

GUERRA:


STORIA DI UNA BAMBINA TRA I BOMBARDAMENTI
a pag.
La scuola, luogo d’incontro

Un altro anno scolastico, pur tra infinite difficoltà, si è concluso. Gli ultimi due, anzi tre anni, sono stati davvero anni assurdi, faticosi, anni che hanno messo a dura prova alunni, famiglie e tutti coloro che nel mondo della scuola lavorano con profonda dedizione e tanta passione. Volti stanchi, occhi increduli, a volte smarriti, sia che questi fossero affacciati allo schermo di un computer, sia che fossero quasi nascosti da una mascherina nei momenti di didattica in presenza. Eppure con forza, tenacia, perseveranza si è andati avanti, si è continuati a credere in tutte quelle attività che sono parte integrante del curricolo del nostro istituto. Viaggi virtuali o uscite sul territorio, Erasmus, teatro, incontri con l’autore, concorsi e gare, eventi…… Ed il nostro giornale “Chiodo fisso”. Rinunciare alla realizzazione o condividere quei momenti che anche in questi anni ci hanno fatto emozionare e che ci hanno fatto assaporare, forse ancor di più, pur con le dovute precauzioni, la gioia e la bellezza dell’incontro? Sì la bellezza dell’incontro…. Perché la scuola non è solo conoscenze e competenze, ma è luogo di relazioni, di crescita umana e sociale, luogo dove si impara a sorridere per i piccoli successi e a versare qualche lacrima per le piccole sconfitte, luogo dove si impara a ricominciare, a ripartire verso altri traguardi e altre mete.
Ed eccoci qui, in modalità differente dalla abituale versione cartacea, ma sempre animati dall’intento e dallo spirito di valorizzare l’impegno e il lavoro di tutti e di ciascuno, a riproporvi le nostre riflessioni, i nostri disegni, i nostri elaborati, i nostri semplici versi e tanto altro ancora.
Buona lettura, con l’augurio a tutti voi e a tutti noi di avvertire il desiderio antico e sempre nuovo di tornare a settembre a riempire le aule dei nostri sorrisi per troppo tempo celati dietro le mascherine che, comunque, non riescono a nascondere la nostra vera anima e a zittire il nostro allegro vociare… E che il suono della campanella sia ancora melodia nelle nostre giornate e nelle nostre vite.

Il GIORNALE: UN’OPERA COLLETTIVA E PLURALE
“Meglio tardi che mai” recita un vecchio adagio Quest’anno il nostro giornale è stato pubblicato con un po’ di ritardo, ma c’è. E insieme ad esso, i tanti contributi che lo costituiscono, che sono poi la parte essenziale della sua anima.
Un giornale è, più di ogni altra cosa, un’opera collettiva a cui concorrono decine di sensibilità diverse che filtrano la realtà che ci circonda attraverso occhi attenti. Un lavoro plurale che in ogni suo articolo, testimonianza, trafiletto e didascalia rappresenta una traccia, un’impronta lungo la strada che è stata percorsa insieme come Istituto comprensivo.
A volte per sapere dove si sta andando occorre sapere da dove si proviene. Quello di “Chiodo Fisso” è un progetto che fa parte in maniera stabile del PTOF da oltre 25 anni ormai e che ha sicuramente contribuito a delineare l’identità del nostro Istituto o, almeno, a farsi testimone attivo della sua evoluzione. Costituisce una ricchezza perché offre uno spazio condiviso di storie, di approcci e di punti di vista diversi. I due anni di emergenza sanitaria hanno un po’ frenato la possibilità di vivere dal vivo il confronto tra i componenti della redazione, i nostri piccoli grandi alunni appunto, e di fare esperienza in prima persona dell’esercizio della pluralità di pensiero che si respira in questo tipo di attività. Dopo una versione più compilativa del giornale, quest’estate è timidamente ripresa un’attività più viva che speriamo di rinvigorire e il ringraziamento, assolutamente doveroso, va a tutti i coloro, alunni e colleghi, che hanno collaborato alla realizzazione di questo prodotto finale, facendo proposte o rispondendo prontamente all’invito di dare il proprio apporto, di aggiungere il proprio personale tassello nel quadro complesso e articolato del nostro presente.

LA REDAZIONE
FISSO
A questo numero hanno partecipato tutti gli Alunni e tutti i Docenti dell’ I.C. “Marconi-Oliva” di Locorotondo
IL MESTIERE DELL’INSEGNANTE TRA SOGNI E CONTINUA CRESCITA
Qualche giorno fa, la mia amica ed ex collega Apollonia mi ha chiesto di descrivere il mio stato d’animo per la fine della carriera scolastica. Ed eccomi qui a riflettere e a fare il bilancio di una vita. Quando mia figlia doveva compiere diciotto anni, mio figlio, di alcuni anni più piccolo, era triste perché pensava che non avrebbe più potuto scherzare e giocare con la sorella. Ecco, cara Apollonia, anch’io più di un anno fa, di fronte alla certezza che sarei andata in pensione, ho provato un senso di smarrimento: la paura di non essere più insegnante, di perdere la mia identità, la paura del cambiamento. Il lavoro del docente è diverso dagli altri. Non è un lavoro che finisce a scuola con il suono della campanella o con la fine delle riunioni pomeridiane. Sto dicendo delle cose ovvie e scontate. Niente di nuovo. Quello del docente è un lavoro senza fine che ti prende l’anima e tutto il tuo tempo. lo svolgi sempre: quando sei a casa a correggere, a progettare, a leggere, a studiare, a vedere la TV, quando sei in viaggio, al cinema, in un museo, quando cammini in città o nella natura… I ragazzi sono sempre nella tua mente. Tutto può servire a loro. L’ultima notizia di cronaca ascoltata in macchina, un libro sbirciato nella libreria l’Approdo, una mostra, la scoperta di un posto fuori dai soliti percorsi… E se quarant’anni sono stati vissuti così, l’ansia del cambiamento c’è.

Il lavoro del docente è diverso dagli altri. È un lavoro nel quale le tue competenze diventano obsolete e le devi “riconvertire”, acquisirne altre. Non puoi dire: “Sono arrivata”. Bisogna sempre mettersi in discussione, reinventarsi e l’input viene da loro, dai tuoi ragazzi che non ti fanno dormire la notte, se non riesci a smuovere una situazione.
Oggi posso dire di essere arrivata solo nel senso che il mio tempo è scaduto. Sono arrivata alla fine. E avrei voluto altro tempo, come alla vigilia di un esame, quando dicevo: “Mi basterebbero solo tre giorni per ripetere tutto e sentir-

I saluti dei proff. Angela Decarolis e Giovanni Serinelli, colonne portanti di Chiodo Fisso.
mi più sicura”. Il lavoro del docente è diverso dagli altri. La scuola è una palestra di formazione umana e culturale, dove ci si allena insieme: docenti e alunni, docenti e docenti. E tutto questo mi mancherà. I miei figli mi consolano, dicendomi che sono stata fortunata, perché nella vita ho svolto il lavoro che avevo sempre sognato e forse per questo non sono arrivata stanca alla conclusione del percorso. Come dice Fossati in una famosa canzone “..c’era un tempo sognato che bisognava sognare”. Adesso c’è un altro tempo e lo devo accettare. I colleghi mi hanno salutata con questo pensiero: “La pensione è un foglio bianco, un’opportunità per ridisegnare la tua vita in qualcosa di nuovo e diverso”. Li ringrazio tanto, sperando che sia veramente così.
Prof.ssa Angela DecarolisL’INSEGNAMENTO?
QUARANT’ANNI DI APPRENDIMENTO CONTINUO
“

Spero che questo nuovo anno scolastico sia per me denso di soddisfazioni, perché continui a gioire del lavoro.”
Con questo auspicio cominciavo nel lontano 2 Settembre 1985 la mia avventura di docente nella Scuola Media “G. Oliva” di Locorotondo, poi divenuta in seguito Istituto Comprensivo “Marconi Oliva”. Locorotondo, io non lo conoscevo per niente e, quindi, fu una bellissima sorpresa per me scoprirlo e poi gradualmente innamorarmene.
Dopo 37 anni di ininterrotto servizio prestato a Locorotondo (40 con quelli precedenti) non è facile pensare da dove iniziare e come rispondere proficuamente al gentilissimo invito rivoltomi dall’amica (e ormai ex collega) Erminia di scrivere qualcosa per il giornale scolastico “Chiodo Fisso”, giornale a cui ho collaborato per tantissimi anni.
Mi verrebbe spontaneo cominciare con un grazie rivolto a tutti coloro che mi hanno sopportato (grandi e piccoli) in questi lunghi anni e che hanno contribuito ad arricchirmi sul piano umano e professionale.
Inizierei dai Dirigenti (prima chiamati Presidi) con cui ho avuto a che fare: la prof.ssa Maria De Palo, i Proff. Michele Gianfrate, Raffaele Buonsante, Raffaele Fragassi e infine le proff.sse Teresa Turi e Grazia Convertini. Devo dire che mi sono trovato molto bene con ognuno di loro. Si parte sempre con il piede giusto quando si tende a fare in ogni momento il proprio dovere e ad essere rispettosi. Sono concetti inculcatimi dai miei amati genitori e, in tal modo, poi non si deve avere timore di nessuno.

Subito dopo ringrazierei i tanti i colleghi che ho incrociato nel mio percorso lavorativo e, in questo momento, ricordare purtroppo coloro che non ci sono più: le prof.sse Lina Tofi Giacovazzo, Anna Marangi, Liliana Venza e i proff. Giuseppe Campanella e don Angelo Mirabile. Chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno.
Lo stesso ringraziamento rivolgo indistintamente a tutti gli innumerevoli alunni e, anche in questo caso, con un dolore immenso e un pianto nel cuore, ricordo quelli scomparsi prematuramente: Martino, Angelo, Piero, Rocco, Stefano, Sante e sicuramente qualcun altro di cui non ho saputo.
Tanti gli errori commessi con gli alunni, tante le incomprensioni, ma sempre in buona fede, e poi mai, mai, mai trascurarenessuno di loro! È stato un imperativo categorico tenuto sempre presente fino all’ultimo giorno di scuola. Le ultime settimane di lezione guardavo tutti gli alunni con occhi diversi non potevo farlo, ma il desiderio di abbracciare affettuosamente ognuno di loro e baciarli era grande!
Mi è venuta spontanea la prima riflessione pensata quando ho saputo di essere giunto in dirittura d’arrivo e quindi all’agognata pensione: “Ecco, dopo quarant’anni di lavoro nelle scuole, adesso mi sentirei pronto a iniziare.”
Si, è proprio così, quello dell’insegnante è un lavoro in cui non si smette mai diapprendere. È un continuo calibrare e aggiustare gli interventi, sperimentare sempre nuove metodologie sugli alunni non si è mai soddisfatti, mai contenti di ciò che si è riusciti a fare. Non vorrei dimenticare i tanti alunni che mi hanno aiutato nell’uso dei mezzi tecnologici e che tanto hanno contribuito ad elevare la qualità delle mie lezioni.
La mia disciplina poi (Arte e Immagine) è stata tanto rivalutata rispetto al passato per il grande contributo che può dare in merito allo sviluppo armonico del ragazzo. E poi……studiare, studiare, continuare a studiare sempre! Aggiornamenti e autoaggiornamenti continui, perché continui sono stati i cambiamenti notati nei ragazzi con cui ho avuto a che fare, anno dopo anno.
Qualche parola la vorrei spendere sui testi adottati a supporto dell’attività didattica non ho mai trovato un testo che mi ha soddisfatto appieno (sempre tenendo presenti le esigenze dei ragazzi che avevo di fronte). Un ringraziamento speciale lo vorrei rivolgere all’ultima Dirigente Prof.ssa Grazia Convertini che, consentendo un uso libero della fotocopiatrice, mi ha consentito di costruire alla fine quasi un testo personale di Arte ad uso degli alunni. Ma insieme a questo, la Prof.ssa Convertini, la vorrei ringraziare anche per il grande lavoro fatto (e che sicuramente continuerà a fare) nel creare condizioni di serenità all’interno dell’Istituto Comprensivo (cosa per niente facile). E’ stata anche una brava manager, sempre attenta a valorizzare ognuno di noi e a circondarsi delle persone e delle professionalità giuste al posto giusto.

Per ritornare ai ringraziamenti, non vorrei dimenticare il personale non docente tutto, sempre collaborativo e pronto a capire le mie richieste e a soddisfarle. Insomma, il successo di una scuola (e i riscontri positivi fuori Locorotondo del nostro Istitu
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to non mancano e sono tanti) lo si deve a tutte le componenti che ci lavorano e al clima di armonia che sono capaci di creare tutte insieme.
Naturalmente ringrazio anche la mia famiglia che mi ha dato quella serenità necessaria per svolgere sempre al meglio questo difficile mestiere.
In precedenza ho accennato a quanto sia stato importante per me continuare a studiare fino alla fine (e continuerò a farlo), ma anche ad essere curioso di tutto.
Vorrei terminare questa mia riflessione fiume proponendo un libro manuale che a me è servito molto. L’ho trovato estremamente interessante, ma anche divertente e sottolinea quanto sia importante per tutti coltivare la creatività, in special modo per i docenti di qualsiasi livello: MICHAEL MICHALKO“STRUMENTI PER LA CREATIVITÀ” (Il manuale completo delle tecniche per generare velocemente nuove idee) ALESSIO ROBERTI EDITORE.
Prof. Giovanni SerinelliSe sei di Locorotondo...
Locorotondo, un piccolo paese nella valle d’Itria, perfettamente rotondo. Un paese con tanti monumenti storici e l’unico con quelle case con il tetto a spiovente che chiamano “cummerse”. Un insieme di colori sbiaditi dal tempo ed il bianco, ripassato così tanto con la calce che se batti sui muri, senti il vuoto.

Maschere apotropaiche, stradine così strette e accoglienti ti danno l’aria di essere a casa. Senti un odore familiare che ti prende e ti porta nella storia antica del paese.
I fiori di colori sgargianti, le botteghe qua e là e le chiesette dipinte con colori dal blu al rosso, dal giallo al verde.
Uno dei miei punti preferiti è la villa che mi riporta alla mia infanzia, quando giocavo a nascondino ed acchiapperello con i miei amici ed ora, invece passeggio con la mia famiglia e con altri amici. A dirla bene, è Villa Garibaldi, che ospita anche un monumento ai caduti delle due grandi guerre mondiali.
È spettacolare la vista che la villa offre e che poi prosegue per tutto il lungomare, altro luogo a me familiare per gli appuntamenti con il catechismo e la passeggiata con gelato che segue puntualmente.
Penso alle cummerse, quando sono lì e alla sapienza di chi ha pensato di utilizzarle per raccogliere acqua piovana, dirigendola nelle cisterne; mi risvegliano gli odori tipici dalle porte delle case e penso anche: siamo davvero in Puglia!
Anche la Chiesa Madre, dedicata a san Giorgio Martire ha i miei primi ricordi: lo stupore nel guardare la cupola in alto, con Dio pancreatore e la messa domenicale con i miei genitori, di cui oggi mi resta la consapevolezza più matura delle preghiere.
Le scalinate bianche mi ricordano le foto che spesso facevo durante le uscite estive: ruvide ma ospitali e gentili nell’offrire un posto per poggiarsi e…posare sorridendo!
Se abiti da un po’ di tempo a Locorotondo, ti accorgi che lo conosci come se fosse casa tua; oltre ad essere molto piccolo, non puoi non notare i dettagli delle
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pietre color nocciola che si alternano al bianco della calce. E se ti sforzi un po’, puoi rivedere i ricordi del passato, in un meraviglioso clima di relax e accoglienza.

Io, se riuscirò a viaggiare, come desidero tanto, non credo che riuscirò mai ad abbandonare il mio paese o a pensare di cambiarlo, per tutte le belle cose che mi legano a Locorotondo!
Sarah SabatelliDALLA FINESTRA DI CASA MIA
La prima cosa che faccio la mattina quando mi sveglio è aprire la finestra della mia camera da letto.
Per me è come salutare il mondo reale lasciando indietro il mondo dei sogni.
Il primo stimolo che ricevo è un odore fresco di erba e di terra bagnata che mi dà una piacevole sensazione di benessere.
La prima cosa che guardo è il cielo per vedere che tempo farà; sono felice se il colore del cielo è azzurro perché vuol dire che sarà una giornata soleggiata. Invece mi demoralizza il cielo grigio. È proprio vero che il sole è la sorgente della vita e che ci fa star bene. Poi non posso fare a meno di dare uno sguardo alla campagna, agli ulivi del mio vicino il cui colore verde scuro contrasta con il colore rosso ruggine del terreno appena arato.
Venendo più vicino lo sguardo cade sugli alberi della campagna di mio nonno. Svetta sulla sinistra un bell’albero di fico, che fino a qualche giorno fa era spoglio, mentre adesso si sta riempiendo di foglie verdissime accompagnate da piccoli frutti che a maturazione si trasformeranno in dolcissime golosità. Tengono compagnia al fico un albicocco che fino a poco tempo fa era pieno di fiori rosa e due giuggioli giovani, ma spinosi. Poi c’è sulla destra un grande vecchio noce che toglie luce agli altri alberi con la sua grande chioma. E ogni mattina, con la finestra ancora aperta, chiudo gli occhi e mi concentro nel sentire il canto degli uccelli, dal gracchiare delle gazze ladre al cinguettio degli uccellini.

DALLA MIA FINESTRA VEDO..
Dalla mia finestra vedo un albero freddo e solo, il più grande tra tutti e il più angosciante. Dalla mia finestra vedo un balcone fiorito, dove l’alba si riveste di rugiada, da dove si vedono le stelle nelle limpide notti d’estate.

Dalla mia finestra vedo una distesa di prato immensa, dove corrono vari animali. Dalla mia finestra vedo un nido, l’amore di una famiglia in cerca di speranza.
Francesca D’ArcangeloDal mio cantuccio
Dal mio cantuccio si può scorgere un paesaggio magnifico, pieno di vigneti e paesini in lontananza arroccati sulle altre colline. Qui sembra finisca la città come una grandissima muraglia a terrazzamenti che ci separa da tutto. Dall’altro lato c’è il cuore della città, dove tutto si sviluppò, dove ogni tetto a cummersa, uno di fianco all’altro, dà la forma rotonda che caratterizza Locorotondo, il paese dalle cinque “o”. Il mio cantuccio è speciale perché mi ospita sempre mi dona una vista mozzafiato e mi parla con il suo vento.

Puntualmente, il nostro istituto aderisce al progetto nazionale “Scrittori di Classe”, parte integrante di Insieme per la Scuola, l’iniziativa che ormai da dieci anni testimonia il costante impegno di Conad nel sostenere la crescita e l’istruzione delle nuove generazioni.

L’adesione al progetto permette alle scuole italiane di ottenere gratuitamente materiali didattici, attrezzature informatiche e multimediali e tanti altri articoli indispensabili per l'attività scolastica e l’apprendimento, a seguito dell’attivazione di laboratori di scrittura creativa che coinvolgono l’intera classe.
La piattaforma, ad ogni nuova edizione, fornisce guida, materiali, supporti e indicazioni utili a stimolare la lettura e, soprattutto, la scrittura da parte dei ragazzi, motivandoli ad una competizione positiva ed al gioco di squadra.

