Saggio Critico Geoarchitettura

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Università di Roma La Sapienza | Facoltà di Architettura Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura Studente: Dzemianchuk Mikhail | Numero della Matricola: 1902921

DI E’ BE ’ DO FRANCIS KE ’ RE ’

ABSTRACT

In questo breve saggio verrà analizzato il ruolo centrale assunto dal paesaggio nella pratica professionale di Dièbèdo Francis Kéré. L’indagine viene condotta attraverso l’analisi di due plessi scolastici realizzati nell’area geografica dell’Africa subsahariana. Con le presenti riflessioni si vuole mettere in evidenza la relazione tra architettura e le specificità ambientali, indagando l’avanzamento di una prassi progettuale che nel continente Africano è stata, ed è contraddistinta dalla trasposizione delle conoscenze tecniche e formali dell’Europa Occidentale. L’aumento demografico e la forte carenza di servizi primari aprono prospettive inedite sullo sviluppo di un’architettura autoctona.

SOMMARIO Abstract 2 Introduzione 4 Lions Startup Campus sinossi 5 territorio 6 progetto e genius loci 8 Burkina Institut of Technology (BIT) sinossi 10 territorio 11 progetto e genius loci 12 Conclusioni 14 Bibliografia 15
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Immagine a fianco, Iwan Baan, Momentum of Light.

FRANCIS KERE’ ARCHITECTURE

Nato in un piccolo villaggio a Gando, in provincia di Burkina Faso, Dièbèdo Francis Kéré intraprenderà gli studi di architettura a Berlino nel 1996. La capacità di coadiuvare la formazione europea con gli aspetti legati alle specificità ambientali varranno numerosi riconoscimenti internazionali all’architetto, aprendo un dibattito attivo sulle diverse forme dell’Abitare nel continente Africano. Dall’inizio della sua vita professionale è possibile individuare sinteticamente due capisaldi: l’organizzazione di spazi comunitari che rafforzino il nucleo sociale, e l’interpretazione attenta delle specificità territoriali. Lo studio di progettazione fondato nel 2005 a Berlino esprime nel manifesto programmatico il proprio approccio progettuale con i termini “locale” e “partecipativo”, in funzione di una risposta coerente alle domande poste dal luogo d’intervento. Si inserisce in un panorama culturale più ampio definito come Afrofuturismo termine coniato da Mark Dery nel libro “Flame Wars: The Discourse of Cyberculture” definito come “narrativa speculativa che tratta temi afro-americani e affronta le preoccupazioni afro-americane nel contesto della tecnocultura del XX secolo - e più in generale, una significazione afro-americana che si appropria di immagini tecnologiche e di un futuro artificiale migliore”1

Le ripetizioni di sistemi tecnolo-

gici collaudati e declinati formalmente in funzione delle circostanze oggettive deriva da uno studio delle capacità realizzative locali: “Mentre altre discipline creative si sono avvicinate all’afrofuturismo come un modo per sfidare il nostro immaginario collettivo con narrazioni radicalmente alternative, l’architettura deve lavorare all’interno della realtà del suo contesto attuale se vuole essere rilevante. È questa apparente contraddizione che ci porta a posizionarci all’incrocio tra utopia e pragmatismo.”2

I progetti presi in esame nel saggio si collocano nel più ampio quadro dell’Africa Subsahariana, in particolar modo la Lions Startup Campus in Kenya ed il “Burkina institute of Technology” del Burkina Faso. Il territorio è caratterizzato dall’abbondanza e la quasi totale invariabilità degli elementi primari enunciati da Heidegger come il Cielo e la Terra, che definiscono spiritualmente un luogo Assoluto3. Questa ricchezza è controbilanciata da un forte deficit di opportunità economiche, un fenomeno che ha delle implicazioni fisiche, prestandosi come componente dell’interpretazione dei motivi del Genius loci4. Il contrasto alla dispersione per la ricerca di opportunità istruttive o posti occupazionali viene affrontato mediante un’architettura polarizzante nell’atto stesso della sua costruzione.

