Sedes Journal 7

Data

N°

7

Giugno 2021

Direttore Sanitario Dott. Paolo Marforio

SEDES JOURNAL

2012 - Ponte Umberto I da “un’altra via è possibile” ph @Gerry_Di_Fonzo

Indice Editoriale

pp.3

Mal di schiena: i “miti” da sfatare

pp.4

La ptosi palpebrale

pp.5

Focus Benessere e Arte in Clinica

pp.6

I nuovi Test Prenatali non invasivi

pp.8

Il binomio ernia e alimentazione

pp.10

Il trattamento dei capillari

pp.11

I nostri ambulatori

pp.12

I nostri medici

pp.14

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Editoriale

Editoriale

L’ Arte influenza la Salute?

L’ OMS se lo chiede nel rapporto riguardo al più grande studio sul tema, pubblicato ad Helsinkj nel novembre del 2019 (What is the evidence on the role of the arts in improving health and wellbeing?).

Facendo riferimento alla definizione di “ Salute”, intesa non solo come assenza di malattia, ma, come “ stato di completo benessere fisico e mentale “, si riconosce che l’ Arte , con la sua attitudine a coinvolgere le facoltà immaginative e sensoriali, stimola emozioni che possano mettere in moto processi dinamici personali, deputati a favorire la capacità di ognuno di ritrovare il proprio equilibrio psicofisico, anche in situazioni di particolare disagio dovute ad uno stato morboso, vissuto in un ambiente che, a tutta prima, si presenta asettico, poco rassicurante ed estraneo alla propria condizione emotiva del momento.

Convinti di questa positiva relazione, abbiamo pensato di offrire al nostro Paziente un percorso attraverso le opere, collocate negli studi medici e negli ambienti comuni, che l’Artista Gerardo Gerry Di Fonzo ci ha dedicato e scelto per noi fra le produzioni, diversamente evocative per forme e colori, che caratterizzano varie fasi della sua ricerca stilistica.

Questo percorso è stato concepito per rompere il gelo e la diffidenza che il Paziente prova, trovandosi in un particolare stato di ansia e preoccupazione per la sua salute, per dargli il segnale che noi poniamo la massima attenzione ed energia per rendere l’esperienza in Clinica la più confortevole e rassicurante sotto tutti gli aspetti, offrendogli, soprattutto, le cure mediche più appropriate , ma anche la lievità (o la profondità) di un ‘esperienza artistica che lo accolga, guidati, come siamo, dal pensiero positivo del “ prendersi Cura “, che rappresenta la nostra “ Missione”, con la speranza e l’auspicio di poterlo accompagnare verso la riconquista della piena salute.

Emilio Giusta Presidente Clinica Sedes Sapientiae

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Mal di schiena: i “miti” da sfatare e i fatti da conoscere

Mal di schiena: i “miti” da sfatare e i fatti da conoscere per prevenire la lombalgia A cura del dott. Marco Gastaldo, specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa

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a lombalgia colpisce la maggior parte delle persone almeno una volta nel corso della loro vita, è la principale causa di limitazione funzionale e assenza dal lavoro a livello mondiale¹ ed è spesso gestita con cure di ridotta efficacia, come un eccessivo utilizzo di farmaci².

Alcune diffuse opinioni non supportate da evidenze scientifiche³ e poco utili alla concreta risoluzione del problema sono: - la lombalgia è solitamente una patologia medica grave, che diventerà persistente e peggiorerà in età avanzata; - la lombalgia persistente è sempre legata a un danno sottostante; - i carichi ripetuti alla schiena portano a usura e danno della colonna vertebrale; - il dolore alla schiena durante l’esercizio fisico e il movimento è sempre sintomo di danno alla colonna vertebrale; - le riacutizzazioni dolorose sono un segno di danno e necessitano di riposo assoluto; - le terapie come potenti farmaci antinfiammatori, iniezioni e interventi chirurgici sono sempre necessarie per curare la lombalgia.

Queste opinioni, se non correttamente orientate dal medico specialista, possono portare a un

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ricorso esclusivo a terapie farmacologiche e a terapie “passive” (iniezioni, massaggi, terapie strumentali) e possono allo stesso tempo portare evitare posture e movimenti importanti per il benessere della colonna.

