Azione 18 del 29 aprile 2024

Page 1

SOCIETÀ

Una formazione specifica per chi lavora nelle farmacie aiuta nella lotta contro la violenza domestica

Pagina 3

TEMPO LIBERO

Sarajevo richiede lentezza, dal tram numero 3 scopriamo una città dove il tempo si è reinventato

Pagina 17

ATTUALITÀ

In Svizzera 150 anni fa nasceva la democrazia diretta che deve ora affrontare sfide impegnative

Pagina 23

Gli effetti del Long Covid sul cervello

edizione

18

MONDO MIGROS

Pagine 2 / 4 – 5

CULTURA

Al Museo d’Arte Moderna di Ascona sono esposti i grandi artisti della collezione Werner Coninx

Pagina 35

Buletti e Vardanega Pagine 10-11

Kant, l’influencer e Miley Cyrus

Per chi ci si è imbattuto negli studi senza una particolare predisposizione alla filosofia (e alla sofferenza), il pensatore tedesco Immanuel Kant, di cui in questi giorni si ricordano i 300 anni dalla nascita, è un osso duro da mordere. I più lo ignorano, ma gli dobbiamo molto. Fu lui, nella Critica della ragion pura a svegliarci dal sonno del dogmatismo ricordandoci che la nostra «è la vera e propria epoca della critica, cui tutto deve sottomettersi», compresi la religione e il diritto. Se pensiamo a quanto siano ancora forti i fondamentalismi, la sua lezione resta attualissima. Così come il suo progetto inascoltato per una «pace perpetua» (di cui ha riferito su questa testata Orazio Martinetti nell’edizione dell’8 aprile). Eppure, parecchi, piuttosto che studiarlo, preferirebbero scaricare un camion di ghiaia col cucchiaio. È uno di quegli autori che, quando lo leggi, devi tornare indietro più volte per capire una frase, perché

usa un gergo tutto suo: Kant si è inventato un intero linguaggio fatto di termini, ripresi da altri filosofi, che poi cambiano pelle, assumono un significato inedito, si trasformano in locuzioni nuove o espressioni ad hoc. Studiarlo è illuminante. Ma che fatica.

Quando hai dato gli esami sulle sue opere principali ti siedi soddisfatto e incredulo. Hai fatto bodybuilding mentale e meriti un premio.

Perciò, non nascondiamo un certo stupore di fronte ai tentativi di rendere «sexy» e «facile» il suo pensiero. Ci ha provato, ad esempio, l’associazione tedesca «Amici di Kant e di Königsberg» (la sua città) che, in occasione del rotondo anniversario, ha aperto un profilo Instagram (@manumanukant) nel quale un influencer belloccio di 23 anni, tale Manu, creato dall’intelligenza artificiale, dispensa pillole kantiane ai navigatori Internet della generazio-

ne Z. La faccia del ragazzo è stata generata basandosi sui ritratti del filosofo e montata su un modello 3D. E la sua voce è una versione sintetizzata di quella del tiktoker Ole Liebl. L’idea è lodevolissima: indurre i followers di Manu a familiarizzarsi con i concetti di Kant attraverso accostamenti famigliari. L’influencer cita la canzone Flowers di Miley Cyrus e fa notare come le sue parole siano riconducibili all’importanza dell’amor proprio e dell’autonomia, due pilastri del pensiero kantiano.

Sull’esito dell’operazione nutriamo invece qualche dubbio. Il 23 aprile, giorno successivo alla data esatta del 300esimo, i follower del profilo erano poco più di un migliaio. Quelli di Miley Cyrus, che in teoria si sarebbe più o meno consapevolmente ispirata a Kant, 217 milioni. Non c’è battaglia.

Bravi gli «Amici di Kant» a provarci, ma lo sanno anche loro che i ragazzi si affezioneran-

no più all’influencer virtuale che al filosofo reale, alle frasi ad effetto di Kant («Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!» o «Non c’è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione») più che alla sua monumentale e complessa visione. Ed è giusto così. Puoi abbellirlo finché vuoi, ma se intendi davvero capirlo, devi affrontarlo alla vecchia maniera, rompendotici la testa. Vale per tutto ciò che prima ci fa soffrire e poi ci migliora: lo sport e la palestra, la disciplina alimentare, l’applicazione nello studio, la capacità di tenere i nervi saldi sotto stress. Idem per Kant. Ti ci dedichi magari obtorto collo, col mal di pancia, e mentre lo fai sembra uno spreco di energie. Ma i risultati, la rivelazione di un modo di pensare che non avevi immaginato, non possono arrivare senza quelle ore «perse» maledicendo la fatica e le notti insonni sui testi di un pensatore stratosferico.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 Cooperativa Migros Ticino
◆ ● G.A.A. 6592 San t’Antonino
Freepik

Musica&natura per un’esperienza unica

Eventi ◆ Torna Hiking Sounds, in Ticino l’appuntamento è sul Tamaro con Sebalter e Andrea Bignasca

«Quando il sole tramonta / noi danzeremo intorno al fuoco / dal rosso fino al blu scuro / sopra le colline e le montagne / con le anime colme …» Le parole di Sebalter contenute in Better things, brano d’apertura dell’omonimo EP uscito qualche settimana fa, sembrano tagliate su misura per la nuova edizione di Migros Hiking Sounds. L’evento che mette insieme musica e natura, celebrandone il connubio in ogni sua forma, la prossima estate tornerà infatti ad animare cime e sentieri delle nostre montagne a suon di passi e di musica.

«Non c’è solo il concerto ma anche questa idea del pellegrinaggio e le due cose insieme mi piacciono»

(Andrea Bignasca)

Dal primo giugno fino al 29 settembre, diciotto giorni di musica e di escursioni in nove luoghi del nostro Paese. Si parte dalle vette vallesane di Crans-Montana e si arriva fino allo Schwarzsee friburghese passando per San Gallo, Zugo, Berna, Svitto, il Giura Vodese, i Grigioni e naturalmente anche il Ticino.

La tappa nostrana di Migros Hiking Sounds, dal titolo Dalla città alle Alpi, avrà luogo il 15 e il 16 giugno sul Monte Tamaro. L’appuntamento per amanti di musica e montagna è al villaggio di partenza situato alla stazione a valle del Monte Tamaro, dove i check-in si svolgeranno tra le 9 e le 11. Una volta ricevuta la goodie bag (contenente barrette proteiche e crema solare), si raggiungerà la stazione intermedia in funivia, dove dalle 10:00 alle 14:30, sul Talent Stage si esibiranno gli emergenti Lhanzom e A.W.A. Dalla stazione intermedia si potrà partire per l’escursione. A partire dalle 14.00 l’appuntamento sarà sotto al palco di Hiking Sounds; si comincerà sabato 15 giugno con il gruppo punk rock locarnese ...Piace? e Sebalter, mentre il giorno successivo, domenica 16 giugno, toccherà a Julie Meletta e ad Andrea Bignasca. Sebalter è entusiasta di partecipare per la prima volta al Migros Hiking Sounds, «quella di suonare in mezzo alla natura è un’idea che mi piace molto, in particolare se penso al mio nuovo lavoro che, per sonorità e testi, si accorda perfettamente con lo spirito dell’iniziativa. In questo album torno al folk e al folk rock, recupero le sonorità del banjo e delle chitarre acustiche. Il mio EP Better Things è molto influenzato dalla natura e dal nostro rapporto con essa; c’è un brano che si intitola Mountain Wind e la copertina dell’album mette al centro gli elementi naturalistici della montagna, del fuoco… elementi che mi sono serviti sia nella fase in cui ero in cerca di ispirazione, sia nella scrittura dei brani e poi, appunto, nel disegno della copertina». Musica a parte, pensando alla seconda anima di Migros Hiking Sounds, che è quella del cammino,

Con «Azione» al Migros Hiking Sounds

«Azione» mette in palio alcuni biglietti per la giornata del 16 giugno sul Monte Tamaro. Per partecipare al concorso inviate una mail a giochi@azione.ch, oggetto «Tamaro» con i vostri dati (nome, cognome, indirizzo, no. di telefono) entro domenica 5 maggio alle 24.00. Affrettatevi a partecipare!

*Nel biglietto non è incluso il costo di risalita in Telecabina.

Colazione con la mamma

Monte Generoso ◆ Il 12 maggio il Fiore di Pietra invita a un brunch in Vetta

Domenica dodici maggio sarà la Festa della Mamma, occasione ideale per ringraziare le madri per il loro lavoro, la dedizione e l’impegno nel corso di tutto l’anno. Il Fiore di Pietra, nato da un progetto di Mario Botta, con il suo incantevole scenario naturalistico e la vista mozzafiato, per l’occasione invita a un ricco brunch accompagnato da musica dal vivo. Il buffet in Vetta proporrà prelibatezze dolci e salate, vegetariane e non, in un viaggio di gusto che celebra i prodotti stagionali del nostro territorio, il tutto all’insegna di una giornata indimenticabile che resterà nel cuore delle famiglie e… delle mamme. Il biglietto include viaggio A/R con il trenino a cremagliera da Capolago a Monte Generoso Vetta e brunch a buffet con acqua e caffè.

Programma della giornata Viaggio di andata e ritorno in treno a cremagliera secondo l’orario ufficiale.

Orari del brunch: 11.00–15.00

Tamaro, che è un luogo speciale. E non è soltanto l’idea di suonare che mi entusiasma, ma il fatto che le persone si prendano tutta una giornata per camminare in montagna, facendo una cosa che amano abbinandola all’esperienza della musica. Non vi è solo il concerto, ma anche l’idea del pellegrinaggio, e le due cose insieme mi piacciono».

Migros

dell’escursione in montagna, Sebalter ci confida la sua passione: «Io stesso sono un amante della montagna. Riguardo al concerto dal vivo al Migros Hiking Sounds, mi piace pensare che sia rivolto a chi ama passeggiare nella natura, godere delle sue bellezze per poi ritrovarsi, una volta a destinazione, davanti a un palco».

Sulla stessa linea anche Andrea Bignasca, che nell’atmosfera alpina del Monte Tamaro porterà il suo nuovo brano Undo me in uscita il 10 maggio – lo annunciamo qui in anteprima – e che lancia il nuovo album Stranger, in uscita a ottobre 2024 «È la seconda volta che partecipo al Migros Hiking Sounds e sono contento di poterlo fare tornando a suonare in Ticino e sul

Redazione

Silini (redattore responsabile)

Sala

Mazzi

Fioretti

Leoni

Giugno si avvicina, e se siete amanti delle escursioni e della musica, Migros Hiking Sounds è quello che fa per voi. Segnatevi le date del 15 e 16 giugno e venite a sperimentare il connubio perfetto tra escursionismo e musica dal vivo! Soprattutto partecipate al concorso di «Azione» che mette in palio dei biglietti gratis.

Dove e quando

Migros Hiking Sounds Monte Tamaro, 15-16 giugno 2024. Tutte le informazioni sulla manifestazione, sui sentieri e sul programma dei concerti sul sito migroshikingsounds.ch. Lunghezza percorso: 4,7 km

Dislivello in salita: 500 m

Dislivello in discesa: 100 m Il biglietto di andata e ritorno per la telecabina non è incluso nel biglietto di Hiking Sounds e deve essere acquistato separatamente. migroshikingsounds.ch

Posta elettronica info@azione.ch societa@azione.ch tempolibero@azione.ch attualita@azione.ch cultura@azione.ch

Pubblicità

pubblicita@migrosticino.ch

Prezzi:

Adulti: CHF 76.50

Ragazzi (6-15 anni): CHF 46 Bambini (0-5 anni): Gratis Prenotazione obbligatoria! (Evento confermato con un minimo di 35 partecipanti) Info e prenotazioni: www.montegeneroso.ch

Condividi la tua esperienza: Seguici e taggaci su Instagram (@montegeneroso_official) e Facebook (@montegeneroso. official) per condividere i momenti più belli della tua giornata in vetta!

