Pietra di Bismantova

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DIEGO FILIPPI – MATTEO BERTOLOTTI

PIETRA di BISMANTOVA

Vie e falesie

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING

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Prima edizione Aprile 2015 Seconda edizione Agosto 2021 ISBN 978 88 55470 346 Copyright © 2021 VERSANTE SUD – Milano, via Longhi, 10. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Torrione Sirotti - Bukowski © Nicola Bertolani

Testi

Matteo Bertolotti e Diego Filippi

Disegni

Diego Filippi

Tracciati sulle fotografie

Matteo Bertolotti

Cartine

Diego Filippi

Simbologia

Tommaso Bacciocchi

Impaginazione

Matteo Bertolotti

Stampa

Tipolitografia Pagani – Passirano (BS)

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.


Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

Sezione CAI Bismantova Castelnovo ne’ Monti

DIEGO FILIPPI MATTEO BERTOLOTTI

PIETRA DI BISMANTOVA

Vie e falesie

EDIZIONI VERSANTE SUD


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a Barbara Spallanzani e a tutti i sorrisi che ci ha regalato

Più che una guida è una storia. Qualcuno la leggerà con amore perchè troverà tracce della sua adolescenza e giovinezza, i più con l’interesse che meritano le relazioni, gli schizzi, le fotografie e le valutazioni. Ognuno prende ciò che gli serve. Speriamo che il piatto sia buono. I Condor di Lecco, Le Placche


Presentazione alla seconda edizione Gino Montipò

PENSIERI SCOMODI La presentazione della seconda edizione di questa guida a pochi anni dalla prima, che viene riproposta e che assolve ancora dignitosamente alla sua funzione, rischia di collocarsi tra il rituale e il superfluo. Tuttavia, la qualità del prodotto che avete in mano, l’autorevolezza degli autori e della casa editrice, una certa dose di narcisismo senile (che cos’è la saggezza se non la terza età della presunzione!?) e alcuni pensieri “scomodi” da tenere in testa, mi confortano e mi spingono a cogliere anche questa occasione. Per non abusare della pazienza del lettore e dell’ospitalità offertami, sarò piuttosto schematico rispetto a temi che meriterebbero ben maggiore argomentazione. Questo volume, pur rivolto ad un pubblico interessato soprattutto a precise informazioni tecniche con le quali pianificare la frequentazione di un luogo straordinario, coraggiosamente prova ad invogliarlo e ad educarlo alla lettura. Le pagine che seguono non solo aiutano l’appassionato a misurarsi con questa stupefacente formazione rocciosa, ma lo stimolano, attraverso diverse testimonianze, ad “alzare il grado” di attenzione alle motivazioni, ai sentimenti, alle problematiche del suo agire. In quello che molti riterranno uno sforzo titanico, se non proprio inutile, rivolto ad un’attività andata via via impreziosendosi di prestazioni ma impoverendosi di contenuti e relazioni, fino ad accettare una dorata e autoconsolatoria marginalità, vedo il lodevole tentativo di cogliere il timido segnale di risveglio che una tribù a lungo assopita sta lanciando. Il desiderio di “alzare il grado e lo sguardo”; l’esigenza di riavvicinare il pensiero all’azione; la disponibilità a conoscere, studiare e “sgomitare” per crearsi maggiori spazi di autonomia culturale. L’ambizione di ripensarsi protagonista di questo straordinario boom di praticanti; il dovere di dare senso, spessore e formazione al grande desiderio di montagna che sta crescendo in modo tumultuoso.

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L’alpinismo è stato, storicamente, un fenomeno strettamente legato, nel bene e nel male, alle correnti del pensiero filosofico, politico e culturale; ha sempre contribuito a sostenerle o a criticarle con un ruolo non marginale. Il suo progressivo sgretolarsi in una miriade di specializzazioni, distinzioni, ambiti; centrifugato dal mercato e impoverito dal non sufficiente rinforzo di menti pensanti e coraggiose, lo ha consegnato ad una situazione di debolezza culturale e politica che si riverbera in tutte le sue componenti, oggi impropriamente troppo distinte e divise. Una progressiva debolezza che ha determinato la difficoltà (l’incapacità?) a contrastare adeguatamente chi vede nella limitazione della libera e consapevole frequentazione della montagna lo strumento migliore per ridurne i rischi. L’affermarsi in buona parte dell’opinione pubblica, della politica e degli amministratori locali di una “questione securitaria” anche per quanto attiene alla frequentazione della montagna, derivata dalla presunta esigenza di migliorare la sicurezza sociale, e confermata dall’aumento esponenziale di ordinanze, divieti, raccomandazioni, e da interventi legislativi discutibili, è il segnale più evidente dell’indebolimento del pensiero, del radicamento e dello spazio dell’alpinismo e di tutto ciò che ne è disceso. Dunque penso che ogni tentativo, come quello che colgo in questa guida, di provocare un cortocircuito nel conformismo del vasto mondo di appassionati sia giusto e vada sostenuto, perché lo ritengo utile a rafforzarne il ruolo e, pensate un po’, a migliorare la società. Oggi, anche per il loro continuo moltiplicarsi, si usa assai più spesso il termine “falesia” rispetto a quello di “palestra”, che ormai si attribuisce solo a strutture commerciali al chiuso. In questa metamorfosi lessicale, che certifica la sopraggiunta a-specificità del luogo e la scarsa identità collettiva dei suoi frequentatori, è racchiusa la storia recente dell’arrampicata non


agonistica e di riflesso dell’alpinismo. Credo non sia sbagliato provare a sollecitare il passaggio culturale dall’idea di falesia come “struttura”, all’idea di palestra come “luogo”; così come mi piace pensare s’impegni a fare questa guida. Resto convinto (lo scrivevo 45 anni fa nella guida della Pietra edita da Tamari) che sono le “palestre di roccia” i luoghi della preparazione, della ricerca, dell’incontro: l’agorà, dove l’eterogeneità dei comportamenti, della frequentazione e delle aspettative, possono produrre, anche per attrito, la scintilla che innesca l’esplosione del pensiero. Basta ricordare come attorno a luoghi di palestra e di appartenenza si siano formate scuole o gruppi che hanno caratterizzato la storia dell’alpinismo, migliorandone le prestazioni e innovandone il pensiero. Luoghi di partenza e di sosta, introduttivi all’avventura montana, cercata o ambita nelle forme più consone alla propria sensibilità e alle proprie capacità, e dunque inseriti nella dimensione della pratica alpinistica. Penso che i molti distinguo, alimentati e forse troppo acriticamente condivisi negli ultimi decenni e ormai giunti fino all’arrampicata agonistica, si stiano rivelando inadeguati a fronteggiare il “pensiero securitario” che spinge verso la restrizione di libertà che pensavamo indiscutibili. Ricomponiamoci dunque, in attesa

di riprendere anche la via dei monti, nei luoghi dove la nostra passione può trovare nuova forza e identità. Bismantova è stata uno di questi luoghi, e continuerà ad ispirare e preparare altre generazioni di appassionati, se non verrà consumata materialmente ed emotivamente da un’eccessiva pressione antropica e mediatica. La Pietra è ormai molto frequentata: dai boulderisti con i crash pad a quelli con le picche da dry tooling, dai semiprofessionisti dell’ottob ai volonterosi ferratisti, da quelli che sono appena usciti da una palestra indoor (non è mai troppo presto...) ai virtuosi e ai curiosi dell’arenaria. Da quelli che stanno sui monotiri, a quelli che si azzardano sulle vie lunghe (lunghe si fa per dire) malvisti da quelli che stanno sotto; da quelli che si accontentano “del” gnocco fritto (amate il territorio? e allora accettatene la grammatica), a quelli che contano i metri saliti in una giornata. Senza trascurare i turisti occasionali, i fedeli della Madonna della Pietra (la Madonna del latte), i bikers, gli appassionati della slackline e i numerosi escursionisti. Una grande frequentazione che rischia di togliere fascino e vita a questo straordinario monumento naturale, anche perché tende a concentrarsi nella zona di “primo approdo”, dal Piazzale Dante all’eremo, e stenta a cogliere le opportunità che la vasta area di Bismantova offre. Gli arrampicatori moderni mostrano un certo interesse per il “carico di rottura” della loro attrezzatura, ovvero il peso massimo che un attrezzo può sostenere prima di rompersi; ecco, penso sia giunto il momento di porci, tra gli altri, il problema del carico di rottura della Pietra di Bismantova. È perciò richiesto ai fruitori di questo straordinario bene e agli enti preposti alla sua gestione, ora molto più che in passato, un particolare impegno per conciliarne l’uso con la salvaguardia dell’identità e dell’integrità. Per parte mia, penso che la fruizione educata del patrimonio naturale migliori e persino “guarisca” la società; la sua preclusione, al contrario, la impoverisca e l’ammali. Ma tutto è opinabile e il risultato è incerto. Anna Tusini, Variante Carlotti alla via Maria (© N. Bertolani)  Ñ

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Presentazione alla prima edizione

Gino Montipò, 2015

Mi chiedono di presentare questo volume e ho l’ulteriore conferma che appartengo, ormai da tempo, alla categoria degli ex; me ne faccio una ragione e mi consolo con qualche congiuntivo ben piazzato, con amici pazienti e con un inossidabile amore per la mia terra e le sue rocce. Pare che il “mal della Pietra”, patologia assai difficile da debellare, vero e proprio incubo di mamme, mogli e morose, abbia contagiato anche gli estensori di questa nuova guida; con effetti che potrebbero, su di loro, essere ancor più seri, perché, venendo l’uno dal Trentino, l’altro dalla bergamasca, hanno anticorpi più deboli rispetto a quelli degli abituali frequentatori di queste meraviglie. Del resto, una pur dolce punizione se la meritano, avendo eluso l’interessante linea editoriale di questa collana di guide che vuole siano compilate a km 0: “fatte”, cioè, da autori locali. Sono ugualmente contento che siano Diego e Matteo, recidivi untori del verticale, ad accompagnare, informare, incantare il lettore, favorendone l’innamoramento per questi straordinari luoghi. Hanno lavorato con educazione, competenza e passione, coinvolgendo i soggetti che su queste rocce hanno sudato e, in genere, si sono divertiti. Non è azzardato definire il loro, un lavoro corale… così l’editore può tirare un sospiro di sollievo. La Pietra di Bismantova è un monumento naturale unico, che il nostro Paese riconosce e protegge all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Si è affermata negli ultimi novant’anni come importante luogo d’arrampicata, ma è utile ricordare che millenni di storia ne hanno fatto un simbolo identitario di straordinaria valenza culturale, militare e religiosa. Il lavoro dell’uomo, inoltre, l’ha accudita, modificata, usata, sostanzialmente rispettandola; sempre evitando, e ciò è veramente stupefacente, di costruire steccati, recinzioni, barriere, per ostacolare o impedire la libera fruizione di

