
2 minute read
«IL CONSULENTE DEL FUTURO? ALLEATO DEL FINTECH
by Economy
di Marco Muffato
Si Chiama Corporate Fintech
Advertisement
CONSULTANT, L’ADVISOR CHE È GIÀ REALTÀ COME SPIEGA L’AD
Azimut Holding Paolo Martini
«Il Corporate Fintech Consultant è la terza nostra innovazione in ordine di tempo che avrà un impatto importante sul nostro mondo così com’è stato a suo tempo con l’introduzione del wealth management nel 2009 di cui siamo stati precursori, e con l’avvento della democratizzazione dell’economia reale nel 2019. È la nuova grande sfida che riguarderà tutta la nostra industria dove oggi partiamo come first mover», così Paolo Martini (nella foto), amministratore delegato di Azimut Holding presenta a Investire l’evoluzione del consulente finanziario prossimo venturo.
Ne ha anche fatto un libro dal titolo “Corporate Fintech Consultant – l’evoluzione del ruolo del consulente finanziario”, in cui si legge che il CFC “si avvantaggia del nuovo ambiente (la crisi del sistema bancario) e trova nuove modalità organizzative (lavoro in team e smart) e strumenti di lavoro (piattaforme fintech, economia reale e servizi corporate per le Pmi) per affrontare il nuovo contesto”. Già perché per Martini «il Corporate Fintech Consultant di fronte a una evoluzione della professione si avvantaggia di tre aspetti: il primo è il territorio mutato con le banche che si stanno ritirando sia fisicamente, con la chiusura degli sportelli, sia riducendo l’impegno e la focalizzazione sulle Pmi. Il CFC va a occupare un territorio in piena desertifica- zione bancaria. Il secondo aspetto è che il CFC beneficia dell’avvento della tecnologia che anche attraverso l’AI, la blockchain, i Big Data, il cloud, il machine learning e le Api ha permesso passi avanti giganteschi anche al nostro settore. Infine il CFC può avvalersi dei vantaggi della regolamentazione che sta accompagnando il processo di cambiamento dell’industria in senso più ampio, con lo sviluppo di start up e pmi innovative, con il rafforzamento dei Pir alternativi che aiutano a far arrivare liquidità al sistema produttivo italiano».
Questo focus distintivo sulle Pmi darà nuovo respiro alla professione di consulente finanziario perché come spiega Martini «La quota di mercato dei consulenti finanziari sulla clientela privata è passata in 10 anni - dal 2011 al 2021 - dal 9 al 18%, percentuale che sale quasi al 40% nel mondo del private. La sfida dei prossimi 10 anni è avere la stessa crescita nei confronti dei 5 milioni di Pmi italiane».
Altra caratteristica di questo consulente finanziario allargato sarà il definitivo superamento del suo essere “monade” nel suo lavoro quotidiano. «Il CFC», sottolinea l’ad di Azimut Holding «è un professionista che spesso lavora in un team allargato sia con altri colleghi consulenti che con specialisti, considerata la complessità dei nuovi e ulteriori compiti che riguardano il mondo corporate con l’offerta di servizi che spaziano dal mondo assicurativo in tutte le sue forme fino al lending, ai minibond, alle ristrutturazione del debito, al mondo equity (M&A, club deal, private equiy, venture capital, ndr) e ai servizi collegati al conto corrente, quali anticipo fatture, aggregazioni conti e pagamenti internazionali. Con queste premesse il CFC dispone di tutte le leve per aiutare le Pmi a crescere e va ad affiancarsi o a sostituirsi al canale bancario tradizionale avvalendosi delle piattaforme fintech che in Italia come a livello mondiale stanno crescendo moltissimo».
IL CFC in questo modo, per Martini, va ad assumere un ruolo sociale importante aiutando concretamente il tessuto produttivo italiano a imporsi sul territorio. «Il nostro professionista si concentra su aziende con fatturati dai 250mila euro ai 250 milioni, un universo che oggi raccoglie 1,8 milioni di aziende», osserva Martini.
Inoltre, secondo l’ad di Azimut Holding, CFC e lavoro in team «aiuteranno i giovani a entrare nel mondo della consulenza finanziaria. Noi stiamo già toccando con mano che chi sta utilizzando questo ecosistema, fatto di economia reale, piattaforme fintech e servizi corporate, cresce più del doppio di chi lavora in maniera tradizionale sia in termini di portafoglio che di numero di clienti. Naturalmente bisogna avere voglia di imparare cose nuove, di impegnarsi molto nella propria formazione, nell’apprendere da colleghi e specialisti sul campo un mestiere dal grande futuro».