Se vincere può dare grande lustro agli scrittori in erba, dal momento che i racconti vengono poi pubblicati in una raccolta curata da autori specializzati in letteratura per ragazzi, anche la sola partecipazione rappresenta un gran vantaggio per ogni singola scuola: i buoni Insieme per la Scuola, garantiti con il caricamento dei lavori sulla piattaforma dedicata, insieme a quelli offerti ai clienti dei grandi centri di distribuzione sparsi in tutto il territorio nazionale, servono per donare beni e materiali didattici alle scuole partecipanti.
Nel caso della nostra scuola, la partecipazione al concorso in questi anni ha rappresentato una proficua possibilità di arricchire gli ambienti scolastici di un cospicuo numero di monitor touch, video proiettori, karaoke, push per plastificazione, stampanti per pc, bee boat per coding, licenze teaching & learning Google, Codey Rocky, diffusori a batteria portatile.
A monte di tutto ciò, naturalmente, beni anche più preziosi: il coinvolgimento empatico dei veri protagonisti del concorso, gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado, nella valorizzazione della loro creatività
CHIODO FISSOScrittori di classe: grande partecipazione degli alunni tra creatività e nuove risorse didattiche
Il bracciale maledetto
La preside Bencivenga si è ammalata ed è stata sostituita dal vicepreside Artemio Paracelso. Il quale è solitamente un uomo benevolo e simpatico ma ora si si comporta in modo strano, indossa un bracciale nero e sembra che il potere gli abbia dato alla testa. Nella scuola sono comparsi divieti ovunque e ormai, a parte studiare, non si può fare nient’altro. Tino e Priscilla non ci stanno! Ribelli per natura, vogliono vederci chiaro! E come mai la preside ancora non torna e nessuno può andarla a trovare? Decidono di seguire il vicepreside, per scoprire cosa sta succedendo e come mai a scuola sembra che tutti litighino con tutti! Un giorno si intrufolano nello studio di Paracelso e frugano tra le sue carte, nei suoi cassetti. Finché non trovano quello che sembra il... progetto di una scuola! In cima c’è scritto “Campus Discordia” e si capisce che Paracelso voglia sostituire Eximietas e i suoi valori con qualcosa di più oscuro. La scuola è in pericolo, Tino e Priscilla sanno che devono restare uniti ed evitare i litigi se vogliono salvarla...
Dopo sentirono la porta dell’ufficio del vicepreside aprirsi, loro si nascosero sotto la scrivania. Poi il vicepreside aprì un portale, da dove si vedevano delle creature oscure, e disse a loro: “O mie creature diaboliche, domani conquisteremo insieme Eximietas!!!”. Così Tino e Priscilla sentendo tutto, sgattaiolarono fuori dallo studio del vicepreside e si misero a correre più veloce che potevano verso la classe della professoressa Toccalegno che, come al solito, stava facendo merenda con la sua zuppa prelibata. Appena finì di mangiare, Tino e Priscilla le raccontarono tutta la situazione. Dopo averci pensato, cercò di trovare insieme ai ragazzi una soluzione. Poi, i ragazzi andarono insieme, di nuovo nello studio del vicepreside, che era andato via, per cercare di capire come aprire il portale, mentre la professoressa stava parlando con il vicepreside per distrarlo. Dopo un po’, i due trovarono un passaggio segreto, entrarono e trovarono la preside! Ella disse: “La pietra che apre il portale si trova dentro la sua scrivania in una scatola, la verità è che il vicepreside mi ha imprigionato in questo passaggio segreto”. Dopo che ebbero liberato la preside, lei prese la pietra dalla scatola e la distrusse. Così le creature rimasero intrappolare nel portale. Uscirono dalla scuola e videro che la professoressa Toccalegno stava combattendo contro il vicepreside. La preside, per sconfiggerlo chiamò Leone, l’uccello di fuoco, lanciò un incantesimo che lo fece crescere, i ragazzi saltarono su Leone e gli ordinarono di volare verso il vicepreside. Obbediente, Leone iniziò a volare e anche a sputare fuoco addosso al vicepreside.

SCRITTORI DI CLASSE 2022: ATTRAVERSO LA MAGIA DEL FANTASY, STORIE DI AMICIZIA, DI LEALTÀ E DI CORAGGIO
Dopo, improvvisamente, apparve la loro amica Jasmine sul vicepreside e gli tolse il bracciale malvagio, lo lanciò verso Leone e egli lo bruciò, così il vicepreside Artemio Paracelso tornò bravo e gentile come prima. Lorenzo Cecere, Piero Palmisano, Giosue' Orzincolo, Nicolo' Fumarola

Zoe e il violino magico
Essere una ragazzina prodigio non è mai stato facile per Zoe, ma da quando è stata ammessa a Eximietas, è tutta un’altra musica! Infatti Zoe può suonare il suo violino quanto vuole ed è nell’orchestra della scuola, dove ha molti amici, con cui spesso tiene concerti anche in trasferta. Ultimamente tuttavia studenti e insegnanti sono in preda a uno strano umore e sembra che l’orchestra non riesca più a suonare insieme in armonia. Tutti sembrano preoccupati di qualche misterioso pericolo e nessuno riesce a concentrarsi sugli altri. Quando le arriva misteriosamente in regalo un violino nuovo color argento, quindi, è al settimo cielo. Non si chiede chi lo abbia mandato perché è troppo impegnata a suonare quello strumento dal suono meraviglioso e unico. Solo che succede qualcosa di strano. Chi ascolta quella musica, diventa triste, così triste da non riuscire a muoversi. E Zoe è sempre più pallida e smunta, come se il violino la stesse consumando. Vorrebbe smettere di suonarlo ma non può. E quando sviene durante una prova dell’orchestra, la sua migliore amica Elena capisce che è il momento di indagare: oltre al benessere della sua amica, sente che il destino dell’intera scuola potrebbe essere in gioco. Elena, essendo l’unica alunna non rattristita dalla musica del violino, inizia a cercare indizi per tutta la scuola, chiedendo a Francesco, il collaboratore scolastico, chi avesse portato pacchi negli ultimi giorni. Francesco le risponde che in quei giorni erano arrivati solo due pacchi: uno dal solito corriere e l’altro da un mago sconosciuto. Quindi Elena incuriosita chiede a Francesco che nome avesse e lui le risponde: Un certo Mikenes, se non ricordo male . Elena lo ringrazia e, per avere più informazioni su questo Mikenes, va in biblioteca e, dopo molte ricerche, trova un libro gigante dove legge che lui è l’assistente di Goldrein, uno dei maghi più malefici e potenti che esistano. Elena cerca di contattare questo Goldrein, ma lui non le rispondeva, ha provato a chiamarlo per un’intera settimana! E finalmente, quando ormai Elena stava perdendo le speranze, le risponde però

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CHIODO FISSOnon riusciva a comprendere precisamente quello che le diceva Goldrein. Torna a casa e prima di andare a dormire, inizia a riflettere su quello che le era stato detto e in piena notte si sveglia nel laboratorio di Goldrien. Era stata rapita! Svegliandosi vede l’anima di Zoe e cerca di acchiapparla, ma nello stesso istante arriva Goldrein che, senza neanche darle il tempo di parlare, le dice: Io so che vuoi l’anima della tua amica ma dovrai superare una sfida che consiste nell’inventare, per me, un incantesimo che trasforma i buoni in cattivi e viceversa. Elena riesce a capire qualcosa di ciò che le aveva detto e accetta subito. Appena uscita da lì, corre subito a chiamare alcuni suoi amici che potevano aiutarla e, dopo tre lunghe settimane di duro lavoro e svariati tentativi, consegna l’incantesimo che le era stato chiesto a Goldrein che, come le aveva detto, le dà l’anima di Zoe. Elena torna a Eximietas e restituisce la sua anima a Zoe. Poi si ricorda dell’incantesimo che aveva e lo utilizza per il violino, quindi la musica che fuoriesce dal violino fa diventare felice chi l’ascolta. Elena dice a Zoe di suonare il violino: grazie a lei lo suona e fa tornare tutti alla normalità. Elena, così facendo, riceve dal preside un premio di riconoscimento ma lei dice: Vorrei che questo premio non fosse rivolto solo a me, ma anche a tutti coloro che mi hanno aiutata. E questo dimostra quanto Elena tenesse a Zoe e a tutti i suoi compagni. Dopo qualche giorno, la preside organizza un concerto nel quale farà esibire l’orchestra per festeggiare il ritorno alla normalità. Certo, non era stato facile per Elena perché aveva incontrato molti ostacoli, ma era disposta a fare di tutto per salvare i suoi amici ed Eximietas dal male.
Solo una piccola penna, lunga solo otto centimetri, che scrive di nero, rivestita di metallo verde acqua...liscia al tatto nella parte superiore, leggermente ruvida nella sua fantasia floreale in basso.
Tracce di oro nel colore della punta e del suo tenero tappino.
La rende preziosa il piccolo diamantino (finto, per carità!) collocato al centro e la leggera incisione che lo circonda.
Il dettaglio più prezioso in assoluto è la piccola etichetta che riporta il mio nome: “Sara”. Per utilizzarla basta un piccolo movimento nella parte inferiore da destra a sinistra, ed è subito pronta all’uso!

È munita anche di un piccolo gancetto, per agganciarla ovunque, pur di non perderla.
CHIODO FISSO
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Come per altri oggetti personali, io sono molto affezionata a questa penna, soprattutto perché mi è stata regalata da amici a me molto cari. Sì, è stata il regalo di un bel Natale, accompagnata da un quadernetto piccolo e snello, da portare sempre dietro, proprio come questa piccola penna, che si aggrappa al suo elastico ed è quasi impossibile perderli entrambi.
Sono un po’ il mio mondo: i miei amici sapevano bene che foglio e penna liberano la mia fantasia e danno voce alle mie emozioni.

Solo una piccola penna (e un quadernetto!) ma quante grandi cose posso fare con loro!
Sarah SabatelliIl Cavardiage di Pasquale Iermanò
Parole scelte: Ascensore Ponte Principale Distrazioni Gatti Volanti Fiumi
Per uscire dal castello
Se l’uscita del castello vuoi trovare, Me, avrai bisogno di ascoltare.
Non devi avere distrazioni E sentire le indicazioni: Dal ponte vai all’ascensore, Che è attivo tutte le ore. Scendi poi nella sala principale, E tra i quadri cerca le scale, Fatti guidare giù dai gatti E fai attenzione ai mattoni volanti.
Nella sala con vista fiumi Fai tre passi attraverso i fumi, Poi l’uscita sarà là, E ti consiglio di non tornà.

CAVARDIAGE di IANNUZZI
Parole scelte: martedì, bambini, Palermo, quartiere, alunni, scuola, disegno, città colorata, desideri, proposte, migliore, cestini, rifiuti, cittadini, iniziativa, insieme, passo, progetto.

IL QUARTIERE CHE VORREI

IL CONTEST “VIAGGIARE CON I LIBRI”
Di seguito pubblichiamo alcuni dei testi scritti dai nostri alunni che hanno partecipato al contest organizzato dalla libreria “L’Approdo” per festeggiare i suoi quarant’anni di attività.
Sotto l’occhio del Grande Fratello
“Non poté fare a meno di provare una fitta di panico. Era assurdo: scrivere quelle parole non era più pericoloso del gesto iniziale di tenere un diario e per un attimo fu tentato di strappare la pagina. Non lo fece poiché sapeva che era inutile. Scrivere ''abbasso Big Brother'' o trattenersi dal farlo non faceva la differenza. La Polizia del Pensiero lo avrebbe preso comunque. Reato fondamentale che conteneva in sé tutti gli altri. Reopensare, così lo chiamano”.
George Orwell, 1984

Cosa succederebbe se vivessimo anche noi in uno stato totalitario sotto il controllo del Grande Fratello? Ho immaginato una giornata scolastica sotto il suo sguardo e di scrivere questa pagina di diario.
Caro diario, da quando a scuola c’è lui, il Grande Fratello, tutto è cambiato...
Un profondo stato di imbarazzo invade l'aula creando disagio negli insegnanti e coinvolgendo la concentrazione mia e dei miei compagni. Sai, mi sembra che ci sia come un clima di silenzio tombale, spezzato dalla voce dell'insegnante che spiega impacciatamente una normale (o quasi) lezione, in un ambiente sottoposto ad un alto grado di soggezione. Quel chiacchiericcio un po' fastidioso durante la spiegazione non esiste più ormai, né le nostre domande a volte banali, ma anche tanto intelligenti e neanche le battutine che qualche volta facevano sorridere anche i professori, rianimandoci dalle stancanti ore di studio.
Sai cosa penso, caro diario? Scriverti non è più pericoloso di pensare quello che sto dicendo in un regime totalitario come questo, ma è l'unico modo per trasmettere alle generazioni che verranno quello

A.S. 2020-2021: Per i quarant’anni della libreria “L’Approdo”
che io sto vivendo, perché non si ripetano ancora tali privazioni di libertà che la gente crede e sente giuste.
Non è facile per me vivere qui, ma spero che questa situazione cambi per uscire finalmente fuori da questo mondo di menti dipendenti da lui.

Voglio essere libera!
Tua Maria
Una lettera per Nassima
Ho letto alcune pagine tratte dal romanzo “I sogni di Nassima” scritto da Mercè Rivas Torres: narra di una bambina di dieci anni afgana che ha deciso di rimanere nella sua terra martoriata dal regime dei talebani pur di difendere i propri diritti, come quelli all’istruzione e al lavoro. Le ho scritto una lettera per dirle che lei è un esempio per tutti coloro che hanno paura e si sentono oppressi dalle circostanze.

Cara Nassima, come stai? Ho saputo che non verrai più in Italia quest’estate e la notizia mi intristisce; ero pronta a trascorrere pomeriggi insieme. Ti scrivo in merito alla scelta della tua permanenza in Afghanistan e per farti i miei più sinceri complimenti: sei stata molto coraggiosa a voler lottare per i tuoi diritti, cosa che può sembrare quasi scontata dalle mie parti, ma so che dalle tue lo è un po’ meno. Hai fatto la cosa giusta essendo tuoi diritti studiare, lavorare e pretendere ciò che ti spetta indipendentemente dal tuo essere un uomo o una donna. Prima o poi qualcuno avrebbe dovuto fare il primo passo per questa importantissima lotta, però immagino che la paura abbia sempre frenato chiunque solo ci provasse. E così si va avanti, con un muro di cemento di fronte a noi che non ci permette di proseguire e che spesso può ferirci. Ciò non vuol dire, però, che non ci possiamo provare e riprovare, finché anche quel muro che è la nostra paura si stancherà arrendendosi: è allora che dobbiamo colpire. La paura, con noi, fa così: conosce i nostri punti deboli e ci colpisce proprio lì, facendoci soffrire e imponendoci un limite. Arrivo a chiedermi: quante cose faremmo senza la costante presenza della nostra paura? Perché non proviamo ad abbatterla per fare ciò che non riuscivamo a fare con essa? Perché non lottare? Perché non ci vengono riconosciuti i diritti in cui crediamo? Non sempre i diritti si ottengono con la violenza; molto spesso anche la nostra voce può abbattere quel muro di cemento. É il momento di tirarla fuori la nostra arma migliore... e farci valere!
Tua Antonella CHIODO FISSOIl sogno di Ulisse
Dopo aver incontrato Ulisse nell’Odissea ho pensato… “L’uomo ricco di astuzie raccontami,o Musa, che a lungo errò dopo ch’ebbe distrutto la rocca sacra di Troia; di molti uomini le città vide e conobbe la mente, molti dolori patì in cuore sul mare, lottando per la sua vita e pel ritorno dei suoi.”
Omero

Penelope cara, Se tu mai riuscirai a leggere questa lettera, sappi che non è ancora arrivato Cerbero a prendermi per condurmi all’Ade, bensì sono ancora qui, vivo, sulla terraferma, a combattere magnanimo per tutti voi, a testa alta.

In questo mio viaggio nel nostro Mediterraneo, ho patito molti dolori in cuore e ho fatto di tutto per non perdere mai la speranza. Ma un giorno, anche se sarà prima o sarà dopo, potrò tornare a godere del tuo inebriante profumo e a cullare il nostro amato Telemaco.
Questa notte, mia cara, ti ho sognata. Eri stupenda, bellissima, come un tulipano appena sbocciato. Eri però muta, parevi senza cuore, senza anima. Appena svegliato, ho tentato invano di risentire sia pure astrattamente la tua voce, ma Mnemosine mi ha voluto punire. Non riesco più a ricordare la tua voce.

Mi manchi tanto, mia Penelope. Spero che ci rivedremo presto, non posso più sopportare questo soffocante dolore.
Il tuo caro Ulisse
MI PIACE IL VERBO…
(Dalla lettura della poesia “Mi piace il verbo sentire” di Alda Merini, i ragazzi hanno dato vita ad una esperienza di riscrittura del testo poetico…)
Mi piace il verbo dormire… dormire sotto le stelle, dormire profondamente. Dormire e sentire l’odore dei fiori mentre sogni un campo colorato. Dormire con chi ami, dormirci fianco a fianco. Dormire è il verbo dei sogni, ci si sdraia su un morbido letto e si dorme

Giorgia Barletta
Mi piace il verbo vedere per me è un dono per questo mi guardo intorno e lo adoro. Per me fa tanto e vorrei dirti altro ma è tutto quel che sento dentro. Attraverso una sfera sensoriale posso osservare tutto ad esempio il mare. È un verbo che mi consola e mi serve anche per esprimermi con una sola parola. Mi aiuta a vedere il tramonto la sera dopo una giornata di primavera.
Gabriel Lisi
Mi piace il verbo toccare
Toccare il cuore ferito di ognuno, toccare l’animo gentile delle persone. Toccarne il dolore. Toccarne l’amore. Toccare le persone che ami, toccarle per farle rinascere. Toccare le loro emozioni, mentre il vento ci sussurra e toccare
Federico Iannuzzi
Mi piace il verbo assaporare Mi piace assaporare la vita le sensazioni che la migliorano e i gesti che le danno un senso. Assaporare il contatto con la carta dei libri, assaporare l’odore delle pagine, assaporare il valore delle parole. Assaporare la melodia del battito cardiaco ad ogni colpo di scena, assaporare la dolcezza delle frasi romantiche e assaporare l’amaro della fine di ogni amore. Assaporare l’anima di ogni personaggio Che una parte di sé ci avrà sempre lasciato. E assaporare la sensazione di sollievo Perché quando il dolore è ormai troppo pesante per il cuore, i libri sono l’unico luogo in cui mi rifugio
Ilaria ArgeseNella mia dimensione
Non parlo. Non mi piace socializzare, preferisco osservare, Osservo te, che nascondi il tuo lieve sorriso con le mani per paura che qualcuno possa vederti felice.
Osservo le sue mani che provano a stringere le tue con dei movimenti delicati ed insicuri. Osservo la felicità di quei bambini che provano a costruire un castello di sabbia assieme ai propri fratelli.
Osservo i tuoi capelli perfettamente spettinati che lui con un lieve gesto li porta dietro al tuo orecchio.
Osservo l’ansia, i problemi e le delusioni che si incrociano involontariamente negli occhi tristi della gente, Osservo i ragazzi in riva scambiarsi parole e carezze.
E ora che ho visto tutta quella gente muoversi, quella mischia di sguardi differenti, prendo le cuffiette e le infilo nelle orecchie e mi perdo, mi perdo seduta su uno scoglio che fisso le onde mentre ascolto tutte quelle parole accompagnate da melodie che sono la via d’uscita momentanea da questa realtà brutale. Giorgia Tinella
FISSO8 marzo

Con il suo volto gentile l’ho vista coprire i campi del mio paese far luccicare le punte degli alberi, accostarsi alle strade delle campagne, danzare nel cielo con un candido vestito prendendo per mano i bambini tra scherzi e risa. L’ho ritrovata ancora.
Oltre i confini, oltre il mare con un volto purtroppo a me sconosciuto. Fiocchi con il cuore di ghiaccio trafiggono il terreno come spade affilate. Vorrei raccogliere ogni fiocco di neve che vedo cadere intorno a me.
Armarlo, come un soldato, di amore e coraggio. Inviare, come fosse vento impetuoso questo bianco esercito in quelle terre lontane per spegnere i rossi colori di sangue e di distruzione.
Quando gli uomini si scontrano anche la danza della neve diventa una guerra.

