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LIONS STARTUP CAMPUS
Territorio
Localizzato nei pressi dell’area del Turkana, il Lions Startup Campus si trova in una contea situata nel nord-ovest del Kenya, un’area caratterizzata da un paesaggio desertico e montagnoso che si estende attorno alle sponde dell’omonimo lago. La regione della Rift Valley è un luogo estremo e affascinante, descritto da un paesaggio arido e impervio, ma anche da una grande varietà di forme naturali come canyon e colline di sabbia. Tutti questi elementi paesaggistici donano al lago di Turkana un carattere selvaggio e incontaminato, unico nel suo genere essendo situato in un luogo desertico. Il vento è un elemento importante del clima del Turkana. Durante la stagione secca, che va da giugno a settembre, soffia il vento dell’est, un vento caldo e secco che può alzare pareti di polvere e sabbia. Durante la stagione delle piogge, che va da marzo a maggio, soffia invece il “vento dell’ovest”, un vento più fresco che porta le nuvole cariche di pioggia dalla costa dell’Oceano Indiano verso l’entroterra. La regione dà vita anche a numerose variazioni topografiche, con le quali la natura estrema e incontaminata inclina le tendenze insediative delle comunità locali, costrette ad adattarsi al territorio5 . Lo scenario che vi si presenta è dominato dalla natura plasmata attraverso l’erosione dei venti ed i fenomeni vulcanici. Qui vi hanno trovato vita diversi popoli nomadi, come i Turkana, i Pokot, i Samburu e i Rendille. Le popolazioni che stanziano sul territorio hanno tutte una forte identità culturale e storica. La resilienza dei nomadi è messa alla prova da questi spazi sterminati e sterili, dove le loro tradizioni e il loro stile di vita deve adattarsi completamente alle circostanze territoriali.
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Territorio
L’architettura, viene definita da Borchers come “linguaggio dell’immobilità sostanziale”6, e come tale, trova nel suolo su cui si configura le sue ragioni d’essere. Nel momento in cui il manufatto è completo non è solamente cosa immersa nel Luogo, ma diventa esso stesso la rappresentazione del luogo. Un luogo in assenza di elementi primari viene descritto come “neutrale” e l’unica peculiarità diviene la variazione topografica. Il Campus del Turkana esprime formalmente il dato ricavato dalle condizioni del luogo, manipolando la materia secondo un processo di simbolizzazione, radunando le peculiarità. Il plesso scolastico del Lions Startup Campus si inserisce all’interno di questa cornice. Le categorie introdotte da Norberlg Schulze in “Genius Loci” per descrivere la “Terra” forniscono strumenti fondamentali per la comprensione del rapporto tra il Campus e il luogo: La testura ed il colore del terreno vengono riprodotte nella finitura in gesso del complesso scolastico, mentre la vegetazione di basse ed estese zone arborate ricopre un ruolo secondario nella percezione del paesaggio, estendendo lo sguardo verso un orizzonte indefinito7. Il Campus progettato da Kerè si erge quindi dal terreno arido come il tumulo di una colonia di termiti rielaborando in termini architettonici e morfologicamente una delle peculiarità territoriali. Le alte torri, oltre a diventare un caposaldo percettivo del paesaggio, fanno parte di una riflessione attenta ai criteri di sostenibilità ecologica. Il luogo oltre ad essere composto dagli elementi stabili caratteristici della Terra, presentano quella che Schulz descrive come “atmosfera”, o l’impressione di come il luogo appare, anche nei suoi caratteri mutevoli, seppur inseriti nel quadro di una più ampia stabilitas loci8. Il soggetto principale del paesaggio kenyota, oltre il rapporto che intercorre tra l’osservatore ed il Cielo, è rappresentato dal ciclo solare, che determina condizioni luminose e climatiche particolari.

Analogie morfologiche con la composizione del Campus ed un tumulo formato dalle termiti.
Pagina a fianco: Kere Architecture, Lions Startup Campus. Foto dall’alto del Lago del Turkana.

6Rafael Moneo, L’altra Modernità. Considerazioni sul futuro dell’architettura, Milano, Christian Marinotti edizioni, 2012, pp. 39 7Cfr. Christian Norberg-Schulz, cit., pp. 34 8Cfr. Ibidem. pp. 180
