CORNO STELLA

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CORNO STELLA

Arrampicate classiche e moderne nel Vallone dell’Argentera-Valle Gesso

GIANLUCA BERGESE – GIANFRANCO GHIBAUDO
EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING iCLIMBING APP FREE DOWNLOAD

Seconda edizione Luglio 2023

ISBN 978 88 55471 077

Copyright © 2023 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina S. Scassa ed E. D’angelo, Opinioni di un clown, Settore Centrale (© M. Scolaris)

Testi Gianluca Bergese, Gianfranco Ghibaudo

Disegni Eugenio Pinotti

Foto con tracciati Gianluca Bergese, Gianfranco Ghibaudo

Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia Tommaso Bacciocchi

Impaginazione Francesco Rioda

Stampa Press Grafica S.r.l. - Gravellona Toce (VB)

Km ZERO

Guida fatta da autori che vivono e l’arrampicatasviluppano sul territorio

Cosa significa?

È una guida a KM ZERO!

Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.

Come i pomodori a Km 0?

Certo! E la genuinità non è un’opinione.

Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate;

non rifilano solo gli spot più commerciali;

reinvestono il ricavato in nuove falesie.

Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio;

sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale.

E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore

Gli autori desiderano ringraziare di cuore, tutti coloro che hanno collaborato, in varia misura, alla realizzazione di questa guida. Tutto questo è stato possibile anche grazie a voi!

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Km

GIANLUCA BERGESE - GIANFRANCO GHIBAUDO

CORNO STELLA

Arrampicate classiche e moderne nel vallone dell’Argentera-Valle Gesso

EDIZIONI VERSANTE SUD
ZERO
Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio

del rifugio vi sono numerosi massi che permettono di fare del bouldering molto interessante a qualsiasi livello. Data la natura del terreno sottostante (matrice rocciosa a piccoli e grandi massi) è consigliabile scalare con adeguate protezioni, vale a dire materassi o nel caso siano presenti ancoraggi in cima, con uno spezzone di corda. Alcuni di questi massi infatti, sono stati attrezzati con spit e risultano particolarmente utili alle scuole di alpinismo e/o per i principianti, per affinare la conoscenza e la pratica delle manovre di corda. Per informazioni chiedere al gestore del rifugio.

Sommario Prefazione ........................... 6 Premessa 8 Introduzione tecnica .................. 10 Corno Stella - La vera storia della sua prima (ri)salita .............. 24 Storia alpinistica 28 CATENA DELLE GUIDE 40 01. Traversata da Ovest a Est 42 02. Contrafforti della Cima del Souffi 46 03. Contrafforte della Quota 2710m . 52 04. Falesia del Contrafforte 62 05. Quota 2710m . 68 06. Sigaro di Punta Plent ............ 72 07. Punta Plent 74 08. Punta Bifida 82 09. Forcella Piacenza 90 10. Punta Piacenza 94 11. Spuntoni Innominati 110 12. Punta Innominata ............... 114 13. Punta Ghigo 134 14. Piccolo Corno 156 15. Contrafforti di Punta Stella 160 CORNO STELLA 164 16. Lo Zoccolo 170 17. Settore Sinistro 194 18. Settore Centrale ................ 212 19. Settore Destro 248 20. Parete Nord-Est 282 SERRA DELL’ARGENTERA 314 21. Punta del Gelas di Lourousa 318 22. Cima Nord dell’Argentera 326 23. Cima Sud dell’Argentera .......... 332 24. Spalla dell’Argentera 340 25. Falesia Zuppa 348 26. Avancorpi dell’Argentera 358 27. Contrafforti del Vallone dell’Argentera 370 CATENA DELLA MADRE DI DIO 376 28. Cima dei Camosci 378 29. Cima De Cessole 382 30. Cima Maubert 388 31. Cima della Madre di Dio 390 Traversata integrale del gruppo della Serra dell’Argentera 314 I racconti Scacco matto 50 Il Corno, dispensatore di serenità 80 Il Corno… che storia! 166 Delfina, la prima donna sul Corno Stella 168 La Placca 186 Desiderio di una montagna - Agosto 1973 211 Lupetti 236 4 Ottobre 1975 - Uuna salita al Corno Stella 238 Esprit libre 240 The Wall 286 Diedro Rosso, prima libera invernale per Symon Welfringer e Xavier Cailhol 294 MASSI SCUOLA E BOULDERING INTORNO AL RIFUGIO BOZANO. Nei pressi
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La Madre di Dio Bassa della Madre di Dio 2453 Vallone dell’Argentera 2790-2800 C. Maubert 2865 Spalla C.DeCessole 2870-2915 C.to dei Camosci 2800 C.dei Camosci 2860 C.Purtscheller 3040 PassodeiDetriti3122 La Balconera 3048 Biv. del Baus Cima Sud 3297 ARGENTERA Cima Nord 3286 M.Stella3262 C.toCoolidge3220 P.GelàsdiLourousa3261 CanalonediLourousa Rif. Bozano C.delSouffi2616 P. Plent 2747 P.P.Corno2780 Ghigo2794 P. Innominata 2770 Spunt. Innominati 2750 P. Piacenza 2772 P. Bifida 2737 Biv. Varrone 2235 Rif. Morelli Rif. Remondino Cima Inferiore 2898m CimaSuperiore3050 CORNO STELLA Quota 2710 2458 La Spalla 3257 Cima Genova 3191 2668 2465 ][ C.to Freschfield 2820 ][ ][ Forc.Gelàs diLourousa2950 ][ ][ ][ 211km 280 km 99km 55km 48 km 50 km 66 km 39 km 221km 9km 11km 15 km 6 km 36 km 61 km 48km 33 45 02 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 04 03 01 Borgo San Dalmazzo Milano Venezia Torino Cuneo Bologna Nizza Ventimiglia Genova Savona Valdieri Terme di Valdieri Entracque Colle di Tenda Imperia Colle di Nava Ceva 5

PREFAZIONE

Consapevoli della mole di lavoro svolta in un decennio e stimolati dalla presenza di interessanti novità e felici esigenze editoriali (volume esaurito), nonché delle numerose richieste provenienti da tanti amici e appassionati, eccoci qui a presentarvi il “sequel” di Corno Stella – Arrampicate classiche e moderne nel Vallone dell’Argentera – Valle Gesso”.

A distanza di 11 anni dalla prima edizione, ci troviamo ancora tra le pieghe di queste montagne, i suoi colori, le forme e i paesaggi, a raccontarvi con testi, immagini e dati tecnici, di esperienze e sogni realizzati, di uomini e rocce e del variegato mondo dell’alpinismo. Da un lato, un manipolo di arditi e volenterosi appassionati si spendono da anni per fare in modo che il tempo passato su queste montagne sia il più bello possibile, convinto che il patrimonio esistente, ove ve ne sia la qualità e la bellezza, vada mantenuto, valorizzato e fatto conoscere, dall’altro un variegato gruppo di “conquistatori dell’inutile” traccia nuovi itinerari con stili e finalità differenti, ma accomunati dalla capacità di riuscire a trovare ancora nelle pieghe delle montagne, gli spazi e le linee per passare, per emozionarsi e fare emozionare, per gioire insieme ai propri compagni di cordata. A volte le due entità si mescolano, altre volte restano distinte, ma crediamo che entrambe siamo mosse dal desiderio di trasmettere ciò che questa guida intende fare, cioè la curiosità, la voglia di intraprendere nuovamente il viaggio, di ritornarci o di arrivarci per la prima volta, per apprezzare e godere di tutto il bello che questo angolo delle Alpi è in grado di offrire. Se con la prima uscita si è trattato di un lavoro tanto grande quanto stimolante, con la seconda l’impegno non è stato molto inferiore; certamente si partiva da una base già ben consolidata e organizzata, frutto di un certosino lavoro fatto a monte, ma l’alpinismo è un motore che procede lento ed inarrestabile. In questo decennio ci siamo impegnati con passione ripentendo molte vie, alcune delle quali già percorse anni addietro, affinando le informazioni, registrando le variazioni intercorse, incrociando segnalazioni esterne, il tutto per rendere la guida sempre più precisa e aggiornata.

La grande conoscenza del massiccio ci ha permesso di scoprire anche alcune perle che abbiamo deciso di condividere con voi, realizzando nuove vie che stanno riscuotendo interesse e favore. Troverete quindi disegni e tracciati riveduti e corretti nelle loro inesattezze, relazioni integrate, 21 nuove proposte ed info sulle numerose (ancora) vie rimesse a nuovo.

E ora i ringraziamenti: a Marco, il capitano di quel meraviglioso vascello che è il rifugio Bozano per l’appoggio e il sostegno (alimentare ed economico), a “Bigo” alias Fabio Pierpaoli per le giornate passate insieme appesi alle corde e per quelle che ha passato lui da solo o in compagnia per aiutarci in questo progetto, a tutti gli amici che abbiamo coinvolto nei nostri “cantieri” in parete per la pazienza e la smisurata disponibilità, alle giovani leve che dal basso spingono forte e ci hanno dato una mano “quando il gioco si faceva duro”, a tutte le persone incontrate al rifugio o sul sentiero che in qualche modo ci hanno fornito utili indicazioni per rendere migliore questa guida e a coloro che da sempre manifestano interesse e riconoscenza verso ciò che facciamo. A tutti voi va un sincero debito di riconoscenza. Il Corno Stella resta un angolo delle Marittime di suprema bellezza dove puoi trovare il tuo spazio senza fare a spallate col vicino, con un giusto mix di possibilità in grado di soddisfare tutte le varie declinazioni sportive: falesia, vie lunghe facili, medie o impegnative in stile classico, trad o moderno. Ad ognuno la scelta, nella consapevolezza della propria preparazione, della cordata e delle condizioni meteo o della montagna, in ottica di sicurezza per se e per gli altri. Auguriamo allora a tutti voi di poter realizzare i vostri sogni verticali! Un abbraccio.

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Corno Stella, parete Nord-Est (© A. Passeron)

PREMESSA

Questa guida è una raccolta monografica che ha richiesto un lungo e complesso lavoro di preparazione, tuttavia vi possono essere delle incertezze o delle mancanze, per cui se avete considerazioni a proposito inviate le vostre informazioni ai seguenti indirizzi: rocdoc@virgilio.it gianlucabergese4@gmail.com

Acquistare la guida vuol dire contribuire a:

- Acquisire il materiale necessario per mantenere in un discreto stato di sicurezza una parte degli itinerari presenti

- Effettuare nuovi lavori di attrezzatura o di ri-attrezzatura di piccole aree o di singole vie esistenti

Ricordati che é buona norma:

- Sostituire cordoni/fettucce/cordini logorati

- Verificare bene gli ancoraggi, siano essi classici o moderni, e se necessario rinforzarli

- Avere sempre con sé una chiave inglese da 17mm in caso di dadi allentati

- Portare a valle il materiale vecchio logorato

- Non schiodare le vie esistenti

- Sostituire i chiodi vecchi e malsicuri

- Segnalare al rifugio o a chi ne ha la competenza eventuali anomalie (es. soste pericolose, fix rotti, blocchi pericolosi, etc...)

- Non scaricare pietre a valle in presenza di altre cordate

- Non lasciare rifiuti di nessun genere alla base delle pareti o peggio ancora in parete

- Rispettare il silenzio e la quiete delle montagne

AVVERTENZA

Le strutture, gli itinerari ed i tracciati presentati in questa guida, si sviluppano in un ambiente di alta montagna; ciò significa attenzione maggiore! L’arrampicata e l’alpinismo sono sport potenzialmente pericolosi; chi li pratica lo fa a proprio rischio e pericolo.

Gli autori hanno controllato con cura quanto riportato in questa guida, aggiornandola in base alle informazioni disponibili fino al momento di andare in stampa; tuttavia vi possono essere inesattezze.

Gli itinerari che vengono presentati devono essere valutati volta per volta sulla base delle proprie capacità personali ed il materiale in loco, dove presente, va sempre visionato con occhio critico: diffidare ed essere attenti può evitare incidenti anche gravi. Prima di partire per ogni tiro controllare ancora: la correttezza del nodo di legatura, il funzionamento del sistema di frenata (gri-gri, piastrina secchiello e simili) e la chiusura del relativo moschettone a ghiera. Massima attenzione nelle manovre ai punti di sosta!

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Gianfranco Ghibaudo osserva con attenzione le placche compatte dello Zoccolo - Corno Stella (© G. Bergese) 
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INTRODUZIONE TECNICA

COME ARRIVARE

Per raggiungere la Valle Gesso è fondamentale arrivare a Borgo San Dalmazzo (CN):

1) da Torino seguire l’autostrada A/6 TorinoSavona sino a Fossano, quindi imboccare la S.S. 231 che porta a Cuneo e quindi la S.P. 20 fino a Borgo San Dalmazzo;

2) da Nizza e Ventimiglia, stante l’attuale impossibilità a percorrere la S.S. 20 lungo la valle Roja per il Colle di Tenda fino a Borgo San. Dalmazzo, occorre raggiungere Imperia lungo la A10/E80, quindi prendere la S.S. 582 del Colle di Nava, proseguendo sulle S.S. 28 e poi 564 fino a Cuneo; da Cuneo a Borgo San Dalmazzo lungo la S.P. 20. In alternativa (stesso tempo all’incirca) si raggiunge Savona e da lì si prosegue come al punto successivo;

3) da Savona seguire l’autostrada A/6 SavonaTorino sino a Mondovì, proseguendo sulle S.S. 28 e poi 564 fino a Cuneo; da Cuneo a Borgo San Dalmazzo lungo la S.P. 20.