L’adesione a queste credenze può inoltre contribuire allo sviluppo di apprensione verso il dolore, paura di coinvolgimento in attività di valore per sé, preoccupazioni per il futuro, determinando in definitiva un impatto negativo sul proprio benessere psicologico.

La lombalgia si affronta e si risolve con una guida medica specialistica e attraverso l’alleanza terapeutica tra i diversi medici che il paziente potrà incontrare lungo il suo cammino (Fisiatra, Ortopedico, Reumatologo, Neurologo, Neurochirurgo, Medico di Medicina Generale, ecc).

Il medico Fisiatra accompagna il paziente dall’inizio al termine del percorso di diagnosi e cura, sia nel caso di un trattamento conservativo sia nei postumi di un intervento chirurgico, e lo conduce verso la piena ripresa funzionale e verso la prevenzione delle ricadute con lo strumento più efficace: l’esercizio fisico.

Dopo aver escluso tutti gli elementi di rischio e confermato la diagnosi precisa, il processo di cura ha inizio durante la visita

fisiatrica, con la condivisione delle strategie terapeutiche per risolvere al meglio questo problema.

Ecco una sintesi di alcune importanti “verità” basate sulla ricerca scientifica dei più importanti esperti di lombalgia: 1. La lombalgia persistente è dolorosa e limitante, ma non è quasi mai una patologia grave né pericolosa.

La guida medica è decisiva per un corretto processo diagnostico e terapeutico.

2. L’invecchiamento non è una causa di mal di schiena. I trattamenti per il mal di schiena basati su evidenze scientifiche possono funzionare a ogni età.

3. La lombalgia persistente è raramente associata a un reale danno di qualche struttura anatomica. Molto spesso il mal di schiena inizia senza eventi traumatici e durante i movimenti della vita quotidiana. Alcuni fattori scatenanti possono essere stress, fatica, inattività, attività insolite.

4. Anche in presenza di dolore, l’esercizio fisico guidato e la ripresa graduale del movimento sono attività sicure e salutari per la schiena. Nella lombalgia il dolore percepito durante il movimento dipende da quanto sono sensibilizzate le strutture coinvolte, non da un loro danno.

5. Le riacutizzazioni dolorose sono possibili e vanno gestite senza timore. È molto più probabile che

esse siano innescate da ridotta qualità del sonno, stress, inattività, attività insolite che non da un danno strutturale.

Il percorso riabilitativo per la lombalgia si realizza attraverso l’opportuna integrazione, guidata in ogni fase dal Fisiatra, tra le terapie “attive” (esercizio), e le terapie “passive” (terapia manuale e strumentale, terapia farmacologica).

La chiave per vincere il mal di schiena: strategie a basso rischio per controllare il dolore e tornare a muoversi.

Gli elementi terapeutici fondamentali sono consapevolezza, esercizio fisico, partecipazione sociale, una corretta igiene del sonno e valide abitudini alimentari.

Il paziente acquisirà progressivamente mobilità, forza e controllo neuromuscolare che, uniti a una nuova fiducia nelle proprie capacità di movimento, condurranno verso il massimo recupero funzionale possibile e verso la prevenzione di nuovi episodi di lombalgia.

Riferimenti: 1. Wu A et al, Ann Transl Med. 2020 2. Main CJ et al, Best Pract Res Clin Rheumatol, 2010 3. O’Keeffe M et al, Br J Sports Med, 2019 4. O’Sullivan PB et al, Br J Sports Med, 2019 5. Beales D et al, Phys Ter, 2015

La ptosi palpebrale

La ptosi palpebrale A cura del dott. Alessandro Russo, specialista in Oftalmologia

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AUSE, SINTOMI E DIAGNOSI La ptosi, che rappresenta da sempre una tra le più frequenti malposizioni palpebrali, consiste in un abbassamento più o meno marcato del livello della palpebra superiore, di uno (ptosi monolaterale) o entrambi gli occhi (ptosi bilaterale).

