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COSÌ NEL 2023 I FONDI ATTIVISTI SONO PRONTI A DENUDARE I RE

di Salvatore Bruno

round del mondo, prevede per il 2023 che i fondi europei, in particolare quelli con sede nel Regno Unito, svolgano un ruolo sempre più rilevante. Le società del vecchio continente potrebbero inoltre essere oggetto di interesse anche di investitori attivi dell’area Asia Pacifico1

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Autorevoli protagonisti del mercato ritengono che il 2023 sia foriero di fertili opportunità per gli activist shareholder, cioè quegli investitori che acquisiscono pacchetti azionari, anche relativamente contenuti, in aziende quotate per spingere il management ad implementare strategie più efficienti. Queste ultime possono essere di natura finanziaria (miglioramenti della corporate governance, taglio dei costi, buyback azionari, allocazione più efficiente delle risorse) o anche di natura etica (implementazione di strategie ESG, uscita da nazioni dove non vige il rispetto dei diritti civili e delle libertà sindacali). Questo approccio può ricorrere a battaglie sulle deleghe assembleari (proxy battle), campagne pubbliche o trattative con i dirigenti delle aziende in cui i fondi di questo genere hanno investito.

Alvarez & Marsal, una delle maggiori società di consulenza strategica e turna-

“Nel 2023 i mercati sembrano psicologicamente molto ricettivi per gli short investor”, si spinge a dire Gabriele Grego, managing partner di Quintessential Capital Management, il fondo con sede a New York che nel 2019 ha tolto a Bio-On la corona di regina del Mercato Euronext smascherando l’insostenibilità dei suoi piani industriali2. Gli short investor assumono posizioni ribassiste in quelle società che a loro modo di vedere stanno portando avanti strategie non efficaci o stanno addirittura perpetrando frodi diffondendo false comunicazioni in merito alla loro situazione finanziaria o al loro patrimonio brevettuale. La normalizzazione della politica monetaria che Fed e Bce hanno iniziato avvicina la resa dei conti per parecchie aziende che hanno approfittato del debito a buon mercato che il quantitative easing ha messo a loro disposizione. “Gli short investor hanno dunque parecchie possibilità di indicare re nudi”. Secondo Grego, le società che potrebbero essere oggetto di campagne di activist shareholder sono quelle operanti nei settori Tech (specialmente negli USA), TMT ed industriali ciclici.

Nel corso del 2023, l’aumento del costo del capitale potrebbe incrementare la pressione sui titoli di aziende ad alta intensità di capitale o elevata patrimonializzazione. In genere, le società quotate devono aspettarsi un continuo scrutinio delle loro performance e dei loro costi da parte degli investitori.

Ulteriori ragioni a favore degli activist sono infatti l’eccesso di liquidità in mano ai fondi ed alle aziende, le basse valutazioni borsistiche (che in Italia sono ancora minori rispetto a quelle dei peer Europei e globali) ed i costi operativi e fattori di performance dei target. Oltre questi, gli indici Esg potrebbero incentivare ad implementare campagne di investitori attivi. Questi parametri potrebbero aumentare la soddisfazione economica oltre a quelli tradizionali, suggerisce Andrea Aiello, partner della sede romana dello Studio Legale Gianni & Origoni «È mia sensazione», dice Aiello, «che i fondi attivisti potrebbero acquistare pacchetti azionari delle blue chip Italiane per orientare le logiche di investimento al medio ed al lungo periodo. Anche i trend M&A possono sostenere questo tipo di investitori le cui campagne potrebbero però risentire delle decisioni di Bce e Fed i cui rialzi dei tassi potrebbero rallentare il dinamismo dei private equity e degli hedge fund. Entrambi hanno tuttavia ancora molte risorse a disposizione». I bassi multipli di valutazione offrono in- fatti opportunità di M&A ed incentivano gli attivisti a richiedere alle società oggetto delle loro campagne di dismettere unità aziendali sottoperformanti. L’aumento del costo del capitale potrebbe ridurre il numero di potenziali acquirenti, ma le risorse dei private equity ed i prezzi a livelli interessanti possono continuare ad incoraggiare gli active shareholder a spingere le aziende in cui hanno investito ad effettuare operazioni straordinarie facendo pressione tramite bumpitrage, cioè sollecitare offerte migliori dai potenziali acquirenti.

