CVM Flash - 2019

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Dal 1978 il nostro obiettivo rimane lo stesso, lo “sviluppo sostenibile di tutte le persone e di tutta la persona, e del Pianeta”. Una lunga e concreta storia di solidarietà partita dalle

Marche e fatta di impegno al cambiamento, volti a ridare speranza, giustizia e dignità ai popoli del Sud del Mondo ed a tutti coloro a cui sono negate.

DIRETTORE ANNA RITA PRINCIPI

COORDINATORE DI REDAZIONE FABRIZIO FARINELLI

COMITATO DI REDAZIONE VALENTINA ACQUAFREDDA | ALESSANDRO AMELI | ATTILIO ASCANI | ALICE BELTRAMI | MIRIAM CUCCU | FABRIZIO FARINELLI | MARIAN LAMBERT | GIAMPAOLO LONGHI | GRAZIELLA PAGLIARETTA | GIANFRANCO PIEROPAN | SILVANA STELLIN

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE ELISA PASQUINI

COPERTINA FRANCESCO LUISE

FOTOGRAFIA ARCHIVIO CVM | ELISA PASQUINI

STAMPA SU GENTILE SUPPORTO DELLA LITOGRAFIA VISCARDI

WWW.CVM.AN.IT

I nostri valori da quarant’anni: speranza impegno giustizia solidarietà cambiamento condivisione

“Davanti alle tante sofferenze del nostro tempo, il Signore della vita non ci trovi freddi e indifferenti. Faccia di noi dei costruttori di ponti, non di muri”

Papa Francesco durante la benedizione Urbi et Orbi del 21 aprile scorso

NON MURI, MA PONTI

Marian Lambert

Direttore CVM

Bambini etiopi e ragazzi italiani del servizio civile con CVM. Insieme per costruire ponti di crescita e sviluppo.

Cari amici, nella mission di CVM da sempre, proprio come recita il proprio nome, c’è quello di essere una Comunità di Volontari per il Mondo. Si tratta di una profonda e rinnovata volontà giornaliera di lavorare in rete per lottare contro qualsiasi forma di povertà ed ingiustizia sociale ed essere quello che da anni abbiamo come obiettivo, ovvero “ponte fra popoli”. Non come protagonisti, ma come facilitatori. Nel mondo globale di oggi, purtroppo fatto ancora di forti squilibri, CVM non è che un piccolo seme, ma ancora assolutamente autentico ed unico. Lo dimostra la volontà del gruppo di soci e volontari che si sono riuniti qualche settimana fa per discutere ed analizzare insieme questo particolare momento storico e sociale in cui viviamo. Trump a suon di

tweet e dichiarazioni urlate, ci ricorda infatti che “sono ora 77 i muri importanti o significativi costruiti nel mondo, con 45 Paesi che stanno progettando o stanno costruendo muri.

Oltre 800 miglia (1287 km) di muri in Europa solo dal 2015..” per avallare quella che è a nostro avviso, una sconsiderata politica di chiusura, con il muro del Messico. Naturalmente oltre ai muri fisici poi ce ne sono molti altri, costruiti da “materiali” quali l’indifferenza e la violenza verbale e non solo, che viviamo ogni giorno nelle nostre città, nelle nostre singole comunità. Qual è allora il ruolo di una organizzazione come CVM se non quello di servire, ascoltare, unire, sviluppare e dialogare? In una parola quale ruolo se non quello di “creare ponti”? Cementificare le relazioni, l’amore e l’apertura

verso l’altro. Cercare di allargare le frontiere, dell’umanità. Una frase racchiude in modo semplice e diretto il senso dell’incontro avvenuto e quindi dell’opera di CVM, ovvero dei suoi volontari e soci:

“Delle idee non sappiamo fare altro che metterle in pratica“

Da qui la consapevolezza e la volontà di una comunità, che vuole essere parte di un cambiamento, parte di una rete attiva, positiva, propositiva e consapevole dell’importanza della solidarietà quale antidoto a quel meccanismo per cui l’immigrazione è sostanzialmente diventato uno strumento di “distrazione di massa”. Le migrazioni fanno parte della storia e dell’evoluzione dell’essere umano. Considerarle solo un problema riteniamo significhi non valutare la nostra storia e soprattutto non avere consapevolezza del problema reale di questo pianeta: le disuguaglianze estreme. Sappiamo anche che non

bastano le buone intenzioni. Le argomentazioni hanno bisogno anche di fatti e per questo vogliamo fornirvi dei numeri di riferimento per avere un quadro quanto più possibile ampio che possa darci più consapevolezza (v.“Bilancia dellemigrazioni”). Quella infatti di un paese, l’Italia che ha un grande bisogno di risorse, di persone, di uomini e donne, di famiglie e di comunità. Un paese che sta vedendo nei propri giovani l’altra faccia delle migrazioni, secondo i dati della Farnesina, infatti nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. La domanda quindi che ci facciamo e facciamo a voi amici lettori è, siamo sicuri che il problema dell’Italia è chi viene a ringiovanire un paese già vecchio? Siamo sicuri che nelle analisi “costi-benefici” tra ponti e muri, i secondi non siano nel lungo termine il vero limite del nostro genere Umano? Come recita il titolo di questo editoriale, come comunità di persone che parlano, dialogano e si confrontano, un’idea ce la siamo fatta.