CAMPIONATI SPORTIVI STUDENTESCHI 2022 UNA PIOGGIA DI TRAGUARDI PER I NOSTRI RAGAZZI
Tra numerose specialità l’I.C. “Marconi-Oliva” fa incetta di medaglie
I Campionati studenteschi 2022 hanno rappresentato per i ragazzi dell’I.C. “Marconi-Oliva” di Locorotondo l’occasione non solo di mettersi alla prova, di misurarsi con gli studenti di altre scuole, ma anche e soprattutto di riassaporare la sensazione di quello che solo lo sport riesce a fare: unire le forze, condividere la gioia di esultare per sé stessi, per gli altri e con gli altri. Inaugurata con un certo ritardo dovuto all’emergenza sanitaria, l’edizione 2022 ha riversato tante sorprese e tante soddisfazioni. Le immagini che sono riportate nelle nostre pagine si riferiscono alle competizioni riassunte nell’elenco che segue e raccontano meglio delle parole i meravigliosi momenti che i nostri ragazzi hanno vissuto e hanno fatto vivere alla nostra scuola:

Finale provinciale corsa campestre a Locorotondo: 1^ classificata gara femminile cadette e 1^ classificata gara maschile cadetti.
Finale regionale corsa campestre a Locorotondo: 1^ classificata gara femminile cadette.
Finale provinciale badminton mista Cassano delle Murge: 1^ classificata.
Finale regionale badminton mista a Lecce: 4^ classificata.

Finale provinciale tennis maschile a squadre a Bari: 1^ classificata e 1^ classificato assoluto Gentile Giampiero.

Finale provinciale a squadre tennis tavolo a Monopoli: 3^ classificata la squadra femminile e 3^ classificata la squadra maschile.


Finale provinciale di orienteering a Cassano delle Murge: 1^ classificata cadette femminile, 1^ classificata cadetti maschile, 1^ classificata ragazze femminile, 1^ classificata ragazzi maschile.
Finale regionale di orienteering a Ginosa: 1^ classificata.

Finale nazionale di orienteering cadette femminile in Friuli: 14^ classificata cadette femminile.
Finale provinciale di atletica su pista a Molfetta: 1^ classificata cadette femminile, 1^ classificata cadetti maschile.
Finale Regionale di atletica su pista a Molfetta: 2^ classificata cadette femminile, 4^ classificati cadetti maschile.

Finale regionale scacchi online squadra mista: 2^ classificata.



Il gioco dei tappi diventa occasione per valorizzare la lotta alla mafia e alla prevaricazione di ogni genere

Il progetto, “Il giro d’Italia: gara ciclistica con i tappi”, proposto dall’Associazione culturale Borgo Antico di Locorotondo, è stato realizzato nelle classi seconde della Scuola secondaria di 1° grado, con la collaborazione dei docenti di Educazione fisica, Arte e Immagine e Storia, con l’obiettivo, nell’ambito dell’Educazione alla Legalità, di costruire nuovi percorsi di contrasto a ogni forma di bullismo.

Il mezzo prescelto è stato il gioco, nello specifico, il recupero del gioco con i tappi, che i nostri nonni facevano sul sagrato delle chiese del Centro storico. Attraverso il gioco, i ragazzi si relazionano con i loro coetanei e imparano a gestire i conflitti in una visione inclusiva. Come ha affermato il prof. Mario Gianfrate che ha guidato i ragazzi in tutte le fasi del “Giro d’Italia e nella costruzione del tappo”, il recupero dei giochi tradizionali consente di allacciare un ponte tra generazioni diverse e un mondo che non esiste più ma che si forgiava in valori di solidarietà quanto mai necessari per rinvigorire il senso di comunità che si va disperdendo. Obiettivo perseguibile attraverso la promozione dei valori della condivisione, il rispetto per l’ambiente e l’appartenenza al proprio territorio. Il gioco e la creatività diventano, dunque, «esercizi di democrazia» e di partecipazione. Ogni tappa della gara è stata dedicata a un personaggio vittima della mafia: Falcone e Borsellino, Rita Atria, Rocco Chinnici, Emanuela Loi, Giuseppe Fava; Placido Rizzotto. Ogni classe ha approfondito la storia di uno dei suddetti personaggi, ricercando notizie e realizzando un ritratto. I ragazzi, con gioia ed entusiasmo, hanno preso d’assalto piazza Mitrano, la villa comunale, il sagrato della Chiesa Madre, sfidando in alcuni giorni i primi freddi di novembre.
Giro d’Italia con i tappi
La “cronaca” appassionata della seconda tappa dalla viva penna di Sofia Palmisano
A casa noi studenti avevamo preparato i tappi che ci sarebbero serviti per giocare: in un tappo a corona dovevamo attaccare la figurina di un ciclista. Avevamo anche preparato dei cartelloni in onore dei giudici Falcone e Borsellino. Abbiamo partecipato a questa iniziativa con la professoressa di Educazione fisica Angela Salamida. Siamo andati sul sagrato della Chiesa Madre dove i nostri “ciclisti” dovevano percorrere le scale in un percorso segnato dalla fine delle pietre.
Legalità: il ritorno ai giochi “di una volta” all’insegna del rispetto degli altri e delle regole
L’organizzatore Mario Gianfrate ci aveva precedentemente spiegato le regole del gioco a scuola e, prima di cominciare, ha voluto aggiungere una frase:

“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino erano 2 giudici di mafia. Come altri potevano essere più cauti, ma contro la mafia non si può far finta di niente: bisogna schierarsi per la giustizia e così come le cose di ogni giorno, come anche il bullismo, bisogna affrontarle”
Ma veniamo alla tappa vera e propria. La gara è cominciata in ordine alfabetico. Molti ciclisti andavano fuori pista. Bartali (Giuseppe Felice) in vantaggio, lo seguono Pablet (Alessio Smaltino) e Gemignani (Lorenzo Zara).
Pablet supera Bartali, il quale va fuori pista. Van Looy (Carlotta Decarlo) parte all’inseguimento di Pablet, diventando seconda. Van Looy supera Pablet, diventando primo in classifica.
Verso la fin della gara i gruppi di ciclisti si sono separati, facendoli andare in solitario. Questa gara è molto combattuta tra Pablet, Van Looy e Bartali con frequenti sorpassi. Lanciato all’inseguimento, Bartali che diventa secondo.
Nella prima curva incontrata sul sagrato, Bartali e Pablet vanno fuori pista, facendosi superare da Van Looy.

Dal primo gruppo si tentano delle rimonte per raggiungere i primi classificati. Pablet va fuori pista, Bartali supera Van Looy diventando primo in classifica.
Si tenta un’ultima volata finale per la fine della prima tappa.


Ecco la classifica finale della seconda tappa: Bartali (Felice Giuseppe)
Van Looy (Decarlo Carlotta)
Pablet (Smaltino Alessio)
Alla prossima tappa!
Con i testi e le sceneggiature realizzati durante il laboratorio di scrittura creativa, parte integrante del progetto, gli alunni della scuola secondaria di primo grado anche quest’anno hanno dato vita al teatro a scuola.
La collaborazione esterna è giunta, come nelle precedenti edizioni, dall’Amministrazione comunale e dall’Associazione culturale “Fuori tempo” di Martina Franca, sotto la guida impeccabile del suo referente Claudio Russano e dalla insostituibile maestra di canto, Pasqua Viesti.
Se nell’edizione dell’anno precedente, il laboratorio era riuscito a concretizzare una esperienza a distanza, mediante contributi digitali da parte dei ragazzi partecipanti, con grande emozione di attori e di pubblico, il 26 novembre scorso gli alunni hanno potuto calcare di nuovo il palco dell’Auditorium comunale.

Sono andate in scena le riflessioni, i pensieri, le manifestazioni di solidarietà e di desiderio di riscatto espresse nei testi degli stessi ragazzi: ancora troppe donne maltrattate, offese, derise, nonostante la prevenzione, l’informazione e la consapevolezza sociale del problema.
Il titolo dell’evento ha inteso riprendere la famosissima opera shakespeariana, parodiandone il senso e adattandone il significato al messaggio che la giornata si riproponeva di trasmettere. Rispetto, cioè, al ruolo del protagonista maschile della più struggente storia d’amore di tutti i tempi, il carnefice di troppe donne spesso ha il volto di colui che avrebbe dovuto proteggerle, farle sentire al sicuro. Ha il volto del fidanzato, del marito, del padre, talvolta anche del figlio o del fratello. Da ciò, il tragico dilemma…

La redazione

V EDIZIONE DEL PROGETTO RIFLESSO/RIFLETTO “OH ROMEO, ROMEO…PERCHE’ SEI STATO TU ROMEO!”
Gli alunni dell’I.C. “Marconi- Oliva” di Locorotondo, custodi della Memoria
Il 13 maggio scorso, nel cortile della Scuola secondaria di 1° grado “G. Oliva”, le classi terze, alla presenza di ex docenti dell’Istituto e della Dirigente scolastica, hanno concluso il progetto della Shoah, inaugurando “Il Giardino della Memoria”, per non dimenticare gli orrori dell’Olocausto. Durante l’anno i ragazzi avevano approfondito con ricerche e letture la conoscenza di Arturo Gatti, Don Pietro Pappagallo, Benedetto De Beni, Gino Bartali e Giorgio Perlasca, Giusti fra le Nazioni, e di Elisa Springer, sopravvissuta ad Auschwitz. Un coro di alunni delle classi prime, guidati e accompagnati con la chitarra dal prof. Sante Caramia, ha dato inizio all’incontro, eseguendo “Gam Gam”, un canto ebraico dolce, ma straziante, che ha riportato con la mente i presenti ai bambini morti nelle camere a gas, più di un milione. Sei classi, sei alberi per sei personaggi e ancora, sei pietre realizzate dal prof. Giovanni Serinelli e sistemate dal collaboratore Franco Pinto nell’aiuola centrale del cortile. Su ogni pietra è scritto con colore indelebile un nome.
E’ questo il Giardino della Memoria, un giardino che si spera possa diventare un giorno una grande foresta. I ragazzi, a turno, invitati dal loro compagno Luciano d’Errico, conduttore della manifestazione, hanno presentato il personaggio abbinato alla propria classe e scoperto le pietre e i cartelli attaccati agli alberi di leccio.


Si è sottolineato molto il valore della Memoria, citando pensieri e riflessioni di voci autorevoli, da Liliana Segre a papa Francesco. “Ogni giorno deve essere la Giornata della Memoria, perché le cose che si dimenticano possono ritornare”. Questo affermava Mario Rigoni Stern, commentando il testamento che ci ha lasciato Primo Levi nella poesia “Shemà” che fa da introduzione al romanzo “Se questo è un uomo”. "Le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”
E ancora: "L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza" (Liliana Segre)
“
Ricordare è una espressione di umanità, ricordare è segno di civiltà, ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e fraternità. Ricordare è anche stare attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta, incominciando

da proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finiscono per distruggere un popolo e l’umanità. State attenti a come è incominciata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità" (papa Francesco).
La Dirigente scolastica, professoressa Grazia Convertini, ha chiuso la manifestazione, affidando ai ragazzi il compito di essere i custodi della Memoria e di essere sempre se stessi e lottare per la verità e la giustizia.

Radici e germogli: #ioleggoperché 2021

https://www.youtube.com/watch?v=B6l1InrjrLw
La lettura racconta luoghi diversi nel tempo e nello spazio e può farsi luogo di formazione per ciascuno se si da vita al proprio spazio nel mondo. L’I.C. “Marconi Oliva” di Locorotondo, legatissimo ad uno dei borghi più belli d’Italia, vuole quest’anno descrivere la propria città a dei viaggiatori qualsiasi con letture itineranti che ripercorreranno con parole e pensieri gli spazi più significativi del proprio Comune. I passi scelti, con un occhio attento soprattutto ai nostri autori locali oltre che ai classici di ogni tempo , saranno letti e reinterpretati dai ragazzi accompagnati dalle voci più sagge del paese quelle delle anziani, vero scrigno dell’identità del luogo di cui a volte sanno poco o nulla. I suoni e i colori del dialetto animeranno le vie del centro storico cittadino, facendosi testimonianza, in un passaggio di testimone simbolico delle tradizioni alle generazioni future: il tutto grazie alla lettura, che dona e trova ricchezze sempre nuove nei posti del cuore che descrive o da cui nasce spontaneamente come quelle chianche che, dal nulla, han dato ai vita ai trulli e alle cummerse che ci rendono famosi nel mondo. In un tempo che ci tiene ancora lontani, la lettura e il recupero delle radici sono le ancore vere per dare alla luce germogli di bellezza e cura per gli altri e per il territorio.


LABORATORIO DI FOTOGRAFIA: L’AFFASCINANTE MONDO DELLE IMMAGINI
Durante il corso dell'anno, la nostra scuola ha organizzato diversi progetti adatti a chi voleva sviluppare la propria curiosità. Uno di questi progetti è stato il laboratorio di fotografia organizzato in collaborazione con l’APS “Il Tre Ruote Ebbro”, un laboratorio utile per imparare a scattare le foto e a conoscere qualcosa di interessante sul mondo delle immagini. Inizialmente ci hanno spiegato che si può capire o si possono dare delle parole a delle immagini o a dei video muti. Un esempio di video muto che ci hanno mostrato è stato il vecchio sponsor della Coca Cola nel periodo di Natale. Attraverso le foto, inoltre, si possono apprezzare città che magari prima ignoravamo, attraverso la messa a fuoco di particolari e di scorci interessanti. Fare una fotografia può sembrare un’operazione fin troppo semplice perché, soprattutto con l’avvento degli smartphone, tutti fanno decine di fotografie al giorno. Invece non è così.
Per cominciare, capita che a volte una foto non è precisa: prima troppo a destra poi troppo a sinistra. Ebbene, quando aprite la fotocamera c'è un modo affinché la foto sia ben centrata: si può aprire una griglia 3x3 dalle impostazioni della fotocamera.

Una volta centrato il soggetto della nostra foto, ci sono tante altre caratteristiche da prendere in considerazione. I colori possono contribuire a trasmettere delle emozioni: se una foto è colorata con colori vivace di certo non trasmette molta tristezza. Poi bisogna considerare la simmetria, e qui torniamo alla griglia che è indispensabile se si vuole fare un a foto simmetrica. Un altro particolare apprezzabile sono i riflessi: è sempre bello guardarsi in un vetro, in una pozzanghera o, addirittura, in un pomello. E per finire le ombre: il sole crea le ombre che potrebbero dare degli effetti bellissimi. Durante questo corso, abbiamo imparato a provare delle emozioni che non derivano dal vivere un momento particolare, ma semplicemente dal guardare delle immagini. Questo giornalino, essendo un giornale, ti fa provare emozioni attraverso le parole, ma a questo punto guardate bene anche le immagini perché spesso sapranno regalare emozioni ancora più forti rispetto alle parole.


Verso gli ultimi giorni di scuola hanno pubblicato, nella nostra scuola al piano di sotto, le nostre foto e noi abbiamo fatto da guida alle altre classi per spiegare e mostrare i prodotti di questa esperienza. Che dire? Se vi capita l'occasione di fare un corso di fotografia organizzato dalla Scuola o magari da altri enti…beh, ve lo consiglio.

INCONTRO CON L’AUTORE DANIELE MARIA PEGORARI SUL LIBRO “DANTE, L’IMMAGINARIO”
Il 30 maggio 2022 ci siamo recati presso l'auditorium Boccardi dell'Istituto Agrario dove abbiamo incontrato il professore universitario Daniele Maria Pegorari autore del libro Dante, l'immaginario. Uno studio che approfondisce l’opera della Divina Commedia e, soprattutto, le interpretazioni delle storie che Dante costruisce e racconta di aver vissuto durante il suo viaggio nell’oltretomba. L'autore, intervistato dal prof. Angiulli, ha parlato dei passi più significativi della Divina Commedia come se ci fosse stato “dentro”, ossia dimostrando una profonda conoscenza dell’opera. All’incontro, organizzato in collaborazione con l’associazione “Città che legge” coordinata dal dott. Nando Cannone, ha partecipato anche il sindaco Antonio Bufano. I ragazzi hanno interagito con l’autore leggendo dei versi tratti direttamente dalla Divina Commedia, hanno posto domande e, alla fine, alcuni hanno mostrato dei cartelloni significativi. Il prof. Pegorari ci ha raccontato in maniera chiara e comprensibile alcuni dei momenti più celebri del viaggio di Dante attraverso i tre mondi dell'aldilà, dall'Inferno al Paradiso e, nonostante siano passati 700 anni, le parole di Dante continuano a essere affascinanti così come le storie, i valori, le idee e i sentimenti che ruotano attorno ai sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola e lussuria. E, non a caso, sette sono anche i percorsi tematici che l’autore individua e spiega nel capolavoro dantesco, “sette passeggiate dalla selva ai cieli”. Il libro è innovativo sia in alcune interpretazioni che offre sia nella struttura che prevede l’inserimento di titoli tramite il linguaggio Braille.



Ascoltando abbiamo capito davvero che Dante è il Padre della lingua italiana e il suo viaggio è importante a livello culturale e spirituale non soltanto perché ci svela le inquietudini profonde dell'uomo medievale, inquietudini quanto mai attuali che testimoniano ancora una volta quanto la letteratura di ogni tempo e la lettura si sforzino sempre di dare risposte. Risposte e segnali da interpretare alla luce delle epoche che attraversano una storia universale.

INCONTRO CON PIETRO PARISI, TESTIMONE DELLA RESISTENZA
In occasione del settantasettesimo anniversario della Liberazione, la nostra Scuola, in collaborazione con lo storico locale, prof. Mario Gianfrate, ha organizzato un incontro con Pietro Parisi, ultimo partigiano della provincia di Brindisi, nato a Cisternino il 6 luglio 1924. Nome di battaglia di Parisi, durante la Resistenza, era appunto “Brindisi”, un omaggio alla sua Puglia, ma i compagni lo chiamavano “Lepre”, perché per necessità e per piacere correva veloce. Questa passione l’ha accompagnato per tutta la vita, gareggiando e vincendo tanti campionati. Noi ragazzi siamo stati colpiti, infatti, dal suo fisico ancora asciutto, dalla sua schiena dritta e dal suo portamento che esprimeva orgoglio e dignità. L’incontro è stato introdotto dal prof. Gianfrate che ha analizzato le origini della Resistenza e la sua evoluzione dopo l’8 settembre. A questo punto, si è inserito Pietro Parisi, che ha parlato della sua vita da partigiano, rispondendo alle nostre curiose domande.


