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Siria
Le lunghe ombre del passato
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Myanmar Aiuti d’emergenza
dopo il grave sisma
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Svizzera L’istruzione protegge dalla povertà?
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«Un sostegno che dona forza per affrontare il presente e pone le basi per un futuro più dignitoso.»
a volte mi capita di stropicciarmi gli occhi, incredulo, e chiedermi che cosa sta succedendo nel mondo.
Gli aiuti dell’USAID vengono sospesi all’improvviso. La Svizzera taglia i finanziamenti destinati al sostegno dei Paesi del Sud del mondo. Si parla di trasformare Gaza in una «Riviera del Medio Oriente», mentre centinaia di migliaia di persone sono costrette a sopravvivere tra le macerie e in Israele molte famiglie attendono il ritorno dei loro cari ancora prigionieri. E i Paesi europei fanno a gara nell’introdurre leggi sull’asilo sempre più restrittive.
Tutto ciò è sconcertante... e rattrista profondamente. Ecco perché, in questo numero, vogliamo raccontare storie positive, anche in un contesto mondiale così complesso. Poiché cambiare in meglio è possibile!
Una di queste storie è quella di Dahani Sakina, dal Burkina Faso. Costretta a fuggire in un’altra regione del Paese a causa dei conflitti armati, ha dovuto ricominciare da zero. Grazie al sostegno economico e alla formazione offerti da Caritas, è riuscita ad avviare una piccola attività. Oggi, con il reddito che genera, può mantenere la sua famiglia autonomamente.
Durante i miei viaggi in Siria e in Libano, ho potuto toccare con mano quanto la guerra incida sulla vita della popolazione civile. Proprio per questo, l’aiuto di Caritas – che offriamo in quelle regioni da quasi 14 anni – è accolto con immensa gratitudine. Un sostegno che dona forza per affrontare il presente e pone le basi per un futuro più dignitoso.
Allo stesso tempo, possiamo intervenire molto rapidamente in caso di catastrofi. In collaborazione con partner della rete Caritas, dopo il devastante terremoto in Myanmar siamo riusciti a fornire alle persone beni di prima necessità nel giro di pochi giorni.
Ma l’impegno di Caritas non si limita all’estero. Anche in Svizzera, il nostro obiettivo primario è eliminare la povertà. Il reportage dalla nostra centrale di abbigliamento mostra come sia possibile creare valore in modo diverso: trasformando ciò che è usato o scartato in qualcosa di nuovo e utile. In questo modo, anche persone escluse dalla nostra società orientata al profitto riescono a emergere.
Come vede, accanto alle tante notizie dolorose che arrivano dal mondo, esistono storie che infondono coraggio e speranza. Grazie di cuore per sostenere il nostro operato!
Peter Lack
Direttore Caritas Svizzera
Quello che per molti è un capo da buttare, con Caritas trova una nuova vita. Ogni anno la centrale di abbigliamento raccoglie centinaia di tonnellate di abiti usati e li prepara per il riutilizzo. Monica Stocker (nella foto) consiglia la clientela. Un gesto che contribuisce a ridurre la povertà, a proteggere l’ambiente e a offrire opportunità di lavoro a chi è escluso dal mercato.
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Nonostante la guerra in Ucraina, Serhii Doroschyn ha trovato la forza di guardare avanti grazie a un’idea imprenditoriale innovativa e al sostegno di Caritas Svizzera.
12 Attualità: aiuto per il Myanmar
Migliaia di persone in Myanmar hanno perso tutto a causa del violento terremoto dello scorso marzo. Caritas Svizzera fornisce aiuti d’emergenza.
Le persone in difficoltà economiche hanno un accesso più limitato alla formazione. Caritas propone soluzioni concrete per rendere l’istruzione accessibile a tutti.
IMPRESSUM
La rivista di Caritas Svizzera esce sei volte all’anno
Editrice è Caritas Svizzera, Comunicazione e Fundraising, Adligenswilerstr. 15, Casella postale, CH-6002 Lucerna, info@caritas.ch, www.caritas.ch, Tel. +41 41 419 24 19 Redazione: Livia Leykauf (ll); Vérène Morisod (vm); Daniel Galliker (dag); Daria Jenni (dj); Desirée Germann (dg); Fabrice Boulé (fb); Niels Jost (nj); Stefan Gribi (sg); Lena Baumann (lb). Il costo dell’abbonamento
è di 5 franchi all’anno e viene dedotto una sola volta dalla donazione.