Generalmente il paziente, si lamenta dell’inestetico aspetto della palpebra “cadente” e di uno sguardo che egli stesso definisce “costantemente stanco”. Inoltre, non potendo aprire in modo corretto l’occhio interessato, il paziente denuncia una compromissione da moderata a severa della visione nella parte superiore del campo visivo. Frequentemente il paziente affetto da ptosi palpebrale cerca di mantenere l’occhio più aperto sollevando il sopracciglio con i muscoli della fronte (iperfunzione del muscolo frontale) oppure assumendo scomode ed innaturali posizioni del capo che spesso comportano affaticamento cervicale o cefalea.

Talvolta, in casi di bambini affetti da ptosi congenita non trattata precocemente sono stati messi in relazione il difetto palpebrale con l’ambliopia o il ritardo nel normale sviluppo delle capacità visive del giova-

ne paziente.

La ptosi è causata da una diminuita funzione del muscolo elevatore della palpebra superiore che può avere svariate origini, congenita o acquisita, correlata a patologie neurologiche (ptosi neurogena) o muscolari (ptosi miogenica), posttraumatica o semplicemente in relazione ad un progressivo indebolimento negli anni del muscolo elevatore (ptosi senile).

Fondamentali per il suo inquadramento sono un’accurata anamnesi ed un altrettanto rigoroso esame clinico del paziente.

CORREZIONE DELLA PTOSI Il trattamento della ptosi è pressoché esclusivamente chirurgico.

La chirurgia della ptosi ha lo scopo di correggere sia l’aspetto funzionale che quello estetico comportati da questa patologia.

Le tecniche chirurgiche sono molteplici e dipendono oltre che dall’età del paziente anche dalla severità della ptosi e dalla sua origine. L’intervento chirurgico è generalmente eseguito in regime di day-hospital ed in anestesia locale associata talvolta ad una blanda sedazione. Esclusivamente nel bambino o in casi particolarissimi si ricorre all’anestesia generale. Nella maggior parte dei casi la via di accesso

chirurgico è anteriore, con la possibilità, qualora si volesse ottenere un risultato esteticamente più interessante, di associare una blefaroplastica superiore che permette allo stesso tempo di asportare la cute e le borse di grasso in eccesso. La terapia post-operatoria consiste in pomate o gel antibiotici e cicatrizzanti.

I fili di sutura (continua od intradermica) sono

asportati a circa una settimana dall’intervento.

CONCLUSIONI La correzione chirurgica della ptosi palpebrale è un trattamento sicuro, volto al ripristino della normale potenzialità visiva del paziente ed alla risoluzione sia estetica che funzionale del deficit della palpebra interessata.

Foto preoperatoria

Foto postoperatoria

Immagini su concessione del Dottor Alessandro Russo

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Focus

Benessere e Arte in Clinica

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Benessere e Arte in Clinica A cura di Gerardo Di Fonzo

erardo gerry Di Fonzo, nato a Orta Nova (FG) nel 1956, attualmente vive e lavora a Torino. Nel

1972 compra la sua prima macchina fotografica e da allora inizia ad occuparsi di fotografia in vari modi. Fin da subito l’approccio fotografico è stato di ricerca, mentre la fotografia convenzionale rimane una professione. Nel campo artistico ha sempre indagato nuovi linguaggi di ricerca e in questo senso la fotografia è diventata uno strumento di conoscenza umana. C’è

un aforisma che racconta in modo semplice e mirabile la sua poetica: “... fotograferò, fino a farti rifiorire…”. L’obiettivo, carico di utopia, è quello di raccontare, attraverso la fotografia, la bellezza in tutte le sue forme e manifestazioni. Di lui Fulvio Bortolozzo scrive: “uno speleologo calato in profondissimee misteriose spaccature. Da queste avventurose spedizioni Di Fonzo torna carico di

ritmi, costanze e relazioni cromatiche che altrimenti rimarrebbero invisibili, affondate sulla superficie dell’icona, prigioniere del senso e del linguaggio delle forme”.

Andrea Grotteschi

Sampling/mirror

©gerardodifonzo

“Donna”, Reparto di Degenza Piano 1 6

© - stampalambda@gmail.com

Tel. 351 555 9267

Benessere e Arte in Clinica

“Optical”, Ambulatori Piano -1

“Sampling”, Ambulatori Piano -1

La direzione in collaborazione con gli architetti e gli artisti, allo scopo di rendere la permanenza in clinica la più accogliente e rilassante possibile, per decorare

lo “volo sulla conoscenza e la sapienza”, nelle sale d’aspetto, nei corridoi e negli studi ambulatori ci sono quadri astratti e figurativi, nella sala conferenze/riunioni e

le pareti ha selezionato opere d’arte adeguate a questo compito, realizzando vere e proprie mostre d’arte permanenti: nella sala di accoglienza con un video/art dal tito-

“Composizione G”, Ambulatori Piano -1

uffici direzionali ci sono fotografie dei ponti del Po. Questo è alla base del nostro impegno di Cura, al servizio della Salute.