5 Milioni sono gli italiani emigrati all’estero al 1° gennaio 2017

3 Milioni erano gli extra-comunitari in Italia nel 2018

“Non tutti possono fare grandi cose. Ma possiamo fare piccole cose con grande amore”

Madre Teresa di Calcutta

BILANCIA DELLE MIGRAZIONI

2017

50.000 giovani hanno lasciato l’Italia nel 2017. Quasi 5 milioni di italiani sono registrati come residenti all’estero dal 1° gennaio 2017

2016

In totale 124.076 persone hanno lasciato l’Italia nel 2016: il 15% in più rispetto al 2015

2015

Sempre più italiani migrano per motivi economici

POPOLAZIONE ITALIANA

POPOLAZIONE MARCHIGIANA

Immigrati in Italia nel 2018 5,1 milioni

2018

Nel 2018 erano 139.840 i Marchigiani registrati come residenti all’estero

2019

In 10 anni il numero degli italiani che migrano è aumentato del 60%

3 milioni extra comunitari 47% 53%

1 ragazzo su 10 (under 18) oggi in Italia è nato da genitori immigrati

* Fonte dati: Fondazione Migrantes, Ministero dell’Interno, Fondazione Ismu e UNHCR

Media di 4 morti al giorno nel Mediterraneo

Nei primi 4 mesi sono morte annegate nel Mediterraneo 352 persone

IL NOSTRO DIALOGO CON LE ISTITUZIONI

ETIOPI PER COSTRUIRE IL BENE COMUNE

Attilio Ascani

Coordinatore Attività Italia

Con due importanti incontri abbiamo portato la condizione delle Lavoratrici Domestiche Etiopi all’attenzione dei rappresentanti delle massime istituzioni del Paese. Il 22 Marzo la Presidente dell’Etiopia Dott.ssa SahleWork Zewde ha incontrato una delegazione CVM composta dalla direttrice Marian Lambert, il Rappresentante in Etiopia Giampaolo Longhi ed il ViceRappresentante Lulseged Erkiun. “È stata una grande emozione, ed un grande onore incontrare la prima Presidente donna dell’Etiopia” – afferma Marian Lambert – “è stato un colloquio molto cordiale ed informale durante il quale abbiamo trattato dell’argomento che maggiormente avevamo in animo di discutere con lei, il destino delle Lavoratrici Domestiche, in Etiopia e nei Paesi dove emigrano. Abbiamo chiesto alla Signora Presidente il suo sostegno personale per promuovere la ratifica da parte dell’Etiopia della Convenzione ILO 189 che solo altri 3 Paesi in Africa hanno ratificato e creerebbe una base giuridica nel Paese per la regolamentazione e tutela delle lavoratrici domestiche.

La Dott.ssa Sahle-Work Zewde ha dimostrato di essere bene informata sulla questione e disponibile ad usare il “soft power” del suo ufficio per promuovere questa causa. Ha espresso apprezzamento per il nostro impegno e passione per questo gruppo di persone e non mancherà di cogliere le opportunità che si presenteranno per promuoverla. Inoltre ci ha invitato ad essere particolarmente vicini ed attenti alle donne etiopi che ritornano dall’estero ed alle loro difficoltà di reinserimento.

All’incontro con la Presidente e grazie ai suoi uffici, il 2 Maggio scorso è seguito l’incontro con la Ministra Ergorie Tesfaye, Ministro del Lavoro ed Affari Sociali con cui la delegazione CVM ha discusso del percorso possibile per portare in Parlamento una legge di ratifica della Convenzione ILO.

Perché la proposta di legge raccolga il parere favorevole del Parlamento deve essere accompagnata da uno studio di caso che dimostri l’importanza di questo passaggio legislativo anche in confronto con altri Paesi che si sono mossi in questa

direzione, analizzando anche i possibili risvolti negativi in termini di impatto occupazionale e quant’altro. Cercheremo di attivarci per quanto ci è possibile per facilitare questo lavoro, coinvolgendo l’Università di Addis Abeba e la Rete Internazionale dei Ricercatori per i Diritti delle Lavoratrici Domestiche a cui partecipa, per l’Italia, l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Siamo convinti che l’aria di cambiamento che la Presidente Sahle-Work Zewde, insieme al Primo Ministro Abiy Amhed incarnano nel panorama politico etiope porteranno importanti risultati per il Paese. Il nostro compito è quello di lavorare “perché nessuno rimanga indietro” e dobbiamo farlo partendo dai gruppi sociali che più facilmente possono rimanere svantaggiati nel cogliere i benefici di un rapido sviluppo. Dobbiamo fare questo sia lavorando dal basso, creando le condizioni perché le persone interessate si colleghino e si sostengano reciprocamente, sia portando la loro causa all’attenzione di chi gestisce le leve del potere e delle politiche del Paese.

STRATEGIE FUTURE CVM VERSO IL 2025

Per 38 anni assicurare acqua pulita a chi ne era sprovvisto è stato il centro dell’impegno di CVM e fintanto che ci saranno bambini che bevono l’acqua del torrente resterà un impegno importante. Cambierà il modo di farlo: faremo sempre affidamento sulle competenze tecniche del Paese, ma anche condividendo impegni e risorse. Per molte comunità dell’Etiopia oggi è possibile pensare anche a degli interventi a credito, dove il costo dei pozzi o degli acquedotti viene gradualmente rimborsato pagando i consumi. Da alcuni anni lavoriamo perché siano riconosciute dignità e diritti alle lavoratrici domestiche. Ci sono 70 milioni di persone (oltre 80% donne) impiegate come lavoratrici domestiche nel Mondo. Quasi tutte sono lontane da casa e dalla famiglia ma 11 milioni sono migranti in altri Paesi. La convenzione ILO 189 sul lavoro domestico è stata ratificata solamente da 25 Paesi di cui solo 3 in Africa e 1 (Filippine) in Asia/Medio Oriente. Si tratta di milioni di lavoratrici a cui, spesso, vengono negati i più elementari diritti. In Etiopia e Tanzania lavoriamo per il riconoscimento di quelli delle Lavoratrici Domestiche e, in alleanza con IFDWs - la Federazione Internazionale delle Lavoratrici Domestiche - intendiamo espandere

questo lavoro ad altri Paesi, seguendo i flussi migratori ed in collegamento con le comunità africane in diaspora. Già dal 2018 è attivo un progetto, con CelimMI di sostegno alle lavoratrici domestiche etiopi in Libano. Da almeno 10 anni promuoviamo la nascita di associazioni locali. A Bagamoio abbiamo creato “la Casa della Società Civile” uno spazio di co-working per 9 associazioni da noi promosse. In Etiopia sono oramai alcune centinaia le associazioni costituite negli ultimi 15 anni. La crescita della Società Civile organizzata rimane un target fondamentale per la democrazia e lo sviluppo in Africa a cui intendiamo dare il nostro contributo anche in futuro. La crescente polarizzazione della nostra società ci obbliga a fare delle scelte, e CVM non può che essere con gli ultimi e con gli esclusi, con chi viene rifiutato e “scartato”. Siamo più che mai convinti che il fenomeno migratorio che sta coinvolgendo il nostro Paese rappresenti una opportunità di crescita e di sviluppo per le persone, per la nostra società e per quelle di partenza. Intendiamo continuare il lavoro di accompagnamento e di integrazione, favorendo percorsi di mediazione culturale, linguistica, di inserimento abitativo e lavorativo. Il dialogo fra le diverse religioni, culture e