Grafica: Urban Fischer Copertina: Anette Boutellier Tipografia: Kyburz, Dielsdorf Carta: 100 % riciclata Conto donazioni: IBAN CH69 0900 0000 6000 7000 4
Stampa climaticamente neutra
I dati personali sono al sicuro con noi. Informazioni sulla protezione dei dati di Caritas Svizzera sono disponibili alla pagina www.caritas.ch/it/protezione-dati
Lo scorso 17 marzo si è concluso il 23° Festival del film e forum internazionale sui diritti umani (FIFDH). Un’edizione straordinaria, caratterizzata dalla qualità dei film proiettati e da dibattiti intensi, sospesi tra indignazione e tenerezza, in un mondo sempre più disorientato. Caritas Svizzera
sostiene il festival dal 2022 e, dal 2024, ne è partner principale. «Questa collaborazione riflette l’impegno di Caritas Svizzera, sia a livello nazionale che internazionale, a favore delle persone più vulnerabili», spiega Fabrice Boulé, responsabile Comunicazione Svizzera romanda. Il festival avvicina inoltre il mondo del cinema e quello delle ONG, rafforzando così l’impatto su temi cruciali legati alle violazioni dei diritti umani. Perché i film, le immagini, possono cambiare il mondo più delle parole! Nel 2025, Caritas Svizzera ha anche partecipato al nuovo Premio «Vision for Human Rights». (fb)
LaRegione | «La Svizzera riattiva il programma di reinsediamento ONU ma senza nuovi contingenti» | 30. 4. 2025 Il Consiglio federale ha deciso oggi di riattivare il programma di reinsediamento delle Nazioni Unite. Tuttavia, si rifiuta di stabilire un nuovo contingente di accoglienza per le persone particolarmente vulnerabili. Per Caritas Svizzera si tratta di una decisione inaccettabile che dimostra chiaramente che la Svizzera non sta sfruttando appieno il proprio potenziale. Il Consiglio federale viene così meno all’impegno di garantire un’accoglienza continua e affidabile. Caritas invita pertanto la Confederazione e i Cantoni ad assumersi una maggiore responsabilità nella protezione dei rifugiati.
Maggiori informazioni: caritas.ch/fifdh
Caritas attribuisce grande importanza alla responsabilità ecologica. Per questo, lo scorso anno abbiamo testato vari tipi di imballaggio per la rivista e constatato che la pellicola in polietilene (PE) è la scelta più rispettosa dell’ambiente.
La sua produzione richiede fino a quattro volte meno energia di un imballaggio in carta e può essere incenerita senza rilasciare sostanze nocive. La pellicola in PE utilizzata da Caritas contiene anche una percentuale di plastica riciclata.
Oltre a fungere da supporto per l’indirizzo, protegge la rivista da umidità e danneggiamenti. Ci permette inoltre di risparmiare ulteriormente sui costi di spedizione, poiché l’invio di brochure senza imballaggio comporterebbe un sovrapprezzo.
La pellicola in PE può essere smaltita facilmente con i rifiuti domestici. E se dovesse per sbaglio finire nella raccolta della carta, non è un problema: i produttori di carta possono separarla durante il processo di riciclo. (dag)
Corriere del Ticino | «In Svizzera il tasso di povertà è rimasto stabile nel 2023» | 31. 3. 2025 In Svizzera, il tasso di povertà è rimasto stabile nel 2023, all’8,1%. Per Caritas, il livello di povertà «per un Paese ricco come la Svizzera è inaccettabile». L’ONG percepisce una «tensione» in tutto il Paese attraverso i suoi uffici regionali. Anche i consultori sociali sono da tempo sovraccarichi, sottolinea l’organizzazione.
Ticinonews | «Vendite da record per i negozi Caritas, segno che in Svizzera la povertà è in aumento» | 7. 2. 2025 La povertà in Svizzera continua a crescere, e i dati del 2024 lo confermano. Sono oltre un milione le vendite nei negozi di Caritas, un triste record che riflette le difficoltà economiche di molte famiglie. E anche in Ticino i quattro punti vendita di Caritas sono molto frequentati, ma qui la situazione è diversa. «I dati rispetto al 2023 sono praticamente immutati», ci conferma il vicedirettore di Caritas Ticino Marco Fantoni.
Negli ultimi anni, numerose crisi hanno peggiorato drasticamente la vita in Siria. A febbraio, il direttore di Caritas Peter Lack ha visitato la regione. Con Daria Jenni, del team Comunicazione, racconta una realtà dura, ma non priva di speranza.
Il tuo viaggio in Siria risale a quattro mesi fa. Cosa ti è rimasto particolarmente impresso?
Ciò che ho visto a Homs continua ad accompagnarmi: quasi il 70 per cento delle abitazioni è distrutto, la zona somiglia a un campo di macerie. Le persone vivono in condizioni estremamente difficili, spesso senza acqua corrente, elettricità o riscaldamento. Quando ero lì, a febbraio, il clima era molto freddo e umido. Per riscaldarsi, molte famiglie bruciavano
rifiuti, anche plastica, il cui odore si percepiva nelle strade e persino dentro le abitazioni. Eppure, nonostante la disperazione, il peso psicologico e le numerose difficoltà, ho vissuto anche momenti di speranza.
In che modo si è manifestata questa speranza durante la tua visita?
