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STOP AGLI INDUCEMENT? NON È SAGGIO LASCIARE LA VIA VECCHIA PER LA NUOVA

di Marco Tofanelli*

In tema di protezione degli investitori è in atto in Europa un forte dibattito sull’opportunità di vietare gli incentivi su cui si sorregge il modello commission-based, o mantenere l’attuale assetto normativo che contempla la coesistenza di tale modello con il modello fee-based, unico riconosciuto nei Paesi Bassi e in Uk. Da ultimo, il Rapporto Kantar avrebbe messo in evidenza che il costo pagato dagli investitori per la consulenza risulta essersi ridotto nei due Paesi in cui è stato introdotto il divieto, ma anche che il divieto di incentivi priverebbe dei benefici della consulenza soprattutto i piccoli investitori non disposti a pagare una fee nel caso in cui non dovessero compiere alcun investimento. E, infatti (premesso che in un’altra ricerca Kpmg ha posto a confronto i costi dei prodotti nei quali è incorporata anche la remunerazione del servizio di consulenza - come nei sistemi commission-based -, con la sommatoria dei costi dei prodotti e della consulenza - come nei si- stemi fee-based -, con il risultato della sostanziale equivalenza dei costi medi per l’investitore retail), la consulenza non può esser vista solo come un costo, bensì come un valore per la protezione degli investitori dai rischi dei mercati e dalle insidie del social investing; e la facoltà di scelta tra modelli e servizi accresce le opportunità e la consapevo- lezza degli investitori. La vera protezione è nella possibilità di scegliere, non nel diminuire le opzioni di scelta creando gerarchie tra preferenze, ritenendo che le decisioni assunte dai risparmiatori siano necessariamente imperfette e che manchi la consapevolezza di tale imperfezione. L’attuale regolamentazione consente al risparmiatore di scegliere tra le alternative di investimento, potendo ben considerare i loro possibili esiti in termini di rischi, rendimenti e durata; contestualmente, prevede metodologie che impongono all’intermediario di conoscere le esigenze finanziarie dei clienti verso cui indirizzare l’offerta adeguata ai loro bisogni. È un modello di protezione basato non sul paternalismo ma su una rigorosa trasparenza informativa con adeguati presidi organizzativi, anche in tema di conflitti di interesse, che rispetta le scelte del risparmiatore, lo educa, non lo lascia nel limbo dell’ignoranza.

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*Segretario generale di Assoreti

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