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Sanzioni e contro-sanzioni I risvolti economici dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina, dalle sanzioni dell'Unione Europea e degli Stati Uniti alle controsanzioni della Federazione russa. di NICOLÒ ANDREINI, Mercati Esteri, Confindustria Trento
IL MONDO
osserva con stupore, delusione e orrore quanto sta accadendo in Ucraina. La decisione russa di invadere un Paese indipendente e orientato verso le democrazie occidentali, non può che rendere queste ultime antagoniste di Mosca. Si vanificano decenni di lavoro e collaborazioni nel senso dell’integrazione politicoeconomica della Federazione russa con l’Unione europea. E ne rimettono i civili, terribilmente, ma anche l’industria. L’invasione russa, come noto, ha obbligato molti Paesi a prendere provvedimenti esemplari. Gli Usa, l’Unione europea, il Regno Unito, il Giappone, l’Australia, il Canada – di fatto i Paesi G7 in testa, oltre ad outsiders di rilievo – hanno adottato numerose misure orientate a far terminare, quanto prima e più in fretta possibile, un conflitto che nessuno si aspettava o vuole. Limitandoci alle sanzioni Ue, che direttamente intervengono negli scambi dell’industria europea con Russia e Bielorussia, ad oggi ne sono state comminate quattro tranche, fra il 23 febbraio e il 31 marzo, su diversi livelli: finanziario; economico; alle persone e alle merci; e a livello territoriale, coinvolgendo prima e direttamente le autoproclamate Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, poi soprattutto la Federazione russa e, in misura minore, la Bielorussia. Con il proseguo delle operazioni militari e il progressivo coinvolgimenti di tante vittime civili, le misure sanzionatorie europee si sono ampliate, limitando o vietando sia l’export di beni e servizi strategici, sia l’assistenza tecnica e finanziaria europee verso la Russia; poi, congelando beni russi in Ue e vietando l’ingresso nell’Ue di una serie di persone fisiche e giuridiche russe; bloccando le riserve internazionali della Banca
TRENTINOINDUSTRIALE.COM | APR-MAG 2022
centrale russa e, da ultimo, escludendo alcune banche russe dal sistema dei pagamenti internazionali Swift. Dal canto suo, anche la Federazione russa sta adottando misure sanzionatorie nei confronti dei Paesi considerati nuovi “ostili”, fra cui quelli europei ed – espressamente – l’Italia. Con successivi decreti presidenziali, sono state limitate in modo massiccio la circolazione e l’utilizzo di valute estere in territorio russo, imponendo pagamenti in rubli per qualunque transazione, indipendentemente da quanto previsto in contratti o accordi in essere. Il Cremlino ha poi adottato il divieto di importazione in Russia di circa 200 prodotti dall’Ue, dei settori metalmeccanico, tecnologico, e altri, e sta valutando divieti di esportazione di alcuni beni primari. Per l’Industria europea, le misure sanzionatorie si traducono, evidentemente, in consistenti limitazioni o divieti di importazioni ed esportazioni da Russia e/o Bielorussia, per interi settori: l’energia, con il divieto di esportazione europea di beni e tecnologie specifici nella raffinazione del petrolio e restrizioni alla fornitura dei servizi correlati; i trasporti, con il divieto di esportazione europea di beni e tecnologie dell’industria aeronautica, spaziale e marittima, nonché di fornire servizi assicurativi, riassicurativi e di manutenzione relativi ad essi e servizi di assistenza tecnica e finanziaria; divieto di esportazione europea di beni a duplice uso, secondo un’accezione più ampia rispetto a quanto previsto dalla normativa europea di riferimento e, nel caso italiano, con la sospensione temporanea di tutte le licenze di esportazione dual use verso la Russia; restrizioni al commercio di beni utilizzati per la produzione o la fabbricazione di prodotti

