La speranza sostiene letteralmente la popolazione nella vita quotidiana. L’ho percepita parlando con persone che, grazie
ai nostri aiuti in denaro, riescono a coprire i bisogni più urgenti o a intravedere nuove prospettive attraverso progetti a lungo termine. Mi ha colpito anche la determinazione del personale di Caritas sul posto e delle nostre organizzazioni partner che, pur essendo anch’essi colpiti dalla crisi, danno il massimo. Assistono le persone con grande empatia e si assicurano che il nostro sostegno arrivi davvero a chi ne ha bisogno.
Come valuti il lavoro di Caritas e dei suoi partner locali?
Mi ha colpito la varietà dei progetti realizzati con i nostri partner locali: un mix tra aiuto umanitario immediato e sostegno a lungo termine. Vedere persone che, grazie al progetto LIFE, hanno potuto avviare una propria attività e tornare a provvedere autonomamente al proprio sostentamento, mi ha mostrato che un cambiamento è possibile. Fawad, un piccolo imprenditore siriano, ha perso tutto nel 2015 fuggendo dalla guerra civile. Tornato in Siria un anno fa dopo un periodo in Libano, ha potuto seguire un corso di economia aziendale finanziato da Caritas. Con un piccolo capitale iniziale, ha ricostruito il suo chiosco e oggi è di nuovo indipendente.
«Ciò che ho visto a Homs continua ad accompagnarmi»
E per concludere, volgiamo uno sguardo al futuro: cosa vedi all’orizzonte per la Siria?
La situazione attuale è segnata da forti contraddizioni. Da un lato, c’è sollievo per la caduta del regime di Assad. Dall’altro, il futuro con il nuovo governo resta incerto. L’instabilità sul fronte della sicurezza rappresenta un ulteriore fattore di stress. In solidarietà con la popolazione siriana, continuiamo a sperare che la situazione possa presto stabilizzarsi. (dj)
Dinesha Murugavel nel centro di smistamento: nonostante le grandi quantità, controlla ogni singolo capo e lo ripone in scatole per lo stoccaggio provvisorio.
Nella centrale di abbigliamento di Caritas, ogni anno vengono raccolti, selezionati e preparati per il riutilizzo migliaia di capi donati. Gli abiti sono destinati a persone con risorse limitate. Ma la centrale di abbigliamento è molto più di questo.
Con passo sicuro, Emina Nikolić* si muove tra gli scaffali della centrale di abbigliamento di Caritas a Waldibrücke, vicino a Lucerna. Sa esattamente dove
« Quando i nostri clienti trovano un capo di seconda mano alla moda, ritrovano un senso di dignità »
cercare: «In fondo a sinistra si trovano i capi migliori», afferma.
Cliente affezionata, apprezza la varietà di abiti, scarpe e biancheria da letto, ma soprattutto i prezzi contenuti. Con il suo salario da addetta alle pulizie, ogni acquisto va ponderato con cura.
Emina Nikolić non è un caso isolato. L’accesso alla centrale è riservato a persone con un reddito basso, beneficiari dell’aiuto sociale o di prestazioni complementari, richiedenti l’asilo e rifugiati. Tutto questo è reso possibile grazie alla generosità della popolazione, a una logistica rodata e al grande impegno umano.
Ogni giorno arrivano montagne di vestiti
È ancora mattina presto quando Bestoon Bzaini arriva con il suo furgone davanti alla rampa della centrale di abbigliamento. Lo accosta perfettamente in retromarcia alla rampa di carico e poi inizia a scaricare i sacchi, stipati fino al tetto, colmi di pantaloni, maglioni, magliette e scarpe. Insieme ad altri autisti, Bzaini si occupa del ritiro, svuotando più volte alla settimana circa 50 contenitori per la
raccolta di Caritas situati nella Svizzera centrale e nella regione di Zurigo. Il quarantottenne carica i vestiti in grandi carrelli. «A volte la gente butta abiti bagnati o persino spazzatura», racconta scuotendo la testa. «E poi tocca a noi smaltirli. Fortunatamente, la maggior parte dei capi è in buone condizioni», aggiunge mentre spinge uno dei carrelli colmi all’interno del magazzino.
Bestoon Bzaini conosce a menadito il complesso edificio. Da giovane è fuggito dall’Iraq e, come richiedente l’asilo, il suo primo impiego è stato proprio nella centrale di abbigliamento. Già negli anni ’70, Caritas offriva in questa sede programmi occupazionali per persone escluse dal mercato del lavoro ordinario. Oggi, in media, sono circa otto le persone che, per alcune settimane o mesi, lavorano nella centrale affiancando i 20 dipendenti fissi e un gruppo di volontari.
Bzaini ha colto l’occasione e ha ottenuto un impiego stabile. «All’inizio è stato difficile», ricorda. «Tutto era nuovo per
L’autista Bestoon Bzaini consegna quasi ogni giorno nuovi capi di abbigliamento. Ma mancano ancora vestiti da uomo e per bambini.
me. Ma ricevevo un salario e sono riuscito a rendermi indipendente. E per me questo ha significato molto.» Da allora è sempre rimasto legato all’azienda. Anzi, proprio nella centrale di abbigliamento ha conosciuto sua moglie. «Un incontro fortunato», afferma sorridente.