comunità rimane al centro della nostra filosofia ed operatività. L’ Obiettivo 4.7 dell’Agenda 2030 richiede ai Governi di “assicurare che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere uno sviluppo sostenibile”. Si tratta di una visione della scuola che promuoviamo da decenni. Un team di formatori continuerà a dedicare tempo ed impegno a questo obiettivo, costruendo alleanze e convergenze con tutti quei soggetti, pubblici e privati, associazioni ed imprese che genuinamente perseguono l’obiettivo di formare i futuri cittadini di un mondo sostenibile dove ogni persona possa realizzarsi pienamente, con tutti gli altri. Il coinvolgimento dei giovani nella vita di CVM rimane una sfida aperta. La prospettiva che abbiamo davanti non è solo quella del ricambio generazionale della rete di soci e volontari ma essere capaci di proporre senso e significato per tanti giovani, in Italia e nel Sud del Mondo, alla ricerca di valori ed opportunità per la propria vita umana e professionale.

STORIE VOLONTARIATO

IL SENSO DI COMUNITÀ.

IL SENSO DEL FARE.

Testimonianza di Graziella Pagliaretta

Volontaria CVM

Il CVM è da sempre promotore del Volontariato, in Africa come in Italia, e ne riconosce l’esistenza in tutte quelle realtà, comunità, persone che al di là dell’esigenza incontestabile di provvedere il necessario per sé e per la propria famiglia, si impegna per il bene comune, soprattutto dei più poveri.

Questo è il caso di Graziella. Biologo delle ditte Ecocontrol / Ecoelpidiense che ha messo a disposizione tutta la sua professionalità nella valutazione tecnica degli impianti idrici CVM in Etiopia. Non scopriamo ma confermiamo che il valore più grande messo in campo da Graziella, è proprio la sua umanità, il suo sentirsi “ponte fra popoli”

La incontriamo come si incontra chi appena rientra da una missione. Ha tante cose da dire, talmente tante le emozioni e il bagaglio di esperienze che la vediamo emozionata, felice, provata ma come dice lei, soddisfatta.

Si siede e la prima parola con cui approccia è “che accoglienza!” che nel clima in cui viviamo risuona come segno di quella fraternità universale di cui i volontari stessi sono espressione e di cui abbiamo tanto bisogno anche qui in Italia. Ci ricorda subito quanto non fosse preparata. Pensiamo agli aspetti tecnici (lingua, cibo, clima..), ma continua “rispetto al senso di accoglienza, al senso di comunità, rispetto al senso di lontananza dalle difficoltà .. sparite in un attimo!”. Un carico di ricordi positivi, di foto, di incontri, di grandi sorrisi pieni di dignità nonostante la povertà assoluta, che riempiono di ulteriori grandi significati

tutti i numeri delle prove tecniche e provette. Ci dice: “come descrivere le strade per chilometri, con il bestiame forse in cerca di pascoli più produttivi, con i frutti in cerca di un acquirente, i bimbi con qualche quaderno in cammino verso la loro scuola lontana, carretti con tronchi di eucalipto per costruire le loro case in terra, ma soprattutto un popolo equipaggiato con taniche gialle da 5 a 10 litri, in particolare donne e bambine spesso molto piccole, per approvvigionare la famiglia di acqua. Tutti insieme lungo la stessa strada polverosa”.

Ci racconta che in una settimana ha visitato la prigione di Sawla dove CVM ha realizzato le latrine e biogas per oltre 1000 detenuti (“con 2 sole guardie!!” ci dice stupita) e dove viene realizzato in modo sostenibile dell’ottimo compost per l’agricoltura. A Dormale ha incontrato il tecnico CVM Selam, ed i bimbi di 500 famiglie della zona che curiosi che corrono incontro e dove scopre che la comunità partecipa attivamente alla realizzazione dell’opera, tutti donne e uomini, al lavoro per la costruzione

Primo impianto di distribuzione di acqua in gravità di Dormaleprevista la realizzazione di altri cinque.

Realizzazione del serbatoio di 50 mc per impianto di Dorimale, il serbatoio servirà circa 500 famiglie.

del serbatoio di stoccaggio dell’acqua. Per questo parlando insieme si comprende a pieno l’importanza del ruolo di CVM nella formazione dei tecnici della manutenzione e quindi della sostenibilità dell’opera. Ha scoperto che a Besketo nonostante gli interventi CVM saranno necessari nel futuro almeno altre 16 latrine. E’ stata invitata dalle ragazze locali ad una messa ortodossa. Ha visitato la sorgente di Dolusca dove alcuni bimbi le chiedono se lei fosse cinese. Ci sorride mentre ce lo racconta, ma poi mentre pensa a quei bimbi si interrompe e si fa pensierosa. Ci dice che vorrebbe fare di più; ci racconta che quella bottiglietta d’acqua portata dall’Italia in aeroporto, pagata 4€ suonava come una contraddizione troppo forte. Capiamo insieme mentre parliamo del senso profondo di corresponsabilità.

Oggi Graziella anche grazie a CVM è testimone di una diversa dimensione culturale nonché

degli effetti di un modello di sviluppo globalmente squilibrato che normalmente percepiamo solo ovattato dai mezzi di comunicazione di massa che normalmente ci propinano i risultati estremi dei processi ma quasi mai le vere cause che li generano. Con CVM Graziella ha avuto la possibilità di toccare con mano l’importante lavoro che ogni giorno viene svolto insieme: ha potuto vivere da vicino quello che in Africa è il senso della comunità, il senso del fare.

Nel 2018 CVM ha garantito accesso ad acqua pulita a 9.082 persone

IL BENE COMUNE

Franco e Silvana

Volontari CVM

Siamo Silvana e Franco, in Etiopia per una missione di monitoraggio e valutazione tecnica di alcuni interventi riguardanti il progetto “POTENZIAMENTO RUOLO DONNE PER ACQUA, IGIENE E SVILUPPO COMUNITARIO NELLA SNNPRS”.