testo di dove è stata presa questa fotografia (specifica dal suo sito ed in qualeanno ) testo di dove è stata presa questa fotografia (specifica dal suo sito ed in qualeanno ) indendo la foto di destra mettile entrambe dentro questo riquadro

1N. Aidoo, “Afrofuturismo: spazio di resistenza nera”, 12.09.2020, Journo, https://www.intersezionale.com/2020/11/12/afrofuturismo-spazio-di-resistenza-nera/

2Kèrè Architecture, “Our Expertise”, https://www.kerearchitecture.com/expertise

3Christian Norberg-Schulz, Genius Loci. Paesaggio ambiente architettura, 8. ed, Milano, Electa, 2007, pp. 45

4Ibidem

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INTRODUZIONE

LIONS STARTUP CAMPUS

Stato: Completato

Data: 2019-2021

Sito: Turkana County, Kenya

Dimensioni: 1,416 sqm

Cliente: Learning Lions gUG (haftungsbeschränkt)

Design Team: Kinan Deeb, Andrea Maretto

Contributori: Juan Carlos Zapata, Leonne Vögelin, Charles André, Malak Nasreldin

Collaboratori: BuildX Studio

Premi: Best Public Building: Wallpaper* Design Awards 2022, Monocle Design Award 2022 in the category of Best Educational Buildings.

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SINOSSI

LIONS STARTUP CAMPUS

TERRITORIO

Localizzato nei pressi dell’area del Turkana, il Lions Startup Campus si trova in una contea situata nel nord-ovest del Kenya, un’area caratterizzata da un paesaggio desertico e montagnoso che si estende attorno alle sponde dell’omonimo lago. La regione della Rift Valley è un luogo estremo e affascinante, descritto da un paesaggio arido e impervio, ma anche da una grande varietà di forme naturali come canyon e colline di sabbia. Tutti questi elementi paesaggistici donano al lago di Turkana un carattere selvaggio e incontaminato, unico nel suo genere essendo situato in un luogo desertico. Il vento è un elemento importante del clima del Turkana. Durante la stagione secca, che va da giugno a settembre, soffia il vento dell’est, un vento caldo e secco che può alzare pareti di polvere e sabbia. Durante la stagione delle piogge, che va da marzo a maggio, soffia invece il “vento dell’ovest”, un vento più fresco che

porta le nuvole cariche di pioggia dalla costa dell’Oceano Indiano verso l’entroterra. La regione dà vita anche a numerose variazioni topografiche, con le quali la natura estrema e incontaminata inclina le tendenze insediative delle comunità locali, costrette ad adattarsi al territorio5 . Lo scenario che vi si presenta è dominato dalla natura plasmata attraverso l’erosione dei venti ed i fenomeni vulcanici. Qui vi hanno trovato vita diversi popoli nomadi, come i Turkana, i Pokot, i Samburu e i Rendille. Le popolazioni che stanziano sul territorio hanno tutte una forte identità culturale e storica. La resilienza dei nomadi è messa alla prova da questi spazi sterminati e sterili, dove le loro tradizioni e il loro stile di vita deve adattarsi completamente alle circostanze territoriali.

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5Christian Norberg-Schulz, cit., pp. 168