«Il combinato disposto dell’activism trend in crescita e della sempre maggiore attenzione agli indici Esg può spingere per l’aumento delle campagne che potrebbero coinvolgere anche blue chip italiane visto che il quadro normativo è di ausilio per questo tipo di strategie».

Marco Taricco, cofondatore, partner e coCIO del fondo londinese Bluebell Capital Partners, è di opinione parzialmente diversa poiché il mercato italiano è più difficile da approcciare data la sua peculiare complessità da un punto di vista burocratico e non solo.

Nonostante ciò, anche secondo l’ex banker di JPMorgan e Goldman Sachs, il 2023 è foriero di opportunità per gli activist investor in linea con le tendenze di medio e lungo periodo.

I macro trend di investimento potrebbero derivare anche dai margini di miglioramento che scaturirebbero dall’implementazione di strategie sociali e di governance navia e finanche in UK. Un altro fattore che spinge il vento in poppa per gli activist è, secondo Taricco, il maggior potere che stanno progressivamente guadagnando le autorità di vigilanza ed antitrust sovranazionali rispetto a quelle statali che tendono fisiologicamente ad avere maggiore benevolenza nei confronti degli operatori locali. Ciò potrebbe avere un impatto per settori regolamentati a livello europeo, come TMT, energia e servizi finanziari.

A causa dell’attuale turbolenza e maggiore volatilità, le campagne degli activist devono in ogni caso trovare un attento equilibrio tra le loro priorità e le necessità più immediate dei gestori che sono tornati alla ricerca di alpha. Per far ciò risulta quindi fondamentale convincere un gruppo sufficientemente ampio di azionisti e stakeholder a sostenere gli obiettivi delle varie campagne. Secondo Standard & Poor’s ciò implica un cambiamento nelle dinamiche delle campagne Esg poiché la maggiore incertezza geopolitica ed economica spinge gli investitori ed i consigli di amministrazione delle aziende a concentrarsi maggiormente sui risultati finanziari a breve e medio termine ponendo meno enfasi sugli obiettivi ambientali e sociali che hanno orizzonti temporali più lontani.

Di Vigilanza E Antitrust Sovranazionali Rispetto A Quelle Statali

per le blue chip europee. Queste ultime comunque portano avanti politiche ambientali più avanzate dei loro concorrenti Usa.

Altre ragioni che contribuiscono all’ottimismo per le prospettive degli activist shareholder in Europa sono le valutazioni relativamente più attraenti delle azioni che compongono gli indici borsistici di riferimento e la transizione in atto dal capitalismo famigliare a quello manageriale che stanno vivendo molti conglomerati industriali in Germania, Scandi-

Gli activist mostrano una maggiore attenzione alla strategia, alle operazioni e alle politiche di allocazione del capitale, mentre le richieste di M&A rimangono prevalenti.

Siccome è probabile che nel 2023 i tassi d’interesse continuino a salire, la volatilità del mercato è forse il tema principale per gli operatori finanziari. Il settore tecnologico è più sensibile all’aumento del costo del denaro. Di solito, le aziende di questo ambito dipendono maggiormente dal credito per stimolare la crescita.

Maggiori oneri finanziari potrebbero significare che il settore tecnologico continui a sottoperformare finendo per rappresentare un obiettivo interessante per gli active investor.

Infine, è probabile che l’attivismo Esg rimanga al centro dell’attenzione, in quanto gli investitori attivisti focalizzati su queste tematiche potrebbero continuare ad esercitare pressione sulle società di cui detengono quote in merito a questioni chiave, come la struttura dei consigli di amministrazione e aspetti di sostenibilità ambientale.

OLE di Buddy Fox

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