero le vie di più tiri e tanto meno le grandi pareti. Avevo già capito che l’arrampicata sarebbe diventata un punto sicuro nella mia vita, una specie di certezza, un porto di mare nel quale trovare pace tutte le volte che ne avrei avuto bisogno nei momenti più mossi della mia vita. Avevo già ben chiara questa cosa perché l’arrampicata quando è entrata nella mia vita non ha chiesto “permesso”, ma ha sfondato una porta e si è presa tutto. E mi ha fatto credere in me stessa, moltissimo, tanto da darmi uno “scopo”, cosa che prima non avevo ben chiaro.

E io a quel tempo avevo l’ingenuità di poter credere che

quel nome, quella via, Mingus, fosse in qualche modo riferito a me.

E mi piaceva tremendamente quella sensazione di poter essere un nome di una via che a sentire parlare gli altri sembrava essere un capolavoro di calcare e soprattutto di difficoltà elevate per lo stile di arrampicata estremamente tecnico e delicato e per la sua continuità. Nella mia testa aveva cominciato a sedimentare l’idea che un giorno io, la Ming, sarei andata a ripetere quella via, perché in fondo dovevo rendere onore al nome. Ovviamente ero attratta moltissimo anche dalla sua storia: aperta del 1986 da Christophe Froifond con l’uso dell’artificiale e originariamente gradata 7a+/A0, è stata liberata con difficoltà fino all’8a nel 1994 da Lynn Hill che, incredibilmente, l’ha salita nel miglior stile possibile: a vista.

Ma la cosa più importante per me era la paronomasia: Ming, Mingus.

Era il 2017 quando Pierino Dal Pra mi mandò una mail in risposta a una domanda che gli avevo fatto su un’altra via, La Cattedrale, e lui in fondo a quella mail mi aveva lanciato un messaggio subliminale scrivendo “Ciao Mingus” con una emoticon di una faccina che fa l’occhiolino.

Qualche tempo dopo, nel 2018, conosco finalmente Manolo, il Mago, a una serata nella quale assieme dibattiamo della nostra personale salita della via Attraverso il Pesce. In quell’occasione ho il piacere di conoscere meglio il personaggio e la voglia di scalare assieme ovviamente cresce e mi pervade. Scalare con il proprio mito, che sogno sarebbe! E lui aveva voglia di andare in Verdon. Quale via migliore di Mingus per il Mago? Penso… una danza in verticale su piccoli appoggi per mani e piedi, lo stile che più gli si addice! E io, come un’ombra, l’avrei seguito fedelmente, cercando di assorbire ogni secondo del tempo vissuto assieme, perché si sa che è meglio apprendere dai migliori se si vuole migliorare.

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Federica Mingolla impegnata sui muri di Mingus, falaise de l’Escales, Verdon. Foto: Arch. F. Mingolla
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La Rubrica della Ming

The North Face Stormgap Power Grid™

La proposta The North Face per uno strato ad alte prestazioni, leggero, comprimibile e traspirante. Realizzato in tessuto Polartec® Power Grid™, ha un potere isolante impressionante per il suo peso e il suo ingombro. Il motivo geometrico ottimizza l’assorbimento e la traspirabilità. Il cappuccio offre un ulteriore strato di comfort anche sotto il casco, mentre le tasche con cerniera sui fianchi e sul petto sono ideali per riporre gel, barrette energetiche e altri oggetti essenziali per la montagna. www.thenorthface.it

Patagonia

Boulder Fork Rain Jacket

Che tu sia alla ricerca di appaganti viste dall’alto di un masso in montagna o stia inseguendo trote arcobaleno lungo i fiumi, questa giacca impermeabile a basso profilo ti terrà all’asciutto e protetto dalla pioggia durante le tue escursioni in natura. Il tessuto esterno a 3 strati soddisfa il H2No™ Performance Standard di Patagonia per garantire eccellenti prestazioni in termini di impermeabilità/traspirabilità; tessuto, membrana e trattamento DWR (spalmatura idrorepellente a lunga durata) sono privi di PFC/PFAS (sostanze chimiche perfluorurate). Capo realizzato in uno stabilimento Fair Trade Certified™. eu.patagonia.com

E9

F-BLAT2 e OLIVIA -S

Ortovox

Fleece Rib Hoody

La felpa Fleece Rib Hoody è a zero emissioni e prodotta nel modo più ecologico possibile! Affidabile in ogni movimento, robusta e traspirante.Gli inserti in Merino Shield Tec proteggono dalle abrasioni causate dalle rocce più dure e dall’imbracatura per l’arrampicata. La fine struttura a canali all’interno garantisce una piacevole ventilazione e presenta notevoli proprietà isolanti. Inoltre, la lana Merino a contatto sulla pelle ha un effetto di regolazione dell’umidità e della temperatura e previene la formazione di cattivi odori. Fatta per le pareti più impervie e gli itinerari più lunghi: la versatile felpa Fleece Rib Hoody non può mancare nelle tue avventure sulla roccia. www.ortovox.com

