
LUCA SCHIERA
LUCA SCHIERA
VALLI DEL MASINO
Arrampicate classiche e moderne
Seconda edizione Maggio 2025
ISBN 978 88 55471 138
Copyright © 2025 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Copertina Simone Pedeferri, Adventure Time, Meridiana del Torrone.
© Richard Felderer
Testi Luca Schiera
Disegni Eugenio Pinotti
Cartine
Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map
Simbologia Tommaso Bacciocchi
Impaginazione
Stampa
Chiara Benedetto
Tipolitografia Pagani – Passirano (BS), Italia
sul territorio
Cosa significa?
Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.
Come i pomodori a Km 0?
Certo! E la genuinità non è un’opinione.
Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo gli spot più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuove falesie.
Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale.
E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore
L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo.
Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.
Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio
Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie
LUCA SCHIERA
Solo Granito esiste da quasi vent’anni, come il rapporto di amicizia tra noi di Versante Sud e Mario Sertori, uno dei nostri primi e più prolifici autori. Solo Granito è una sua idea, un suo progetto, che ha voluto realizzare con quella che ai tempi era, anche per il mondo della montagna, una piccola casa editrice.
Oggi Mario desidera passare il testimone ai giovani, convinto che alla sua esperienza sia da preferire la vitalità e la copiosa attività di chi ha qualche decennio in meno; ha così individuato in Luca Schiera, uno dei più forti e quotati alpinisti cresciuti nella Valle, il suo successore. Una scelta certamente difficile, ma che rispettiamo perché segno di grande maturità e saggezza.
Luca si è trovato a lavorare su un prodotto eccezionale, e ha scelto di non rivoluzionare il libro solo per rivendicarne la totale paternità ma, con grande rispetto per l’opera di Mario, ne ha mantenuto integralmente il cuore aggiornandone solo i contenuti tecnici, aggiungendo le novità e alcune importanti schede di approfondimento storicoculturale.
Una eredità difficile, che Luca ha saputo gestire al meglio interfacciandosi con il suo predecessore dove e quando necessario. I testi che trovate in questa guida sono quindi per la maggior parte di Mario, anche se abbiamo deciso di specificarlo solo per gli scritti principali, quelli con una valenza storica o letteraria, come per esempio alcune parti delle introduzioni. Luca ha raccontato invece l’ultimo decennio, un periodo ricco di avvenimenti che ha vissuto in prima persona e con i quali è cresciuto alpinisticamente. Siamo fieri di aver accompagnato gli autori in questo percorso, e certi che questo lavoro collettivo vi piacerà.
Roberto Capucciati
Negli ultimi dieci anni, parallelamente all’esplosione dei numeri nell’arrampicata sui blocchi di fondovalle, c’è stato molto fermento anche in alto Masino. Tanti nuovi alpinisti, alcuni locali ed altri “adottati”, si sono affacciati sulla scena con nuove idee e linee da disegnare sulle placche di queste torri di granito, tramandando l’etica che ha sempre caratterizzato queste valli. Seguendo il movimento dell’arrampicata libera nato negli anni ‘80, sono nate sia vie moderne che tradizionali spingendo le difficoltà molto più in alto di quanto era stato fatto fino a prima. Allo stesso tempo hanno fatto la loro comparsa, mentre altri sono stati riscoperti, anche diversi nuovi itinerari su difficoltà classiche e alla portata di molti, permettendo una frequentazione di questi luoghi da parte di tutti gli appassionati della verticale.
Mario Sertori, al quale va dato il merito di avere creato da zero questa guida, per questa terza edizione di Solo Granito ha passato il testimone a me e mi è sembrato giusto rispettare l’enorme e ottimo lavoro fatto in precedenza.
Rispetto alle precedenti edizioni è stata rimossa la parte della Val Malenco per una questione, oltre che di spazi anche geografica, sono state aggiunte nuove vie e proposte, e inoltre sono stati inseriti altri approfondimenti sulla storia e i personaggi che l’hanno scritta.
Questo perché rispetto ad altri canali dove si possono approfondire alcune cose più specifiche credo che la guida cartacea rimanga in generale lo strumento più completo e autorevole per trattare un’area così ampia, facendo da riferimento in particolare per chi non conosce queste montagne.
