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PRIMAVERA ANTICIPATA PER I TITOLI BANCARI

di Gloria Valdonio

Per il settore si prevede un primo semestre d’oro. Ma una graduale stabilizzazione dei tassi di interesse a partire da maggio-giugno potrebbe indurre gli investitori a ridurre le posizioni.

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Europa e Giappone sovraperformeranno gli Usa. Ecco i titoli più interessanti

Complici il rialzo dei tassi di interesse e una recessione che il presidente della Bce, Christine Lagarde, prevede “contenuta”, gli astri si sono allineati in un favorevole trigono per il settore bancario, soprattutto europeo. Se l’anno appena passato è stato una zavorra per la maggior parte dei titoli quotati sui listini azionari a causa delle incertezze macroeconomiche e dell’aumento aggressivo dei tassi di interesse delle Banche centrali per frenare l’inflazione, il settore bancario ha - al contrario - cavalcato il cambio di paradigma dei tassi bassi, con positive ricadute sulle quotazioni di Borsa. L’indice Stoxx Europe 600 Banks, che raggruppa le maggiori banche europee, è così passato dai minimi di 117 punti, tocca- ti il 12 ottobre scorso, a 148,46 punti a metà gennaio. L’aumento del costo del denaro ha privilegiato in particolare le banche commerciali coinvolte nelle attività di prestito, che ora possono ottenere un maggiore margine di interesse che continuerà a crescere fino a quando le Banche centrali non invertiranno la loro politica monetaria. «Per queste ragioni il comparto bancario tenderà a sovraperformare gli altri settori, grazie a utili solidi in un momento in cui la maggioranza delle aziende fatica a mantenere un’elevata profittabilità», è il commento di Federico Vetrella, market strategist di IG Italia.

SEMESTRE D’ORO

Come conferma Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, il primo semestre del 2023 vedrà le banche fortemente beneficiate da ulteriori aumenti dei tassi di interesse annunciati dalle Banche centrali, e ciò contribuirà a un incremento del margine di interesse, ovvero la differenza tra ciò che la banca paga per i depositi e ciò che guadagna con i prestiti. «Questo permetterà agli istituti di credito di continuare a registrare profitti dal lato commerciale, in controtendenza rispetto al rallentamento dei risultati finanziari nelle aziende dei settori più tradizionali», spiega Diodovich. Nonostante ciò, una graduale stabilizzazione dei tassi di interesse a partire da maggio-giugno potrebbe indurre gli investitori a cambiare la propria strategia in linea con le decisioni degli istituti monetari, riducendo le quotazioni dei titoli del comparto. Tuttavia, aggiunge Diodovich, affinché questo avvenga, molto dipenderà dalle variabili macroeconomiche, «in primo luogo l’inflazione che, se in forte rallentamento, potrebbe innescare un possibile taglio dei tassi di interesse già entro la fine dell’anno». In questa eventualità, ovviamente, le quotazioni dei titoli del comparto bancario potrebbero essere oggetto di forti vendite a causa del cambiamento nel sentiment degli investitori che privilegeranno asset più rischiosi, in primis tecnologici e criptovalute.

SCENARIO PERFETTO?

Quello delineato sembra lo scenario perfetto per il settore bancario. Ma è davvero così? «Io sono più cauto», afferma Marco Bernardeschi, responsabile consulenza di Banca Ifigest. «È vero che le banche si avvantaggiano dei tassi in ripresa, ma è anche vero che la Bce e gli altri istituti centrali sono decisi ad abbassare il tasso di inflazione e che, per colpire l’obiettivo, sarà necessario abbattere la domanda o scontare una deflazione a breve. Ritengo inoltre che gli utili aziendali saranno problematici nel 2023». Un ulteriore fattore di rischio per le performance del settore, secondo Bernardeschi, è rappresentato dalla Cina, la cui riapertura sostiene i prezzi delle materie prime e rende difficile alle aziende mantenere gli utili a livelli stabili e positivi. «Gli operatori del mercato hanno anticipato uno scenario positivo, ma se si arriverà a una disinflazione ci sarà uno stallo nella crescita che porrà problemi al settore bancario in tema di margini da interesse, rischio di default e fallimenti che oggi sono molto bassi», spiega Bernardeschi. Che aggiunge: «Per questo motivo consiglio di approfittare dei primi mesi dell’anno, ma di non andare long sul settore senza alcun tipo di copertura».

Le Sfide

Un rischio che dovrà affrontare il settore bancario, soprattutto italiano, nei prossimi anni - secondo Diodovichsarà quello dei crediti deteriorati, che sono ancora in pancia agli istituti di credito e assicurativi sebbene siano già stati liquidati in ingenti quantità. Tuttavia, la creazione di un fiorente mercato secondario per gli Npl (Non-performing loan) e gli Utp (Unlikely-to-pay) ha permesso alle banche e alle assicurazioni di liberare molte risorse dal mantenimento di questa zavorra economica. Un altro fattore di rischio è rappresentato dai mercati obbligazionari e dalla possibile crescita dei rendimenti dei Btp. Tale evento potrebbe comportare per le banche ingenti perdite in conto capitale. «Questa eventualità potrebbe già palesarsi in primavera, quando la Bce ridurrà gli acquisti di titoli di stato italiani dopo la decisione di diminuire di 15 miliardi al mese i reinvestimenti dei titoli in scadenza acquistati durante il piano di acquisto di titoli pubblici e privati», afferma Diodovich.

Nordea. Intesa, Unicredit e Bpm in luce in Italia

TITOLI CALDI

Il consiglio dei gestori è quindi approfittare del momento attraverso una forte esposizione sul settore almeno nella prima parte dell’anno, e operare con maggiore prudenza in concomitanza con gli appuntamenti di politica monetaria. Ma come orientarsi? Europa e Giappone, secondo Bernardeschi, faranno meglio degli Stati Uniti, in virtù di bilanci solidi e ottimi dividend yield. In Europa, in particolare, ci sono realtà molto interessanti. La prima è Santander: grazie alla sua diversificazione in sud America, all’ottimo posizionamento nel credito al consumo in Europa, a un dividend yield quasi dell’8% e a un pe molto basso, si qualifica come la migliore scelta in assoluto. «Sono molti i fattori che la posizionano come scelta ottimale, seguita da Bnp Paribas quasi per gli stessi motivi», aggiunge Bernardeschi. Nel mercato inglese (che si sta dimostrando estremamente vivace), lo strategist segnala Natwest, la prima banca per le imprese in Uk («in uno scenario positivo, Natwest è posizionata bene per ripresa e, grazie al suo surplus di capitale, potrebbe aumentare i dividendi») e, nei Paesi scandinavi, Nordea, caratterizzata da un’elevata capitalizzazione, dividendi dell’8% e una leadership in un’area di grande potenziale. Nel private banking, la preferita è Ubs, «azienda solida, senza scheletri e una valutazione molto allettante». Quanto all’Italia, Diodovich, segnala Intesa Sanpaolo e Unicredit, grazie agli ottimi ratio patrimoniali, uniti alla loro diversificazione nella bancassurance e nell’ambito commerciale, settori questi ultimi che sono meno sensibili alle dinamiche macroeconomiche. Un altro titolo su cui puntate, secondo lo strategist, è Banco Bpm, perché potrebbe essere uno dei principali attori nella seconda ondata di merger del comparto bancario italiano. «Dal lato assicurativo consigliamo, invece, un’esposizione verso Generali e UnipolSai», conclude Diodovich.

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