Concorso

«Azione» mette in palio un pacchetto-famiglia per la Festa della Mamma di domenica 12 maggio in Vetta al Monte Generoso. Il pacchetto include un biglietto andata e ritorno sul trenino a cremagliera e il brunch al Fiore di pietra per mamma, papà e 2/3 bambini. Per partecipare al concorso mandare una e-mail a giochi@ azione.ch (oggetto «Brunch Mamma»), indicando i propri dati e il numero dei partecipanti entro domenica sera 5 maggio 2024 (estrazione 6 maggio). Buona fortuna!

Stampa

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 2
Fondato nel 1938 Abbonamenti
tel +41 91 850 82 31 lu–ve 9.00 –11.00
azione Settimanale edito da Migros Ticino
e cambio indirizzi
/ 14.00 –16.00 registro.soci@migrosticino.ch
Simona
Barbara
Manuela
Romina
Natascha
Ivan
Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Telefono tel + 41 91 922 77 40 fax + 41 91 923 18 89 Indirizzo
Redazione Azione CP 1055 CH-6901 Lugano
Carlo
Manzoni
Borla
postale
Migros Ticino Reparto
CH-6592 S. Antonino tel +41 91 850 82 91 fax +41 91 850 84 00
pubblicità
Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino tel +41 91 850 81 11
Editore e amministrazione
Centro Stampa Ticino SA Via Industria – 6933 Muzzano Tiratura 97’925 copie ●

SOCIETÀ

Quale tipo di auto comprare?

La convivenza delle diverse tecnologie propulsive può mettere in imbarazzo l’acquirente di fronte a un «menù» troppo ricco

Pagina 7

Una piattaforma per i genitori Il Forum Genitorialità offre un nuovo canale dove informarsi e accedere a corsi, conferenze o consulenze

Pagina 9

Studi e testimonianze sul Long Covid Il dottor Paolo Rossi ci spiega le ricerche neurologiche sulle complicanze sviluppate dopo il Covid e tre pazienti si raccontano

Pagine 10-11

Lotta alla violenza domestica anche in farmacia

Un primo aiuto ◆ Il Piano di azione cantonale prevede anche attività di sensibilizzazione e formazione rivolte a diverse categorie professionali, tra queste il personale delle farmacie

Quella della violenza domestica resta, purtroppo, una tematica d’attualità, che non risparmia – ovviamente – nemmeno la realtà in cui viviamo. Nel nostro Cantone, infatti, nel 2023 la polizia è intervenuta 1’037 volte per disagi in famiglia, quindi mediamente quasi tre volte al giorno, mentre a livello nazionale nello stesso anno sono stati complessivamente compiuti 19’918 reati di violenza domestica, tra cui 25 omicidi (i dati sono della polizia).

Negli ultimi anni, il Consiglio di Stato del Canton Ticino ha posto la lotta alla violenza domestica tra i suoi obiettivi prioritari. Convinto del fatto che questa preoccupante problematica sociale, che tocca tutti i ceti e le nazionalità, possa essere contrastata solo attraverso l’azione congiunta e attiva su più fronti di istituzioni e società civile, ha approvato, nel 2021, il «Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica», implementato nel 2022, il quale mostra per la prima volta un sistema d’intervento e sostegno fatto di misure in gran parte già attivate e altre in fase di sviluppo. Quattro sono gli assi di intervento: politiche coordinate (a livello internazionale, nazionale, cantonale e regionale), prevenzione (attraverso la sensibilizzazione di popolazione e professionisti), protezione delle vittime e perseguimento degli autori dei reati.

Le farmacie sono un canale privilegiato: sono facilmente accessibili, ben distribuite sul territorio e hanno la fiducia dei clienti

In materia di prevenzione, occupa una posizione di rilievo l’attività di formazione delle varie categorie professionali che in qualche modo hanno a che fare con il tema, cui sono riservate numerose misure, a livello sia cantonale che nazionale. È in questo ambito che si iscrive un interessante progetto che riguarda il personale delle farmacie che in quanto a violenza domestica può giocare un ruolo importante a livello di informazione, prevenzione e orientamento sia attraverso le sue specifiche competenze sia grazie al rapporto di fiducia che instaura con la propria clientela.

«Le farmacie sono una comoda “porta d’accesso” per chiedere informazioni in caso di bisogno. Lo abbiamo visto bene con il Covid, quando erano uno dei pochi servizi rimasti accessibili», spiega Myriam Proce, Coordinatrice istituzionale del dossier violenza domestica. Inoltre esse sono presenti in modo capillare sull’intero territorio. «La farmacia è un canale di contatto privilegiato; con la scusa di prendere un qualsiasi medi-

camento, si ha la possibilità di chiedere aiuto o quantomeno di abbordare il tema. Il fatto poi che le persone si rivolgono tendenzialmente alla medesima farmacia, dà modo a chi vi opera di captare eventuali segnali e osservare dei cambiamenti», continua la coordinatrice.

«Il coinvolgimento delle farmacie è frutto di un’iniziativa congiunta lanciata dalle sedi regionali ticinesi di Soroptimist International Club e Zonta International Club, che tuttora sostengono il progetto, ripresa poi nel Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica», aggiunge Myriam Proce. All’idea hanno da subito aderito l’Ufficio del farmacista cantonale, l’Ordine dei farmacisti e l’Associazione ticinese degli assistenti di farmacia, i quali, in collaborazione con la Divisione della giustizia, hanno promosso un’indagine volta a individuare le esigenze del personale in merito al tema.

Per raggiungere gli obiettivi del progetto fondamentali sono l’adesione delle oltre 200 farmacie sparse sul territorio cantonale e del Moesano, come pure le conoscenze di base che consentono a farmacisti e assistenti di farmacia di riconoscere i segnali di una situazione di violenza domestica e di poter offrire un primo supporto, per esempio orientando chi necessita di aiuto sulla base degli specifici bisogni espressi.

La prima fase del progetto, svoltasi lo scorso anno, prevedeva la messa a disposizione dell’utenza da parte di ogni farmacia del Cantone di un flyer formato tessera contenete i principali numeri di telefono da contattare in caso di necessità. «Prioritario resta infatti far circolare il più possibile le informazioni e favorire quindi l’accesso agli aiuti per chi è toccato dal problema», commenta Myriam Proce. Nel frattempo, dall’indagine conoscitiva svolta durante la scorsa primavera, è emerso un forte bisogno di formazione sul fenomeno e un’importante difficoltà per gli operatori del settore a confrontarsi con persone che subiscono violenza nel proprio ambiente domestico. In particolare è risultato che farmacisti e aiuto farmacia entrano effettivamente in modo regolare in contatto con vittime di violenza domestica o presunte tali senza tuttavia – nella metà circa dei casi – sapere come comportarsi. Da qui – considerato anche che il tema non è praticamente trattato durante i percorsi formativi – la necessità, emersa in maniera evidente, di approfondire il tema, soprattutto per quel che attiene ai servizi sul territorio.

Tali risultati hanno dato conferma dell’importanza di organizzare un percorso formativo rivolto a chi

opera all’interno di una farmacia. «Nel Canton Vaud è stato sviluppato un progetto di formazione online molto interessante, che attualmente stiamo adattando alla realtà ticinese – spiega la coordinatrice sul tema della violenza tra le mura di casa in Ticino – La formazione, alla quale si accederà tramite iscrizione, sarà disponibile a partire dall’autunno. Si tratta di un percorso formativo strutturato in moduli che ogni dipendente di farmacia potrà seguire individualmente in base alle esigenze personali e professionali».

Al pari delle farmacie, diverse altre categorie professionali, attive in svariati ambiti, hanno già svolto o prevedono una formazione di base e continua sul tema della violenza domestica. «Tanta sensibilizzazione viene fatta anche sul più specifico tema della violenza nei confronti degli anziani – aggiunge Myriam Proce – Pro Senectute in collaborazione con l’Ufficio degli anziani e l’Ufficio del medico cantonale del Dipartimento sanità e socialità sono molto attivi per quel che riguarda la formazione del personale delle case per anziani, dei

servizi di cura a domicilio, come pure l’attività di sensibilizzazione nei centri diurni e negli istituti scolastici frequentati dai ragazzi che si stanno formando nell’ambito socio-sanitario».

Restando in ambito sanitario, medici e infermieri che operano nelle strutture d’emergenza dell’Ente ospedaliero cantonale negli ultimi anni hanno seguito una formazione volta al riconoscimento e presa a carico delle vittime di violenza domestica, facente sempre parte del Piano d’azione cantonale. «Dopo questa esperienza, il personale si è organizzato per mantenere attivo un gruppo di formazione continua, nell’ambito del quale vengono regolarmente approfonditi nuovi aspetti volti a migliorare la presa a carico dei pazienti e la collaborazione con la rete esterna», spiega Myriam Proce. In tal senso, oltre a favorire ed approfondire tutta una serie di collaborazioni con diversi settori professionali, si sta per esempio sviluppando, in collaborazione con l’Ordine dei medici del Cantone Ticino, un progetto di formazione destinato alla categoria dei medici di famiglia che al pari delle farmacie

rappresentano un canale privilegiato per il riconoscimento di situazioni di violenza domestica.

Tra le iniziative già svolte ricordiamo anche la formazione online rivolta a psicologi e psicoterapeuti, proposta in collaborazione con l’Associazione ticinese degli psicologi, o ancora il pomeriggio di studio dedicato ad avvocati, praticanti legali e giuristi, promosso dall’Ordine degli avvocati del Canton Ticino. «Nel corso dell’anno sarà inoltre proposto un pomeriggio di studio sulle conseguenze della violenza domestica per i bambini coinvolti e le misure previste per proteggerli – precisa la coordinatrice – in generale comunque l’attività di sensibilizzazione rivolta all’insieme della popolazione e quella di formazione indirizzata a professionisti e volontari attivi nell’ambito della lotta contro la violenza domestica, vanno proposte regolarmente e sul lungo termine, poiché è soltanto tutti insieme uniti contro la violenza che possiamo davvero fare la differenza».

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 3
Informazioni www.ti.ch/violenzadomestica
Da un’indagine conoscitiva svoltasi la scorsa primavera è emerso che farmacisti e aiuto farmacisti entrano effettivamente in contatto in modo regolare con vittime di violenza domestica. (Keystone) Alessandra Ostini Sutto

Succosa e tenera carne di tacchino

Attualità ◆ Dai libero sfogo alla tua fantasia culinaria con la sua versatile carne e approfitta questa settimana dell’offerta speciale sulla confezione doppia di fettine

Tenera, succosa e incredibilmente versatile, la carne di tacchino presenta un basso tenore di grassi ma un elevato contenuto di vitamine, sali minerali e pregiate proteine. Inoltre, risulta meglio digeribile rispetto ad altri tipi di carne; pertanto, è particolarmente indicata per coloro che soffrono di stomaco sensibile. Il tacchino è il pollame più imponente, a dipendenza della specie può arrivare a pesare anche fino a venti chili. Il tacchino intero viene spesso cucinato al forno durante le ricorrenze più importanti, come le festività natalizie, tradizionalmente farcito con un gustoso ripieno. Dal tacchino si ricavano altri gustosi tagli che si possono cucinare

nei più svariati modi, arrostiti, bolliti, grigliati o tritati per la preparazione di invitanti hamburger. Dal petto si ricavano i tagli più magri e pregiati, ideali per essere arrostiti brevemente al fine di dar vita a ricette ricche di sapore, tra cui le fettine, i medaglioni, le cotolette o i minifiletti. Come per il pollo, anche il tacchino deve sempre essere servito ben cotto per evitare problemi di salute. La temperatura interna consigliata deve essere di almeno 74 gradi. Infine, per stupire i tuoi ospiti con una ricetta succulenta, ti proponiamo in questa pagina una tenera piccata di tacchino accompagnata da una fresca dadolata di pomodori.

