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EGITTO, PRESTO IN BORSA AL CAIRO QUATTRO SOCIETÀ PUBBLICHE

Il presidente della Borsa egiziana, Rami el Dakkany, ha annunciato lo scorso mese che saranno quotate almeno quattro importanti società governative nel corso del primo trimestre del 2023, ovvero Banque du Caire, Misr Life Insurance, Egyptian Drilling ed Elap. Le autorità stanno valutando anche la quotazione delle azioni di altre aziende, come Misr Insurance, Enppi, Assiut Oil Refining, Middle East Petroleum Liberation (Midor), Egyptian Ethylene and Derivatives Production, Wadi for Phosphate Industries and Fertilizers, nonché la società Methanex per la produzione di metanolo. Il numero di società quotate alla Borsa del Cairo è aumentato nell’ultimo anno, fino a raggiungere quota 242, rispetto alle 237 società nel 2021. A questo va aggiunta la quotazione di buoni del Tesoro per un valore di 331,5 miliardi di sterline egiziane (circa 13,3 miliardi di dollari). Come ha spiegato El Dakakny in una conferenza stampa, la Borsa egiziana si è classificata prima in termini di rendimento rispetto ai principali indici dei Paesi del Golfo, con un tasso medio del 22,2 per cento. I valori di scambio hanno raggiunto quota 59 miliardi di dollari nel 2022, e ciò nonostante il deprezzamento della sterlina egiziana rispetto al dollaro. Agli analisti non sfugge il fatto che la sterlina egiziana abbia registrato un forte calo a partire da marzo 2022, in concomitanza con la crisi economica derivante dalla guerra in Ucraina, passando da 15,7 sterline per un dollaro alle attuali 27,6 sterline. Secondo l’istituto di credito britannico Hsbc questo tren non è finito: il prezzo della sterlina egiziana raggiungerà a breve il livello di 30-35 sterline rispetto al dollaro, e il prossimo nuovo calo del tasso di cambio della sterlina egiziana potrebbe essere accompagnato da ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca centrale egiziana. Secondo il rapporto Hsbc, infine, il tasso di inflazione dovrebbe crescere fino al 25 per cento, senza però scendere sotto il 20 per cento per tutto il 2023.

SVEZIA, SCOPERTO IL PIÙ GRANDE GIACIMENTO EUROPEO DI METALLI DELLE TERRE RARE

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La società mineraria Lkab ha scoperto in Svezia il più grande giacimento di metalli delle terre rare europeo. Secondo le stime, dalla miniera di Kiruna potrebbero infatti essere estratte fino a un milione di tonnellate di terre rare. «È il più grande deposito conosciuto di metalli delle terre rare nella nostra parte del mondo e potrebbe diventare un elemento fondamentale per ottenere le materie prime critiche cruciali per consentire la transizione verde. Oggi ci troviamo infatti alle prese con un problema di approvvigionamento», ha affermato all’emittente Svt il presidente e amministratore delegato di Lkab, Jan Mostroem. L’azienda sta già progettando un parco industriale circolare a Lulea con una nuova tecnologia per l’estrazione e la lavorazione di fosforo, elementi terrestri e fluoro basati sulla produzione mineraria esistente di oggi. L’inizio della produzione, secondo Leif Bostroem, direttore dell’area commerciale Prodotti speciali di Lkab, è previsto nel 2027.

L’ARABIA SAUDITA ANNUNCIA LA PRODUZIONE DI URANIO PER LO SVILUPPO DEL PROGRAMMA NUCLEARE

Il ministro dell’Energia saudita, Abdulaziz bin Salman, ha annunciato che l’Arabia saudita avvierà la produzione di uranio per lo sviluppo del programma nucleare nazionale e per l’eventuale esportazione. Nel corso di una conferenza dedicata al settore minerario tenutasi a Riad a metà gennaio, il ministro ha anche affermato che le recenti scoperte hanno mostrato un portafoglio diversificato di uranio nel regno saudita, sottolineando che ci sono vari siti geologici distribuiti sul territorio ricchi di uranio, tra cui quelli di Jabal Saeed e di Medina. Già nel 2018, l’Arabia sau- dita, ad oggi il più grande esportatore di petrolio al mondo, aveva annunciato l’intenzione di costruire sedici reattori nucleari per un investimento complessivo di 80 miliardi di dollari con l’obiettivo di ridurre la sua dipendenza dal settore