Siamo appena tornati dai diversi sopralluoghi effettuati nella zona di Sawla / Besketo dove sono localizzati gli interventi sugli impianti idrici.

Durante il lungo viaggio di presa visione dei luoghi e di verifica dei lavori, al di là delle questioni tecniche che ci hanno coinvolti per lo specifico incarico assegnato, abbiamo avuto l’opportunità di condividere alcuni momenti di intensa partecipazione delle comunità locali a quanto si sta realizzando per favorire un importante cambiamento nella vita delle persone del villaggio, cercando di agevolare il più possibile l’approvvigionamento dell’acqua.

Due momenti sono stati particolarmente significativi e riguardano entrambi l’intervento di distribuzione idrica nella zona di Zanga Dormale dove si sta realizzando un “gravity” che consentirà al villaggio di avere acqua buona e facilmente accessibile.

Il “gravity” è, in sintesi, un piccolo acquedotto che prende acqua da una sorgente e la convoglia, con una tubazione, in un serbatoio di accumulo da cui partono le

diramazioni, che alimentano i punti di distribuzione dell’acqua nelle varie parti del villaggio. La sorgente in questo caso si trova molto in alto rispetto al villaggio e la gente è attualmente costretta a un lunghissimo cammino, di oltre due ore, per approvvigionarsi dell’acqua necessaria.

Anche noi abbiamo percorso un lungo tratto di questo faticoso cammino per arrivare alla zona dove sono in corso i lavori. La prima sorpresa è stata quella di trovare un gran numero di persone della comunità al lavoro per lo scavo della trincea e per la posa della tubazione. Oltre 50 persone si affaccendavano nello scavo a mano della trincea e nella posa del tubo. Altre, trasportavano a spalle, con la più semplice ed efficace tecnica, in mancanza di altri mezzi di trasporto, i rotoli di tubo. Altri ancora procedevano alla chiusura dello scavo, quasi in una rudimentale catena di montaggio. Ma la cosa che più ci ha impressionato è stata la “riunione di lavoro” che ad un certo punto si è spontaneamente indetta. Tutte le persone presenti si sono radunate all’ombra di un grande albero, dapprima per ascoltare le spiegazioni dei tecnici CVM e del responsabile locale del comitato per l’acqua, sull’andamento dei lavori e poi per discutere i problemi legati alle condizioni e ai carichi di lavoro. In un animato confronto le varie proposte venivano ascoltate e poi votate dai partecipanti con un grande applauso in caso di condivisione e in caso contrario con vivaci disapprovazioni. Insomma una bellissima manifestazione di “democrazia diretta” nella quale

gli interessati, oltre a prendere coscienza dell’importanza dell’acqua, hanno saputo individuare e gestire in maniera collettiva il bene comune Il secondo significativo momento si è svolto invece nel villaggio ed è rappresentato dal discorso di un leader religioso locale che, in rappresentanza delle diverse confessioni che si sono messe a capo dell’iniziativa per la realizzazione dell’opera in assenza di accordo tra le parti politiche e amministrative, oltre ai ringraziamenti di rito al CVM, ha sottolineato il lungo e travagliato percorso di ricerca di finanziatori di un’opera così importante per la comunità. Nell’occasione ha particolarmente colpito la nostra attenzione il pensiero del leader che, andando oltre l’oggi, ha sottolineato l’importanza di quest’opera per le future generazioni, che potranno più facilmente godere di un bene fondamentale quale è l’acqua. A conclusione del momento una manifestazione di ringraziamento con musica e danze.

Uno scatto durante il sopralluogo ai progetti idrici nella zona di Sawla

SELAM: LA GIOVANE INGEGNERE AI CONFINI DEL MONDO

Valentina Acquafredda Volontaria CVM

La nostra Selam incaricata per la supervisione e coordinamento lavori per acquedotto di Dormale

Cosa spinge una ragazza giovanissima, nata e cresciuta nella capitale, laureatasi a pieni voti in una delle più prestigiose università del paese a decidere di fare un’esperienza come volontaria nel sud, in un’area estremamente difficile e complessa dal punto di vista antropico, dove i servizi e le comodità sono praticamente inesistenti, e dove a lungo ci sono state forti tensione politiche che hanno diviso la comunità? È una storia comune a tante altre giovani donne in carriera del nostro tempo, ma lei è Selam, ingegnere, dapprima volontaria e ora water technician del CVM a Sawla dove da cinque mesi si è trasferita da Addis Abeba conducendo le attività del progetto COMMUNITY

BASED WATER SUPPLY AND SANITATION PROJECT IN SNNPRS. Ho conosciuto Selam nell’ufficio CVM di Addis Abeba quando

è venuta a proporre la sua candidatura, sorridente, gentile e sicura di sé, con lo stesso sorriso sotto il cappello parasole e la stessa determinazione impressa nelle maniche arrotolate e negli scarponcini tutti sporchi di terra. L’ho reincontrata nei pressi della fonte di Dormale a metà gennaio tra la polvere dello scavo e poi ancora nei pressi della costruzione della cisterna agli inizi di febbraio, quasi a rappresentare quanto il suo percorso sia oramai in discesa. Le ripeto sempre “cosa oramai può spaventarti amica mia dopo quello che hai fatto qui?”. Prendere parte nell’esecuzione del progetto di Dormale non ha solo rappresentato una prima esperienza professionale, quando ti trovi ad accettare di tutto pur di iniziare a lavorare dopo la laurea e “fare curriculum”, quella di Selam è stata una precisa scelta, andare nel Sud dell’Etiopia e lavorare a un progetto di sviluppo

al gravity di Dormale, che in ufficio abbiamo ribattezzato “il gravity di Selam”.

Ha stupito i nostri ospiti durante i viaggi di monitoraggio per la sua competenza e cortesia e per il solo fatto di essere lì a coadiuvare l’attività dei nostri altri due ingegneri. E l’ingegneria in Etiopia, specie in queste aree, significa fare i conti con estreme difficoltà di trasporto del materiale, spesso affidate alla forza delle braccia, alla fatica e all’urgenza di rendere accessibile l’acqua a migliaia di persone, 2800 nel caso specifico di Dormale.