TERRITORIO

L’architettura, viene definita da Borchers come “linguaggio dell’immobilità sostanziale”6, e come tale, trova nel suolo su cui si configura le sue ragioni d’essere. Nel momento in cui il manufatto è completo non è solamente cosa immersa nel Luogo, ma diventa esso stesso la rappresentazione del luogo. Un luogo in assenza di elementi primari viene descritto come “neutrale” e l’unica peculiarità diviene la variazione topografica. Il Campus del Turkana esprime formalmente il dato ricavato dalle condizioni del luogo, manipolando la materia secondo un processo di simbolizzazione, radunando le peculiarità. Il plesso scolastico del Lions Startup Campus si inserisce all’interno di questa cornice. Le categorie introdotte da Norberlg Schulze in “Genius Loci” per descrivere la “Terra” forniscono strumenti fondamentali per la comprensione del rapporto tra il Campus e il luogo: La testura ed il colore del terreno vengono riprodotte nella finitura in gesso del complesso scolastico, mentre la vegetazione di basse ed estese zone arborate ricopre un ruolo secondario nella percezione del paesaggio, estendendo lo sguardo verso un orizzonte indefinito7. Il Campus progettato da Kerè si erge quindi dal terreno arido come il tumulo di una colonia di termiti rielaborando in termini architettonici e morfologicamente una delle peculiarità territoriali. Le alte torri, oltre a diventare un caposaldo percettivo del paesaggio, fanno parte di una riflessione attenta ai criteri di sostenibilità ecologica. Il luogo oltre ad essere composto dagli elementi stabili caratteristici della Terra, presentano quella che Schulz descrive come “atmosfera”, o l’impressione di come il luogo appare, anche nei suoi caratteri mutevoli, seppur inseriti nel quadro di una più ampia stabilitas loci8. Il soggetto principale del paesaggio kenyota, oltre il rapporto che intercorre tra l’osservatore ed il Cielo, è rappresentato dal ciclo solare, che determina condizioni luminose e climatiche particolari.

Analogie morfologiche con la composizione del Campus ed un tumulo formato dalle termiti.

Pagina a fianco: Kere Architecture, Lions Startup Campus. Foto dall’alto del Lago del Turkana.

6Rafael Moneo, L’altra Modernità. Considerazioni sul futuro dell’architettura, Milano, Christian Marinotti edizioni, 2012, pp. 39 7Cfr. Christian Norberg-Schulz, cit., pp. 34 8Cfr. Ibidem. pp. 180

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Percezione del rilievo collinare dal lago del Turkana. Apertura del cortile individuando un asse previlegiato con il lago.

LIONS STARTUP CAMPUS

Di notte in assenza di elettricità persiste un buio incontrastato se non da qualche sporadico focolaio, mentre di giorno la sfida progettuale diventa la gestione dell’intensità luminosa ottimizzando l’illuminazione interna. Francis racconta in Momentum of Light l’influenza determinante che ha subito la sua attività professionale attingendo all’esperienza empirica della luce di Burkina Faso: “La luce non è mai stata semplicemente qualcosa che illuminava uno spazio. Era un creatore di forme e modelli. La scultura era la pioggia di luce che cadeva attraverso il tetto di paglia che copre la casa dove ho dormito. Mi addormenterei nell’oscurità completa solo per svegliarmi, aprire lentamente gli occhi e vedere gocce di sole che entrano attraverso il rivestimento di paglia e danzando sulle superfici che ha colpito. Poi mi girerei la mia testa e vedo una linea di luce passare attraverso la curva apertura della porta e creando un elemento scultoreo tagliando la stanza altrimenti buia.”9

A tal proposito l’orientamento degli edifici all’interno del Campus è stato scelto per sfruttare al meglio l’ombreggiatura naturale, minimizzando l’effetto dell’esposizione diretta al sole durante le ore più

calde del giorno e massimizzando l’illuminazione naturale all’interno degli spazi. Questo significa che gli edifici sono stati posizionati in modo da proteggere le aree aperte dagli effetti diretti della luce solare, ed in particolare: l’edificio principale, che ospita le aule e gli uffici, è orientato verso nord-est per massimizzare l’ombreggiatura durante le ore più calde del giorno e per sfruttare al meglio la luce naturale proveniente dal nord. Questo posizionamento consente anche di ridurre il bisogno di aria condizionata all’interno degli edifici. Il complesso è caratterizzato da una serie di nuclei convergenti attorno ad un cortile. Costruito su due piani, gestisce il dislivello mediante ampie terrazze che definiscono lo spazio collettivo, mentre la configurazione a “V” consente di racchiudere percettivamente lo studente entro il perimetro del plesso, proiettando lo sguardo in direzione della massa d’acqua salata. Tale composizione definisce un perimetro di spazi flessibili ed aperti, raggruppando simbolicamente la comunità. La progettazione degli spazi d’incontro viene affrontata ulteriormente nella parte superiore delle coperture calpestabili, schermate da pergolati metallici sui quali si impostano piante rampicanti.