Giunti a Borgo San Dalmazzo, alla rotonda “la porta delle Marittime”, imboccare la S.P. 22 della valle Gesso fino a raggiungere la stazione termale delle Terme di Valdieri (1368m).

Seguire quindi la strada asfaltata (ex-militare) che passa dietro lo stabilimento e che prosegue a sinistra in salita (indicazioni su pannello), tralasciando il ramo destro che porta nel vallone del Valasco. La strada si inerpica dapprima con un paio di tornanti, poi, con tracciato più lineare, si distende per raggiungere il Gias delle Mosche (1591m - pannello) punto di partenza per diversi itinerari escursionistici sul ramo destro orografico del vallone. Proseguendo ancora oltre per qualche centinaio di metri si arriva infine al parcheggio per il rifugio Bozano.

Collegamenti aerei

Aeroporto “S. Pertini” Torino Caselle

http://www.aeroportoditorino.it

tel. +39 011 5676361/2

Aeroporto “Olimpica” Cuneo Levaldigi

http://www.aeroporto.cuneo.it

tel. +39 0172 374374

Aeroporto “Malpensa” Milano

http://www.sea-aeroportimilano.it/malpensa tel. +39 02 232323

Aeroporto Nice Còte D’Azur (F)

http://www.nice.aeroport.fr

tel. +00 33 4 898 898 28

Collegamenti ferroviari

Le stazioni ferroviarie più vicine sono Borgo San Dalmazzo e Cuneo.

Consultare il sito www.ferroviedellostato.it oppure chiamare il Call Center di Trenitalia 199 892021.

Autolinee

Nuova Benese di Cuneo - Servizio pullman di collegamento da Valdieri a Cuneo e viceversa.

Collegamenti giornalieri per Andonno e Valdieri – Linea 77; nel periodo estivo le corse sono potenziate e raggiungono anche Sant’Anna e Terme di Valdieri – Linea 82 (feriale lun/sabato da giugno a settembre).

Telefonare alla Società o al Comune per variazioni estive oppure visitare il sito: www.benese.it

Telefono: 0171/692929 Fax: 0171/694262

INFO E ASSISTENZA TURISTICA

Servizio promozione del territorio del parco

C.so D.L. Bianco 5 - 12010 - Valdieri

Tel. 0171/976800 - Fax 0171/976815

info@areeprotettealpimarittime.it

Ufficio turistico di entracque

Piazza Giustizia e Libertà 3 - 12010 - Entracque

Tel. 0171/978616. Fax 0171/978637

Ufficio informazioni del parco

Località Terme di Valdieri - 12010

Terme di Valdieri - (apertura estiva)

Ufficio turistico di entracque

Piazza Giustizia e Libertà, 2 - 12010 – Entracque Tel. 0171/978616

info@turismoentracque.it

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PUNTI DI APPOGGIO

Alberghi e pensioni ALBERGO TURISMO

Fraz. Terme di Valdieri - 12010 - Valdieri

(apertura stagionale

Tel. 0171/97334 – 340/1423408

info@albergoturismovaldieri.it

HOTEL ROYAL TERME DI VALDIERI

Regione Terme, 1 - 12010 Valdieri Tel. 0171/97106-7-8

info@termerealidivaldieri.it

BALMA MERIS

Fraz. S.Anna, 55 - 12010 Valdieri Tel. 0171/977832 - balmameris@libero.it

Affittacamere LA BAITA D’NONOU

Frazione Sant’Anna, 20 - 12010 Valdieri Tel. 353/4422008 - arianna.franco97@hotmail.com

Agriturismo LU GARUN RUS

Via Provinciale, 4 - Fraz. Andonno - 12010 ValdieriTel. 0171/97237 – lugarunrus@live.it

Alloggi vacanze - BIO MAGIA NELLE MARITTIME

Bg.ta Tetti Gaina, 6 - 12010 Valdieri Tel. 348/7966407 - ritap62@libero.it

Ostello - VILLA MARSIGLIA

Corso Dante Livio Bianco, 3 - 12010 Valdieri Tel. 351/6339876 - villamarsiglia.valdieri@gmail.com

Ostello CONSTANCIA

Via Antonina Grandis, 2 - 12010 Valdieri Tel. 0171/97232 - 392/5550798

Casa per ferie - LA CASAALPINA

Frazione Sant’Anna, 65 - 12010 Valdieri Tel. 333/2666450

info@lacasaalpina.com

PARCO ARCHEOLOGICO

DELLA NECROPOLI DI VALDIERI

Ricettività in strutture ricettive innovative

Via Guardia alla Frontiera - 12010 Valdieri

Tel. 0171/976850 - info@montagnedelmare.it

Campeggi

VALLE GESSO

Via Provinciale, 3 - 2010 Entracque. Tel. 0171/978247

info@campingvallegesso.com.

SOTTO IL FAGGIO

Fraz. S. Giacomo - 12010 Entracque

Tel. 0171/1935515 - 349/7305438

info@sottoilfaggio.it

IL BOSCO

Via Santa Lucia, - 12010 Entracque. Tel. 0171/978786 - 328/7552512

info@campeggioilbosco.it

CENTRO ALPINO DI SANT’ANNA DI VALDIERI

Area temporanea per camper e tende, punto ristoro ed area giochi

Frazione Sant’Anna, 14/Ter - 12010 Valdieri

Link utili

www.rifugiobozano.it

https://www.facebook.com/groups/106879879093 (Amici del Rifugio Bozano)

www.caicuneo.it

www.comune.valdieri.cn.it

www.comune.entracque.cn.it

http://denali-sud.chez-alice.fr/alpinisme.htm

www.cuneoclimbing.it/notizie/multipitch

www.gulliver.it/index.php

www.regione.piemonte.it/xmeteo/xmeteod

https://www.meteoblue.com/it/tempo/settimana/ cima-sud-argentera_italia_3182874

www.nimbus.it/italiameteo/previpiemonte.htm

https://www.3bmeteo.com

https://www.meteoam.it

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IL PARCO NATURALE DELLE ALPI MARITTIME

Tutto ciò che circonda queste montagne è compreso all’interno del Parco Naturale delle Alpi Marittime, Ente nato nel 1995, in seguito all’accorpamento del Parco Naturale dell’Argentera (istituito nel 1980) con la Riserva del Bosco e dei Laghi di Palanfrè (istituita nel 1979). L’unione di questi due parchi ha integrato anche nuovi territori ed ha creato una tra le più importanti aree protette piemontesi. Il Parco delle Alpi Marittime Parco si estende su tre valli, Gesso, Stura e Vermenagna e cinque comuni (Aisone, Entracque, Valdieri, Vernante, Roaschia). Entrambi i versanti delle Marittime sono protetti: da un lato il parco piemontese, dall’altro il Parco nazionale francese del Mercantour. Le due aree confinano per oltre 35 chilometri e insieme tutelano e valorizzano oltre 100 mila ettari di territorio che nell’immediato futuro potrebbe diventare

il primo Parco europeo grazie alla stretta collaborazione che li lega.

La flora che cresce nel Parco è di straordinaria bellezza ed estremamente ricca: sono circa 1500 le specie conosciute, di cui alcune endemiche; tutto ciò è dovuto principalmente al clima che risente molto dell’effetto del mare. Nella Vallone Gesso della Valletta convivono larice, pino mugo e cembro, abete rosso e bianco, creando così un ambiente molto vario e affascinante.

La fauna è parte integrante di tutto questo sistema ed è quella tipica delle montagne: camosci, marmotte, cinghiali, volpi, lepri, ermellini e stambecchi. Non mancano l’aquila, il falco pellegrino, le pernici, i galli forcelli e da un po’ di tempo (1993) anche il gipeto, l’avvoltoio barbuto che è stato reintrodotto con un progetto internazionale della FCVB (Fondazione per la conservazione del gipeto). Spontaneo, invece, è stato il ritorno di un grande

Inroduzione tecnica
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Il Corno Stella e la Serra dell’Argentera dal vallone omonimo (© G. Bergese)

predatore, il lupo, elemento indispensabile nell’ecosistema del parco.

Sede Amministrativa in Valdieri

Piazza Regina Elena, 30.

e-mail : info@parcoalpimarittime.it

sito web: www.parcoalpimarittime.it

Tel. +39 0171 976800 - Fax +39 0171 976815

Le regole di comportamento all’interno del Parco

- Accensione fuochi

L’accensione di fuochi a terra è vietata.

- Escursionismo e avvicinamenti agli attacchi delle vie

Non uscire dagli itinerari segnalati per evitare di danneggiare i sentieri e per ridurre il dissesto del suolo.

- Circolazione con mezzi motorizzati

Su tutto il territorio del Parco è fatto divieto di compiere percorsi fuoristrada.

- Raccolta della flora

La raccolta della flora è regolamentata.

- Introduzione dei cani

L’introduzione dei cani è regolamentata; i domestici possono essere condotti al guinzaglio sui sentieri di arrivo e di collegamento tra i rifugi (escluso il Federici Marchesini al Pagarì). L’elenco dei percorsi autorizzati si trova su www.https://www.areeprotettealpimarittime.it

- Campeggio e bivacco

Il campeggio e il bivacco sono regolamentati. Al di fuori delle aree attrezzate la tenda può essere sistemata nella stessa località per non più di 48 ore.

- Rifiuti

È vietato l’abbandono di qualsiasi genere di rifiuto, compresi quelli organici derivanti dal consumo dei pasti.

- Disturbo della quiete naturale

Evita di usare apparecchi radio e televisivi ad alto volume, riduci ogni rumore che può disturbare la quiete degli altri turisti e degli animali.

- Raccolta di anfibi, insetti, molluschi e prodotti del sottobosco

La raccolta, l’asportazione e l’uccisione volontaria di qualsiasi specie di molluschi, insetti e

anfibi sono sempre vietate. La raccolta di prodotti del sottobosco è regolamentata perché costituisce il nutrimento di molte specie animali.

- Rispetto degli animali

Lasciare in pace gli animali e non alterare le loro condizioni di vita selvatica. Non fornire loro alimenti.

- Inquinamento dell’acqua

È vietato inquinare le acque con uso di detersivi o qualsiasi altra cosa estranea all’ambiente naturale.

N.B. All’interno del Parco è possibile il bivacco per due notti (48 h). Nel vicino Parco del Mercantour, invece, è tollerato il bivacco per una sola notte, dalle 19 alle 9, a condizione che ci si trovi a più di un’ora di cammino dai centri abitati o dai più prossimi luoghi di parcheggio.

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Lo stambecco, tipico abitante del Parco (© arch. P.A.M) 

PUNTI DI APPOGGIO IN QUOTA

Il rifugio Bozano sorge ai piedi della parete meridionale del Corno Stella nell’alto vallone dell’Argentera, area geografica compresa nel territorio comunale di Valdieri, all’interno del Parco Naturale delle Alpi Marittime.

L’immagine del Bozano è legata in modo forte alla storia dell’alpinismo nelle Alpi Marittime: su quelle rocce si sono giocate le partite più ardite e le scommesse più grandi! Tutti o quasi i grandi dell’alpinismo si sono messi in gioco su queste “segrete” e severe pareti delle Alpi del Sud.

Il vecchio rifugio, che risale al 1921 è stato adibito a museo dal 2003 per ricordare il centenario della prima ascensione sul Corno.

Il nuovo rifugio invece, realizzato su un promontorio poco sopra il vecchio edificio, è stato inaugurato nel settembre del 2001.

Si tratta di una struttura interamente in legno, discretamente spaziosa, ben rifinita e accogliente.

La sala da pranzo con vetrate panoramiche sui tre lati è riscaldata da una stufa a legna, dove gli ospiti possono gustare i pasti preparati dallo staff

o leggere e rilassarsi in un ambiente armonioso e caldo. Sullo stesso piano sono presenti la cucina, i servizi igienici e l’alloggio del gestore. Al piano superiore si trovano le camere da letto, abbastanza ampie, luminose e confortevoli, munite di tutto l’occorrente. Il rifugio è base di partenza ideale per alpinisti e free climbers, che qui non hanno che l’imbarazzo della scelta tra itinerari classici e moderni, facili o impegnativi, molto brevi o lunghissimi, plasir o molto severi. La tappa è d’obbligo, come è d’obbligo restare al rifugio più di una giornata per assaporare a pieno e fino in fondo le suggestioni del luogo, la vita del rifugio e prendere maggiore confidenza con queste magiche rocce percorrendo più di una via. Generalmente aperto dal 15 giugno al 15 settembre in modo continuativo, oltre ai restanti fine settimana di giugno e settembre. Nei periodi di chiusura del rifugio è necessario approvvigionarsi d’acqua a valle o presso il torrente che si incontra salendo.

Tel. rifugio: 0171/97351.

Tel. gestore 328/3567556.