Pietro Parisi, dopo l’8 settembre, all’età di diciannove anni, entrò nella Resistenza, come forma di ribellione al Fascismo, al classismo, allo sfruttamento dei lavoratori del Sud. Si rifugiò prima ad Asti e poi in Valle d’Aosta. Dormiva nelle stalle, nei fienili, ha visto tanti compagni morire, altri deportati in Germania, ma ha ricordato anche momenti piacevoli, come quelli legati alle belle amicizie che nascono anche nelle circostanze più drammatiche. Parisi ha insistito molto sul concetto di libertà, quella libertà conquistata con il sacrificio di tanti uomini come lui e che noi abbiamo il dovere di difendere. Non dobbiamo considerarla scontata. Come ha affermato Pietro Calamandrei, “la libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale, quando incomincia a mancare”. L’incontro si è concluso con la canzone “Bella ciao”, che tutti abbiamo cantato, accompagnati dalla chitarra del prof. Sante Caramia e dal battito ritmato delle nostre mani.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno dato la possibilità di vivere questo momento particolare, in primis il prof. Mario Gianfrate, la Dirigente, prof.ssa Grazia Convertini e il figlio di Pietro Parisi che accompagna il suo papà nelle scuole per dare la possibilità ai giovani di conoscere la storia che non è ancora scritta nei manuali.
Gli alunni delle terze classi

L'ABECEDARIO DELLA GUERRA E DELLA PACE: IN DIRETTA WEB con DANIELE ARISTARCO
Venerdì 18 marzo alcune classi dell’I.C. Marconi Oliva hanno partecipato alla diretta Web condotta dall’autore Daniele Aristarco dal titolo “L’abecedario della guerra e della pace”. Molti gli interventi centrati proprio sulle parole che meglio possono provare ad interpretare un fenomeno complesso come la guerra e il conseguente desiderio di pace. Di seguito alcune riflessioni degli alunni che hanno partecipato all’incontro.


La parola “binario”
La parola da me scelta è “Binario”. Io penso che le decisioni che si compiano prima di iniziare una guerra, quando c’è ancora un senso di pace ma mascherata, sono quelle del treno da prendere. Questo treno è legato a dei binari che ci condurranno su strade diverse: la via della Pace e la via della Guerra. Ci troviamo alla stazione di Mosca Kazansky, si sente la gente parlare, bambini frignare, persone semplicemente camminare e treni arrivare. Sono Vladimir Putin, attuale Presidente della Russia , devo prendere un treno, conosco bene Mosca e tutte le fermate, so esattamente quale prendere. Mi avvicino alla biglietteria… il costo è alto, beh me lo posso permettere. Una voce dall’altoparlante comunica che il treno è appena arrivato. Ci salgo e ancora il viaggio è lungo: direzione Ucraina.
Quando si comincia un percorso del genere è quasi impossibile tornare indietro. Il treno ha carburante che sono i morti, ha binari che sono le ossa, ha persone all'interno che sono manichini che si muovono come se fossero comandati da un bambino: Putin. Al posto di sentire il rumore del treno sulle curve, sui giunti, su cambi e incroci, si sente il rumore del pianto amaro e drammatico di chi, in questo viaggio, ha perso i suoi cari e a questo punto Putin diventa il comandante sia del treno che delle emozioni di tutti noi passeggeri. All’improvviso chi doveva scendere alle fermate viene bloccato cerca di opporsi e sparisce nel vagone del carburante. Tutto il mondo è su questo treno chi in prima classe, chi in seconda, chi in terza, chi non c’è più. Alla seconda classe, che saremmo noi Europei, le cose cominciano ad avere un prezzo più alto del solito quando prima erano incluse nel biglietto; la prima classe, gli Americani, stanno zitti e agiscono in silenzio per questo non gli succede nulla, infine la terza classe, gli Ucraini, loro non riescono a stare zitti perché sono quelli che piangono per i morti. Putin, nella stazione di comando, tiene i finestrini oscurati a lui e la sua popolazione russa non vedendo su che binari sta andando, portandoci tutti su un binario morto.
Sara SemeraroLa parola “zombie”
Nell'incontro è stato detto che gli zombie sono esseri senza cervello. Io penso che non ci sia molta differenza fra gli zombie e noi. Noi scegliamo di essere degli zombie, gli zombie lo sono e basta. Noi compiamo azioni senza pensarci, perché il cervello lo abbiamo ma non sempre lo usiamo in modo giusto, facciamo le scelte che fanno comodo a noi per i nostri interessi senza pensare a quelli
CHIODO FISSOdegli altri. Questo, purtroppo, è uno scenario tipico delle guerre, in cui tutti i soldati si uccidono e uccidono senza conoscere le persone a cui hanno strappato la vita e, invece, due capi degli stati che si conoscono non si uccidono. È per questo che noi siamo zombie, perché mettiamo fine alla vita di migliaia e migliaia di persone ogni giorno per questioni politiche, economiche e, sicuramente, la vita non è il prezzo giusto da pagare per queste cause.
Paola Portulano
La parola “empatia”
Io ho voluto scegliere la parola EMPATIA
SEmpre Mettersi nei Panni degli Altri per manTenere in ognI caso
Daniele Aristarco la pAce.
Ho scelto questa parola perché nella situazione in cui siamo sta accadendo una lotta fra due paesi che sono storicamente fratelli, e per questo in una fase così delicata sarebbe stato opportuno pensare con un senso di empatia, solo facendo in questo modo avremmo potuto raggiungere un accordo e non arrivare fino alla situazione in cui oggi ci troviamo.
Giandomenico OlivaLa parola “terremoto”
ATtenzione Evitate di agitaRvi! SeRve mantEnere il massiMo contrOllo dei propri sTati d’animo

In qualsiasi posto del mOndo.
Ho scelto questa parola perché la guerra è come un terremoto che arriva all’improvviso, che scuote la terra ma anche il cuore di ognuno di noi e ognuno deve affrontarlo nel modo migliore possibile.

GUERRA E PACE: riflessioni e poesie

Riflettere, secondo me, è l’unica arma capace di arrestare una guerra. Quest’arma però non tutti la sanno usare o la conoscono: riflettere è più difficile di qualunque altra cosa. Spesso si capisce l’errore ma non lo si ammette per l’onore, per soldi, per l’economia che gira attorno. Nella guerra, però. riflettere non potrà mai portarci al sicuro finché nelle nostre braccia non avremo un’arma materiale. Nella guerra prevale chi ha più soldi, uomini, armi e potere, ma alla fine chi vince è so-lo la morte. È scioccante pensare che nel 2022 ci sia ancora la guerra, quando veniamo classificati come homo sapiens sapiens e agiamo non con le parole ma con le botte. La guerra non cambia nulla, non migliora, non redime, non cancella, non fa miracoli, non paga debiti. Questo mondo non conosce più la grazia e l’amore e non è ancora sazio di tutto il sangue bevuto dalle stragi fatte dove i corpi vanno sotto le zolle e la terra sopra sarà lucida, tenera, nuova, piena di silenzio. In primavera, magari, ci crescerà un fiore in ricordo di quel soldato morto con onore. La guerra fa il vuoto per respirarci meglio e lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. Uccide uomini che mangiavano per vivere, lavoravano per mangiare e maledicevano il loro lavoro senza il coraggio di rifiutare la vita. La storia dovrebbe farci conoscere il passato per non commettere gli stessi errori ma vengono comunque commessi… chi non riesce a ragionare, riesce solo a comandare. La mia conclusione è che riflettere è l’unica arma per arrestare definitivamente la guerra, ma deve essere usata da tutti nel giusto modo perché altrimenti sarebbe senza “munizioni”.

Per diffondere la cultura della pace occorre riflettere, però bisogna anche far cambiare la mentalità delle persone per esporre e diffondere il pensiero che la guerra non deve esistere. La guerra non potrà mai essere sconfitta, ma bisogna avere fiducia in noi uomini affinché possiamo evitarla. Secondo me, la guerra è per certi versi “infantile”: è come come quando hai una sorella o un fratello con i quali bisticci in continuazione per cose sciocche e poi arrivano i genitori a dire ripetutamente di smetterla perché così non si risolve niente… Beh, secondo me due fratelli che litigano possono essere paragonati alla guerra e i genitori dovremmo essere ognuno di noi: persone che dicono no alla guerra!

Daryna Biletska, 11 anni.
“Hanno iniziato a bombardare” ho sentito. Il mio zaino salvavita, la paura delle bombe, le esplosioni fortissime, un rifugio. Vinceremo. Anni di lockdown, la guerra, uscire, giocare. Ho paura, se potete venite qui.
Angela Ferrante
Ho letto la lettera di Daryna Biletska, la ragazzina di appena un anno più piccola di me e quasi non ci credevo. Pensavo che fosse una lettera di anni fa, ma no, è una lettera dei giorni nostri, è una lettera scritta da una ragazzina di 11 anni che ha paura di uscire da casa sua, ha paura che la sua famiglia possa venire a mancare da un momento all’altro, ma soprattutto è una lettera scritta nel 2022, un anno che è abbastanza lontano dal 1945. Sono passati 77 anni, 77 anni nei quali abbiamo riflettuto e abbiamo detto quanto fosse a dir poco orripilante il fatto di uccidere persone che vogliono vivere, persone che vogliono uscire di casa senza il terrore di non ritornarci più, persone e bambini che vogliono solamente uscire e godersi la loro vita. Sono disgustata per il fatto che ci siano governanti oggi che decidono per il proprio popolo e che, al posto di dare l'esempio giusto, dialogando pacificamente, ricorrono ad armi letali, uccidendo persone innocenti. Spero tanto che questa situazione duri poco e che per risolvere questioni tra Stati non si ricorra ancora alla violenza, ma si impari a dialogare in modo giusto.

Ricordi di pace Pace contrario guerra Pace, legge della vita umana


Pace significa combattere affinché tutti i dolori e le sofferenze generati dai conflitti non accadano più.
Ricordiamoci sempre della pace
FISSO“VINCEREMO”Alessia Saliasi
LA PACE È LEGGE DELLA VITA UMANA
La pace è legge della vita umana La pace fa regnare la giustizia.
La pace è nel cuore di ognuno di noi. La pace crea una società migliore.

La pace abolisce gli orrori della guerra. La pace va costruita in ogni momento.
Isabella Zigrino
LA PACE È
La pace è il contrario della guerra.
La pace è la legge della vita umana. La pace è serenità, gioia e vita. La pace nasce dalla mente e dal cuore. La pace è di più.
Kejsi ZykoUn pensiero per il popolo ucraino
Guerra è paura, guerra è disastro, guerra è angoscia, guerra è sofferenza, guerra è morte. Piccola o grande che sia, la guerra causa dolore e, per questo, bisognerebbe evitarla. Condanno la guerra.
Serena Spalluto
Guerra non è solo un nome ma rappresenta la morte. Se la guerra che ora sta vivendo l’Ucraina continuerà a lungo vorrà dire che, dai due conflitti mondiali precedenti, non si è appreso nulla. Per di più non capisco perchè arrivare a una guerra, uccidendo persone e distruggendo dignità di persone che non hanno fatto niente. Dai, wagnù! Tutto si può sistemare!


Secondo me fare la guerra è inutile perché, facendola, non si ricaverebbe niente: né vincitori, né vinti. Ma solo morti, come è successo e succede in tutte le guerre e, con gli errori commessi, non si è capito nulla e pagano le conseguenze i civili.

Cristian Solito
La guerra è stupidissima perché provoca solo caos e distruzione e, di conseguenza, tanti morti e feriti. Io penso che qualsiasi uomo non dovrebbe dichiarare guerra a nessun paese, perché non è giusto che delle persone e bambini innocenti debbano subire queste sofferenze.
Leonardo Fumarola
Io penso che la guerra non serva a niente, neanche a risolvere una situazione complicata dal punto di vista politico, come dicono i Russi, per giustificare la violenza di questi giorni ai danni della vicina Ucraina. Il popolo ucraino soffre e Putin se ne approfitta sempre di più per uccidere e, allo stesso tempo, invadere l’Ucraina per prendersene una parte, il Donbass. Spero che finisca il prima possibile e anche nel migliore dei modi per tutti.
Giuseppe Felice
Io penso che la guerra, in questo momento, non serva a niente perché non se ne ricaverebbero vincitori ma solo vinti. Questa guerra porterà alla morte e alla distruzione di una delle città più belle dell’Ucraina, ovvero Kiev. Molti bambini, donne e uomini combattono contro un invasore che probabilmente non hanno mai visto. Bambini nati in delle metropolitane o in dei bunker, che piangono e piangono ancora per i forti rumori delle bombe. E noi, cosa potremmo fare? Secondo me, dovremmo aiutare l’Ucraina e pregare per loro. Mariti che partono in guerra e mogli che non sanno se ci sarà una fine. Aiutiamoli ma non solo con le parole, anche con i fatti. Per questo: dico stop alla guerra e viva la pace!
Lorenzo ZaraQuando, da piccola, chiedevo alla mia mamma a cosa serviva ricordare la Seconda Guerra Mondiale, lei mi rispondeva dolcemente dicendo che serviva a non commettere gli stessi errori fatti dagli altri. Crescendo ho capito il significato delle parole della mamma e ho compreso quanto sia importante conoscere la storia: invece, esattamente quattordici giorni fa, le mie convinzioni sono crollate. “L’Ucraina è stata bombardata!”, dicevano al Telegiornale. Sono rimasta sconvolta da quella notizia e ho pensato tra me e me: allora non hanno capito niente della storia! In questi giorni, non si parla d’altro e le immagini devastanti di persone che scappano pur di essere libere, appaiono sullo schermo continuamente: per quanto si possa aiutare il popolo ucraino, rimaniamo comunque con un senso di colpa, quello di non poter fare di più. In conclusione, dovremmo far parlare di più le bocche piuttosto che le armi perché non distruggiamo solo un territorio ma un intero Stato e, continuando così, distruggeremo anche un popolo intero: donne, anziani, bambini e uomini combattono per un briciolo di libertà. Sofia Palmisano
Credo che la guerra che sta avvenendo in questo momento sia inutile perchè sta provocando solo migliaia di morti e feriti, per non parlare dei bambini che sono rimasti orfani per colpa del Capo di Stato russo Vladimir Putin. In televisione girano immagini di città ucraine neanche più riconoscibili per tutti i danni provocati dal-



le bombe e i missili. Anche solo guardando il cielo, si capisce la disperazione di un popolo sterminato per colpa di una guerra per il potere. Sosteniamo l’Ucraina affinché questa stupida e sottolineo stupida guerra finisca il più presto possibile.
Giulia MucchioPenso che questa guerra sia inutile perché sta provocando migliaia di morti: tra questi coloro i quali c’entrano meno sono proprio i bambini. Secondo me i capi della Russia e dell’Ucraina dovrebbero parlare tra loro civilmente e non scatenare di punto in bianco una guerra anche perché, da quel che si vede in televisione e non solo, il popolo non voleva una guerra. Stanno anche provocando molti attentati, provocando danni molto grandi nel territorio e per le famiglie che, ogni giorno, perdono un loro caro se non lo hanno già perso. Quindi speriamo che la guerra finisca presto.

Secondo me fare una guerra è davvero ingiusto perché non serve la guerra per sistemare i problemi che ci sono. È ingiusto uccidere bambini, anche gli umani è inutile ucciderli. Non serve la guerra! Invece di fare la guerra, bisognerebbe che i potenti comunicassero tra di loro per arrivare a una soluzione senza fare guerra e uccidere persone innocenti. La guerra non è il nome di una cosa orrenda ma è soltanto il nome della morte, la guerra è morte. Si può sistemare tutto se solo lo si volesse.
Claudia CecereSecondo me è inutile fare la guerra. I “grandi” della terra spendono tanti soldi per nulla. Li userei, invece, per farmi una bella vita e non per fare la guerra.
Giorgio DeliuQuest’anno ci è stata offerta la possibilità di incontrare la psicologa della scuola. Inizialmente, si è trattata di un’attività collettiva per parlare di ciò che in quel periodo ci “legava” particolarmente, di ciò che ci passava per la testa e che non ci permetteva di svolgere una routine scolastica così come doveva essere. Avevamo bisogno, quindi, di riuscire a mettere una pietra sopra su alcune situazioni che si erano create, senza stravolgere il nostro modo di fare e di pensare.

Questa iniziativa è stata vista da molti ragazzi come una buona occasione per ripartire, nonostante fosse già iniziato il secondo quadrimestre. Nella nostra mente il pensiero di poter tornare a studiare senza troppe difficoltà, di riuscire a seguire le lezioni senza distrazioni, sapendo che ogni nostro singolo passo in avanti sarebbe stato ascoltato volentieri da una figura adulta in grado di consigliarti di dare dei consigli da esperta, ci ha aiutato molto psicologicamente.
Il primo incontro è stato abbastanza silenzioso, anche se la voglia di parlare c’era.

La psicologa a scuola tra piccole e grandi difficoltà di tutti i giorni Una grande occasione per educarsi all’ascolto e al dialogo
Qualcuno iniziava a esporre il problema chiave che colpiva tutti noi, e poi, chi se la sentiva iniziava ad aggiungere esperienze personali che derivavano proprio da quel problema.
Alla fine di quel primo incontro, si può dire che eravamo soddisfatti e alcuni di noi aspettavano già la settimana dopo, proprio per partecipare ad un nuovo incontro. E la settimana dopo, prima di concludere l’appuntamento, la psicologa ci ha proposto di fare degli incontri individuali o magari in piccoli gruppi, senza coinvolgere tutta la classe, perché si era resa conto che alcuni di noi non avevano bisogno di parlare solamente di situazioni che riguardavano la scuola, ma appunto di problemi personali. Fatta questa proposta, ha concluso col dire che in settimana ci avrebbe portato i moduli da compilare e che, una volta consegnati, avremmo iniziato a partecipare a questi incontri individuali.
Dopo quell’incontro, purtroppo, nonostante il bisogno e la voglia, non abbiamo più avuto la possibilità di rivedere la psicologa, abbiamo chiesto se fosse possibile incontrarla ma non abbiamo avuto risposte decisive e questo ci ha creato un po' di sconforto.
Per quanto mi riguarda, l’iniziativa è stata molto interessante ma ci voleva una continuità fino al termine dell’anno scolastico che ci permettesse di approfondire al meglio le nostre preoccupazioni e ci offrisse la possibilità di affrontare le nostre ansie e le nostre paure con un approccio professionale e distaccato.