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PROGETTO E GENIUS LOCI
9C Kerè Francis, Iwan Baan, Momentum of light. Delta Light, 4 Novembre 2021, pp. 3-4

Le intelaiature tessili e vegetali costituiscono un’ulteriore protezione dai raggi solari in corrispondenza degli infissi al piano terreno. Attraverso aperture episodiche tra le cellule che costituiscono il plesso vengono a formarsi degli spazi interstiziali, attraverso i quali Kerè incornicia il paesaggio, definendo un ambiente flessibile a metà tra interno ed esterno. La profondità di questi ultimi consente un alto grado di comfort generando un’ombra decisa. Le aperture scandiscono ritmicamente il prospetto, lunghe e strette come feritoie, alternando pieni e vuoti negli allineamenti verticali. Questa soluzione viene adottata negli uffici e negli spazi di coworking posti al piano superiore. Le finestre degli ambienti adibiti ad aula scolastica vengono ridotte introducendo aperture orizzontali, limitando la relazione tra interno ed esterno eliminando elementi di distrazione. Questi spazi sono stati pensati per mantenere una tempe-

ratura che favorisse il benessere e la concentrazione sfruttando il principio dell’effetto camino. Le aule poste al piano terra sono interconnesse ai canali che emergono dai tetti piani mediante un’interruzione del solaio intermedio. La soluzione proposta consente di avere un forte refrigeramento per la variazione di pressione, facendo muovere costantemente l’aria all’interno dell’edificio in maniera da ventilarlo naturalmente senza l’ausilio di elettricità. In questa maniera la Lions Startup coadiuva le tecnologie moderne indagando le tecniche tradizionali, realizzando l’edificio con un continuo confronto con le maestranze kenyote, rispondendo alle esigenze che favoriscano la percezione del manufatto come parte integrante della comunità e del territorio.

Pagina a fianco: Kere Architecture, Lions Startup Campus. sketch sulla mediazione volumetrica svolta dal complesso tra il rilievo pianeggiante ed il lago del Turkana In basso: Kere Architecture, Lions Startup Campus. Assonometria dei servizi.

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PROGETTO E GENIUS LOCI

BURKINA INSTITUTE OF TECNOLOGY (BIT)

Stato: Completato

Data: 2020

Sito: Koudougou, Burkina Faso

Dimensioni: 1,000 sqm

Cliente: Stern Stewart Institute & Friends

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SINOSSI

BURKINA INSTITUTE OF TECNOLOGY (BIT)

TERRITORIO

In questo capitolo andremo ad approfondire l ‘intervento fatto per la realizzazione del Burkina Institute of Technology (BIT), il risultato di un ampliamento del campus ubicato a Koudougou, in Burkina Faso. Il paesaggio Burkinate è caratterizzato da una varietà di elementi racchiusi entro savane aperte, puntualmente definite da alberi sparsi e vegetazione bassa. Alcune specie di arbusti qui presenti, come il karité e il baobab, sono particolarmente significative per la cultura locale in quanto forniscono cibo, ombra e risorse naturali, e sono spesso considerati luoghi di incontro e di spiritualità. Un ulteriore elemento peculiare è il clima prevalentemente soleggiato durante tutto l’anno. La luce solare nelle zone tropicali dell’Africa Subsahariana ha una duplice connotazione: l’intensità solare che caratterizza il paesaggio fornisce una luminosità vivace definendo le caratteristiche degli spazi aperti, traducendosi malgrado in temperature estreme, inducendo il progettista a proteggersi e sfruttare parzialmente questa risorsa. La sua presenza abbondante influisce sulla vita delle persone definendo i ritmi quotidiani oltre ad amplificare i colori del paesaggio: le tonalità calde delle terre, delle piante e degli edifici vengono esaltate dalla luce. Questi colori vibranti sono spesso associati all’identità e alla cultura del Burkina Faso, creando una sensazione di vitalità e di allegria, mentre vengono generati interessanti giochi di ombre, specialmente nelle ore più calde della giornata. Le proiezioni

