Sedes Journal 6

Data

N°

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Dicembre 2020

Direttore Sanitario Dott. Paolo Marforio

SEDES JOURNAL

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Indice Editoriale

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La cistografia retrograda

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L’idrocolonterapia

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Focus Patocenosi e dintorni

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L’infertilità maschile

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I nostri ambulatori

pp.12

I nostri medici

pp.14

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Editoriale

Editoriale

Il 2020 è stato un anno estremamente difficile, che entrerà nella storia e che ha segnato le vite di tutti noi.

Abbiamo conosciuto la paura: la malattia è entrata, invisibile, nelle nostre case.

Ricorderemo per sempre quanto abbiamo vissuto. Tuttavia, sarà anche ricordato il grande sforzo dei medici, degli infermieri e di tutto il personale che lavora per combattere la malattia, per dare ai pazienti la cura, l’attenzione, la sicurezza necessarie per guarire.

In questo sforzo, la Clinica Sedes Sapientiae ha mosso ogni passo e fatto ogni sforzo per garantire la sicurezza di tutti: in primo luogo del proprio personale e, soprattutto, dei pazienti.

Sono stati messi a punto nuovi protocolli di sanificazione giornaliera per tutti gli ambienti comuni, gli ambulatori, i laboratori, le sale operatorie e gli spazi di degenza; i sanitari e il personale, così come i pazienti, vengono sottoposti con regolarità a tamponi ed esami per arginare la diffusione del virus.

Sono convinto che, tutti insieme, uniti nella fiducia nella scienza e nell’attenzione verso il paziente e verso noi stessi, riusciremo a uscire, ancora più forti, da questa emergenza.

Voglio ringraziare ognuno di voi, dal profondo del cuore, per l’abnegazione e la passione con cui svolgete il vostro lavoro.

Grazie.

Emilio Giusta Presidente Clinica Sedes Sapientiae

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La cistografia retrograda

La cistografia retrograda dinamica e minzionale

A cura della Dott.ssa Lorella Gremo, specialista in Radiologia Diagnostica e interventistica

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a cistografia retrograda dinamica e minzionale serve per la valutazione di uretra e vescica maschile e femminile, si tratta di una indagine che non necessita di preparazione ma unicamente di copertura antibiotica.

Il mezzo di contrasto utilizzato è uguale a quello usato per la TC, diluito in soluzione acquosa a varia concentrazione a seconda dello studio da eseguire.

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La valutazione dell’uretra maschile viene eseguito sia in fase retrograda mediante opacizzazione per via ascendente con catetere in fossa navicolare per lo studio dell’uretra anteriore, sia in fase discendente durante la minzione per lo studio dell’uretra posteriore. La combinazione di queste due metodiche consente una eccellente visualizzazione dell’intera uretra e in particolare della regione dell’uretra membranosa.

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L’indagine dell’apparato urinario femminile avviene con posizionamento di catetere in vescica e consente la valutazione del prolasso vescicale, dell’ipermobilità dell’uretra e della presenza di diverticoli uretrali.

L’opacizzazione della vescica ne permette lo studio morfologico con valutazione della parete, dei diverticoli e della capacità.

La fluoroscopia inoltre permette una valuta-

zione dinamica della vescica, dell’uretra e degli ureteri per lo studio di complicanze post intervento e può rilevare la presenza di un reflusso non riconosciuto nei radiogrammi standard.

L’esame cistografico consente pertanto lo studio di una vasta gamma di patologie: a) Anomalie congenite, come sospette valvole uretrali o diverticoli uretrali (foto 1) b) Disturbi funzionali della minzione (foto 2) c) Sospette stenosi, sia traumatiche che infiammatorie o neoplastiche (foto 3) d) Studio post-operatorio, uretropastica, uretrotomia interna, sfinteri (foto 4) e) Valutazione di fistole vescico-rettali, vescicovaginali

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f) Ricerca di reflusso vescico-ureterale È indispensabile che il medico richiedente l’esame dia una dettagliata spiegazione sia della storia clinica del paziente, sia dello scopo dell’indagine, perché varia la tecnica di esecuzione, le proiezioni e la concentrazione di mezzo di contrasto usato.

