Azione 27 del 30 giugno 2020

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Cucinare insieme ai bambini è una buona e sana abitudine, non solo durante la quarantena

Ambiente e Benessere L’Ufficio federale della salute pubblica ha avviato una ricerca per capire quante persone in Svizzera hanno sviluppato gli anticorpi contro il Coronavirus

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 30 giugno 2020

Azione 27 Politica e Economia Donald Trump perde consensi anche fra la sua base elettorale

Cultura e Spettacoli A un mese dalla scomparsa di Christo, l’artista che ha fatto del wrapping il suo marchio

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© Danny Caron

Blenio, valle a misura di bicicletta

di Davide Bogiani pagina 19

Una decisione di portata storica di Peter Schiesser Il Covid-19 non monopolizza più tutti i pensieri e i dibattiti, si torna a parlare di altro, anche di Europa: Karin Keller-Sutter ha riaperto la campagna in vista della votazione popolare del 27 settembre sull’iniziativa UDC con cui si chiede l’abolizione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone. Se l’11 febbraio era affiancata da Benedikt Würth in rappresentanza dei Cantoni, lunedì scorso al suo fianco aveva i vertici dei sindacati e degli ambienti economici, a sottolineare la posta in gioco: non ne va soltanto della libera circolazione e dei vantaggi che complessivamente ha portato all’economia svizzera, nonostante alcuni problemi, ne va degli accordi bilaterali del primo (e probabilmente anche del secondo pacchetto), poiché la clausola ghigliottina prevede che la disdetta di un accordo comporti la disdetta automatica di tutti e sette. «Vista la crisi generata dal Coronavirus, non è tempo di esperimenti politici, il benessere della Svizzera non può essere messo in questione in questo momento», ha sottolineato Keller-Sutter. Il messaggio del Consiglio federale è chiaro: questa volta ne va

della via bilaterale. Un sì all’iniziativa avrebbe conseguenze peggiori del no all’adesione allo Spazio economico europeo, nel 1992, ha detto Keller-Sutter: quel voto spinse governo e parlamento a cercare con l’Unione europea altre forme di collaborazione, per non tagliare fuori la Svizzera dal mercato europeo, in cui vendiamo metà della merce che esportiamo; il risultato furono i due pacchetti di accordi bilaterali. Allora persino l’UDC si dichiarò favorevole alla via bilaterale, pur non condividendo le concessioni fatte in materia di libera circolazione e Schengen. Oggi pare pronta a sacrificare tutto quanto pur di abolire la libera circolazione. Questo almeno a parole, ma non è un mistero che sono contrari all’iniziativa persino i due consiglieri federali UDC Ueli Maurer e Guy Parmelin, anzi: da membri della commissione di politica estera del Consiglio nazionale ho sentito dire che anche fra i vertici dell’UDC si spera in un no – l’iniziativa servirebbe più che altro a profilarsi elettoralmente. Gli europeisti in governo e nella società civile non vogliono però correre il rischio di una sconfitta imprevista come nel febbraio del 2014 (iniziativa contro l’immigrazione di massa), motivo per cui Keller-Sutter si è presentata con i vertici dei

sindacati e del mondo economico, per mostrare che l’antica alleanza pro-europeista si è ricompattata. Keller-Sutter farà campagna nella Svizzera tedesca, Alain Berset in Romandia, Ignazio Cassis in Ticino: vedremo se il nostro ministro saprà spostare qualche voto, in un cantone che si profila da decenni come anti-europeista. In Ticino, la grande incognita è data dal Coronavirus: la chiusura delle frontiere con l’Italia è stata vissuta più come una perdita di contatti con la nostra realtà sociale, economica e culturale più prossima, o prevale l’impressione che si sta meglio stando isolati? Il consigliere di Stato Norman Gobbi non perde occasione per dire che in Ticino con la chiusura delle frontiere c’è stata meno criminalità (mi sono forse sfuggiti i dati che lo comprovano e che dimostrano una correlazione con la chiusura delle frontiere e non con il solo lockdown?), ma qualche ticinese si sarà anche reso conto che la chiusura delle frontiere significa anche controlli e lunghe code. E forse ricorda pure che oltre quattromila frontalieri hanno contribuito a far funzionare il sistema sanitario ticinese in questi mesi di emergenza. Non c’è da farsi illusioni sul voto in Ticino, ma va ricordato che in ballo c’è molto di più della libera circolazione.


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