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un bene quasi totalmente privato. Una millenaria saggezza ha guidato la gente di queste parti, ben consapevole che possesso e disponibilità non sono la stessa cosa quando ci si trova a gestire valori così profondamente legati alla comunità. Questa gente non sarà mai ringraziata abbastanza. È probabile, o almeno verosimile, che Dante abbia tratto ispirazione da questo singolare monte per raccontare la salita del Purgatorio, avendolo certamente ammirato nel suo peregrinare per l’Italia. È bello pensare che il Poeta e la sua guida Virgilio abbiano costituito la prima cordata che ascese la rupe, descrivendo molte situazioni ancora oggi tipiche di una salita in montagna e del rapporto che s’instaura tra chi si lega alla stessa corda. Sarete sorpresi rileggendo alcuni versi del canto quarto del Purgatorio, magari sui pannelli collocati dall’Ente Parco nel punto informativo ai piedi delle pareti, dove la Pietra viene citata quale esempio d’ardua salita. D’altronde, l’andar per monti e rocce può offrire maggiori soddisfazioni e maggior divertimento se accompagnato da una discreta preparazione. Chi ritiene la meta il viaggio, sa bene che questo comincia ancora prima di partire: studiando e sognando. Anche per questo apprezzo il lavoro di Diego e Matteo: non solo accurato, affidabile e utile all’arrampicatore, ma pure desideroso di far conoscere i caratteri e le motivazioni di coloro che hanno arrampicato su queste rocce, determinando, con molti altri, la fisionomia del luogo. Non che siano mancate le guide sulla Pietra: dal 1968, anno della prima pubblicazione di Bernard e Menozzi, ne ho contate nove con questa, escludendo quelle di carattere turistico/ naturalistico, ognuna espressione del vorticoso evolversi (o involversi) dell’approccio alla montagna e all’arrampicata che ha caratterizzato particolarmente gli ultimi quarant’anni. Vie “liberate” (poi spesso nuovamente incatenate più


solidamente…), vie scavate, intrecciate, a volte persino “rubate” ai primi salitori; tiri “requisiti” e assoggettati alla “libera” ben protetta con semi-abbandono del resto della via. Le gare vecchie, le gare nuove, “roccia continua” che tentava, senza successo, di opporsi; il movimento della “pace coll’alpe”, che qui è nato anticipando il cambio della frase riportata sulle tessere del CAI nella quale si esaltava, invece, la “lotta coll’alpe”. Quanta umanità è passata sotto e sopra queste rocce! Che immenso divario tecnico tra i ragazzi di oggi e i pionieri dell’arrampicata a Bismantova! E tuttavia… sarà il luogo magico, sarà quello che le generazioni precedenti hanno seminato, sarà la lontananza dai luoghi più blasonati, sarà una certa cultura della tolleranza e della libertà che si respira da queste parti, sarà quello che volete, ma alla Pietra tutto “si è tenuto”. Montagna e palestra, divertimento e sacrificio, consumo e sapere s’intrecciano e si compendiano, in uno scenario veramente affascinante e in un luogo dai sapori indimenticabili che facilitano, con la convivialità, la conoscenza, lo scambio e, con un po’ di buona volontà, l’amicizia (che tristezza la montagna senza amicizie…). Quanti spit, resinati, catene, luccicano oggi in ogni angolo?! Quanta magnesite imbianca questa calda arenaria?! Quanti muscoli si abbronzano in ogni stagione?! Quanti giovani e quante ragazze (forse il più bel regalo dell’arrampicata sportiva) animano certe buone giornate?! Non storco più il naso, perché in un qualche modo ce la siamo cercata; fin da quando, ormai cinquant’anni fa, con quello che allora si chiamava GAB (Gruppo Amici di Bismantova, poi costituitosi nell’attuale sezione del CAI) abbiamo stimolato lo sviluppo dell’arrampicata e la conoscenza di questo tesoro allora quasi sconosciuto, attirandoci pure le critiche della generazione alpinistica precedente. E siccome non erano poi molto dissimili da quelle che a volte rivolgiamo alle generazioni che ci hanno seguito, conservo sufficiente lucidità per sapere che l’onda non s’arresta, tuttalpiù si modifica; e non è escluso possa farlo in meglio. M’infastidisce solo chi non riesce a distinguere la roccia dalla plastica, il gioco dall’avventura, il mio dal nostro, l’ospite dall’ospitante.

Hanno fatto bene gli autori di questa guida a riproporre anche i percorsi ormai abbandonati, alcuni veramente al limite della praticabilità e della perfidia; interesseranno pochi e nessuno li salirà, ma oltre ad essere un onesto comportamento commerciale (perché dovrei comprare un libro pieno di omissis?), è un modo corretto per trascrivere il grande spartito composto da molte mani sulle pareti di Bismantova. Il lettore dall’orecchio educato sarà in grado di udirne la melodia, e anche le stonature. Se qualcuno avvertirà troppo rumore non si scoraggi: esistono ancora, a Bismantova e sul vicino crinale appenninico, angoli nei quali si può vivere la propria avventura lontano dall’esibizione e dalla confusione. Basta abbandonare la comodità del resinato, masticare un po’ d’erba (… ma che avete capito?), smuovere un po’ di sassi e rinunciare alla “celebrità”. Ma è meglio che non ci vada nessuno, così potrò provare ancora qualche passo d’arrampicata lontano da occhi indagatori; magari “accarezzando” qualche chiodo. La sfinge (© N. Bertolani) Ô

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Conoscere Bismantova

Fausto Giovanelli - Presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano

Ogni montagna che porta un nome ha una personalità. Quella della Pietra di Bismantova è fortissima e antichissima. Il nome Bismantova si trova nelle Historiae di Tito Livio e - prima volta in lingua italiana - nella Divina Commedia, associata all’idea del Purgatorio. “Su Bismantova in cacume”, nell’immaginario dantesco, si può pensare il paradiso terrestre. La storia geologica risale a circa 20 milioni di anni fa e racconta di bassi fondali marini percorsi da correnti che ne hanno ondulato le sabbie e di una primordiale biodiversità, rivelata oggi da gusci e tracce di molluschi, ricci e conchiglie, denti di pesci, depositati nel caldo braccio di mare dell’antica Tetide. La preistoria parla con la necropoli dell’era protovillanoviana ed etrusca che hanno lasciato nelle antichissime tombe monili di incredibile bellezza. La storia umana, quella scritta, parla di Liguri e Romani, di Bizantini e Longobardi al Castrum Bisimanto, di lotte feudali, di un castello matildico, di conflitti tra i signori e con le nascenti città, della fondazione di un eremo, che è diventato un centro per la custodia del creato e di divulgazione della Laudato sì; parla di ordini monastici, di francescani e benedettini, di secoli di religiosità cristiana; e di una Madonna del latte, la Madonna di Bismantova, con un bimbo in braccio, fissata in un dipinto che per secoli è stato ed è ancora, l’icona più conosciuta della Pietra. Dalla sommità si può dominare una vasta cintura verde, distesa attorno alla rupe arenacea, è “la Bismantova”, un territorio rurale organizzato, che si ritrova descritto anche nelle mappe del 500 dei musei vaticani, dove sono artisticamente riportati nome e disegno di storici borghi agricoli, oggi agricolo-residenziali, circondati dalle foraggere inframezzate a boschi, tipiche delle terre del Parmigiano Reggiano.

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È una montagna identitaria, la Pietra, per gli abitanti della zona di Castelnovo Monti e dintorni, sacra in termini religiosi e laici. Un simbolo e un luogo dove si va a chiedere grazia e a guardare il cielo. L’alpinismo è arrivato oltre un secolo fa con Gaetano Chierici e una vocazione per la conoscenza e la ricerca scientifica; ha camminato per decenni in punta di piedi all’inizio; ha poi preso consistenza nei primi anni 70, e oggi, assumendo forme tecniche nuove e diverse, è in impressionante espansione. L’alpinismo e gli alpinisti sono già storia a Bismantova. Una storia che qualcuno ha già cominciato a scrivere, dalla “Pace con l’Alpe” in poi. Personalmente ho solo il ricordo indelebile delle prime sensazioni del contatto di mani e scarponi sulle rocce. Non ne ho tratto abilità tecniche rilevanti, ma percezioni, passioni e sentimenti che sono rimasti tali e sempre, si sono riprodotti davanti ad ogni montagna. L’alpinismo dunque ha cittadinanza a Bismantova, e ha tutto il diritto di considerarsi presenza consolidata e parte della tradizione. Ho lasciato per ultimo il riconoscimento di Bismantova come Parco Nazionale e area Core della Riserva mondiale Uomo e Biosfera dell’Unesco, cioè come patrimonio comune di tutti. Quando nel 2010, al termine di un lungo cammino, Bismantova è entrata a tutti gli effetti e definitivamente nel perimetro del Parco dell’Appennino toscoemiliano si sono posti dei problemi delicati, e sono emerse delle domande, cui non è semplice dare risposta. Cosa significa “conservazione” per un bene come questo? Cioè una montagna vera anche se di contenute dimensioni; una montagna frequentata e familiare anche se sempre rispettata e pressoché intatta; una montagna utilizzata per l’agricoltura, il turismo e l’alpinismo, ma anche valore per la geologia, la natura, l’archeologia, la storia, la letteratura, la spiritualità.