Per la maggior parte degli itinerari, in particolar modo quelli più classici, si trovano su internet molte relazioni ben fatte che spiegano le vie in ogni dettaglio, cosa che per ovvi motivi non è possibile fare su un volume già molto vasto, seppur con relazioni estremamente sintetizzate. Inoltre credo che descrivere le vie in modo troppo minuzioso sia un’arma a doppio taglio: da una parte può rendere molto più semplice una ripetizione, dall’altra bisogna sapere che anche una piccola interpretazione diversa da parte dell’alpinista può portare a errori, se si segue tutto alla lettera (questo come regola generale, nei casi particolari è tutto indicato nelle descrizioni). Riguardo ai gradi: tanti storceranno il naso nel vedere la scala francese e non la Welzenbach anche sulle vie classiche. È successo anche a me all’inizio proprio con l’uscita della prima edizione di Solo Granito. Però un grado è un grado, basta fare una semplice conversione per capire quali sono i propri limiti. Dato che buona parte degli itinerari qui proposti sono vie moderne penso che questa scelta sia stata un buon compromesso per non confondere con le doppie gradazioni.
La Val Masino, con la sua moltitudine di pareti sparse a perdita d’occhio offre un terreno di rara bellezza in cui si possono vivere infinite avventure, il mio augurio è che questa guida possa offrire al lettore una panoramica di tutto il gruppo il più completa possibile, offrendo spunti interessanti a tutti gli scalatori che vogliono trovare la propria dimensione.
Luca Schiera
Per raggiungere la Valtellina da Sud (Milano, Lecco) prendere la SS 36 fino a Colico e qualche chilometro dopo, in corrispondenza del Trivio Fuentes, svoltare a destra in direzione Sondrio. La SS 38 dello Stelvio attraversa tutta la Valtellina.
Per la Val Masino girare a sinistra all’altezza del paese di Ardenno, circa 6 km dopo Morbegno. Si raggiungono i nuclei abitati di Cataeggio e Filorera. Proseguendo lungo la strada della val Masino si costeggia il Sasso Remenno e si arriva quindi a S. Martino (14 km). Da S. Martino si entra in Val di Mello (bivio con indicazioni al secondo tornante) dove la strada termina in un ampio parcheggio. Da S. Martino, proseguendo diritti, si arriva invece alle terme dei Bagni di Masino (1172 m 4 km). Attualmente (aprile 2025) il parcheggio è a pagamento con un numero limitato di posti. In alternativa, dalla stazione FS di Morbegno esiste un autobus (A20 STPS) di linea che arriva a San Martino.
(© Luca Schiera)
Per raggiungere la Valtellina da Nord quando il passo dello Spluga è chiuso, si passa da Chiasso, Como e poi Lecco; se lo Spluga è aperto entrare da qui in Val Chiavenna e poi proseguire verso Sud lungo la SS 36, girando a sinistra per la Valtellina all’altezza del Trivio Fuentes.
Val Chiavenna e Valtellina sono altresì raggiungibili da Nord tramite lo Julier Pass per St. Moritz e l’Engadina. Percorrere il passo del Maloja, poi Casaccia, Vicosoprano, Borgonovo, Stampa, località Pranzaira (vedi sopra per accesso all’Albigna), Bondo (vedi sopra per l’accesso alla Val Bondasca) e da qui in Italia tramite la frontiera di Castasegna (Ch)-Villa di Chiavenna (I). Proseguire in direzione di Chiavenna e poi seguire le indicazioni per Sondrio per raggiungere la Valtellina (a sinistra al Trivio Fuentes). Oppure da St. Moritz valicare il Passo del Bernina ed entrare in Valtellina a Tirano da qui verso destra (Ovest) percorrere la SS 38 in direzione Morbegno Colico (soluzione consigliata per recarsi in Val Masino, provenendo da Nord). Indicazioni per la Valmalenco e la Valmasino all’altezza rispettivamente di Sondrio e di Ardenno. La Valtellina e dunque la Val Chiavenna sono raggiungibili in estate dal passo dello Stelvio.
