Fascico
225 dialoghi Il dis
lo di 8
corso
Locarno – Anno 45 – Febbraio 2013
Fede in quel lume Senza Papa dal 28 febbraio, senza Vescovo da chissà quando, la Chiesa locale cui apparteniamo sembra camminare dentro un lungo tunnel al buio. «Dialoghi» ha comunicato al Nunzio i risultati della consultazione sul futuro pastore: 53 risposte, voti dispersi su 26 nomi di candidati, 4 preti che hanno ricevuto più di dieci voti. Non abbiamo avuto l’onore di una risposta, neppure a conferma che la lettera è giunta a destinazione: sarà un esempio del rispetto dovutoci, sarà un disguido, sarà quel che sarà (monsignor Grampa è stato avvertito). Poi ci sono state le dimissioni del Papa: un gesto che merita rispetto e persino comprensione per i cattivi servizi che gli ha reso la Curia romana, e che sicuramente hanno influito nella sua decisione di lasciare. La maggior potenza mondiale è governata da un cinquantenne afroamericano che al massimo sta al potere otto anni, e nessuno se ne lamenta, mentre invece i cattolici sembrano ancora abbagliati dagli splendori mondani di una funzione che è servizio (servus servorum) e nutrono spesso una papolatria che con il Vangelo non ha parentela. Noi seguitiamo ad augurarci che siano aboliti e i nunzi e lo IOR, i troni e le udienze e tutto il resto che fanno velo, anziché servire, alla forza del messaggio. La speranza è che i cardinali abbandonino finalmente in Conclave porpore e pizzi e merletti e ne escano con l’elezione di un papa «convertibile» dai poveri della terra come lo sono stati Romero e Càmara. Per nutrire l’attesa, proponiamo il testo integrale del discorso dell’abate Werlen, che dimostra come la Chiesa possa essere diversa pur rimanendo sé stessa. Per la copertina di questo numero abbiamo scelto la poesia di Giovanni Cristini (1925-1995), collaboratore nei primi anni della rivista genovese «Il Gallo», il quale indica nel «rosso lume, che sull’altare vacilla e non si spegne» l’unico vero punto focale della speranza cristiana. Dialoghi
pp. da
stac
dell’Acare bate
di riflessione cristiana BIMESTRALE
Madre dei santi e dei poveri
peccatori, come me, come tutti sulla terra, immagine imperfetta, avvilita e straziata della più grande utopia (tanto grande che genera stupore, odio, irrisione, ironia), io non so che ci sia di là della caverna in cui viviamo e sul cui fondo si agitano ombre bellissime e rissose, ma so che nella tua fede han chiuso gli occhi in pace i padri dei miei padri, poveri cristi con le braccia in croce. So che l’orgoglio della mente e del cuore non dà luce e speranza, né pietà. Per questo a te ogni giorno sgomento faccio ritorno prodigo mai partito e mai rimasto e per i figli prego perché all’ombra della tua casa possano sostare liberamente andare e ritornare chiedere asilo e sbattere la porta, in questa grande, libera avventura, tu che sei roccia da cui rompe l’acqua e albero del pane porta della speranza finestra spalancata sul Mistero. Nel buio dell’eclisse il debole raggio che ancora filtra dalle tue gotiche ogive fa luce più del sole che rotola nel vuoto cielo astrale. Tra le tue mura dove si è raccolto il silenzio superstite di un universo fatto disumano una folla di morti fa ressa attorno al rosso lume che sull’altare vacilla e non si spegne. Giovanni Cristini (1925-1995) da Poesie (1978-1995), Istituto di propaganda libraria, Milano 1997