Azione 30%

Fettine di tacchino

«La belle escalope»

2 x 360 g Fr. 22.90

invece di 33.10

I 10 anni dell’app Migros

La

Ingredienti per 4 persone

• 4 fettine di tacchino di ca. 120 g

• 2 pomodori

• ½ cipolla

• Mazzetto di prezzemolo

• 3 cucchiai di Condimento bianco

• sale

• pepe

• 2 uova

• 3 cucchiai di parmigiano grattugiato

• 1 cucchiaio di farina

• 3 cucchiai di burro per arrostire

Preparazione

Taglia i pomodori a dadini. Trita finemente la cipolla e il prezzemolo. Mescola i pomodori con la cipolla e la metà del prezzemolo. Condisci con il Condimento bianco, sale e pepe. Sbatti le uova e mescolale con il prezzemolo rimasto e il parmigiano. Condisci le scaloppine con sale e pepe. Passale prima nella farina poi nell’uovo. Rosola la carne a fuoco medio per ca. 8-10 minuti nel burro per arrostire. Servi la piccata con la salsa fredda di pomodori.

Attualità ◆ L’apprezzata applicazione della Migros festeggia i suoi primi dieci anni di vita. Per sottolineare il giubileo, è previsto un grande concorso con in palio 10 x 10’000 punti Cumulus

L’app Migros per molti clienti è ormai diventata uno strumento fondamentale per orientarsi nel mondo Migros. Lanciata 10 anni fa in risposta alla necessità di poter soddisfare le esigenze della clientela fuori casa, in negozio, così come anche a casa, negli anni l’applicazione è stata costantemente sviluppata e ottimizzata da un affiatato team di esperti con l’obiettivo di offrire il massimo in fatto di esperienza di navigazio-

ne sul proprio smartphone. Oggi non c’è niente di meglio dell’app Migros per potersi immergere a tutto tondo nel grande universo Migros e poter approfittare di molti utili servizi.

Una miriade di possibilità

L’app Migros ti offre molti vantaggi e funzionalità utili. Tra queste possiamo citare la ricerca delle filiali più vicine a te, le offerte settimanali, i quiz, i concorsi come anche la prova gratuita di prodotti, le novità dell’assortimento, le valutazioni dei prodotti da parte degli utenti e utili consigli per la vita di tutti i giorni. Molto apprezzate dalla clientela sono anche la lista della spesa, la possibilità di ordinare online, il portafoglio con i buoni digitali e la possibilità di pagare via app, come anche il servizio subitoGo per fare acquisti facili e veloci con il cellulare. Infine, nell’app puoi trovare gli scontrini delle tua spesa, come anche i certificati di garanzia, per avere sempre tutto a portata di… cellulare.

Un grande concorso per festeggiare

Per celebrare il traguardo dei dieci anni di vita dell’app, Migros ha lanciato un concorso a premi che, con un po’ di fortuna, ti permette di vincere 10 x 10’000 punti Cumulus del valore di CHF 100.- per 10’000 punti. Per partecipare è necessario compilare il modulo entro il 5.5.2024. Buona Fortuna!

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 4
ricetta Piccata di tacchino con salsa fredda di pomodori

Golosità anche per vegani

Novità ◆ Il mitico gelato con la foca della Migros ora disponibile anche nella variante con ingredienti vegetali

Per la gioia di tutti i vegani, ma non solo, gli storici bastoncini alla vaniglia raffiguranti la foca esistono ora anche nella versione a base vegetale, prodotti con latte di cocco. Per quanto riguarda il gusto, vogliamo

scommettere che sarà difficile distinguerli da quelli a base di latte? Anche la consistenza si avvicina molto al gelato convenzionale. La grafica della confezione con l’otaria non poteva che rifarsi a quella del prodot-

to originale, immagine creata quasi cinquant’anni fa dal grafico Hans Uster e ancora oggi considerata una vera icona che a molti richiama sicuramente alla mente dolci ricordi d’infanzia.

Bastoncini alla vaniglia V-Love

12 pezzi Fr. 7.30

Il marchio V-Love della Migros propone ormai numerosi prodotti a base vegetale, dedicati a coloro che seguono una dieta vegana o vegetariana, ma anche a chi cerca nuovi gusti nel contesto di un’alimentazione equilibrata e variegata. Specialità innovative, realizzate con ricette originali e ingredienti accuratamente selezionati. Tutti i prodotti recano il marchio V (V-Label), che garantisce l’origine vegana o vegetariana degli ingredienti.

Approfittane di gusto

Confezione

40%

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 5
Schweppes è ora in vendita alla tua Migros
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento delle scorte.
Schweppes Bitter Lemon, Ginger Ale o Indian Tonic, 6 ×1 litre o 6 ×500 ml, p. es. Bitter Lemon, 6 ×500 ml, 7.10 invece di 11.90
Annuncio pubblicitario
da 6
Oreo Ice Cream Bites sono in vendita alla tua Migros

Quale auto comprare? Il menù è fin troppo ricco

Motori ◆ La convivenza tra le diverse tecnologie propulsive può mettere in imbarazzo i potenziali acquirenti

Ognuno di noi sa cosa vuol dire aprire un frigorifero quando è appena stata fatta la spesa. Ci si trova dentro di tutto un po’, vero? E si può scegliere se mangiare carne oppure uova, verdure oppure formaggi. Bene, oggi nel mondo automobilistico diversi Costruttori si trovano in una situazione simile. Hanno il «frigo» pieno di differenti tecnologie propulsive. Dalle più tradizionali come benzina e diesel passando per gli ibridi leggeri, i full-hybrid, gli ibridi plug-in ovvero alla spina e gli elettrici puri. E gli automobilisti sono i commensali che si devono sedere a tavola e decidere che cosa hanno voglia di mangiare.

Tra i Costruttori c’è chi ha già abbandonato la produzione di motori a gasolio o benzina, altri, come Kia, mantengono una gamma più diversificata

Ecco allora che i Costruttori, come un navigato chef di un ristorante, a seconda di quello che in quel momento abbonda, oppure delle «scadenze» più vicine, spingono un prodotto piuttosto che un altro cercando di andare incontro ai gusti degli ospiti. Ma se un pranzo o una cena durano lo spazio di un giorno, con l’acquisto di una vettura si parla di anni. Se da una parte la possibilità di scelta è sempre un

successo, dall’altra genera indecisione: va prestata ancor più attenzione! Oggi nel mondo delle auto vale tutto e il contrario di tutto. Si dice che alcuni concessionari non ritirino più usati alimentati a gasolio e lo stesso giorno sembra che altri concessionari non ritirino più usati elettrici. Tutto questo si riflette su quotazioni estremamente ballerine dei valori, grandi svalutazioni improvvise e soprattutto un gran mal di testa dei consumatori.

Ma chi ha ragione e chi ha torto?

Indubbiamente stiamo assistendo a una transizione tecnologica che è stata ed è fortemente auspicata e spinta dai politici. Il fatto che l’Unione europea abbia stabilito delle multe per le Case automobilistiche che inquinano di più li ha messi davanti a una strada senza uscita. I costruttori che superano il valore di emissioni di CO2 fissato dall’Unione europea sono multati con un’ammenda di 95 euro per ogni grammo eccedente il limite, per ogni vettura venduta. Secondo i dati europei consultati da «Automotive News Europe», le multe totali già date ammontano a circa 510 milioni di euro. I prossimi obiettivi di emissioni previsti in Europa sono di 93,6 grammi per chilometro per il 2025, 49,6 g /km per il 2030 e zero emissioni per il 2035. Ci arriveremo? Forse.

Ritorniamo al «nostro frigo», costruttori come Kia ad oggi hanno in gamma tutte le tecnologie e a un li-

vello di eccellenza. Dal diesel installato sulla Sorento a un elettrico da oltre 500 cavalli sulla EV6-GT. Dal benzina della Picanto al mild-hybrid della Sportage passando per l’ibrido plug-in della XCeed. Avendo tante tecnologie propulsive, possono metterle su qualsiasi modello a seconda delle richieste del mercato. Giusto per essere chiari, la nuova Sorento appena presentata alla stampa esce dalle linee produttive sia diesel sia benzina ibrida plug-in ed è poi la filiale del Paese che decide quale versioni ordinare e commercializzare. «Perché non vendere ancora il diesel se il mercato chiede quello?» ci ha spiegato un manager dell’azienda coreana. Come dargli torto. E allora perché altri costruttori hanno già abbandonato quasi totalmente i motori termici e soprattutto il diesel? In alcuni casi perché il mercato per quelle auto non li chiedeva più, in altri casi perché erano obbligati a fare una scelta di campo non avendo numeri abbastanza grandi da potersi permettere di dare più scelte al cliente finale. Insomma non avevano un «frigo» abbastanza capiente.

Vero è che molti hanno anticipato lo stop della produzione di motori alimentati a gasolio e a benzina al 2030 ma la scadenza ufficiale è il 2035. Date fissate dai politici e gli stessi politici potrebbero cambiare idea. «Indietro non si torna, al limite ci potranno essere delle proroghe di qualche an-

no…» ci spiega un manager di un’azienda automobilistica del nord Europa. Lo stesso che ci racconta come la transizione verso le zero emissioni vada di pari passo con la guida autonoma che porterà a ridurre ai minimi termini la mortalità a causa degli incidenti stradali. «Perché un computer alla guida è più affidabile di un essere umano». E allora, se non ci saranno più incidenti, le auto potranno

essere costruite in modo più leggero. Utilizzando materiali plastici al posto del metallo. La diretta conseguenza sarà quella di aumentare l’autonomia e renderle meno «energivore». Sembra quasi fantapolitica del mondo a quattro ruote invece è tutto vero. E noi che siamo seduti a tavola dobbiamo guardare bene il menu per scegliere il «piatto» più buono ma anche più digeribile. Scelta non facile.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 7 SOCIETÀ
Annuncio pubblicitario La nuova Kia Sorento è prodotta sia diesel sia benzina ibrida plug-in.

a partire da 2 pezzi

25%

6.75 invece di 8.95

Tutti gli articoli Gesal BARRIERE

Vari repellenti contro i parassiti

a partire da 2 pezzi, 25% di riduzione per es. Acchiappaformiche BARRIERE, Utilizzare i biocidi con cautela. Prima dell'uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto Disponibile anche: Power spray antivespe BARRIERE, 400 ml

6585.091 per es.

25%

13.45

finora 17.95

Terriccio leggero per piante da balcone e da vaso

Terriccio senza torba per tutte le piante fiorite da balcone e da vaso, circa 50% di peso in meno, 35 l

6581.106

20%

6.35 finora 7.95

Fertilizzante per gerani e piante fiorite

Con formula di sostanze nutritive per piante da balcone dall'elevato consumo, 1 l

6582.293

25%

16.45

finora 21.95

Concime universale

Indicato per verdura e fiori in aiuole, vasi e cassette da balcone nonché piante da appartamento, 6 kg

6582.494

25%

8.95

finora 11.95

Terriccio universale di qualità

Per tutte le piante da appartamento, da balcone e da giardino, apporto di sostanze nutritive per un periodo fino a 8 settimane, 20 l

6580.160

20%

7.95

finora 9.95

Coni fertilizzanti per gerani e piante fiorite

Per gerani e piante da fiore, fioritura rigogliosa per l'intera stagione, 30 pz.

Disponibili anche: coni fertilizzanti universali, 30 coni 6583.094

doitgarden.ch ORDINA OGGI, RICEVI DOMANI: scegli tra più di 25 000 articoli. SHOPPING ONLINE Click & Collect gratis Invio postale gratuito a partire da fr. 75.–Consegna gratuita in circa 700 punti di ritiro vicino a te. Le migliori offerte della settimana. Azioni valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.