“Jump”, Ambulatori Sedes 32 7

In Clinica Sedes i nuovi Test Prenatali non invasivi

In Clinica Sedes i nuovi Test Prenatali non invasivi NIPT: un test innovativo per gravidanze serene

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l Test Prenatale Non Invasivo (NIPT, Non-Invasive Prenatal Test) è uno strumento diagnostico di recente introduzione, che permette di eseguire uno screening genetico completo del feto alla ricerca di eventuali anomalie, grazie ai frammenti di DNA che circolano nel sangue materno.

Questo screening, che fino a pochi anni fa era legato all’amniocentesi e alla villocentesi (tecniche decisamente invasive, con una percentuale di rischio di aborto), si può eseguire ora con elevata sensibilità e attendibilità ma senza traumi per la paziente. È sufficiente un prelievo di sangue periferico materno per analizzare il DNA fetale circolante.

L’attuale tecnologia di sequenziamento rende il processo non solo accurato ma anche rapido: il referto è disponibile in 5-8 giorni, a seconda del livello di approfondimento genetico. In questo modo, il ginecologo può facilmente ottenere un quadro completo sullo stato di salute del feto e della gestante.

La diagnosi prenatale non invasiva ha vissuto un’ulteriore evoluzione in termini tecnicoscientifici. In particolare,

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per il test Fetal DNA, è stata brevettata l’innovativa tecnologia a flusso ionico, molto più attendibile rispetto ai test prenatali disponibili sul mercato: la sensibilità e la specificità raggiungono il 99,9%. Sinergica al sequenziamento massivo del DNA (Next Generation Sequencing) è la Digital PCR (Polymerase Chain Reaction). Se da un lato l’ormai collaudata metodica del sequenziamento massivo parallelo consente l’analisi dell’intero genoma, la Digital PCR permette di confermare mutazioni ed anomalie genetiche.

I livelli di indagine Il FetalDNA è eseguibile in ogni gravidanza a partire dalla 10a settimana.

Può essere effettuato sia in caso di gravidanza singola che gemellare, nelle gravidanze naturali come anche in quelle ottenute con tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Inoltre, è consigliato in tutti quei casi in cui non si possa procedere con una diagnosi invasiva.

Oltre all’analisi genetica, il test può includere anche il sesso del bambino e l’analisi dell’Rh fetale (nel caso in cui la madre abbia il fattore Rh negativo ed il padre Rh positivo).

A seconda dell’anamnesi familiare e delle caratteristiche della gravidanza, il ginecologo può consigliare alla sua paziente di eseguire uno dei 7 livelli di indagine genetica: FETALDNA BASE Indaga con estrema precisione sulle trisomie più frequenti: cromosoma 21 (sindrome di Down), cromosoma 18 (sindrome di Edward) e cromosoma 13 (sindrome di Patau). Rappresenta il test consigliato da tutte le Linee Guida e si può effettuare anche come conferma del bi-test, lo screening tradizionale che si effettua nel primo trimestre FETALDNA BASE PLUS Analizza, oltre alle 3 principali aneuploidie fetali correlate ai cromosomi 21, 18 e 13, le anomalie dei cromosomi sessuali X,Y (sindrome di Turner, Klinefelter, ecc.)

FETALDNA BASE PLUS + MICRODELEZIONI Integra il livello Base Plus con l’analisi di 21 microdelezioni (anomalie causate dalla perdita di piccoli tratti cromosomici) FETALDNA CARIOTIPO Aggiunge alle indagini presenti nel livello Base Plus l’analisi particolareggiata del numero e della struttura di tutte le 23 coppie di cromosomi del feto FETALDNA CARIOTIPO PLUS Oltre alle analisi su tutte le aneuploidie cromosomiche fetali, esegue lo studio di un gran numero di piccole alterazioni cromosomiche da riarrangiamenti strutturali (microduplicazioni / microdelezioni) e ricerca le mutazioni responsabili della Fibrosi Cistica Materna.