Se per noi le storie di successo delle giovani donne sono all’ordine del giorno, non sono

così scontate soprattutto per le comunità rurali dell’Etiopia. Selam non è la donna bianca che giunge sul campo a supervisionare e monitorare l’andamento dei lavori, ma è una giovane donna etiope il cui lavoro ha un’importanza fondamentale, difficile da comprendere talvolta, per la popolazione. Complice, infatti, il suo colore della pelle ambrato mettono in continuazione in dubbio la sua provenienza etiopica, pensano infatti sia “americana”; ma anche dare prova della conoscenza dell’amhàrico talvolta non è sufficiente, perché in Gamo Gofa la maggior parte dei membri delle comunità non parlano amhàrico. Lei ha dovuto impararlo per

poter comunicare con i membri della comunità specie con quanti prendono parte ai lavori di realizzazione del progetto. Questo mi ha particolarmente colpito, la naturalezza con cui è riuscita a guadagnarsi il rispetto della comunità di soli uomini non solo da donna, ma da giovane donna, da ragazza, gestire il lavoro di muratori e tecnici con pazienza, diligenza, senza imporsi, senza protagonismi, ma mettendosi a loro fianco insegnando e imparando da loro.

“It’s hard here, but I work with my people and I’m happy”

ci dice (È dura qui, ma lavoro con il mio popolo e sono felice).

Ogni volta che le chiedo come sta è questa la sua risposta che perfettamente racchiude la sua esperienza, che nel caso del CVM per quanto unica non è rara, tutto quello che viene realizzato nel corso dei nostri progetti dallʹAmhara alle Souther Nation è reso possibile dal lavoro e dalla dedizione di quarantacinque etiopi che si impegnano ogni giorno per cambiare le sorti del loro paese e la vita delle loro persone; la mia/la nostra Selam, ne è di certo la punta di diamante.

LEATHER PROJECT, ESEMPIO DI COOPERAZIONE: pellame etiope ed expertise marchigiana

Giampaolo Longhi

Country Representative - CVM Etiopia

CVM Etiopia è pronto per dare avvio al progetto

UNIDO Leather Clusters Empowerment in Addis

Ababa ULCE, oltre all’acqua e le domestic workers, due pilastri delle aree di intervento del CVM in quarant’anni della sua storia, una deviazione da un terreno già battuto ci consente di ricongiungerci

con il senso della cooperazione allo sviluppo, come scambio tra Nord e Sud del mondo.

Da una parte c’è l’industria etiope del pellame che da 80 anni lavora e confeziona prodotti in pelle, potendo contare su una delle più grandi popolazioni di bestiame al mondo.

EIFCCOS è un cluster di 173 tra medie, piccole imprese e microimprese impegnate soprattutto nella produzione di scarpe. Il 60% delle persone che vi lavorano sono donne.

Il Leather Industry Development Institute infatti, la massima autorità nel settore del pellame in Etiopia, conta 52 milioni di bovini che fanno del paese il primo in Africa e il decimo al mondo, 23 milioni di capre lo classificano come terzo del continente e ottavo al mondo, 27 milioni di pecore che lo pongono al terzo posto in Africa e al decimo nel mondo, grandi quantità a cui corrisponde anche un’alta qualità che rende la materia prima e i prodotti semilavorati etiopici tra i più ricercati sul mercato internazionale della pelle. Il made in Etiopia nella produzione di scarpe, borse e capi d’abbigliamento in pelle, invece, fatica a trovare spazio nel mercato intra ed intercontinentale, perché non riesce a raggiungere alti standard con un lavoro del tutto manuale e una manodopera non specializzata, prevalentemente femminile, che esegue il lavoro con conoscenze e metodologie tradizionali, e deve fare i conti con un gap strutturale dovuto alla carenza di macchinari, o alla presenza di macchinari tecnologicamente obsoleti. Dall’altra parte invece c’è l’expertise delle industrie marchigiane, quali Dami Shoes e Lauro Designer S.A.S. di Scoccia Simone & C., che possono vantare una decennale esperienza nel

settore con una produzione di altissima qualità.

L’obiettivo del progetto nei 18 mesi di durata è proprio creare una sinergia tra le competenze tecniche del settore del pellame italiano, in modo particolare calzaturiero, e la realtà ad altissimo potenziale dei cluster messi in piedi da un progetto biennale di UNIDO, l’agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, e l’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Da marzo 2014 a febbraio 2016 hanno costituito nella città di Addis Abeba tre cluster, intesi come agglomerati geografici di imprese collegate e stakeholder che affrontano sfide e opportunità comuni, e due di essi, EIFCCOS e LOMI, sono stati selezionati come beneficiari target del nuovo progetto finanziato dall’AICS per rafforzare quanto già fatto e continuare a investire su quanto resta da fare.

CVM con le industrie calzaturiere marchigiane, il Centro di Formazione Professionale Artigianelli e istituti di

formazione locali, ha previsto specifici training per queste due realtà molto diverse. EIFCCOS (Ethio International Footwear Cluster Cooperative) è impegnato soprattutto nella produzione di scarpe e con le 173 tra medie, piccole imprese e microimprese che lo costituiscono ha ancora un funzionamento come cluster a livello embrionale. LOMI, “limone” invece, il cui nome riprende un antico proverbio in amharico secondo cui “cinquanta limoni sono un fardello per una persona, ma un tesoro per cinquanta persone”, è una cooperativa di 9 donne con una media di 15 dipendenti ciascuna, specializzata nella produzione di borse e si è giá affermata come attività imprenditoriale. I training a loro rivolti sono però accumunati dall’obiettivo di formare manager e lavoratori in merito alla qualità del design, alle strategie di marketing e business management per ampliare il mercato di vendita del Made in Ethiopia che culminerà con la partecipazione, grazie al coinvolgimento di ELIA, Ethiopian Leather Association, altro partner chiave, alla fiera del pellame di Milano. Una gran bella sfida, ambiziosa sicuramente, ma che CVM & CO come al solito non mancherà di vincere.

