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MA LA RECESSIONE CI SARÀ O NO?

QUANDO IL PRONOSTICO È DA “1,X,2”

di Mauro Del Corno

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Sì, no, forse. Si possono riassumere così le previsioni economiche sulla recessione prossima ventura. Beninteso, il momento è oggettivamente complesso e difficile da decifrare, molte le incognite che hanno poco a che fare con dinamiche prettamente economiche. Tuttavia, e non è la prima volta, dalla realtà sembrano arrivare segnali diversi rispetto a quelli che compaiono sulle slides di power point. Del resto, come scherzò una volta il premio Nobel Paul Samuelson, mercati ed economisti “hanno previsto nove delle ultime cinque recessioni”. Prendiamo a riferimento le stime del Fondo monetario internazionale (ma lo stesso risultato si avrebbe con quelle degli altri istituti). In aprile la previsione per la crescita europea nel 2023 viene fissata al 2,3%. Tre mesi dopo viene rivista all’1,2%, in ottobre, ultime previsioni disponibili, dimezzata allo 0,5%. L’Italia passa nel giro di sei mesi da + 1,7% a – 0,2%. Il Pil russo viene visto in calo del 3,5% nelle stime di luglio e del 2,3% in quelle di ottobre. La Cina passa da + 5.5% a + 4,4%. Nel prossimo outlook è però attesa una revisione migliorativa. Intervenendo al Forum di Davos la direttrice operativa del Fmi Kristalina Georgieva ha affermato «oggi è meno peggio di qualche settimana fa». «Abbiamo un anno difficile davanti a noi, ma ci sono anche segni di resilienza» ha confermato la Gita Gopinath. Nella cittadina delle Alpi svizzere dove ogni gennaio si riversano banchieri centrali e grandi nomi della finanza internazionale l’umore era tutt’altro che cupo. Da scampato pericolo.

ITALIA E GERMANIA, SCAMPATO PERICOLO?

La recessione in Europa non ci sarà, o almeno così pare. Neppure in Germania e in Italia, i due Paesi che erano stati indicati come i più esposti alla crisi. Il governo tedesco ha da poco aggiornato le sue stime indicando per quest’anno una crescita dello 0,2% (contro il – 0,4% previsto in precedenza). La Banca d’Italia si attende per il 2023 una crescita dello 0,6%, meglio del + 0,4% previsto a dicembre e del +0,3% di ottobre. Il governatore Ignazio Visco ha ammesso che «sembra di essere sulle montagne russe, e in queste condizioni non solo è difficile fare previsioni macroeconomiche ma anche, per famiglie e imprese, programmi di spesa e di investimento». «Va molto molto meglio di quanto era stato previsto. Parlo dei previsori ufficiali. Si diceva che il 2022 sarebbe stato un anno terribile, invece siamo cresciuti del 3,8%, più della media europea» ha commentato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, non escludendo una crescita fino all’1% nel 2023. In compenso l’Onu vede un Pil italiano giù dello 0,3% in questi 12 mesi. Chissà. La storia dell’economia è piena di previsioni completamente sbagliate. “Le azioni hanno

Le previsioni sulla frenata economica prossima ventura, che siano di Banche centrali o del Fmi, sono letteralmente ribaltate dagli stessi istituti ogni due o tre mesi. Peraltro la realtà concreta sembra smentire le stime più negative. Almeno nel 2023 forse la scamperemo raggiunto quello che sembra essere un permanente elevato plateau”, affermò Irvin Fisher, l’economista più illustre dell’epoca, alla vigilia del crollo del ‘29. Pochi mesi prima della deflagrazione della crisi finanziaria globale del 2008, Goldman Sachs “chiamava” un raddoppio delle quotazioni del petrolio da 100 a 200 dollari al barile, il greggio sarebbe poi invece precipitato a 40 dollari. E via dicendo.

Pregiudizi Sul Belpaese

Da anni l’Italia è data sull’orlo della bancarotta a causa del suo debito e delle prestazioni economiche non sempre esaltanti. A intervalli regolari in qualche ufficio di Londra o New York qualcuno suona la campana a morto per le finanze del nostro Paese. Chissà che non avesse ragione il sociologo Franco Cassano quando nel suo “Il pensiero meridiano”, rilevava una sostanziale incapacità del mondo anglosassone e dei suoi schemi di pensiero di decifrare correttamente le dinamiche che muovono società ed economie del Sud Europa. Credit Suisse (banca che esce da un anno terribile, sintetizzato da una perdita del valore di borsa di oltre il 60%) ha incluso una crisi del debito italiano nella lista dei 10 rischi globali per il 2023. Eppure se si fa eccezione per gli anni del Covid, anomali per tutti, il nostro Paese ha sempre chiuso i suoi bilanci con un avanzo primario. Ovvero con entrate che superano le spese prima del pagamento degli interessi sul debito, l’indicatore più affidabile per valutare lo stato di salute delle finanze di un Paese. I rialzi dei tassi europei rendono certo più gravoso il peso degli interessi su Bot e Btp, ma l’inflazione “calda” riduce lo sforzo reale per le casse statali.