In Clinica Sedes i nuovi Test Prenatali non invasivi

FETALDNA TOTAL SCREEN È il livello più completo, perché fornisce informazioni non solo sul feto ma anche sulla madre: in aggiunta rispetto ai livelli precedenti, individua le mutazioni responsabili del parto pretermine e della durata della gravidanza, dell’Atrofia Muscolare Spinale Materna (SMA), della Trombofilia e della Preeclampsia; verifica, inoltre, la presenza del virus citomegalico e del protozoo toxoplasmico.

Il Total Screen include anche il pannello sulle malattie monogeniche fetali.

FETALDNA MALATTIE MONOGENICHE Si tratta di un pannello di analisi che esplora le più importanti malattie fetali collegate a singoli geni (beta talassemia, sordità congenita, acondroplasia etc.), sia di origine ereditaria (autosomiche recessive) che di nuova insorgenza.

Questo gruppo di malattie comprende quelle maggiormente significative ed invalidanti, non riconosciute da altri sistemi di screening durante la gravidanza (molecolari o ecografici). Si effettua come richiesta singola o in abbinamento ai precedenti livelli.

Focus sulle malattie genetiche individuabili con in NIPT SINDROMI DA MICRODELEZIONI / MICRODUPLICAZIONI: Sindrome di Wolf-Hirschhorn • Sindrome di Jacobsen • Sindrome da delezione 1p36 • Sindrome di Angelman • Sindrome di DiGeorge • Sindrome di Cri-du-chat • Sindrome di LangerGiedion • Sindrome di SmithMagenis • Sindrome di Prader-Willi • Sindrome di Williams • Sindrome di Koolen-deVries • Sindrome HNPP • Sindrome da delezione 18q • Sindrome di Alagille • Sindrome di RubinsteinTaybi • Sindrome di WAGR • Sindrome di PotockiShaffer • Sindrome di MillerDieker • Sindrome da delezione 1q21.1 • Sindrome di Kleefstra • Sindrome di PhelanMcdermid MALATTIE MONOGENICHE FETALI • Fibrosi Cistica Fetale • Sordità congenita • Beta talassemia • Iperplasia surrenale congenita • Emocromatosi • Acondroplasia • Ipocondroplasia

• Displasia tanatofora • Sindrome di Apert • Sindrome di Crouzon • Sindrome di Pfeiffer • Sindrome di Leopard • Sindrome di Noonan • Fenilchetonuria • Sindrome di Rett • Rene policistico autosomico recessivo Per approfondire la tematica della NIPT e verificare l’attendibilità del FetalDNA, è possibile consultare le seguenti pubblicazioni ed i contributi internazionali su prestigiose riviste di settore: 1. Dello Russo C., Cesta A., Longo S., Barone M. A., Cima A., Mesoraca A., Sparacino D., Viola A., Giorlandino C. Validation of Extensive Next-Generation Sequencing Method for Monogenic Disorder Analysis on Cell-Free Fetal DNA: Noninvasive Prenatal Diagnosis. J Mol Diagn., 2019 Jul;21(4):572-579.

2. Mesoraca A., Margiotti K., Dello Russo C., Cesta A., Cima A., Longo S., Barone M.A., Viola A., Sparacino D., Giorlandino C. Cell-free DNA screening for aneuploidies in 7113 pregnancies: single Italian centre study. Genetics Research, 2020; 102: e5, 1-4.

3. Margiotti K., Cesta A., Dello Russo C., Cima A., Barone M.A., Viola A., Sparacino D., Mesoraca A., and Giorlandino C. Cell free DNA screening for sex chromosomal aneuploidies in 9985 pregnancies:

Italian single experience.

BMC Research Notes, (2020) 13:167 4. Orhant L., Rondeau S., Vasson A., Anselem O., Goffinet F., Allach El Khattabi L., Leturcq F., Vidaud D., Bienvenu T., Tsatsaris V., Nectoux. Droplet digital PCR, a new approach to analyze fetal DNA from maternal blood: application to the determination of fetal RHD genotype.