È possibile giungere in Valtellina anche da Est, dal Passo dell’Aprica, che mette in comunicazione con la Val Camonica e il lago d’Iseo, ed è sempre aperto. Da Innsbruck si accede alla Bassa Engadina dal valico di Martina. Attraversare i paesi di Guarda, Zernez, Zuoz, Samedan e poi girare a sinistra all’altezza di Celerina in direzione Pontresina e tramite il passo Bernina entrare in Italia a Tirano e da qui come sopra.
In Italia la chiamata di soccorso è gratuita su tutto il territorio nazionale. Per il soccorso in montagna è necessario chiamare il NUMERO 118 o il NUMERO UNICO DI EMERGENZA 112
Risulta fondamentale lasciarsi intervistare dall’operatore, poiché in base alla raccolta di queste informazioni (triage) verrà assegnato il codice di gravità e pianificata la missione di soccorso con le risorse più adatte allo scopo, seguire scrupolosamente le indicazioni ricevute.
SEGNALI DA USARE CON L’ELICOTTERO A VISTA (solo una persona deve fare questa azione)
SÌ. HO BISOGNO DI AIUTO
Posizionarsi in piedi con entrambe le braccia alzate e vento alle spalle.
NO. NON HO BISOGNO DI AIUTO
Posizionarsi in piedi con un braccio alzato e vento alle spalle.
COMPORTAMENTO DA TENERE QUANDO ARRIVA L’ELICOTTERO
– Allontanarsi dalla zona di atterraggio mettendosi in un posto sicuro, NON verso la coda e NON verso monte, portando con sé zaini, indumenti e tutto ciò che può volare via
– Tenere i bambini per mano ed i cani al guinzaglio
– Rimanere fermi fino alla fine delle operazioni di recupero
dalla guida Walther Risch, allievo e amico di Klucker, con Alfred Zurcher nel 1923. Per la verità, nel 1911 i fratelli Calegari con G. Scotti avevano percorso lo spigolo Nord del Badile in due tempi. Arrivati infatti a metà della cresta, ridiscesero a valle, poi in un’altra occasione raggiunsero la cima dalla via normale e si calarono fino al punto massimo toccato precedentemente. Completarono da lì la scalata fino in vetta, ma la loro non venne mai accettata come una vera prima ascensione.
Il sesto grado
Gli anni Trenta portarono nel massiccio, seppur con leggero ritardo rispetto alle Dolomiti, il sesto grado. È sul tagliente spigolo Nord-Ovest della Sciora di Fuori che Simon e Wipper dichiararono per la prima volta nel Masino-Bregaglia questa difficoltà. Siamo nel 1933. L’anno dopo fu la volta di Burgasser e Ulbrig a cimentarsi con il sesto sul severo sperone Nord del Pizzo Trubinasca, mentre sui versanti meridionali fu inaugurato sempre nel 1934 da Gervasutti e Negri che cavalcarono la lunga cresta Sud della Punta Allievi. Nel 1935 cadde per mano di Frei e Weiss anche lo spigolo Nord-Ovest dei Pizzi Gemelli. Ma il vero salto di steccato, quello che non conoscerà svalutazioni, ci sarà solo nel 1937, quando quasi in sincrono cedettero agli assalti le due pareti più corteggiate del massiccio: il poderoso pilastro Nord Ovest del Cengalo e la repulsiva lavagna della Nord Est del Badile. La seconda soprattutto diverrà leggendaria, sia perché leggendario è Riccardo Cassin, il comandante della cordata vittoriosa, sia perché la prima ripetizione fu opera del fuoriclasse francese Gaston Rébuffat che ne confermò l’impegno totale. Sulla Nord Ovest del Badile sempre nel luglio del 1937 venne tracciato da Bramani e Castiglioni un itinerario che, seppur tecnicamente meno difficile dei due precedenti, è nel complesso un percorso grandioso. Degne di nota sono anche due vie di Mario Dell’Oro detto “Boga” sulla Punta Allievi e sul Torrione di Zocca. Ancora una volta una guerra mondiale portò un lungo periodo di stasi, poi l’alpinismo sui monti del Masino visse una seconda fase di grande fermento.