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L’idrocolonterapia

Che cosa è l’idrocolonterapia A cura di Giampaolo Peracchiotti, infermiere esperto in endoscopia digestiva

L’

anormale funzione del canale intestinale è il fattore predisponente di molti problemi di salute, specialmente delle malattie croniche. Ripristinare l’eliminazione fisiologica intestinale è spesso di primaria importanza, essenziale per l’inizio di un recupero dello stato di salute” Le funzioni del colon sono state per lungo tempo trascurate in quanto si riteneva erroneamente che fosse adibito prevalentemente a deposito di materiali di rifiuto in attesa di essere eliminati.

All’interno del viscere, in comunicazione con l’ambiente esterno e quindi abbondantemente esposto alla contaminazione, avviene l’incredibile sodalizio fra mucosa intestinale e flora batterica, indispensabile per garantire all’organismo uno stato di salute.

I batteri cosidetti “Buoni”, in cambio dell’ospitalità e del nutrimento forniti dall’ambiente intestinale, sintetizzano importanti vitamine e si uniscono alla mucosa formando una barriera impenetrabile ai batteri “nemici” ed alle sostanze indesiderate. Grazie alle più recenti ricerche, l’intestino ha quindi conquistato un ruolo centrale nel benessere del nostro corpo.

Il mantenimento di un ecosistema intestinale equilibrato è quindi fondamentale per la nostra salute COME POSSIAMO AIUTARE IL COLON IN QUESTA SUA IMPORTANTE FUNZIONE? ATTRAVERSO L’IDROCOLONTERAPIA (ICT).

Molti pensano erroneamente che l’ICT sia un semplice clistere potenziato. Si tratta di un trattamento medico sanitario, che consiste in un lavaggio completo del grosso intestino attraverso il quale vengono eliminate cellule morte, muco, batteri dannosi e funghi in modo da facilitare l’attecchimento e la crescita di quella flora batterica considerata amica, in grado cioè di svolgere tutte le funzioni benefiche che abbiamo sintetizzato.

La metodica, in mani esperte, è semplice, indolore ed inodore.

Con il paziente sdraiato sul fianco sinistro si posiziona delicatamente attraverso l’ano una cannula di plastica nel retto e la si collega ad una macchina utilizzando un circuito chiuso monouso composto da due tubi di plastica, uno più piccolo per l’ingresso dell’acqua e l’altro più grande per consentire la fuoriuscita del liquido di lavaggio.

Una volta introdotta la cannula, la si fissa con l’apposita cintura dopo aver posizionato il paziente in decubito supino che di solito viene mantenuto per tutta la durata del trattamento.

L’apparecchio, collegato al sistema idraulico, è dotato di un filtro in grado di eliminare eventuali contaminazioni batteriche o impurità dall’acqua che viene introdotta nel colon a temperatura e flusso opportunamente regolati. Il lavaggio intestinale e’ accompagnato da un massaggio esterno sull’ addome. L’acqua immessa distende delicatamente il colon e stimola la contrazione del viscere che l’elimina attraverso il tubo di scarico.

Riempiendo e svuotando alternativamente il grosso intestino si realizza un idromassaggio depurativo e si promuove una ginnastica che aiuta a migliorare le funzioni intestinali.

La durata di ciascuna seduta è variabile da 30 a 60 minuti e dipende dal tipo di indicazione e dalla risposta soggettiva.

“Per valutare l’indicazione e la fattibilità del trattamento è necessario un inquadramento clinico del paziente”.

LE INDICAZIONI ALL’ICT SONO MOLTEPLICI Possono essere così suddivise : INDICAZIONI DIRETTE: stitichezza colon irritabile diarrea gonfiore addominale meteorismo disbiosi micosi intestinale ipotonia colica malattia diverticolare del colon non in fase infiammatoria morbo di Crohn non in fase acuta o con stenosi rettocolite ulcerosa non in fase acuta emorroidi riabilitazione delle disfunzioni colo-retto-anali pulizia del colon prima di interventi chirurgici preparazione alla colonscopia e ad indagini radiologiche INDICAZIONI INDIRETTE: intolleranze alimentari deficit immunitari affezioni cutanee cefalee frontali cistiti croniche recidivanti prostatiti croniche candidosi vaginale “Prima di programmare l’ICT è bene valutare il paziente per escludere eventuali controindicazioni”.

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Focus

Patocenosi e dintorni

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Patocenosi e dintorni Un po’ di storia...

rima di avvicinarsi a questo argomento sarebbe utile poter disporre di incontestabili definizioni di “salute” e di “malattia”.