Ann Biol Clin. 2016 Jun 1;74(3):269-77.

5. Liao G.J., Gronowski A.M., Zhao Z. Non-invasive prenatal testing using cellfree fetal DNA in maternal circulation. Clin. Chim.

Acta. 2014 Jan 20;428:4450.

6. El Khattabi L.A., RouillacLe Sciellour C., Le Tessier D., Luscan A., Coustier A., Porcher R. Could Digital PCR Be an Alternative as a Non-Invasive Prenatal Test for Trisomy 21: A Proof of Concept Study.

PLoS One. 2016 May 11;11(5):e0155009.

7. Jeon Y.J., Zhou Y., Li Y., Guo Q., Chen J. The feasibility study of non-invasive fetal trisomy 18 and 21 detection with semiconductor sequencing platform. PLoS One. 2014 Oct 20;9(10):e110240.

8. Karakas B., Qubbaj W., Al-Hassan S., Coskun S. Noninvasive Digital Detection of Fetal DNA in Plasma of 4-Week-Pregnant Women following In Vitro Fertilization and Embryo Transfer. PLoS One. 2015 May 13;10(5):e0126501.

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Il binomio ernia e alimentazione

Il binomio ernia e alimentazione A cura del dott. Tommaso Lubrano, specialista in Chirurgia Generale

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aramente una scoperta scientifica può destare l’attenzione generale. In questo caso è accaduto il contrario. A tale riguardo, data l’alta diffusione della patologia, menzionata nell’ambito della popolazione, la singolarità della notizia ha suscitato vivo interesse. Il binomio ernia e alimentazione di cui si parla, ha richiesto per tale motivo, un’attenta valutazione dei contenuti trattati verificando l’autorevolezza delle fonti a garanzia della veridicità dei risultati degli studi effettuati dalla comunità scientifica a salvaguardia di tutta l’utenza.

La conferma dell’enunciato riguarda dunque lo stretto rapporto tra i fattori nutrizionali e l’insorgenza della più diffusa affezione in ambito alla chirurgia generale: l’ernia inguinale.

La dimostrazione di come la salute della parete addominale possa dipendere soprattutto, da una corretta alimentazione, sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo, oggi ci consente di poter fare opera di prevenzione nei suoi confronti. Mentre è nota da tempo la predisposizione familiare nella formazione di un’ernia, solo adesso abbiamo la certezza di come la motivazione risieda principalmente in un’alterazione del metabolismo del collageno con conseguente presenza di fibre connettivali anomale nella

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fascia trasversale, causa della debolezza strutturale e motivo in ultima analisi, della formazione del difetto erniario. Il fattore meccanico per effetto della continua spinta endoaddominale provocata dalla stipsi, dagli sforzi, dalla broncopatia cronica, da sempre indicato come l’elemento determinante, in realtà rappresenterebbe soltanto una concausa secondaria nella formazione della breccia della parete e della conseguente fuoriuscita dei visceri. Ma qual è il nesso tra gli squilibri alimentari e la presenza del collageno “sbagliato” nel corpo umano? La risposta risiede nel fatto che alla base del collageno alterato vi sarebbero fattori in grado di indurre l’espressione genetica di cellule come i fibroblasti nei confronti di particolari enzimi ad azione proteolitica. Le metalloproteasi (MMPS), questa la loro denominazione, possono degradare i componenti della matrice extracellulare del tessuto connettivo come l’elastina e appunto il collagene. Stimoli interni ed esterni come gli ormoni steroidei, l’ischemia, il fumo, le infezioni, l’iperglicemia, determinano l’attivazione degli MMP1 e in particolare degli MMP2 causando la variazione del collageno di tipo uno a favore del collageno di tipo tre immaturo, particolarmente evidente nel caso di un’ernia inguinale diretta.

Ma è soprattutto, un fattore fino ad oggi poco considerato a richiamare maggiormente la nostra attenzione nel processo che innesca tale reazione a catena: l’alimentazione. I deficit nutrizionali, l’alterato apporto calorico sia per carenza che per eccesso di cibo, la scarsa qualità degli alimenti sono determinanti nello sviluppo di un’ernia della parete addominale.