Info: www.rifugiobozano.com rifugiobozano@yahoo.it

Inroduzione tecnica
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Rifugio Lorenzo Bozano (© G. Ghibaudo)

Accesso

Da Borgo San Dalmazzo proseguire a destra (rotonda Porta delle Alpi Marittime) per Valdieri (Valle Gesso), Sant’Anna, Terme di Valdieri (15 Km da Valdieri). Seguire la strada che sale al Pian della Casa del Re sino alla conca del Gias delle Mosche, 1569m (3,5km), dove si parcheggia l’auto.

Dal parcheggio si sale a piedi il sentiero (N10) nel bosco di abeti lungo l’iniziale ripida traccia che risale il Vallone dell’Argentera: la pineta mista di conifere della Valletta è particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico, tanto da essere definita dal Parco come “Riserva naturale speciale”.

In alto il sentiero si presenta più regolare; quando l’abetaia si fa più rada, si raggiunge (a poco più di mezz’ora di cammino dal Gias delle Mosche) uno ripiano erboso panoramico che offre una bella vista a ritroso sulla catena del Matto, mentre verso levante compare in tutta la sua imponenza il versante ovest dell’Argentera, solcato da impervi canaloni. Guadagnando ancora quota, la mulattiera supera i resti del Gias del Saut (1847m); da qui la vista sull’intera Serra dell’Argentera si amplia ulteriormente.

Poco oltre il gias, la mulattiera si affaccia sull’orlo della conca (sorgente presso il rio), continuando ad elevarsi gradatamente per magri pascoli al centro del vallone. Prima del Gias della Mesa, o del Mesdì (2070m), il sentiero piega bruscamente verso sinistra, lasciando a destra una traccia che prosegue nel centro della conca (Sentiero dei pastori).

Con regolari tornanti il sentiero principale volge a sinistra sul pendio erboso, uscendo in alto su un panoramico promontorio dal verticale basamento in granito. Verso ovest, sul ripiano dei laghi di Fremamorta, è visibile il rosso Bivacco Guiglia.

Tra gli ultimi radi larici e qualche isolato pino montano, il sentiero transita presso i resti di vecchi gias e si inerpica sulla pietraia con una serie di tornanti sino alla sommità di un costone dal quale fa capolino il tetto del rifugio, ancora lontano, in direzione della parete Sud - Ovest del Corno Stella. Con un lungo traversone in pietraia e gli ultimi ripidi tornanti su pietrisco friabile e mosso, il sentiero perviene al grande masso roccioso che precede di qualche minuto l’arrivo al Rifugio (2458m – dislivello 889m, 2 ore 15 minuti dal Gias delle Mosche, 3 ore da Terme).

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Atmosfere suggestive sul far della sera al rifugio Bozano (© M. Scolaris)

Bivacco Silvio Varrone 2235m

Il bivacco è dedicato all’alpinista Silvio Varrone caduto il 22 aprile 1946 all’Uia di S. Lucia di Entracque. Il fabbricato, costituito da una struttura in lamiera rivestita internamente con perline in legno è di proprietà del CAI di Cuneo (tel. 0171/67998); il bivacco non è custodito, quindi sempre aperto, mancano corrente elettrica ed acqua.

La struttura costruita nel 1947 è stata rinnovata nel 1975: presenta un ampio locale dotato di tavolo e sedie completamente separato da un locale dormitorio, ove sono presenti 12 posti letto; nettamente più grande di quella precedente: il “vecchio” Varrone è conservato come testimonianza della storia dell’alpinismo presso il centro visita del Parco delle Alpi Marittime alle Terme di Valdieri.

Il Bivacco si trova adagiato tra grandi massi, dove regna la severità e l’asprezza della montagna che caratterizza il versante Nord del massiccio cristallino dell’Argentera.

La Squadra di Cuneo del CNSAS nell’estate del 2010 si è presa carico del suo restyling. Il Varrone è patrimonio di tutti e quindi si spera che possa conservare a lungo la sua nuova veste; sta a noi utilizzatori, far sì che ciò che è stato fatto possa durare nel tempo!

Data la sua posizione è normalmente base di partenza per le impegnative salite sulle pareti Nord del Corno Stella, della Punta Ghigo, della Punta Stella e lungo il Canalone di Lourousa.

Accesso

Da Terme di Valdieri (1368m) presso il ponte che precede lo stabilimento termale, una stretta strada scende all’area di parcheggio (1355m) dove in un ampio spiazzo si lascia l’auto. Si sale a piedi lungo il Vallone di Lourousa seguendo prima una traccia (N8, sentiero GTA) che supera inizialmente su una passerella il Rio Lourousa e poi una mulattiera che si eleva nel bosco di faggi con una serie di tornanti sulla destra orografica del vallone. In alto dopo il bosco, tra radi larici si arriva al Gias del Lagarot di Lourousa (1917m, 560m di dislivello); alcuni brevi tornanti conducono nella conca sede del Lagarot di Lourousa (1965m). La mulattiera prosegue quasi pianeggiante per un breve tratto, fino a quando si stacca sulla destra (cartello con indicazioni e tacche di vernice rossa) il sentiero (N9) per il Bivacco Varrone. Il tracciato sale verso meridione per un pendio detritico, superando la morena frontale del Canalone di Lourousa; prendendo quota il sentiero dirige a destra superando una serie di salti rocciosi oltre i quali, con alcuni tornanti guadagna un ripiano a grandi blocchi. Si avanza ora verso sinistra fino al Bivacco Varrone (2235m, 880m di dislivello, 2 ore e 15 minuti dalle Terme di Valdieri).

Inroduzione tecnica
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Bivacco Silvio Varrone (© I. Tealdi)
Serra dell’Argentera
Vallone dell’Argentera Rifugio Bozano
Catena della Madre Di Dio Catena delle Guide
Corno Stella Bivacco Varrone CanalonediLourousa
Gias Delle Mosche Altopiano del Baus
Vallonedi Assedras
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Immagine aerea del Vallone dell’Argentera

CLASSIFICAZIONE DEGLI ITINERARI

Vie storiche: itinerari aperti prima del 1939.

Vie classiche: itinerari aperti dopo il 1939, fino agli anni 70.

Vie post-moderne: itinerari aperti negli anni 70 e 80.

Vie moderne: itinerari aperti negli anni 90, attrezzati generalmente dal basso con spit (perforatore a mano).

Vie del terzo millennio: itinerari attrezzati a fix (trapano a batteria) da 10-12mm inox la cui apertura avviene generalmente dal basso.

Nota: nella descrizione dei tiri spesso vengono indicati il numero di fix o spit, che per semplicità vengono indicati entrambi con il termine generico spit.

VALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ

Al fine di fornire una valutazione il più possibile vicina alla realtà, che tenga in considerazione la notevole diversità e condizione delle vie presenti (per alcuni itinerari le info a disposizione sono piuttosto incerte), si è deciso di adottare tre criteri distinti per la definizione delle difficoltà di un itinerario:

- il grado, cioè la difficoltà tecnica (in scala francese o UIAA)

- la proteggibilità (nella scala estesa).

- l’impegno globale (nella scala estesa).

La scala estesa è un criterio di valutazione che scinde l’impegno generale di una via (ambiente, lontananza dal fondovalle, lunghezza, impegno psicologico) da quello relativo alla distanza o alla posa delle protezioni.

Difficoltà tecnica

Per la valutazione della difficoltà tecnica in arrampicata libera avremo:

– la scala francese per le vie moderne (itinerari attrezzati a spit)

– la scala UIAA per le vie classiche (itinerari storici protetti con chiodi) o per le vie dove gli apritori hanno preferito adottare tale scala. Ogni itinerario, riporterà quindi l’indicazione sia del grado massimo, sia di quello obbligatorio.

Proteggibilità

Questo parametro tiene conto esclusivamente della distanza e dell’affidabilità degli ancoraggi in loco; a tale scopo è stata assegnata la lettera

“S” per le vie moderne protette a spit e la lettera “R” per le vie classiche, attrezzate con chiodi o non attrezzate. Nel caso vi siano vie a carattere misto, queste riporteranno la dicitura “RS”. Ogni lettera, “S” o “R” è suddivisa a sua volta in sei livelli (dall’1 al 6) che esprimono, in ordine crescente, la distanza tra le protezioni e la loro affidabilità (1 ottimale – 6 scarsa/inesistente).

Impegno globale

Per la valutazione dell’impegno globale, si adotta la scala americana in uso per le big wall, con la quale, attraverso l’espressione dei numeri romani, si forniscono parametri di riferimento in merito all’ambiente in cui si svolge, la lontananza dal fondovalle, la facilità o meno di ritirata, ecc… Come nel caso della proteggibilità, si esprime, in ordine crescente, da I a VII (1 itinerario “Plaisir” – 7 big- wall)

In ultimo, al fine di aiutare tutti coloro che ancora non hanno assimilato completamente la nuova scala estesa, per ogni itinerario trattato viene riportato tra parentesi dopo tutto il resto, il “vecchio grado” nella scala francese.

Esempio:

6c+ (6a/A0 obbl.)/S2/II (TD)

N.B. Se non viene espressa una valutazione dell’obbligatorio, indicato tra parentesi, significa che il grado massimo è anche obbligatorio.

Avvertenze e aggiornamenti

Tutti gli itinerari presentati in questa guida, sono stati descritti in senso orario, partendo da Ovest (Contrafforti della Cima del Souffi) e terminando a Est (Catena della Madre di Dio).

La guida è stata redatta nel modo più completo possibile, inserendo tutto ciò che è stato salito e successivamente relazionato nel tempo. Questa monografia riporta con maggiore dettaglio le informazioni relative alle vie più ripetute e meritevoli, senza però tralasciare assolutamente tutto quanto concerne le vie storiche, ivi comprese quelle “meno importanti”.

Chiunque, a seguito di una salita in zona, avesse aggiornamenti, informazioni o anche solo opinioni personali da lasciare, può scrivere all’indirizzo e-mail: rocdoc@virgilio.it / gianlucabergese4@gmail.com

Inroduzione tecnica
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DIFFICOLTÀ TECNICA

FR Grado in libera seguito tra parentesi dal grado obbligato più eventuale grado artificiale. Due esempi a lato.

UIAA Grado del passaggio più duro seguito tra parentesi dal grado obbligato più grado artificiale. Due esempi a lato.

PROTEGGIBILITÀ

S1 Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

S3 Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.

S5 Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE

I Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

III Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

IV Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

7b (6a, A0 obbl.)

6c+ (6b obbl.)

VI (V+, A0 obbl.)

V+ (IV, A1 obbl.)

R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

VI Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

VII Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.

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SOCCORSO

In caso di incidente è possibile chiamare il 112 che opera gratuitamente su tutto il territorio nazionale (solo in caso di effettiva necessità e urgenza!) specificando all’operatore che ci si trova in montagna; sarà compito della centrale operativa allertare la squadra di soccorso più idonea. In caso di richiesta di soccorso vanno specificati, oltre alle generalità del chiamante e il numero di telefono, il luogo dove si è verificato l’evento, la dinamica dell’incidente, il numero di persone coinvolte, le condizioni dell’infortunato e dei suoi compagni, la situazione meteo, eventuali impedimenti per l’elicottero ad operare (alberi, pareti, cavi metallici, cavi dell’alta tensione, …) ed altre informazioni utili.

Sebbene si sia in attesa dell’arrivo dell’elicottero o della squadra da terra è bene che i compagni dell’infortunato continuino nelle manovre di autosoccorso, eventualmente suggerite dal personale medico durante la chiamata.

All’arrivo dei soccorsi, se con mezzo aereo:

- segnalate la vostra presenza e il bisogno di

aiuto, disponendo le braccia a Y, spalle al vento (è necessario individuare una zona adatta e sufficientemente ampia per l’atterraggio, in caso contrario il mezzo opererà in hovering)

- non lasciate oggetti nell’intorno che possano volare all’arrivo dell’elicottero (sistemate bene tutti i materiali, zaini ecc… e proteggete con il vostro corpo, oppure in altro modo, il ferito; la turbolenza creata dalla macchina è molto forte!)

- all’avvicinarsi dell’elicottero restate immobili finché i soccorritori non scendono e vengono verso di voi; stesso dicasi, ma con procedimento inverso, per la fase di decollo.

In caso di incidente è possibile contattare il Posto di chiamata del Soccorso Alpino più vicino:

Rifugio Bozano - Tel. 0171/97351

Albergo Turismo - Fraz.Terme di Valdieri

Tel. 0171/97334

Base Soccorso Alpino - c/o Punto Informazioni del Parco – Fraz. Terme di Valdieri (tutte le domeniche e festivi di luglio-agosto-settembre)

Introduzione tecnica Segnali terra-aria Segnali terra-aria Razzo o luce rossa Tessuto rosso quadrato teso OCCORRE SOCCORSO NON OCCORRE SOCCORSO No – no Yes – sì SEGNALI
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INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI

BIBLIOGRAFIA

G. Pastine, ARGENTERA-NASTA, Club Alpino Italiano, Sezione Ligure 1963

A. Parodi, F. Scotto, N. Villani, MONTAGNE D’OC, CDA Torino 1985

E. Montagna, L. Montaldo, F. Salesi, ALPI MARITTIME – VOL. 2, Collana “Guida dei Monti d’ Italia” C.A.I.-T.C.I.1990

S. Bassignano, F. Poggio, ARRAMPICATE SUL CORNO STELLA E CATENA DELLE GUIDE, Ghibaudo Cuneo 1994

F. Bessone, LES ALPES DE LA MER-LE ALPI DEL MARE, (bilingue IT - FR), Idee Verticali 1995

VERTICAL n° 125, Numero speciale gennaiofebbraio 2000, Tutte le 91 vie del Corno Stella raccontate da Patrick Bérhault.