d’ombra create dalle strutture architettoniche, dagli alberi e da altri oggetti presenti nell’ambiente contribuiscono a definire la percezione dello spazio e del tempo, oltre ad aggiungere una dimensione estetica al paesaggio. Data la posizione geografica del paese nell’Africa occidentale, il vento svolge un ruolo importante nella vita delle persone e nella conformazione del paesaggio. Il vento harmattan, un vento secco e polveroso che soffia dall’interno del continente, può portare temperature più basse, ridurre la visibilità a causa della sabbia e della polvere sospese nell’aria e influenzare la vita quotidiana delle persone. È un elemento distintivo della stagione secca e può incidere su diverse attività, come l’agricoltura e il modo in cui le persone si proteggono dalle sue conseguenze. La ventilazione naturale invece viene sfruttata a partire dagli edifici e nelle abitazioni tradizionali del Burkina Faso: l’architettura vernacolare fa un uso attento della direzione del vento per favorire il flusso d’aria e garantire il comfort termico negli ambienti interni. Questa considerazione del vento nella progettazione degli spazi abitativi riflette la connessione delle persone con il loro ambiente naturale e la capacità di adattarsi alle condizioni climatiche.

Pagina a fianco: Kere Architecture, Burkina institute of Technology. Fotografia del complesso a volo d’uccello.

In basso: Kere Architecture, Burkina institute of Technology. Planimetri generale.

BURKINA INSTITUTE OF TECNOLOGY (BIT)

Il Burkina Institute of Technology si inserisce in una pianura alluvionale caratterizzata da frequenti piogge, guidando l’approccio progettuale e tecnologico per la configurazione del plesso. Il primo intervento ha ridefinito la modellazione del terreno per il deflusso delle acque in appositi serbatoi sotterranei. Le tecniche costruttive adoperate vengono chiarite da Francis Kerè durante il TED Talk sul tema della costruzione in Africa, “How to build with clay and community”10 .

Qui, l’architetto enuncia l’importanza delle piogge sporadiche non solo dal punto di vista del rifornimento idrico, ma approvvigionamento fondamentale di materiale costruttivo come sabbia e ghiaia proveniente dalle inondazioni del fiume, le quali mescolate con l’argilla consentono di erigere muri resistenti meccanicamente e proteggere dal caldo torrido gli ambienti interni. Per la costruzione del BIT viene potenziata una tecnica, che consiste nella colatura dell’argilla locale in appositi casseri di dimensione uniformata alle misure delle cellule costituenti il plesso scolastico. Il vantaggio è rilevato nella replicabilità di tale metodologia abbattendo le spese di messa in opera grazie alla possibilità di riutilizzo del cassero e l’espansione progressiva della comunità universitaria aumentando l’opportunità di istruzione a fasce più ampie di popolazione. Le fasi di costruzione vengono seguite dalla comunità locali acquisendo competenze costruttive specifiche. Le aule si innestano su un cortile rettangolare che divide percettivamente lo studente dall’ambiente circostante, mediante il profilo perimetrale delle cellule in testata e la scala che risolve il dislivello. Tale configurazione è intervallata da aperture che individuano spazi sociali e consentono il raffrescamento prodotto dall’aria che circola tra i moduli, caratterizzati da una copertura metallica continua. Nel BIT l’elevata ventilazione degli ambienti è favorita inoltre da pareti flessibili che ne consentono la parziale apertura mediante delle lamelle verticali regolabili, mentre il flusso d’aria calda viene espulso per l’effetto camino attraverso aperture tra il tetto e le pareti sul retro di ogni aula. La copertura è caratterizzata

da un modulo metallico ondulato rivestito internamente con listelli lignei. Il profilo inclinato con una parziale sovrapposizione ed apertura consentono di realizzare delle bocche di lupo efficienti ma coadiuvate da ventilazione elettrica per il raffrescamento delle aule digitali. La struttura interna del complesso presenta una chiusura significativa rispetto all’esterno, percezione amplificata mediante schermi verticali in listelli di eucalipto adotti per filtrare ulteriormente i raggi solari dalle superfici murarie.

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In alto a sinistra: Kere Architecture, Burkina institute of Technology. Sketch di studio sella ventilazione degli ambienti.