Il periodo post-bellico
Nel 1952 ci fu un balzo nel futuro, con la prima solitaria della Via Cassin al Badile in quattro ore e mezza, ad opera di Hermann Buhl, primo salitore di Nanga Parbat (8125m) e Broad Peak (8047m) senza ossigeno e senza portatori. Lo scalatore austriaco partì da Landeck in bicicletta risalendo tutta l’Engadina, scese in Val Bregaglia poi si portò ai piedi della montagna. Scalò la via assicurandosi solo per brevi tratti, e fece ritorno in patria sempre con lo stesso mezzo di trasporto, vero esempio di alpinismo eco-compatibile! In campo esplorativo, è del 1959 la realizzazione che fece più scalpore: Vasco Taldo con Nando Nusdeo superò con un ardito tracciato la verticale parete Sud del Picco Luigi Amedeo. Sempre Taldo, questa volta con Aiazzi e Pizzoccolo, percorse nel 1963 sulla parete Sud della punta Ferrario una strapiombante fessura con forti difficoltà in artificiale. Tiziano Nardella, grande specialista di questo tipo di scalata, tracciò due vie in questo stile sul Torrione di Zocca e sulla Punta Allievi, mentre i valtellinesi Pietro Ghetti, Franco Gugiatti, Tullio Speckenhauser e Carlo Pedroni riuscirono nel 1969 ad aprire un itinerario diretto di alta difficoltà sulla liscia parete meridionale della Quota 3228 (Via Città di Sondrio). A Franco ed Ermanno Gugiatti, si devono alcune linee molto interessanti sul Torrone Occidentale e sui pilastri meridionali del Cengalo. Felice Bottani invece fu l’elemento trainante di un gruppetto di scalatori di Morbegno (Sondrio) e nel corso della sua lunga carriera verticale aprì parecchie vie sui monti del Masino, alcune delle quali, come la Via dei Morbegnesi alla Punta Sfinge, divenute delle classiche apprezzate. Verso la fine degli anni Sessanta si assistette al ritorno degli inglesi nel massiccio. Nell’estate del 1968 Mike Kosterlitz e Dick Isherwood nel tentativo di ripetere la Felice Battaglia aprirono “per errore” una magnifica via, detta appunto Via degli Inglesi che restò a lungo una delle più
impegnative del gruppo. In quella occasione vennero usate per la prima volta nel Masino i nut e le scarpette a suola liscia invece degli scarponi. In Val di Zocca i loro connazionali Rogers, Roper e Meldrum misero a segno nuove linee estreme sulla Sud Est della Quota 3228 e sulla Sud della Cima di Castello; su quest’ultima parete nel 1954 anche Osio e Corti avevano tracciato un difficile itinerario.
Nella seconda metà degli anni Settanta una nuova e intensa fase creativa, destinata a caratterizzare anche gli anni successivi, venne favorita dall’avvento delle filosofie di arrampicata provenienti dagli USA, che rivoluzioneranno nel giro di poche stagioni il corso della storia alpinistica. Dopo aver sperimentato con successo le tecniche innovative in Val di Mello, i giovanissimi (meno di 100 anni in 5!) Giuseppe Miotti, Francesco Boffini, Guido e Jacopo Merizzi e Giovanni Pirana aprirono nell’estate del 1976 un difficile itinerario sull’inviolato Pilastro a goccia, della
Nord Ovest del Badile. Il 24 luglio del 1977 Ermanno Gugiatti scalò da solo la Bramani-Castiglioni sul Badile e sempre lo stesso giorno la ventenne Serena Fait, futura Guida Alpina, fece la prima solitaria femminile dello Spigolo Nord. Nel luglio del 1979 si registrò in Val Bondasca un’intensa attività di alpinisti solitari.