L’appuntamento di quest’anno con il Seminario CVM di Educazione Interculturale sarà Internazionale e vedrà la partecipazione di 6 relatori e 40 delegati da 11 Paesi Europei. Il 7 Settembre tredicesima volta, guidati da esponenti del mondo Accademico, per riflettere sul futuro della Scuola nel mondo globalizzato. Il titolo che abbiamo scelto quest’anno è “LA SCUOLA CHE ACCOGLIE: liberare le relazioni di genere nella Scuola attraverso la revisione dei curricoli”. Il messaggio di fondo che vogliamo comunicare è che l’inclusione, a tutti i livelli, può avvenire soltanto ripensando e rifondando le relazioni umane su basi diverse dall’economicismo e dall’interesse. Oggi più che mai, nel difficile contesto storico e politico che viviamo, occorre dunque “liberare” le relazioni, anche quelle di genere, dal peso di un potere che tende a escludere e disgregare. In questo contesto, l’atto di a soprattutto a Scuola, è davvero qualcosa di rivoluzionario.

“Accoglier scambio relazionale compiuto, fra persone pienamente partecipi di un’autentica dimensione del con-esserci sociale, e consapevoli della propria interdipendenza:

La prima delle due giornate, aperta dal Professor Roberto Mancini dell’Università di Macerata, sarà dunque dedicata a riflettere su come con l’impegno di tutti, Dirigenti Scolastici, Operatori, insegnanti e alunni, si possa creare una vera comunità educante e accogliente.

13° EDIZIONE

DEL SEMINARIO INTERNAZIONALE

DI EDUCAZIONE INTERCULTURALE

La seconda giornata sarà invece dedicata alla riflessione e all’analisi partecipata delle relazioni di genere, al ruolo della donna a scuola come nella società, in linea con l’Obiettivo n. 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU, che prevede di “realizzare l’uguaglianza di

LA SCUOLA CHE ACCOGLIE

Liberare le relazioni di genere a scuola attraverso la revisione dei curriculi

6-7 Settembre 2019 | Senigallia

Liceo E. Medi - Viale IV Novembre, 21

13° SEMINARIO INTERNAZIONALE DI EDUCAZIONE INTERCULTURALE

Per maggiori informazioni ed iscrizioni vai al sito EAS dedicato: www.scuola.cvm.an.it

genere e migliorare le condizioni di vita delle donne”.

L’Edizione 2019 Internazionale è inserita nell’ambito del Progetto Europeo “GET UP AND GOALS!” e vedrà rappresentanti dei seguenti Paesi Europei: Regno Unito, Olanda, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Spagna, Portogallo, Romania, Bulgaria, Ungheria, Irlanda e per la prima volta una voce dall’Africa: Prof. Rosemaria Mwaipopo, University of Dar est. Salaam, Tanzania.

I LABORATORI CVM NELLE SCUOLE

Miriam Cuccu

Volontaria Servizio Civile CVM

Il settore EAS di CVM non è solo formazione degli insegnanti delle Scuole di ogni ordine e grado, che pure è parte fondamentale del nostro lavoro. Ogni anno, grazie al supporto costante dei nostri docenti di riferimento, svolgiamo Laboratori didattici nelle Scuole su argomenti fondamentali quali la legalità, le risorse idriche, la migrazione. Essi sono parte integrante del nostro lavoro quotidiano, e ci consentono di dialogare direttamente con le nuove generazioni, e sensibilizzarle all’educazione allo sviluppo. Solo tra Ottobre 2018 e Febbraio 2019, i nostri Educatori hanno coinvolto circa 630 studenti di 25 classi scolastiche, in attività didattiche svolte in raccordo col Tavolo della Legalità della Provincia di Fermo, nonché finanziate dai nostri progetti di Cooperazione Internazionale.

“Ogni incontro in classe è un po’ un’incognita. Sconosciuti gli studenti, ignote le relazioni e le dinamiche tra coetanei, in dubbio quale sia il modo migliore per rompere il ghiaccio. Quando varchi la porta sai già che, nonostante hai ben chiaro il punto di partenza e di arrivo, le attività e i temichiave, ci sarà sempre qualcosa che obbligherà ad un cambio di registro. Di solito, c’è giusto qualche secondo per decidere se assecondare una nuova direzione – da una domanda inaspettata, un racconto imprevisto, una considerazione fuori dal comune – oppure restare sul tracciato. Quasi sempre, la prima scelta è quella che paga.

La prima carta da giocare è la novità: non è una lezione né un’interrogazione, via i banchi e via i quaderni. Metto la cattedra da parte, accostiamo i banchi alle pareti e formiamo un cerchio con

le sedie. È già un primo passo per “destrutturare” la mente, oltre che il contesto. Per un’ora o due non servirà prendere appunti, ma parlare e sperimentare insieme. Brainstorming, lavori in gruppo e a coppie, seduti o in movimento, collage, post it, disegni, domande e risposte che prendono forma con il contributo di ognuno. Possibilmente. Uno. Alla. Volta. Si comincia con un giro di nomi. Anche se il tempo è poco, voglio che ci sia lo spazio affinché ognuno si presenti. Sapete che facciamo oggi? No? Un respiro. E si parte.

Regole e Costituzione

Provate a chiedere a una classe di tredicenni del loro rapporto con le regole quando il loro unico desiderio è andare contro il mondo, meglio se a testa bassa. Le regole, parole loro, sono “tante”, anzi “troppe”: un “obbligo” o un “dovere” per i “sottoposti”, che

Alcuni momenti durante i laboratori

tenuti nelle scuole da parte di CVM

devono “obbedienza” e “rispetto” agli adulti a “casa” e a “scuola”. Da qui a considerarle strumento di “libertà” e “responsabilità” ce ne passa. Cerchiamo di scoprire insieme se ci sono regole diverse da quelle che – è automatico –vengono in mente. Ed è qui che prendo in mano la Costituzione: si parla di pari dignità senza alcuna discriminazione, di valori inviolabili da riconoscere, di ripudio della guerra. Secondo voi – chiedo – sono principi tutelati o no? E perché? Si passa da parlare delle possibilità di ottenere un lavoro agli episodi di razzismo, alla disuguaglianza tra uomo e donna. Perché a volte basta “solo” calare temi apparentemente lontani e astratti nella vita vera, la loro. Sono “troppe”, ad esempio, le regole che dovevano essere rispettate per evitare la strage alla “Lanterna Azzurra” di Corinaldo? Il dado è tratto, e i ragazzi hanno tanto da dire.