In alto a sinistra: Kere Architecture, Burkina institute of Technology. Interno del cortile. In basso a sinistra: Kere Architecture, Burkina institute of Technology. Dettaglio sui listelli regolabili e la parete oscurante.

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CONCLUSIONI

L’Africa è stata interessata per un lungo periodo dal fenomeno di colonialismo di origine europea, avendo profonde ripercussioni sullo sviluppo del continente. Gli effetti dell’occupazione occidentale sono stati approfonditi da numerosi antropologi, tra cui è possibile annoverare Walter Rodnay con la pubblicazione del 1972 di “How Europe Undeveloped Africa”11 , evidenziandone le conseguenze economiche. La scarsa possibilità di accedere ad un’istruzione superiore comporta la mancanza di figure specializzate capaci di gestire ed interpretare le sfide riservate dal futuro.

La popolazione africana, infatti, ha subito un incremento demografico considerevole a partire dall’inizio del XX secolo12 e secondo le ultime proiezioni raggiungerà la quota dei 2,5 miliardi di unità entro il 205013 . L’aumento della popolazione non è però corrisposta da quello dei servizi, realizzati in gran parte da studi europei ed orientali con ritmi frenetici, dando un forte impulso all’espansione urbana secondo un disegno autoreferenziale. Il dibattito assume scala globale mettendo a fuoco la diaspora africana, protagonista principale della diciottesima mostra internazionale d’Architettura a Venezia, con la grande partecipazione di nativi africani con formazione estera14. Christian Benimana durante un TED talk15, esprime la necessità ed il bisogno condivisi di sviluppare competenze localmente, realizzando soluzioni uniche dalla nuova generazione di architetti e designer africani. La percezione dell’Occidente come ideale di progresso ha reso ben accetto l’uso indiscriminato di calcestruzzo armato, un modello incompatibile con diverse zone climatiche del continente, richiedendo l’utilizzo costante del condizionatore per refrigerare gli ambienti16 ed una consecutiva perdita del Luogo17. Uno dei promotori

di un approccio progettuale sensibile è Diébédo Francis Kéré ottenne nel 2022 il riconoscimento prestigioso del Pritzker Prize, valso per l’esperienza maturata nel continente giovane.

“L’intero corpus di opere di Francis Kéré ci mostra il potere della materialità radicata nel luogo. I suoi edifici, per e con le comunità, sono direttamente di quelle comunità - nella loro costruzione, nei loro materiali, nei loro programmi e nei loro caratteri unici. Sono legati al suolo su cui siedono e alle persone che siedono dentro di loro. Hanno una presenza senza pretese e un impatto plasmato dalla grazia. [...] L’opera di Francis Kéré è, per la sua essenza e la sua presenza, frutto delle sue circostanze. In un mondo in cui gli architetti realizzano progetti nei contesti più diversi – non senza controversie – Kéré contribuisce al dibattito incorporando dimensioni locali, nazionali, regionali e globali in un personalissimo equilibrio di esperienza dal basso, qualità accademica, bassa tecnologia, alta tecnologia e un multiculturalismo veramente sofisticato.”18

Nelle parole della giuria è possibile individuare una linea guida tracciata per le generazioni future, mettendo al centro dell’attenzione il Luogo durante tutte le fasi del progetto architettonico.

11Walketer Rodnay, How Europe Undeveloped Africa, Bogle-L’Ouverture Publications, Londra, trascrozione della 6° ristampa, 1983 [I. ed. 1973]. https://web.archive.org/web/20100620111510/http://marxists.org/subject/africa/rodney-walter/how-europe/index.htm

12Wikipedia, La colonizzazione. https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_colonialismo_in_Africa

13Angelo Ferrari, Africa, La rivista del continente nero, 26.11.2023. https://www.africarivista.it/perche-il-futuro-dellafrica-si-gioca-nei-prossi mi-trentanni/209679/#:~:text=L’Africa%2C%20secondo%20le%20stime,quattro%20del%20pianeta%20sar%C3%A0%20africano.

