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IL QUADRO DEI LISTINI MIGLIORA
by Economy
MA LA PRUDENZA È ANCORA D’OBBLIGO
L’inizio dell’anno è stato caratterizzato da mercati positivi grazie ai segnali di un’inflazione in calo, a consumi superiori al previsto e all’uscita della Cina dalle politiche zero-Covid. Se qualche mese fa una recessione ad inizio anno veniva considerata inevitabile, oggi gli investitori sperano in una decelerazione controllata per l’economia globale.
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Da qualche mese gli indicatori economici suggeriscono come i prezzi al consumo continuino a salire, ma a un ritmo più lento. Negli Stati Uniti il picco dell’inflazione sembra essere alle spalle: a dicembre l’inflazione è stata del 6,5%, che si confronta con un massimo del 9,1% raggiunto lo scorso giugno. Forse anche in Europa il peggio è passato, anche grazie alla riduzione dei prezzi del gas. A dicembre l’inflazione era del 9,2%, molto elevata ma in forte riduzione dopo diversi mesi sopra il 10%. La domanda ed i consumi, sia negli Stati Uniti che in Europa, invece si sono dimostrati superiori alle aspettative, inoltre in Europa le temperature elevate hanno consentito di limitare i consumi di gas il cui prezzo è sceso allontanando qualche nuvola economica.
L’economia è comunque destinata a rallentare. Nonostante la riduzione del potere d’acquisto, le famiglie hanno mantenuto il tenore di vita comprimendo i risparmi, ma ormai il tasso di risparmio è sceso a livelli di guardia (negli Stati Uniti al 2%) e non ci sono ulteriori margini per sostenere questa tendenza.
Inoltre, negli Stati Uniti il settore immobiliare risente dei tassi più alti sia in termini di riduzione del numero di compravendite che di rallentamento del settore costruzioni e possiamo aspettarci un simile andamento anche in Europa nei prossimi mesi.
D’altra parte, ci sono novità importanti provenienti dall’Asia. L’uscita dalla strategia zero-Covid per la Cina avrà un impatto modesto ad inizio anno perché il livello dei contagi è molto elevato ma da metà anno si dovrebbe assistere a un’accelerazione anche grazie ai risparmi accumulati negli ultimi due anni, come già avvenuto dal 2021 in Occidente. La riapertura della Cina potrebbe avere implicazioni anche per le materie prime e in particolar modo il petrolio. L’altra area problematica in Cina è il settore immobiliare. Di recente le politiche stanno diventando via via più accomodanti, se il settore immobiliare lo scorso anno aveva rappresentato un freno di oltre 3 punti percentuali per la crescita del Pil, quest’anno dovrebbe risultare complessivamente neutrale. Insomma, a livello globale ci aspettiamo un anno di crescita economica contenuta ma comunque positiva. Restano molte incertezza a livello geopolitico, a partire dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Per questo sul mercato azionario rimaniamo neutrali, nonostante le valutazioni siano scese lo scorso anno, la redditività delle aziende potremmo risultare inferiore e quindi le borse potrebbero continuare a essere volatili.
In questo contesto continuiamo a preferire i titoli value, cioè società che producono buoni flussi di cassa e con valutazioni contenute. Inoltre, siamo positivi su settori come la farmaceutica, i beni di prima necessità e l’energia. Sul mercato azionario americano rimaniamo cauti perché le valutazioni sono ancora elevate, soprattutto nella tecnologia. I mercati emergenti invece potranno beneficiare della riapertura cinese e sono per questo tra i nostri preferiti.
Per quanto riguarda le obbligazioni, preferiamo i titoli di buona qualità, soprattutto i corporate investment grade. Anche le obbligazioni dei Paesi emergenti potrebbero beneficiare dalla riapertura cinese. L’inasprimento degli standard di prestito e il rallentamento della crescita suggeriscono un rischio di default più elevato e, di conseguenza, riteniamo che il segmento high yield sia più vulnerabile.