Acqua e solidarietà

Da quarant’anni CVM porta avanti progetti idrici in Etiopia, contribuendo ad un consistente miglioramento della qualità della vita in molte delle zone rurali del territorio. Aprire una finestra sull’accesso all’acqua potabile in classe vuol dire far ragionare bambini e ragazzi su qualcosa che da questa parte del mondo è quasi scontata. A partire dal loro immaginario sull’Africa (deserto, caldo, leoni…) si fa un salto dritti nelle foreste etiopi per scoprire, grazie anche a foto, video e testimonianze, di quale Africa si parla, delle differenze e dei tratti in comune, per arrivare a riflettere insieme sull’importanza di creare gesti concreti, grandi e piccoli, che possono davvero cambiare la vita di molti.

Migrazione, stereotipi e pregiudizi

Oggi le classi, oltre ad essere ognuna un universo a sé, racchiudono anche molti Paesi

del mondo. A causa dei flussi migratori, degli spostamenti sempre più frequenti e diffusi, è difficile in questo momento storico non immaginare una scuola interculturale. Nonostante ciò, la migrazione resta uno dei temi più caldi del momento, ed è facile che sui banchi di scuola arrivino tensioni e pressioni che ora sembrano imporsi più che in passato. Per questo è importante creare uno spazio di accoglienza per le storie di viaggio – a volte di abbandono di una terra dove restano le radici – che bambini e ragazzi si portano dietro insieme ai libri. Ma anche ragionare insieme sui meccanismi della mente – dagli stereotipi ai pregiudizi – pericoloso trampolino di lancio che può portare al dilagare dell’hate speech, così come a fenomeni di emarginazione ed esclusione nei confronti di chi è considerato “diverso”. Le molteplici appartenenze culturali diventano così una carta vincente per avviare in classe una discussione sull’importanza di andare oltre le idee preconcette sull’altro. Ma anche da tenere insieme con cura e attenzione. Dopo la sparatoria di Macerata parlare di migrazione è stata una doppia sfida. Ma anche una doppia necessità, di fronte alla quale i ragazzi non si sono tirati indietro.

““Vinci

l’ira con la gentilezza, ed il bene con il male. Offri un dono a chi è meschino, al bugiardo la verità.

Il Dhammapada “Cammino del Dharma”

SAMOSA DI CARNE

— Ingredienti

PASTA

Farina 00: 250g

Acqua: 100ml

Olio di semi: 50ml

Sale fino: 1 pizzico

RIPIENO

Manzo macinato: 300g

Patate: 2

Piselli: 107g

Carote: 1

Aglio: 1 spicchio

— Preparazione

Cipolla: ½

Zenzero fresco: 27g

Peperoncino fresco: ½

Cumino: ¼ di cucchiaino

Curcuma in polvere: ¼ di cucchiaino

Olio di semi: 50ml

Sale fino: q.b

PER FRIGGERE

Olio di semi: 1l

Per prima cosa lavate e sbucciate le patate, mettetele a lessare in una pentola di acqua bollente per 35 minuti. Mentre le patate cuociono, potete occuparvi dell’impasto: in una ciotola capiente, unite la farina, il sale e l’olio di semi, cominciate ad amalgamare gli ingredienti con la punta delle dita.

Aggiungete l’acqua poco per volta continuando ad impastare con le mani fino ad ottenere una pallina piuttosto liscia ed elastica. Coprite la ciotola con un canovaccio e passate alla preparazione degli ingredienti per il ripieno.

Pelate l’aglio, la carota, la cipolla e lo zenzero. Tagliate finemente, grattugiate lo zenzero ed aggiungete il peperoncino fresco. Trasferite tutto in una padella antiaderente con qualche cucchiaio di olio e lasciate soffriggere a fuoco basso per 5-8 minuti.

Aggiungete la carne e le spezie, salate e fate

— Più gusto per il viaggio

La samosa è un tipico piatto indiano diffuso in Asia ed in gran parte dell’ Africa, nonché in Tanzania. È una crocchetta di forma triangolare con un ripieno che può variare tra: manzo, pollo o vegetariano. Girando per le strade di Dar Es Salaam potrete incontrare banchetti con padelle fumanti che friggono al momento questo popolare street food. Viaggiando per le strade Tanzaniane, per raggiungere un parco o una città, oltre ad ammirare

rosolare 5 minuti,versate una tazza di acqua calda o brodo e proseguite la cottura per circa 20 minuti, o finché la carne non sarà asciutta.

A questo punto aggiungete le patate precedentemente lessate e schiacciate grossolanamente, unite i piselli e lasciate rosolare per atri 10 minuti.

Quando il ripieno sarà pronto, riprendete la pallina d’ impasto, suddividete la pasta in sfere di uguale dimensione stendetele fino a raggiungere uno spessore di circa 2-3 mm; tagliate a metà il disco di pasta ottenuto e sigillatene il diametro con poca acqua, formando così un piccolo cono che terrete in mano. Farcite ciascun cono con il ripieno e sigillate il bordo premendo tra le dita. Scaldate abbondante olio di semi per la frittura, quando sarà a temperatura friggete pochi samosa alla volta finché non sono ben dorati. Scolateli su carta assorbente da cucina e serviteli ben caldi.

i meravigliosi paesaggi vi imbatterete sicuramente con le venditrici di samosa. Che voi siate in autobus o in macchina, lungo il percorso spesso abbastanza impegnativo, vi fermerete per sgranchirvi le gambe, prendere un po’ d’aria e rifocillarvi. Donne con ceste in testa vi proporranno di acquistare le buonissime samosa. Non sarà uno spuntino leggerissimo, ma vi assicuro che darà più gusto al vostro viaggio.