Addentrarsi, però, nella ricerca di definizioni ubiquitariamente e stabilmente valide mi pare un compito improbo e fors’anche vano. Abbraccio, infatti, la considerazione di Alfons Labisch: “salute e malattia sono dunque semplicemente dei rivestimenti terminologici privi di un contenuto definito: si tratta di concetti di natura categoriale che da prospettive diverse, legate ad una determinata epoca storica e ad un determinato contesto sociale, si riempiono di contenuti di volta in volta diversi”.

Chi considera valida questa premessa può accettare quanto estrapolato da Giovanni Berlinguer dalla Encyclopédie di Diderot e D’Alembert e cioè che “basandosi sul buon senso, tutto sommato la parola malattia è ben compresa da tutti”.

La parola malattia però ricomprende un vastissimo numero di stati e di processi non sempre, non tutti e, talora, non più presenti in un determinato periodo in una determinata popolazione.

Si può assumere che determinate patologie, raggruppate grossolanamente per similitudine

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di causa, prevalgano in un certo periodo storico e poi, per variazioni nell’ecosistema, vengano soppiantate come prevalenza numerica da altri gruppi di patologie. Se le leggi della natura non sono variate nel corso dei millenni sono variati, invece, i comportamenti umani relativi alle attività economiche (dalla caccia all’agricoltura al commercio all’industrializzazione), ai luoghi di abitazione, agli spostamenti, alle abitudini voluttuarie sociali e così via.

Nei periodi di stabilità dell’ecosistema si può osservare una varietà stabile di patologie. Questa osservazione ha portato Mirko Gmerk a coniare il termine “patocenosi” che indica l’insieme degli stati morbosi presenti in una determinata popolazione in un certo periodo; egli ha, inoltre, postulato che esista una tendenza verso l’equilibrio tra tutte le singole patologie e che nell’insieme delle malattie presenti si possa individuare un numero relativamente piccolo di malattie molto frequenti ed un numero molto più rilevante di malattie con bassa frequenza. L’equilibrio tra le malattie è dovuto a fattori riconducibili alle popolazioni, all’ecosistema ma anche ad un’interdipendenza delle malattie stesse.

La variazione della patocenosi normalmente do-

vuta ad importanti variazioni nei comportamenti umani è definita “transizione epidemiologica”, che tradizionalmente definiva tre enormi periodi caratterizzati il primo da malattie essenzialmente di origine traumatica, il secondo da malattie di origine microbica ed il terzo da malattie cronicodegenerative.

Inoltre, venivano individuate malattie caratteristiche di alcune zone geografiche tanto da portare all’istituzione di studi di medicina tropicale e di medicina geografica.

Oggi queste schematizzazioni hanno perso parte della loro assolutezza per il fatto che i fattori geografici primari sono diventati meno importanti dei fattori sociali e la distinzione fra patologie caratteristiche dei climi caldi e patologie caratteristiche dei climi temperati e freddi ha lasciato il posto a patologie caratteristiche della povertà opposte a patologie tipiche del benessere e delle abitudini ad esso correlate.

A far vacillare alcune convinzioni sulla variazione delle patologie maggiormente presenti nelle varie epoche umane correlate essenzialmente a grandi variazioni nell’aspettativa di vita hanno provveduto almeno in parte alcuni ricercatori che si sono dedicati a smentire la tradizionale

accettazione del postulato che nel corso dei secoli la durata della vita è costantemente aumentata. In gran parte hanno fatto rilevare che si è sempre considerata la durata media della vita che considerano un indicatore poco affidabile per il via della grande differenza nel corso dei tempi della mortalità infantile, materna, quindi di donne giovani, correlata al parto e nelle età giovanili. A mio avviso sorvolando sul fatto che complicazioni del parto, infezioni neonatali, traumatismi, denutrizione sono in ogni caso patologie che colpivano in maniera drammatica quelle popolazioni e ne indebolivano la struttura sociale.

Bisogna però non trascurare che studi scheletrici di deceduti nel paleolitico e nel neolitico che circa il 2-3% della popolazione umana raggiungesse e superasse i 50 anni di età.

Abbandonando la preistoria e la protostoria iscrizioni egizie e romane riportano storie di uomini vissuti 100 e più anni.

Nel XVI e XVII secolo la vita media era di 35 e 45 anni ma chi superava i 40 anni poteva sperare in media in altri 30 anni di vita. Una ricercatrice australiana analizzando la dentatura di defunti seppelliti in tre cimiteri inglesi ha stimato che il 10% della popolazione

Patocenosi e dintorni

fosse allora ultrasessantenne.