Il britannico Martin Moran, che diventerà un’affermata Guida Alpina, realizzò il 15 luglio la solitaria dello Sperone Nord Ovest del Cengalo, il giorno dopo sempre da solo la Cassin al Badile (non si tratta però di una prima) e il 23 e 24 la prima solitaria della Via degli Inglesi. Il 22 e 23 luglio fu la volta di Giovanni Pirana con la prima solitaria della Via del Fratello. Poco dopo anche il 17enne svizzero Bobi Götte percorse la Cassin in 3 ore, la Via del Fratello in 5 e si aggiudicò la prima solitaria della
Linea Bianca. Ivan Guerini, dopo aver lasciato il segno sulle pareti della Val di Mello, spinse la sua attività esplorativa verso zone più recondite del Masino, dove videro la luce molte linee salite spesso in solitaria su cime remote come il Sasso Manduino. Giuseppe Miotti tracciò nel 1982 con Guido Merizzi Soli di Ghiaccio, una meravigliosa via in fessura, sulla Quota 2510 in Val di Zocca, protetta solo con nut e friend, e la più classica Popolo dell’autunno sul Pizzo del Ferro Centrale. In seguito riuscì a liberare alcune linee con tratti di artificiale, come la Città di Sondrio alla Punta Baroni e la Erba alla Allievi. Anche l’altro Merizzi, Jacopo, seppe trovare nuovi percorsi sui graniti del Masino aprendo, spesso con
Situata a Sud Ovest dei Bagni di Masino, è una selvaggia vallata ormai abbandonata dall’uomo, mentre un tempo ogni estate era popolata da pastori e da mandrie di mucche. Interessante dal punto di vista naturalistico ed escursionistico, offre alcune brevi vie con roccia di ottima qualità. A dispetto del nome poco invitante, è un magnifico balcone naturale sulla Val di Mello, sul gruppo del Badile e del Cavalcorto.
Non ci sono né rifugi né bivacchi, ma si può eventualmente pernottare al riparo di alcuni grossi massi (uno molto capiente si trova poco a valle della parete Sud del Medaccio). È anche possibile dormire al rifugio Omio (+39 342 640020) e raggiungere la Val Merdarola dalla Bocchetta di Medaccio con un lungo percorso in traverso (1.30 ore, vedi capitolo seguente – Valle dell’Oro).
01. Punta Fiorelli 38
02. Punta Medaccio 44
1. Waiting List
M Corti, A Tankis, 1994
Sviluppo: 230m (7L)
Difficoltà: 6b (6a obbl.)/RS3/II
Itinerario magnifico e unico nel suo genere, uno dei più belli del Masino, su roccia lavorata a buchi e concrezioni. Purtroppo un po’ corto.
Materiale: alcuni friend piccoli e medi e un n. 3 per la fessura del penultimo tiro. La via è attrezzata a spit 8mm in modo essenziale; si riescono ad aggiungere protezioni veloci, ma non ovunque. Il primo tiro, seppure facile, è improteggibile.
Attacco: superata la placca adagiata iniziale, la via comincia nei pressi di un gradino che immette sulla zona erosa.
L1 Placca facile ma sprotetta, sosta sotto un tettino. 30m 4b.
L2 Placca più ripida con alcune lame. 30m 5c (3 spit e 1 ch.).
L3 Placca più mossa. 30m 5b/c (1 spit e 1 ch.).
L4 Placca a buchi. 25m 5b (2 spit).
L5 Traversare a sinistra sotto il tetto. 15m 6b (2 spit).
L6 Fessura verticale larga, poi verso destra su terreno più appoggiato. 40m 6b (1 spit).
L7 Prima a destra poi a sinistra facilmente alla cima. 50m 5b. (tiro sconsigliato perché erboso).
Discesa: in doppia dalla via.
S Bottà, R Libèra, 2009
Sviluppo: 275m (7L)
Difficoltà: 7a (6b+ obbl.)/RS3/II
Dal commento di Rossano Libèra: “La via è davvero bella, l’ho intravista salendo quel capolavoro che corre al suo fianco (Waiting List) e mi è sembrato davvero strano che nessuno prima ci avesse mai messo mano … La roccia, sulle placche, è molto simile a Waiting List, solo un po’ meno lavorata (ecco perché è un filo più difficile...). L’ho chiamata così perché quello è stato l’anno in cui ho compiuto i 40 e voleva essere un personale augurio per continuare a fare alpinismo ;)...
Materiale: friend fino al n.3.5, nut piccoli e medi.
Soste attrezzate e pochissimi spit in via.
Attacco: su placca adagiata 10m a destra di Waiting List
L1 Per placche adagiate, fino sopra dei ciuffi d’erba. 30m 2b, S1 friend su lama rovescia.