L’inventario dei valori e una somma di regole e tutele non potevano bastare e non bastano. È un’unità di paesaggio dove proprio nella relazione tra gli usi umani e la natura sono stati disegnati materialmente e continuamente forme e terreno, insieme con la fruizione e la percezione economica e culturale. Abbiamo perciò cercato, trovato e condiviso un canone, un criterio di riferimento originale per una strategia di conservazione nell’idea di equilibrio degli usi, espressione che riassume bene l’intreccio tra il valore della pura tutela naturalistica con quella dei valori antropici, antropologici e culturali. Canone che esprime bene il carattere dinamico, permanentemente problematico e attivo di una azione che “si prende cura” di Bismantova e ragiona nel breve ma anche nel lungo termine, considerando l’insieme dei valori da consegnare anche alle future generazioni. È dunque in sé ancora un criterio generico. Che richiede continue valutazioni aggiornamenti, scelte. Equilibrio degli usi, infatti non può si-

gnificare immobilità o fissità nelle proporzioni tra l’uno e l’altro. Indica che nessuna visione o interesse parziale deve arrivare a deprimere o sopprimere gli altri. Indica la necessità di non consentire banalizzazioni, squilibri o stravolgimenti; indica un approccio prudente e una visione rapportata al lungo periodo. Indica che le regole e le scelte fondamentali su Bismantova non possono essere dipendenti dal “business” del momento. Un Parco Nazionale e una riserva di Biosfera non sono né un palcoscenico né un luna park. A tutti, che siano operatori oppure ospiti e in particolare agli alpinisti, vogliamo dare un caloroso benvenuto a Bismantova e, con esso, presentare e far conoscere tutte le ricchezze, le sensazioni e le opportunità che Bismantova offre. La conoscenza realizza un diritto e carica tutti di responsabilità. È la via migliore per proporre a chi gestisce e a ciascun visitatore, il senso della misura e le ragioni del rispetto dovuto a un luogo straordinario della natura e al tempo stesso di millenaria civiltà.

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Ringraziamenti Matteo Bertolotti e Diego Filippi

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Questa seconda guida rafforza ancora di più il nostro legame con gli amici che la Pietra di Bismantova, in oltre dieci anni di frequentazione, ci ha regalato. È stato bello tornare ad arrampicare su queste rocce, dopo oltre un anno di lontananza per via dell’emergenza sanitaria Covid-19 e a scambiare qualche battuta (o qualche tiro di corda) con amici che non incontravamo da parecchio tempo. Sguardi, sorrisi e chiacchiere che, ogni volta, ci fanno sentire a casa. E quando rientriamo a Bergamo e a Trento, sentiamo subito la necessità di tornare perché, è inutile nasconderlo, di queste rocce e della sua gente, ci siamo proprio innamorati. Questa nuova edizione è stata possibile anche grazie all’aiuto di tanti amici, che qui vogliamo ringraziare.

Grazie a Barbara Spallanzani per l’amicizia e per aver creduto in noi dal primo giorno. Questo lavoro è dedicato a lei e ai suoi sorrisi, che non sono mai mancati quando, dopo aver trascorso una giornata ad arrampicare, ci accoglieva al rifugio con tantissima allegria ed energia.

Grazie a Gino Montipò per aver supportato questa nuova edizione e per aver messo nuovamente a disposizione la sua conoscenza della Pietra e i suoi contatti. Grazie per aver firmato una nuova introduzione e aver lanciato qualche spunto di riflessione importante.

Grazie a Pietro Barigazzi, Giovanni Olivieri e alle guide alpine La Pietra per l’enorme aiuto a questo lavoro e per continuare a regalare le loro energie alla Pietra. Diverse vie, grazie a loro, hanno iniziato una nuova vita. Grazie anche per la revisione delle bozze.

Grazie a Gian Paolo Montermini per l’ottimo lavoro descrittivo e documentativo contenuto nella monografia sulla Pietra e pubblicato nella guida CAI/TCI Appennino Ligure Tosco-Emiliano. Il suo lavoro è stato e continua ad essere la nostra Bibbia. Gian Paolo, oltre ad aver curato il capitolo della storia alpinistica della Pietra ci ha aiutato nella correzione di alcune imprecisioni contenute nella precedente edizione.

Grazie a Jarno Dell’Asta e Alberto Rossi per averci segnalato errori e imprecisioni della precedente edizione. Il loro aiuto è stato importantissimo.

Grazie ad Andrea Forlini, per l’amicizia, per le numerosissime informazioni su monotiri e vie lunghe e per averci regalato un racconto. Un protagonista fuoriclasse dell’arrampicata a Bismantova (classica, sportiva e artificiale new age)! Grazie a Stefano Righetti e al suo amore per la Pietra. Dopo aver ridato vita al Moby Dick è riuscito a scovare e attrezzare nuove falesie. Grazie per aver raccontato le sue prime arrampicate su queste rocce.

Grazie a Maurizio Marsigli per averci strappato un sorriso con il suo racconto e per le belle fotografie storiche che ci ha regalato.

Grazie a Giovanni Danieli, giovane e creativo fotografo che con i suoi scatti ha elevato la qualità del nostro lavoro.

Grazie ad Andrea “Chicco” Chesi per l’aiuto nella compilazione del capitolo dedicato alle falesie e per la completa revisione del nostro lavoro. Queste poche righe non esprimono a sufficienza il nostro grazie.

Grazie a Nicola Bertolani, amico sincero che ci ha regalato tutto il suo archivio fotografico di Bismantova. L’enorme quantità di scatti testimonia il suo amore per queste rocce.

Grazie a Fabio Lasagni per la relazione della via Urla di Pietra e per la revisione delle falesie che ha svolto con Andrea “Chicco” Chesi, Gian Paolo Montermini e Jarno Dell’Asta.


Grazie a Carlo Alberto Montorsi per l’enorme lavoro che quotidianamente svolge su queste rocce. Grazie a Marco Barbieri, Niccolò Vernazza e agli Alpinisti del Lambrusco per la relazione della via GAB e per aver arrampicato con noi sulla via più dimenticata e vegetata della Pietra. È stato bello ritrovarvi nel ruolo di papà. Grazie a Carlo Possa, fondatore della “Pace coll’Alpe”, per averci raccontato con i suoi scritti l’alpinismo degli anni ’70 alla Pietra. Grazie a Candido Ghirelli per averci detto quello che accadeva sulle placche dell’Anfiteatro durante i mondiali di Italia ‘90. Grazie anche per il sostegno e il supporto a questo lavoro. Grazie a Gabriele Bernazzali e Giorgio Bedeschi, grande coppia storica di Bismantova, infaticabili chiodatori di magnifiche linee, sia vie lunghe che monotiri. Grazie a Giancarlo Zuffa per aver aperto il cassetto dei ricordi e condiviso con noi tutta la sua vita alla Pietra (e non). Grazie a Paolo Grisa, Alessandro Spinelli, Sabrina Lucchi, Carlo Piovan, Raffaele Ferrari, Luca Galbiati, Claudia Farruggia, Stefano Morosini, Callisto Gatti, Luca Pilati, Manuela Fox, Matteo Cimadon, Anita Cason, Giorgio Cordin, Anna Tezzele, Matteo Osele, Marco Bernardi e Lucia De Barba per esserci stati compagni di viaggio durante le nostre spedizioni in Pietra. Grazie ad Alessandro Gogna per aver rispolverato dal suo cassetto dei ricordi l’apertura della via GAB. Grazie ad Emilio Levati per aver inaugurato una nuova era su queste pareti di sabbia. Grazie ad Alex Stecchezzini per i sorrisi, per il bel racconto e il supporto al nostro lavoro. Grazie a Riccardo Montipò per aver contribuito a ridare vita alla Parete Ovest e promuovere, seguendo le orme del padre, la Pietra tra le nuove generazioni.

Grazie a Giorgio Carlotti per aver aperto vie bellissime come La danza dei Grandi Rettili e il Muro dei Grilli. Grazie per aver condiviso tutto. Grazie a Giacomo Gambarati e a sua moglie Sandra per aver tracciato un’immagine pulita dell’arrampicata in Pietra a fine anni ’90. Grazie a Gabriele Colombani per averci raccontato la sua breve ma intensa attività alla Pietra. Ogni volta che leggiamo il suo scritto ci torna la pelle d’oca. Grazie a Stefano Ghidoni per averci raccontato la via Hilti Killing e per averci aiutato nella revisione della relazione. Grazie a Elio Verzeri per il bel racconto sulla sua prima volta in Pietra e per averci portato a conoscenza di una sua variante all’Anfiteatro. Grazie a Lorenzo Nadali che nonostante si trovi ad invecchiare nelle isole sperdute dell’Atlantico ha rispolverato relazioni, testi e ci ha regalato un piccolo racconto. Grazie a Francesco Carta per averci aiutato nelle gradazioni delle lunghezze più difficili della Pietra. Grazie a Massimo Alberghini per i bellissimi scatti che ci ha messo a disposizione. Grazie a Umberto Fontanesi per tutti i tiri di corda che ha attrezzato, anche se non ha mai indossato un paio di scarpette. Grazie a Roberto Tamburini e a tutto lo staff dell’agriturismo Il Ginepro degli anni 2010-2015. Senza di loro, è certo, non ci saremmo innamorati così tanto della Pietra. Grazie a Giovanni Chesi per la bella fotografia che ritrae Andrea “Chicco” Chesi mentre sale la via Luisa al Torrione Sirotti. Grazie a Versante Sud per continuare a credere in noi.