Una piattaforma al servizio dei genitori

Famiglia ◆ Il Forum Genitorialità offre da poco un nuovo canale dove informarsi e accedere a corsi, conferenze o consulenze

Formazione e famiglie sono due concetti sempre più legati che devono però ancora superare alcuni pregiudizi. I genitori che seguono corsi o partecipano a incontri per approfondire le tematiche legate alla crescita sono in aumento e possono contare su numerose proposte diffuse in tutto il Ticino. Alcune famiglie faticano però ad ammettere di essere in difficoltà di fronte a sfide sempre più complesse. Altre non riescono a entrare in contatto con le opportunità di formazione e consulenza, da considerare anche solo quali fonti d’ispirazione. Ecco che per sostenere gli enti organizzatori nella promozione delle loro attività, facilitando nel contempo l’accesso a queste ultime da parte dei genitori, il Forum Genitorialità ha lanciato alcuni mesi or sono la piattaforma «Formazioni e enti».

Sul sito del Forum (www.genitorialita.ch), cliccando su «Formazioni e enti», appaiono le proposte del momento, così come la possibilità di inserire dati per ricerche mirate. Da un evento è facile risalire all’ente organizzatore, ampliando sia la raccolta di informazioni, sia i contatti. Va subito rilevata la grande varietà dell’offerta, in grado di rispondere alle diverse esigenze e personalità dei genitori. Corsi, ma anche singoli incontri, conferenze o ancora consulenze private hanno l’obiettivo di fungere da stimolo, come pure di soddisfare bisogni e modalità di approccio che non sono forzatamente uguali per tutti.

Il Forum Genitorialità è impegnato da anni quale ente mantello a incoraggiare il lavoro in rete fra gli enti e i professionisti che nella Svizzera italiana lavorano a contatto con le famiglie. Attivo sotto forma di associazione dal 2020, è pure partner consultivo delle autorità nell’ambito della promozione e della realizzazione delle politiche familiari. Oltre al ruolo di coordinamento, svolge compiti legati al rilevamento dei bisogni di formazione e alla produzione di documentazione e strumenti. Per il Forum la formazione dei genitori è uno spazio

Viale dei ciliegi

Valentina Federici Intelligenza Artificiale, Viaggio oltre l’ignoto Il Castoro (da 13 anni)

Un tema ricorrente alla recente Bologna Children’s Book Fair, svoltasi in questo mese di aprile, è stato quello relativo all’Intelligenza Artificiale e alle sue ripercussioni sulla creatività umana, in particolare – trattandosi di una Fiera del Libro – sulla produzione di testi letterari e sul futuro delle professioni legate al libro. Tre importanti autori italiani, Pierdomenico Baccalario, Marco Magnone e Davide Morosinotto, hanno dato vita a un interessante esperimento, convogliato nel libro che vi stiamo presentando, nel quale la creatività umana è stata messa a confronto con le capacità dell’Intelligenza Artificiale. L’esperimento è stato condotto con criteri rigorosi: a due scrittori, uno umano e uno artificiale, è stato dato il compito di scrivere un racconto. Le consegne erano le stesse: identico spunto, genere narrativo, ambientazione, epoca, lunghezza del testo. Identici snodi nella trama. Serie regole di lavorazione: ogni comunica-

di prevenzione a favore della salute e contro le dipendenze e l’esclusione. Il lavoro in rete permette da parte sua di condividere risorse, competenze ed esperienze, raggiungendo così un pubblico più ampio.

La nuova piattaforma, lanciata in collaborazione con l’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani, si inserisce in questa dinamica, come conferma la coordinatrice del Forum Genitorialità Sladjana Pansera. «Gli enti membri sono una trentina di cui circa dieci hanno già caricato le loro proposte di formazione sulla piattaforma. Sono offerte che riflettono i bisogni manifestati dalle famiglie, poiché gli enti organizzatori hanno sovente origine in gruppi di genitori o sono formati da specialisti a loro volta a diretto contatto con chi ha un determinato problema».

Ci sono tematiche legate ad ogni fase della crescita, dalla prima infanzia all’adolescenza, all’età adulta. Precisa Sladjana Pansera: «I genitori cercano informazioni e risposte in merito a questioni caratteristiche di questo momento storico. Si pensi ad esempio alle nuove tecnologie, alle diverse forme di famiglia, alla visione di genere. Per i temi emergenti come quest’ultimo la piattaforma è uno strumento molto utile proprio perché permette alle associazioni di recente costituzione di farsi conoscere e alle famiglie di trovare facilmente un contatto pertinente. Sono pure presenti enti attivi da anni nell’ambito della prevenzione dalle dipendenze e nella promozione del benessere psichico che propongono regolarmente occasioni di scambio e formazione». La nostra interlocutrice constata che i genitori sono alla ricerca di risposte, ma anche di un confronto che permetta loro di condividere con altre famiglie esperienze analoghe. Inoltre alcuni temi sono assai complessi, come nel caso delle diverse forme di famiglia, per cui è necessario disporre di risposte corrette e aggiornate su quesiti di vario genere, non da ultimo di natura giuridica. Nelle offerte formative destinate

ai genitori spiccano pure nuove sensibilità, ad esempio nei confronti dei disturbi legati all’apprendimento. I destinatari delle formazioni, che si pongono come semplici forme di approfondimento adatte a tutti, sono per lo più i genitori senza distinzioni di ruolo, ma non solo. Aggiunge la coordinatrice del Forum Genitorialità: «Emerge un interesse crescente da parte dei padri, ai quali alcuni enti riservano formazioni esclusive, così come accade per i nonni, sempre più coinvolti nella crescita dei nipoti mentre i genitori lavorano». Un altro tema d’attualità sul quale si sofferma la rappresentante del Forum è l’integrazione, che pone un duplice problema a livello di formazione. «Le famiglie straniere sono spesso le più vulnerabili, ma sono anche le più difficili da raggiungere». Su questo aspetto il Forum è convinto che bisogna insistere, perciò oltre al lancio della piattaforma sfrutta i social media.

Il problema di come raggiungere le famiglie, in particolare quelle più bi-

sognose, è emerso anche in occasione dell’evento organizzato lo scorso marzo a Bellinzona dal Forum Genitorialità e da Formazione dei genitori CH, durante il quale è pure stata presentata la piattaforma. Il workshop ha permesso ai rappresentanti di diverse associazioni di incontrarsi e riflettere su come e perché è importante formare i genitori, evidenziando pure la necessità di garantire un’elevata qualità delle proposte. Un’altra recente iniziativa del Forum è stata dedicata alle famiglie arcobaleno.

È interessante rilevare che alla formazione dei genitori rivolgono un’attenzione crescente anche alcuni Comuni. Per la coordinatrice del Forum si tratta di un segnale positivo come testimoniano le recenti iniziative di Locarno e Capriasca. Spiega Sladjana Pansera: «La Città di Locarno ha promosso diversi incontri di supporto alla genitorialità incentrati sull’adolescenza. Di conseguenza i temi principali affrontati erano legati alle tecnologie con in primo piano l’utilizzo di

videogiochi e social media. Lo stesso tema è stato approfondito da un lato con i genitori e dall’altro con i professionisti in modo che i due gruppi di adulti si rivolgano ai giovani con il medesimo linguaggio, rendendo così più chiaro e uniforme il messaggio legato ai rischi di un abuso di questi mezzi. Un secondo progetto virtuoso è quello di Capriasca, questa volta rivolto alla prima infanzia attraverso una serie di eventi sull’arco di più mesi concepiti per facilitare la partecipazione dei genitori. Organizzati nel luogo di residenza, gratuiti, senza la necessità di un’iscrizione e con servizio di baby-sitting, gli incontri avvicinano i genitori di bambini piccoli auspicando che questa attenzione alla formazione prosegua anche quando i figli crescono».

Considerato che il corso preparto è ormai diventato una consuetudine per le coppie in attesa di un figlio, si può supporre che pure il partecipare in seguito a eventi formativi possa trasformarsi in un’attività ordinaria. L’auspicio della coordiantrice del Forum Genitorialità si basa sull’evoluzione della società, caratterizzata anche in questo ambito da grandi cambiamenti. Le offerte di formazione per i genitori sono molto più numerose di quanto si possa immaginare, la piattaforma merita pertanto una visita, anche solo per curiosità. Il vantaggio di un simile strumento è di richiamare l’attenzione anche su altri temi rispetto all’oggetto della propria ricerca.

Si sente comunemente affermare che «fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo». Oggi esistono però proposte di sostegno e accompagnamento attraverso momenti formativi e di approfondimento che possono contribuire a facilitare il compito educativo. La piattaforma lanciata dal Forum Genitorialità è uno strumento immediato per avvicinarsi a queste proposte.

Informazioni www.genitorialita.ch

zione e input dato ai due autori doveva essere assolutamente tracciabile e documentabile, quindi anche con lo scrittore umano si è comunicato sempre ed esclusivamente tramite e-mail. Inoltre, uno dei tre curatori, Baccalario, è stato tenuto all’oscuro di quale dei due autori fosse la macchina, così da avere almeno un editing privo di potenziali pregiudizi. E ovviamente nessuno dei due scrittori avrebbe avuto accesso al testo dell’altro. Per quanto riguarda l’istanza autoriale umana è stata scelta una scrittrice, e di proposito una scrittrice esordiente, così che il suo stile non fosse immediatamente riconoscibile. Lei è

Valentina Federici (che tra l’altro vive in Svizzera, nel canton Vaud), già apprezzata dai curatori del progetto che avevano avuto modo di notare la qualità di un suo precedente manoscritto a loro sottoposto, e che in effetti ha svolto, anche per questo progetto sperimentale, un ottimo lavoro. Il suo racconto è ottimo, ma lo è anche quello dell’Intelligenza Artificiale. Lo è altrettanto? In cosa divergono i due testi? Sono riflessioni cruciali, efficacemente esposte dai tre curatori nella prefazione e nella postfazione, davvero illuminanti e in grado di aprire interrogativi profondi su come si potranno impiegare, in modo etico e costruttivo, le nuove possibilità che l’Intelligenza Artificiale ci offre.

Cathy Eliot Biofilia

Storiedichi Edizioni (da 8 anni) Tra le altre tendenze emerse alla Fiera di Bologna possiamo annoverare una più alta attenzione alle lingue, una sempre più evidente attenzione ai temi ambientali, e un’ormai conclamata ricerca di qualità artistica nelle illustrazioni. Un libro bello,

raffinato, insolito, che racchiude tutte queste cose è Biofilia, della giovane e molto promettente casa editrice Storiedichi. Si tratta di un albo (ma non per piccolissimi) dell’illustratrice britannica Cathy Eliot, che racconta per immagini 14 parole, provenienti da varie lingue del mondo. Il tratto comune fra queste parole è che ognuna di esse esprime qualcosa che riguarda il nostro rapporto con la Natura che ci circonda e nella quale siamo immersi. Inoltre sono tutte parole intraducibili al di fuori della loro lingua d’origine, per lo meno non con la stessa immediatezza, perché bisognerebbe farne una perifra-

si. Troviamo, ad esempio la tedesca Waldeinsamkeit, che può indicare una solitaria contemplazione della natura, attraversando un bosco; il termine islandese Gluggavedur, letteralmente «tempo da finestra», bello da godersi stando al calduccio dentro casa; il Komorebi giapponese, ossia quell’effetto di luce diffusa che trapela dai raggi del sole attraverso il fogliame. Per ogni parola, un’immagine evocativa dentro cui abbandonare sguardo e cuore, amplificata anche dall’effetto ad ala della pagina che si può espandere in larghezza. Il titolo è un esplicito omaggio all’ipotesi scientifica racchiusa nel saggio omonimo, del 1984, del biologo statunitense Edward O. Wilson, che rilevava, nell’essere umano, la tendenza innata a legarsi emotivamente a tutto ciò che è vivo. Proprio come fa questo libro, che sollecita emotivamente piccoli e grandi a contemplare, a riflettere, a rievocare e condividere istanti profondi di vissuto. Perché, anche se non conoscevamo quel termine, in quella particolare lingua, quella «cosa lì» l’abbiamo provata tutti. Ed è importante saper coglierne la meraviglia.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 9 SOCIETÀ
di Letizia Bolzani Corsi e formazioni si rivolgono non solo ai genitori ma anche ai nonni, sempre più coinvolti nella crescita dei nipoti. (Freepik.com)

Il complesso puzzle degli studi sul

Medicina ◆ Le complicanze a livello cerebrale che si sono sviluppate a seguito del virus SARS-CoV2 sono oggetto di varie ricerche neurologiche

È la conclusione dei maggiori studi internazionali: il Long Covid colpisce persone di tutte le età e comprende un ventaglio di effetti avversi sulla salute, post-acuti e a lungo termine, causati dall’infezione. L’autorevole «Science» (rivista scientifica pubblicata dall’American Association for the Advancement of Science) sottolinea l’importanza di accogliere la crescente preoccupazione e rimarca l’impegno profuso da più gruppi di ricercatori, il cui obiettivo è raccogliere sempre di più e meglio informazioni sulla condizione delle persone con Long Covid e sugli effetti di vasta portata che il virus ha prodotto, compreso il rischio di sviluppare altre malattie croniche.