Dalla nuova collezione E9, per lei OLIVIA-S il pantalone per il climbing e le attività outdoor, realizzato in tessuto che combina il lyocell, conosciuto per essere morbido e traspirante, oltre che biodegradabile, con la resistenza del cotone e del lino, senza dimenticare un piccolo tocco distintivo dello stile E9, qui rappresentato dal ricamo colorato sotto la tasca anteriore. Per lui F-BLAT2 realizzato con materiale di alta qualità, combinando il comfort del lino con la durata del cotone organico. La cinta e il fondo regolabili contribuiscono a offrire una vestibilità comoda e la libertà di movimento necessaria nelle attività all’aperto. Il design delle tasche in tessuto a contrasto è originalissimo e funzionale. Il ricamo nella tasca posteriore e le impunture a contrasto sono l’esempio della cura dei dettagli che E9 mette in tutti i suoi prodotti. Entrambe i prodotti sono disponibili in quattro varianti colore. www.e9planet.com

Vetrina prodotti 118

LaMunt

Sara 3L Light

Per le avventure in montagna, tutto l’anno e con qualsiasi condizione atmosferica, LaMunt propone Sara 3L Light, impermeabile (10.000 mm di colonna d’acqua) ed estremamente leggera. Realizzata al 100% in poliestere riciclato con funzionalità antivento, ma altamente traspirante (10.000 g/m²/24 h), presenta un collo extra alto e un cappuccio antipioggia con visiera aderente per proteggere il viso, cuciture completamente nastrate e cerniere impermeabili. Gli speciali polsini doppi arricciati, oltre a rappresentare un modo intuitivo di regolare la lunghezza delle maniche, fungono da ulteriore barriera al vento e alla pioggia. Morbida, elasticizzata, femminile e altamente tecnica, la giacca Sara 3L Light si comprime facilmente per essere trasportata in tuta comodità. www.lamunt.com

Black Diamond Rock Blitz 15

La Sportiva

Sierra Rock Pant

Sierra Rock Pant è il pantalone da arrampicata sviluppato da La Sportiva per gli appassionati che amano trascorrere un’intera giornata in falesia in totale comfort. Sviluppato da scalatori per scalatori, coniuga la tradizione all’evoluzione del DNA La Sportiva per soddisfare la climbing community durante le proprie avventure verticali. Grazie all’utilizzo di tessuti misti, come cotone riciclato (85%) e canapa (13%), questi pantaloni sono in grado di offrire morbidezza, leggerezza e funzionalità durante tutte le fasi di scalata. www.lasportiva.com

Per l’arrampicata su vie lunghe arriva da Black Diamond il Rock Blitz 15, l’ultimo modello di zaino pronto per spingerti fino alla vetta. Creato in tessuto riciclato, con la caratteristica apertura principale in stile Blitz e con una tasca laterale con cerniera per un rapido accesso durante il percorso a telefono, mappa o fotocamera, questo zaino da 15 litri ha anche un profilo essenziale per muoversi velocemente nei percorsi impervi. La cinghia di chiusura superiore funge da ferma corda durante il trasporto della stessa, mentre il passaggio esterno del tubo H2O dà la possibilità di rimanere idratato durante tutta la salita. Gli spallacci imbottiti in EVA e il pannello posteriore dello zaino garantiscono comfort per tutto il giorno, mentre la cinghia sullo sterno e la cintura in vita sono completamente rimovibili per risparmiare peso durante le ascese veloci e leggere. eu.blackdiamondequipment.com

Wild Country

Wildsport Quickdraw

Per una rinviata agevole e veloce, Wild Country propone i rinvii Wildsport, robusti ed ergonomici. I moschettoni presentano una costruzione forgiata a caldo con una robusta sezione “I Beam” per un peso ottimizzato e sono dotati di leva dritta nella parte superiore e a leva curva nella parte inferiore per la corda. Sulla fettuccia è presente una protezione per mantenere il giusto orientamento e prevenire l’usura. Lunghezza fettucce: 12 cm e 17 cm. Disponibile in confezione da 6 con fettucce da 12 cm. www.wildcountry.com

Vetrina prodotti 119

PROVENZA-COSTA AZZURRA-LIGURIA

BIMESTRALE DI ARRAMPICATA E ALPINISMO

Maggio 2024. Anno VI. Numero 30

Direttore responsabile

Richard Felderer

Direttore editoriale

Eugenio Pesci

Redazione

Tommaso Bacciocchi

Roberto Capucciati

Matteo Maraone

Samuele Mazzolini

Alberto Milani

Marco Pandocchi

Damiano Sessa

Copertina

Burren, Irlanda. Foto: © Mike Hutton

Grafica

Tommaso Bacciocchi

Correzione di bozze Fabrizio Rossi

Hanno collaborato

Impaginazione

Francesco Rioda

Disegni Eugenio Pinotti

Alessandro Lamberti, Alessio Conz, Carlos Simes, Claudia Colonia, Federica Mingolla, Luigi Tassi, Massimo Cappuccio, Mike Hutton, Niki Ceria, Omar Oprandi, Roberto Capucciati, Serafino Ripamonti, Steve McClure

Versante Sud Srl

Via Rosso di San Secondo, 1 – 20134 Milano tel. +39 02 7490163 versantesud@versantesud.it info@up–climbing.com

Abbonamenti e arretrati www.versantesud.it

Stampa

New Press Edizioni srl – Lomazzo (CO)

Distribuzione per l’Italia

PRESS-DI-Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. via Mondadori 1 – 20090 Segrate (MI) – Tel. 02 75421

© Versante Sud 2024

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della pubblicazione senza autorizzazione dell’editore. Registrazione al Tribunale di Milano n. 58 del 27/02/2019

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