A ridimensionare un facile ottimismo per il futuro (oltre che per il presente) stime di demografia sanitaria tendono ad indicare che ormai ci si sia avvicinati alla massima aspettativa di vita e che anche riuscendo ad eliminare le cause tumorali non si possa sperare in un suo aumento di più di circa tre anni.

Lo studio della dentatura ha tra l’altro evidenziato alterazioni della medesima in corrispondenza di due importanti eventi: il primo rappresentato dalla capacità di utilizzo del fuoco (circa 400.000 anni fa) per la cottura, essicazione e conservazione della carne con conseguente necessità di una più prolungata masticazione di fibra animale ed il secondo dalla così detta rivoluzione neolitica (a cavallo degli 8.000 anni fa) con l’introduzione dell’agricoltura e quindi la masticazione di fibra vegetale che ha determinato caratteristiche alterazioni dentarie.

Senza dubbio nei periodi finora citati la patologia più rilevante negli uomini adulti era quella traumatica per incidenti vari da quelli correlati alla caccia probabilmente preminenti a quelli conseguenti a ritualità con sacrifici anche umani.

Da ricordare però, come già accennato, che

l’aleatorietà dell’attività venatoria poteva portare a periodi di scarsa nutrizione con indebolimento di alcune fasce che oggi chiameremmo deboli e che questa, associata ad una possibile mortalità correlata al parto, non dimostrabile, portasse ad una premorienza importante.

Senza dubbio la rivoluzione neolitica, operatasi gradualmente nel periodo successivo alla glaciazione Wurm terminata circa 12.000 anni fa all’inizio del mesolitico che a sua volta finisce all’incirca 8.000 anni fa, con l’introduzione dell’agricoltura della lavorazione dell’argilla e la domesticazione degli animali comporta importanti cambiamenti nelle abitudini alimentari ed una maggior possibilità di garantire un regolare approvvigionamento di cibo. Però questo comporta anche mutamenti

sociali con il prevalere del ruolo economico della “famiglia”, individualità produttiva, indebolimento della coesione dei gruppi più allargati ed in definitiva competizione e sue conseguenze.

Ad illuminarci sulle patologie presenti nel periodo preistorico e protostorico nonchè durante quella parte di storia in cui la definizione e la registrazione delle malattie veniva effettuata con criteri differenti da quelli attuali ci soccorre la paleopatologia definita da Sir M. A. Ruffer come “la scienza delle malattie delle quali può essere dimostrata l’esistenza sui resti umani ed animali dei tempi antichi”. Questa definizione è del 1913 ma la Paleopathology Association è stata fondata a Detroit solo 1973 ed il Journal of Paleopathology a Chieti nel 1986.

La paleopatologia si

fonda su due tipi di materiali, quelli diretti e quelli indiretti.

I materiali diretti sono: resti biologici, ossa, tessuti molli mummificati (utili particolarmente per malattie che interessano solo i tessuti molli che solitamente si decompongono dopo la morte), materiali patologici che possono conservarsi anche durante lunghi periodi di inumazione quali calcoli di organi cavi, ossificazioni patologiche tissutali (vasi arteriosi, ematomi, tumori necrotizzanti come gli emangiomi o a tendenza calcifica come i fibroleiomiomi), linfoghiandole coinvolte in processi tubercolari, parassiti (Bilharzia Haematobia in mummie egizie della XX dinastia, 1185-1078 a.C., virus del vaiolo in una mummia napoletana rinascimentale, Tripanosoma Cruzi in mummie peru-

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Patocenosi e dintorni

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viane precolombiane).

I materiali indiretti sono rappresentati da fonti documentarie letterarie e da raffigurazioni artistiche. L’interpretazione di queste fonti è, a volte, difficile per la necessità di depurare il letto ed il visto della fantasia.

Le patologie individuate con queste indagini possono essere raggruppate in vaste categorie come di seguito: - malattie congenite: tra queste spiccano il nanismo acondroplasico con casi noti risalenti fino al paleolitico superiore (Papasidero, Calabria); l’osteogenesi imperfetta rilevata in mummie egizie della XXI dinastia (1078945 a.C.); il mongoloidismo in alcune tribù germaniche in epoca romana; la palatoschisi, ancora nell’Egitto antico, nell’America latina in epoca precolombiana e nelle civiltà protostoriche

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europee; infine la spina bifida.