Il virus SARS-CoV2 può innescare l’attivazione di una tipologia di cellule abbondantemente presenti in tutte le regioni del sistema nervoso centrale, dando vita a un meccanismo noto come «neuroinfiammazione»

Il legame tra Covid-19 e i sintomi neurologici è quanto gli studiosi si prefiggono di sondare. A conferma della consapevolezza (maturata durante la prima fase della pandemia) della correlazione tra infezione e problemi a livello cerebrale, infatti, sempre più numerosi studi di questi ultimi mesi si sono concentrati sul Long Covid (sintomi successivi all’infezione e sequele del virus) a medio e lungo termine (settimane, mesi e anni).

Al recente Congresso nazionale della Società italiana di neurologia, il professor Carlo Ferrarese, direttore del Centro di neuroscienze di Milano (Università degli studi di Milano-Bicocca) ha affermato che «in particolare, nel corso dell’ultimo anno sono emerse numerose segnalazioni di possibili ripercussioni a distanza dell’infezione. Dagli studi autoptici si evince una possibile invasione da parte del virus nel sistema nervoso centrale, ma la maggior parte del danno sull’organismo è in relazione ai meccanismi che regolano il sistema vascolare e i processi infiammatori». Ciò significa che il virus SARS-CoV2 può innescare l’attivazione di una tipologia di cellule abbondantemente presenti in tutte le regioni del sistema nervoso centrale, dando vita a un meccanismo noto come «neuroinfiammazione».

Dal canto suo, lo specialista in neurologia Paolo Rossi (Direttore sanitario e Primario alla clinica Hildebrand Centro di riabilitazione Brissago) ripercorre gli ultimi quattro anni: «Nella tempesta iniziale è presto maturata la percezione che la malattia da Covid-19 facilitasse nettamente l’insorgenza di disturbi neurologici». Molti i segnali del tropismo del virus sul sistema nervoso centrale: «A cominciare dai sintomi della perdita di olfatto e gusto evidenziati dagli studi in un’alta percentuale di pazienti, in concomitanza ad altri disturbi del sistema nervoso centrale».

“Neurology”, rivista scientifica internazionale e organo di stampa ufficiale della American Academy of Neurology, 2023, primo autore Simone Beretta) riguardava 52’759 persone delle quali ben 1856 hanno presentato sintomi neurologici. Fra questi, i più significativi sono 25% di encefalopatia (ndr: sofferenza del cervello che si esprime prevalentemente con disturbi di vigilanza e cognitivi in cui il pa-

ziente è più rallentato) e perdita o riduzione di olfatto e gusto (20%)».

È in linea la ricerca pubblicata su «The New England Journal of Medicine» con 800mila persone (di cui 142mila hanno risposto) sollecitate sui sintomi cognitivi: «Molti lamentano una “nebbia cognitiva”, sintomo identificato in corso di pandemia come una generica correlabile all’encefalopatia». È un segnale importante,

Come evitare la cronicizzazione dei sintomi

Nel 2023 «Nature Reviews Microbiology» ha raccolto tutte le sindromi finora riconosciute come conseguenza a distanza dell’infezione da Covid e ha pubblicato una ricerca che fa chiarezza:

ne». Tutti in gran parte legati alla risposta immuno-infiammatoria e ai danni vascolari, tendono a comparire settimane o addirittura mesi dopo la fine della fase acuta.

spiega Rossi, più frequente all’esordio della malattia e poi più comunemente descritto dai pazienti durante il cosiddetto Long Covid con le seguenti implicazioni: «Tornando allo studio italiano, il 27% dei 1856 intervistati manifesta sintomi lievi persistenti a lunga distanza, identificabili con disabilità leggere che non interferiscono con la capacità di svolgere le attività del vivere quotidiano, ma

che cambiano la capacità di agire della persona». Altro discorso, riprende Rossi, sono i sintomi debilitanti e invalidanti nella vita quotidiana: «Questi sono presenti in alta percentuale in quei pazienti che hanno avuto complicanze maggiori come ad esempio un ictus. Ma il Long Covid neurologico raramente porta a una disabilità che impedisca un vivere quotidiano (lavarsi, vestirsi, camminare e via di-

Inequivocabili i numeri: «Lo studio Neuro-Covid-Italy (pubblicato su

«La sindrome da Long Covid interessa prevalentemente pazienti di qualsiasi età (più frequentemente tra 36 e 50 anni), non ospedalizzati e con malattia da lieve a moderata». Per quanto attiene ai disturbi cognitivi nel Long Covid: «Sono della stessa entità dello stato di ebbrezza da intossicazione da alcol, o possono essere paragonati a dieci anni di invecchiamento cognitivo. Altri quadri clinici comprendono convulsioni, mente annebbiata, demenza e anche psicosi che si può manifestare nel 26% dei casi a un anno dalla guarigio -

«Il Covid-19 non è solo una malattia respiratoria; colpisce anche il cervello e può provocare disturbi neurologici gravi se non curati tempestivamente», così il professor Stefano Pallanti dell’Istituto di Neuroscienze (Firenze), che suggerisce un percorso per evitarne la cronicizzazione. «Più del 40% dei malati ha sviluppato gravi disturbi cognitivi con la SARS (precedente sindrome respiratoria acuta da Coronavirus). A distanza di qualche anno, ci è stato possibile osservare come queste complicanze si siano cronicizzate se non curate ade -

guatamente e tempestivamente. A distanza di quattro anni si è evidenziato come questi soggetti non siano riusciti a riprendere una vita normale e tornare al lavoro».

A questo proposito, uno studio pubblicato sulla rivista «The Lancet Psychiatry» (https://lc.cx/M33P7i) ha evidenziato che quasi una persona su tre, tra coloro che hanno contratto il SARSCoV2, sta sviluppando disturbi neurologici dovuti al Long Covid. E già nel 2020 il professor Pallanti sottolineava l’importanza di riconoscere nelle fasi iniziali i sintomi neuropsichiatrici legati al Covid per evitarne la cronicizzazione, riconoscendone il carattere non solo psicologico ed evidenziando l’effetto negativo del virus sul cervello: «Agi -

sce mediante meccanismi di infiammazione e alterazione della risposta immunitaria».

L’aspetto di «neurotropismo» delle prime ondate è riassunto dal neurologo Paolo Rossi della clinica Hildebrand di Brissago: «Le mutazioni del virus hanno cambiato la sua natura e, se compariamo le prime tre ondate epidemiche, l’incidenza neuro-Covid declina significativamente nel tempo: le mutazioni hanno reso il virus certamente meno “maligno”, probabilmente anche nel contesto neurologico. Da neurologo, potrei fare una speculazione ipotizzando che quando il virus era più “neurotossico” abbia creato una sorta di fattore di rischio per patologie degenerative del sistema nervoso centrale».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 10
Neuro-Covid-Italy

Long Covid

cendo). Piuttosto, nel paziente determina una diminuzione della capacità di agire, con uno spettro variabile».

L’aspetto psicologico

D’impatto è l’aspetto psicologico nel contesto delle diverse ondate pandemiche sui tre anni, come spiega Paolo Rossi: «In Clinica Hildebrand abbiamo riassunto questi aspetti nella nostra pubblicazione Ruolo predittivo di fatigue e fattori neuropsicologici nel recupero funzionale delle persone con Covid in forma severa, comprendendo che all’inizio del percorso riabilitativo dei nostri pazienti la sofferenza psicologica è più evidente in coloro che avevano avuto forme gravi di malattia e un vissuto e un’esperienza di consapevolezza del rischio di morire, con una conseguente fisiologica situazione di prostrazione psicologica». Egli sottolinea che anche chi è rimasto a casa tra il 2020 e il 2021, con forme di Covid da lievi a moderate, ha fatto i conti con l’isolamento personale psicologicamente destabilizzante: «Un aspetto non del tutto quantificabile, una nebbia cognitiva che sfugge in parte alla rigida classificazione di un’entità di danno, ma che deve essere tenuto in considerazione nel periodo medio-lungo e nel decorso del Long Covid».

«Quando

sono sotto stress il mio cervello va in tilt»

Ticino ◆ Tre testimonianze sulla «seconda vita» post Covid

Vittoria Vardanega, testo e foto

Il profilo dei pazienti

Così Rossi riassume il profilo dei pazienti con Long Covid: «Quasi tutti hanno alle spalle la malattia delle prime ondate, quando era pregnante la consapevolezza che potesse essere mortale». Un vissuto paradossale che lo porta a osservare che «allora esisteva solo il Covid, oggi è come se non ci fosse per niente: ecco che psicologia, psichiatria e neurologia si sovrappongono in maniera chiara, anche nella presa a carico del paziente con Long Covid». Conclusioni condivise pure dallo studio Neurocovid patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia: «Si è notato il cambiamento delle ripercussioni del Covid durante le differenti ondate: i sintomi a distanza si sono fortunatamente ridotti, con una prevalenza che dall’8% della prima ondata è scemata nel corso del tempo da 5% fino al 3% nell’ultima fase della pandemia». È emerso pure che: «Nella maggior parte dei casi c’è stato un recupero funzionale nel corso delle prime settimane e mesi».

Si conclude però che i problemi neurologici che maggiormente hanno impattato a distanza di tempo riguardano difficoltà di attenzione e di memoria. La presa a carico riabilitativa che tocca il nostro territorio, così come una lettura del quadro generale sul destino di pazienti con Long Covid al sistema nervoso centrale, ci sono descritte da Rossi e dall’esperienza maturata nella Clinica Hildebrand a Brissago: «Un ruolo predittivo sulla risoluzione dei deficit neuropsicologici nel recupero funzionale era inizialmente ancora più difficile di oggi da delineare, ciò potenziava l’importanza di dare un significato positivo alla riabilitazione».

Interessanti gli studi effettuati dal nosocomio durante la seconda ondata: «Dei 66 pazienti giunti da noi con quadri di disabilità post Covid da moderata a severa (fra i quali circa l’88% aveva alti livelli di fatica cognitiva e fisica), circa il 17% lamentava depressione e il 23%, sintomi legati all’ansia».

Risultati post riabilitativi

Confortanti i risultati post riabilitativi: «Questi pazienti mostravano poi un significativo calo del grado di disabilità non solo motoria, ma soprattutto cognitiva». Complice del risultato confortante è la presa a carico interdisciplinare del Long Covid, dove la coordinazione dei vari attori sanitari (neurologo, neuropsicologo, fisioterapisti, ergoterapisti) risulta paritetica e necessaria, pure confermata dallo studio pubblicato nel «The New England Journal of Medicine», che ripone ancora migliori prognosi negli ulteriori monitoraggi di questi pazienti.

