LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE SI PUÒ ELIMINARE, CON LA CONOSCENZA Quando cade una ricorrenza, soprattutto se ha come obiettivo affrontare un problema, una sfida, la prima cosa che ci si affretta a fare è affermare: non basta un giorno, bisogna parlarne tutto l’anno. E mai tale affermazione fu più opportuna per la ricorrenza del 25 novembre. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una giornata certamente importante, dall’alto valore simbolico, ma che per essere utile ha bisogno di un lavoro costante e strenuo. Un lavoro che ha come obiettivo modificare la cultura, non solo del nostro paese, l’Italia, ma anche del nostro continente. Una donna su tre (con più di 15 anni di età) ha subìto violenze fisiche o sessuali in Europa. Mentre la metà delle donne europee ha subìto molestie sessuali. Infine, una donna su dieci ha sperimentato forme di molestie online. Dati assurdi, difficili da immaginare se si considera che la popolazione dell’Unione europea - senza Regno Unito - è di oltre 446 milioni di abitanti. Quello dell’eliminazione della violenza contro le donne, quindi, è un tema che ha bisogno del sostegno di tutti, soprattutto oggi che vive, come altre questioni - dal razzismo alle varie forme di negazionismo - un grado di accettazione inaccettabile a causa di una narrazione che sui social si è fatta “goliardìa”. Sarebbe una goliardata inoltrare video intimi e privati di ex compagne, fidanzate, mogli e “amiche” a gruppi di altrettanti “amici” su WhatsApp o Telegram. È
diventata la norma inondare di insulti, offese o di messaggi di odio (hate speech) donne che hanno la colpa di aver visto la propria vita privata violata o di essere qualcuno sui social e di rompere il cliché della femmina che “resta in disparte”, che sta “un passo indietro”. E allora è proprio vero che ognuno di noi può fare qualcosa di concreto. Uomo o donna che sia, ragazza o ragazzo. Possiamo dissociarci apertamente, possiamo chiedere conto o alzare la voce quando assistiamo a una violenza - quella più comune è quella digitale - e farla notare invece di rimanere “silenziosi” quando la chat del calcetto o del fantacalcio “urla”. Possiamo rompere il muro dell’omertà e portare nel linguaggio comune espressioni come revenge porn, slut-shaming, victim-blaming. Segnalare e bannare certi commenti colmi d’odio fino a che chi di dovere possa prendere provvedimenti. Prima, però, bisogna conoscere certi atteggiamenti per riconoscerli. Per capire e imparare il significato di certe espressioni bisogna informarsi. Non è facile cogliere le sfumature che avallano determinati comportamenti, a volte tenuti persino in modo inconsapevole. Per trasformare ogni giorno in una giornata di mobilitazione e attivismo per l’eliminazione della violenza contro le donne non dovrebbe esserci modo migliore che fare un lavoro incredibile di informazione, di diffusione di consapevolezza e di attivismo quotidiano. fonte: lifegate.it
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