- malattie traumatiche: rivelate anche da evoluzioni in pseudoartrosi e callo osseo esuberante, sono in diminuzione a partire da paleolitico in poi. Tra di esse vi è anche la categoria delle mutilazioni intenzionali come le fratture dentarie e nasali effettuate a scopo punitivo, le amputazioni terapeutiche e la trapanazione del cranio praticata in molte regioni già a partire dal paleolitico superiore.

Con frequenza incrementale invece i traumatismi provocati dall’affinamento delle armi ed il perfezionamento delle punte, dei taglienti e dei proiettili.

- malattie da squilibri vitaminici: di difficile dimostrazione con l’analisi di reperti ossei l’ipovitaminosi C (scorbuto) è rintracciata in fonti scritte come presente in

Mesopotamia. Molto frequente, invece, per l’importanza assunta nella dieta dal mais tra i Maya tra il 500 ed il 1.000 d.C. L’ipovitaminosi D ed il conseguente rachitismo è presente nell’Europa settentrionale già nel neolitico e tra gli indiani del nord America fin dal 3° secolo a.C. - malattie endocrino metaboliche: curiosa la questione del gigantismo ipofisario che spiega le enormi dimensioni di ominidi fossili già classificati come specie autonome nominate Meganthropus e Paranthropus Robustus. Il suo contrario, il nanismo ipofisario, è ben documentato nell’Egitto dinastico e nel Perù precolombiano. Dal neolitico è presente in Europa l’acromegalia.

- malattie infettive: raramente provocano lesioni tali da poter essere essere individuate dopo

lunghi periodi di inumazione, si è però utilizzato il riscontro di esiti di osteomieliti e periostiti, dovute a localizzazioni ossee di micrororganismi, come testimonianza della presenza di malattie infettive. Raro è stato questo reperto nelle tribù nomadi del paleolitico mentre se ne è avuto un grande incremento con la sedentarizzazione, in corrispondenza della rivoluzione neolitica, delle popolazioni ed è stato considerato come la spia di un incremento di tutte le malattie infettive la cui circolazione viene facilitate tra le popolazioni stanziali. Sempre a quel periodo, a causa della domesticazione degli animali e dello sviluppo dell’allevamento, si fa risalire il salto di specie di un microorganismo prima circolante solo tra i bovini e poi adattatosi con successo alla specie umana, il Micobacterium Tubercolosis, dimostrabile a partire dal neolitico grazie alle lesioni ossee (morbo di Pott). Dopo il salto di specie il micobatterio ha compiuto un salto di continente, portato nelle americhe prima dai vichinghi e poi dagli esploratori/conquistatori spagnoli. Qui, il micobatterio, ha causato epidemie con milioni di morti confrontandosi con una popolazione vergine avendo questa sviluppato l’allevamento con specie

Patocenosi e dintorni

animali (lamidi) esenti da infezione tubercolare. Ma i viaggi sono di andata e ritorno ed al ritorno dalle americhe gli esploratori hanno introdotto in Europa una variante di treponema prima sconosciuta e con essa la sifilide, come fa pensare un esplosione epidemica in Europa di questa malattia, prima sconosciuta, agli inizi del 16° secolo d.C. Strettamente correlata ai viaggi è anche la diffusione della lebbra. Descritta in testi indiani prodotti tra il 600 ed il400 a.C., viene inizialmente documentata nell’ambito mediterraneo in lesioni scheletriche di mummie egizie della fine del quarto secolo avanticristo. Si ipotizza che sia stata introdotta dal ritorno dell’esercito di Alessandro Magno dalla campagna indiana nel 327 a.C. da qui si diffuse fino a giungere nei paesi dell’Europa settentrionale e, poi, in epoca post colombiana approdo in America. Più difficile da dimostrare è la presenza della malaria, la cui lesione ossea possibile da ritrovare è unicamente un’iperostosi porotica dovuta ad un’ipertrofia del midollo conseguente ad un’anemia con ipossiemia. Questo reperto è relativamente frequente nelle ossa antiche ma è associabile a più possibilità diagnostiche. La prima è la malaria, senza

dubbio bene descritta in testi greci e romani e, per ipotesi, presente fin dal quaternario negli antenati preumani. La seconda è rappresentata delle ipovitaminosi da stati malnutrizionali. La terza ricomprende le parassitosi intestinali molto spesso dimostrate dal ritrovamento di uova e resti di vermi (schistosomi, trichiuri etc.) nel contenuto intestinale di mummie o in coproliti umani in scavi archeologici.