Tre quarti dei vestiti restano in Svizzera
Dopo un breve periodo di stoccaggio, i capi raccolti passano al centro di smistamento. Qui ogni fase è svolta manualmente: sistemare i sacchi, aprirli, controllare ogni indumento, valutare secondo criteri precisi se può essere riutilizzato o
produrre», dice, mentre controlla minuziosamente la prossima giacca.
Dinesha Murugavel ha un vissuto simile a quello di Bestoon Bzaini: da giovane è fuggita dallo Sri Lanka e, grazie a un programma occupazionale, ha trovato
« Lavorare nella centrale di abbigliamento mi ha permesso di ricevere un salario e diventare più indipendente.
Per me significa molto »
impiego nella centrale di abbigliamento. Oggi, a 39 anni, lavora da oltre vent’anni a Waldibrücke, con la stessa cura e attenzione di sempre. A volte capita di trovare oggetti personali nella merce donata: se possibile, vengono restituiti, altrimenti vengono registrati come donazione.
necessita di riparazioni, e poi smistarlo: pantaloni con pantaloni, camicie con camicie, felpe con felpe. Un lavoro rapido e preciso.
«Serve un occhio esperto e tanta costanza», racconta Dinesha Murugavel, addetta allo smistamento. «Dobbiamo fare molta attenzione, perché la qualità dei capi tende a peggiorare.» Una volta gli indumenti erano in puro cotone, oggi invece sono fatti spesso con materiali di qualità inferiore. Per questo Murugavel esamina ogni capo con cura, nonostante la quantità elevata. Un lavoro che fa bene anche all’ambiente: «Ogni pezzo che riusciamo a recuperare è uno in meno da
Ogni anno, Dinesha Murugavel e i suoi colleghi trattano diverse centinaia di tonnellate di indumenti; nel 2024 sono state ben 874 tonnellate. Il 75 per cento dei capi viene riutilizzato in Svizzera: tramite la centrale di abbigliamento, i negozi dell’usato «carla by Caritas» o per i richiedenti l’asilo che Caritas veste su incarico del Canton Lucerna o del Soccorso svizzero d’inverno. Il resto viene esportato in Polonia o in Iraq oppure trasformato in panni per le pulizie.
Un vestito nuovo rafforza l’autostima Il fatto che la maggior parte degli abiti venga riutilizzata in Svizzera non è solo una scelta sostenibile, ma anche una risposta a un bisogno reale. Ogni anno, più di 15 000 persone con un budget limitato fanno acquisti presso la centrale di abbigliamento, e il numero è in crescita. Monica Stocker conosce bene molti di loro. È responsabile delle vendite, del magazzino e della consulenza nel negozio. «Abbiamo tanti clienti abituali», racconta. «C’è chi ama cercare da solo e chi invece si affida volentieri ai miei consigli.»
Ma Monica Stocker non si riferisce solo ai consigli in fatto di stile. Molti clienti si confidano con lei, le raccontano le loro difficoltà: esperienze di vita segnate da traumi, fuga, lavori precari o continue rinunce. «Queste storie mi toccano sempre, anche dopo 35 anni di lavoro nella centrale di abbigliamento», racconta Stocker.
Ciò che la motiva sono i momenti in cui un nuovo paio di pantaloni o una camicetta riescono a suscitare qualcosa nelle persone. Ne è convinta: «Trovare un capo di seconda mano bello e ben tenuto significa molto più che vestirsi. È un gesto che restituisce un senso di normalità, dà dignità e rafforza l’autostima.»
Riuscire a comporre un assortimento che risponda alle diverse esigenze non è semplice. Vengono infatti donati relativamente pochi vestiti da uomo e per bambini. «Gli uomini forse acquistano meno vestiti rispetto alle donne e li indossano più a lungo, rendendoli quindi meno adatti al riutilizzo», ipotizza Monica Stocker.
Proprio per questo, Monica Stocker è grata per ogni singolo capo donato. Ognuno può fare la propria parte: «La raccolta di abiti offre alla popolazione un modo semplice e diretto per sostenere chi è in difficoltà», sottolinea convinta,
La centrale di abbigliamento non è soltanto un luogo in cui fare acquisti a buon mercato, bensì anche un posto dove scambiarsi e allacciare nuovi contatti sociali.
«La lotta contro la povertà inizia dalle piccole cose.»
Quanto possa valere anche un piccolo gesto lo dimostra la storia di Emina Nikolić, cliente abituale della centrale di abbigliamento. A causa del suo reddito modesto, Emina è costretta a rinunciare a molte cose. Ma ai suoi tre figli vuole offrire una vita il più possibile normale. Questa
mattina ha trovato un maglione per il figlio più piccolo e un bikini per la figlia. «Lo desideravano da tanto. Saranno felicissimi.»
*Nome modificato
Maggiori informazioni: caritas.ch/kleiderzentrale
La centrale di abbigliamento non è l’unico progetto di Caritas nel settore dell’usato e dell’integrazione professionale. 12 delle 16 organizzazioni Caritas regionali gestiscono propri negozi o mercatini dell’usato.