VERTICAL n° 30, Numero luglio-agosto 2011, Montagne d’Europa - Arrampicate solari sul Corno Stella raccontate da Simone Bobbio.

G. Bergese, G. Ghibaudo, CORNO STELLAArrampicate classiche e moderne nel Vallone dell’Argentera-Valle Gesso, Versante Sud 2012

CARTOGRAFIA

IGC Torino 1:50.000 F. 8, Alpi Marittime e Liguri

Parco Naturale delle Alpi Marittime 1:25.000

Cartoguida 1

IGM Carta d’Italia 1:100.000 F. 90, Demonte

IGM Tavoletta 1:25.000 F. 90 1 SW; S. Anna di Valdieri

IGN 1 :50.000, Tav. 3740, Le Boreon

Didier et Richard 1: 50.000, Haut Pais Nicois

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Un balcone sul versante opposto della valle - zona Fremamorta (© G. Bergese)
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CORNO STELLA - LA VERA STORIA DELLA SUA PRIMA (RI)SALITA

IL CORNO STELLA VISTO DALLA GEOLOGIA

Dovessimo veramente raccontare la storia della prima salita al Corno non dovremmo fermarci a De Cessole ma cercare di scavare molto più indietro nella memoria.

È chiaro che tutti i documenti trovati in merito riconducono a De Cessole, Ghigo e Plent ai primi del ‘900 (22 agosto 1903).

In realtà ci sono altri documenti che, chi per un motivo o per un altro, non tutti abbiamo avuto la possibilità di imparare a leggere…

E quali sono questi documenti? Sono semplicemente le rocce, le pietre, l’elemento di gioco di chi scala. Sembra folle ma le rocce delle nostre montagne, imparando a leggerle come se fossero dei veri e propri libri, ci possono portare alla scoperta della loro vera identità e sono gli unici veri “testimoni” del nostro passato più remoto e inimmaginabile.

Così, come tutte le rocce, anche quelle del Corno, con il loro colore rossastro, hanno una storia da raccontarci. Già il nome è particolare, si chiamano Anatessiti Biotitiche, e quello che narrano è veramente la prima salita del Corno Stella (e del Massiccio dell’Argentera) o meglio, per dirla in maniera tecnica, la loro prima RI-salita…

Si racconta nella storia del nostro Pianeta Terra che dopo il Big-Bang e diversi cambiamenti di aspetto (chiamati geografia) la superficie terrestre si assestò, circa 350 milioni di anni fa, con un aspetto particolare in cui la geografia era caratterizzata da un solo unico continente chiamato Pangea ed un solo unico mare detto Pantalassa.

L’aspetto interessante fu che all’interno di questo giga-continente esisteva una catena montuosa molto simile alle Alpi che oggi viene ricordata come Catena Ercinica.

E allora come oggi anche quella catena di montagne era caratterizzata da rocce. Sempre prendendo spunto dai ricordi di scuola, per capire meglio questa storia, si può rivedere come è fatta la struttura della Terra: credo che chiunque si ricordi di un livello centrale che si chiama Nucleo, di uno più esterno molto spesso che si chiama Mantello ed infine di un guscio che avvolge questi due che si chiama Crosta.

La Crosta in prossimità degli oceani raggiunge uno spessore minimo di qualche chilometro mentre sui continenti, in prossimità delle montagne, raggiunge spessori anche di 60-70 chilometri.

Cosa ci interessa ripassare tutto questo?

Beh! Se ogni volta che tiriamo un appiglio per esempio proviamo ad immaginare che sotto i nostri polpastrelli ci possono essere 70 chilometri di roccia forse può fare un certo effetto.

L’aspetto interessante però è che per questo spessore le rocce non sono tutte uguali, penso sia evidente a tutti che a 70 chilometri di profondità anche le rocce più dure possano subire un “pochino” il peso di quelle che han sopra (parliamo di pressioni di 20 kbar!!!) e non solo a quelle profondità, siamo al confine con il Mantello, anche le temperature sono elevatissime, circa 750 °C!!!

Proprio in quelle condizioni di temperatura e pressione le rocce inziano a fondere trasformandosi in magma, questo limite di passaggio tra roccia e magma tecnicamente si chiama Anantessi

Così circa 350 milioni di anni fa le rocce alla base di quella catena montuosa iniziarono a fondere parzialmente diventando Anatessiti.

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Poi, per “motivi personali” del Pianeta Terra, la geografia cambiò di nuovo, quel continente si iniziò a spezzare in continenti minori e l’area dell’Europa di oggi, circa 150 milioni di anni fa, venne caratterizzata da un aspetto a dir poco incredibile: un vero e proprio Oceano diviso da due continenti ricordati come Paleo-Europa e Paleo-Africa.

In questa circostanza le rocce che si stavano fondendo sotto la Catena Ercinica, coinvolte nello smembramento della Pangea, vennero portate a profondità minori più vicine alla superficie e soprattutto allontanante da quelle condizioni di pressioni e temperature “ostili”: formarono così quello che viene ricordato come il “basamento” del vecchio Continente Europeo. Ma 150 milioni di anni fa eravamo ancora lontani dalla geografia attuale. E infatti ci fu un nuovo e ultimo cambiamento! Sempre per “motivi personali” del Pianeta Terra, i due continenti, la Paleo-Europa e la Paleo-Africa, presero la rotta di uno verso l’altro. Lentamente ma inesorabilmente si avvicinarono sempre di più, l’Oceano venne espulso e quando iniziarono a collidere, a partire da 30 milioni di anni fa, nell’atmosfera iniziò a sollevarsi un enorme rilievo, che come una gigantesca cicatrice, segnò in maniera inconfondibile la geografia globale di oggi: la Catena Alpino-Himalayana.

E fu così che nel cuneese questo scontro “tra titani” fu così violento, ma così violento, che il sollevamento fu molto più importante che in altre parti delle Alpi.

Le rocce del basamento del Vecchio Continente Europeo vennero sollevate così in alto da essere trasportate parecchie decine di chilometri lontano dalla loro posizione originaria. Risalendo iniziarono a fratturarsi più o meno intensamente. Nelle fratture più importanti fluidi idrotermali ricchi di silice iniziarono a raffreddarsi formando delle strutture che un domani diedero vita a delle inconfondibili vene di quarzo.

Così mentre il sollevamento continuava quasi inarrestabile si attivò anche l’azione erosiva dell’acqua, del ghiaccio, del gelo e disgelo, che sulle superfici di questo nuovo rilievo iniziarono a scolpire delle forme fantastiche che poi chiameremo montagne.

Siamo ormai a 4 milioni di anni fa, finalmente il sollevamento si attenuò ma l’erosione sempre più tenace continuò a modellare e scavare questa storia e così, nel cuore delle Alpi Marittime, portò alla luce le Anatessiti Biotitiche, delle rocce simili a degli gneiss ma con la grana e l’aderenza dei graniti, che diedero vita ad una montagna con un profilo inconfondibile a forma di parallelepipedo inclinato…

Da lì in poi la storia fu quella recente, venne De Cessole, vennero Ellena, Campia, Soria, Ravaschietto,…, venne questa guida, ma la vera impresa ricordatevi che la fecero delle strane rocce chiamate Anatessiti Biotitiche che con la loro prima (RI)salita di 70.000 metri di dislivello, ci han permesso oggi di poter godere di un mito: il Corno Stella!

Ora tocca a noi…

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Da sinistra a destra: pendici della Cima del Souffi, Catena delle Guide, Corno Stella (© G. Bergese)

STORIA ALPINISTICA

Nel firmamento degli scalatori, il Corno Stella – che nel corso del tempo ha sempre intrigato la fantasia di generazioni di valligiani – assume le sembianze di un astro luminoso solo all'inizio del secolo scorso. La prima ascensione del curioso parallepipedo sghembo, a lungo ritenuto inscalabile, avviene nell'agosto del 1903, per merito di Jean Plent, di Andrea Ghigo (meglio conosciuto come il "Lup") e del conte nizzardo Victor Spitalieri De Cessole. A quell'epoca, la galassia dell'alpinismo ha già superato la fase pionieristica. Nell'ultimo scorcio dell'800, tutte le cime principali che fanno da cappello allo Stivale sono state salite. E molte delle vette simbolo delle Dolomiti sono finite nel carnet degli scalatori. Non solo: sulle crode dei Monti Pallidi è stato toccato il limite inferiore del V grado di difficoltà già prima della comparsa del chiodo di assicurazione (1899), e nel 1904 si arriverà al V superiore in parete aperta.

Pure, la via aperta sul Corno nel 1903, per le Alpi Marittime costituisce un enorme passo in avanti. De Cessole e le sue guide, che calzano scarponi chiodati (non conoscono le pedule dei dolomitisti) e non dispongono di chiodi per l'assicurazione, varcano per la prima volta una soglia proibita. Un limite determinato non solo dal mauvais pas di IV+, ma dalla necessità di giocare anche altre carte: una buona dose di intelligenza per individuare l'itinerario, e poi tutte le riserve di audacia e di coraggio. Perché il 22 agosto di quell'anno, sul versante sud ovest della montagna, gli scalatori si trovano di fronte a due barriere: una tecnica, l'altra psicologica. La magia di quel giorno lontano trova dunque la sua ragion d'essere in un composto alchemico già sperimentato altrove, capace di combinare la professionalità delle guide e la lucida follia dell'aristocratico nizzardo. Ed è il punto d'arrivo di un lento processo culturale che supera d'un balzo il ciclo del primo alpinismo esplorativo e pionieristico. Un autentico capolavoro, in grado di ipotecare il futuro alpinistico del Corno Stella. Non è un caso, infatti, che la via venga ripetuta solo tre settimane più tardi dal monegasco Louis Maubert…

V. De Cessole. (© arch. Conseil General des Alpes- Maritimes) Andrea Ghigo. (© arch. Montagne Nostre) Jean Plent. (© arch. Conseil General des Alpes- Maritaimes)
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Nei vent'anni successivi si registrano altre ripetizioni della De Cessole e (nel 1914) la prima salita senza guide, ma nessuno riesce a superare i maestri di inizio secolo. Poi, tra il 1923 e il 1926, vengono tracciate quattro varianti al mauvais pas dell'itinerario originale (che peraltro continua a rappresentare la soluzione più logica). Poco o nulla, dal punto di vista progettuale, se si pensa alle possibilità offerte dal Corno. Ma tant'è.

Solo nell'agosto del 1927 i cuneesi Gianni Ellena e Luigi Giuliano aprono una via nuova del tutto indipendente da quella dei primi salitori. L'itinerario, che percorre lo Spigolo nord ovest (o Spigolo inferiore) del Corno, offre un'arrampicata più esposta, difficoltà di IV grado, ma è privo di tratti ostici come il mauvais pas. Molti oggi considerano la Ellena-Giuliano la vera via normale del Corno. In ogni caso, quello del 1927 costituisce un altro passo in avanti, che fa a pezzi il tabù dell'esposizione della montagna e lancia nuove sfide alla generazione alpinistica che opera negli anni compresi tra le due guerre mondiali. Da segnalare, il 28 agosto del 1929, il primo percorso (in discesa, a corda doppia) dello Spigolo superiore, che ha avuto luogo durante la prima traversata del Corno Stella, con salita dallo Spigolo Inferiore. Autori: Gianni Ellena, Edoardo "Dado" Soria e Luigi Giuliano.

I FAVOLOSI ANNI TRENTA

Il nuovo decennio si apre con una scalata importante: la prima ascensione, firmata dalla cordata Ellena-Soria, del vertiginoso ed elegante Spigolo superiore, 300 metri, con difficoltà fino al V+. Due anni più tardi, dopo vari tentativi a cui partecipa anche Giuliano, la stessa cordata traccia una via nuova (in assoluto la prima della parete) sulla Nord Est del Corno. Un percorso intelligente, che risolve il maggior problema alpinistico di quel periodo nelle Marittime: anziché puntare verso il problematico settore centrale della parete, Ellena sale sulla destra, individuando il punto più debole, che oppone però difficoltà molto forti, le più elevate affrontate al momento in quel settore delle Alpi. Una lunghezza decisamente impegnativa viene superata ricorrendo all'artificiale. Poi, inaspettatamente, nel 1933 il Corno richiama due grandi nomi dell'alpinismo francese, Jean Leininger e Jean Vernet, che esplorano in orizzontale le cenge della parete nord est. E non è finita, perché l'anno dopo Leininger torna sulla montagna, questa volta dal lato opposto, con Pierre Allain, il grande père de l'escalade moderne. La cordata transalpina traccia una via difficile (oggi valutata TD), diretta, atletica e parzialmente in artificiale, nel settore destro della parete sud ovest. Un segnale e un nuovo input per gli scalatori cuneesi.