- malattie neoplastiche: quasi tutti i tipi di tumori primitivi dello scheletro sono stati individuati dai paleopatologi (emangiomi, osteocondromi, osteomi, osteosarcomi, condrosarcomi, etc.) anche in reperti di ossa antichissime come nel caso di un tumore primitivo dell’osso localizzato alla mandibola di un’australopitecina africana (l’australopiteco è un primate estintosi circa due milioni di anni fa).

Molto rare sono invece le dimostrazioni di lesioni di lesioni carcinomatose sia in materiali mummificati che in lesioni ossee da metastasi scheletriche (carcinoma tiroide, mammella, reni, prostata).

Probabilmente ciò è dovuto al limitato numero di individui che raggiungevano le età in cui generalmente tali patologie si sviluppano.

- malattie apparato dentale: è evidente la stretta

correlazione tra queste patologie e le abitudini alimentari. Ne è stata testimoniata la completa assenza nei preumani, rarissimamente rinvenute in resti umani fino al paleolitico, sono comparse in via gradualmente incrementale, soprattutto la carie, con l’avvento dell’agricoltura. Due sono state le motivazioni proposte, l’aumento della frazione glicidica nella dieta (farine di cereali coltivati) e l’ingracilimento dei denti non più impegnati in lunghe e laboriose masticazioni di cibi particolarmente coriacei.

Per ritornare al titolo “patocenosi”, anche senza analizzare lo sviluppo delle patologie nei tempi più recenti e

meglio conosciuti, ma meno “curiosi”, ritengo che sia abbastanza dimostrato che le patologie dell’uomo abbiano stretti rapporti tra di loro, con gli ospiti e con l’ambiente ed occupano un posto importante nell’ecosistema umano. Senza scomodare la pandemia in atto, si può affermare che le malattie nascono (AIDS), scompaiono (encefalite letargica inizio 20° secolo), si spostano (esplorazioni, guerre, migrazioni), cambiano le loro caratteristiche epidemiologiche (al cambiamento delle caratteristiche delle popolazioni), cambiano al cambiare delle abitudini di vita e di lavoro (agricoltura, industrializzazione) e delle abitudini voluttuarie.

Dott. Paolo Marforio Direttore Sanitario

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L’infertilità maschile e l’analisi del liquido seminale

L’infertilità maschile e l’analisi del liquido seminale A cura della Dott. Domenico Mossotto, specialista in Ostetricia e Ginecologia

L’

infertilità una volta era considerata un problema femminile, ma ora sappiamo che l’infertilità maschile è uno dei principali fattori che contribuiscono all’incapacità di concepire di molte coppie.

Infatti, l’infertilità per fattore maschile è presente in circa metà delle coppie. La prevalenza dell’infertilità maschile rende l’analisi del seme uno dei test di fertilità più importanti e dovrebbe essere eseguita prima di qualsiasi terapia femminile.

L’infertilità maschile significa che un uomo potrebbe non fornire la quantità o la qualità appropriata di spermatozoi per raggiungere e fecondare un ovocita. Il liquido seminale viene prodotto nei testicoli e viaggia attraverso l’epididimo e il dotto deferente da cui viene eiaculato.

Gli spermatozoi richiedono tre mesi per svilupparsi, il che significa che un’analisi dello sperma effettuata oggi riflette le condizioni di tre mesi prima. Le condizioni che originariamente causavano l’infertilità maschile potrebbero non essere più presenti.

Requisiti biologici per la fertilità maschile Il maschio deve produrre

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spermatozoi di sufficiente qualità e quantità accettabile per produrre la fecondazione.

L’eiaculazione deve avvenire nella vagina della donna.

Una volta eiaculato, gli spermatozoi devono attraversare il muco cervicale del collo dell’utero e proseguire fino alla fine della tuba di Falloppio ( o salpingi ) , dove avviene la fecondazione.

I gameti maschili devono essere geneticamente normali e in grado di penetrare e fecondare l’ovocita.

L’infertilità maschile può essere causata da molti fattori.

Gli spermatozoi sono sensibili alla temperatura e l’esposizione cronica dei testicoli al calore può portare a subfertilità. Attività come l’uso prolungato e regolare della vasca idromassaggio possono aumentare artificialmente la temperatura dei testicoli, così come gli indumenti aderenti. Alcune occupazioni, come gli autisti, i cuochi, il personale che lavora in industrie siderurgiche, possono interferire con la regolazione della temperatura. Altre occupazioni possono causare l’esposizione ad agenti spermatotossici come i metalli pesanti. Ognuna di queste condizioni può portare a infertilità maschile, soprattutto se la causa è ripetitiva.