Spero che, in maniera più continuata, si possa riproporre quest’esperienza anche per il prossimo anno scolastico.
Giorgia TinellaGIORNATA DELLA MEMORIA: L’INTERMINABILE LOTTA CONTRO L’INDIFFERENZA
La storia di Liliana Segre attraverso il racconto appassionato di Donatella Rinaldi

Non è stato un semplice confronto, solo per scambiarsi opinioni riguardo all’Olocausto e alla storia di Liliana Segre. È stata piuttosto la dimostrazione che tutti, anche se con difficoltà, possono realizzare i loro sogni.
Donatella, una ragazza semplice ma ricca e profonda nell’animo e nella sensibilità e molto informata, ci ha ricordato la triste storia di Liliana Segre, evidenziando il suo coraggio e la sua forza in quei tempi difficili: quando ha vissuto la perdita della madre, poi la deportazione nei campi di concentramento dove diventa una schiava e viene separata dal padre, durante la “marcia della morte” e, infine, quando ritorna a casa dai suoi parenti che notano in lei un cambiamento drastico, quasi fosse regredita a livello sociale rispetto alla ragazza che era prima di quella terribile esperienza.
La passione di Donatella riguardo alla vita di Liliana Segre nasce da un interesse verso i programmi televisivi e le ricerche sulla persecuzione sistematica e sullo sterminio degli Ebrei chiamata Olocausto. Infatti, lei ci ha detto che, dopo averci pensato a lungo, decide di scrivere personalmente una lettera alla Segre.
Ciò che spinge Donatella a scrivere alla senatrice è il senso di solidarietà ed il bisogno di appoggiarla rispetto ai concetti di indifferenza e di uguaglianza. Infatti, anche lei, ragazza diversamente abile, come Liliana Segre sente di aver subito molto l’indifferenza della società rispetto alla sua condizione. Sono riuscita a sentire sulla mia pelle le emozioni provate da Donatella di fronte alla risposta alla lettera da lei inviata. Ho visto la felicità brillare nei suoi occhi nel descrivere a noi ragazzi la sensazione di avercela fatta e, inevitabilmente, sorrido ancora nel ricordare quel giorno.
Donatella è una ragazza forte e simpatica che non ha solo raccontato la sua storia, ma ci ha anche spinto a scrivere la nostra, mandandoci un messaggio da custodire per sempre nel cuore e tirare fuori quando le cose si fanno difficili.
Ilaria Argese
Un pensiero per Donatella
Riflessioni sul carteggio tra Donatella e la Senatrice Liliana Segre
A me è piaciuto molto l’incontro, perché Donatella è stata molto brava a spiegarci la vita di Liliana Segre. Ed è stata brava anche a rispondere alle nostre curiosità, soprattutto per la lettera che ci ha letto ad alta voce, colpendomi particolarmente. Sì perché era scritta molto bene e si vedeva molto l’impegno e l’affetto con cui l’ha scritta. Ci ha, infatti, spiegato di aver impiegato tante settimane, per scriverla. E io credo perfettamente che la senatrice abbia capito il problema alle gambe di Donatella per come l’ha confortata e spronata a continuare a credere nella vita, non sentendosi diversa ed emarginata dagli altri.
Leonardo FumarolaA me è piaciuto molto l’incontro con Donatella perché è stato molto interessante. Mi è molto piaciuto quando lei ha saputo rispondere alle nostre domande, lasciandoci una testimonianza che utilizzeremo come esempio per il futuro per non mollare mai.

Claudia Cecere Ovviamente l’incontro è stato molto interessante perché, parlare degli errori del passato, ci fa sempre molto riflettere. Poi, quando riesci a incontrare una persona molto disponibile e gentile come Donatella che è riuscita ad interfacciarsi con una persona che ha vissuto, in prima persona, la discriminazione razziale contro gli ebrei, è molto bello perché si può capire come, dalla Storia, c’è sempre da imparare.
Alessio Smaltino L’incontro è stato molto interessante, ricco di informazioni importanti e soprattutto da non dimenticare. Ogni giorno, da qualche parte nel mondo, avvengono discriminazioni di religione e di ogni genere: per questo dobbiamo impedirlo perché, se ripercorriamo le orme del passato, non andremo da nessuna parte. Grazie del tuo intervento, Donatella: mi è stato molto utile. Andrea Chialà
Personalmente, come incontro, è stato piacevole. Ho sentito una “opinione”, dal punto di vista di Donatella e mi è stato molto utile. Lei ci ha parlato della sua esperienza vissuta con la sua lettera alla Senatrice Segre riguardo il suo passato in guerra, negli anni Trenta del Novecento, in quanto ebrea. Donatella si sentiva quasi uguale alla Segre, ovvio che non è la stessa cosa stare in guerra e stare su una sedia a rotelle però, questa sua lettera, è stata un esempio per me per vivere meglio con me stesso e con gli altri. Per questo devo ringraziare con tutto il cuore Donatella, per avermi fatto riflettere e per il consiglio donatoci con la sua testimonianza.
Giuseppe FeliceL’incontro con Donatella è stato molto interessante e molto utile. Ci ha raccontato la vita della Segre facendoci fare un salto nel passato per farci capire quanto fosse crudele il modo in cui trattavano la Segre e gli altri Ebrei. Inoltre, Donatella ha scritto una lettera indirizzata a quest’ultima, mettendoci tutto il suo impegno e avendo anche una risposta, cosa a mio parere speciale dato che non tutti hanno questa opportunità di comunicare con una persona che ha vissuto in un campo di concentramento.
Matilde Albanese CHIODO FISSOUn’esperienza toccante

Nel corso delle attività riguardanti la Giornata delle Memoria, i ragazzi delle classi seconde si sono collegati via Meet con Donatella Rinaldi, una ragazza locorotondese, profonda ammiratrice della senatrice a vita Liliana Segre.
Donatella ha raccontato la storia di una donna che è stata una bambina sognatrice come tante, ma che si è vista rubare gli anni più belli durante la dittatura nazi fascista. Con passione e delicatezza, ha fatto notare come per Liliana sia stato difficile e duro riuscire ad aprirsi e a raccontare l’orrore che ha visto e provato. Ha richiamato l’attenzione dei presenti facendoli riflettere sull’importanza del ricordo, che sta via via scomparendo visto che i superstiti della Shoah sono sempre di meno.
Dopo alcune domande da parte dei ragazzi, Donatella ha letto una lettera che lei ha mandato a Liliana Segre, un testo ricco di sentimenti che ha fatto cadere la classe in un silenzio devoto. Ha poi letto la risposta ricevuta, tanto attesa, in cui la Segre ha consegnato a Donatella parole sul tema dell’uguaglianza e del rispetto delle diversità, parole non scontate o retoriche, ma buone e sagge, come fosse una nonna con con la propria nipote.
Questo incontro è stato molto formativo e toccante per gli alunni, che hanno riflettuto a lungo sulle parole di Donatella e Liliana.
Claudia CardoneIndagine sull’inflazione: LA CORSA DEI PREZZI
Ormai da alcuni mesi, si registra un aumento dei prezzi consistente, che non accenna a fermarsi. Il carburante e anche i prodotti alimentari incidono sui bilanci delle famiglie in maniera sempre maggiore. Si parla a questo proposito di inflazione e di conseguente crisi economica. A questa situazione hanno contribuito i due anni di pandemia e anche la guerra tra Russia e Ucraina. Abbiamo pensato di chiedere direttamente ai cittadini la loro opinione a riguardo, a partire dall’impatto sul proprio bilancio familiare.
- Secondo lei, c’è stato negli ultimi mesi un aumento dei prezzi sui prodotti che acquista abitualmente? Su quali prodotti ha notato maggiori aumenti?
- In rapporto agli anni passati, quanto ha speso mediamente in più sui beni di prima necessità? In generale, questo aumento generalizzato ha portato a un disagio sul bilancio familiare?
Francesco, 37 anni
Per me c'è stato un aumento notevole sui prezzi, specialmente sulla benzina, succhi di frutta, farina e olio. Infatti, in rapporto agli anni passati ho notato un aumento dai 200 ai 300 euro delle spese. Il disagio sul bilancio familiare è stato rilevante perché una persona che non prende molto con il proprio stipendio già prima non riusciva ad arrivare a fine mese, ora, con questi prezzi, la situazione è sicuramente peggiorata.
Adamo, 42 anni
C'è stato un grosso aumento sui prezzi, per me principalmente sulla benzina e sull'olio. In rapporto agli anni passati, io ho stimato un aumento che va dai
450 ai 500 euro. Nonostante questa situazione, io personalmente non sto vivendo un disagio vero e proprio, ma conosco persone che non hanno lavoro e, quindi, non hanno una vita facile.

Paolo, 31 anni
Inutile dire che c’è stato un notevole aumento dei prezzi sui prodotti che acquisto di solito, specialmente su beni di prima necessità come per esempio il pesce, la carne, l’olio… Mensilmente, io mi sono reso conto che in media spendo dai 50 ai 70 euro in più rispetto a prima. Sicuramente questi aumenti hanno creato disagi perché le spese sono aumentate e, quindi, si arriva a fine mese con i soldi contati.
Alfredo, 49 anni
L’aumento dei prezzi che si è registrato ultimamente è evidente sulla maggior parte delle materie prime, cibo e benzina e energia elettrica. Rispetto agli anni passati, ho notato che per la mia famiglia ho speso circa 150 euro in più al mese. L’impatto sul bilancio familiare è diventato abbastanza critico.

Angela, 55 anni
Ho avvertito tantissimo l’aumento dei prezzi che c’è stato ultimamente e il maggiore aumento l’ho notato proprio sui prodotti alimentari. Non ho fatto un calcolo su quanto spendo in più adesso rispetto agli anni passati, ma una cosa è certa: l’impatto sul bilancio familiare si sente molto.
Anna, 80 anni
Negli ultimi tempi, c’è stato un notevole aumento dei prezzi sui prodotti di consumo: la benzina, la carne su tutto insomma! Secondo me, in questo periodo rispetto agli anni passati c’è stato un aumento di almeno 1000 euro e questo è un bel problema per il bilancio familiare.

Lucia, 72 anni
Secondo me, c’è stato un aumento dei prezzi specialmente sui prodotti alimentari e sul carburante specie a confronto con gli scorsi anni. A livello di bilancio familiare penso che sia un problema specie se una persona non ha uno stipendio abbastanza alto che le consenta di poter spendere molto, soprattutto con la situazione che c’è adesso.
Giovanna, 47 anni
C’è stato un aumento dei prezzi, soprattutto sui prodotti alimentari come l’olio e anche sulla benzina. In rapporto allo stesso periodo degli anni passati, ho notato un aumento che va dai 300 ai 500 euro. Non posso nascondere che avverto un certo problema a livello di bilancio familiare.
Martina Filomena, Francesco Basile, Claudia Cecere, Michele Colucci
Visita presso l’I.I.S.S. “Basile-Caramia”
Frammenti e appunti a proposito della vocazione vitivinicola di Locorotondo
Il vino è una vera e propria risorsa economica. Locorotondo veniva e viene chiamata Città del vino bianco. Il vino veniva venduto in tutto il mondo, molto famoso grazie alle molteplici attività della Cantina Sociale locale. La Valle d’Itria era ricca di viti, ora il tutto ha lasciato il posto al verde dei prati. Il vino Locorotondo si fa dalle varietà Bianco d’Alessano e Verdeca. Il vino è il prodotto di trasformazione dell’uva. L’uva viene pigiata nel torchio, da dove viene il mosto che poi si fa fermentare ad alte temperature. Questa fermentazione dà origine al vino. Claudia Cecere

Il vino è molto importante come alimento completo, utile per il nostro organismo. In Puglia ci sono tanti vini venduti nel mercato regionale, nazionale, internazionale e mondiale. In questa scuola si formano ragazzi nel campo del vino e nel suo mercato. Il vino è molto importante nel campo economico. Locorotondo è chiamata Città del vino bianco perché, nell’antichità, c’erano molte varietà d’uva a bacca bianca che garantivano alla città molti soldi grazie al vino prodotto, esportato e apprezzato in gran parte del territorio. La Valle d’Itria era piena di vigne perché le cantine non erano solo a Locorotondo, ma anche in altre città vicine: oggi, in Valle d’Itria, ci sono solo prati. Il vino Locorotondo DOC è prodotto con due uve: Bianco di Alessano e Verdeca. Le tecniche messe in campo hanno dato vita alla cosiddetta viticoltura 4.0, visti gli strumenti utilizzati ovvero tablet e droni , durante la produzione dalla vigna alla cantina.

In Italia ci sono in totale 12 scuole enologiche, una delle più importanti è l’I.I.S.S. “Basile Caramia” di Locorotondo. Nel vino c’è alcool perciò si può bere solo dopo i 18 anni. Il vino è una grande risorsa economica: chi lo produce, vendendolo, ci guadagna. Il professor Zara insegna agli studenti la produzione del vino: dalle cantine ci sono richieste di giovani che, spesso, non viene soddisfatta perché gli studenti o iniziano a lavorare o continuano gli studi. L’Istituto Agrario è un centro di formazione, per questo è conosciuto in tutta Italia e attualmente ospita 104 studenti. Locorotondo è la città del vino bianco: infatti, da molti anni, si produce un vino chiamato Locorotondo che veniva esportato in tutto il mondo, perciò la nostra città ha iniziato a essere conosciuta anche all’estero. Persino sugli aerei dell’Alitalia veniva offerto il vino “Locorotondo” ai passeggeri. Questo vino era composto dalle uve Verdeca e Bianco d’Alessano, che sono vitigni autoctoni della zona. Nella Cantina Sociale di Locorotondo ci lavoravano moltissime persone ed era una grande risorsa economica ma poi, con gli anni, è fallita. Ora, infatti, nella Valle d’Itria ci sono quasi solo prati mentre prima c’erano vigneti enormi: l’uomo ha, dunque, modificato sensibilmente la fisionomia e l’economia di un paese. Nei campi dell’Agrario si utilizzano tecnologie innovative che prevedono l’utilizzo di software e droni, i quali riprendono la coltura per controllarla. In questi campi è in funzione della sostenibilità e si usano tecniche eco compatibili. Il vino è un alimento fermentato: i lieviti e i batteri trasformano gli zuccheri del mosto, facendolo diventare vino. Il vino è un alimento completo perché contiene tutte le sostanze per nutrirci. Nei laboratori si conservano grappoli di uva e mosto per poterlo studiare durante tutto l’anno. Inoltre vengono conservate in appositi frigoriferi

provette con microrganismi unicellulari, per studiare come questi si comportano con i vari tipi di mosto e per capire la temperatura di cui hanno bisogno. I lieviti si “coltivano” in terreni di coltura. Per poterli vedere, ovviamente, si usa il microscopio. L’uva è ricoperta da una buccia chiamata pruina, la quale contiene lieviti e batteri e garantisce permeabilità.
Sofia PalmisanoIn Italia ci sono 12 scuole con indirizzo “Agrario” e noi abbiamo visitato quella del “Basile Caramia” del nostro paese. Locorotondo è un paese conosciuto in tutto il mondo per la produzione del vino. Uno dei vini più conosciuti è il Locorotondo, chiamato proprio come la città dove è prodotto ma si produce anche a Martina Franca e a Cisternino. Locorotondo prima era “invaso” di vigneti ma, con le generazioni precedenti, questi sono stati in gran parte eliminati per lasciare il posto alle abitazioni e noi dovremmo riportare Locorotondo al suo aspetto di una volta.
Cristian SolitoL’I.I.S.S. “Basile Caramia” è un Istituto Professionale con indirizzo Agrario. Si trova a Locorotondo ed è uno tra i pochi in Italia, essendocene solo dodici sul territorio nazionale. Da molti paesi della Puglia ma anche dalla Basilicata , infatti, molti ragazzi arrivano in questo Istituto per studiare. Al momento, nei dormitori, ci sono più di cento studenti. Il vino ha una forte importanza economica per la Puglia. Locorotondo veniva chiamata la città del vino bianco perché, prima e tuttora, vi si produce molto vino bianco. Molti anni fa, a Locorotondo, c’era una Cantina Sociale nel pieno della sua attività e il lavoro nelle campagne era molto centralizzato. Prima, infatti, erano presenti molti vigneti rispetto a quelli presenti ora. A Locorotondo c’è un vino molto famoso che viene esportato in tutto il mondo e si chiama appunto come il nostro paese Locorotondo. Questo vino viene anche venduto sugli aerei Alitalia. Il vino Locorotondo deriva dalle varietà Bianco d’Alessandro e Verdeca. All’interno dell'Istituto Agrario vengono utilizzate nuove macchine e viene adottata la tecnica dell’agricoltura 4.0. Ad esempio, si utilizzano dei droni che vengono fatti volare sopra i campi e, con la loro telecamera, permette di controllare tutte le coltivazioni.

La nostra Locorotondo è anche detta città del vino bianco perché, in passato, il vino che Locorotondo produceva era prevalentemente quello bianco. Questo lo si ottiene alla fermentazione delle uve autoctone e alcune varianti sono il vino d’Alessano e la Verdeca. Il vino non è che la trasformazione dell'uva da parte di microrganismi quali lieviti e batteri lattici. Quando si parla di fermentazione alcolica ci riferisce a quel processo in cui si parte dal grappolo e vi si unisce il Saccharomyces cerevisiae. Da qui si arriva al vino, ricco di tutti i principi nutritivi che si possono trovare in un pasto. Il vigneto dell’I.I.S.S. “Basile Caramia”, uno dei dodici istituti enologici in tutta Italia, è coltivato e curato usando tecniche biologiche e innovative come i droni utili per l’ambiente.

L’ I.I.S.S. “Basile Caramia” è un Istituto Agrario, uno dei pochi in Italia. Ve ne sono in tutto solo dodici. Il vino, chimicamente, fa bene al nostro corpo ma c’è una percentuale di alcol che lo rende dannoso per il nostro corpo se assunto in maniera eccessiva. Il vino è un importante risorsa economica per la Puglia: all’Agrario, infatti, si occupano di formare nuovi enologi e agronomi. Un tempo Locorotondo veniva chiamata la città del vino bianco: ma perché? Perché, in antichità, Locorotondo era una grande produttrice di questo vino bianco che era ottenuto dalla vinificazione (altrimenti detto “blend”) di due tipi di uve, il Verdeca e l’Alessano. Per gestire i vigneti, oggi si usano solo tecnologie innovative. In questo campo, viene recuperata e salvaguardata la biodiversità, utilizzando tecniche ecosostenibili. Il vino non è altro che mosto fermentato che, una

volta lavorato, restituisce all’uomo sensazioni olfattive e gustative uniche che variano a seconda della tipologia del territorio in cui le uve vengono coltivate.
Giulia Mucchio
L’Istituto Agrario di Locorotondo è una delle dodici scuole enologiche d’Italia. Locorotondo viene chiamata città del vino bianco e, sin dal passato, il vino prodotto a Locorotondo, era famoso in tutto il mondo. In un primo momento, il vino a Locorotondo era prodotto in grandi quantità: ora, invece, la produzione è più ristretta perché si hanno pochi vigneti. Il vino si può bere solo una volta raggiunta la maggiore età, perché nel vino si trova l’alcol che è uno dei risultati della fermentazione del mosto. A Locorotondo si produce vino da tre tipi di uva: Verdeca, Bianco d’Alessano e Minutolo e, per quanto riguarda questi ultimi, si tratta di due vitigni non autoctoni, ovvero non caratteristici della zona e originari della Campania. Nel vigneto didattico si produce uva per fare vino e uva da tavola. Inoltre, è presente anche un grande oliveto destinato alla produzione di olive da olio. Il vino deriva dalla trasformazione del mosto per via dell’azione dei lieviti e dei batteri. Nella cantina, sono presenti delle botti dove il vino viene lasciato invecchiare per diversi mesi. Nella scuola è presente un convitto con più di un centinaio di posti letto per gli studenti provenienti da tutta la Puglia. Nella scuola si trova anche un laboratorio di chimica, dove il vino e il mosto vengono analizzati per diversi mesi.

L’Istituto Agrario, presente a Locorotondo, è uno dei pochi istituti enologici d’Italia: infatti, sull’intero territorio della nostra penisola, ce ne sono appena dodici. È giusto sottolineare come il vino sia un’importante risorsa economica per la Puglia.

Locorotondo veniva e viene ancora oggi chiamata la città del vino bianco perché, in passato, presso la Cantina Sociale di Locorotondo veniva prodotto molto vino bianco che era ottenuto dal miscuglio di due diverse uve: Verdeca e d’Alessano. Il vino è un alimento molto importante perché contiene sostanze molto utili per l’organismo dell’uomo, è un alimento completo ma lo si può bere solo se si ha compiuto diciotto anni, perché contiene alcool e risulterebbe dannoso per il nostro corpo. Il vino è un alimento fermentato ed è prodotto dalla trasformazione dell’uva da parte di microrganismi quali lieviti e batteri lattici, mentre lo yogurt è un latte fermentato e lo si produce con una fermentazione lattica.

