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BIBLIOTECA TRA "REGOLE 4.0" E FINTECH IL FUTURO DELLE BANCHE EUROPEE
by Economy
UN SAGGIO DI STEFANO
LUCCHINI E ANDREA
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ZOPPINI RIFLETTE
SUL CANTIERE DELLA
VIGILANZA E REGOLAZIONE
DELL'UNIONE BANCARIA
DOPO LA CRISI FINANZIARIA
E LA RIVOLUZIONE DIGITALE
"ll futuro delle banche" - che Stefano Lucchini e Andrea Zoppini hanno appena pubblicato per Badini+Castoldi - è plasticamente teso fra le due parti principali del volume: che si sviluppa in un corposo compendio su vigilanza e regolazione nell'Unione bancaria europea (vi si legge soprattutto la penna del giurista di Roma Tre); e si conclude con un agile saggio del Chief Institutional Affairs di Intesa Sanpaolo, che porta letteralmente in orbita il banking, sulle rotte della space economy.
Dieci anni dopo la nascita dell'Unione bancaria, promossa in modo decisivo da Mario Draghi dopo il dissesto delle banche spagnole; e trent'anni dopo l'entrata in vigore della Seconda Direttiva Bancaria Ue - di fatto la sezione bancaria dei Trattati di Maastricht - il presente della banche europee è certamente quello rappresentato e raccontato dal libro: quello di una industry avvolta da una regulation complessa ma ancora in progress; e di combinazioni prodotto/tecnologia/mercato che prendono forma e vengono scambiati sempre più nel cloud, fra i satelliti. Lucchini e Zoppini stimolano quindi una riflessione dovuta - e forse mai realmente avviata - portando il lettore direttamente nel pieno della corrente turbinosa di "regole 4.0" elaborate per inseguire un mercato che già quindici anni fa il collasso di Wall Street ha terremotato nelle sue certezze fondative; e che successivamente le onde di fintech (cioé dei diversi giganti digitali) hanno premuto nel suo ubi consistam economico.. Fino a che la pandemia e la crisi geopolitica hanno messo in discussione assi finanziari portanti dell'economia mondiale.
"La banca come istituzione continuerà a svolgere un ruolo fondamentale - scrivono gli autori - purché sia in grado di cogliere la direzione del cambiamento: adattandosi al nuovo ambiente di mercato, assicurando il delicato equilibro fra stabilità del si- stema e tutela del risparmio e sapendo infine cogliere le sfide che lo sviluppo tecnologico e la transizione ecologica pongono". E' un'analisi/auspicio tutt'altro che rituale.
Già (tornare a) individuare una banca come "istituzione" - assegnandole poi fra le priorità strategiche la partecipazione attiva al mantenimento della "stabilità del sistema" e all'azione di "tutela del risparmio" - segnala un sentiment diverso da quello che, trent'anni fa , orientò il regulator Ue. Nella Seconda Direttiva le diverse "istituzioni bancarie" che popolavano l'eurozona in cantiere (per lo più istituti a controllo pubblico come le Casse di risparmio; oppure germinate in secoli di cooperativismo, come le Popolari) venivano archiviate a beneficio di una banca-impresa orientata al profitto e tipicamente costituita in società di capitali quotata in Borsa. Zoppini e Lucchini rifiutano ora di seguire le schiere dei critici a posteriori e a senso unico. Riflettono invece su una globalizzazione - finanziaria e quindi digitale - che ha posto sfide a cui lo "strappo europeo" di allora in direzione del modelli bancari anglosassoni ha fornito una risposta iniziale che non era possibile eludere. Ma quando la finanza di mercato - mossa infine dalla ricerca di puro profitto speculativo di cortissimo termine, con difese anti-rischio sempre più basse sui derivati piuttosto che sulle criptovalute - ha tradito le sue promesse di "fine della storia", l'Europa finalmente nata nell'Unione monetaria si è mostrata capace di resilienza attiva.
Il lungo superamento di una storica "vigilanza a orecchio" - che gli autori rievocano nell'introduzione - in favore della supervisione tecnocratica centralizzata a Francoforte va certamente intesa e gestita come work in progress: anzitutto per non ripetere alcuni eccessi burocratici (e forse anche qualche strumentalità) dell'Europa di Maastricht . E fintech va sicuramente regolata per tutelare il risparmio: ma non è possibile rinunciare al suo potenzialel strategica ai fini del rilancio dell'industria bancaria come produttrice di servizi efficienti ed efficaci per famiglie e imprese. Perché questo - senza ombra di dubbio - le banche europee hanno tutte le carte in regola per continuare a fare in un grande futuro dietro le spalle.