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LEATHER PROJECT, ESEMPIO DI COOPERAZIONE GIAMPAOLO LONGHI

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al gravity di Dormale, che in ufficio abbiamo ribattezzato “il gravity di Selam”. Ha stupito i nostri ospiti durante i viaggi di monitoraggio per la sua competenza e cortesia e per il solo fatto di essere lì a coadiuvare l’attività dei nostri altri due ingegneri. E l’ingegneria in Etiopia, specie in queste aree, significa fare i conti con estreme difficoltà di trasporto del materiale, spesso affidate alla forza delle braccia, alla fatica e all’urgenza di rendere accessibile l’acqua a migliaia di persone, 2800 nel caso specifico di Dormale. Se per noi le storie di successo delle giovani donne sono all’ordine del giorno, non sono

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così scontate soprattutto per le comunità rurali dell’Etiopia. Selam non è la donna bianca che giunge sul campo a supervisionare e monitorare l’andamento dei lavori, ma è una giovane donna etiope il cui lavoro ha un’importanza fondamentale, difficile da comprendere talvolta, per la popolazione. Complice, infatti, il suo colore della pelle ambrato mettono in continuazione in dubbio la sua provenienza etiopica, pensano infatti sia “americana”; ma anche dare prova della conoscenza dell’amhàrico talvolta non è sufficiente, perché in Gamo Gofa la maggior parte dei membri delle comunità non parlano amhàrico. Lei ha dovuto impararlo per poter comunicare con i membri della comunità specie con quanti prendono parte ai lavori di realizzazione del progetto. Questo mi ha particolarmente colpito, la naturalezza con cui è riuscita a guadagnarsi il rispetto della comunità di soli uomini non solo da donna, ma da giovane donna, da ragazza, gestire il lavoro di muratori e tecnici con pazienza, diligenza, senza imporsi, senza protagonismi, ma mettendosi a loro fianco insegnando e imparando da loro.

“It’s hard here, but I work with my people and I’m happy”

ci dice (È dura qui, ma lavoro con il mio popolo e sono felice). Ogni volta che le chiedo come sta è questa la sua risposta che perfettamente racchiude la sua esperienza, che nel caso del CVM per quanto unica non è rara, tutto quello che viene realizzato nel corso dei nostri progetti dallʹAmhara alle Souther Nation è reso possibile dal lavoro e dalla dedizione di quarantacinque etiopi che si impegnano ogni giorno per cambiare le sorti del loro paese e la vita delle loro persone; la mia/la nostra Selam, ne è di certo la punta di diamante.

LEATHER PROJECT, ESEMPIO DI COOPERAZIONE: pellame etiope ed expertise marchigiana

Giampaolo Longhi

Country Representative - CVM Etiopia

CVM Etiopia è pronto per dare avvio al progetto UNIDO Leather Clusters Empowerment in Addis Ababa ULCE, oltre all’acqua e le domestic workers, due pilastri delle aree di intervento del CVM in quarant’anni della sua storia, una deviazione da un terreno già battuto ci consente di ricongiungerci con il senso della cooperazione allo sviluppo, come scambio tra Nord e Sud del mondo. Da una parte c’è l’industria etiope del pellame che da 80 anni lavora e confeziona prodotti in pelle, potendo contare su una delle più grandi popolazioni di bestiame al mondo.

EIFCCOS è un cluster di 173 tra medie, piccole imprese e microimprese impegnate soprattutto nella produzione di scarpe. Il 60% delle persone che vi lavorano sono donne.

Il Leather Industry Development Institute infatti, la massima autorità nel settore del pellame in Etiopia, conta 52 milioni di bovini che fanno del paese il primo in Africa e il decimo al mondo, 23 milioni di capre lo classificano come terzo del continente e ottavo al mondo, 27 milioni di pecore che lo pongono al terzo posto in Africa e al decimo nel mondo, grandi quantità a cui corrisponde anche un’alta qualità che rende la materia prima e i prodotti semilavorati etiopici tra i più ricercati sul

mercato internazionale della

pelle. Il made in Etiopia nella produzione di scarpe, borse e capi d’abbigliamento in pelle, invece, fatica a trovare spazio nel mercato intra ed intercontinentale, perché non riesce a raggiungere alti standard con un lavoro del tutto manuale e una manodopera non specializzata, prevalentemente femminile, che esegue il lavoro con conoscenze e metodologie tradizionali, e deve fare i conti con un gap strutturale dovuto alla carenza di macchinari, o alla presenza di macchinari tecnologicamente obsoleti. Dall’altra parte invece c’è l’expertise delle industrie marchigiane, quali Dami Shoes e Lauro Designer S.A.S. di Scoccia Simone & C., che possono vantare una decennale esperienza nel settore con una produzione di altissima qualità. L’obiettivo del progetto nei 18 mesi di durata è proprio creare

una sinergia tra le competenze tecniche del settore del pellame italiano, in modo particolare calzaturiero, e la realtà ad altissimo potenziale dei cluster messi in piedi da un progetto biennale di

UNIDO, l’agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, e l’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Da marzo 2014 a febbraio 2016 hanno costituito nella città di Addis Abeba tre cluster, intesi come agglomerati geografici di imprese collegate e stakeholder che affrontano sfide e opportunità comuni, e due di essi, EIFCCOS e LOMI, sono stati selezionati come beneficiari target del nuovo progetto finanziato dall’AICS per rafforzare quanto già fatto e continuare a investire su quanto resta da fare. CVM con le industrie calzaturiere marchigiane, il Centro di Formazione Professionale Artigianelli e istituti di formazione locali, ha previsto specifici training per queste due realtà molto diverse. EIFCCOS (Ethio International Footwear Cluster Cooperative) è impegnato soprattutto nella produzione di scarpe e con le 173 tra medie, piccole imprese e microimprese che lo costituiscono ha ancora un funzionamento come cluster a livello embrionale. LOMI, “limone” invece, il cui nome riprende un antico proverbio in amharico secondo cui “cinquanta limoni sono un fardello per una persona, ma un tesoro per cinquanta persone”, è una cooperativa di 9 donne con una media di 15 dipendenti ciascuna, specializzata nella produzione di borse e si è giá affermata come attività imprenditoriale. I training a loro rivolti sono però accumunati dall’obiettivo di formare manager e lavoratori in merito alla qualità del design, alle strategie di marketing e business management per ampliare il mercato di vendita del Made in Ethiopia che culminerà con la partecipazione, grazie al coinvolgimento di ELIA, Ethiopian Leather Association, altro partner chiave, alla fiera del pellame di Milano. Una gran bella sfida, ambiziosa sicuramente, ma che CVM & CO come al solito non mancherà di vincere.

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