L2 Dritti sopra il tettino per la bella placca verde, puntando a un grosso ciuffo d’erba. Raggiungerlo superando un vago spigolino (5c), traversare a destra a una fessura, salirla fino al ch. poi a sinistra per placca a buchi fino alla sosta sotto il diedro rovescio. 50m 5c, spit di sosta.
L3 Seguire il diedro e scavalcarlo al suo termine, salire la placca stando a destra dell’evidente costola. Dal ch. ci si sposta a sinistra su bella placca, quindi dritti fino alla cengetta. 50m 6a+, (3 spit + 1 ch.). Sosta su spit.
L4 Dritti alla vaga fessura poi verso destra seguendo il “sentiero di pietra” (4c), quindi a sinistra (spit). Ancora a sinistra con un bel ristabilimento (6a+, spit), duro passo ancora verso sinistra (6b+) fino a una lama. Ora, per costola di quarzo, dritti fino alla radice destra dello strapiombo, poi traversare decisi a sinistra (placca liscia ma ottimo appiglio per le mani! 6a) quindi per roccia incredibilmente lavorata fino alla sosta. 40m 6b+, sosta in comune con Waiting List.
L5 A destra fino al ch. poi dritti (spit) al fessurino (6c). Seguirlo fin sotto gli strapiombi che vanno aggirati sulla destra (spit, ch., spit, 6c) poi dritti (6a) fino alla sosta. 25m 6c Sosta su spit.
L6 Superare il tettuccio (ch.+ nut, 7a) poi per fessure spesso cieche, lame e belle placche (5b). 45m 7a. ch. di sosta.
L7 Appena a sinistra della sosta, salire su terreno articolato (5a) fino a un blocco con spuntone. 35m 5a. (Sosta finale di Waiting List).
Discesa: in doppia da Waiting List.
3. Quattro salti in padella
L Martinelli, A Pavan, A Penco, P Serralunga, 2001
Sviluppo: 270m (7L)
Difficoltà: 6c+ e 2p.a. (6b obbl.)/RS3/II
Sale su roccia ripida e compatta. Presenta una chiodatura abbastanza distanziata e necessita quindi di una buona esperienza con il tipo di arrampicata.
Materiale: 1 serie di nut e 1 di friend. La via è attrezzata a spit fix 10 mm inox.
Attacco: 100m a destra della placca adagiata dove parte Waiting List, in corrispondenza di una piccola
colata nera che più in alto diventa diedrino (spit a 10/15m da terra).
L1 Placca e diedrino 40m 5b (1 ch.).
L2 Obliquare a destra a uno spit, superare un tettino, quindi a sinistra a spit, salendo a un terrazzino. 25m 6a+. (2 spit).
L3 A destra di un lungo diedro. Dopo il secondo spit, brevemente a destra, poi a sinistra nel diedrone, uscendo alla fine a destra in placca (spit) e montando sopra una vena. 35m 6c (4 spit).
L4 A sinistra verso un diedro, salirlo, poi a destra a una cengia. 25m 5a (2 chiodi).
L5 Dritti, qualche metro a sinistra del filo del pilastro. Nella parte alta del tiro, andare a sinistra a una lama, poi a destra salendo alla cengia. 50m 6c+ e 2 p.a. (10 spit).
L6 Placca in obliquo a destra. 50m 6b (3 spit).
L7 Lama, poi verso tettino, placca a sinistra, quindi aggirare un secondo tettino sulla destra. 45m 6b (5 spit e 1 ch.).
Discesa: in doppia dalla via.
Altre possibilità
A sinistra di Waiting list sale la Via dei Mandellesi (5b+ A2, 250m, A. Dotti, G. Capozzo, P. Gilardoni e E. Molteni 1969). Sulla parete Sud, con percorso non ben definito, ma vicino alla Via dei Mandellesi, c’è un itinerario di G. Miotti. Infine la cresta NE, che ha inizio al colle tra la Punta Medaccio e la Punta Fiorelli, è stata percorsa nel 1934 da G. Scotti e L. Puttin, 150m, 5a.
1.
Ruffoni & Bartolini
N Bartoli e J Ruffo, completata con M Zanchetta fra il 2019 e il 2021
Sviluppo: 700m (21L)
Difficoltà: 7b e A0 (7a obb) S3
Via molto lunga e impegnativa su placche ripide e compatte, aperta da due specialisti di questo tipo di arrampicata.