Una dieta scorretta come l’assunzione di cibi troppo raffinati, prodotti a base di farine bianche notoriamente povere di fibre, sali minerali, vitamine, l’eccessiva introduzione di zuccheri sono un esempio negativo in tal senso. La farina integrale sarebbe quindi da preferire così come un corretto equilibrio nell’assunzione calmierata di carboidrati semplici e complessi nella dieta.

Un adeguato apporto di vitamine si rende assolutamente necessario per non indebolire l’addome.

In particolare, quelle del gruppo B contenute nel pesce, nella carne, nelle uova e nel latte e il retinolo presente nella frutta e nella verdura giallo-arancio come le carote e le albicocche, che poi verrà trasformato in vitamina A nel fegato, svolgono una funzione in tal senso. Altre vitamine come la E con proprietà antiossidanti e antiinvecchiamento presente negli olii vegetali e nella frutta secca e la vita-

mina C di cui sono ricchi gli agrumi, l’uva, il pomodoro, le verdure a foglia scura (spinaci, broccoli, cavoli), rivestono particolare utilità nella sintesi del collageno e nel mantenere l’integrità anatomica della parete. È noto, che la frutta e i vegetali a foglia verde, genericamente fonti di complessi vitaminici, di flavonoidi e sali minerali quali il potassio e il magnesio, oltre che di fibre, svolgono inoltre un’altra azione molto importante combattendo i radicali liberi.

I composti bioattivi contenuti negli alimenti funzionali (alimenti-farmaco della nutraceutica) e gli integratori hanno anch’essi comprovata e riconosciuta efficacia nelle problematiche relative all’ernia inguinale.

Il controllo ponderale e il corretto apporto nutrizionale costituiscono così l’obiettivo da raggiungere per ottenere una parete addominale forte ed elastica.

Questa, contrariamente a quanto si può pensare, non è un semplice contenitore di visceri ma un organo a tutti gli effetti con proprie funzioni che risente delle nostre abitudini e della scelta del nostro regime dietetico. Una alimentazione giusta ed equilibrata come la dieta mediterranea se ben seguita, può prevenire o ritardare l’insorgere dei disturbi dovuti a questa patologia.

Il trattamento dei capillari, il percorso corretto per la salute delle gambe

Il trattamento dei capillari, il percorso corretto per la salute delle gambe A cura del dott. Roberto Nobile, specialista in Chirurgia Vascolare

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l trattamento delle Telangiectasie è apparentemente semplice: durante una seduta di terapia microsclerosante basta iniettare nei piccoli vasi un liquido che deve chiudere gli stessi, ed è fatta.

In realtà le cose sono un po’ più complicate.

Intanto i pazienti devono essere informati che le piccole varici possono essere nascoste, attenuate, rese meno visibili, ma non eliminate totalmente. Inoltre, è probabile che molte delle venule trattate prima o poi ricompaiano, o che se ne formano di nuove.

Per questo motivo è molto importante, oltre a effettuare i trattamenti qui di seguito descritti, informare i pazienti sulla necessità di fare delle cure di prevenzione da effettuarsi preferibilmente ai cambi stagionali Primaverile ed Autunnale. Allo scopo sono molto utili farmaci ad estrazione naturale, che non hanno assolutamente controindicazioni o interazioni nel caso il paziente sia in cura con altri farmaci.

In ogni caso prima di eseguire qualsiasi trattamento è molto importante verificare che non vi siano condizioni particolari a monte del problema e che favoriscono la formazione dei capillari,

che in questo caso non sono che il sintomo, ma ogni trattamento medico deve essere indirizzato alla causa, al fine di ottenere un risultato duraturo. Il paziente, quindi dovrà essere sottoposto ad una visita specialistica preliminare e nel caso eseguire degli accertamenti di laboratorio o strumentali quali un Ecocolordoppler Venoso degli Arti Inferiori, e nel caso questi escludessero qualsiasi condizione patologica sarà possibile iniziare i trattamenti.