“Maté” Campia (© arch. Montagne Nostre)
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Da sinistra: “Giani” Ellena, Dante Livio Bianco, “Peru” Rovere, “Dado” Soria, Jean Vernet e Aldo Quaranta (© arch. Damiano)

E infatti, nell'estate del 1935, Ellena, Soria e Matteo Campia ripetono la via dei francesi. L'anno seguente, il giovane Campia, un arrampicatore che in libera rivela subito doti straordinarie, ripete la Ellena-Soria sulla parete nord est del Corno assieme a Riccardo "Cado" Nervo e Nico Gandolfo; e nel gennaio del 1937, con Nervo, Gandolfo e Aldo Quaranta, porta a termine la prima invernale della De Cessole; inoltre, nel 1939, apre due belle varianti sullo Spigolo inferiore e sullo Spigolo superiore: la prima con Giovanni Mina e Nervo, la seconda con Ellena e Nervo. Ma non basta, perché in quegli anni al Corno debutta anche l'alpinismo solitario. Merito di Henri Sarthou, che nel febbraio del 1937 sale senza compagni la De Cessole (prima solitaria e seconda invernale) e nel luglio del 1938, in due giorni successivi passa da solo sugli spigoli inferiore e superiore. Ci sono tutte le premesse per una prossima, grande stagione alpinistica. Che sboccerà però ben più tardi del previsto, perché impetuosi venti di guerra bloccano per diversi anni l'attività alpinistica.

IL DOPOGUERRA

I giochi sulla roccia riprendono alla grande pochi mesi dopo la Liberazione, quando Campia, Ellena e Nervo riescono a tracciare, al centro della parete sud ovest, una via di 450 metri, particolarmente bella ed elegante nel tratto superiore, oltre le terrazze mediane. Si tratta di un passo fondamentale nella storia alpinistica del Corno, una vera pietra miliare. Poi, inaspettatamente, per alcuni anni subentra una fase di stanca. Per vedere qualcosa di davvero nuovo bisognerà attendere il cambio generazionale e nuove energie. Che arrivano solo nel luglio del 1954, con la cordata di Corradino Rabbi e Mario Maccagno. Su suggerimento di Guido Rossa, che ci aveva provato venti giorni prima, i torinesi aprono una bellissima via, di notevole impegno nella parte finale, risolta in artificiale, al centro della parete nord del Corno. Una via già in buona parte esplorata da Campia, forse l'ultima dell'alpinismo classico sul Corno. Ma anche un "ponte" tra l'epoca che chiude i battenti – quella dell'esplorazione, durata più di cinquant'anni – e un futuro che promette sviluppi importanti e interessanti novità.

Le prime mosse della nuova fase alpinistica al Corno Stella fanno nascere varianti alle vie esistenti. Nel settembre del 1956, i liguri Gian Carlo Bussetti e Bruno Musso ne tracciano una – importante e necessaria, dopo l'evento franoso che ha modificato l'assetto della gigantesca lama rocciosa – al centro degli strapiombi dello Spigolo Sud Est. Due anni dopo, sempre in settembre, altri due liguri, Salvatore Gargioni ed Euro Montagna, impegnati nella quinta ripetizione della Rabbi-Maccagno sulla parete nord est, ne disegnano un'altra sotto la fessura a "S". Poi, tra il 6 e il 13 settembre del 1959, Bussetti ed Enrico Cavalieri aprono la via del Diedro Grigio-Rosso sulla parete nord est.

GLI ANNI SESSANTA

Intanto la giovane generazione degli alpinisti cuneesi sta uscendo allo scoperto. La ripetizione della Rabbi-Maccagno sulla nord est, da parte di Gianni e Bernardi e Giorgio Tranchero nel luglio 1960, è un segnale esplicito. Ma le novità, quell'anno, saranno diverse, e tutte importanti. A luglio Cavalieri ed Euro Montagna, con i lombardi Dario Mozzanica e Romano Perego, salendo lo Spigolo superiore tracciano una bella variante diretta alla vetta; e un mese più tardi Bussetti e Cavalieri esplorano il primo tratto di quella che in seguito diverrà la via del Diedro Rosso, nel settore di sinistra della nord est. Il vero exploit dell'estate è però l'apertura della Direttissima Sud sulla parete sud ovest del Corno, tra il 17 e il 26 luglio, in quel momento una delle vie più difficili del Corno. La firmano due fuoriclasse francesi: Frank Ruggeri e Didier Ughetto. È una via di 300m, oggi valutata TD+, che viene subito considerata la più difficile della montagna e che oppone brevi tratti in artificiale e un'arrampicata libera che, per l'epoca, è molto spinta. La cordata però non si ferma lì, e il 20 febbraio del 1961 sale la Campia in prima invernale. Un altro bel colpo, ripetuto il 7 marzo dai cuneesi Alfredo Penna e Gino Perotti. Nel corso dell'estate successiva, Elio Allario e Gino Perotti tentano una via diretta nel settore sinistro della parete nord est del Corno, ma desistono a 70 metri dalla fine per mancanza di attrezzatura. Poi, il

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25 settembre, i torinesi Alberto Marchionni e Gianni Ribaldone ripetono la Direttissima sulla Sud Ovest e, a partire dalla terza sosta, tracciano una variante significativa deviando sulle placche di destra. Il 1962 è un altro anno importante per il Corno. Comincia con due prime invernali importanti dei soliti Ruggeri & Ughetto: quella della Rabbi-Maccagno, il 12 e 13 febbraio, e quella dello Spigolo superiore, una settimana dopo. Ma la cordata francese – che in quel momento dimostra di essere la più forte sul Corno – è davvero insaziabile e in luglio, dopo alcune ricognizioni e dopo aver approntato un nuovo tipo di protezioni, in tre giorni e con due bivacchi, percorre la via del Diedro Rosso sulla parete nord est, poco discosta dal tentativo cuneese dell'anno precedente. Prevalentemente in artificiale, la via verrà ripetuta in libera solo nel 1994 da Patrick Bérhault, e in quell'occasione si parlerà di VIII+ (Uiaa).

Tre mesi più tardi, il 9 settembre, Enrico Cavalieri, Franco Masetti, Pier Giorgio Ravaioni e Piero Villaggio tracciano la Cavalieri Sud, un itinerario diretto che raggiunge la vetta inferiore del Corno e si sviluppa nel settore di sinistra della Sud Ovest. In quello stesso giorno, sulla Nord Est, Gianni Bernardi e Franco Arneodo tracciano una nuova variante alla via Rabbi-Maccagno Nell'inverno del 1963 e in quello dell'anno seguente, si succedono senza successo i tentativi cuneesi (Gianni Bernardi, Carlo Marchisio, Franco Sorzana) per realizzare la prima invernale della EllenaSoria sulla Nord Est (nel 1963 nasce anche una bella variante nella parte iniziale della via), che sarà però portata a termine solo nel 1974 da Tarcisio e Tommaso Martini, tra i più bravi alpinisti cuneesi degli anni settanta.

Nel gennaio del 1966 va segnalata la prima invernale dello Spigolo inferiore del Corno, portata a termine dai cuneesi Pier Luigi Revelli e Franco Sorzana. Nel maggio dello stesso anno, Ruggeri e Ughetto rettificano il tratto superiore della loro Direttissima sulla parete sud ovest. Infine va ricordata la prima solitaria della Campia, da parte del giovane Aldo Sodano, morto poi nel corso della discesa. Il 15 agosto del 1968, per merito di Michel Dufranc, parigino trasferitosi in Provenza, e di Francine Cravoisier (che più tardi sposerà Michel), nasce la via Diagonale, che risolve con una bella arrampicata libera il problema della grande placconata inferiore della parete sud ovest del Corno, insinuandosi in libera tra le due barriere di strapiombi. (La via verrà ripetuta in prima solitaria e prima invernale nel febbraio del 1980 da Patrick Bérhault). Il progetto dei francesi è di continuare lungo una linea di salita nel settore sinistro della parete, tra la Cavalieri e la Campia, ma la cordata desiste dopo aver salito una lunghezza di corda oltre le cenge mediane (di lì, dieci anni più tardi, salirà la via Benzai di Bérhault e Gounand).

Jeannot Gounand. (© arch. G. Bergese)
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Michele e Francine Dufranc. (© F. Scotto)

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L'anno successivo, altre scalate di qualità. A metà luglio, Graziano Bianchi, A. Casartelli, Franco Robecchi e Bruno Salesi aprono la via Cai Merone su un evidente sperone al centro della parete sud ovest, a sinistra della via normale (a cui si ricollega nei pressi della vena di quarzo), e che sarà completata nella parte alta nell'agosto del 1970. In settembre, Gian Piero Motti e Vincenzo Pasquali tracciano una bella variante d'attacco alla Cai Merone e, attratti dalla via, nel dicembre dell'anno successivo, assieme a Vareno Boreatti e Piero Delmastro, ne portano a termine la prima invernale. Ma per il 1969, ancora non è tutto, perché durante un tentativo invernale alla Ellena-Soria, il 26 dicembre i francesi Georges Grisolle e Jeannot Gounand tracciano una variante d'attacco alla via, prima che la bufera li ricacci a valle.

LA RIVOLUZIONE DEL NUOVO MATTINO

Il 1970 è un anno cruciale per il Corno Stella. Una specie di discrimine tra modernità e contemporaneità. In autunno, Gian Carlo Grassi e lo scozzese Mike Kosterlitz (che in quel periodo studia al Politecnico di Torino) fanno amicizia e si legano alla stessa corda. Mike è «un dissacratore dell'estremamente difficile… pur rimanendo lucidamente conscio dei propri limiti», Gian Carlo uno degli alpinisti di punta dell'ambiente torinese. Salgono al Corno e, con un altro compagno, portano a termine la seconda ascensione della via Cai Merone, sulla parete sud ovest; poi scalano in velocità il Diedro del Lup, alla Punta Innominata. Mike calza un paio di curiose scarpette di tela blu, rattoppate e con la suola di gomma liscia, che gli consentono di muoversi in una maniera mai vista fino a quel momento. Inoltre, al posto dei chiodi porta appesi dei blocchetti di metallo da incastrare nelle fessure. Il 3 ottobre, i due amici aprono una bella via nuova tra la Campia e la Cai Merone, oggi nota come Anglo-italiana, 320m, TD, con un passaggio intorno al 6a. Non è superiore ad altri itinerari che salgono sul Corno, ma è una ventata d'aria nuova, che preannuncia l'arrivo del Nuovo Mattino anche nelle Marittime. L'anno si chiude con la prima invernale della via Allain, ad opera di Silvio Fraschia e Beppe Musso.

Dal 23 al 25 dicembre 1971, Gounand e Grisolle salgono in prima invernale il Diedro Rosso e festeggiano il Natale sulla vetta del Corno. In quel periodo "Jeannot" Gounand è davvero scatenato, e sulle Marittime fa man bassa di ripetizioni importanti e di prime (tra l'altro, nel giugno del 1972, traccia una bella variante di due tiri alla Campia, in cordata con la torinese Gemma Barbier). Sempre nel

Giancarlo Grassi. (© arch. Oviglia) Guido Ghigo. (© F. Scotto) Sergio Savio. (© F. Barbero)
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1972, in giugno, Gounand, con Ughetto e Ruggeri, traccia una delle più belle vie del Corno Stella: la Italo (350m, TD+, 6a), che si sviluppa in fessura e si innesta con l'Allain sotto l'ultimo strapiombo. Percorsa la prima volta parzialmente in artificiale, verrà poi salita interamente in libera da Giovannino Massari nel 1984. Nel 1980 Gounand ne effettuerà la prima invernale con Michel Touron. Nel luglio del 1973, Jean Gounand e Cyrille Gurekian disegnano una bella variante di uscita (V e VI) alla Rabbi, evitando sulla destra la lunghezza finale in artificiale. Nel gennaio del 1975, Alessandro Nebiolo, Gian Franco Gallina e Sergio Bottaro salgono in prima invernale la Direttissima di Ughetto e Ruggeri. E nello stesso mese Tarcisio Martini, Roby Peano, Mario Brunetto e Carlo Garelli si aggiudicano la prima invernale del Diedro Rosso-Grigio Poi, ecco apparire Gianni Comino. Il 20 marzo del 1975 si fa notare perché giunge sulla vetta del Corno dopo aver scalato lo Spigolo superiore, al termine di una lunga cavalcata solitaria e prima invernale (già riuscita a Tommaso Martini nel 1971) dalla Madre di Dio, attraverso la Serra dell'Argentera (5 giorni e 4 bivacchi). Sei mesi dopo, in settembre, Gianni apre con il torinese Massimo Demichela una via sulla sinistra della Campia, che verrà rettificata poco dopo, evitando il diedro in artificiale, da Gounand e Jacqueline Malaussene. Poi, a fine dicembre, Gianni Carbone e Gianni Salesi percorrono in invernale la Grassi-Kosterlitz.