Caritas Ginevra adotta un concetto singolare con «La Recyclerie». In sette sedi vengono offerti abiti, articoli sportivi, mobili, stoviglie, elettrodomestici e articoli per la casa. I negozi sono aperti a tutti, a prescindere dal reddito. «Per noi è un aspetto fondamentale», afferma
Camille Kunz, responsabile delle vendite. «Vogliamo che tutti si sentano accolti.» Così facendo, «La Recyclerie» promuove l’inclusione sociale.
A Ginevra la domanda è molto alta: ogni giorno vengono venduti circa 1000 articoli. La merce proviene dalla popolazione, che la dona direttamente oppure ne affida il ritiro al personale di Caritas. Il cuore pulsante della «La Recyclerie» è la «L’Upcyclerie». Qui gli oggetti usati trovano nuova vita: vecchi sci si trasformano in sedie, tende in borse eleganti e
teloni da camion in originali portachiavi. «Vogliamo dimostrare che un’economia circolare è possibile», afferma Camille Kunz. Ma c’è di più: nella «L’Upcyclerie» lavorano persone escluse dal mercato del lavoro ordinario. «La sostenibilità, per noi, è un impegno concreto su più livelli: sociale, ambientale ed economico», sottolinea Kunz. (nj/fb)
Caritas Svizzera sostiene le famiglie sfollate e le comunità ospitanti, migliorando le loro condizioni di vita in modo duraturo.
Attacchi terroristici, crisi climatica e conflitti per le risorse colpiscono il Burkina Faso, costringendo migliaia di persone alla fuga. Nell’Est del Paese, tra le zone più colpite, Caritas Svizzera interviene con progetti di sostegno.
«A causa della situazione di insicurezza, io e la mia famiglia siamo dovuti fuggire dal nostro villaggio», racconta Dahani Sakina, 39 anni, madre di cinque figli. «All’inizio siamo scappati a Namounou, per poi arrivare a Fada N’Gourma.»
Come migliaia di altre persone, hanno
«Grazie alla formazione e al coaching ho potuto ampliare le mie fonti di reddito»
cercato rifugio nella capitale della regione orientale per sfuggire agli attacchi dei gruppi armati.
Questa area del Burkina Faso è tra le più povere del Paese e tra le più colpite dall’attuale crisi umanitaria. Nel 2024, oltre 132 000 persone vi hanno trovato rifugio. Oggi, il numero complessivo di sfollati interni supera i tre milioni, circa una persona su sette.
Formazione e coaching
«Abbiamo cercato di ricominciare da capo», racconta Dahani Sakina, «ma è stato molto difficile: come sfollata, non avevo alcun mezzo per sostenere la mia famiglia.» Nonostante le difficoltà, la madre di cinque figli ha molte capacità, tra cui quella di preparare torte squisite. «Mi mancavano solo le risorse per avviare la mia attività.»
Caritas Svizzera sostiene le popolazioni colpite attraverso interventi concreti. Dahani Sakina ha beneficiato di un supporto e di un accompagnamento strutturato e personalizzato: «Ho ricevuto l’attrezzatura necessaria e gli ingredienti per produrre e vendere le mie torte. Grazie alla formazione e al coaching ho potuto ampliare le mie fonti di reddito.»
Maggiore coesione sociale
La reintegrazione socioeconomica di Dahani Sakina è stata resa possibile grazie a un programma che risponde sia ai bisogni urgenti sia alla necessità di so
luzioni durature, realizzato da Caritas Svizzera su mandato della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). Ad oggi, sono già state aiutate 18 000 persone.
Le attività promosse contribuiscono a rafforzare la stabilità nella regione. Fabrizio de Georgio Ferrari Trecate, responsabile dell’ufficio di Caritas Svizzera in Burkina Faso, sottolinea: «Sosteniamo le famiglie più vulnerabili – sfollati e comunità ospitanti – migliorando le loro condizioni di vita in modo duraturo. Così contribuiamo ad attenuare le tensioni legate alla carenza di risorse.»
Oggi Dahani Sakina si sente decisamente più forte. È fiera di ciò che ha realizzato: «Nonostante le molte difficoltà, oggi sono in grado di prendermi cura della mia famiglia.» (vm)
Maggiori informazioni: caritas.ch/burkina-faso
Serhii Doroschyn è entusiasta della sua idea. Per avviare con successo la produzione degli accendifuoco ecologici, il sessantaduenne ucraino ha però bisogno di un aiuto finanziario. Caritas Svizzera sostiene il progetto, offrendo così un aiuto concreto per creare posti di lavoro in una regione segnata dalla guerra.
Serhii Doroschyn, un uomo energico sulla sessantina originario di Poltava, nell’Ucraina orientale, non si lascia scoraggiare dalle difficoltà della guerra. Con determinazione, porta avanti la sua attività
Serhii non si lascia abbattere dai dubbi: per lui, ogni problema è solo un ostacolo da superare.
individuale e intende espanderla, seppur su scala ridotta.