Trattamenti che saranno suddivisi in una fase iniziale, in cui si fa il lavoro più impegnativo, cercando di eliminare il massimo possibile dei capillari. Una fase successiva invece prevede un lavoro di “mantenimento”, con sedute diradate ogni 6 mesi o una volta all’anno. In questo modo è possibile, con poco lavoro, tenere le gambe in ordine; è invece impossibile pretendere che dopo il trattamento iniziale le microvarici non si formino più. Nel caso fossero presenti accanto ai capillari vene varicose più grosse, come già accennato in precedenza , si deve prima eseguire un Eco-Doppler Venoso e in caso di insufficienza safenica, queste devono essere eliminate prima mediante trattamento chirurgico (Safenectomia

Int. o Est.),o Flebectomie ambulatoriali in anestesia locale nel caso di ectasie venose extra-safeniche.

Le iniezioni sclerosanti sono il metodo più efficace per il trattamento delle telangectasie.

Con un ago sottilissimo viene inettata nel capillare una sostanza che provoca una leggera infiammazione che, guarendo, ottiene la “sclerosi” (chiusura) del vaso, e quindi la sua scomparsa.

Esistono vari tipi di liquido sclerosante in commercio tutti validi.

Ogni flebologo ha la sua preferenza. Alcuni di questi possono essere trasformati in schiuma.

Questa ha il vantaggio di essere più efficace richiedendo una quantità di liquido molto ridotta, ma di più complesso utilizzo in caso di capillari molto piccoli.

Ad ogni seduta sclerosante si eseguono 20-30 iniezioni fino a coprire una determinata zona ed a consumare una certa quantità di liquido.

Il trattamento sclerosante va accompagnato ad una compressione con dei batuffoli di garza ed un cerotto teso sopra essi da mantenere per 24 ore.

La compressione rende più efficace la scleroterapia e limita gli inconvenienti (lividi, infiammazione, trombi).

Le telangectasie iniettate non scompaiono automaticamente tutte subito: alcune effettivamente spariscono, altre si attenuano, altre ancora divengono più scure per il colore del sangue coagulato all’interno.

Dopo 7-14 giorni è possibile rifare le iniezioni nelle vene “resistenti”, avendo sempre la pazienza di aspettare l’effetto.

Una gamba può avere bisogno anche di numerose sedute, intervallate da periodi di riposo.

In questo modo si capisce che il trattamento completo è piuttosto lungo e va quindi calcolato in funzione della stagione.

Non sarà saggio quindi iniziare un trattamento impegnativo a maggio, perché troppo vicino alla stagione estiva, a meno che i capillari da trattare siano pochi.

Importante è capire che il trattamento sclerosante ha dei limiti soprattutto legati al calibro del capillare da trattare che deve essere superiore al calibro dell’ago che verrà usato, infatti cercando di trattare con le microsclerosanti capillari di calibro molto piccolo non solo non si otterrà alcun risultato, ma addirittura si rischierà di peggiorare la situazione locale con la comparsa di altri capillari in sede.

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I nostri ambulatori

I nostri ambulatori A

SEGRETERIA DI CONTATTO GINA E PAOLA 011.4677.800 ELEONORA 011.4677.700 CRISTINA E GABRIELLA 011.4677.801/810 GABRIELLA E CHIARA 011.538.236

SPECIALITÀ

MEDICO

ALLERGOLOGIA E IMMUNOLOGIA CLINICA

CATRULLO ANTONELLA

ANESTESIOLOGIA E TERAPIA DEL DOLORE

DELFINO UGO

CARDIOLOGIA

PALMIERO RENATO

CADARIO GIANNI

ORZAN FULVIO SCLAVO MARIA GRAZIA CAMANDONA MICHELE CANDIDO JEAN PIERRE CASALEGNO PIER AGOSTINO DIGIROLAMO PIETRO FERRO MAURO

CHIRURGIA GENERALE

GIACCONE MICHELE LUBRANO TOMMASO MURATORE ANDREA NOBILE ROBERTO SOLERIO DINO

C

SOMMO MICHELANGELO TROMBETTA FLAVIO BOGETTI PAOLO

CHIRURGIA PLASTICA

CRAVERO LUCA GERMANO PATRIZIA LIGRESTI CLAUDIO SITO GIUSEPPE

CHIRURGIA VASCOLARE CONSULENZA NUTRIZIONALE

D

DERMATOLOGIA

E

ENDOCRINOLOGIA

G

GASTROENTEROLOGIA

M

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MEDICINA INTERNA

GALLO VITTORIO

MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA

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I nostri medici

I nostri medici SPECIALITÀ

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