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Sommario

Presentazione alla seconda edizione . . . . . . 6 Presentazione alla prima edizione . . . . . . . . 8 Conoscere Bismantova . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Sommario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Introduzione tecnica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Storia alpinistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

SENTIERI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 VIE LUNGHE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

1. DENTE DELLA VECCHIA . . . . . . . . . . . . . . 40 01. Montipò-Iori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02. Via della Scimmia . . . . . . . . . . . . . . . . . 03. Anna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 04. Vera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 05. Montipò-Giovanelli . . . . . . . . . . . . . . . . A. Via dei Reggiani . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

40 40 42 42 42 43

2. TORRIONE SIROTTI . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 06. Camilla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 07. Luisa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 08. Camino Sirotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 09. INPS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. Il vecchio e il cane . . . . . . . . . . . . . . . . 11. La puzza degli eroi . . . . . . . . . . . . . . . . 12. Diedro Malus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13. Diedro Bonus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

46 46 48 48 52 52 54 54

3. DIEDRO UISP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58 14. Ciao Corrado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15. Roberta aiutami . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. Diedro UISP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17. Comunque vada sarà un successo . . . 18. Willy coyote . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19. Grande glande . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20. Camino del diavolo . . . . . . . . . . . . . . . . 21. Caramellami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22. Va’ a cagher . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23. SCL Erotic . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24. Via dei Modenesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25. Il muro dei grilli . . . . . . . . . . . . . . . . . . B. Via di qua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14

60 60 62 68 68 70 70 74 74 76 78 80 80

4. PARETE SUD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86

26. Elisa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 27. La danza dei grandi rettili . . . . . . . . . . 90 28. Zuffa-Lenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 29. Cacciavillani-Borghesi . . . . . . . . . . . . . 96 30. Le ragazze di Osaka . . . . . . . . . . . . . . 100 31. Zuffa-Stagni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 32. Elisir d’autunno . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 33. Zuffa-Ruggiero . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 34. Via dei Lumaconi . . . . . . . . . . . . . . . . 118 35. Donato Zeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122 C. Doretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 D. Paola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 E. Il nonno di Deborah . . . . . . . . . . . . . . 126

5. SETTORE EREMO . . . . . . . . . . . . . . . . . . 128 36. Via degli Svizzeri . . . . . . . . . . . . . . . . . 37. Casolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38. Black hole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39. Elena Eleonora . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40. Pincelli-Corradini . . . . . . . . . . . . . . . . 41. Via del GAB . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

132 140 142 142 148 158

6. ANFITEATRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166 42. Pincelli-Brianti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170 43. Varianti alla Pincelli-Brianti . . . . . . . . 174 44. Spigolo di Candido e variante Bragazzi 178 45. Variante Proteus e variante Riccioli d’oro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180

46. Italia ‘90 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182 47. Variante Ferroni e variante Quattro

mucche di velluto grigio . . . . . . . . . . . 186

48. Variante Di palle in pale e variante della

Penna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188 190 192 194 198 198 198

49. Montipò-Olmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50. Mussini-Iotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51. Via dei Bolognesi . . . . . . . . . . . . . . . . F. Dancing in the dark . . . . . . . . . . . . . . G. Cinzia zoot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . H. Blues per i contadini . . . . . . . . . . . . .


PARETE SUD

SETTORE EREMO

La Sfinge

Il Giorgione

ANFITEATRO

Pilastro Kreuz

Sassaia

VIE LUNGHE MAPPA SETTORI

Pilastro del Pellegrino

Spigolo Fontana Cornia

12

697

Pilone Giallo Anfiteatro

9

8

699A

3

Parete Sud

4

Settore Eremo

Ferrata

7

MO

ERE

5

9A

Uisp

6

10

Spigolo dei Nasi Parete Est

1 Dente della Vecchia

2

Il Fungo

Parete Ovest Orto del Mandorlo

Sirotti

11

69

Torrione Sirotti

RIFUGIO DELLA PIETRA

697

FORESTERIA

P PIAZZALE DANTE

15


Sommario

7. PILONE GIALLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200 52. Ali di cera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53. Nino Marchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54. Via del Centenario . . . . . . . . . . . . . . . 55. Zuffa-Modoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56. Urla di pietra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57. CAI Parma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

202 204 208 216 218 220

8. PARETE EST . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 222 58. Gran diedro Sud-Est . . . . . . . . . . . . . . 59. Eta Beta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60. Via del Bagnino . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61. Spirit of Spit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62. Oppio (o Marco Fornaciari) . . . . . . . . . 63. Via della colata nera . . . . . . . . . . . . . . 64. Zuffa-Lenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65. Via delle due fessure . . . . . . . . . . . . . 66. Cocaine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67. Zuffa ‘70 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68. Hilti killing . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69. Fogli-Trebbi-Avanzolini . . . . . . . . . . .

224 226 230 234 236 244 250 256 258 260 264 268

9. SPIGOLO DEI NASI . . . . . . . . . . . . . . . . . 270 70. Danger in trip . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71. North emilian wall . . . . . . . . . . . . . . . 72. Bianca e Roberto . . . . . . . . . . . . . . . . 73. Arenarian wall . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74. Spigolo dei nasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75. Sinergie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76. Via del diedro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77. Maria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78. Via di Mezzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79. Montipò-Olmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80. Via degli Amici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81. C.P.A.P. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I. Fucking Fear . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Il sogno di Peter . . . . . . . . . . . . . . . . .

276 276 278 278 278 280 286 288 290 292 294 298 298 298

10. ORTO DEL MANDORLO . . . . . . . . . . . . . 300 82. Servi della gleba . . . . . . . . . . . . . . . . . 83. Via dei Povigliesi . . . . . . . . . . . . . . . . . 84. Beatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85. Via delle Rose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86. Via del Campo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87. Via dei Suzzaresi . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

302 304 306 306 306 307

88. Paolo e Paolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 307 89. Spigolo di Fontana Cornia . . . . . . . . . 310 90. Rampa della Sassaia . . . . . . . . . . . . . 312

11. PILASTRO DEL PELLEGRINO . . . . . . . . 314 91. Dado verde . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 316 92. Via dei Montipò . . . . . . . . . . . . . . . . . . 316

12. PARETE OVEST . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 318

93. Voltolini-Bedogni . . . . . . . . . . . . . . . . 320 94. Selvaggio west . . . . . . . . . . . . . . . . . . 320 95. De gustibus . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 320 96. Via della Folgore . . . . . . . . . . . . . . . . . 322 97. Canale Ovest . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 322 98. Odi et amo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 324 99. Camino Marcella . . . . . . . . . . . . . . . . . 324 100. CAI Bismantova . . . . . . . . . . . . . . . . . . 326 101. Impressioni di settembre . . . . . . . . . . 326 102. Diedro Ovest (o Diedro dell’ultimo sole)328 103. Via delle 50 primavere . . . . . . . . . . . . 328 104. Rampa Ovest . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 330 M. Montipò-Ghini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 330 FALESIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 335

13. TORRIONE SIROTTI . . . . . . . . . . . . . . . 14. PLACCHE DI ALBERTINO . . . . . . . . . . . 15. CAPIBARA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. GARE NUOVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17. ILLUSIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18. ZONA GABRI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19. VERBUM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20. GARE VECCHIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21. IL GIORGIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22. ANFITEATRO BASSO . . . . . . . . . . . . . . 23. COCOA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24. SASSO SUL SENTIERO . . . . . . . . . . . . . 25. SASSO BATMAN . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26. BANANA E NINO MARCHI . . . . . . . . . . 27. PILONE GIALLO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28. PORNOGRAFIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29. ESTASI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30. LE TERRAZZE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31. PALESTRA CAI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32. MOBY DICK . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33. SASSO DIAMANTE . . . . . . . . . . . . . . . .

340 346 348 352 356 358 366 368 374 376 378 380 384 386 390 394 400 404 406 412 422


34. SASSO BETTOLA . . . . . . . . . . . . . . . . . 35. SASSO SMERALDO . . . . . . . . . . . . . . . . 36. SASSO COCCINELLA . . . . . . . . . . . . . . 37. SASSOLUNGO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38. SETTORE DRY TOOLING . . . . . . . . . . . . 39. ALTRE FALESIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

428 432 436 438 444 446

31

FALESIE

Sassaia

Parete Ovest Spigolo Fontana Cornia

Il Fungo

Orto del Mandorlo

30 37

29b

38 Spigolo dei Nasi Cocoa

Dente della Vecchia

13 697

Pilone Giallo

23

Anfiteatro

29a

32

26 27

22

Torrione Sirotti

15 14

28

24

16 17

EREMO CHIESA

18

19

21 20

25

33

RIFUGIO DELLA PIETRA

697

34 35

A

699

FORESTERIA

P PIAZZALE DANTE

36 17


Sommario

18

RACCONTI

• Il camino Sirotti... un luogo magico - di Carlo Possa.............................................................................50 • Può sembrare strano - di Gian Paolo Montermini...................................................................................56 • La cassettiera - di Gino Montipò...............................................................................................................64 • Il nuovo gruppo “La pace coll’alpe” - di Carlo Possa.............................................................................82 • La “Pace coll’alpe” - di Carlo Possa ........................................................................................................84 • Stupore - di Giorgio Carlotti.......................................................................................................................92 • Cooperative emiliane da parete - di Pietro Barigazzi.............................................................................98 • Le ragazze di Osaka - di Paolo Grisa......................................................................................................102 • La Zuffa-Ruggiero: una classica a Bismantova - di Carlo Possa........................................................112 • La pace coll’alpe - di Valter Giuliano......................................................................................................116 • Giorgio Agostini - di Gino Montipò...........................................................................................................120 • Linee e chiodi - di Matteo Bertolotti.......................................................................................................124 • Scalata della parete Sud della Pietra di Bismantova - di Mario Bordone..........................................136 • Il dubbio - di Gino Montipò.......................................................................................................................138 • Noiosi giochetti sulle staffe - di Lorenzo Nadali...................................................................................144 • Ostinatamente controcorrente - di Matteo Bertolotti...........................................................................146 • La tomba del faraone - di Gino Montipò.................................................................................................152 • Nato sotto la Pietra - di Gabriele Colombani.........................................................................................154 • La via del GAB - di Alessandro Gogna....................................................................................................160 • I giovedì in Pietra - di Marco Barbieri.....................................................................................................164 • Epiche imprese sulla Pincelli-Brianti - di Carlo Possa........................................................................172 • Storie di serpenti alla Pietra - di Maurizio Marsigli..............................................................................176 • Italia ‘90... notti magiche - di Candido Ghirelli......................................................................................184 • Bismantova: l’epoca d’oro - di Stefano Righetti....................................................................................206 • I cento anni del CAI di Reggio - di Matteo Bertolotti.............................................................................210 • Bismantova - di Elio Verzeri....................................................................................................................212 • Il mio gri-gri - di Gabriele Bernazzali.....................................................................................................228 • Sabbia - di Matteo Bertolotti....................................................................................................................232 • Se lo avesse immaginato Dante - di Pietro Fornaciari.........................................................................238 • La via Oppio e l’alpinismo reggiano - di Carlo Possa...........................................................................242 • Alla Pietra ritorno spesso e volentieri - di Giorgio Bedeschi...............................................................246 • La Pietra - di Carlo Alberto Montorsi......................................................................................................248 • 1965-1975 Tredici vie nuove alla Pietra di Bismantova - di Giancarlo Zuffa......................................252 • Un nuovo risveglio - di Matteo Bertolotti................................................................................................254 • Bismantova - di Emilio Levati..................................................................................................................262 • Come nasce una via: Hilti killing - di Stefano Ghidoni.........................................................................266 • Cielo di piombo - di Andrea Forlini.........................................................................................................274 • Comunque vada... sarà un successo!? - di Giacomo Gambarati.........................................................282 • Amici sulla via degli amici - di Nicola Bertolani...................................................................................296 • La Pietra... filosofale - di Pietro Barigazzi.............................................................................................332 • Eremitaggi e incontri singolari al Sirotti - di Andrea “Chicco” Chesi..................................................344 • La legnaia - di Alex Stecchezzini.............................................................................................................350 • Pensieri e considerazioni sull’arrampicata - di Gabriele Bernazzali..................................................362 • Il degrado - di Fabio Lasagni...................................................................................................................372 • Ci mancano ancora tante vie da salire in Pietra - di Riccardo Montipò..............................................398 • Alla base - di Giovanni Danieli.................................................................................................................410 • Grazie - di Francesco Carta.....................................................................................................................420 • Il sorriso del sasso - di Gino Montipò.....................................................................................................442