Per coltivare la vite, i ragazzi utilizzano strumenti innovativi, perciò si lavora mantenendo la biodiversità ambientale utilizzando tecnologie 4.0, ovvero software e droni.
Leonardo FumarolaForse non lo sapevate ma Locorotondo è anche chiamata città del vino bianco perché, in passato, vi si produceva vino bianco e altri tipi di vini. Era prodotto nella Cantina Sociale di Locorotondo dove il suo cortile era pieno di botti destinate alla lavorazione delle uve raccolte. Successivamente, terminato il processo, veniva venduto in tutto il mondo. Il vino di Locorotondo DOC è possibile produrlo a Locorotondo anche con uve provenienti dalla vicina Cisternino. Una volta si utilizzavano anche vitigni non autoctoni come il Bianco D’Alessano e il Fiano Minutolo. Grazie alla sua bontà, il vino di Locorotondo si gustava persino sugli aerei Alitalia. Prima, la Valle D’Itria era piena di vigneti ma ora ne rimane poco e niente di quel patrimonio viticolo. Locorotondo è anche conosciuta per la sua scuola che può ospitare più di un centinaio di studenti provenienti da tutta Puglia. Il vigneto dell’Istituto Agrario viene gestito con tecnologia 4.0 ovvero software, droni e centraline specifici al servizio del lavoro dell’uomo. Il drone, ad esempio, avendo una telecamera, rende possibile la visione di un video dove si può vedere la condizione delle pian-
1 - Dott. Venerito
te e monitorarle giorno per giorno. La fermentazione alcolica è resa possibile da batteri che fanno fermentare il succo delle uve, poi il mosto viene pigiato e trasformato in vino. Esso si chiama così perché, dallo zucchero, diventa alcol.

Intervista doppia al prof. Zara e al dott. Venerito
I due esperti rispondono alle domande e alle curiosità dei nostri alunni

1 - Prof. Zara
D: Come mai lei ha voluto fare tanti sacrifici per potersi realizzare in questo lavoro?
R: Il mio lavoro è fatto di tanta passione e amore per tutto ciò che riguarda la natura e l’ambiente.
D: Perché veniva chiamata neviera e perché era scavata sotto terra?
R: Veniva chiamata neviera perché all’interno si accumulava la neve. Affinché la neve non si sciogliesse era necessario accumularla in un luogo dove le temperature erano basse.
Fabio Latorre2 Prof. Zara
D: Cosa l’ha spinta a venire dalla Sardegna alla Puglia?

R: Il motivo del mio trasferimento in Puglia è legato a mia moglie che è originaria di Grottaglie.
2 - Dott. Venerito
D: Perché ha deciso di insegnare all'Istituto agrario?
R: Io non insegno all’Istituto Agrario ma faccio il ricercatore presso il Centro di ricerca e sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo.
3 Prof. Zara
D: Per ottenere un certo tipo di vino esiste una lavorazione specifica?
R: Sì. I vini, classificati in bianchi rossi e rosati, vengono prodotti con diverse tecniche di vinificazione distinte in: vinificazione in bianco, in rosso e in rosato.
3 - Dott. Venerito
D: A che epoca risale la prima neviera?
R: La realizzazione della neviera risale al 1800 circa.
Giulia Mucchio Cristian Solito4 - Prof. Zara
D: Con quale procedimento si ottiene lo spumante?
R: Lo spumante si ottiene attraverso due procedimenti che prevedono, rispettivamente, la rifermentazione del vino che deve essere spumantizzato in bottiglia - metodo classico - oppure in vasche particolari chiamate autoclavi metodo charmat .


4 - Dott. Venerito
D: Quanto può essere profonda una neviera?
R: La profondità varia in funzione delle dimensioni della neviera. Più si scende in profondità e meglio si conserverà la neve che si sta accumulando, perché le temperature saranno più basse. Quella che avete visto, la neviera del Barone, è profonda circa 12 metri.
Serena Spalluto5 Prof. Zara
D: Ci sono grandi differenze tra un’uva a bacca bianca e una a bacca nera?
R: Sì. Le uve a bacca bianca, normalmente utilizzate per produrre i vini bianchi, sono meno ricche di sostanze coloranti rispetto alle uve a bacca nera utilizzate per produrre i vini rossi che sono più ricche di sostanze coloranti e di altri composti chimici.
D: Quando si fanno delle scoperte dopo le sperimentazioni dove si esprimono?
R: I risultati delle sperimentazioni si pubblicano nelle riviste scientifiche.
5 Dott. Venerito
D: Con il riscaldamento climatico è aumentata la temperatura anche nella neviera?
R: No, perché ad una certa profondità, sotto il piano di campagna, la temperatura rimane costante e non risulta essere influenzata dalle temperature esterne. Per esempio, quest'estate, a fine luglio, la temperatura esterna era di 42°C mentre in fondo alla neviera abbiamo rilevato una temperatura costante di 8°C.
Sofia Palmisano6 Prof. Zara
D: Quando è stata “scoperta” la prima ricetta per fare il vino?
R: Per fare il vino non esistono ricette ma protocolli di vinificazione. Questi sono stati studiati a partire da un ricercatore che si chiamava Louis Pasteur.
6 - Dott. Venerito
D: Perché si è deciso di costruire una neviera?
R: A quei tempi non esistevano i frigoriferi. Pertanto, al fine di avere del ghiaccio a disposizione per la conservazione degli alimenti nei periodi caldi, si è deciso di creare degli ambienti dove si potesse conservare la neve e avere ghiaccio a disposizione.
Lorenzo Zara7 Prof. Zara
D: In base alla zona di coltivazione, il grappolo d’uva ha un sapore diverso?
R: Sì, le qualità organolettiche del grappolo variano

in funzione delle caratteristiche del clima, del tipo di terreno dove vegeta la vite e delle pratiche agronomiche adottate dall’uomo per la coltivazione.
7 Dott. Venerito
D: Quando la neve accumulata nella neviera si scioglieva, come si tirava fuori l’acqua?
R: L’acqua non veniva portata via in quanto percolava negli strati profondi del terreno.
8 - Prof. Zara
Andrea ChialàD: Quanto tempo ci vuole per coltivare e far nascere un grappolo d’uva in base alla zona di coltivazione?
R: Un ceppo di vite produce un grappolo dopo 2 anni circa dalla sua coltivazione. Dopo la fioritura, un grappolo, per crescere, ha bisogno mediamente 3 mesi. Tutto in funzione della zona di coltivazione e del vitigno coltivato.
8 - Dott. Venerito
D: Quale temperatura si raggiunge nella neviera?
R: Nella neviera la temperatura massima è di 8 gradi.
9 - Prof. Zara:
D: Quante varietà di vino esistono in Italia?
Federica Argento
R: In Italia esistono tantissimi tipi di vino, classificati in base al colore bianco rosso e rosato.
9 Dott. Venerito:
D: A cosa è dovuto il nome della Neviera? È davvero esistito e chi era questo“Barone”?
R: Il nome era legato all’utilizzo del sito. Il Barone è realmente esistito.
10 - Prof. Zara
D: Quali qualità di uva ci sono in Puglia?
Leonardo FumarolaR: In Puglia esistono diversi tipi di varietà di uva suddivise in base al colore e alle esigenze climatiche e pedologiche del terreno.
10 Dott. Venerito
D: Quanto ci è voluto per costruire la neviera?

R: Minimo un anno di duro lavoro grazie alla forza fisica dell’uomo.
11 Prof. Zara
D: Quanto tempo ci vuole, in totale, per fare il vino?
Alessio SmaltinoR: Dipende dal tipo di vino. Per quello bianco ci vogliono almeno cinque mesi mentre per quello rosso anche diversi anni.

11 Dott. Venerito
D: Da quanto esiste la Neviera? Perché è stata costruita in quel preciso luogo?
R: Dal 1800. Perché era più comodo caricare la neve.
Giuseppe FeliceBULLISMO E CYBERBULLISMO
IL NOSTRO RACCONTO: GIORGIO E LA FORZA DELL’AMICIZIA

Ciao, oggi vi parleremo di Giorgio e dei suoi amici. Era un giorno come tutti gli altri, Giorgio e i suoi amici Stella, Marco e Sara, stavano andando a scuola. Frequentavano una scuola media di Roma. Ogni giorno si incontravano per registrare i loro video di cucina (era la passione che li univa). Uno strano giorno, però, Giorgio non si presentò al loro solito appuntamento e non rispondeva nemmeno ai messaggi degli amici. Preoccupati, Marco, Sara e Stella, si recarono a casa di Giorgio, ma la mamma disse loro che il figlio non voleva visite (non sapeva nemmeno lei il motivo, ma questo le era stato riferito). Gli amici andarono via e, appena ritornati a casa, videro sui social cose un po' strane. C'era il loro amico Giorgio da tutte le parti! Foto, meme e tantissime frasi tutt’altro che "spiritose": lo stupido, il babbeo, lo chef fallito. I ragazzi non avevano parole su quello che avevano visto e, il giorno dopo, cercarono di parlare con Giorgio; non volevano un “no” come risposta, lo volevano vedere. Quando entrarono nella stanza, i ragazzi videro Giorgio sul letto molto triste; non si aspettavano di vederlo felice, ma quella tristezza sul suo viso non era solo una semplice tristezza; era abbattuto come se nessuno più lo volesse, come se la terra gli fosse cascata sotto i piedi. Cercarono di parlargli, ma con scarsi risultati. Poco prima che andassero via, disse soltanto: "Se mi volete bene, non dite niente dei messaggi ai professori o ai miei genitori". I ragazzi non volevano tenere all’oscuro gli adulti, ma non volevano neanche, soprattutto in questo momento, tradire il loro amico. Così, per un po' di tempo, decisero di non dire nulla. Giorgio, intanto, non andava né a scuola né ai loro incontri. Dopo due settimane le foto, i video, i meme giravano ancora e loro si stufarono di questa situazione perciò dissero tutto agli adulti. La goccia che fece traboccare il vaso fu uno dei tanti spiacevoli commenti, ma non come gli altri; il più pesante che non trattenne i ragazzi. Il commento era: "Non si presenta a scuola perché, se si presentasse, sa bene che non tornerebbe a casa". Questo spiazzò tutti, tanto che le foto non girarono per 3/4 giorni. Intanto i ragazzi avvisarono tutti gli adulti e iniziarono a indagare su questi bulli online e sui vari profili fake da dove lo insultavano. Giorgio, anche se un po' spaventato, tornò a scuola e i bulli uscirono subito allo scoperto perché non riuscivano a non insultarlo anche dal vivo.

I tre ragazzini andarono subito dal preside che prese seri provvedimenti. Dopo intere settimane trascorse a pulire la scuola (compresi i bagni) e a riflettere sui loro comportamenti, si pentirono del loro gesto e, con tanta vergogna, andarono a chiedere scusa a Giorgio, il quale con il suo buon cuore accettò. Per far vedere il loro dispiacere, iniziarono anche a prendere lezioni di cucina e Giorgio insegnò loro a fare torte stupende. A fine corso, per mostrare la loro gratitudine, fecero una torta con su scritto "Giorgio è la persona più brava che abbiamo mai conosciuto e anche il miglior chef". Pubblicarono la foto su Instagram e tutti iniziarono a prendere lezioni di cucina da Giorgio e dai suoi amici Marco, Stella e Sara.
Il bullismo ai tempi di Dante….


Raccontavano taluni che vi era una volta in cui, e ben non si sa, ad una giovane ragazza ogni attenzione, ogni vicinanza fu volta.
Forse perché la giovane donzella era di un’altra razza forse, a qualcun parve, per la sua diversa religione certezza fu che contro alcuni non ebbe speranza
Tre terribil ceffi a lei fecer brutta azione: uno bello, uno scemo e una falsa amica incontro al bel vi sogettarono dell’acqua di acquazzone Tutti vedendo quel gesto di lurida fatica basiti furon da quella squallida umiliazione e dalla amica che ormai così divenne nemica. Ma la ragazza si alza come un celeste campione senza mostrar un briciol di fatica e con il suo coraggio pronta fu a risolver la situazione: “Ordunque voi sfidate me che pur erovostra amica? Ebbene: lasciate ognisperanza, ogni infatuazione e cercato, nel vostro cuor la sincerità più ardita!

Pasquale Iermanò, Matteo Lacarbonara, Francesca Mancino, Mariapaola Sisto, Martina De Giuseppe










Incontro con l’avv. Antonio La Scala QUANDO LA “RETE” INTRAPPOLA ...
Il 25 maggio tutte le classi prime della scuola secondaria di I grado dell’Istituto comprensivo Marconi Oliva hanno avuto l’occasione di conoscere l’avvocato Antonio La Scala, presidente dell’associazione Gens Nova, nel corso di un incontro che si è tenuto durante le ore scolastiche nel cortile della scuola.
L’obiettivo dell’incontro era quello di tenerci in guardia, di invitarci a stare attenti al mondo digitale perché non sappiamo se possiamo realmente fidarci di persone conosciute online, ma anche a riconoscere il rischio dei tanti pericoli nascosti in cui noi giovani potremmo imbatterci in ogni momento e nelle più svariate situazioni.

Dopo questo incontro ho aperto di più gli occhi verso quello che mi succede intorno, ma soprattutto usando i social capisco veramente il pericolo che c’è dietro, se usati mal. L’avvocato La Scala ci ha raccontato varie storie. Il racconto che mi ha colpito di più e quello dei due fratelli di Gravina che, per recuperare il pallone, sono precipitati nel pozzo di una casa abbandonata. Quando sono scomparsi, molti dei loro compagni sapevano quello che era successo, ma per paura nessuno ha parlato. Questa storia spiega l’importanza di saper denunciare, ma soprattutto di dire sempre la verità senza mai rimanere indifferenti. Se almeno uno di quei bambini, testimoni del tragico evento, avesse parlato ora i due fratellini sarebbero vivi.
Perché la causa della loro morte non è stata la buca dove sono rimasti intrappolati per prendere la loro palla, no, la vera causa è stata l’indifferenza e la bugia degli altri. Ho imparato molto da questo incontro e penso che queste iniziative siano molto utili per prevenire spiacevoli episodi nel mondo dei giovani.
Angelica Loliva
I pericoli della rete: occhi aperti per non cadere in trappola
L’avvocato La Scala, da sempre attento ai rischi del web ci ha spiegato quanto possono essere pericolosi per noi ragazzi. Uno di questi è quello di farsi foto seminude e postarli sui social. Questa foto, appena si posta, diventa proprietà di internet ed è impossibile, a questo punto, cancellarne le tracce. Inoltre, qualcuno potrebbe salvare per sé quelle foto e

successivamente venderle, condividerle o postarle e chi le vedrà o riceverà potrà diffonderle ulteriormente. Tutto questo crea una catena, possiamo paragonarla a una catena d’acciaio: è difficile distruggerla e da soli non possiamo fare nulla e solo con l’aiuto di qualcos’altro possiamo romperla, in questo caso della polizia postale. Quando le Forze dell’ordine scoprono le persone che hanno contribuito alla diffusione delle foto, e quindi alla costruzione della catena, gli indagati rischieranno fino a ben 5 anni di carcere. La diffusione di questo tipo di foto viene chiamato pedopornografia. Un altro tipo di pericolo del web è quello di subire foto a propria insaputa che poi possono essere diffuse con gli stessi rischi. Nel web, inoltre, si può cadere nell’adescamento, cioè quando qualcuno si finge un tuo coetaneo ma non lo è. L’adescatore è molto intelligente, ma tu puoi scappare dalla trappola attraverso il riconoscimento di alcuni fattori: scrive molto bene; usa aggettivi antichi ed amorevoli; fa molte domande su come vivi, che sport fai, chi incontri e dove lo incontri, la tua età, se nascondi le cose ai tuoi genitori e su che posti frequenti; ti chiede se sei fidanzata e chiederà molte informazioni su questo argomento. In questo modo, se fornisci tutti questi dettagli, potrà rintracciarti e tu cadrai sempre di più nella trappola. Per sfuggire a tutto questo, basta informare la polizia e i tuoi genitori che provvederanno a rintracciare l’adescatore. Altro pericolo è l’istigazione, cioè quando un gioco ti fa fare cose pericolose fino arrivare addirittura al suicidio e all’omicidio in cambio di denaro o altre ricompense. Inoltre, l’avvocato La Scala ha detto che i social dovrebbero essere usati solo se si ha più di sedici anni e, se si ha meno dell’età dovuta, bisogna farne buon uso o, ancora meglio, eliminarli.



Fra giochi e tornei
Kangourou: il corso di preparazione e le gare di matematica
Il 1° Febbraio 2022 è iniziato il corso Kangourou a cui hanno partecipato gli alunni interessati delle classi prime, seconde e terze. Si tratta di un corso di preparazione alle gare matematiche nazionali organizzato dalla scuola e condotto dalla professoressa V. Liuzzi. Questo corso è stato molto utile perché abbiamo imparato nuove strategie per fare i calcoli più velocemente. Per la partecipazione alle gare organizzate dall’associazione culturale Kangourou in collaborazione con il Dipartimento di Matematica dell’Università degli Studi di Milano, i ragazzi, in base alla classe di appartenenza, sono stati suddivisi in 2 gruppi: gli alunni di 1ª e 2ª classe nella categoria BENJAMIN e quelli di 3ª nella categoria CADET. La professoressa ha proposto esercizi diversi per allenarsi anche attraverso una classroom dedicata, ma la gara vera e propria si è svolta il 17 Marzo. Io, all' inizio, ero un po' in ansia perché avevo paura di sbagliare, ma poi mi sono tranquillizzata e ho partecipato alla gara cercando di fare del mio meglio. I semifinalisti sono stati cinque: Fabio Latorre, Sofia Palmisano, Lorenzo Zara, Elena Palmisano e Isabella Zigrino e la semifinale si è svolta il 20 Maggio alle ore 10:00. Per chi vinceva, come premio, c’era un magnifico viaggio a Mirabilandia da realizzare a Settembre 2022. Purtroppo nessuno dei nostri è andato in finale, ma è stata comunque una bella esperienza e, soprattutto, andrà meglio la prossima volta!
Martina FilomenaTRA OLIMPIADI DEL PROBLEM SOLVING E CAMPIONATO DI
CALCOLO MENTALE: GRANDI TRAGUARDI PER I NOSTRI ALUNNI
La studentessa Nicoletta Zanzariello ci ha resi molto orgogliosi perché, dopo aver superato una prima fase eliminatoria online, lo scorso sabato 9 aprile ha rappresentato la nostra scuola presso l’Università̀ Luiss di Roma alla finale del Campionato Italiano di Calcolo Mentale 2022, classificandosi sesta a livello nazionale!


