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PRIVATE DEBT, UN BALSAMO CONTRO INFLAZIONE E VOLATILITÀ
by Economy
di Mario Romano
In un contesto economico caratterizzato da alti tassi di interesse ed inflazione, gli investimenti alternativi (real estate, infrastrutture, private equity, private debt, venture capital) offrono un certo grado di protezione del capitale e opportunità di diversificazione del portafoglio, soprattutto in periodi di volatilità, continuando a rivestire un ruolo importante all’interno dei portafogli degli investitori europei. Generali ha dedicato ai real asset un hub che riunisce le competenze specializzate per governare questa tipologia di investimenti, sotto la guida di Aldo Mazzocco; in questo segmento, quali sono le prospettive per il private debt? Parliamo con Sandrine Richard, head of private debt di Generali Investments Partners, di questa classe di attivi che sta vedendo una particolare crescita, e in cui Generali sta sviluppando nuove strategie.
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Quali sono i vostri asset in gestione e in quali segmenti operate?
In Generali Investments Partners (“GIP”, acronimo che utilizziamo nel seguito dell’intervista, ndr), gestiamo circa 12 miliardi di euro investiti in private debt investito e 19 miliardi di euro di capitale sottoscritto. Quest’ultimo è impegnato su tre segmenti principali: il 50% in corporate private debt, con o senza sponsor; circa il 25% in debito infrastrutturale, e il resto suddiviso tra real estate e altre categorie di investimenti, secondo i no- stri dati al 30 giugno 2022. In termini di corporate private debt, disponiamo di due strategie principali: un’offerta ‘fondi di fondi’ che si concentra sui migliori gestori patrimoniali globali e comprende direct lending, asset based lending e strategie special situations, e un’altra strategia attualmente in fase di lancio che si concentra sul direct corporate private debt, con strategie di finanziamento del debito senior, unitranche e mezzanine per supportare le piccole e medie imprese europee che vogliono impegnarsi verso obiettivi Esg.

Come state modificando le vostre decisioni di investimento alla luce del crescente rischio di recessione?
In GIP, le nostre decisioni di investimento vengono prese su un orizzonte temporale lungo e dopo un’approfondita due diligence, quindi l’attuale fase di incertezza macroeconomica non ci ha portato a modificare in modo significativo i nostri processi o le composizioni di portafoglio. Stiamo però intensificando il dialogo con gli asset manager in cui investiamo per capire davvero come reagiscono e si adattano alle condizioni macroeconomiche.
Qual è l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse e inflazione sul private debt?
Per quanto riguarda l’unitranche, diversi lender possono ora intervenire su questo tipo di strumenti, cosa che non avveniva fino a poco tempo fa. I fondi di private debt sono cresciuti in modo significativo in termini di debito erogato, quindi possono acquisire un debito unitranche e distribuirlo tra diversi lender. Questo tipo di strategia permette di supportare le aziende in contesti economici più difficili, pur mantenendo un’adeguata diversificazione. Un’altra importante novità è che l’unitranche non esclude più sistematicamente le banche, che possono intervenire per integrare il finanziamento. Per quanto riguarda l’inflazione, poiché il rendimento del private debt è spesso basato su tassi variabili, il duration risk legato all’aumento dei tassi è minore rispetto agli investimenti in debito a tasso fisso.
Gli investitori si stanno orientando verso asset quotati a tasso fisso?
Siamo convinti dei benefici delle operazioni di private debt con tassi variabili; riteniamo che il private debt senior secured a tasso variabile presenti importanti proprietà di diversificazione, una copertura naturale contro l’inflazione, protezione e bassa volatilità per i portafogli a lungo termine. Ma da un punto di vista tattico potrebbero esserci alcune interessanti opportunità di investimento anche con tasso fisso, per esempio sul debito sovrano. Per questo crediamo sia cruciale mantenere un giusto mix di asset privati e pubblici.