BIBLIOGRAFIA

M. Bordone, RIVISTA DEL CAI, n. 4/1931 P. Cingi, P. Fornaciari, RIVISTA DEL CAI, n. 4-5-6/1943 A. Bernard, P. Menozzi, BOLLETTINO DEI CAI, n. 79/1967 A. Bernard, P. Menozzi, GUIDA ALPINISTICA ALLA PIETRA DI BISMANTOVA, 1968 G. Montipò, LA PIETRA DI BISMANTOVA, Tamari 1976 G. Aimi, S. Righetti, LA PIETRA DI BISMANTOVA, Melograno 1986 G. Montipò, RIVISTA DEL CAI, giugno 1986 L. Bettelli, PIONIERI DELL’ARRAMPICATA DI BISMANTOVA, CAI Reggio Emilia 1988 G. Montipò, RIVISTA DELLA MONTAGNA, novembre 1990 A. Gallo, M. Marsigli, M. Merler, L. Brown, B. Vitale, N. Cosenza, I. Tantillo, M. Oviglia, I LUOGHI DELLA LIBERA 3, Vivalda 1990 A. Gennari Daneri, ARRAMPICATA SPORTIVA NELL’ITALIA CENTRALE, Cierre 1996 A. Stecchezzini, GUIDA ALL’ARRAMPICATA DELLA PIETRA DI BISMANTOVA, 1998 e 2003 M. Salvo, D. Canossini, APPENNINO LIGURE E TOSCO EMILIANO, CAI/TCI 2003 A. Gennari Daneri, L. Camurri, BISMANTOVA CLIMBING & BOULDERING, Pareti 2005 D. Filippi, M. Bertolotti, PIETRA DI BISMANTOVA, Versante Sud 2015 L. Camurri, A. Gennari Daneri, BISMANTOVA, Amazon 2020 A. Stecchezzini, U. Fontanesi, ARRAMPICATA SPORTIVA E BOULDER ALLA PIETRA DI BISMANTOVA, Amazon 2020 IL CUSNA, CAI Reggio Emilia, numeri vari L’ORSARO, CAI Parma, numeri vari LO SCARPONE, CAI Centrale, numeri vari (© N. Bertolani) Ô

19


Introduzione tecnica Matteo Bertolotti e Diego Filippi

ACCESSI STRADALI Da Reggio Emilia: Sicuramente si tratta dell’accesso più comodo per chi proviene dall’autostrada A1. Dal casello autostradale di Reggio seguire i cartelli che indicano il Passo del Cerreto, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e Castelnovo ne’ Monti. Dal paese sono presenti cartelli che indicano la strada per salire alla Pietra (3 km). Reggio Emilia - Puianello - Castelnovo ne’ Monti – SS 63, 45 km.

presenta piuttosto tortuoso. Parma - Traversetolo - San Polo d’Enza - Ciano - Vetto - Castelnovo ne’ Monti – SS 513, 60 km. Da Modena: Mediante la strada statale 486 raggiungere Sassuolo e successivamente Cerredolo. Continuare per Felina e da qui seguire le indicazioni per Castelnovo ne’ Monti. La strada è abbastanza trafficata in settimana. Modena - Sassuolo Cerredolo - Felina - Castelnovo ne’ Monti – SS 486, 64 km.

Da Parma: Scendere in direzione di Traversetolo seguendo la strada statale 513; continuare poi per San Polo d’Enza - Ciano - Vetto sino a raggiungere Castelnovo ne’ Monti. L’ultimo tratto di strada si

Da La Spezia: Mediante l’autostrada della Cisa raggiungere l’uscita di Aulla e da qui imboccare la strada che sale al passo del Cerreto (1261 m) e una volta MANTOVA

CREMONA PIACENZA

FERRARA PARMA REGGIO NELL’EMILIA San Paolo d’Enza GENOVA

MODENA Sassuolo

Vetto CASTELNOVO NE’ MONTI

BOLOGNA

Cerredolo

PIETRA DI BISMANTOVA

LA SPEZIA MASSA CARRARA PISTOIA LUCCA

20

PRATO


raggiunto scendere per Collagna e Castelnovo ne’ Monti. Il passo normalmente è aperto anche d’inverno per la presenza di impianti sciistici. La Spezia - Fivizzano - Passo del Cerreto - Castelnovo ne’ Monti – SS 63, 84 km. BASI LOGISTICHE Nei pressi del Piazzale Dante si trova il Rifugio della Pietra. Qui è possibile trovare ristoro e informazioni sugli itinerari della Pietra. È possibile pernottare (posti letto in appartamento). Poco sotto il piazzale si trova la Foresteria San Benedetto che offre anche posti letto in piccole camere. Il paese di Castelnovo ne’ Monti offre diverse possibilità di alloggio. Una menzione particolare merita l’Agriturismo Il Ginepro situato a Ginepreto, una piccola frazioncina posta proprio di fronte alla Pietra. PARCHEGGIO Il parcheggio sul piazzale Dante è a pagamento. Dal 1 ottobre al 30 maggio: tutti i giorni festivi e prefestivi dalle 8.00 alle 20.00. Dal 1 giugno al 30 settembre: tutti i giorni dalle 8.00 alle 20.00. LE PARETI La Pietra di Bismantova è divisa in settori: si parte dal Dente della Vecchia e si compie un giro ad anello fino alla Parete Ovest. L’altezza delle pareti varia a seconda del settore. Dopo le vie lunghe, vengono descritte le falesie con i massi che circondano la Pietra. La roccia che caratterizza Bismantova è biocalcarenite (arenaria con fossili) e il primo impatto arrampicatorio può risultare assai traumatico. Gli appigli non sono mai netti e per salire occorre utilizzare al meglio i piedi. Non gettando subito la spugna si scoprirà che qui è possibile affinare al meglio la propria tecnica; forse il posto ideale per iniziare ad arrampicare. Lungo gli itinerari classici (e quindi più ripetuti) la roccia è ottima. Su quelli meno frequentati è facile che si stacchino delle scagliette e pertanto è buona cosa ripeterli durante la settimana, quando le falesie alla base delle pareti sono meno frequentate. Man mano si sale la roccia migliora al punto di avere l’impressione di arrampicare su calcare. Alpinisti e falesisti devo-

no necessariamente indossare sempre il casco! La Pietra è collocata in una zona a grande rilevanza geologica che va dalle arenarie di Bismantova ai gessi triassici del fiume Secchia; recentemente è stata dichiarata zona SIC (Sito di Interesse Comunitario) ed è oggetto di continui studi: sono in corso dei monitoraggi da parte della facoltà di geologia dell’Università di Parma e sulle pareti (e anche in prossimità di alcune vie di arrampicata) sono stati posizionati specifici sensori. MATERIALE Non serve spendere tante parole sulla scelta del materiale da portare: ogni arrampicatore ha le sue abitudini. All’interno di ogni relazione è comunque indicato il materiale da portare. METEO Il meteo può essere consultato su questi siti internet: www.meteoam.it www.ilmeteo.it www.meteo.it www.3bmeteo.it CONSIGLI E RACCOMANDAZIONI Buona parte degli itinerari descritti sono stati da noi ripetuti. Per i restanti itinerari ci si è appoggiati direttamente all’apritore o ad alpinisti che ne abbiano effettuato la ripetizione. Abbiamo cercato di redigere questa guida con la massima cura possibile, ripetendo il maggior numero possibile di itinerari, tuttavia non mancheranno inesattezze e incompletezze. Chiediamo anticipatamente scusa e invitiamo i lettori-fruitori a segnalarci attraverso gli indirizzi della casa editrice, eventuali contributi migliorativi per la prossima edizione. VALUTAZIONE DELLA BELLEZZA I giudizi sulla bellezza sono personali e assolutamente soggettivi: ÙÙÙÙÙ Via sconsigliata, idea da abbandonare ÙÙÙÙÙ Via discreta, per chi ha già fatto tutto ÙÙÙÙÙ Via bella, da ripetere ÙÙÙÙÙ Via stupenda, consigliata ÙÙÙÙÙ Via meravigliosa, da non perdere

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Introduzione tecnica

SOCCORSO ALPINO In Emilia Romagna è attivo il servizio di Soccorso Alpino (SAER). La sede si trova a Castelnovo ne’ Monti in via dei Partigiani 3/a. Per attivarlo il numero da chiamare è il 118. VALUTAZIONE DEGLI ITINERARI Per classificare in maniera più completa le vie, si è adottata la scala estesa di valutazione che scinde l’impegno generale di una via (ambiente, lontananza dal fondovalle, lunghezza, impegno psicologico) da quello relativo alla distanza o posa delle protezioni. Tutto questo per forza separato dalla difficoltà tecnica, comunemente espressa con la scala francese o UIAA. Avremo dunque tre parametri da valutare e quindi tre scale diverse da affiancare nella relazione di una determinata via: la difficoltà tecnica, la proteggibilità, l’impegno generale. Per avere l’idea più precisa di una via, sarà dunque necessario esprimerli sempre tutti e tre, perché nessuno di essi, preso separatamente, potrà dare sufficienti informazioni al ripetitore. LA DIFFICOLTÀ TECNICA Si è adottata la scala francese per le vie attrezzate a spit e di carattere sportivo e la scala UIAA per quelle più alpinistiche attrezzate prevalentemente a chiodi. Per ogni itinerario viene indicato sia il grado massimo, sia quello obbligatorio.