Rossi conclude: «Abbiamo conferma che pazienti con disabilità fisica importante hanno una concomitante fatica cognitiva nella misura dell’88%; per condurre a un recupero significativo del paziente, la presa a carico deve essere globale e interdisciplinare. A maggior ragione è dunque necessario considerare proprio gli aspetti cognitivi, per avere successo nel percorso riabilitativo».

Convivere con il Long Covid comporta molte rinunce e la necessità di inventarsi ogni giorno nuove strategie per aggirare i limiti imposti dalla malattia. Tre pazienti ticinesi raccontano la loro esperienza.

Cristina, Katja e Roman sono pazienti Long Covid, una malattia pressoché invisibile, che si presenta con una grande varietà di sintomi e di cui si sa ancora molto poco. Gli operatori sanitari in Ticino hanno preso sul serio sin da subito la loro condizione, ma fuori da ambulatori e ospedali si sono spesso scontrati con incredulità e scetticismo.

Cristina Paonessa , infermiera presso l’ospedale di Locarno, sapeva che prima o poi avrebbe contratto il coronavirus. Quando si ammala, a dicembre 2020, i sintomi sono severi: febbre, svenimenti e saturazione bassa. «Avevo bisogno dell’ossigeno e non riuscivo ad alzarmi dal letto», ricorda. «Ma non volevo andare in ospedale: avevo visto troppe persone entrare e non uscire più». Dopo una lunga convalescenza, cominciano a tornarle le forze. Cristina pensa di essere guarita. «Mi sbagliavo». Inizia a notare dei vuoti di memoria significativi: intere conversazioni, avvenute poco prima, svaniscono nel nulla. A confermare i suoi sospetti sono i test di concentrazione e memoria presso l’ambulatorio Long Covid di Locarno, di cui è stata la prima paziente. «Ho riscontrato delle difficoltà che prima non c’erano. Mi sono spaventata, più di quanto mi aveva spaventata la mancanza di fiato durante il Covid».

«Dopo oltre tre anni i sintomi sono migliorati, ma non scomparsi. Si acuiscono nei momenti di sovraccarico mentale o con la stanchezza»

Cristina diventa anche molto sensibile agli stimoli esterni, tanto che fare la spesa comporta uno sforzo non solo fisico, ma soprattutto mentale: «Le luci, i rumori, gli spazi ristretti, la presenza di altre persone – tutto mi dava fastidio, mi confondeva così tanto che non riuscivo a concentrarmi su quello che stavo facendo». Dopo oltre tre anni i sintomi sono migliorati, ma non scomparsi. Si acuiscono nei momenti di sovraccarico mentale o con la stanchezza a fine giornata. Racconta che ancora oggi basta un imprevisto per mandarla in confusione, mentre un tempo sarebbe stata in grado di gestirlo facilmente. «Il mio cervello va in tilt, è come guardare una pagina bianca». Praticare la mindfulness, una forma di meditazione, la aiuta a mantenere la calma quando fatica a ricordare qualcosa o a concentrarsi.

«Le persone mi vedono sorridente e pensano automaticamente che stia bene, ma è solo il mio carattere: cerco sempre di vedere il lato positivo». Cristina si sistema una ciocca di capelli viola dietro l’orecchio e indica il rossetto acceso. «Mi piacciono i colori. Lo mettevo anche durante la pandemia. Quando abbassavo la mascherina, il sorriso delle persone che lo notavano era rincuorante. In ospedale avevamo bisogno di ricordarci la normalità». Quando è tornata al

lavoro ha preferito non condividere con i nuovi colleghi la sua condizione: «Avevo paura di passare per una che ha poca voglia di fare. Inventavo scuse, dicevo di avere un forte mal di testa». Perché, spiega, è più facile credere a quello che al Long Covid.

La vita di oggi è diversa rispetto a quella prima della malattia. «Mi piaceva moltissimo leggere, ma ho dovuto rinunciare, le parole mi sembrano slegate, perdo il senso della storia», spiega. «Sono passata agli audiolibri. È così un po’ con tutto: posso ancora fare tante cose, ma con limitazioni più o meno grandi, che si sommano e con il tempo arrivano a pesare».

Anche Katja Huser, 55 anni, ha dovuto rinunciare a molte delle sue passioni a causa del Long Covid.

«Avevo una vita attiva. Mi piaceva viaggiare e fare snorkeling, lavoravo come consulente in banca», racconta. Katja contrae il coronavirus a marzo 2022 e molti dei suoi sintomi persistono a distanza di settimane: difficoltà respiratorie, stanchezza estrema e afonia. La sua dottoressa sospetta subito che si tratti di Long Covid, ma la diagnosi arriva solo dopo diverse visite e avendo escluso disturbi di altro tipo. Ad oggi, infatti, non esiste un test unico che permetta di diagnosticare la malattia.

Katja è la prima paziente Long Covid della clinica di riabilitazione Hildebrand di Brissago. Il trattamento prevede sessioni di fisioterapia, logopedia, ergoterapia e neurotraining. La ripresa è graduale ma costante: prima ritorna la voce, poi migliorano anche la capacità respiratoria e la concentrazione. Dopo qualche mese, però, la notizia improvvisa di licenziamento porta a un significativo aggravarsi dei sintomi.

«Ho capito che i tracolli possono essere anche emotivi e non solo fisici.

Ci ho messo mesi a recuperare», ricorda. Oggi ha un nuovo impiego a tempo parziale. La sua routine quotidiana è un costante equilibrio tra il desiderio di essere attiva e i limiti imposti dal Long Covid. «La mattina “rotolo” dal letto, e azioni come lavare i capelli o svuotare la lavastoviglie comportano uno sforzo enorme», racconta. Usa il deambulatore se deve camminare più di qualche passo e soffre di dolori neuropatici. Per gestire la fatica ha adottato la

strategia del pacing – una tecnica che prevede la pianificazione di pause regolari per evitare di esaurire completamente le energie. «Sono molto supportata dalla mia famiglia – dice – ma è dura anche per loro, perché non posso esserci come prima». Katja racconta anche lo scetticismo delle persone quando spiega perché usa il deambulatore. «Pensano che sia esagerata, che basti uscire e fare due passi per riprendersi».

«Si fa in fretta a rendersi conto di non poter lavorare», racconta Roman Gomringer, bavarese in Ticino dal 2004 e affetto da Long Covid. «Sono le attività che prima davi per scontate e che adesso sono impossibili a sorprenderti», come cenare al ristorante vicino casa con la compagna e gli amici o gustarsi un bicchiere di birra.

Gli attacchi per Roman cominciano poco dopo l’infezione a marzo 2022: tremore violento in tutto il corpo, «così forte che non riuscivo a tenere una tazza in mano». All’inizio succede quasi tutti i giorni, e ogni attacco dura fino a due ore. «Adesso va meglio, ma so che potrei avere un nuovo episodio in ogni momento». Racconta del supporto ricevuto dalla sua compagna e dagli operatori sanitari, ma anche dalle persone di Ascona, che lo hanno sempre soccorso prontamente quando ha avuto degli attacchi in pubblico.

«Ero carpentiere, spostavo 6mila chili al giorno. Dopo l’infezione invece mi serviva un’ora per stendere 4 asciugamani». A volte la frustrazione si fa sentire, ammette. Per un momento lo sguardo di Roman diventa assente, la sigaretta abbandonata tra le dita. «Non è facile abituarsi al cambiamento. Ci ho messo un anno per riuscire a camminare 300 metri, da casa fino a qui. Ma – dice, riscuotendosi dai suoi pensieri – cerco di essere contento di ogni conquista. È stata la mia fisioterapista ad aiutarmi a cambiare mentalità».

Oggi la speranza di guarire li accomuna, anche se Cristina dice di aver faticato ad accettare di avere una malattia. Roman vorrebbe trovare un nuovo impiego nei prossimi mesi. Katja spera soprattutto di continuare a migliorare. «Nella sfortuna, mi sento fortunata», conclude. «Quella del Long Covid la considero la mia seconda vita».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino SOCIETÀ 11
neurologiche
Cristina Paonessa, affetta da Long Covid dal 2021, convive con problemi di memoria e concentrazione. Freepik.com Katja Huser è referente dell’Associazione Long Covid Svizzera per il Ticino e ha creato un gruppo per i pazienti ticinesi.

Buon Caruso!

Per un vigoroso buongiorno all’italiana.

Approdi e derive

C’è sempre una primavera nascente

Camminare nel nostro bel Parco e visitare una biblioteca; sfogliare «libri» che si riposano sulle panchine, custoditi dentro tanti sguardi sempre in attesa di qualcosa: è un’esperienza bella, che condivido ogni giorno con il mio contapassi. Le solitudini illuminate dalla vernice rossa mi parlano. Solitudini diverse: quelle dei ragazzi sprofondati negli schermi dei loro sogni non assomigliano a quelle degli anziani, dei molti anziani che da una panchina all’altra mi vengono incontro. Sono tanti i racconti che camminano con me e si rincorrono nel mio incedere veloce: frammenti di vite possibili che vengono ad abitarmi, soste dell’anima, lente presenze, tempo prezioso che rende più dolce il tempo veloce della mia performance Catturata dagli occhi ospitali di un vecchio, occhi persi tra alberi e fiori nei riverberi del lago, ieri mi sono fermata. «Mi chiamo Antonio, ho quasi novant’anni» mi ha sussurrato con

Terre Rare

pudore e gratitudine. E dentro una malinconia dolce: «Sto guardando la primavera». Lui la primavera la sta guardando. Ha capito una cosa grande, che è possibile viverla davvero, anche da una panchina che sembra trattenerlo da un’altra parte. Dentro queste sue parole, così leggere e discrete, ho immaginato il ritmo dei passi del suo ritorno a casa, e quello del suo cuore, in ascolto di questa primavera guardata in silenzio. Ho immaginato il desiderio della sua anima di poter intrecciare il nascere della vita, l’esplodere dei suoi colori, con i colori di quel suo tempo ormai breve che lo accompagna, giorno dopo giorno, sulla sua panchina. Antonio guarda la primavera per intrecciare l’aurora della vita con il suo tramontare, poi guarda anche me, e con un sorriso trasparente mi invita ad entrare nel suo sguardo, illuminato da un albero grandioso. Forse in quella sua imponente bellezza percepisce un

Le parole e le immagini

Non passa giorno senza che la nostra collezione di articoli sulle prodezze dell’intelligenza artificiale si arricchisca di qualche nuovo ritaglio e di qualche nuova riflessione. L’ultima sorpresa in ordine di tempo è la macchina fotografica che invece di scattare immagini produce poesie su quanto ha immortalato. La Poetry Cam (https://poetry.camera) è l’invenzione di due artisti che hanno voluto capovolgere il concetto attualmente in voga: invece di suggerire all’IA le parole con cui vogliamo che crei un’immagine, la si spinge al contrario a mettere in versi la nostra esperienza visiva. Al di là del risultato non particolarmente affascinante (i versi della poetry cam hanno l’elevatezza d’ispirazione, diciamo, di un liceale) quello che ci sembra più interessante notare e sottolineare è come l’IA si dimostri essenzialmente una macchina divoratrice di parole,

un meccanismo che si alimenta di linguaggio.

A renderci coscienti di questa caratteristica è stato l’affascinante seppur complesso libretto di Pietro Montani, dal titolo Immagini sincretiche (Meltemi Editore, 2024). Per quanto ci riguarda, da tempo andiamo riflettendo sul fatto che in questi anni di forzata acculturazione digitale si sente la mancanza di un Roland Barthes, di un intellettuale cioè, capace di farci riflettere con esercizi di intelligenza illuminata sui meccanismi sociali in atto. Il libro di Montani viene in soccorso proprio aiutandoci a capire. Il filosofo romano, che concentra la sua ricerca sul campo delle nuove tecnologie e nel loro rapporto con l’estetica e con la comunicazione, ha un approccio metodico e graduale che ci conduce in ragionamenti complessi, multidisciplinari, davvero illuminanti.