L’infertilità maschile può anche essere causata da cause anatomiche come un varicocele.

Un varicocele è una raccolta di vene varicose dilatate nel funicolo spermatico. Queste vene trasportano il sangue lontano dai testicoli, svolgendo così una funzione di raffreddamento. Un varicocele può interferire con il normale flusso sanguigno e aumentare la temperatura testicolare, diminuendo di conseguenza la qualità del seminale.

L’infertilità maschile è talvolta causata dallo sviluppo di anticorpi contro le proprie cellule spermatiche, il che aumenta l’agglutinazione nello sperma. Questo di solito si verifica dopo un trauma ai testicoli o procedure chirurgiche Quando presenti, gli anticorpi anti-spermatozoi possono legarsi agli stessi, interferendo essenzialmente con la fecondazione e la motilità.

L’infertilità maschile talvolta può essere di natura ormonale per cui si deve ricorrere a terapie mediche Il primo, tra i vari test di fertilità maschile che possono essere prescritti dallo specialista per escludere le cause comuni di infertilità è quello dell’esame del liquido seminale.

Un’analisi del liquido seminale viene utilizzata per valutare la quantità e la qualità degli spermatozoi in un dato campione di questo. Va notato che farmaci, temperature estreme o malattie virali negli ultimi tre mesi potrebbero influenzare i risultati dell’analisi Questi fattori devono essere considerati quando si valuta il seminale e talvolta è necessario ripetere il test.

Gli spermatozoi vengono attentamente valutati utilizzando i criteri del WHO. Molte delle misurazioni sono qualitative e meglio interpretate da un laboratorio di medicina riproduttiva.

I criteri che solitamente vengono valutati sono i seguenti : Volume (quantità di liquido che compone il liquido seminale, solitamente espressa in millilitri) Concentrazione di spermatozoi (numero di spermatozoi in un dato volume standard) Motilità (percentuale di spermatozoi che si muovono quando vengono esaminati al microscopio) Progressione (motilità rapidamente o lentamente progressiva)

L’infertilità maschile e l’analisi del liquido seminale

Morfologia dello spermatozoo (percentuale di spermatozoi con forme normali) Viene condotta un’analisi del liquido seminale utilizzando un campione di liquido seminale appena raccolto mediante masturbazione in un vasetto sterile fornito dal laboratorio di andrologia o acquistato in farmacia. È meglio evitare lubrifi-

canti, saliva e preservativi durante la raccolta del campione. Il maschio dovrebbe astenersi dal rapporto sessuale o dall’eiaculazione da tre a cinque giorni prima della raccolta. Il campione può essere prelevato in una stanza privata presso il Laboratorio di Andrologia, oppure può essere portato da casa se il tempo dal prelievo all’arrivo nel nostro laboratorio

è inferiore a un’ora. Se raccolto fuori sito, il campione deve rimanere a temperatura corporea durante il trasporto. L’intero eiaculato dovrebbe essere raccolto per ottenere i risultati più accurati. Le risposte fornite dal test sulla capacità riproduttiva non sono comunque definitive, poiché trattasi di uno studio in vitro che può non riflettere il comportamento del liquido

seminale nell’apparato riproduttivo femminile.

Bisogna certamente tenere presente l’alta variabilità dei risultati per cui, in presenza di un esame anomalo, esso deve essere ripetuto a distanza di tempo.

Valori di riferimento (WHO,2010) Volume seminale

≥1,5 ml

pH

≥7,2

Concentrazione spermatozoi (milioni/ml)

≥15 x 106

Numero totale spermatozoi/eiaculato (milioni)

≥39 x 106

Motilità (%)

≥32% motilità progressiva (PR)

Morfologia (%)

≥4%

Vitalità (%)

≥58%

Leucociti

<1 x 106/ml

Immunobead test o MAR test

<50% spermatozoi mobili con bead adese <50% spermatozoi con particelle adese

Terminologia utilizzata per la classificazione delle caratteristiche del liquido seminale Normozoospermia

Normalità dei parametri seminali

Oligozoospermia

Concentrazione spermatica <15 x 106/ml o Numero totale di spermatozoi nell’eiaculato <39 x 106

Astenozoospermia

<32% di spermatozoi con motilità progressiva (PR)