14Lesley Lokko, Biennale di Architettura 2023: il laboratorio del futuro. 31.05.2022. https://www.labiennale.org/it/news/biennale-architettu ra-2023-il-laboratorio-del-futuro

15Christian Benimana, Ted, “the next generation of African architects and designers. 19.01.2018 https://www.youtube.com/watch?v=itLUXZnLRn8&ab_channel=TED

16Francis Kere, Design Indaba, “African architecture should stop copyng the West”, 01.09.2011 https://www.youtube.com/watch?v=jAHeoh4TuCM

17Cfr. Christian Norberg-Schulz, cit., pp. 189

18The Pritzker Architecture Prize, Juri Citation. https://www.pritzkerprize.com/laureates/diebedo-francis-kere#laureate-page-2441

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BIBLIOGRAFIA

Christian Norberg-Schulz, “Genius Loci, Paesaggio Ambiente Architettura”, Mondadori, 1 Gennaio 1997 [I ed. 1979]

Francis Kéré, Iwan Baan, “Momentum of Light”. Delta Light, 4 Novembre 2021

Francis Kere, “Practical Aesthetics”, AV monographs 201 (2018).

Rafael Moneo, “L’altra modernità”, Marinotti, collana: Pensiero dell’architettura. 2012.

SITOGRAFIA

Benimana Christian, Ted, “the next generation of African architects and designers. 19.01.2018

https://www.youtube.com/watch?v=itLUXZnLRn8&ab_channel=TED (10.06.2023)

Ferrari Angela, Africa, La rivista del continente nero, 26.11.2023. https://www.africarivista.it/perche-il-futuro-dellafrica-si-gioca-nei-prossimi-trentanni/209679/#:~:text=L’Africa%2C%20secondo%20le%20stime,quattro%20del%20pianeta%20sar%C3%A0%20africano. (10.06.2023)

Francis Kere, Design Indaba, “African architecture should stop copyng the West”, 01.09.2011

https://www.youtube.com/watch?v=jAHeoh4TuCM (10.06.23)

Kerè Architecture, “Our Expertice”,https://www.kerearchitecture.com/expertise (17.05.2023)

Lokko Lesley, Biennale di Architettura 2023: il laboratorio del futuro. https://www.labiennale.org/it/news/ biennale-architettura-2023-il-laboratorio-del-futuro (10.06.2023)

TED, “Diébédo Francis Kéré: How to build with clay... and community”, https://www.youtube.com/watch?v=MD23gIlr52Y&ab_channel=TED (17.05.2023)

The Pritzker Architecture Prize, Jury CItation, https://www.pritzkerprize.com/laureates/diebedo-francis-kere#laureate-page-2441 (17.05.2023)

Walketer Rodnay, How Europe Undeveloped Africa, Bogle-L’Ouverture Publications, Londra, trascrozione della 6° ristampa, 1983 [I. ed. 1973]. https://web.archive.org/web/20100620111510/http://marxists.org/ subject/africa/rodney-walter/how-europe/index.htm (10.06.2023)

Wikipedia, La colonizzazione. https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_colonialismo_in_Africa (10.06.2023)

FRANCIS KERÈ – PROGETTI; STARTUP LIOS CAMPUS, BURKINA INSTITUTE OF TECHNOLOGY.

A.Benetti,Domus,https://www.domusweb.it/it/architettura/gallery/2021/07/10/kr-architecture-kenya-campus-sostenibilit.html (17.05.2023)

G.Ricci,Domus:https://www.domusweb.it/en/architecture/gallery/2021/06/18/in-burkina-faso-a-school-using-local-solutions-to-tackle-climate.html (17.05.2023)

G.Ricci, Domus, https://www.domusweb.it/it/architettura/gallery/2021/06/18/burkina-institute-of-technology.html (17.05.2023)

Kere Architecture, Projects: https://www.kerearchitecture.com/work/building/startup-lions-campus (17.05.2023)

Kere Architecture, Projects: https://www.kerearchitecture.com/work/building/it-university (17.05.2023)

M. Biagi, Casabella, https://www.kerearchitecture.com/blog/press/casabella-032022 (17.05.2023)

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