Una decina di anni fa ha iniziato a creare accendifuoco ecologici utilizzando scarti vegetali. Triturava steli secchi di girasole e provava a combinare diversi materiali. Alla fine, Serhii ha trovato la miscela perfetta di residui vegetali e cera,
completamente ecologica e riciclata. Ha quindi deciso di brevettare la sua invenzione. Da allora, vende il suo prodotto in diverse forme compresse nelle stazioni di servizio della regione, nei mercati, in una catena di supermercati ed è presente anche online.
Lo scoppio della guerra in Ucraina rafforza la sua convinzione nel progetto. «Da noi manca spesso la corrente. È quindi importante disporre di materiale affidabile per accendere il fuoco con qualsiasi tempo», spiega Serhii Doroschyn.
Mercato del lavoro teso a causa della guerra
Attraverso conoscenti, è venuto a sapere che Caritas sostiene finanziariamente piccole imprese in diverse città dell’Ucraina, affinché possano continuare a
generare reddito anche in questa situazione estremamente precaria. Il progetto di Caritas si rivolge soprattutto agli sfollati interni, ovvero persone che fuggono da aree particolarmente colpite o occupate e si stabiliscono altrove nel Paese per ricominciare da capo. Per loro, trovare lavoro nella nuova comunità si rivela spesso una sfida alquanto complicata. Il progetto offre sostegno anche alla popolazione locale.
Serhii è uno dei beneficiari. Ha presentato la sua idea imprenditoriale a Caritas Poltava e ha firmato un contratto. Inizialmente ha seguito un corso che gli ha permesso di elaborare un business plan sostenibile. In seguito, ha definito le tappe successive insieme ai collaboratori di Caritas. Serhii Doroschyn non si lascia abbattere dai dubbi: per lui, ogni problema è solo un ostacolo da superare.
Ecologico e versatile Gestire da solo la produzione e la distribuzione, tuttavia, non è possibile. Per questo ha assunto due uomini, entrambi ultracinquantenni e con disabilità fisiche. «Altrimenti sarebbero rimasti senza lavoro e senza reddito», spiega Serhii. Caritas copre i costi salariali per i primi mesi e ha finanziato anche l’acquisto di un piccolo trituratore nuovo.
Intanto, Serhii Doroschyn sta già cercando nuovi canali di vendita. Crede fermamente nel suo prodotto, «perché è versatile, ecologico e ricicla materiali di scarto». Questa convinzione gli dona forza e speranza, anche in tempi difficili come quelli segnati dalla guerra. (ll)
Il Myanmar è da decenni afflitto da una brutale guerra civile che causa morte e sfollamenti. Il 28 marzo 2025, un violento terremoto ha ulteriormente scosso il Paese. Caritas Svizzera fornisce aiuti d’emergenza nelle regioni più duramente colpite.
Le catastrofi naturali sono un evento sconvolgente. In un attimo, tutto ciò che sembrava sicuro crolla: intere case diventano cumuli di macerie, travolgendo persone e beni. Le strade diventano impraticabili, i pali della luce si spezzano come ramoscelli. Ciò che resta è un senso di paura e smarrimento. Proprio come sta accadendo in Myanmar.
«È tutto distrutto. Sono ancora sotto shock e molto triste»
Restano solo i ricordi
Già prima del terremoto del 28 marzo 2025, molte persone in Myanmar dipendevano dagli aiuti umanitari. La popolazione è da decenni vittima di una guerra civile che porta con sé sfollamenti e povertà. Con l’ultima catastrofe naturale, tanta gente ha perso anche quel poco che le era rimasto.
Tra loro c’è Daw Khins*. La sua casa non è più abitabile. Con voce scossa rac
conta: «È tutto distrutto. Sono ancora sotto shock e molto triste.» Le restano solo i ricordi. «L’appartamento era piccolo, ma alla mia portata», racconta. La donna viveva di lavoretti saltuari. Quel poco che guadagnava vendendo frutta e verdura le bastava a malapena per sopravvivere. Poi la terra ha tremato e da allora vive senza mezzi in un alloggio di emergenza a Mandalay.
Come migliaia di altre persone che hanno perso tutto, oggi dipende dagli aiuti umanitari: acqua potabile, teli di plastica, utensili da cucina, vestiti e medicinali. «In genere cerchiamo di fornire preferibilmente denaro contante alle persone nelle zone colpite da catastrofi, così possono decidere autonomamente cosa acquistare in base alle loro necessità più urgenti», spiega Sarah Buss, responsabile degli aiuti in caso di catastrofe presso Caritas. «Tuttavia, questa forma di aiuto è risultata utile solo una volta che i negozi e i mercati hanno riaperto. Adattiamo il tipo di sostegno in base alla situazione.»