LA PROTEGGIBILITÀ Abbiamo utilizzato una scala che tiene conto esclusivamente della distanza e dell’affidabilità degli ancoraggi, usando la lettera “S” nel caso di vie spittate e la “R” nel caso di vie attrezzate a chiodi o non attrezzate. Per le eventuali vie miste la sigla è “RS”. L’IMPEGNO GLOBALE Questa scala sostituisce la scala francese (TD, ED…) nel valutare l’impegno globale di una via, l’ambiente in cui si svolge, la difficoltà di ritirata e la lontananza dal fondovalle. È sostanzialmente la scala americana in uso per le big wall, espressa in numeri romani da I a VII (la scala è aperta) e affiancata alla difficoltà tecnica. Come si deduce dalla tabella, la gradazione è slegata totalmente dalla difficoltà, che andrà quindi sempre affiancata al numero romano. FOTOGRAFIE Ad ogni fotografia è associata una descrizione che contiene anche il nome dell’autore dello scatto. Le fotografie alle pagine 28, 36, 38-39, 41, 223, 300-301, 334 e 336-337 sono di Giovanni Danieli.

SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI OCCORRE SOCCORSO Segnali terra-aria

Razzo o luce rossa

Yes – sì

Segnali terra-aria

No – no Tessuto rosso quadrato teso Quadrato rosso di 100x100cm. Cerchio centrale rosso di 60cm di diametro. Corona bianca di 15cm

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NON OCCORRE SOCCORSO


PROTEGGIBILITÀ S1

Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 metri tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale di caduta di qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R1

Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta di qualche metro e volo senza conseguenze.

S2

Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta di una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

R2

Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta di qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S3

Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

R3

Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

S4

Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.

R4

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

S5

Spittatura oltre i 10 metri, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cenge o al suolo).

R5

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

S6

Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 metri, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

R6

Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE I

Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

V

II

Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

VI

Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

III

Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

VII

Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.

IV

Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

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Storia alpinistica

Gian Paolo Montermini

La Pietra di Bismantova fu frequentata e salita fin dall’antichità da Celti, Liguri, Etruschi e Romani per difesa e per dominio sul territorio circostante; numerosi reperti archeologici, visibili nei musei, testimoniano questo periodo storico. Sul pianoro è ancora possibile scorgere tra la vegetazione le fondamenta del castello medioevale. Anche se visibile e facilmente raggiungibile dal paese di Castelnuovo ne’ Monti l’interesse alpinistico per la Pietra inizia tardi: troppo lontano dalle Alpi e con le sue pareti verticali e friabili sembra non scalabile e non attrae l’attenzione degli alpinisti; solo nel 1922 il reggiano Carlo Voltolini salì in solitaria, sopra l’Eremo, la via degli Svizzeri, superando passaggi esposti fino al IV grado. L’origine del nome della via deriva probabilmente dal fatto che Voltolini andava in montagna con un compagno svizzero e pertanto la cordata veniva detta degli ”svizzeri” (*). Per quasi vent’anni le cronache non riportano nuove salite importanti. Soltanto nel 1940 il famoso alpinista milanese Nino Oppio decide di visitare la Pietra e sale un nuovo itinerario lungo una fessura camino della parete Est. La via fu portata a termine con qualche artifizio, come il

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Carlo Voltolini

Nino Oppio

famoso lancio della corda con martello attorno all’albero. Ancor oggi la via Oppio resta una delle vie classiche più frequentate ed è tuttora un banco di prova impegnativo per l’arrampicata in opposizione. Nello stesso anno una cordata di reggiani, Armando Corradini e Olinto Pincelli, effettua la prima ripetizione della via Oppio superando in libera anche il passaggio chiave costituito da liscio camino strapiombante. Senza testimoni la ripetizione venne messa in discussione e i due dovettero esibire come prova alcuni chiodi di Oppio recuperati lungo la via. La stessa cordata Pincelli e Corradini nello stesso anno salì il regolare diedro sopra l’Eremo, utilizzando solo cinque chiodi e aprendo la strada al sesto grado in Pietra. Questo itinerario, a differenza di altri, ha mantenuto abbastanza inalterate le proprie caratteristiche di impegno. Olinto Pincelli fu un alpinista con capacità straordinarie e soltanto per mancanza di mezzi e per la lontananza dalle Alpi non riuscì a dimostrare tutto il suo valore. Negli anni del dopoguerra la Pietra continuò ad essere frequentata da pochi alpinisti, che si limitarono a ripetere gli itinerari più facili anche

Giancarlo Zuffa


perché i mezzi di allora non permettevano di affrontare le pareti verticali di arenaria. Negli anni 60, con l’avvento delle tecniche artificiali portate in Pietra dagli alpinisti bolognesi, in particolare i fratelli Luigi e Giancarlo Zuffa, si cominciò ad affrontare i percorsi logici costituiti da evidenti fessure e camini. Il ricorso alla tecnica artificiale era limitato solo ai tratti più difficili mentre il resto della scalata era fatto in libera con protezioni molto aleatorie. Le attrezzature utilizzate erano spesso autocostruite, ricorrendo a minuscoli chiodi a pressione e a cunei di legno con cordini di dubbia tenuta. L’evoluzione della tecnica artificiale portò anche in Pietra alla realizzazione di vie tutte con chiodi a pressione, secondo la moda in vigore in quegli anni: via Doretta, via Paola, via Zuffa-Modoni, via CAI Parma, Spigolo dei Nasi. Contemporaneamente ai bolognesi, in Pietra operò un gruppo di alpinisti parmensi con Antonio Bernard e Andrea Pandolfo. Le loro più significative realizzazioni restano la via del GAB, aperta insieme ad Alessandro Gogna, ed il diedro Nino Marchi, considerato da molti la più bella via della Pietra. La nascita delle scuole di alpinismo del CAI di Reggio e di Parma, alla fine degli anni ‘60, incrementò il numero di alpinisti che ogni fine settimana si trovavano a ripetere le vie classiche. Nel 1968 viene pubblicata la prima guida dell’arrampicata ad opera di A. Bernard. In quegli anni comincia a scalare Ginetto Montipò. Nato a Castelnovo ne’ Monti, quindi cresciuto

Gino Montipò

Tiziano Nannuzzi

all’ombra della Pietra, diviene ben presto una presenza costante, il “guardiano della Pietra”, un punto di riferimento nell’ambiente alpinistico per l’esperienza maturata. Tra le vie da lui aperte si possono citare alcune classiche: via Camilla, diedro UISP e via Montipò-Olmi all’Anfiteatro. Montipò non fu soltanto un alpinista, ma scrisse la seconda guida della Pietra e, in qualità di amministratore pubblico, si è molto prodigato per ampliare e diffondere la conoscenza della Pietra, come monumento storico, geologico, paesaggistico, oltre che sotto il profilo alpinistico. In quegli anni il GAB (gruppo amici Bismantova) decide di realizzare anche in Pietra una ferrata, attrezzando un vecchio itinerario di Pincelli nella zona dell’Orto del Mandorlo. Il risultato è una ferrata con molti tratti verticali ancora oggi assai frequentata. Anche se molte vie erano stato aperte, pochissime cordate si avventuravano a ripeterle, a causa della chiodatura precaria e delle difficoltà elevate, preferendo ripetere gli itinerari classici. Soltanto a fine anni 70 una cordata di tre reggiani (Lino Battilani, Gianni Pavarini e Ivo Iori) riuscì, nel giro di pochi anni, a ripetere tutte le vie della Pietra, contribuendo a far conoscere le vie aperte fino ad allora e dando inizio alle ripetizioni. Iori, in due momenti separati insieme a Bernazzali e Montermini, aprì la via degli Amici, seguendo una serie di fessure strapiombanti. La via degli Amici è tuttora considerata una delle più belle della Pietra. L’etica alpinistica imponeva di partire dal basso,

Stefano Righetti

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Storia alpinistica

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mettendo le protezioni man mano che si saliva verso l’alto. Per questo motivo fino ad allora si erano salite in libera le linee che offrivano la possibilità di proteggersi, sfruttando le fessure e i camini. L’ultima realizzazione con questo spirito è stata l’apertura della Ferrovia ad opera di Claudio Ferroni che partito senza chiodi a pressione con sé, fu “costretto” a superare la compatta parete con un numero limitatissimo di protezioni. All’inizio degli anni 80, con l’avvento delle scarpette a suola liscia, lo spirito dell’arrampicata libera arrivò anche in Pietra. Emilio Levati cominciò a ripetere in libera vie fino ad allora salite solo in artificiale e ritenute impossibili. Tra le prime di Levati ricordiamo: diedro UISP, diedro Marchi, la Banana. In quel periodo Tiziano Nannuzzi, “il pompiere”, lasciò il segno a Bismantova salendo anche lui in libera, spesso in solitaria, ed aprendo tiri di corda con un uso limitatissimo di protezioni su tratti estremamente friabili. Questi tiri saranno successivamente attrezzati e sono ancora adesso tra i più ripetuti: Pronto soccorso, diedro Nannuzzi e Vedo nero. Purtroppo Tiziano Nannuzzi è stato una meteora, in quanto perse la vita durante una spedizione in Himalaya sotto una valanga. Ricordiamo anche Lamberto Camurri che, dopo l’esperienza in Yosemite, portò in Pietra le raffinatezze delle tecniche di incastro in fessura. La Pietra restava una palestra di arrampicata frequentata soprattutto da emiliani. L’evento

Gabriele Bernazzali

Emilio Levati

che contribuì alla conoscenza della Pietra nel mondo dell’arrampicata fu lo svolgimento di una gara del campionato italiano di arrampicata nel 1986. In quella occasione, tra mille polemiche e contestazioni, vennero aperti i primi tiri nel settore Gare vecchie con chiodatura sicura a spit, segnando uno spartiacque tra il periodo pioneristico e la nuova arrampicata libera come la interpretiamo ancora oggi. Attivi in quel periodo ricordiamo Alberto Corticelli, Stefano Righetti, Maurizio “Il Gatto” Marsigli e Paolo Mantovani, che cominciarono l’apertura sistematica di tiri di arrampicata sportiva, scoprendo e valorizzando nuovi settori come l’Anfiteatro, lo Spigolo dei Nasi e il settore del Diedro UISP. Nel 1989 si svolse un’altra gara del campionato italiano di arrampicata individuando e attrezzando un settore nuovo chiamato Gare nuove. Anche in questo caso non mancarono le polemiche per il ricorso allo scavo sistematico di quasi tutti gli appigli. Queste manifestazioni ebbero anche l’effetto di portare a Bismantova i più forti arrampicatori italiani, motivo di confronto e di stimolo per tutto l’ambiente. Tra i protagonisti degli anni 90 è necessario ricordare almeno Gabriele Bernazzali e Andrea Forlini. Il primo si avvicina all’arrampicata non più giovanissimo, eppure, mosso da un forte entusiasmo, sa vedere e attrezzare molti settori di arrampicata sportiva; alcuni suoi tiri sono tra i più gettonati dai frequentatori: Torrione Sirotti, S.C.L. Erotic, Settore Gabri e il Sasso Diamante.

