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Quanto versa l'Italia all'UE

Fino al 2020, l’Italia era il terzo contribuente netto dell’UE, dopo la Francia e la Germania. Dal 2021 la svolta: il nostro Paese è entrato nel club dei partner europei definiti “beneficiari netti”.

Il bilancio generale dell’Unione europea è finanziato da tre principali fonti di entrata: i contributi dei singoli Paesi dovuti in base al reddito nazionale lordo (circa il 70% del totale), quelli provenienti da una percentuale (0,3 %) dell’Iva e i dazi doganali sui beni extra-Ue. Per anni abbiamo sentito dire che l’Italia versa alle casse dell’Unione europea più di quanto riceve. Ed in effetti è così, ma questo è anche uno dei cardini della cosiddetta “politica di coesione”, ossia l’insieme di azioni e progetti messi in campo da Bruxelles per ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni degli Stati membri, rafforzando così la coesione economica, sociale e territoriale attraverso le risorse dei fondi strutturali europei: quello per lo Sviluppo regionale (Fesr), quello Sociale (Fse) e quello di Coesione (Fc).

Fino al 2020, effettivamente, l’Italia era il terzo contribuente netto dell’Ue, dopo la Francia e la Germania, che è il “socio” che paga la quota più cospicua, essendo anche quello più ricco. Grecia, Ungheria e Polonia erano invece sempre in testa alla classifica dei beneficiari. Dalla relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea redatta dalla Corte dei conti, emerge che nel 2020 l’Italia ha partecipato al bilancio europeo con versamenti per complessivi 18,2 miliardi di euro (+1,4 miliardi rispetto al 2019). Mentre sul fronte delle assegnazioni, il bilancio europeo attribuiva nello stesso anno all’Italia 11,66 miliardi di euro. L’avvento della pandemia ha portato a un cambiamento radicale, tanto che la Commissione europea ha deciso di introdurre importanti strumenti di solidarietà per favorire la ripresa dei 27, l’ormai famoso Next Generation Eu.

Questo ha fatto sì che nel computo del “dare-avere” tra Stati membri, l’Italia sia entrata nel gruppo di Paesi che nel gergo comunitario vengono definiti “beneficiari netti”. In sostanza, significa che l’importo versato nelle casse europee è inferiore rispetto a quanto rientra da Bruxelles nel bilancio nazionale.

Il merito è stato tutto del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, come certifica l’Ispettorato generale per i Rapporti finanziari con l’Ue che fa capo alla Ragioneria generale dello Stato. Ne risulta che l’Italia ha un saldo positivo di circa tre miliardi di euro e a fare la differenza con l’anno precedente sono i quasi nove miliardi di aiuti a fondo perduto a valere sul Pnrr versati a metà agosto dalla Ue. A questi vanno aggiunti circa 14 miliardi di “rientri” ordinari da Bruxelles. Complessivamente, quindi, 23 miliardi contro i 20 miliardi versati dall’Italia alle Ue a consuntivo 2021.

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