Per migliori condizioni sanitarie sul posto
Caritas Svizzera realizza i suoi progetti con diversi partner locali, tra cui Caritas Myanmar. Grazie alla loro profonda conoscenza del contesto, queste organizzazioni sanno come convogliare gli aiuti e come implementarli nonostante le difficoltà. Occorrono competenze nella pianificazione e una grande capacità di adattamento. Il progetto più ampio di Caritas Svizzera in Myanmar è cofinanziato dalla Catena della Solidarietà. Oltre all’aiuto in contanti, si forniscono contenitori per l’acqua potabile e kit igienici con pannolini, sapone, spazzolini. I partner di Caritas Svizzera costruiscono anche serbatoi per l’acqua e servizi igienici, per garantire condizioni sanitarie più dignitose. Caritas allestisce inoltre spazi sicuri dove i bambini possono ricevere supporto psicologico ed elaborare i traumi. «L’emergenza in Myanmar ha vari aspetti e per questo offriamo un aiuto diversificato che ci permette di rispondere nel modo più adeguato ai bisogni della popolazione», spiega Sarah Buss. «Le condizioni sul posto rendono tutto molto impegnativo, ma i nostri partner stanno svolgendo un lavoro encomiabile.» (ll)
Informazioni aggiornate sul Myanmar: caritas.ch/myanmar
Il progetto di Caritas «Sostegno digitale» aiuta le persone nell’utilizzo dei dispositivi digitali.
Nell’odierna società della conoscenza, l’istruzione rappresenta una leva essenziale contro la povertà. L’accesso all’istruzione resta però spesso precluso a chi dispone di un budget limitato. Caritas Svizzera mostra come abbattere queste barriere.
Adèle Villiger è membro del collettivo di pulizie Flexifeen a Basilea. Sta frequentando anche un programma di bachelor poiché considera la formazione continua molto importante. Al Forum Caritas di Berna a gennaio ha raccontato le sue
«I soggetti interessati non possono assentarsi dal lavoro per fre quentare i corsi perché non guadagnerebbero abbastanza»
esperienze al telegiornale di SRF: «Finanzio la formazione di tasca mia anche se ricevo l’aiuto sociale.» Per questo, è costretta a rinunciare a parte del denaro destinato al cibo.
Opportunità educative non uguali per tutti
La discussione sull’effettivo ruolo della formazione continua per uscire dalla povertà, o se invece si tratti solo di un’illusione, ha suscitato vivo interesse non solo tra i media ma anche tra gli oltre 200 partecipanti all’evento. Le persone in difficoltà finanziarie spesso non hanno accesso alle formazioni e agli aggiornamenti benché ne avrebbero bisogno. «I soggetti interessati non possono assentarsi dal lavoro per frequentare i corsi perché non guadagnerebbero abbastanza o perché la custodia dei figli costa troppo. Questo acuisce la condizione di precarietà», afferma Aline Masé, responsabile Servizio Politica sociale presso Caritas Svizzera.
Sei richieste per garantire pari opportunità educative
Per contrastare questa disparità, occorrono misure mirate. Nel suo attuale documento di posizione «Migliorare le opportunità educative, ridurre i rischi di povertà», Caritas avanza sei richieste alla politica e all’economia. Le disuguaglianze nelle opportunità educative iniziano già prima dell’ingresso nella scuola dell’infanzia. I bambini i cui genitori hanno un’istruzione più bassa o meno riconosciuta partono svantaggiati. Anticipare l’inizio della scuola e posticipare la selezione scolastica renderebbe il sistema educativo più equo. Inoltre, gli adulti con un budget limitato necessitano di borse di studio che garantiscano il loro sostentamento durante la formazione e l’aggiornamento. Queste dovrebbero coprire non solo i costi dei corsi, il materiale didattico e le tasse d’esame, ma anche compensare la perdita di guadagno. È inoltre importante potenziare le procedure per il riconoscimento dei diplomi stranieri o dell’esperienza professionale pluriennale, estendendole al maggior numero possibile di professioni. Occorre altresì sviluppare offerte formative in linea con le esigenze reali degli adulti in condizioni precarie. Spetta ai datori di lavoro garantire un ambiente favorevole e condizioni adeguate per la formazione e il perfezionamento. È inoltre essenziale disporre di servizi di assistenza all’infanzia a costi contenuti, affinché anche i genitori con redditi bassi, in particolare quelli single, possano realizzare i loro obiettivi formativi. (sg)
Anche l’Almanacco sociale 2025 di Caritas «La formazione come soluzione per uscire dalla povertà?» affronta questa tematica. Per ulteriori informazioni e ordinazioni: caritas.ch/ sozialalmanach-2025 (in tedesco e francese)
Link al documento di posizione caritas.ch/ opportunita-educative
Più di 850 persone aiutano ogni estate le famiglie di contadini di montagna che aderiscono al progetto Caritas Impegno Alpestre e che vivono una situazione di emergenza o si trovano in grande difficoltà. Il lavoro dei volontari fornisce il
sostegno necessario o un po’ di respiro in mezzo ai loro numerosi impegni.
Lukas K. ha svolto il suo volontariato da una famiglia nel Canton Grigioni con grande entusiasmo e solerzia. Di quel periodo racconta: «Il lavoro è stato molto faticoso fisicamente, ma al termine di una settimana di vacanza raramente mi sono sentito così soddisfatto e riposato.»