Le parole dei figli

Cap, No Cap, cappare

«Mi piacciono le tue citazioni poetiche (CAP)». Per i miei 50 anni (ahimè!), la mia 15enne Clotilde mi scrive uno dei biglietti più belli della mia vita elencando i motivi per i quali mi vuole bene. Presa dall’emozione inizialmente non faccio caso a quelle tre lettere tra parentesi: CAP. Poi mi casca l’occhio e domando: «Cosa vuol dire?». Lei e il fratello 10enne Enea si mettono a ridere complici. Scopro così che CAP nelle Parole dei figli vuol dire BUGIA! Appreso con delusione che le mie citazioni poetiche le sembrano semplicemente cringe, googlo il termine nel dizionario che traduce dall’inglese all’italiano e mi arriva la conferma di quel che penso: il significato di cap in realtà è berretto. Ma cosa c’entra un berretto con le bugie? Lo slang adolescenziale di solito riporta alla radice di termini inglesi rilancia-

possibile legame tra aurora e tramonto, tra il vivere e il morire. Mi piace pensare che quell’albero stia offrendo al suo esserci un sentimento di appartenenza a un orizzonte cosmico. Mi piace pensare che il vecchio Antonio riesca a percepire, nella natura guardata, una verità della vita spesso misconosciuta. Di questa verità, dell’intreccio del vivere e del morire, si è occupato il botanico Francis Hallé che sulla vita degli alberi ha scritto pagine bellissime (Eloge de la plante, 1999). Grazie ai suoi studi ha concluso che una pianta è potenzialmente immortale, perché negli alberi ciò che vive avvolge ciò che sta morendo. L’albero non è un individuo che nasce e poi muore ma un organismo complesso in cui il processo vitale non termina mai. C’è sempre una primavera nascente ad accompagnare il lento morire che scandisce il suo tempo, dalle foglie alle radici. Ciò che muore viene avvolto da ciò che conti-

nua a vivere, per questo un albero è potenzialmente immortale. Per capire davvero la complessità della vita, avverte Hallé, dobbiamo però abbandonare i profondi retaggi ancora presenti nella nostra cultura; dobbiamo liberarci di un pensiero che fin da Aristotele ha separato, e svalorizzato, il mondo vegetale rispetto quello animale. In una bella intervista di qualche hanno fa Hallé ne sottolineava le ricadute etiche: se un bambino maltratta un animale viene rimproverato, se spezza dei rami non gli si dice nulla.

Ecco allora il vantaggio etico del vecchio che guarda e può solo lasciarsi toccare da ciò che lo circonda. Può solo lasciarsi toccare dalla realtà, accogliere la sua presenza senza bisogno di possederla. Solo contemplazione e gratitudine.

Una specie di cortocircuito del pensiero mi ha riportata alla saggezza degli antichi, così ben esplorata dal filo-

sofo Pierre Hadot (Esercizi spirituali e filosofia antica, 2002). Anche qui, tramonto e aurora si ricongiungono. Esercitarsi a morire, scrive Hadot, significa esercitarsi a morire alla propria individualità e imparare a vedere le cose nella loro universalità. Anche qui, il valore della vita viene ad avvolgere la morte.

Nell’inatteso incontro con Antonio, nei suoi occhi e nelle sue parole, la primavera del Parco è entrata in un orizzonte universale. La vecchiaia, quando non è offuscata dalla malattia, custodisce e riesce a esprimere il valore grande della vita. Per accogliere i doni preziosi dei vecchi basterebbe guardarli davvero in faccia. Lasciarsi toccare dalla bellezza della loro presenza, anche dalle rughe dei volti e dalla fragilità dei corpi. Per avvicinarsi a questa bellezza bisogna però prendere le distanze dal mito pervasivo di una gioventù à tout prix e dalle sue derive con il botulino fin dentro l’anima.

I passaggi del suo ultimo saggio che più ci hanno fatto riflettere sono proprio quelli legati alla capacità della nuova tecnica di produrre immagini partendo da un set di informazioni verbali. Ci è tornata in mente, in particolare, una questione dibattuta durante una recente riunione del Foto Club di Lugano a cui abbiamo assistito. Vi si poneva una domanda leggermente inquietante: vista la grande capacità performativa dell’IA, in grado di produrre scatti che superano di gran lunga ogni possibilità dell’operatore umano, non stiamo entrando in un’era che metterà fortemente in discussione, tra le altre cose, anche la professione del fotografo, inteso come colui che sceglie, impagina e registra le immagini della nostra realtà?

Montani ci spiega innanzitutto come funziona la «macchina fotografica verbale» dell’IA. In pratica, nel

procedimento digitale vengono associate in modo abbastanza semplice delle parole con delle immagini. Tali accostamenti vengono poi affinati aggiungendo ulteriori specificazioni, per ottenere sempre maggiore precisione nella raffigurazione. Ma c’è un problema: «Allo stato [attuale]», dice Montani, «le immagini algoritmiche non sono immagini del mondo, ma sono, in via di principio, immagini-di-immagini del mondo, provviste di una semantica puramente intensionale e intrasistemica.

(…) Si tratta di immagini la cui prestazione rappresentativa si conforma senza eccezioni possibili a un regime autoreferenziale definite dall’etichetta verbale a cui sono saldate».

(Si scusi la lunga citazione: serve anche a rendere l’idea di cosa ci stiamo perdendo in termini di sottigliezza di ragionamento nella frequentazione quotidiana del linguaggio medio:

quello di Montani è un argomentare complesso e una utile sfida alle nostre pigrizie).

Insomma: per Montani l’immagine creata dall’IA non è vera rappresentazione in relazione con la realtà e, oltre a questo, non sarà mai una scoperta, una novità, perché si genera su una base di cose già dette, già viste, assemblate per probabilità matematica e senza che la macchina possieda (per ora) una qualsiasi nozione di senso su quanto viene raffigurato. Si tranquillizzino quindi i soci del sodalizio di cui sopra. L’IA non potrà mai soddisfare il bisogno che abbiamo di capire il mondo che ci circonda, semplicemente perché lei non lo capisce, ma lo assembla in modo meccanico. Per sapere chi siamo e come siamo, insomma, avremo sempre bisogno di un Cartier-Bresson, di un Gino Pedroli. Cioè di vera poesia: altro che Poetry Cam

ti poi dalle canzoni rap/trap. In questo caso non trovo agganci. E non li trovo neppure nei significati simbolici che il cappello assume dai tempi dei tempi: per i faraoni egizi il Nemes, cuffia di stoffa a righe nere e oro che avvolge il capo aprendosi lateralmente in due ampie ali per poi ricadere sul petto e sulle spalle, simboleggia la natura divina del faraone, figlio del Dio Sole Ra, venuto sulla terra a proteggere il suo popolo e l’Egitto. Per gli antichi greci il pileo, a forma di cono, indica invece l’appartenenza alle classi più umili. Salto temporale: nell’Ottocento il cappello a cilindro è il nuovo segno dell’eleganza maschile. Mentre negli anni Venti il cappello cloche è in voga tra le flappers, le giovani donne emancipate e disinvolte sia nella sessualità sia nello svolgere attività considerate prettamente maschili come guida-

re automobili e bere alcool: la cloche è, dunque, il simbolo di un certo disprezzo per il perbenismo e lo stereotipo della brava ragazza. Ora, in tremila anni di storia può sicuramente sfuggirmi qualche dettaglio, ma io non riesco a trovare nessun riferimento che riconduca in qualche modo alle bugie. E non lo trovo neppure nei modi di dire: attaccare il cappello al chiodo vuol dire accasarsi bene; più semplicemente levarsi il cappello sta a indicare un segno di ossequio davanti a una persona. I dizionari dello slang giovanile sono invece categorici: «Cap vuol dire bugia e può essere usato come riassuntivo di un concetto più ampio, ovvero questa cosa appena detta, scritta o letta è una bugia»; e « No Cap: vuol dire l’esatto opposto. Non è una bugia non stai mentendo». C’è pure una sua declinazione ver-

bale: «cappare». Quando una «sta cappando» vuol dire che sta dicendo una bugia! Ma non finisce qui. Clotilde e i suoi amici usano il termine in continuazione in varie accezioni. Cap può essere utilizzato come una affermazione di circostanza al posto di: «Ma veramente? Sei serio?». Esempio: «Ho preso 5 in matematica!». Commento: «Cap?». In questo caso non è in dubbio la verità, ma è semplicemente un’esclamazione che rimarca la sorpresa per qualcosa.

Può sottolineare, poi, la veridicità di una frase che in prima battuta potrebbe sembrare inverosimile: «Mi è andato stra-bene il compito in classe, no cap!» . Oppure: «In bus c’era uno scalzo con il mandolino, no cap!». E ancora può esprimere incredulità: in risposta a un complimento come «Ti sta benissimo la maglia!», uno risponde «Cap » perché non ci crede e

dunque in un certo senso rifiuta l’apprezzamento. Può enfatizzare bugie e verità, dunque, e anche essere utilizzato in modo ironico. Il suo emoticon nelle chat è il cappellino blu. Il titolo di una mostra a Milano di qualche anno fa di giovani artisti era NO CAP a significare la volontà di aprire un confronto e un dialogo intergenerazionale sincero con gli adulti. Fallito il tentativo di comprendere perché gli Gen Z usano proprio cap per indicare una bugia, non mi resta che arrendermi alla frase del Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle Meraviglie, uno dei personaggi più iconici della fiaba del 1865 di Lewis Carroll: «Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe…».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 13 SOCIETÀ / RUBRICHE ◆ ●
di Alessandro Zanoli
◆ ●
di Lina Bertola
◆ ●
di Simona Ravizza

Offerta per lettrici e

Per i proprietari di case intelligenti

Non perdere tempo e fai controllare il tuo riscaldamento a pavimento al prezzo speciale di 280 franchi invece di 380.

L’offerta è valida fino al 31 maggio 2024 per le lettrici e i lettori di «Azione»

Chi possiede una casa conosce il problema: al più tardi in autunno, quando arrivano le prime giornate fredde e le temperature alla sera e al mattino scendono, occorre riaccendere il riscaldamento a pavimento. Però qualcosa non va. Vale quindi la pena giocare d’anticipo e far controllare le serpentine dagli esperti della ditta Naef-Group.

Il controllo in estate è utile

In passato per gli impianti di riscaldamento a pavimento malridotti esisteva un’unica soluzione: la completa sostituzione. Oggi la prevenzione è possibile. Pensa quindi a far controllare per tempo il tuo riscaldamento a pavimento prima che sia troppo tardi e che debba essere sostituito a caro prezzo. Se necessario, è opportuno risanarlo durante i mesi estivi quando il riscaldamento è spento.

Maggiori informazioni su naef-group.com o scansionando il codice QR

GROUP

du Pré-du-Bruit 1

Un laboratorio mobile

L’acqua del riscaldamento viene analizzata grazie a un laboratorio mobile. Ciò aiuta a capire fino a che punto il processo di invecchiamento dell’impianto di riscaldamento è già avanzato e quali misure sono necessarie e attuabili. L’esame fornisce informazioni sulla condizione dell’impianto nel giro di poche ore. Gli esperti redigono in seguito un rapporto di analisi con un catalogo di misure e soluzioni proposte.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 14
PUBBLIREDAZIONALE
Naef
Route
1844 Villeneuve VD 024
15
466
90
lettori

TEMPO LIBERO

Attraverso Sarajevo

La città amalgama l’antico e il moderno, il ricostruito e il decadente, il futuristico e l’esotico: scoprirla richiede lentezza

Pagina 17

Il pesto di erbe arricchisce il pesce Una ricetta per gustare i filetti di salmone su letto di patate arricchiti dai profumi delle erbe che danno un tocco di freschezza in più

Pagina 19

Giocare con gli algoritmi

Con grafica minimalista Turing Machine ci porta nel cuore del meccanismo dei computer, Narabi unisce matematica e poesia

Pagina 21

L’incredibile giro del mondo di Louis Margot

Adrenalina ◆ La prima tappa del suo periplo è stata tra Morges e Portimao nel sud del Portogallo, ma quello era solo l’inizio

Immaginate di pedalare da Morges, sulle rive del Lemano, a Portimao, città portuale all’estremo sud del Portogallo. Un periplo, lungo la bellezza di 2424 km. Per Louis Margot quel tragitto, coperto in poco più di tre settimane, dal 3 al 27 settembre 2023, è però unicamente la prima tappa del folle percorso che si è prefissato di fare: il giro del mondo. Da compiere in solitaria e con la potenza muscolare quale unico «motore».