Materiale: corde da 60m, una serie di friends dai micro al 3.
Attacco: superato il bosco di faggi e le prime scale proseguire lungo il sentiero salendo fra gli abeti fino a un tornante verso destra a pochi metri da torrente. Attraversarlo e scendere leggermente fino ad alcuni piante in corrispondenza del inizio della via.
Nota: a sinistra di questa via esiste un tentativo di Soldarini e co. lungo una serie di diedri e fessure fino a tre quarti di parete circa, poi abbandonato a causa della frana
L1 Placca e breve strapiombo verso destra. 6b
L2 Placca con vena verso sinistra, sosta sulla cengia alberata. 6b e A0 (7b?)
L3 Muretto a destra e placca con fessure cieche. Sosta sulla seconda e grande cengia scoscesa. Tiro medio-lungo e spesso bagnato. 6a
L4 Dritti alla grande cengia scoscesa (prato ripido e muretti finali) puntando all’evidente diedro. V
L5 Verso sinistra, spigolo, fessura e placca. 7a
L6 Diedrino a destra, breve traverso e discesa a sinistra sotto il rigonfiamento, poi verso l’alto sul pilastro 6c+/7a
L7 In discesa a sinistra per aggirare la placca bombata, fessura, strapiombino, spigoletto e fessura. 6b+
L8 Breve strapiombo, poi placca a cristalli. 6c e A0
L9 Placca a funghi, traverso a destra fino alla vena verso sinistra poi diedro nero stondato e uscita a destra su funghi e buchi. 7b
L10 A destra per placchetta fessurata, cengetta di mughi a destra, ingresso faticoso su muro lavorato, diedro liscio e compatto oltre lo spigoletto a destra, 3/4 fix in A0 (in piedi sui fix), pendolo a sinistra e traverso a sinistra. 6c e A0
L11 Placca e muretti finali in diagonale a destra. 6b+ e A0
L12 Breve traverso a destra, in placca a sinistra e poi dritti verso un diedro svasato da seguire fino a una lama spesso bagnata. Sosta su 1 fix e un friend medio. 6c
L13 Lama, muro giallo verticale con fessura cieca, lama corta, breve traverso a sinistra sotto un tetto e uscita su placca adagiata oltre lo spigolo. 6b e A0
L14 Ribaltamento sopra la sosta, placca abbattuta e fessurata fino a giungere quasi contro lo strapiombo, poi traverso facile su placca compatta a sinistra, fino alla cengia di sosta sotto un tetto. 6c
L15 Lama sottile a destra, ribaltamento in placca liscia poi fessura. 6b+
L16 Diedro a sinistra chiuso da un piccolo tetto, poi placca a sinistra oltre un vago spigolo (superato a corda tesa in apertura), poi dritto in placca e per brevi fessure con finale erboso, fino al gradino di sosta alla base di un diedro. Tiro molto lungo, è facile perdersi. 6c e A0
L17 A sinistra nel diedro e sul pilastrino fino alla cengia alberata (spiazzo comodo per dormire 20m a sinistra della sosta). V
L18 Placca in diagonale a destra, muretti e diedro fessurato. 6c
L19 Muretto sopra la sosta, zolle ripide, placca a cristalli verticale, e finale in traverso a sinistra . 6c e A0
L20 Diedro facile, muro e conca poi placca a cristalli e buchi, fessura verso destra e muretto finale per raggiungere una cengia sotto un breve tetto. Tiro impegnativo e molto lungo; attenzione a non perdersi. 7a e A0
L21 Breve traverso a sinistra 6b
Discesa: in doppia sulla via.
M De Zaiacomo, P Marazzi, L Schiera, 2014, liberata dagli stessi nel 2015
Sviluppo: 700m (18L)
Difficoltà: 7c+ (7b obbl.)/R4/IV
Via in buona parte da proteggere, a parte alcuni tratti protetti da chiodi normali
Inizia lungo la via Passi di Bimbo sulle placche basse del Qualido, con un paio di tiri di collegamento di raggiungono i diedri verticali iniziali della via. La seconda parte segue delle lame e fessure che conducono in cima alla parete. Ci sono diversi