Azione 39 del 23 settembre 2019

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Anche gli uomini, quando diventano papà, vanno incontro a trasformazioni ormonali e neurochimiche

Ambiente e Benessere La palma «ticinese» nella lista nera delle invasive: si diffonde nei nostri boschi, minacciando la biodiversità e la funzione protettiva della foresta

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXII 23 settembre 2019

Azione 39 Politica e Economia Difficili sfide future attendono la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen

Cultura e Spettacoli Il Lucerne Festival di quest’anno era dedicato alla musica di Mozart e al tema del Potere

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© R. Pellegrini

Taeuber-Arp, creatività femminile

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Il virtuale senza virtù di Alessandro Zanoli Certe notizie capitano sotto gli occhi e smuovono un fondo d’anima, spingono come un sospiro di sollievo. «E meno male!» si trova a sbottare Luigi dopo aver letto che in un locale di Torino si stanno sperimentando serate in cui è vietato agli utenti portare con sé nella sala da concerto il proprio smartphone. Lasciando da parte la curiosità su come i responsabili del posto riescano a gestire la custodia e la riconsegna delle centinaia di apparecchi, certo questo ritorno al passato provoca un moto di soddisfazione. Negli ultimi tempi a Luigi è capitato più volte di osservare quanto quegli schermini accesi, sollevati sopra le teste, fungano da sorgenti di distrazione, suscitino inutili e non previste curiosità che lo distolgono dallo spettacolo in corso. A tutti capita, è comprensibile, di aver voglia di immortalare un momento dell’esibizione se c’è un artista importante sul palco. Anche a Luigi è successo. Vedere a pochi metri davanti a sé il sassofonista napoletano James Senese, l’anno scorso a Festate, era stata un’occasione in più per rimpiangere la propria adolescenza. Ma il breve video in cui l’ha immor-

talato quante volte poi è stato rivisto? Dove è finito? Di certo non è sopravvissuto a un inevitabile cambio di cellulare intercorso nei mesi seguenti. Valeva dunque la pena di filmare quei pochi secondi del concerto, o non era forse meglio limitarsi a «godere l’attimo», magari semplicemente cantando a squarciagola con gli amici? Tutte quelle mani sollevate, quei tentativi un po’ patetici di fissare l’inafferrabile, visti alla luce dell’oblio a cui tutte quelle registrazioni sono condannate, alla fine sembrano davvero un po’ ridicoli, se non inutili. E del resto pare che gli stessi artisti se ne stiano rendendo conto. Forse anche perché preoccupati dalla gestione della loro immagine, spesso invitano a loro volta gli spettatori ad evitare riprese video durante i concerti. Qualche settimana fa, a Milano, la cantante inglese Florence Welch l’ha fatto con un tono poetico davvero toccante: «Mettete via i telefonini, chiedete anche al vostro vicino di metterlo in tasca, viviamo tutti insieme questo momento ora, e poi saltiamo verso il cielo, con le mani in alto, per lasciare andare ciò che ci fa male o per mandare amore a chi vogliamo». La realtà delle cose è che la pandemia da dipendenza smartfonica

sta assumendo dimensioni che non avremmo mai immaginato. Luigi se ne accorge dal numero delle volte in cui avrebbe voglia di apostrofare i propri famigliari, i propri amici, quando durante una serata passata insieme si estraniano, spariscono dalla relazione senza muoversi dal tavolo. Ma non osa. Tutto è diventato ormai così normale... Un altro sospiro, stavolta molto meno liberatorio, Luigi l’ha tirato invece alla notizia che (come recita un servizio della RSI) «l’indisciplina dei deputati ha portato l’ufficio del Consiglio nazionale a proibire l’uso dei cellulari in aula, per ridurre il rumore e facilitare lo svolgimento dei lavori parlamentari». A questo punto siamo arrivati? Anche ai livelli più importanti della società si è persa la percezione degli effetti del proprio comportamento? Sembra che d’improvviso la potenza magica di questi dispositivi faccia pensare a chi li usa di essere diventati invisibili. Come dall’interno di una bolla, molte persone si sentono libere di parlare, discutere, persino litigare con il prossimo, senza preoccuparsi di quanto ciò invada e disturbi la privacy di chi sta loro attorno. Luigi si stupisce di come certe cose entrino nel nostro modo di essere e modifichino il concetto di normalità, spostandolo verso la disattenzione.


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