E veniamo al 1976, ché al Corno gli anni settanta corrono via veloci. Il 19 giugno, Sergio Savio con i genovesi Sergio Casaleggio, Ferdinando Dotti e Francesco Leardi disegnano un'interessante variante d'uscita alla Cai Merone. Il giorno dopo, Carbone e Gianni Salesi aprono una via nuova sulla parete settentrionale del Corno, a sinistra della Rabbi: la Raimondo Siccardi. Il 6 agosto, Savio porta a termine la prima solitaria della Cai Merone in 5 ore. Nove giorni più tardi, Gianni Comino sale in prima solitaria la Direttissima Sud. Il 1976 si conclude con un'ennesima scalata di Gounand e Didier Ughetto, che riescono ad aver ragione della difficile fessura-diedro strapiombante (il Diedro Sud) che si ricollega alla De Cessole all'altezza del mauvais pas (200m di via nuova, difficoltà sostenute in libera e in artificiale, 9 ore). Poi, il solito Gounand, nel luglio dell'anno successivo traccia una nuova variante d'uscita (2 tiri di corda, V e V+) alla Cavalieri sud, con Françoise Quintin. 1978, un altro anno da ricordare. In luglio, Mario Morgantini e Vincenzo Ravaschietto aprono la Via dell'Aspirazione sulla parete nord est del Corno (che verrà salita in prima invernale nel dicembre 1988 da Marco Schenone e Roberto Piombo). E, poco dopo, Sergio Savio e Ezio Parola replicano con un'altra bella via nuova, al centro della medesima parete. Anche Aldo Bonino e Giorgio Ferrero partecipano a quest'ultima avventura, ma sono costretti a rientrare a causa dell'attrezzatura sbagliata. In ogni caso, si tratta di due vie importanti e molto interessanti, da iscrivere senz'altro nelle pagine più belle della storia del Corno Stella. La stagione si chiude a fine ottobre, quando il 21enne Patrick Bérhault e Jean Gounand portano a termine Benzai (180m, ED-, 5 chiodi, soste escluse, 4 ore), la via su cui erano già saliti per una lunghezza i coniugi Dufranc nell'agosto del 1968. Il tratto chiave è il traverso improteggibile della terza lunghezza, in quel periodo la più difficile via in libera del Corno, ipoteca davvero il futuro dell'arrampicata sulla montagna. E intanto arriviamo al 1980 e alla fine del decennio. In febbraio, in due giorni consecutivi, Bérhault sale in prima invernale la Dufranc e in prima invernale solitaria la Direttissima Sud di Ughetto e Ruggeri. E poco dopo sarà protagonista di una veloce traversata solitaria della Serra dell'Argentera, dalla Catena delle Guide alla Madre di Dio. Nel firmamento dell'alpinismo sta nascendo una nuova stella. Della prima invernale della Italo, il 2 marzo, abbiamo già detto più sopra. In estate, il 25 giugno, il bravissimo Sergio Savio e Fabrizio "Icio" Barbero danno vita, in libera e con pochi chiodi di protezione, a Alitalia 80, una via di 250m (TD+, 6b) sulle grandi placche a destra della Campia, che viene dedicata a Gianni Comino. A fine luglio Guido Ghigo, Romeo Isaia e "Icio" Barbero ripetono per la prima volta la Via delle Quinte, itinerario quasi sconosciuto che si muove lungo un'evidente serie di diedri sulla parete sud ovest, probabile opera di una doppia cordata francese in trasferta da Chamonix nell'estate del 1978.

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ANNI OTTANTA: FERMENTI E PROVOCAZIONI

Il 1981 fa registrare una nuova variante a destra del diedrone della Via delle Quinte, tutta su placca, che reca la firma di Vincenzo e Cege Ravaschietto: si tratta di Tiritiritu

Nel settembre del 1982, Flavio Parussa e Tristano Gallo salgono la Via delle Quinte fino alle cenge mediane e poi continuano sulle placche inviolate tra la Campia e l'Alitalia 80. Si muovono in libera, con pochi chiodi, superando passaggi delicati e proteggibili con difficoltà. Sulla via, che battezzano Post meridium, difficile, diretta e decisamente severa, i due arrampicatori non lasciano la minima traccia. Ma intanto al Corno comincia a imprimere la sua impronta Guido Ghigo, che in luglio ha realizzato la prima solitaria integrale della Italo. Nel luglio del 1984, dopo aver studiato il tentativo del 1961 di Allario e Perotti sulla parete nord est, Ghigo si lega con il savonese Sergio Calvi e traccia Clayderman. Poi, quindici giorni dopo, con il valsusino Carlo Giorda, traccia Avenida 74, sulla parete sud (Angelo Guglielminetti e M. Giorda la saliranno in prima invernale nel febbraio 1988). Sempre in luglio, il monregalese Giovannino Massari sale totalmente in libera la Italo, proteggendosi solo con friend e nut.

Ma torniamo a Guido Ghigo, che in quegli anni è davvero instancabile. Il 6 luglio del 1985, inaugura con Tristano Gallo la via Rambo (150m, ED-, 6b+, con passaggi obbligati di 6a), al centro della grande placca inferiore della parete sud ovest. Si tratta di un percorso dalla concezione innovativa, che non segue i punti deboli della parete ma corre in piena placca. Al termine del primo tiro, c'è uno strapiombo decisamente impegnativo. Ghigo, che arrampica da primo di cordata, supera il difficile passaggio in artificiale, Gallo in libera. Subito dopo, i due alpinisti decidono di piazzare uno spit ad uso dei ripetitori, il primo sul Corno Stella. Ma il 1985 verrà ricordato soprattutto per il "grande scandalo" e per la reazione collettiva che fa seguito all'apertura di una nuova via. Un percorso che viene attrezzato a spit, con calata dall'alto lungo la parete sud ovest e facendo ricorso al trapano elettrico, da Flaviano Bessone e Lino Castiglia. Il 27 settembre, saliti lungo lo Spigolo inferiore, i due scalatori scendono sulle corde, forano la roccia tra la Campia e l'Alitalia 80 e predispongono una linea di salita attrezzata a spit di cinque lunghezze. La via (200m su placca, 6a obbl.), che viene battezzata Opinioni di un clown, suscita un feroce dibattito nell'ambiente alpinistico locale. Molti si vedono imporre un'etica che non condividono e che, secondo il loro parere, potrebbe trasformare la montagna in una palestra per l'arrampicata sportiva. Non paghi della nuova via, due giorni più tardi, sempre calandosi dall'alto e utilizzando il trapano, Bessone e Castiglia attrezzano a spit una variante di 75m alla via Rambo, e la chiamano Rambo 2. Passano

“Cege” Ravaschietto (© arch. Salvaterra) Flaviano Bessone (© M. Scolaris)
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Enrico Manna (autoscatto)

una decina di giorni, e i due arrampicatori, sempre con la stessa modalità, creano una variante di quattro tiri (Barone rampante) al tracciato originale di Opinioni di un clown. Inutile aggiungere che le polemiche continueranno a lungo. Inoltre, Flavio Parussa lamenterà il fatto che, per attrezzare Opinioni, Bessone e Castiglia hanno piazzato tre spit sull'improteggibile placca di Post meridium, aperta tre anni prima in clean climbing. C'è chi, oltre che con le parole, reagisce con i fatti. Il 18 luglio 1986, Gianni Carbone e Paolo Pieroni salgono una nuova via nel settore sinistro della parete sud ovest. Si tratta di No al trapano, che offre un tiro di 6a e un passaggio di 6b. In agosto, in due riprese, Cege Ravaschietto e Guido Cavagnero tracciano a tiri alterni un altro itinerario, nuovo e molto difficile, nella parte destra della stessa parete: Ge.La.Mo. e rampichiamo: 300m, ED+, 7b+ (6c/A2 obbl.), 4 spit in punti improteggibili e 13 chiodi. È il tetto delle difficoltà di quegli anni (e anche dei successivi… - resta ad oggi la via più dura del Corno), ma anche la fine dell'alpinismo esplorativo sul Corno. In ottobre Luca Salsotto, Franco Perotti e Paolo Giordano tracciano Sinfonia d'autunno (130m, D), nella parte inferiore della parete sud ovest. Nel luglio del 1988, in due riprese, Ghigo e Massimo Piras aprono la via Argo, con due passaggi obbligatori di 6b, chiodi normali e otto spit, sulla sud del Corno.

Il 15 gennaio 1989, Marco Schenone, Giovanni Rocca e Alessandro Zamperlini, salgono Opinioni di un clown in prima invernale. Il 3 febbraio le cordate Paolo Cavallo-Guido Ghigo e Roberto PiomboMarco Schenone si aggiudicano la prima invernale di Alitalia 80. Infine, una settima più tardi, Cavallo e Ghigo mettono nel carniere anche la prima invernale della Comino-Demichela, lungo la variante Gounand-Malaussene.

L'estate successiva è caratterizzata da una grande attività. In giugno il savonese Fulvio Scotto, da solo, porta a termine la prima ripetizione della Clayderman e apre una variante nella parte inferiore della via. Passa un mese e i soliti Cavallo, Ghigo e Piras, affiancati da Marcello Aime, tracciano in due tempi Effetti speciali, sulla parete sud ovest; attacco in comune con Benzai e uscita sull'ultimo tiro di quest'ultima. In agosto, il carmagnolese Gianni Tesio e il torinese Francesco Arneodo aprono una via importante, ricorrendo per la prima volta (e non senza divergenze di opinioni) agli spit, sulla parete nord est del Corno: e non è un caso che il nuovo itinerario venga battezzato Sacrilegio. Anche per questa via vale il giudizio già espresso per Ge.La.Mo: rappresenta la fine di un'epoca. In contemporanea, sulla parete meridionale del Corno Stella, Cege Ravaschietto, Sergio Morieri e Guido Cavaganero individuano una nuova possibilità lungo una difficile fessura tra No al trapano e Benzai

Patrick Bérhault (© A. Grillo) Alessandro Grillo (© arch Grillo) Marco Pukli (© arch. Pukli)
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Attaccano e si innalzano per tre lunghezze, superando anche in libera, con qualche resting, la difficile fessura. Usano chiodi, spit, nut e friend; le difficoltà obbligatorie girano intorno al 6b. Quindi si calano e ritornano al punto d'attacco. Successivamente, Sergio Morieri e Vincenzo Ravaschietto ci riprovano. Salgono a tiri alterni e, giunti a una piccola grotta, si spostano a sinistra, confluendo nella via di Carbone e Pieroni. Il nuovo tracciato viene battezzato Benzina. Qualche giorno dopo Cege Ravaschietto e Alessandro "Tato" Gogna lo ripetono. Nell'agosto del 1990 Enrico Manna lo ripercorre in solitaria, individuando un'uscita diretta sopra la grotta (6a/6b, A2). Qualche anno più tardi, Cege Ravaschietto riesce a passare in libera, e in quel modo la valutazione di Benzina diventa 7a+.

10 agosto 1989: Piras, Alessandro Parodi e Massimo Bocci, alternandosi in testa alla cordata, tracciano Deciso e preciso, un bell'itinerario a chiodatura mista tra Alitalia 80 e Avenida 74. E nella stessa stagione Carbone e Pieroni fanno la prima ripetizione di Benzai

Il 1990 comincia con le prime invernali della via Argo (Walter Galizio, Alessandro Nebiolo e Fulvio Scotto), di Deciso e preciso (Marcello Aime, Ghigo e Piras) e di Benzai (Ghigo e Piras). Poi nel corso dell'estate Enrico Manna sale in solitaria Benzai, Rambo2, Ge.La.Mo. e rampichiamo e Benzina. Ma compaiono anche alcune nuove vie: Schwarz e il negher (Alessandro e Elisabetta Grillo), e la via Carlo Rossano, aperta in due diversi momenti (Ghigo, Piras, Colonna, Bogliotti e Barra).

IL NUOVO MILLENNIO

Il periodo compreso tra l’inizio degli anni novanta e le ultime stagioni del primo decennio 2000 è caratterizzato da una notevole attività alpinistica, accompagnata dalla comparsa di svariate vie nuove e prime invernali. Tra queste spiccano alcuni tocchi di maestria, come nel caso di Tempo per pensare (Marco Pulki, Bruno Taddei, Marco Rovere, Roberto Scialli, Marco Blancardi, in più riprese nell’estate 1992, 400m, il cui passo chiave sarà vinto solo 27 anni dopo, nel 2019 da una guida alpina svizzera che riuscirà finalmente a realizzare la prima salita in libera), Ritorno al futuro (Gigi Sensibile e Beppe Viberti - 1995, 350m, una delle più difficili del Corno in arrampicata libera), o della Via Lattea (Patrick Berhault, Lionel Daudet, Eric Chetrowski e Olivier Bianchi – 1999, 550m, un viaggio incredibile tra i cristalli della vena di quarzo).

Allo stesso modo risulta difficile incasellare le realizzazioni di questi due decenni in un’unica categoria, perché l’evoluzione si è manifestata in direzioni diverse e, in qualche caso, diametralmente opposte. Da una parte – e con un certo ritardo rispetto a quanto di analogo è successo in gruppi come il Monte Bianco o in alcune zone delle Dolomiti – si sono imposti percorsi brevi e difficili, concepiti e portati a termine con attrezzatura e stile da falesia. Al proposito, possiamo citare, nel 1991, Hymalomicte (Claudio Briano, Franco Monti, Marco Pukli e Bruno Taddei), Adrenalina (Orazio Pellegrino) e Mister Green (Alessandro Grillo e Marco Marantonio); e più tardi, Lupetti (Silvio Bassignano e Marco Pukli, 1993).

Successivamente sulla parete sud ovest sono comparse altre vie nuove dello stesso stampo. Tra queste ultime, a mo’ di esempio, vanno ricordate Dafne e le tre lune (Flaviano Bessone, Marco Blancardi e Mauro Clementi, 1995), Touche la Pierre (Flaviano Bessone, Vincent Roche e Silvio Bassignano, 1997), il Pilastro di Oscar (Alessandro Grillo e Mauro Oddone, 1998), Giacougà (Silvio Bassignano, Alessandro Grillo e Marantonio, 1998), e infine Esprit Libre, nel settore sinistro della parete sud ovest (Alessandro Grillo e Ferdinando Dotti, dedicata a Patrick Berhault).