Il videogioco “SALVA IL MONDO CON GLI ANIMALI” realizzato da un gruppo di ragazzi della nostra scuola per la gara di Coding delle Olimpiadi di Problem Solving è stato selezionato insieme ad altri 11 progetti di diverse scuole medie italiane per la finale nazionale. Il videogioco ha come tema il cambiamento climatico ed è focalizzato sulle piccole azioni quotidiane che possono contribuire a migliorare il nostro pianeta. Nella finale, che si è svolta mercoledì 4 maggio a distanza, la nostra scuola è stata rappresentata dalla classe 2^C, alla quale appartengono i 9 studenti che hanno realizzato il lavoro (Anna Paola Acquaviva, Daniele Albanese, Andrea Cardone, Daniele Convertini, Giuseppe Gentile, Antonio Giorgio, Davide Leone, Giovanni Rodio, Cristian Romanazzo).
Nel corso della manifestazione, i ragazzi, guidati dalle docenti referenti Simona Intini e Vania C. Liuzzi, si sono presentati e hanno descritto i codici realizzati per la creazio-
FISSOne del loro videogioco, mandandolo anche in esecuzione.
Inoltre è stato proiettato il video che hanno preparato per presentare la scuola e l’idea da cui è nato il progetto.
È possibile accedere al progetto dalla pagina web ad esso dedicato sul sito delle Olimpiadi di Problem Solving: https://www.olimpiadiproblemsolving.it/web/ schedaCoding20212022.php?sq=s&id=14
Il progetto è stato molto apprezzato dalla giuria e premiato durante la cerimonia del 3 giugno a Cesena con la menzione per la migliore “qualità del progetto didattico”.
“IL RE DEI GIOCHI E IL GIOCO DEI RE”
In questi ultimi due anni scolastici, gli alunni del Marconi Oliva hanno avuto l’opportunità di mettersi in gioco in modo davvero singolare, partecipando a gare studentesche di tornei di scacchi.
Si tratta di un gioco poco praticato fino a poco tempo fa, almeno tra i ragazzi, un gioco da tavolo, diventato oggi un vero e proprio sport, fondato sull’utilizzo di strategie e abilità logiche, in cui due o più giocatori ricorrendo a previsioni e, perché no, anche un po’ di astuzia, muovono sedici pezzi ciascuno, con l’obiettivo di anticipare e neutralizzare le mosse dell’avversario.

In occasione delle gare scolastiche, i ragazzi però non hanno avuto modo di “assaporare” il torneo dal vivo, a causa della recente pandemia che ha condizionato molto l’organizzazione di tante attività; le gare e gli allenamenti che le hanno precedute sono state svolte grazie a piattaforme online. Tuttavia, si spera sempre in un ritorno alla “normalità”, anche per gli scacchi.

Questo progetto ha stimolato molto le capacità logiche dei ragazzi e ha favorito in loro la dimensione del gioco di squadra.




















Un ringraziamento sincero va ai professori che li hanno guidati in questo percorso, attraverso il quale tanti alunni e alunne sono riusciti a comprendere quanto sia bello e vario il mondo degli scacchi.
CHIODO FISSODa diversi anni, gli alunni di scuola primaria di Locorotondo delle classi quarte e quinte partecipano alla gara dei giochi logici. Tempo fa, dopo una gara eliminatoria svolta in sede, gli alunni qualificatisi svolgevano a Modena la gara finale in presenza.
Tanti alunni nel corso degli anni vi hanno preso parte e per tutti è stata un’esperienza significativa e coinvolgente sotto diversi aspetti: dallo sviluppo della socialità tra alunni di classi diverse al confronto con alunni di altre scuole provenienti da ogni parte d’Italia.
Tutto ciò, a causa di eventi noti, non è stato possibile attuarlo nell’anno scolastico appena concluso. Già a settembre dell’anno scorso, l’organizzatore Alberto Fabris annunciava lo svolgimento del nono campionato dei giochi logici affermando che: “La manifestazione si svolgerà giocoforza in maniera sensibilmente differente dagli anni passati, compreso l’ultimo”.
Per farla breve: gara online da scuola e non più da casa come nel precedente anno. Nonostante tutto, tante le novità introdotte in questo campionato come gli allenamenti online nel corso dell’anno e per la prima volta l’introduzione della gara a squadre per la scuola primaria.
Le iscrizioni per la gara eliminatoria, che avevano come termine ultimo il 31 gennaio, a causa dell’assenza di molti insegnanti vengono rimandate di un mese. Superato anche questo ostacolo, si iscrivono alla gara 28 bambini di quarta e quinta primaria. Si formano 7 squadre da 4 giocatori con nomi simpaticissimi: Locofarfalle, Poveri Gabbiani, Locogufi, Locoleoni, Locoaquile, Locodelfini e Locostudens.
Con lo stesso meccanismo degli allenamenti, dopo aver iscritto le squadre, la gara eliminatoria si svolge il 7 aprile dalle 14.30 alle 16.30 nel plesso Oliva. Entusiasmo, impegno, sana competizione anche in questa particolare gara online, il tutto accompagnato da urla e schiamazzi ogni volta che veniva inserita la chiave di risposta valida e si attribuiva così punteggio alla propria squadra.
Si qualificano direttamente 4 squadre di altre scuole, ma tra le scuole ripescate appare con immensa gioia quella dei “Locogufi”.
Ancora tanto ma tanto allenamento e impegno per i quattro componenti della squadra in vista della gara finale. Il 18 maggio la squadra dei “Locogufi”composta da Alessia Romanazzo e Maria Elena Colaianni della 5 A e Danilo Albano e Giovanna Palmisano della 5 F si cimentano nella gara finale online presso il plesso Oliva dalle 14.30 alle 16.00.
Esperienza intensa sia per l’impegno che per la tenacia, ma soprattutto gratificante perché li ha visti salire sul podio classificandosi secondi. Seguono alcune riflessioni di alcuni componenti della squadra. Ai prossimi giochi …..speriamo in presenza.
“Un giorno la nostra maestra di matematica Rosa Palmisano è entrata in classe e ci ha proposto una nuova esperienza: “I Giochi Logici” o “Tetrapyramis”. La proposta della maestra ha suscitato in me sin dal primo momento curiosità ed interesse.
Per esercitarci e per capire meglio come i Giochi si sarebbero svolti, alla fine di ogni le-

“Giochi logici Tetrapyramis”: grandi emozioni per i nostri alunni
zione, la maestra ci consegnava una scheda con un gioco che dovevamo risolvere. Dopo un paio di mesi si sono raccolte le iscrizioni, purtroppo della mia classe si è iscritta solo una mia amica, nella nostra squadra c’erano altri due bambini di altre classi con cui siamo andati subito d’accordo.
Quando la gara era alle porte, noi ci allenavamo sempre più duramente e, quando l’esercitazione avveniva in gruppo, ci divertivamo molto, mentre in me l’emozione e l’adrenalina crescevano di minuto in minuto.
Dopo aver partecipato alla prima gara, la nostra squadra è stata ripescata, eravamo in finale!!!
Io ero felice come una Pasqua ed ero fiera del lavoro della nostra squadra!
In attesa della finale, ci allenavamo sempre più frequentemente e in tutti i modi possibili ed immaginabili: molto spesso in squadra, a volte, da soli riguardavamo le spiegazioni dei giochi in cui eravamo specializzati, imparavamo le chiavi di risposta e risolvevamo diversi schemi dei giochi dai più facili ai più difficili.
Il giorno della finale eravamo tutti preparati, ma, allo stesso tempo, preoccupati, emozionati e carichi.
Ecco lo scadere del tempo! Eravamo arrivati SECONDI IN TUTTA ITALIA!!! Tutta la squadra saltava dalla felicità, per noi era già una gran vittoria!!!
Per me è stata un’esperienza stupenda, molto istruttiva per vari motivi: abbiamo imparato a lavorare in squadra, collaborando, valorizzando il contributo di ciascuno, anche divertendoci. Abbiamo capito quanto sia importante allenare la nostra mente per poter risolvere problemi sempre più complessi. Spero tanto sia possibile di riviverla.

“L'esperienza dei giochi logici è stata bellissima: ho fatto nuove conoscenze e mi sono allenata molto, anche se è iniziato tutto per gioco e con tanta curiosità.
Quando svolgevo alcuni giochi in classe alla ricreazione non avrei mai pensato di qualificarmi insieme al mio gruppo in finale. E così sono ricominciati gli allenamenti veri: una cartella piena di giochi logici da compilare per riuscire a qualificarci almeno sul podio alla finale.
E poi c'erano anche i meet con la squadra dove ci davamo dei consigli per svolgere meglio e più velocemente i giochi. Era arrivato il grande giorno, la finale era alle porte. Sono entrata dentro le scuole medie con molta ansia, ma la speranza di vincere la gara era lontana.

Ci siamo seduti ed è iniziata la gara! Ciascun componente della squadra aiutava a svolgere anche i giochi che non gli erano stati assegnati…ed eccoci al primo posto, ma non è ancora finito il tempo e qualcuno avremmo potuto superarci.
Con qualche punto in meno e alcuni in più ce la caviamo comunque e arriviamo al 2° posto!
FISSOWow! Ero felicissima, dopo tutti gli sforzi ce lo eravamo proprio meritati!”
Alessia Romanazzo"È stato bellissimo! Quando stavamo risolvendo i giochi la tensione era alle stelle, avevamo tantissima ansia fino al punto di sudare. Quando abbiamo avuto i risultati eravamo felicissimi di essere arrivati secondi! Era un grande obiettivo, che volevamo raggiungere e, insieme, collaborando tra noi, ce l'abbiamo fatta!!!!"
Gianna Palmisano"Quest'anno ho partecipato, con la mia squadra, per la prima volta, ai giochi Tetrapyramis. All'inizio mi sentivo in ansia, poi invece mi sono sentito un po' più tranquillo e, alla fine, ho provato gioia quando siamo arrivati secondi."
Danilo AlbanoL’arte, una fonte di luce oltre il buio Incontro con l’artista non vedente Felice Tagliaferri
L'incontro con lo scultore Felice Tagliaferri, organizzato dalla nostra scuola con la collaborazione dell’associazione Euforica in occasione de “La notte delle candele”, è stato molto bello.

Vi hanno partecipato gli alunni diversamente accompagnati dai rappresentanti delle nostre classi. Si è trattato di un incontro in cui la nostra vista è sparita nel vuoto perché noi ce ne siamo privati lasciando come unico strumento per modellare l'argilla le nostre mani.
Abbiamo valorizzato questo unico nostro senso a disposizione rendendolo fondamentale. Ci siamo anche noi buttati in questo buco nero senza uscita: sentivamo i vari rumori, toccavamo i materiali, ma non vedevamo nulla… assolutamente nulla.
Dovevamo rendere le nostre mani i nostri occhi, immaginare ciò che stessimo modellando. Bisognava riprodurre il proprio ritratto e, per rendermi conto degli errori che stavo commettendo, toccavo la mia faccia per capire la grandezza, lunghezza e larghezza che dovevo dare ad ogni parte del viso: la vista, ad un certo punto, non era più indispensabile.

A volte dentro di me però avvertivo la voglia di alzare la fascia posta sugli occhi, il desiderio mi allettava fortemente: vedere finalmente cosa stessi facendo, ma volevo svolgere il progetto come se fossi stata Felice, impotente di alzare la fascia posta perennemente sui suoi occhi... posta e mai più rimossa.
Quando alla fine l'ho tolta ho rivisto la luce, una luce forte, l'uscita da quel buco nero. Il buco nero nel quale è sprofondato Felice non ha un'uscita ma lui la vede co-
munque... "Bisogna immaginarsela", come ogni cosa sulla faccia di questo mondo per lui.

L'immaginazione è una magia che non sempre potrà farci vedere la realtà ma almeno farà il modo di avvicinarsene.
L'immaginazione è, secondo me, lo strumento di conoscenza più prezioso che abbiamo perché ci permette di accedere a tutto ciò che è irraggiungibile a ciascuno di noi; nessuno ce ne può privare, tranne noi stessi.
Sara SemeraroDi seguito il video riassuntivo dell’incontro: https://drive.google.com/file/ d/1fvEuvObyyj_OlAoDM9YkeRm9LiJvuHBa/view?ts=62f1253c
STORIA LOCALE
A spasso nel borgo tra Storia e storie
Gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di 1° grado, quest’anno, hanno avuto l’opportunità di accostarsi alla Storia del Novecento del proprio paese, partecipando ad una serie di incontri pomeridiani, guidati dallo storico, prof. Mario Gianfrate, nell’ambito dell’Associazione culturale “Borgo Antico”: “Neutralisti, interventisti e contadini a Locorotondo nella Prima guerra mondiale”; “L’opposizione al Fascismo a Locorotondo”; “Voci dall’Inferno”, testimonianze dei sopravvissuti locorotondesi ai campi di concentramento nazifascisti”; “Dalla Monarchia alla Repubblica, Locorotondesi nella Resistenza.
Gli incontri si sono conclusi con una visita guidata nel centro storico, per scoprire i luoghi in cui si sono svolte alcune vicende, dall’età giolittiana alla proclamazione della Repubblica. Il prof. Mario Gianfrate ha ricordato gli aspri scontri tra le due fazioni politiche: Senussi, seguaci del sindaco giolittiano Antonio Mitrano, e Beduini, sostenitori del capo dell’opposizione, Francesco Aprile, radical democratico. Entrambe le fazioni assoldavano dei violenti mazzieri e si scontravano anche verbalmente con l’utilizzo dei giornali Razzia (senusso) e La Fiaccola (beduino).
I ragazzi hanno capito il perché della costruzione in via Nardelli del palazzo che ostacola la veduta della Valle d’Itria e che è oggetto ancora oggi di polemiche: il sindaco Mitrano aveva fatto edificare il suddetto edificio per impedire la vista sulla Valle d’Itria all’abitazione del suo avversario politico, avvocato Ca-
Pagina 60CHIODO FISSO

Una croce, scolpita nella “Chianca” in via Aprile, ricorda il beduino Vito Scatigna raggiunto da una pugnalata mortale, inflittagli dal senusso Angelo Curri del partito Mitrano, dopo una rissa iniziata nella serata del 23 marzo 1914, nella Cantina di Antonino Campanella in via Porta Nuova.
La passeggiata nella Storia è continuata nei luoghi della Memoria con una sosta in Piazza Vittorio Emanuele, sotto la lapide di Giuseppe Di Vagno, deputato socialista assassinato da squadristi fascisti a Mola di Bari il 25 settembre 1921; presso l’abitazione del Podestà, dott. Aprile Ximenes e sotto l’arco attraverso cui si accedeva alla casa del podestà, avv. Leonardo Pinto. Si è proseguiti poi per via Dura dove c’era la vecchia caserma dei carabinieri. Qui furono arrestati alcuni antifascisti, tra cui il socialista Giovanni Gianfrate, il quale, rivolgendosi al maresciallo, disse: “Lei non ha mai avuto l’onore di condurre con sé galantuomini come noi”.
Dopo il referendum del 1946 e le elezioni politiche del 1948, piazza Vittorio Emanuele sarà ancora teatro di scontri anche aspri tra la Democrazia Cristiana e i partiti di sinistra, PCI e PSI. Questa passeggiata nella Storia ha consentito ai ragazzi di capire meglio e di studiare con un altro spirito la Storia generale.
La Storia cosiddetta “locale” dovrebbe essere valorizzata nei programmi scolastici e interagire con la Storia generale. Essa concorre alla formazione del senso civico dello studente, allo sviluppo del rispetto dei luoghi in cui vive e della partecipazione consapevole alla vita della comunità.
25 novembre “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”
IL RISPETTO PRIMA DI TUTTO
Vorrei dedicare queste riflessioni a tutte le donne vittime di violenza. Per alcuni la donna è da considerare inferiore rispetto all’uomo, ma perché?
Mi chiedo perché la donna dal momento che è un essere umano e ha gli stessi diritti?
E mi chiedo: “Caspita, siamo nel 2022 e a volte ci sono ancora questi stereotipi che dicono: la donna non vale niente, la donna non serve a niente”.
In alcuni stati del mondo, fin dall’antichità solo i bambini maschi potevano andare a scuola e le bambine dovevano rimanere a casa con la loro madre a svolgere le faccende domestiche. Ma perché la donna non potrebbe andare a scuola?
La donna può fare benissimo le cose che fa l’uomo e viceversa. Perché gli uomini si scagliano contro le donne con violenza?
Noi donne non siamo oggetti, non siamo bambole di pezza.
In alcune parti del mondo le donne vengono accusate del fatto che la reazione violenta dell’uomo è causata dal loro stesso comportamento, ma questo serve solo a giustificare gli errori dell’uomo.

In conclusione, sono convinta che noi donne non dobbiamo adattarci agli uomini, ma sono gli uomini a doverci portarci rispetto, perché insieme rappresentiamo il “genere umano”!

7 e 8 LUGLIO 2022: VENTO, TUONI, PIOGGIA E GRANDINE IN VALLE D’ITRIA
L’ECCEZIONALE ONDATA DI MALTEMPO SU LOCOROTONDO

Intervista al prof. Fabio Pastore nell’appassionante mondo della meteorologia
Il pomeriggio del 7 luglio 2022 il caldo al di sopra della media che ha caratterizzato tutto il mese di giugno è culminato in fenomeni atmosferici di una rilevanza straordinaria: venticinque minuti di vento, tuoni, pioggia torrenziale e grandine. Per provare a capirci qualcosa in più, ci siamo rivolti al professor Fabio Pastore, professore di matematica e appassionato esperto di meteorologia, al quale abbiamo poste le seguenti domante riguardanti i fenomeni atmosferici, il cambiamento climatico, nonché sul suo interesse per questa scienza.
1. Nell’ultimo periodo stiamo assistendo a fenomeni atmosferici preoccupanti che hanno interessato anche Locorotondo. Di che tipo di fenomeni si è trattato esattamente?
I fenomeni atmosferici che si sono verificati sono stati prevalentemente pioggia, grandine e forti venti. Questo fenomeno atmosferico si chiama downburst ovvero un temporale con forti colpi di vento discensionali e grandine, fenomeno che è rarissimo da noi. Questo si verifica con l’arrivo di aria fredda che, essendo più pesante, scivola sotto quella calda quindi c’è un rimescolamento dell’aria e si creano delle nuvole molto grandi che si chiamano supercelle, che hanno al loro interno dei venti molto forti che causano questo rimescolamento dell’aria. Quindi il pomeriggio del 7 luglio pioveva e grandinava, ma c’era soprattutto questo vento che andava dall’alto in basso, che insomma “cadeva dalla nube”. Quando si rimescola l’aria succede che le gocce di acqua vengono sbattute sopra la nube, si ghiacciano e poi scendono giù, ma non fanno neanche in tempo a sciogliersi e ritornano sopra e, quindi, piano piano il chicco si ingrandisce. Perché questo si verifichi c’è bisogno di molto tempo e la nube deve essere molto alta: più questi cumulonembi sono alti, più c’è la possibilità che si verifichi la grandine.

2. Come è possibile che in giornate così calde, improvvisamente, ci sia stata una grandinata così violenta e consistente?
Uno dei motivi per cui si è verificato questo evento atmosferico è la siccità prolungata, visto che non ha piovuto per tutta la primavera. Durante il mese di giugno si sono verificate temperature molto alte (sui 30°). La causa è da ricercarsi non solo nelle alte temperature, ma anche nell’aumento dell’umidità media che si è verificata tra giugno e luglio e che è tipica delle zone pianeggianti (come la Pianura Padana) dove fa molto caldo anche di sera e c’è poca ventilazione. In quelle zone, bastano delle infiltrazioni di aria fredda perché si possano verificare fenomeni atmosferici molto rilevanti. Da noi, di solito, non
è così perché il clima è ventilato ed è difficile che ci sia questo ristagno di aria. Eppure, nei giorni immediatamente precedenti al temporale, anche da noi si è verificato questa situazione di aria ferma. Poi è arrivata un’infiltrazione di aria fredda dal nord, che si chiama proprio fronte freddo, che è scivolata lungo l’Adriatico fino ad arrivare in Puglia. Questo fronte freddo ha impattato con quest’atmosfera molto calda e molto ricca di umidità e ha prodotto il fenomeno che si è verificato giovedì 7 luglio.
3. Quanti millimetro di pioggia sono caduti in quei pochi minuti di giovedì 7 Luglio?
In poco meno di mezz’ora, sono caduti circa 27 mm di acqua ad un’intensità di circa 330 mm all’ora. Se avesse piovuto con questa intensità per un’ora, sarebbero caduti 330 mm di pioggia pari alla quantità che dovrebbe cadere in 5 6 mesi di tempo. Il giorno dopo, l’8 luglio, ci sono stati dei temporali meno violenti e sono caduti quasi 63 mm di pioggia. Nel complesso, in appena 30 ore, sono cadute su Locorotondo 90 mm di pioggia. Dovete sapere che la media della pioggia che cade su Locorotondo in tutto il mese di luglio è di circa 20 mm.