Andrea Forlini


Andrea Forlini, dalla tormentata personalità, è stato punto di riferimento per tutti gli arrampicatori, elevando le difficoltà fino all’8a. Alla fine degli anni ‘90 si riscopre l’arrampicata artificiale e gli strapiombi possono offrire un terreno ideale per l’apertura di nuovi itinerari con uno spirito nuovo, cioé cercando di progredire senza forare la roccia ma ricorrendo il più possibile a protezioni naturali. Il risultato di questo modo di procedere è spesso l’estrema aleatorietà della progressione. Pionieri della riscoperta dell’artificiale sono soprattutto Lorenzo Nadali e Andrea Forlini. Ora non sono solo le pareti ad attrarre l’attenzione degli arrampicatori, ma anche i sassi sparsi attorno nei boschi con la scoperta del bouldering. Il potenziale è enorme e ancora non tutto valorizzato. Nel 2003 esce la guida del CAI-TCI sull’Appennino Ligure Tosco-Emiliano, all’interno della quale un capitolo importante è dedicato alla Pietra di Bismantova, descritta in modo completo e dettagliato sotto il profilo alpinistico-arrampicatorio. Ormai le possibilità di trovare qualcosa di nuovo si sono ridotte, ma c’è ancora qualcuno che riesce a vedere delle linee di salita e, con un paziente lavoro di pulizia e attrezzatura, riesce a creare splendidi itinerari con difficoltà fino all’8c. Occorre citare Giorgio Carlotti, Francesco Carta e Fabio Lasagni. Nascono alcuni itinerari “multipitch”, molto sostenuti come difficoltà ed estremamente aerei.

Maurizio Marsigli

Un gruppo di guide alpine fonda la società “La Pietra Guide Alpine”, che rappresenta ormai una presenza costante con organizzazione di corsi di arrampicata e attività di manutenzione. (*) A riguardo leggere il racconto “Il dubbio” di G. Montipò.

Gian Paolo Montermini

Fabio Lasagni

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TORRIONE SIROTTI

38

SETTORE UISP

PARETE OVEST

PARETE SUD


SETTORE EREMO

PILONE GIALLO ANFITEATRO PARETE EST SPIGOLO DEI NASI

39


3

Pietra di Bismantova > Vie Lunghe

DIEDRO UISP 14 - CIAO CORRADO

70 m

6c

15 - ROBERTA AIUTAMI

80 m

6b, 7a

16 - DIEDRO UISP

80 m

VI+

17 - COMUNQUE VADA SARÀ UN SUCCESSO

70 m

6c+

18 - WILLY COYOTE

70 m

7a

19 - GRANDE GLANDE

70 m

6c+

20 - CAMINO DEL DIAVOLO

80 m

III, IV+

21 - CARAMELLAMI

70 m

7a+

22 - VA’ A CAGHER

70 m

?, 6c

23 - SCL EROTIC

70 m

6c+

24 - VIA DEI MODENESI

80 m

A1, VI+

25 - IL MURO DEI GRILLI

85 m

6b (6a, A0)

Claudio Bassoli, Il muro dei grilli (© N. Bertolani) Ô

58


20a 15

19 18

20

14

16 17

59


3 Pietra di Bismantova > Vie Lunghe > Diedro UISP

60

14. Ciao Corrado ÙÙÙÙÙ G. Bernazzali – Anni ‘90 6c/S4/I Dislivello: 60 m Sviluppo: 70 m Chiodatura presente: fix Materiale: 12-14 rinvii Tempo indicativo: 1-2 ore Itinerario che nel primo tiro supera una sequenza di placche grigie molto verticali, mentre il secondo tiro si sviluppa lungo un diedro fessurato giallo leggermente strapiombante. Oggi viene ripetuta la prima lunghezza mentre la seconda è scarsamente frequentata (roccia discreta e chiodatura distanziata). La via è dedicata a Corrado Puglisi. Accesso: dal parcheggio salire la scalinata che conduce all’Eremo; raggiunto il piazzale piegare a sinistra lungo il sentiero. Dopo aver superato il primo settore che s’incontra (settore “Sud”) in corrispondenza di un bivio si abbandona il sentiero principale per imboccare la traccia che sale verso destra sino al cospetto della parete (bolli blu). Qui è facilmente riconoscibile il camino del Diavolo (al suo interno è cresciuta un’enorme edera); aggirare verso sinistra il grande avancorpo che precede il camino raggiungendo così l’attacco del diedro UISP (targhetta); poco a sinistra si trova l’attacco (scritta nera alla base). Relazione: L1: vincere lo strapiombino d’attacco e continuare lungo le placche sino a raggiungere la sosta dalla quale parte un cordino metallico utile per raggiungere i monotiri del settore Capibara. 35 m, 6c, 6a. L2: continuare lungo la fessura gialla chiusa da un piccolo tetto. Uscire a destra e continuare lungo la parete sino alla sommità. 35 m, 6b.

15. Roberta aiutami ÙÙÙÙÙ S. Righetti, G. Aimi - 1985 6b, 7a/S1/I Dislivello: 60 m Sviluppo: 80 m Chiodatura presente: fix Materiale: 12-14 rinvii Tempo indicativo: 1-2 ore Itinerario un tempo indipendente. Con la chiodatura del settore le placche di Albertino, la prima lunghezza di corda è stata letteralmente cancellata. Oggi la via è considerata una variante d’uscita del diedro UISP. Accesso: dal parcheggio salire la scalinata che conduce all’Eremo; raggiunto il piazzale piegare a sinistra lungo il sentiero. Dopo aver superato il primo settore che s’incontra (settore “Sud”) in corrispondenza di un bivio si abbandona il sentiero principale per imboccare la traccia che sale verso destra sino al cospetto della parete (bolli blu). Qui è facilmente riconoscibile il camino del Diavolo (al suo interno è cresciuta un’enorme edera); aggirare verso sinistra il grande avancorpo che precede il camino portandosi sotto ad un sistema di fessure che conduce ad una paretina di concrezioni di aragonite (visibile il primo fix alto). Relazione: L1 – Diedro UISP: salire la lama gialla sino a raggiungere le concrezioni (ottimi appigli) oltre le quali si traversa verso sinistra. Superare una lama staccata e la successiva paretina uscendo verso destra dove si trova il terrazzino di sosta. 45 m, V, VI, V, VI+. L2 – Roberta aiutami: salire le fessure sopra la sosta a sinistra del diedro. Dopo una ventina di metri aggirare lo spigolo a sinistra e proseguire in verticale sino alla sommità. La prima parte della lunghezza risulta atletica e strapiombante mentre la seconda si svolge su placche tecniche. 35 m, 6b, 7a, 6b.


S2: 35 m

S2: 35 m

V+

S2: 35 m

6b

ROBERTA AIUTAMI 80 m 6b, 7a

VI+

6b

lungo e bellissimo diedro

7a

DIEDRO UISP 80 m V+, VI+

VI+ piccolo tetto

6b COMUNQUE VADA

V 6b

fessura gialla

15

ferra t

a

S1: 45 m

S1: 35 m

CIAO CORRADO

camino stretto

70 m 6b, 6c

CAMINO DEL DIAVOLO

VI+

placca

V WILLY COYOTE

6a

placche delicate

GRANDE GLANDE

concrezioni VI CARAMELLAMI

diedro strapiombante

V

6c

IV+

piccolo tetto

lama gialla

16 14 sentiero blu vetta Bismantova

Piazzale Dante

61


4 Pietra di Bismantova > Vie Lunghe > Parete Sud

33a. Attacco originale ÙÙÙÙÙ G. Zuffa, F. Ruggiero – 24 luglio 1971 6b+/S1/I Dislivello: 20 m Sviluppo: 20 m Chiodatura presente: fix Materiale: rinvii Tempo indicativo: 30 minuti L1: lunghezza aperta in artificiale e ora attrezzata per l’arrampicata libera. Salire l’evidente fessura atletica che nella parte alta richiede incastri di pugno e di spalla. 20 m, 6b+.

33d. Uscita originale ÙÙÙÙÙ G. Zuffa, F. Ruggiero – 24 luglio 1971 VI/R3/I Dislivello: 25 m Sviluppo: 30 m Chiodatura presente: fix Materiale: rinvii, friend (anche grandi) Tempo indicativo: 30 minuti L1: salire il diedro-camino di sinistra lottando con una strozzatura ostica e proseguire per rocce via via più semplici sino al pianoro sommitale. 30 m, V, VI, IV.

33b. Variante Teresa 86... kg ÙÙÙÙÙ G. P. Montermini, A. Sterpini – 1 giugno 1986 6b/S1/II Dislivello: 20 m Sviluppo: 25 m Chiodatura presente: fix Materiale: rinvii Tempo indicativo: 1 ora Recentemente riattrezzata a fix 10 mm. Dalla prima sosta della via traversare a destra per circa 8-10 metri lungo la rampa della via dei Lumaconi fino a identificare i fix della variante. Sosta alla base. La prima parte del tiro è strapiombante e atletico, poi si prosegue su placca appoggiata con arrampicata delicata. Si consiglia di proseguire lungo la variante The end. L1: 25 m, 6b.

33e. Variante Dell’ippogrifo ÙÙÙÙÙ S. Righetti, M. Robuschi – 1984 6b+/RS2/I Dislivello: 25 m Sviluppo: 35 m Chiodatura presente: chiodi e fix Materiale: rinvii, friend Tempo indicativo: 1 ora Variante raramente percorsa che sale a sinistra del camino originale seguendo una rampa obliqua e una fessura. La seconda parte della variante coincide con la via Elisir d’autunno, ottimamente attrezzata a fix.

