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INTELLIGENZA NON È MAI TROPPA

di Sergio Luciano

Rispetto alla stellare complessità della materia, il dibattito sull’intelligenza artificiale rinfocolato dall’avvento di ChatGpt è subito diventato becero. Perché se l’intelligenza può forse diventare artificiale, e il gadget di OpenAi sembra dimostrarlo (per quanto sia appunto poco più di un gadget), la cretinaggine è senza dubbio naturale. Basta aver sfogliato qualche libro o guardato qualche film di fantascienza per avere, sull’ennesimo “nuovo mondo” che si apre davanti noi, idee più chiare di quelle di molti esegeti. Possiamo annunciare uno scoop: ancora per molto tempo nessun computer saprà innammorarsi come un essere umano, o arrabbiarsi, o cogliere da un battito di ciglia il cambiamento di umore del suo interlocutore. E soprattutto non nascerà, non invecchierà e non morirà mai come fa qualsiasi essere vivente. Tranquilli, ora? Macchè! La domanda-tabù si ripropone, nonostante questo “scoop”: l’intelligenza artificiale potrà influire sui mercati e sulle professioni che oggi li animano?

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Al di là dei distinguo, una prima risposta è palese: influirà moltissimo, anzi già lo fa, e lo farà di più. Ma è palese anche la seconda risposta: i computer, per quel che si riesca a sapere oggi (fantascienza compresa) non sostituiranno mai del tutto l’essere umano, per quanto siano già arrivati a competere e a vincere, come nell’eterno esempio del gioco degli scacchi, dove fin dal ’97 il sistema Watson dell’Ibm riuscì a battere l’allora campione Garry Kasparov.

In un bellissimo spot tv si vede un robot umanoide battere un uomo a ping-pong, alla corsa e addirittura in cucina mentre una voce artificiale fuori campo commenta “Ho programmi per vincere a ping pong”, “ho programmi per correre velocissimo”… Alla fine, però, l’umano sconfitto veniva ripreso mentre brinda tra amici e amiche in un pub, e la voce fuori campo (naturale) annuncia trionfante: “Ma io ho programmi per questa sera”. La testata che state leggendo e che quest’anno compie 40 anni, fin dal primo suo numero del “nuovo corso”, nel gennaio 2019, ha pubblicato per molti mesi una “gara” gestionale tra gestori umani e un robo-advisor amministrato da Deus Technology (grazie!). E la vittoria non andò sempre ai robot… www.investiremag.it

In effetti, i progressi dell’intelligenza artificiale vanno per molte ragioni salutati con positività, fermo restando l’obbligo di vigilare (ben più di quanto si sia fatto finora) contro eccessi e distorsione nell’uso di quest’enorme potenza di calcolo. E ciò vale anche e soprattutto per i mercati. Almeno tre potranno essere gli effetti benefici dell’Ai rispetto al mondo della finanza e dell’intermediazione:

1) C’è talmente tanto da sapere per scegliere bene sui mercati, che ogni supporto giova, pur rimettendo le scelte finali all’uomo per arricchire le conclusioni matematiche delle macchine con la luce dell’intelligenza emotiva di cui esse per ora non dispongono.

2) Solo un’enorme capacità di calcolo può “tener d’occhio” la sconfinata quantità di opportunità di offerte che i mercati presentano, come già fanno in parte gli attuali robo-advisor.

3) L’avvento dell’AI sta rimescolando – o promette di farlo – il vero nemico non solo dei mercati finanziari ma anche del libero mercato in genere, ossia l’oligopolio dei tech giant. Prima o poi l’Antitrust Usa farà a pezzi Google, Facebook, Apple e anche Microsoft per eliminarne il nauseante strapotere; ma intanto è un gran bene che sia sorta tra questi Golem una guerra senza esclusione di colpi, un po’ come quei film in cui Godzilla uccide da King Kong. Chiunque spezzi quei monopoli giova al mercato, quello vero.

Ma c’è un’altra considerazione da fare. I mercati finanziari sono una maionese impazzita. Attaccati, superati, contrastati da mercati ufficiosi dove si scambia di tutto senza regole. Compresi gli Nft. Ultima trovata, un future sugli streaming musicali: la morra elevata al rango della Borsa. Contro questi assurdi, una dose supplementare di calcolo e analisi sarà un gran bene. Ricorderà a molti che i mercati finanziari, quelli degli investimenti su cui si gioca il futuro benessere della popolazione, sono una cosa seria. Poi ci sono i giochi d’azzardo, per chi apprezza.

UN BENVENUTO A FORCHIELLI E SCACCIAVILLANI

Investire si arricchisce di un altro contributo autoriale di assoluto valore, gli scritti di Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani, sotto la testatina Inglorious globastards, gioco di parole (degli autori!) tra filmografia e macroeconomia. Forchielli e Scacciavillani non hanno bisogno di presentazioni. Non perdeteveli, a pagina 25

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