Durante un soggiorno di Impegno Alpestre, i volontari lavorano duro, conoscono un mondo nuovo e fanno del bene. Possono iscriversi tutte le persone motivate di età compresa tra i 18 e 70 anni, in buone condizioni fisiche e mentali. (dg)
Evento informativo online di Caritas Impegno Alpestre
Martedì 24 giugno 12.00 – 12.45 (in tedesco)
Giovedì 26 giugno 19.00 – 19.45 (in francese)
L’evento è rivolto alle persone che intendono svolgere un soggiorno di volontariato in montagna. È possibile iscriversi sul sito www.bergeinsatz.ch oppure www.montagnards.ch
Per domande o ulteriori informazioni su Caritas Impegno Alpestre potete scrivere all’indirizzo email impegnoalpestre@caritas.ch
Eventi delle Caritas regionali
Prenotare un soggiorno tramite il sito web : www.bergeinsatz.ch/it
Siete interessati ai retroscena della politica estera che vanno oltre la consueta copertura mediatica? Vorreste però evitare di dover affrontare lunghe e complesse analisi? Ecco la soluzione: la news letter «Espresso diplomatique» è
frutto della collaborazione tra il Forum di politica estera (foraus), l’Associazione svizzera di politica estera (ASPE) e Caritas Svizzera. Ogni due settimane vi offre una breve ma incisiva dose di analisi sulla politica estera. Caritas partecipa a questo progetto da due anni, convinta che la politica di sviluppo e l’impegno umanitario siano elementi fondamentali della politica estera. Abbiamo suscitato il vostro interesse? (sg)
Iscrivetevi qui: caritas.ch/espresso-diplomatique
Sono tanti gli eventi organizzati in diverse regioni della Svizzera. Trovate tutte le manifestazioni organizzate dalle Caritas regionali su caritas-regio.ch/agenda
Ulteriori informazioni caritas.ch/veranstaltungen
Per maggiori informazioni sulle posizioni di Caritas potete consultare la pagina: caritas.ch/it/le-nostre-posizioni
Come sensibilizzare i giovani alla giustizia sociale? Come trattare temi sociali attuali in modo coinvolgente e interattivo durante le lezioni? Sono domande che molti insegnanti si pongono. youngCaritas risponde con le sue offerte educative.
Da molti anni, youngCaritas è impegnata nel settore educativo con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sui temi centrali di Caritas e supportare gli insegnanti nella trasmissione delle conoscenze.
Workshop sulla povertà
A partire dal livello secondario, visitiamo le classi scolastiche e realizziamo workshop su temi quali povertà in Svizzera, migrazione e fuga, cooperazione internazionale e indebitamento giovanile. Seguendo i principi dell’educazione allo sviluppo sostenibile, affrontiamo questi temi attraverso metodi interattivi, promuoviamo il dialogo, stimoliamo la riflessione e presentiamo possibili azioni concrete. Ci basiamo sui programmi
scolastici e adattiamo i contenuti all’età e al livello di conoscenze degli studenti.
Materiale didattico per le lezioni
Mettiamo inoltre a disposizione diversi materiali didattici. Per i giovani offriamo opuscoli informativi che spiegano temi complessi in parole chiare e semplici. Siamo anche disponibili per interviste, sia nell’ambito di conferenze che per progetti scolastici. Per gli insegnanti, invece, elaboriamo fascicoli didattici facilmente integrabili nelle lezioni quotidiane. Questi materiali affrontano tematiche di attualità, offrono preziose informazioni di base, spunti per l’insegnamento e idee pratiche per l’applicazione in classe. L’in
Dal 18 al 21 settembre avrà luog per la dodicesima volta il MigrActionWeekend a Oberarth (SZ). L’evento è organizzato da youngCaritas Svizzera in collaborazione con youngCaritas Zurigo. Si tratta di un fine settimana formativo gratuito dedicato ai temi della migrazione, della fuga e dell’asilo. L’iniziativa è rivolta ai giovani tra i 16 e i 30 anni e propone interventi qualificati da parte di esperti, workshop e tavole rotonde. Per la seconda volta, parteciperanno anche volontari attivi nella nostra rete di partner europea, offrendo così interessanti opportunità di scambio e networking.
Informazioni e iscrizioni: youngcaritas.ch/migraction
tera gamma di fascicoli didattici di youngCaritas è gratuita e può essere scaricata dal sito.
La nostra offerta è in continua evoluzione, con nuovi contenuti e approcci innovativi per coinvolgere i giovani e ispirarli a impegnarsi per un mondo più giusto. (lb)
Per maggiori informazioni sulle nostre offerte formative: youngcaritas.ch/schule
Scegli un Impegno Alpestre di Caritas
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Alpestre online:
Fare fieno, curare gli animali, pulire la stalla o cucinare: cerchiamo volontari per sostenere famiglie contadine di montagna in difficoltà.
www.impegnoalpestre.ch