Teratozoospermia

<4% di spermatozoi con morfologia normale

Oligo-asteno-teratozoospermia

Alterazione del numero, della motilità e della morfologia degli spermatozoi

Oligo-teratozoospermia

Alterazione del numero e della motilità degli spermatozoi

Asteno-teratozoospermia

Alterazione della motilità e della morfologia degli spermatozoi

Criptozoospermia

Assenza di spermatozoi nell’eiaculato, ma presenza di cellule spermatiche dopo centrifugazione

Necrozoospermia

<58% di vitalità spermatica

Azoospermia

Assenza di spermatozoi nell’eiaculato anche dopo centrifugazione

Aspermia

Assenza di eiaculato

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I nostri ambulatori

I nostri ambulatori A

SEGRETERIA DI CONTATTO GINA E PAOLA 011.4677.800 ELEONORA 011.4677.700 CRISTINA E GABRIELLA 011.4677.801/810

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C

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CHIRURGIA VASCOLARE

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CONSULENZA NUTRIZIONALE

LUBRANO CECILIA

D

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PIPPIONE MARIO

E

ENDOCRINOLOGIA

DE ANDREA MAURILIO LEONARDI LINDA LIMONE PAOLO

GASTROENTEROLOGIA

G

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COSIMATO MAURIZIO ROCCA RODOLFO

GINECOLOGIA

TAVASSOLI KAMBIZ

I

INFERMIERE

PERACCHIOTTI GIAMPAOLO

M

MEDICINA INTERNA

GALLO VITTORIO

I nostri ambulatori SPECIALITÀ NEFROLOGIA

N

NEUROCHIRURGIA

MEDICO BIANCONE LUIGI SEGOLONI GIUSEPPE

AJELLO MARCO MARENGO NICOLA DE MATTEI MARCO

NEUROLOGIA

DETTONI ELISABETTA FABIANI LORENZO

OCULISTICA

CARAMELLO GUIDO GIROTTO GIANFRANCO AGATI GABRIELE PAOLO ASSOM MARCO BELLATO ENRICO BLONNA DAVIDE BONASIA DAVIDE EDOARDO BRUZZONE MATTEO CASTOLDI FILIPPO COLLO GIANLUCA

ORTOPEDIA

DEL DIN RAINERO DETTONI FEDERICO

O

GERMANO MARGHERITA LANGERAME VINCENZO LA RUSSA MASSIMO MARMOTTI ANTONIO ROSSI PAOLO ROSSI ROBERTO TRUCCHI FABRIZIO MACCARIO STEFANO

OSTETRICIA E GINECOLOGIA

MOSSOTTO DOMENICO

OTORINOLARINGOIATRA

GIANCARLO PECORARI

GEDDA FRANCESCO PASSET ETTORE MICHELE

PEDIATRIA

PIERSANTELLI CRISTINA

PNEUMOLOGIA

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PROCTOLOGIA

FALLETTO EZIO

P

BARALE MAURIZIO BELLINA MAURIZIO BONAZZI ALESSANDRO DE LUCA STEFANO FALCONE MARCO FASOLIS GIUSEPPE

U

UROLOGIA

FREA BRUNO MORRA IVANO RANDONE DONATO ROLLE LUIGI TASSO MAURO TIMPANO MASSIMILIANO VALENTINO FRANCESCO

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I nostri medici

I nostri medici SPECIALITÀ

MEDICO

SPECIALITÀ

ALLERGOLOGIA E IMMUNOLOGIA CLINICA

CADARIO GIANNI

MARGARA ANDREA

CASTRULLO ANTONELLA

MENYE EYANA MARIA BENOIT MILANESE ANDREA ALDO

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ANATOMIA PATOLOGICA

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DERMATOLOGIA

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GASTROENTEROLOGIA

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MEDICINA INTERNA

NEFROLOGIA

TROMBETTA FLAVIO ARTURI LUCIANO

N

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NEUROLOGIA

BORSETTI MARCO BOSIO ANDREA

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CASALE CLAUDIO FELICE LEONARDIS ROSANNA MASSAIOLI MANUELA MONTANARO MARCELLO

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FABIANI LORENZO

GIROTTO GIANFRANCO

O

DATTA GIACOMO

MAGGI GIULIO

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CARAMELLO GUIDO OCULISTICA

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PUIATTI PAOLO

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ROSSI ROBERTO SANTARELLI MAURO

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SCLAVO MARIA GRAZIA SGAMBETTERRA SERGIO ARMELLINO FLAVIO

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PALMIERO RENATO CARDIOLOGIA

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