Azione 43 del 19 ottobre 2020

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Le emozioni non appartengono solo alla sfera privata ma anche a quella collettiva e le neuroscienze le indagano

Ambiente e Benessere Carlo Chizzolini, immunologo del Centre Medical Universitaire di Ginevra, ci parla di sistema immunitario e Covid-19

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 19 ottobre 2020

Azione 43 Politica e Economia Caos in Spagna, la magistratura contro il governo annulla il lockdown a Madrid

Cultura e Spettacoli Pubblicati da Aragno gli scottanti taccuini «segreti» di Cesare Pavese

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Stefano Spinelli

Storie e tesori alla BiblioBaobab

di Sara Rossi Guidicelli pagina 9

Colti di sorpresa, di nuovo di Peter Schiesser Le parole e i numeri invecchiano rapidamente in tempi di pandemia. In Svizzera siamo passati dai circa 500 casi registrati a inizio mese ai 2800 annunciati mercoledì scorso. Da preoccupante la situazione è diventata... molto preoccupante. Non la si definisce ancora allarmante, poiché gli ospedali (quasi tutti) non sono sovraccarichi, più allarmante è invece constatare come nel complesso la popolazione in Svizzera e in Europa abbia messo da parte la prudenza. Senza dubbio, la seconda ondata è arrivata. E ci ha colti di nuovo di sorpresa, autorità comprese. I dati lo confermano: aumentano le ospedalizzazioni, anche fra chi ha più di 60 anni, il tasso di positività dei tamponi effettuati ha toccato la settimana scorsa un picco del 15 per cento, ciò che ha fatto spinto Matthias Egger, ex presidente della task force di esperti, a stimare un numero di infettati cinque volte superiore a quelli ufficiali (in marzo erano dieci volte tanto, in agosto due-tre, secondo precedenti stime). I decessi ci sono, quotidianamente, ma non ancora in tal numero da spaventare la popolazione. Tuttavia, con lo stesso stupore con cui guardammo le immagini del

lockdown a Wuhan, oggi vediamo il presidente francese Macron ordinare il coprifuoco dalle 21 per quattro settimane a Parigi e in altre sette grandi città francesi, con severe conseguenze per ristoranti, bar, cinema, sale da concerto, teatri. Con la stessa preoccupazione registriamo nuovi lockdown, come quello nell’Irlanda del nord per 4 settimane, quello parziale in Olanda e quelli imposti e contestati in Spagna (vedi Nocioni a pagina 25), ma anche la decisione del Galles di chiudere le frontiere ai cittadini di altri paesi della Gran Bretagna se provenienti da regioni a rischio. Assisteremo presto a nuove chiusure di frontiere? Generalmente oggi si usa di più lo strumento del divieto di viaggiare nei paesi e nelle zone ad alto rischio, ossia quasi ovunque in Europa, di questo passo. Aleggia un nuovo lockdown? Tutti vogliono evitarlo, autorità cantonali e federali, il mondo economico, la popolazione. Ma non aspettiamoci interventi risolutori dalla politica federale (a parte l’invito ad attivare la app SwissCovid): Berna lascia tuttora il timone ai governi cantonali, riattiverebbe la «situazione d’emergenza» solo di fronte al rischio di un collasso delle strutture ospedaliere. I cantoni, ancora in modo poco concertato (d’altronde le realtà sono diverse),

impongono restrizioni à la carte, dall’obbligo della mascherina nei negozi, a restrizioni di aperture di locali pubblici la sera, a limitazioni del numero di persone che possono riunirsi, e probabilmente presto si andrà verso un obbligo generalizzato della mascherina in tutti i luoghi chiusi, ambienti di lavoro compresi (speriamo non anche all’aperto, come in Italia). Ma tutto questo ha e avrà un impatto relativo: se una volta scesi dall’autobus ci si toglie la mascherina e ci si bacia e abbraccia, tanto vale. Pur non dicendolo troppo ad alta voce, anche le autorità constatano che è proprio la disciplina nella popolazione che sta venendo a mancare. Forse l’estate ci ha dato la falsa sicurezza (e il sollievo!) che ci si potesse di nuovo venire più vicini, l’autunno invece ci sta dicendo che così le cose non vanno. La situazione è difficile: si è stanchi delle restrizioni, come lo riconosce anche il Consiglio federale, per cui si è meno disposti a fare di nuovo un passo indietro, a riprendere le distanze dagli amici. Eppure serve di nuovo consapevolezza che saremo solo noi, con il nostro comportamento, a poter schiacciare di nuovo la curva o a farla schizzare ancora più in alto. Alla fine sarà nostra responsabilità collettiva, il nostro fallimento, se verrà decretato un nuovo lockdown.


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