4. Questi fenomeni hanno interessato solo la nostra zona o anche le altre zone limitrofe?
Questi fenomeni sono violenti ma anche molto localizzati. Se nel centro di Locorotondo sono caduti 27 mm di pioggia, nella zona in cui si trova Quinto Colore o in contrada San Marco non ne è caduto nessuno. Alberobello è stato solo sfiorato dal fenomeno. Locorotondo è stata la zona più piovosa di tutta la Puglia in questi due giorni.

5. Il cambiamento climatico sta interessando tutta Italia, da una parte con l'emergenza acqua nella Pianura Padana e dall'altra con lo scioglimento dei ghiacciai, cosa ci aspetta per il futuro?
Nessuno può sapere cosa che ci riserva il futuro. Quello che dicono le proiezioni climatiche, che sono basate su elementi matematici ma sono sempre soggette ad errore, è che andremo verso un aumento della temperatura media a causa dell’inquinamento, dell’effetto serra con la produzione di anidride carbonica, di ossido di azoto. Teniamo anche conto del fatto che i cambiamenti climatici ci sono stati anche in passato.
L’immagine satellitare che mostra, con una scala di colori, l’intensità del temporale

Quello che ci fa propendere che si stia verificando un cambiamento climatico, causato dall’aumento della temperatura rispetto all’epoca preindustriale, è la velocità con cui si sta verificando questo aumento della temperatura, aumento dovuto quindi non a cause naturali, ma a cause antropiche (ovvero all’azione dell’uomo sulla Terra).
Il temporale dell’8 luglio
Il downburst, insieme all’aumento della temperatura, la siccità prolungata, l’umidità ristagnante e le piogge intense e localizzate ci fanno pensare al fatto che questi fenomeni possono essere la spia del cambiamento climatico. Possono essere, ma non è detto, perché tali fenomeni si sono verificati anche in passato. Però, se questi fenomeni eccezionali si verificassero con una certa frequenza potrebbe essere indice che qualcosa sa cambiando più velocemente. Le grandinate si sono già verificate in passato, tanto che si fa anche l’assicurazione contro la grandine, specie per i vigneti. In conclusione, quello che è avvenuto può essere indice di un cambiamento climatico se il fenomeno dovesse ripetersi anche una volta all’anno con la stessa intensità, fermo restando che le grandinate non sono così rare da noi.

6. Secondo lei, ci saranno altri fenomeni come quelli che si sono verificati recentemente?
È stato un fenomeno eccezionale che va ricordato perché difficilmente si verificherà ancora a breve con questa intensità, in quanto il nostro clima non facilita questo tipo di fenomeni. In Pianura Padana, se ne verifica uno all’anno, ma da noi è difficile. Nella meteorologia, però, non si può mai dire perché è un fatto di probabilità, quindi un fenomeno che sia poco probabile non è detto che non si verifichi due o tre volte di seguito.
7. Cosa può fare ognuno di noi per provare ad arginare questo grande problema?
Ognuno di noi non può fare assolutamente nulla perché sono cambiamenti su larga scala e il nostro contributo da solo non produce effetti. Certamente però possiamo parlarne, discuterne, informarci e creare nel tempo una coscienza ecologica e di rispetto verso la natura e sapere che quando si verificano fenomeni atmosferici eccezionali può essere dovuto a questo. Quello che possiamo farne è, quindi, parlarne. Ci sono decisioni che devono essere prese a livello mondiale. In Europa, recentemente, è stato deciso di convertire il mercato automobilistico alla produzione delle auto elettriche, quindi non verranno più prodotte macchine a benzina e a gasolio. Questa è una decisione che nel tempo può provocare un impatto favorevole sul clima.

8. Secondo lei c'entra qualcosa l'inquinamento?
Certo, l’inquinamento centra perché anche nelle grandi città l’anidride carbonica, l’ossido di azoto e i particolati, delle particelle invisibili che contribuisco-
no a creare questa cappa nell’atmosfera ovvero l’effetto serra.

9. Come nasce la sua passione per la meteorologia?

Nasce fin da piccolo, grazie all’influenza di mio padre che era molto attento alle condizioni del tempo atmosferico. In particolare, ero affascinato dalla neve e, volendola studiare, ho cominciato ad osservarla e a volerne capire l’origine anche dal punto di vista scientifico. Quelli atmosferici sono fenomeni che sono legati alla nostra vita e che possiamo osservare direttamente, quindi la meteorologia è una scienza che ci viene incontro ogni giorno, è una scienza spettacolare che ci permette di abbracciare tutti i campi del sapere.
10. Quali strumenti usa un meteorologo per prevedere le condizioni atmosferiche?
A parte quelli classici quali le stazioni meteo, i radar e i satelliti, oggi esistono diverse app che si basano su modelli matematici che permettono di capire quale sarà l’andamento dell’atmosfera. In genere, un modello matematico propone una visione per qualche giorno che poi via via diventa più precisa. Le previsioni fatte due o tre giorni prima sono più precise rispetto a quelle che prevedono un arco temporale più lungo perché è più probabile che nel frattempo cambi lo scenario. La matematica su cui si basa la meteorologia non è una matematica esatta, ma una matematica probabilistica e la probabilità non ci dice mai la certezza.
11. Lei sapeva che ci sarebbe stata questa grandinata?
No, non sapevo ci sarebbe stata questa grandinata. Anche se nei giorni precedenti c'era più vento del solito, la sera si stava male a causa dell’umidità e pioviggina spesso. Ciò mi ha fatto notare che stava per succedere qualcosa.
12. Crede nella meteoropatia?
Ci sono degli studi su come il tempo atmosferico influenzi l’umore. Io penso che ci siano delle condizioni climatiche che ci fanno stare bene o male: il caldo ci rende più stanchi e nervosi mentre una temperatura più frizzante ci permette di essere più lucidi, di fare meglio le cose. Questo in genere, è ovvio che spesso la reazione è molto soggettiva. La meteoropatia può però diventare una scusa per mascherare altri problemi. Io penso che certe condizioni climatiche possono accentuare alcuni tratti del nostro carattere, negativi o positivi, ma non sono di certo la causa scatenante di alcuni comportamenti.
Francesco Scatigna e Francesco BasileCHIODO FISSO
Svolgere il servizio civile nel plesso “Oliva” è stato per me un passaggio fondamentale della mia vita. Ovviamente ad una prima lettura questa frase può apparire pura retorica, il classico pensiero che chiunque (ma non tutti) esprimerebbe per riassumere in poche parole un percorso che è complicato da sintetizzare in una piccola riflessione.
Eppure, per me non è un modo per sbrigarmela con poche parole, è stato davvero un percorso fondamentale per la mia crescita personale, non solo in termini di competenze pratiche, ma soprattutto in termini di progresso interiore, mentale, toccando anche la sfera più intima (presente e passata) della mia vita.

Se non fosse stato per il servizio civile nella stessa scuola media che ho frequentato da piccolo, probabilmente non avrei mai avuto un’altra occasione così perfetta per rivivere e ridisegnare, positivamente, ambienti e momenti che invece fin da piccolo si sono fossilizzati in me come traumi che hanno influenzato la mia vita.

Se non fosse stato per il servizio civile non avrei incontrato persone, o vissuto momenti, che mi avrebbero messo in crisi, “obbligandomi” a una crescita interiore necessaria che da tempo procrastinavo.
Se non fosse stato per il servizio civile a scuola probabilmente non avrei ripreso in mano matita e colori e avrei continuato a ignorare una passione/dote che ho fin da piccolo e che ora, invece, sto cercando di trasformare in un lavoro vero e proprio.
Se non fosse stato per il servizio civile a scuola non avrei conosciuto le donne e gli uomini di domani, ragazze e ragazzi pieni di energia (a volte troppa!) e di tante potenzialità che aspettano di essere stimolati e messi alla prova. Ragazze e ragazzi in cerca di figure che li spronino e li ascoltino, che li guidino e insegnino loro a vivere. Anche se indossano la maschera del “la scuola non serve” o “la scuola fa schifo”, in quest’anno ho davvero compreso che c’è una gigantesca richiesta d’aiuto da parte loro di essere ascoltati e seguiti, magari è una richiesta ancora per loro inconsapevole, ma di sicuro c’è.
Se non fosse stato per il servizio civile a scuola non avrei conosciuto persone gentili, disponibili, comprensive, divertenti, responsabili, affettuose, nervose, ansiogene, preoccupate, tristi… E con tante altre caratteristiche positive e negative, o meglio, semplicemente umane; perché la scuola (che si tratti di insegnanti, alunni, collaboratori scolastici o segretari) è fatta di esseri umani. Questo è il bello dell’esperienza che ho fatto, rientrare a scuola e comprenderla meglio, capire che non è un luogo fisico co-
FISSOLa richiesta inconsapevole di ascolto dei nostri ragazzi La scuola? Un flusso costante di energia
Il servizio civile come esperienza significativa di confronto con se stessi e con i cittadini di domani
me altri, è un mondo fatto di adulti e ragazzi in continua formazione, con le loro capacità e fragilità, che entrando in contatto tra loro spesso, senza saperlo, si aiutano a vicenda a maturare.

Il bello del servizio civile a scuola è stato poter attingere, nuovamente, per un anno a questo flusso costante di energia che aiuta a crescere e posso assicurare che nel mio caso è andata proprio così!

I quattrenni della Scuola dell’Infanzia sono stati impegnati insieme alle loro insegnanti, durante tutto il corso dell'anno scolastico 2021/22, nella realizzazione del progetto “Piccoli eroi a scuola” che ha permesso ai bambini di esplorare e sperimentare le proprie capacità motorie ed espressive, di fare proprio un ampio alfabeto motorio che li ha aiutati a sviluppare la loro capacità di apprendimento attraverso la costruzione di qualità psicomotorie fondamentali quali l'orientamento spazio temporale, l'equilibrio, il ritmo, la lateralizzazione e la coordinazione oculo-manuale. A fare da sfondo integratore a questo progetto ludico motorio sono state le avventure sulla Terra di 6 piccoli attrezzi: la palla Mairiposa "palla dispettosa", il cerchio Tondo "giramondo", il birillo Totò "sempre in piedi sto", il nastro Silvestro "nastro maldestro", la maestra Righella "la funicella", il maestro quadrotto e Bam Booh, un piccolo terrestre prigioniero dei propri scarabocchi.

Questo progetto ha entusiasmato molto non solo i bambini ma anche le stesse insegnanti che hanno via via potuto constatare come ogni atto motorio diventava un atto psico-motorio e come il linguaggio del corpo diventava azione, emozione e scambio affettivo.

UNA FANTASTICA ESPERIENZA DAL RESPIRO INTERNAZIONALE
Grazie al progetto Erasmus tutti noi alunni coinvolti abbiamo vissuto davvero una bella esperienza. Abbiamo accolto adulti e ragazzi nella nostra scuola, facendo visitare ogni parte di essa: dai laboratori, alla presidenza fino alla palestra. Dopodiché ad ogni alunno è stata assegnata una piccola parte da imparare, scritta in inglese, dove si descrivevano i vari ambienti della scuola in modo tale da presentarla alle delegazioni durante la visita che si è svolta dal 31 maggio al 1° giugno scorso. Alcuni di noi hanno svolto con i ragazzi delle attività didattiche anche al di fuori della scuola: nel centro storico di Locorotondo, nella zona monumentale dei trulli ad Alberobello, in spiaggia per svolgere attività di coding. Non a caso il progetto si intitola proprio “What’s your C@de?”. E, al termine dei tre giorni, c'è stata la festa nel cortile della scuola, con tutti gli ospiti, il saluto delle istituzioni e molto cibo. In quest’occasione, c'è stata anche la distribuzione degli attestati. È stata un'esperienza fantastica parlare in inglese e fare amicizia con i ragazzi stranieri e, infatti, alcuni di noi hanno anche creato gruppi su Snapchat per tenersi sempre in contatto.
Federica RosatoUN PERCORSO RICCO DI STIMOLI PER ALUNNI E DOCENTI
Quanto riportato nel breve contributo di una delle nostre alunne, riporta una parte delle innumerevoli attività svolte nell’ambito dei progetti Erasmus in cui i nostri alunni sono stati coinvolti solo negli ultimi due anni, i più difficili che, difatti, hanno limitato la mobilità internazionale ma senza interrompere il lavoro e la possibilità di incontro tra alunni di diversi Paesi europei, sia pure in modalità on line. Sono ben tre i progetti in cui l’I.C. “Marconi Oliva” di Locorotondo rappresenta l’Italia in Europa:


From Mythos to Logos: il progetto conclusosi a Dicembre 2021, dopo quasi tre anni di attività, ha coinvolto Grecia, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania e ha fatto “viaggiare” gli alunni attraverso la conoscenza e la riproposizione dei miti e delle leggende del proprio Paese e degli altri Paesi partecipanti.
Mindfulness and Wellbeing in European Schools: le Nazioni coinvolte Malta, Italia, Irlanda, Portogallo, Estonia, Croazia - puntano, con questo progetto, a creare le condizioni del ben essere a scuola e fuori dalla scuola. Le attività programmate e realizzate hanno riguardato la gestione efficace del tempo, la gestione dello stress e dei conflitti e la gestione del rapporto scuola famiglia attraverso la socializzazione e lo sviluppo delle Soft Skill, dell’amicizia

e delle abilità digitali. I ragazzi coinvolti hanno contribuito alla creazione di video e di cartoline digitali per le festività, di e-Book contro il Bullismo ed il Cyberbullismo, PowerPoint, slogan e disegni. Inoltre, i docenti hanno partecipato ad incontri di formazione in Croazia (6/10 Decembre 2021) e a Malta (21/25 Febbraio 2022). Il progetto si concluderà nel 2023. What’s your C@de?: l’obiettivo fondamentale del progetto portato avanti da Svezia, Grecia, Italia, Lettonia, Polonia è quello di sviluppare negli alunni coinvolti il pensiero computazionale attraverso il Coding e la Robotica. Dopo i meeting virtuali in Lettonia e in Grecia, il progetto è culminato nel meeting in presenza delle delegazioni in Italia, proprio nella nostra scuola di Locorotondo (30 Maggio/1 Giugno 2022) sui temi del Mapping tridimensionale, Ozobot, Coding in spiaggia, staff meeting, decodifica dei codici presenti sul territorio, Avatar nazionali, E-Scrap Book. Particolarmente partecipato è stato l’Erasmus Day con la presenza di tutti gli attori coinvolti. Il progetto si è concluso il 31 agosto 2022.





E, come recita il motto dell’Erasmus, ci auguriamo di rimanere “Uniti nella diversità”!

L’ELEZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO COMUNALE DEI RAGAZZI: IL NEOSINDACO RACCONTA…
Tutte le fasi di un lungo percorso e i propositi per il mandato ricevuto
Sono Michele Latorre, da quest’anno scolastico, il nuovo Sindaco dei Ragazzi e delle Ragazze della Scuola Primaria e Secondaria di Locorotondo. Il Consiglio comunale dei Ragazzi è formato da un gruppo di bambini e ragazzi, in tutto 21, che si occupano dei problemi della propria città e della propria scuola e dura in carica due anni. Quello precedente era già decaduto qualche anno fa e, a causa della pandemia da Covid19, l’abbiamo potuto rinnovare solo a fine anno scolastico 2020 2021. Io mi sono voluto candidare perché, la prima volta che la nostra professoressa ce ne parlò in classe, rimasi affascinato. Noi candidati sindaci dovevamo creare delle liste con il logo e scrivere il programma.
Per realizzare una lista c'era bisogno che coloro che si volevano candidare come consiglieri, aiutassero il candidato sindaco, affinché questi venisse eletto. Io mi ero già fatto un'idea di chi mi potesse aiutare in questa avventura: ragazzi molto affidabili e seri, difatti accettarono con entusiasmo di aiutarmi a intraprendere questa avventura e a continuarla. Ci siamo collegati su Meet e, in cinque domeniche, abbiamo concluso il programma elettorale, accordandoci su varie proposte nell’ambito culturale, ambientale, sportivo e dello spettacolo.
La campagna elettorale iniziò ad aprile 2022 e, per l'occasione, preparammo i cosiddetti “santini” da dare a tutti i ragazzi della scuola, per farci conoscere. Poi abbiamo avuto due giorni per fare il giro in tutte le classi e diffondere il nostro programma. Gli altri candidati erano Coce Carlotta e Palmisano Francesca. Il giorno delle elezioni è stato il cinque maggio. Io, prima di sapere che ero diventato il sindaco dei ragazzi, ero molto in ansia, ma quando ho saputo i risultati, è stato come se cadessi dalle nuvole.
Durante questo mandato, mi impegnerò a soddisfare i bisogni di tutti, cercando di accogliere anche gli spunti e le indicazioni dei consiglieri delle altre due liste. Capisco che ciò che ci attende non è una cosa facile, anche perché su molte nostre idee non possiamo intervenire direttamente, ma il mio compito principale sarà quello di presentare tutte le nostre istanze al Consiglio comunale della città, sperando nella benevolenza e nell’accettazione delle nostre indicazioni. Credendo vivamente nell’aiuto del nostro sindaco Antonio Bufano, ci auguriamo un futuro piacevole e fruttuoso.
Il sindaco dei ragazzi Michele Latorre
La lista ufficiale con i nomi dei neo-eletti


Dopo due anni di pausa per ragioni ben troppo note, finalmente si è potuto riproporre ai bambini dell’ultimo anno di scuola dell’Infanzia, il progetto di inglese, intitolato “Happy English”, previsto dal Piano Triennale dell’Offerta formativa dell’Istituto per una prima alfabetizzazione della lingua inglese.
Il progetto è stato svolto durante la seconda metà del mese di giugno, in orario pomeridiano, presso il plesso “Cinquenoci” che ha accolto, per ben cinque pomeriggi, i bambini che liberamente hanno voluto iscriversi. Ogni incontro ha avuto una sua precisa scansione: accoglienza in salone, visione di un filmato per la presentazione delle strutture lessicali da apprendere, ascolto di canzoncine, suddivisione in piccoli gruppi per lo svolgimento di attività attraverso un approccio ludico. Le metodologie didattiche utilizzate hanno fatto ricorso, oltre ai video, alle flash cards, ai puppets, a giochi sia di gruppo che di coppia che favorissero l’interazione dei e tra i bambini.


Un breve incontro è stato riservato alla consegna degli artefatti prodotti da ciascun bambino, raccolti in una cartellina appositamente realizzata.
Al termine del progetto, si è potuto constatare l’apprezzamento della proposta didattica sia da parte dei genitori che dei bambini; questi ultimi, infatti, hanno dimostrato grande entusiasmo soprattutto perché hanno avuto la possibilità di socializzare con bambini provenienti da altri plessi e che nelle prime classi della scuola Primaria, potranno diventare i loro nuovi compagni di classe.

“HAPPY ENGLISH”
I NOSTRI PICCOLI GIOCANO E IMPARANO CON LA LINGUA INGLESE




REALIZZATO DA LORENZO CECERE