SFERE DI CRISTALLO

OFFUSCATE CAUSA GUERRA

Viene da chiedersi cosa offuschi le sfere di cristallo di istituzioni internazionali e centri ricerca? La guerra, innanzitutto. Fattore molto difficile da vaticinare e soggetto a improvvise accelerazioni. Conforta che sinora i mercati non sembrano aver mai preso in seria considerazione uno scenario apocalittico che, sebbene esista, rimane eventualità remota. Le ricadute del conflitto in Ucraina si sono fatte sentire sulle economie europee soprattutto in forma di esplosione dei costi energetici. Poi sono arrivati un inverno insolitamente mite e una conseguente discesa dei consumi, le forniture russe sono state in parte rimpiazzate da carichi di gas liquefatto spedito via nave da Stati Uniti e Qatar. Il prezzo del gas che aveva raggiunto i mirabolanti 340 euro al megawattora a fine estate si è afflosciato fino ai 50 euro. Dunque meno pressioni sui costi delle aziende e sui consumi delle famiglie, meno spinta sull’inflazione e qualche spazio di manovra supplementare per le banche centrali nel dosare l’incremento del costo del denaro. Per questo inverno, pare, l’abbiamo scampata. Il prossimo, si vedrà. La ritrovata tonicità dell’economia europea, segnalata da quasi tutti gli indicatori nelle ultime settimane, è fotografata anche dalla ripresa dell’euro. Finito al di sotto della parità con il dollaro lo scorso settembre, l’euro ha recuperato oltre il 13% riportandosi di nuovo ben al di sopra del rapporto uno a uno.

SANZIONI A MOSCA, INCERTEZZA SUGLI ESITI

Guardando dall’altro lato della barricata si è osservata altrettanta incertezza nelle valutazioni delle ricadute delle sanzioni occidentali sulla Russia. Chi si attendeva un veloce collasso di Mosca, con stime di Pil in flessione quest’anno del 10% e oltre, è rimasto deluso. L’apparato sanzionatorio è imponente ma poroso visto che Paesi come Cina, India o Turchia non vi partecipano. Secondo alcuni osservatori le sanzioni sono ancora sufficientemente blande per consentire a Mosca di finanziare una “never ending war”. Altri mettono in luce come le misure siano destinate ad avere un effetto crescente. Secondo le valutazioni, pubblicate su Foreign Affairs, dall’ex viceministro russo dell’Energia Vladimir Milov l’economia di Mosca ha mostrato un’inattesa resilienza ed è stata capace di rimpiazzare buona parte delle forniture occidentali con prodotti provenienti dall’Asia. Ma la disoccupazione sale ed è al 10%, ben al di sopra dei dati ufficiali. Alcuni settori come quello dell’auto o della siderurgia hanno visto la produzione ridursi di due terzi. Le esportazioni di idrocarburi calano e la forza del rublo è artificiosa, riconducibile anche ai limiti ai prelievi e ai movimenti di moneta imposti a imprese e cittadini.

IL RITORNO DELLA CINA È UN BENE O UN MALE?

L’altro gigantesco punto interrogativo che affligge i previsori è la Cina. La fine della politica Covid zero ha rimesso in moto il gigante asiatico, reduce da un anno asfittico e marchiato da una svolta epocale: il primo calo della popolazione da 40 anni. Una crescita cinese più vigorosa del previsto trascinerebbe con sé l’economia globale ma avrebbe anche un possibile effetto collaterale ovvero quello di aumentare le pressioni inflazionistiche sulle materie prime. E quindi di complicare ulteriormente il rompicapo degli analisti. Più inflazione, uguale più rialzi dei tassi e più zavorre per la crescita. In questo rebus i mercati fanno quello che hanno sempre fatto negli ultimi anni, si aggrappano alle banche centrali. A ogni batter di ciglio di un componente dei consigli direttivi di Fed e Bce seguono rialzi o ribassi. Fare peggio del 2022, anno contraddistinto dal calo pressoché generalizzato dei vari asset finanziari, sembra improbabile. Non impossibile.

ADVISOR SOTTO ATTACCO

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