33c. Variante The end ÙÙÙÙÙ S. Righetti, G. Aimi – 1985 6c+/S1/II Dislivello: 70 m Sviluppo: 70 m Chiodatura presente: fix Materiale: rinvii Tempo indicativo: 2 ore Variante che dalla seconda sosta sale dritta lungo placche tecniche superando diversi strapiombini fino alla sommità. Recentemente riattrezzata a fix 10 mm viene ripetuta in abbinamento alla variante Teresa 86... Kg. L1: 35 m, 6a+. L2: passo boulder in partenza. 35 m, 6c+, 6b+, 6b.

110

33f. Variante Francesca ÙÙÙÙÙ F. Carta, F. Ferramola – Luglio 2021 6b+/S1/I Dislivello: 25 m Sviluppo: 30 m Chiodatura presente: fix Materiale: rinvii Tempo indicativo: 1 ora Variante ottimamente attrezzata che consente di evitare il camino del secondo tiro. L1: salire tendendo leggermente a destra e proseguire in verticale lungo la placca tecnica. 25 m, 6b+, 6a. L2: brevemente in verticale sino alla sosta. 5 m, 5a.

Paolo Grisa, Variante del Gatto alla via dei Lumaconi (© D. Filippi) Ò


111


130 Pietra di Bismantova > Vie Lunghe > Settore Eremo

5


40b

40d

40c

40a

39

40

37 38

41a

41

131


8 Pietra di Bismantova > Vie Lunghe > Parete Est

61. Spirit of Spit ÙÙÙÙÙ G. Bernazzali – 2006 6c/S2/II Dislivello: 130 m Sviluppo: 140 m Chiodatura presente: fittoni, fix Materiale: friend, rinvii Tempo indicativo: 3 ore Interessante via che si stacca sul finire della prima lunghezza della via Oppio. La via ricorda Spit, il cane di Gabriele Bernazzali. Portare alcuni friend per la prima lunghezza. Accesso: dal parcheggio salire la scalinata che conduce all’Eremo e seguire le indicazioni per la via ferrata. Raggiunta la parete oltrepassare il Pilone Giallo entrando così in quello che è il settore Parete Est. Passare all’interno di un buco e quando il sentiero diviene pianeggiante identificare un profondo camino verticale a metà del quale è riconoscibile la grossa quercia protagonista della salita di Oppio (targhetta all’attacco).

Relazione: L1: salire la placchetta iniziale puntando all’evidente camino giallastro che si risale sino a raggiungere una sosta a fix posta leggermente all’esterno del camino. Sul fondo del camino invece si trova la sosta della via Oppio. 50 m, III, IV+. L2: salire in obliquo verso sinistra e continuare poi lungo una placca tecnica sino alla sosta posta in corrispondenza di una cengia. Circa 5 metri a sinistra corre la via del Bagnino. 30 m, 6b+. L3: proseguire in verticale per poi tendere leggermente a destra in direzione della sosta. 30 m, 6b. L4: continuare lungo la placca sino a raggiungere la sommità. 30 m, 6c.

Sara Pavesi, Via Spirit of Spit (© P. Barigazzi)  Ô

234


235


8 Pietra di Bismantova > Vie Lunghe > Parete Est

66. Cocaine ÙÙÙÙÙ 1° tiro: G. Montipò 2° tiro: G. Carlotti 3° tiro: S. Righetti, G. Foscili, 1982 VII/RS3/III Dislivello: 130 m Sviluppo: 130 m Chiodatura presente: fittoni resinati, chiodi Materiale: dadi, friend (utile doppiare le misure medie), 12 rinvii Tempo indicativo: 3 ore Itinerario nato dalla combinazione di tre varianti, che segue la fessura che diritta solca l’intera parete. Nascendo come unione di più varianti la via presenta diversi tipi di chiodatura: resinati da integrare nel primo tiro, completamente da proteggere il secondo. Nel terzo tiro si trova qualche vecchio chiodo ed è comunque possibile sfruttare qualche resinato della variante della via delle Due Fessure. In tutte le soste sono presenti dei resinati. Accesso: dal parcheggio salire la scalinata che conduce all’Eremo e seguire le indicazioni per la via ferrata. Raggiunta la parete oltrepassare il Pilone Giallo entrando così in quello che è il settore Parete Est. Passare all’interno di un buco e seguire il sentiero fino a quando questo perde quota. Qui abbandonarlo e salire lungo deboli in direzione di un alberello dietro il quale di trova la sosta di partenza della via.

Relazione: L1: attaccare la fessura e seguirla sin poco sotto il terrazzino di sosta che si raggiunge più facilmente sulla sinistra. 35 m, VI, VII. L2: proseguire lungo la fessura superando due strozzature fino alla sosta. 40 m, V, VI, V+. L3: proseguire lungo la bellissima fessura; aggirare uno strapiombo sulla sinistra e guadagnare la sosta su di un comodo terrazzo. 45 m, V+, VI+. L4: salire il facile diedro con arbusti sino a raggiungere la sommità. 10 m, III.

Edoardo Montorsi, via Cocaine (© G. Danieli)  Ò

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259


334


Falesie


PLACCHE DI ALBERTINO TORRIONE SIROTTI CAPIBARA

336

ILLUSIONI

GARE NUOVE


GARE VECCHIE IL GIORGIONE PILONE GIALLO VERBUM COCOA

ZONA GABRI

BANANA MARCHI

SASSO MOBY DICK SASSO DIAMANTE

PORNOGRAFIE

337


LEGENDA bellezza

ÙÙÙÙ

splendida

ÙÙÙÙ

bella

ÙÙÙÙ

meritevole

ÙÙÙÙ

non esaltante

Questa indicazione tiene conto di diversi fattori tra cui, oltre alla bellezza della roccia e dei tiri, l’ambiente circostante, la tranquillità del posto e tutto ciò che può rendere una falesia splendida, bella, meritevole o non esaltante. Questa valutazione è personale e soggettiva.

chiodatura

ÙÙÙÙ

ottima

ÙÙÙÙ

buona

ÙÙÙÙ

occhio!

ÙÙÙÙ

aiuto!

L’indicazione tiene conto della distanza tra le protezioni e il loro posizionamento in relazione alla via.

comodità

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

confortevole

non sempre comoda

scomoda

assicurarsi

Indicazione generale che valuta la comodità media del terreno dove si fa sicura. Non è da escludere che in alcune falesie dove per la maggior parte dei tiri la base è comoda, per altri potrebbe essere necessario assicurarsi o stare in equilibrio su un piccolo terrazzino.

338

caduta sassi

alta

discreta

difficile

nulla

IN TUTTE LE FALESIE È SEMPRE PRESENTE LA POSSIBILITÀ DI CADUTA SASSI. L’UTILIZZO DEL CASCO È SEMPRE RACCOMANDATO SIA PER CHI SCALA SIA PER CHI FA SICURA!

tranquillità

ÙÙÙÙ

alta

ÙÙÙÙ

media

ÙÙÙÙ

bassa

ÙÙÙÙ

ressa

Questa indicazione si riferisce all’affollamento medio di una falesia durante il periodo consigliato e con condizioni climatiche ideali.


13 TORRIONE SIROTTI 14 PLACCHE DI ALBERTINO 15 CAPIBARA 16 GARE NUOVE 17 ILLUSIONI 18 ZONA GABRI 19 VERBUM 20 GARE VECCHIE 21 IL GIORGIONE 22 ANFITEATRO BASSO 23 COCOA 24 SASSO SUL SENTIERO 25 SASSO BATMAN

26 LA BANANA - MARCHI 27 PILONE GIALLO 28 PORNOGRAFIE 29 ESTASI 30 LE TERRAZZE 31 PALESTRA CAI 32 MOBY DICK 33 SASSO DIAMANTE 34 SASSO BETTOLA 35 SASSO SMERALDO 36 SASSO COCCINELLA 37 SASSOLUNGO 38 DRY TOOLING

31

Sassaia

Parete Ovest Spigolo Fontana Cornia

Il Fungo

Orto del Mandorlo

30 37

29b

38 Spigolo dei Nasi Cocoa

Dente della Vecchia

13 697

Pilone Giallo

23

Anfiteatro

29a

32

26 27

22

Torrione Sirotti

15 14

28

24

16 17

EREMO CHIESA

18

19

21 20

25

33

RIFUGIO DELLA PIETRA

697

34 35

A

699

FORESTERIA

P PIAZZALE DANTE

36 339


13

Pietra di Bismantova > Falesie

TORRIONE SIROTTI Caratteristico pilastro di forma squadrata ben identificabile già dal parcheggio, che si stacca dal massiccio della Pietra con un profondo camino. Le vie che salgono sui versanti Sud-Ovest e Nord presentano un’arrampicata in placca leggermente strapiombante su mattonelle. Sulla parete Sud-Est si trovano itinerari strapiombanti di resistenza.

SO, SE, N esposizione

ÙÙÙÙ bellezza

ACCESSO Dal parcheggio salire la scalinata che conduce all’Eremo; raggiunto il piazzale piegare a sinistra lungo il sentiero. Poco dopo aver imboccato il sentiero 697, seguire sulla destra la traccia che sale in direzione delle pareti (bolli blu).

ÙÙÙÙ chiodatura

ÙÙÙÙ tranquillità

ÙÙÙÙ comodità

ÙÙÙÙ caduta sassi

arenaria

vetta Bismantova

tipo di roccia

20 min

PIETRA DI BISMANTOVA

16

avvicinamento

15

Sì - No

14

principianti

Sì - No

1

si scala con la pioggia

13

TORRIONE SIROTTI

12

11 10

Sì - No

2

per famiglie

9 3

Piazzale Dante

8 4

5

7 6

sentiero blu

20

8 1

2

3 4

1

1

< 4b 4c 5a 5b 5c 6a 6b 6c 7a 7b 7c 8a 8b 8c 9a ?

340

Ludovico Fossali, Torrione Sirotti - Bukowski (© G. Danieli)  Ò


341


| Foto: Alessandro Bertucci

Via Roma, 60 | Castelnovo Ne’ Monti 0522810368 | bismantova@monturastore.it Lun - Sab 9.30 - 13.00 | 16.00 - 20.00 Domenica 10.00 - 13.00 | 16.00 - 19.30 montura.it


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