BOSCH, INVESTIMENTO RECORD IN CINA

Il gruppo di componentistica auto tedesco Bosch investirà 950 milioni di euro in Cina per la realizzazione di un centro di ricerca, sviluppo e produzione presso il proprio impianto di Suzhou. Come riferisce il quotidiano Handelsblatt, dopo la fabbrica di chip a Dresda, si tratta del più grande singolo investimento effettuato dall’azienda nella sua storia. “Questo è un passo importante sulla strada verso la mobilità del futuro nel più grande mercato automobilistico del mondo”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Bosch, Stefan Hartung, che è anche responsabile per la Cina. La decisione di Bosch ha però suscitato scalpore in Germania, dove diversi politici e imprese chiedono che il Paese diventi meno dipendente dalla Cina a causa dei rischi geopolitici e delle continue violazioni dei diritti umani da parte del governo di Pechino. Lo stesso vice amministratore delegato di Bosch, Christian Fischer, ha recentemente affermato che il gruppo sarebbe stato maggiormente coinvolto in Vietnam e India e avrebbe cercato di evitare dipendenze unilaterali. Bosch è presente in Cina da oltre cento anni e oggi vi realizza circa un quinto del fatturato, pari a oltre 85 miliardi di euro. A Suzhou, Bosch produce e sviluppa componenti per la mobilità elettrica e la guida automatizzata, nonché trasmissioni per le aziende automobilistiche cinesi. In futuro, l’attenzione si concentrerà su moduli di potenza in carburo di silicio, sistemi frenanti integrati e tecnologie innovative per la guida automatizzata. La prima parte del centro di ricerca, sviluppo e produzione di Suzhou dovrebbe essere pronta entro la metà del 2024.

degli idrocarburi. Il Paese, che ha iniziato sviluppando «due grandi reattori, vuole sfruttare le sue risorse di uranio», ha dichiarato il ministro dell’Energia saudita. «Il regno intende utilizzare le sue risorse nazionali di uranio, anche in progetti congiunti con i suoi partner, in conformità con gli obblighi internazionali e le regole di trasparenza, sull’intero ciclo produttivo» ha aggiunto il ministro. Ciò include «la produzione di yellowcake (concentrato di uranio solido) e uranio debolmente arricchito», ha concluso Abdulaziz bin Salman.

IBERDROLA, PRIMO CAMPO FOTOVOLTAICO GALLEGGIANTE

L’azienda energetica spagnola Iberdrola installerà in Brasile, attraverso la controllata Neoenergia, il suo primo impianto fotovoltaico galleggiante al mondo. Il progetto sarà realizzato nello specchio d’acqua della diga di Xaréu, sull’isola di Fernando de Noronha, un sito già riconosciuto dall’Unesco come patrimonio naturale dell’umanità, e dove Iberdrola sta già da tempo sviluppando diverse soluzioni energetiche sostenibili. Secondo quanto riferito in un comunicato della società, l’iniziativa sarà realizzata in collaborazione con Companhia Pernambucana de Saneamiento (Compesa), che gestisce la rete di distribuzione dell’acqua e delle fognature in tutta l’isola, e con il sostegno del Programma di efficienza energetica regolato dall’Agenzia nazionale brasiliana per l’energia elettrica (Aneel). L’impianto galleggiante, che ha una capacità di 630 kilowatt, genererà circa 1.240 megawattora di energia verde all’anno, una quantità sufficiente a coprire, con la fornitura di elettricità a chilometro zero, oltre il 50 per cento del consumo energetico di Compesa sull’intera isola. Lo sviluppo della sua prima centrale solare galleggiante consentirà al gruppo Iberdrola di testare questa nuova tecnologia e di analizzarne le possibili espansioni.

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