In contrapposizione con questa tendenza “modernista” hanno fatto la loro comparsa – e anche in questo caso la vicenda rispecchia uno dei percorsi dell’attuale scalata alpina – anche vie di evidente taglio alpinistico, maggior dislivello e ampio sviluppo lineare. Come esempio è possibile menzionare la Gianni Calcagno sulla parete nord est (9 tiri sono stati realizzati da Ghigo e Schenone a fine giugno 1993; poi la via verrà terminata da Ghigo, Schenone, M. Curzio, Marco Barra, M. Lipari e Luigi Guastavino a inizio luglio 1993). E ancora, nello stesso anno, e sempre sulla parete nord est, Sapore d’antico (Fulvio Scotto), seguita, nel 1994 (stessa parete), da Un cuore con le ali (Scotto, C. Poddi e Giampiero Vesalici). Di carattere alpinistico anche Troubar Clair (Cege Ravaschietto e Silvio Bassignano, 1998).

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Sul Corno Stella, inoltre, nello stesso periodo si registra anche un’intensa e prolungata attività invernale. Tra i più assidui protagonisti dell’alpinismo nelle stagioni fredde, vanno citati in particolare personaggi come Guido Ghigo, Marco Schenone, Fulvio Scotto, Marco Alvazzi, Antonio Pozzi, Gianfranco Ghibaudo.

LA CONTEMPORANEITÀ (ULTIMO DECENNIO)

Data l’immediatezza del periodo, in questo caso si parlerà in termini di cronaca, piuttosto che di storia, visto che le seconda è ancora fortemente intrisa della prima.

Il nuovo millennio porta con se un certo cambiamento unito ad un deciso fervore per l’arrampicata sul Corno Stella ed i suoi satelliti: inizia infatti una fase temporale dove occupano largo spazio di cronaca le richiodature delle vie presenti, volte a riscoprire e rivalutare molti itinerari dimenticati, sia classici che moderni. È questo il caso di vie come Isi, La Belle e la Bête, Carlo Rossano, Roby, Vecchi Lupi, Argo e molte altre, tutte ad opera degli autori della guida.

Nel contempo continua l’apertura di nuovi itinerari per lo più sportivi e rivolti a chi ama le scalate piacevoli e sicure; nascono cosi per mano degli autori: Cenerentola, Comet C4 e Jannot che ben presto, per la qualità della roccia e le difficoltà non elevate, riscuotono unanime favore. Sul medesimo stile ma un po’ più impegnativa, A…Vale nel settore sinistro della parete Sud-Ovest, ad opera dell’amico Orazio Pellegrino in ricordo della sorella.

Il ligure Fabio Pierpaoli, “Bigo”, mette mano in maniera decisa alla riqualificazione della Falesia Zuppa, con una pregevole opera di richiodatura ed ottimizzazione delle lunghezze esistenti e l’apertura di alcuni nuovi tiri. Allo stesso modo si occupa della richiodatura di alcune vie molto interessanti come Giacougià sullo Zoccolo del Corno Stella, Michelino-Mariella e Mistero di nut sulla Punta Innominata (Catena delle Guide).

Nell’estate 2016 in parte in solitaria ed in parte con l’aiuto di alcuni amici, Fabio apre due nuove linee divenute ormai delle classiche: lo Sperone Gioele alla Punta Bifida e Banderas alla Punta Plent, vie completamente attrezzate per un’arrampicata super plasir!

Ernesto D’Angelo nel luglio 2017, in cordata con Bruno Cartasso realizza il suo grande sogno: quello di aprire sul Corno Stella una via moderna di alta difficoltà; nasce così Old Generation Dal basso giungono le “nuove leve”, nei panni di Jacopo Ramero e Danilo Goletto, bravi e capaci alpinisti cuneesi, che nel giugno 2021 richiodano sulla parete nord/est della Punta Ghigo la via Repubblica degli Escartons, itinerario caduto ormai nel dimenticatoio. Sul versante sud-ovest del Corno invece, mettono mano al restyling di due vie molto impegnative: Tempo per pensare ed Effetti speciali Nella stagione successiva (2022) richiodano una delle vie più interessanti del Corno Stella: Avenida 74, itinerario da non sottovalutare nonostante le difficoltà contenute. I due tornano infine, nuovamente sulla parete nord/est della Punta Ghigo per aprire una nuova via di media difficoltà, che chiamano Ostentata Misantropia

La roccia e la scalata in questo angolo delle Alpi catalizzano l’attenzione anche di numerosi appassionati stranieri; è questo il caso di “no locals” come Giovanni Ongaro e la sua compagna Stèphanie Frigiere (che ha tradotto in francese la prima edizione di questa guida, purtroppo tragicamente scomparsa nel febbraio 2014 a soli 29 anni) che in controtendenza alle ultime aperture, con l’uso quasi esclusivo di protezioni veloci e qualche raro spit, aprono sulla Punta Innominata la via Quasi trad La parte squisitamente più alpinistica di questa cronaca si registra ancora una volta sulla parete nord/ est del Corno Stella, che continua ad avere un ruolo da protagonista.

Nell’agosto 2012 Christian Gaab, Uli Strunz, Benno Wagner, Toni Lamprecht, in compagnia del local cuneese Paolo (Maldi) Dalmasso effettuano la prima salita di una linea moderna molto impegnativa, che chiamano Come animali nella bolla dei temporali (7c, 6c obbl., 450m).

Lamprecht, fortissimo scalatore tedesco, letteralmente folgorato da una foto della parete l’anno precedente, nell’estate successiva coinvolge tutto il gruppo nel progetto e dopo aver trasportato la cor-

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posa attrezzatura dal fondovalle sino al bivacco e poi sotto la parete, cantierizza la stessa ed apre in loro compagnia i 13 tiri della via, salendo una nuova linea a sinistra del primo itinerario aperto su quel versante, ovvero la Ellena-Soria del 1932. Non ultimo e meno importante, anzi, sicuramente degno di nota, il grande exploit messo a segno da due giovani e fortissimi scalatori francesi: Symon Welfringer e Xavier Cailhol, che il 23 dicembre 2018, complice un inverno anomalo, sfruttano le eccezionali condizioni della parete ed in sole 6 ore realizzano la prima invernale in libera della via del Diedro Rosso sulla parete nord/est del Corno Stella, rompendo così un tabù ritenuto quasi impossibile.

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La meravigliosa volta celeste con la Via Lattea vista dal Rifugio Bozano (© L. Molineri) 

Nonostante siano passati molti anni ed i materiali e la tecnica siano progrediti molto, la via resta un banco di prova impegnativo per tutti coloro che aspirano ad avere grandi salite nel proprio curriculum personale. Sul Corno Stella, dunque, oggi compare un vero intreccio di vie, di diverso tipo e differente stile. La fine della parabola alpinistica della più bella cima delle Marittime, tuttavia, sembra essere ancora lontana. Ci saranno altre novità e ulteriori sorprese? La lunga e ininterrotta storia d’amore tra l’uomo e la montagna insegna che non bisogna mai dare nulla per scontato né, tantomeno, accettare come inevitabile un futuro già delineato: in passato, più di una volta, la forza delle idee, intuizioni e ispirazioni innovatrici hanno fatto deviare ad angolo retto percorsi che sembravano evidenti e invalicabili…

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CATENA DELLE GUIDE

Si tratta di una bella sequenza di 7 caratteristiche cime, collegate tra loro da una lunga cresta molto frastagliata ed aerea, il cui percorso integrale di traversata è qui sotto descritto.

Le cime, eccetto la P. Innominata e la P. Bifida, portano i nomi delle Guide Alpine che furono pionieri dell’alpinismo in Marittime; ai colletti che le dividono invece, sono stati assegnati i soprannomi delle Guide a cui è dedicata la vetta.

Tutto il settore è molto interessate non solo per il numero e la varietà degli itinerari presenti e la qualità della roccia, ma anche per l’esposizione favorevole (est/sud-est), che permette di scalare già al primo mattino. Aspetto che ha indubbi vantaggi in caso di meteo instabile (causa temporali tardoserali o previsioni incerte per il giorno successivo) o di temperature particolarmente “frizzanti” sugli altri versanti.

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La frastagliata cresta della Catena delle Guide (© G. Bergese) 

Piccolo Corno 2780m

Forcella del Corno 2770m

Punta Ghigo 2794m

Punta Innominata 2770m

Forcella del Loup 2730m

Spuntoni Innominati 2750m

Forcella del Ciat 2740m

Punta Piacenza 2772m

Forcella Piacenza 2725m

Punta Bifida 2737m

Punta Plent 2747m

Forcella Plent 2680m

Quota 2710m

Contrafforte della Quota 2710m La Piramide 2540m

Cima del Souffi 2616m

Guglia Paola

Rifugio Bozano 2458m

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Traversata da Ovest a Est

1. TRAVERSATA DA OVEST A EST DELLA CATENA DELLE GUIDE

R. Chabod, G. Derege, M. Rivero, 25 agosto 1927.

Prima invernale: M. Campia, N. Gandolfo, R. Nervo, 11 gennaio 1948.

Prima solitaria: F. Rasetti, 17 agosto 1958. Dato il tipo di terreno è difficile quantificare l’esatto sviluppo, che comunque è non indifferente.

IV / R2 / III (AD+)

Per gli amanti di questo genere di salite si tratta sicuramente di una delle più belle traversate in cresta delle Alpi Marittime. La relazione qui riportata descrive in maniera sommaria il percorso per cresta di tutte le cime della Catena delle Guide, partendo dalla Quota 2710 fino alla Punta Ghigo. Vi sono tratti dove è possibile creare varianti sui versanti Nord e Sud, oppure salire direttamente la cresta stessa. La sezione più impegnativa è rappresentata dal tiro di IV sulla Punta Plent; per il resto, alcune doppie a parte, si procede quasi sempre in conserva (tratti di III). Per cordate veloci e determinate questo itinerario è abbinabile alla salita del Corno Stella lungo lo Spigolo Inferiore. Tutto l’itinerario è indubbiamente aereo e su roccia non sempre buona: “si vola sulle scale del cielo” dominato da una parte dal vallone di Lourousa e dall’altro dal maestoso anfiteatro dell’Argentera, con il Corno Stella che si avvicina sempre di più, man mano che si procede.

Il materiale in posto è assai scarso: si tratta per lo più di qualche raro chiodo ed alcuni cordoni per le doppie, che in ogni caso vanno sempre controllati. Nell’estate 2022 la traversata é stata rivalutata dalle Guide Alpine piemontesi, che hanno provveduto ad attrezzare con punti fissi le calate in cresta. Nonostante il grado sia abbordabile, chi si accinge a questa salita non deve affatto sottovalutarla: il notevole sviluppo richiede tempo ed è importante procedere con una certa velocità trovando i passaggi migliori, oltre a possedere una discreta disinvoltura su questo tipo di terreno, soprattutto nell’arrampicata in discesa.

Itinerario adatto a tutti coloro che cercano un pizzico di avventura e di solitudine, a poca distanza dalle vie più frequentate.

Prestare molta attenzione lungo tutto il percorso alle pietre instabili, in modo da non scaricare massi e causare pericolo per le cordate che scalano sulle pareti sottostanti, principalmente sul lato rivolto verso il Rif. Bozano.

La traversata in senso inverso è più impegnativa e richiede maggior tempo; per questi motivi è poco ripetuta.

Attacco: nel medesimo punto di attacco della via Primo sole, alla base del canale che sale in obliquo a sinistra, fino alla selletta che divide la cima del Contrafforte dalla Quota 2710. Ben visibile dal Rif. Bozano.

Relazione

Salire facilmente (attenzione alle pietre instabili) il canale fino ad un largo camino, che si supera sulla parete di sinistra (III, corda fissa, sosta con 2 spit); un facile pendio erboso porta alla selletta poco sotto la cima del Contrafforte (ometti e qualche tacca di vernice). Proseguire evitando risalti di rocce articolate, attraverso un sistema di cenge, fino alla cresta tra la Cima del Souffi e la Quota 2710m (ore 0.45). Seguire facilmente la cresta fino alla cima della Quota 2710m (ore 0.25; ore 1.10), scendere brevemente e proseguire lungo l’aereo filo di cresta fino alla Forcella Plent 2680m (ore 1; ore 2.10). Evitare sul versante Nord un caratteristico torrione denominato Sigaro di Punta Plent, portandosi ad uno stretto intaglio con masso orizzontale incastrato; superare la ripida paretina sovrastante (IV), cui segue un camino liscio e verticale (IV), fino ad un terrazzino sullo spigolo. Evitato a sinistra un breve risalto (delicato), proseguire nel diedro di roccia rossa, a destra del filo, uscendo poi sullo spigolo presso un grosso spuntone a pochi metri dalla vetta della Punta Plent 2747m (ore 1; ore 3.10). Tiro di 45m circa, da non sottovalutare per la roccia a tratti mediocre (evitare una fettuccia bianca a sinistra e tenersi a destra sul filo dello spigolo).

