Azione 27 del 5 luglio 2021

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Cooperativa Migros Ticino

Società e Territorio Le città del futuro dovranno essere a misura di donna: lo dice la geografa canadese Leslie Kern

Ambiente e Benessere La dottoressa Tessiatore spiega l’importanza della prevenzione vaccinale contro il papilloma virus

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 5 luglio 2021

Azione 27 Politica e economia A 20 anni dal G8 di Genova cerchiamo di capire cosa ne è stato del movimento no-global

cultura e Spettacoli Al MASI in mostra la stupefacente collezione fotografica di Thomas Walther

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c’era una volta (a) Lugano

Archivio storico della Città di Lugano

di Manuel Rossello pagina 35

La tv futura forse è quella del passato di Alessandro Zanoli Svolgendo una ricerca nell’Archivio dei quotidiani pubblicato sulla pagina web del Sistema bibliotecario ticinese (lo conoscete? è una miniera di scoperte) ci è capitato sott’occhio un riquadro, in un giornale degli anni Settanta, con «I programmi tv della giornata di oggi». Improvvisamente chi scrive si è ricordato che è esistito un periodo in cui le emissioni televisive erano trasmesse solo dal primo pomeriggio in poi. Niente tv al mattino. I canali televisivi a disposizione erano solo tre: Tsi, Rai 1 e Rai 2. Leggendo l’agenda delle trasmissioni proposte sono tornati a galla titoli di serie, testate di programmi di informazione e persino di rubriche che sembravano dimenticate e sono invece conservate incredibilmente nei neuroni, con una nitidezza sorprendente. Dai ricordi, leggendo alcuni titoli, hanno fatto capolino certe trepidazioni pomeridiane: in famiglia a volte non si vedeva l’ora di accendere l’apparecchio per seguire la puntata settimanale di uno sceneggiato, la trasmissione di approfondimento con il giornalista famoso, il quiz del giovedì sera. Persino lo Scacciapensieri del sabato era un avvenimento.

Il paragone con le attuali proposte televisive è del tutto impossibile. E altrettanto imparagonabile è il tono di quella televisione. Visto con gli occhi di oggi era paternalista, piccolo borghese, ingessato, come si usa dire. Al confronto con la televisione «globalista» che conosciamo oggi, in cui possiamo seguire le sventure alimentari di un gruppo di obesi statunitensi oppure le peripezie di una copia di personaggi nudi dispersi in una foresta, al confronto con le centinaia di canali tematici che toccano le più varie forme di argomenti e interessi, quella tv era poco più di un circolo parrocchiale. La rivoluzione della «reality tv», di cui alle nostre latitudini si è cominciato a parlare dopo l’arrivo sui teleschermi del Grande fratello e di tutte le sue filiazioni susseguenti, ha stravolto la compassatezza e serietà delle vecchie emittenti. L’arrivo in grande stile dei canali specializzati a pagamento, come Netflix, Amazon Prime, Disney+, per non parlare di Youtube, ha stravolto ancora di più le abitudini. L’offerta si è centuplicata ed è ormai umanamente impossibile vedere gran parte dei contributi televisivi a disposizione degli utenti (o anche solo sapere che esistono). Eppure per molte persone il sapore della vecchia tv è insostituibile.

Basta guardare come diversi canali facciano ricorso alle serie di telefilm del passato per arricchire il loro palinsesto e mantenere il contatto con il pubblico (a favore dei propri inserzionisti evidentemente). Chi scrive si è trovato ad esempio davanti agli occhi in prima serata vecchie puntate delle comiche di Stanlio e Ollio proposte dall’emittente di Stato italiana, addirittura sul suo canale culturale. Filmetti, a pensarci, girati la bellezza di cent’anni fa. Per non parlare degli innumerevoli ritorni, in momenti strategici della giornata, di vecchie commedie di Totò, Alberto Sordi, Nino Manfredi & Co. Caso ancora più emblematico, quello di un’emittente che da oltre un anno sta programmando a rotazione infinita, all’ora dei pasti, la serie della Casa nella prateria. Tutte le puntate una dietro l’altra e quando il ciclo finisce, si riprende da capo. È uno spazio tranquillizzante, pura evasione in un mondo di fine Ottocento che racconta, con ambizioni educative, di dilemmi morali, questioni etiche, discussioni filosofiche sul senso della vita, il tutto in piccole, prevedibili dosi: puro stile televisivo del passato. Nel Far west della vita quotidiana quella casa nella prateria è per molti una certezza che consola. Chissà, forse la vecchia tv ha un futuro...


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