Arrivano puntuali nella sede CVM e con un bel sorriso si intuisce subito che dalla chiacchierata vogliono comunque capire, imparare, comprendere di più di questa Italia così controversa, comprenderne il linguaggio, il dialetto, i modi di dire e le usanze. Capiamo subito che non c’è retorica nel loro modo di fare, sono diretti, trasparenti e con il loro attuale percorso di studi per la 3° media, aspirano a crescere. Probabilmente proprio come ogni ragazzo italiano di quell’età vorrebbe. In realtà li vediamo con tanta voglia ed esperienza in più. Alla domanda “Perché avete scelto l’Italia?” la risposta è la stessa per tutti e tre:

“Non si può scegliere quando si scappa dalla violenza, dalle guerre, dal pericolo”

Hanno lasciato le loro famiglie per arrivare dopo circa un anno di viaggio, in Sicilia. Il passaggio obbligato in Libia viene appena accennato, si capisce solo che non ne vogliono parlare. “Il viaggio nel barcone”? Cerchiamo di capire di più di quell’esperienza ma poi in fondo a quegli occhi giovani leggiamo storie non dette, dolori così profondi che per ora è meglio non approfondire. Kebba con un perfetto accento fermano ed

INCONTRO DI MONDI

Fabrizio Farinelli

CVM Italia

Da marzo 2019 8 ragazzi del servizio civile iniziano il loro nuovo percorso con CVM. Un anno insieme per vivere l’opportunità di una grande esperienza personale e professionale. Quest’anno la particolarità sarà avere ragazzi italiani in Africa e i ragazzi africani in Italia. Mondi che si conosceranno, si riconosceranno e dialogheranno. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare in anteprima i 3 ragazzi africani per capire insieme prospettive, aspettative, sogni, ma anche comprenderne la loro storia, il loro percorso e anche le loro preoccupazioni. Si chiamano Abdoulje (22), Fasoun (21) e Kebba (22 anni). Sono ragazzi e vengono rispettivamente dal Mali e dal Gambia. Sono in Italia da 2/3 anni e oggi vivono a Porto San Giorgio/Fermo.

il suo sorriso amaro ci stoppa subito con un “Uhh mamma mia il viaggio..”.

Oggi studiano, imparano ad usare il pc, ascoltano la nostra musica, fanno sport, lavorano, vedono i film italiani (Abdoulje ci dice che è un grande appassionato dei film comici di Lino Banfi) e tutti in fondo hanno un sogno, poter vivere senza l’incubo delle violenze, nella sicurezza di diritti umani fondamentali, farsi una famiglia, crescere con una persona, come dicono loro “giusta” al proprio fianco. Hanno le idee chiare, come è chiaro che al momento però si sentono ancora stranieri. Ci raccontano infatti di atteggiamenti, di sguardi nei luoghi pubblici, di saluti non ricambiati, poi di insinuazioni, di parole dette fino a gesti giornalieri che fanno male.

Abituarsi a questo non è difficile. Più difficile pensare di abituarsi a perdere giorno dopo giorno quel sogno e quella scintilla che invece può diventare motore per una società, come quella italiana, che purtroppo invecchia inesorabilmente. Questo no, non se lo possono permettere. Non ce lo possiamo permettere. Sono solo 3 storie. 3 percorsi che condivideremo con CVM in Italia per tutto il 2019. Insieme a Roberta, ultimo prezioso arrivo dal Servizio Civile, li sentiamo già parte della nostra famiglia proprio come i nostri ragazzi in Tanzania: Enerlida, Francesco, Laura e Silvia. Sono mondi che si incontrano, mondi che insieme, possono farcela. Ne siamo convinti.

Il giorno in cui i ragazzi del servizio civile si sono incontrati e conosciuti in CVM

UN REGALO SOLIDALE

Tempo fa nel far due chiacchiere con un mio amico, Stefano, volontario CVM vengo a sapere di CVM, una realtà locale a me vicina. Ho avuto la possibilità di vedere e toccare con mano l’operato concreto dell’organizzazione (e con quel

Con CVM puoi scegliere di festeggiare i momenti importanti della tua vita, con qualcosa che può cambiare quella di tante persone e scegliere così di stare dalla parte dei più vulnerabili. Sono tante infatti le occasioni di festa che scandiscono il ritmo della nostra vita: un matrimonio, l’arrivo di un figlio, il battesimo, comunione, la cresima, la laurea e tante altre occasioni importanti. Trasforma questi momenti, in un grande gesto di solidarietà. Così ha voluto fare recentemente una sostenitrice di CVM, Giordana che ha voluto testimoniare la propria solidarietà coinvolgendo CVM e tutti i suoi amici per il suo compleanno.

che succede oggi) per me è stata una “garanzia” di concretezza, di serietà ed esperienza. Sono andata in sede a Porto San Giorgio e ho visto con i miei occhi che ci sono persone che si occupano di dare gli strumenti adatti per combattere la miseria e la povertà di alcune comunità e popolazioni del Sud del Mondo, in particolare Etiopia e Tanzania. Poi arriva un momento della vita in cui ti senti felice di portare a conoscenza di altri quel che tu reputi una “cosa bella”..e così in occasione del mio 50esimo compleanno ho preso la palla al balzo e coinvolgendo i miei invitati alla mia festa con il

motto “io sono perché noi siamo” ho chiesto loro se potevano, nel pensare a me, fare  un piccolo gesto di solidarietà .. al posto dei soliti regali! Tutti i miei amici hanno accettato con entusiasmo perché ci si può arricchire anche senza accumulare. Dare da più felicità di avere, sopratutto con la situazione attuale.

Se una mamma in fuga dalla Libia affida il proprio figlio di pochi mesi al mare considerando questo più sicuro della sua stessa terra, allora il primo pensiero che viene è mai smettere di lottare affinché ogni popolo abbia una vita dignitosa.

AZIENDA AMICA CVM

Molte aziende hanno già scelto di donare a CVM non come azione fine a se stessa ma come impegno di crescita collettiva. Realtà come ad esempio Ikea Retail Italia (AN), Happiness Group, O.M.R., MAC srl, Savelli Ascensori, Ciù Ciù Vini e Farmasistemi hanno da tempo condiviso il nostro impegno, aiutando realmente intere comunità ad avere acqua potabile, bambini a tornare a scuola, donne e ragazze ad avere dignità e diritti. La testimonianza di Walter Bartolomei titolare della ditta Ciù Ciù: «Grazie a questo progetto ho potuto constatare come gli interventi CVM, possono cambiare radicalmente la vita di una comunità, rendendola economicamente indipendente e impedendo fenomeni come emigrazione e impoverimento».

Chiamaci per saperne di più sui programmi per aziende al numero 0734 674832

GIORDANA

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