Discendere ad Est lungo un breve diedro (III), quindi

01
Catena delle Guide
42
Rifugio Bozano CORNO STELLA Cengia mediana 01 43
148
S. Avalis, Cenerentola, Punta Ghigo (© C. Raposo)
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Parete Nord-Est

Questa è l’unica parete della Catena delle Guide, versante Lourousa, che possiede un certo interesse alpinistico. Le vie, non molte, contano poche ripetizioni; l’esposizione a Nord-Est fa tutto il resto. La parete è caratterizzata da un sperone molto evidente che termina sulla cima e, alla sua destra, da un catino di placche veramente impressionante. La roccia, uno gneiss di colore verdastro, inizialmente è molto compatta, poi come per l’opposto versante, salendo diventa via via più articolata e perde di qualità.

AVVICINAMENTO

Dal Bivacco Varrone si sale il pendio detritico (nevaio a inizio stagione) puntando direttamente alla parete; gli attacchi delle vie si trovano poco prima del bacino morenico del Canalone di Lourousa. Quota di attacco delle vie 2450m (1000m circa di dislivello da Terme di Valdieri, 15 minuti dal Bivacco Varrone, 2 ore e 30 minuti dal fondovalle).

81. ELLENA-SORIA

G. Ellena, E. Soria, 3 settembre 1932.

Sviluppo: 450m circa (10L)

Difficoltà: IV+ / R3 / III (D)

Salita sconsigliata, interessante solo per l’ambiente. La roccia é discreta, ma sono presenti numerosi blocchi instabili e data l’expo, una buona presenza di lichene. Esiste inoltre una Variante al tratto inferiore, aperta da G. Ghibaudo e G. Ghigo il 18/07/1982 con difficoltà valutata dai salitori D+; per maggiori info si faccia riferimento al testo: ALPI MARITTIME VOL. 2 Collana Guida dei Monti d’Italia.

Attacco: alla base del canale discendente dalla Forcella del Corno Stella.

Relazione

Salire il canale per circa 30m, superare un muro, quindi piegare a destra verso la parete della Punta Ghigo. Salire uno sperone roccioso delimitante la parete stessa dalla sponda sinistra orografica del canale. Superare un muro di 5m, al cui termine vi è un tronco di pino incastrato nella roccia, poi traversare a sinistra fino a un lastrone grigiastro. Attraversare anche quest’ultimo per raggiungere infine uno sperone che porta direttamente in vetta. Discesa: come per le vie successive (consigliato). Nel canale che scende dalla Forcella del Corno Stella, lato Nord, sono presenti soste a chiodi attrezzate per la discesa in doppia.

Catena delle Guide Punta Ghigo 2794m 13
150
J. Ramero all’uscita della Repubblica degli Escartons, P. Ghigo (© D. Goletto)
VIV+ V+ V IV IV VVIVIV 6a 6a 6a 6a 5a 6a+ 5c 5c 5c 6a 5c 6a 6a 81 82 83 84 151
Punta Ghigo Forcella del Corno Stella CORNO STELLA
228
S. Savio, Alitalia’80, Settore Centrale (© C. Reggio)

schette che presenta due corti risalti, oltre i quali si traversa decisamente a destra su placca abbattuta, sostando sotto un evidente diedro strapiombante (5b, 5a, 3b, 7 spit + 2 spit di sosta, 35m).

L3: salire sul pulpito posto sopra la sosta arrivandoci da destra, quindi percorrere interamente il sovrastante diedro che presenta una sezione delicata e fisica con uscita a destra, quindi superare ancora alcune placche abbattute ascendendo verso destra in direzione della sosta (5b, 6a, 6b/A0, 4b, 8 spit e 2 chiodi + 2 spit di sosta, 30m).

L4: ascendere diagonalmente a destra la placca compatta arancione, quindi vincere un bombè che adduce ad un muretto verticale molto lavorato e caratteristico che offre un’estetica arrampicata su buone prese, infine terminare la lunghezza con un traverso verso destra su roccia sempre molto bella , sostando appena sotto la vena di quarzo - visibile in alto sulla sinistra il grande diedro della via GrassiKosterlitz (5b ,4c, 5a, 4b, 6 spit + 2 spit di sosta, 35m).

L5: superare un primo muretto, verticale e delicato, appena sotto la vena di quarzo, seguito da un vago diedrino a destra che richiede anch’esso attenzione per la non totale compattezza della fascia di quarzo (in questo punto si incrocia la via Roby che prosegue a sinistra lungo la vena di quarzo rinviandone un fix), quindi una volta superata la vena proseguire verticalmente scalando una serie di interessanti muretti su ottima roccia lavorata, sino a sostare su un piccolo gradino (5c, 4c, 5b, 8 spit + 2 spit di sosta, 35m).

L6: scalare direttamente il primo delicato muretto, proseguendo più facilmente sino ad una bellissima placca lavorata che man mano si impenna e conduce alla sosta su comoda cengia, non prima di aver superato alcune sezioni più verticali sempre su buone prese e roccia super lavorata (5c, 3c, 5a, 6 spit e 2 chiodi + 2 spit di sosta, 40m).

L7: seguire sulla destra una bella placca compatta sino a raggiungere una piccola cengia, presso la quale il muro di fronte degrada e dove è posta la sosta dell’ultima lunghezza della via Roby (itineriaio originale – la variante di uscita diretta sale verticalmente sulla sinistra con spit visibili); portarsi poco a sinistra e seguire uno sperone biancastro molto lavorato fino alla sosta sul plateau sommitale (5a, 6 spit + 2 spit di sosta, 40m).

Discesa: consigliata sulla via Esprit Libre.

45. ESPRIT LIBRE

A. Grillo, F. Dotti, in più riprese – terminata 22 settembre 2006. Prima invernale: L. Lagomarsino, W. Savio, inverno 2006. Sviluppo: 220m circa (7L)

Difficoltà: 6b+ (6b obbl.) / S2+ / II (TD+)

L’ultimo omaggio di un grande amico ad uno dei più forti alpinisti della storia, Patrick Berhault; una splendida via che sale nel cuore della parete che così tanto lui amava… Itinerario attrezzato con spit inox da 10 mm e qualche chiodo, soste attrezzate con spit e catena Raumer (quelle di calata) o due spit da collegare. Portare con sé una serie di friend, misura medio-piccola, utili nei tratti con protezioni distanti. Tutti gli ancoraggi di calata sono comodi in quanto arrivano sempre a un terrazzino.

Attacco: dalla cengia mediana, poco prima del canale che porta alla spalla (attacco della via Campia), salire sulla destra per roccette fino ad un terrazzino (sosta a spit con catena alla base).

Relazione

L1: scalare una placca lavoratissima grigio-nera leggermente verso sinistra, sostando in comune con la vicina Avenida 74 (5c, 5a, 40m).

L2: salire verticalmente sopra la sosta fino al primo spit, superando un breve muretto (tratto in comune con la via sopracitata che poi dirige a destra), stare quindi sulla sinistra e scalare una bella placca chiara per la restante parte della lunghezza (5a poi 5c, 30m).

L3: la via a questo punto incrocia Deciso e preciso (spit artigianale a sinistra), giunge sotto un piccolo strapiombo (non considerare il cordone su clessidra a destra!), che superato conduce ad una lama staccata resinata; si prosegue quindi per un diedrino ed una placca delicata, dalla quale ci si sposta a sinistra sotto il vertice triangolare della placca, sostando in comune con Alitalia 80 (6b+/A0, 6a, 20m).

L4: raggiunta la punta della placca, la si risale con arrampicata tecnica e delicata su roccia magnifica! Sosta in comune con Alitalia 80 (6b, 35m).

L5: superare verso sinistra una placca compatta con piccoli “bombamenti”, quindi raggiungere la vena di quarzo e seguirla a sinistra in direzione della sosta, anche in questo caso in comune con Alitalia 80 (6b+, 5b, 45m).

L6: proseguire verticalmente superando prima un tettino e poi una placca liscia con scalata tecnica, puntando ad un tetto grigio con licheni gialli dove

è 229

Cima dei Camosci 2860m

Subito a destra del classico Canale Freschfield troviamo la parete Nord di questa cima, il cui nome ricorda un episodio risalente alla prima ascensione durante il quale De Cessole sorprese un gruppo di sette camosci poco sotto la vetta. La parete rivolta verso il Rif. Bozano possiede molti speroni e diedri che salgono regolari fino a metà, poi in alto la roccia si fa più articolata, aumentano le cenge erbose e la salita risulta più discontinua; forse per questo motivo non vi sono vie di particolare rilievo alpinistico.VIA

AVVICINAMENTO

Dal Rifugio Bozano si segue l’evidente traccia in pietraia percorsa dalla nota traversata al Rifugio Remondino (tacche di vernice gialla); raggiunto un bivio (cartello indicatore Falesia Zuppa/Avancorpo dell’Argentera, Rif. Remondino, a sinistra - Sentiero dei pastori, a destra) volgere a sinistra in leggera discesa, superando una zona di rocce granitiche levigate dall’acqua risalendo brevemente il versante opposto. Mantenere la traccia ben segnalata in pietraia che transita sotto le strutture riportate nelle indicazioni, sotto l’imponente parete Ovest dell’Argentera, proseguendo in direzione della morena di attacco del Canale Freschfield, man mano più evidente. Abbandonare quindi il sentiero per avvicinarsi alla parete, posta poco a destra del classico canale (1 ora circa).

Se invece si sale direttamente dal Gias delle Mosche è consigliabile seguire il tracciato alternativo a quello principale, chiamato “Sentiero dei pastori” fino al bivio per il Rifugio Bozano, quindi si devia a destra raccordandosi successivamente con il percorso riportato nella precedente descrizione, puntando progressivamente alla parete (2 ore e 15 min).

1. PARETE NORD-EST

Prima salita: B. e F. Salesi, 19 agosto 1962.

Sviluppo: 200m

Difficoltà: IV / R3 / IV (AD+)

Itinerario abbandonato e di scarso interesse che si sviluppa su roccia scadente, disturbata da detrito e licheni. Sconsigliata.

Attacco: risalire il Canale Freshfield per circa 200m ed attaccare la via là dove una serie di cenge portano verso destra alla base di un diedro che taglia la fascia strapiombante della parete.

Relazione

Salire lungo una fessura friabilissima e raggiungere poco a destra uno spuntone da cui si scende circa 6m per superare il risalto successivo fino ad una cengia (III, IV) dalla quale si traversa orizzontalmente a destra per 10m giungendo così all’inizio del diedro che si percorre per sbucare poi sopra gli strapiombi (III). Si prosegue direttamente per 70m nel canale che scende tra le due vette e si imbocca

infine un canale-camino sulla sinistra che porta, con divertente arrampicata, sulla Cima Est (III, IV).

Discesa: seguendo la cresta Est si raggiunge facilmente il Colletto Freshfield (2820m) dal quale è possibile scendere su entrambi i versanti; è bene precisare però che la discesa sul fianco Sud, lato rifugio Remondino è comunque da preferirsi.

2. SPIGOLO NORD

Prima salita: Carena, Grigiante, Guala, Miglio, in data imprecisata.

Sviluppo: 350m

Difficoltà: IV / R3 / IV (AD+)

Via di interesse per lo più storico, la cui roccia è buona solo nella prima parte, poi nella seconda si fa più articolata e perde progressivamente di interesse. Protezioni praticamente assenti, indispensabile materiale completo al seguito.

Attacco: alla base dello spigolo Nord, presso una

Catena della Madre di Dio 28
378
Cima De Cessole Cima dei Camosci Cima Maubert 01 02 03 04 05 06 07 08 09 379

serie di rocce articolate (nevaio presente fino a tarda stagione).

Relazione

Salire inizialmente lo spigolo su roccia di buona qualità (III, IV), quindi seguire una crestina facile e poco inclinata per circa 30m giungendo alla base di un diedro verticale di circa 20m; percorrerlo uscendo a destra e proseguire per circa 40m su rocce invase da detriti (IV, III). Seguire successivamente un canale, spesso umido di roccia abbastanza compatta, che fiancheggia quello discendente dal Colletto dei Camosci (III). La salita prosegue sino a giungere 10m circa sotto uno strapiombo nero che domina una placca molto inclinata e povera d’appigli; la si attraversa da destra a sinistra in leggera ascesa e si raggiunge così un comodo terrazzo con spuntone (IV). Avanzando oltre per circa 40m su terreno meno ripido e via via più facile si giunge in prossimità della vetta, (III).

Discesa: come la via precedente

3. PARETE NORD-OVEST

Prima salita: L. Bozzo, P. Durgiai, 20 settembre 1926.

Sviluppo: 350m

Difficoltà: III / R3 / IV (AD)

Salita citata per puro interesse storico.

Attacco: alla base del canale che scende dal Colletto dei Camosci (nevaio presente fino a tarda stagione).

Relazione

salire a sinistra del canale e proseguire per rocce lisce fino a raggiungere uno spigolo, oltre il quale l’itinerario passa sulla sponda destra e per essa prosegue fino a raggiungere una spalla e poi la vetta (III).

Discesa: come la via precedente.

Catena della Madre di Dio Cima dei Camosci 2860m 28
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Sul filo di cresta a due passi dalla Cima Est della Madre di Dio (© F. Traverso) 
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90 vie a più tiri per chi arriva dalla falesia

MULTIPITCH nelle valli torinesi
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