Il tutto con l’obiettivo, suo e di Human Impulse, il «brand» che assicura assistenza e supporto al 30enne di Morges, di tornare a casa, nel Canton Vaud, in meno di tre anni. Un’impresa nell’impresa, considerato che l’attuale record per la circumnavigazione della terra in solitaria con l’uso della sola energia muscolare è di 5 anni e 11 giorni.

Attraversare il pianeta in solitaria entro tre anni con la potenza muscolare come unico motore: ecco il suo obiettivo

«Sì, l’obiettivo di fare ritorno alla casella di partenza entro i tre anni è sempre attuale» ci racconta il diretto interessato quando lo raggiungiamo al telefono in Martinica mentre rifiata al termine di un’altra giornata trascorsa a remare sull’Atlantico. Nel bel mezzo della seconda frazione, che lo sta portando dall’Europa all’America Centrale. «Dove conto di sbarcare verso fine mese».

Lì, Louis inforcherà nuovamente la bici per attraversare il Sudamerica, dalla Colombia al Perù, da dove si imbarcherà nella traversata del Pacifico, puntando su Bali: «Quella sarà la tappa più ostica: per completarla ci vorranno più di duecento giorni!». Giusto il tempo di rifiatare, e per Louis sarà nuovamente ora di inforcare la bici, per l’ultima fatica. La più lunga: circa 16’000 km per attraversare l’Asia e pedalare fino a Morges. «Dove spero di arrivare fra due anni e mezzo, ossia nel mese di settembre del 2026».

Dopo aver mosso i primi passi sui tatami, con lo judo, Louis Margot si… imbarca nel canottaggio, col Forward Rowing Club di Morges: nel 2008 vince il titolo nazionale giovanile, e due anni dopo, in Cechia, il titolo mondiale giovanile nel quattro con timoniere. Per motivi di studio, si sposta poi in Inghilterra, a Cambridge, dove col locale club remiero disputa la classica delle classiche: il «derby» con i rivali dell’Oxford (la «Boat Race»). «Poi ho deciso di cambiare, di cercare nuove sfide… Così nel 2017 ho inforcato la bici, l’altra mia grande passione, per raggiunge-

re Istanbul». Quella pedalata di 3000 km fa nascere in Louis l’idea di cimentarsi con una sfida ancora più intrigante. «Il viaggio in Turchia è stato fantastico, ma volevo di più; cercavo qualcosa che potesse darmi maggiori brividi. Ero stuzzicato dalla traversata oceanica a remi, per cui ho iniziato a documentarmi in internet. E qui ho avuto il colpo di fulmine: tra una pagina e l’altra mi sono imbattuto in qualcosa di ancora più avvincente: il giro del mondo completo con la sola forza dei muscoli. È stato… amore a prima vista!».

Una simile sfida però non si prepara dall’oggi al domani… «I preparativi sono durati diversi anni. Prima di partire ho anche seguito dei corsi di navigazione in Inghilterra, per apprendere le tecniche di sopravvivenza in mare aperto. Ho pure trascorso parecchio tempo con il costruttore della mia imbarcazione, al fine di familiarizzare il più possibile col mezzo. Infine mi sono allena-

to per qualche giorno in solitaria, sul Lemano. Poi, finalmente, lo scorso 3 settembre, l’avventura è iniziata per davvero».

Prima la pedalata fino in Portogallo. Come è andata? «Sono state tre settimane e spiccioli divertenti. Strada facendo ho incontrato diversi altri ciclisti: abbiamo pedalato assieme per svariati chilometri, chiacchierando del più e del meno, cosa che ha reso il tutto meno faticoso. Nel finale ho avvertito una certa agitazione crescente, perché di lì a poco mi sarei confrontato con la traversata dell’Atlantico».

Meglio pedalare o remare? «Bella domanda… Il vantaggio della bici è che in caso di problemi sei comunque su terra, ragion per cui in un modo o nell’altro puoi porvi rimedio o trovare aiuto. In oceano aperto, per contro, le cose sono diverse… Ma lì c’è il vantaggio che non ci sono frontiere da superare: viaggi in completa libertà, senza l’assillo di dover trovare un

posto dove mangiare e dormire, perché il battello è la tua “casa”».

Come si gestisce la solitudine quando ci si trova per settimane e settimane tutti soli in mezzo all’acqua?

«Non è facile: soprattutto all’inizio ho fatto un po’ di fatica, anche perché mi definisco una persona a cui piace socializzare. Col passare dei giorni, però, ci si abitua: impari a concentrarti sui tuoi sentimenti. Io ci sono riuscito leggendo qualche libro o ascoltando della musica». Che genere di musica?

«Le prime vogate le ho fatte al ritmo di pop e rock. Poi, più al largo, la mia colonna sonora è stata la musica da meditazione: mi ha aiutato parecchio».

La giornata tipo di Louis Margot in oceano di cosa si compone? «Dalle prime luci del giorno fino al calar del sole remo, evitando di farlo quando il sole è più alto. Durante la traversata sono stato avvicinato da diverse barche e ho fatto due chiacchiere con le persone a bordo. Ho anche visto molti pesci, tante varietà partico-

lari, compresi diversi delfini: è sempre uno spettacolo! Ci sono giornate lunghe e difficili, ma per fortuna ci sono anche momenti così, che ti ricaricano. Di notte invece mi riposo, per recuperare le forze».

Che sensazione si prova a trascorrere Natale e Capodanno in pieno Atlantico, in solitudine? «Mentirei se dicessi che non è stato strano essere lì, in mezzo… al niente, tutto solo, in quei giorni speciali. D’altro canto, come si dice (pure in francese), meglio soli che male accompagnati – ride –. Come ho festeggiato? Brindando con una birra e poi andando a dormire, per ricaricare le “batterie”».

Una simile impresa comporta, ovviamente, dei costi, anche quelli non indifferenti. Proprio per questo Human Impulse è sempre alla ricerca di sponsor per coprire il budget per la quarta (la traversata del Pacifico) e la quinta tappa (il ritorno a casa, attraverso l’Asia) del viaggio attorno al mondo di Louis Margot.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 15
«È strano essere lì in mezzo al niente, nel mare, in certi giorni come Natale o Capodanno, ma meglio soli che male accompagnati». Ecco la filosofia di Louis Margot quando affronta le traversate oceaniche. (Human Impulse) Moreno Invernizzi

A Sarajevo, dove il tempo si è reinventato

Viaggi ◆ Con la sua istrionica capacità di sopravvivenza la città bosniaca amalgama passato e futuro. La attraversiamo con lentezza

Se esiste una città dove il tempo si è reinventato, stratificandosi ad arte strada per strada, edificio dopo edificio, unendo stili tra loro inconciliabili ed epoche che apparentemente nulla hanno in comune l’una con l’altra, questa è Sarajevo. Con la sua istrionica dimostrazione di sopravvivenza a ogni costo, Sarajevo è un luogo che amalgama, con elegante maestria, non solo l’antico e il moderno, ma anche il ricostruito e il decadente, il futuristico e l’esotico. E tre religioni diverse. La «Gerusalemme d’Europa», veniva chiamata. Sarajevo richiede lentezza. E il modo migliore per giungervi è percorrere un rettilineo di quasi dieci chilometri, dal sobborgo di Ilidža alla palpitante Baščaršija, sul tram numero 3, un convoglio redivivo che, dagli anni 70 a oggi, non ha mai saltato una corsa, eccetto durante il conflitto in Bosnia. Le sue carrozze furono costruite in Cecoslovacchia, col ferreo rigore filo-sovietico: praticamente indistruttibili. E anche se le lamiere hanno un po’ accusato gli acciacchi dei decenni, a tratti ammaccate come se avessero cercato di raddrizzarle a colpi di martello, con i colori utilizzati per ridipingerle, ogni loro irregolarità è stata del tutto perdonata: giallo canarino, rosso Ferrari, blu elettrico, verde acido. Quando il 1° gennaio 1885, l’Impero austro-ungarico decise di testare, qui a Sarajevo, la nuova linea tranviaria, non avrebbe mai immaginato che tale banco di prova sarebbe oggi diventato anche un affascinante pretesto turistico per assaporare, dietro i vetri un po’ rigati dei finestrini, tutte le sfaccettature discontinue del variegato tessuto urbano.

Il ponte sul fiume si chiama «romano»: è stato realizzato riciclando le lapidi antiche della zona

Il tram si mette in moto, gagliardo e scricchiolante. A cedergli il passo, il leggendario ponte romano che, con i suoi sette archi, si riflette fiabesco sul fiume Bosna. Romano di nome ma non di fatto. Nessun imperatore ne ordinò la realizzazione, bensì il genero del Solimano, Rüstem Pascià, che lo volle costruito esclusivamente «riciclando» le lapidi romane che si trovavano nelle immediate vicinanze.

Il panorama, nel frattempo, è cambiato. All’orizzonte già si delineano i frastagliati profili dei quartieri di Dobrinja e Nedžarići, con i loro ciclopici condomini dalle facciate tappezzate di murales che, a colpi di street-art, hanno convertito fori di granate e voragini da mortaio in naturali elementi di arredo urbano.

Abbasso lievemente il finestrino.

C’è nell’aria una voce, un richiamo che si diffonde in ogni dove: è il canto del muezzin, che vibra dalla moschea del Re Fahd, tra le più grandi d’Europa. Nuova di zecca, la sua costruzione è stata interamente finanziata dall’Arabia Saudita. Sembra fatta di sabbia: il colore caldo delle tende dei beduini, le mille arcate come dune del deserto e i minareti, più sottili dell’ago di una bussola.

L’ex piedistallo

dei cecchini

Il tram singhiozza, si scuote, colpa dei binari non ancora del tutto rinnovati.

Una precarietà che caratterizza anche l’edificio abbandonato alla mia destra, ex capolavoro brutalista lodato per la sua rude struttura in cemento a vista e oggi ridotto a uno scheletro ormai prossimo al collasso. Un tempo era la più capiente casa di riposo della città, diventata poi piedistallo per cecchini, infine «tela» per aspiranti graffitari. I cittadini che vi passano davanti scrollano il capo, rassegnati al cospetto dell’irrecuperabile: l’orologio che ancora troneggia in cima al cornicione non ha più ritrovato le sue lancette, cadute alla prima bomba.

Fresco di restauro, invece, è l’Holiday Inn, bivacco di giornalisti in tempo d’assedio. Questo cubico albergo color tuorlo d’uovo, che tanto ricorda una costruzione Lego, fu un controverso esperimento estetico del periodo socialista jugoslavo post Tito. Doveva infondere ottimismo ai cittadini, ma destò soltanto disapprovazione.

Con le sue 360 finestre, sembra brillare di luce propria, ma in realtà sono solo i riflessi abbaglianti delle vicine torri gemelle «Momo e Uzeir», ammiccanti grattacieli la cui superficie a specchio si diverte a moltiplicare spazi, spostare orizzonti, creare illusioni.

Il loro nome è un tributo all’omonimo memorabile duo comico jugoslavo (serbo il primo, bosniaco il secondo) che, a metà del secolo scorso, faceva strage di risate su Radio Sarajevo. Il dibattito su quale delle due torri sia Momo e quale rappresenti Uzeir è ancora aperto.

Il tram rallenta. Sta entrando nel vivo della città, che ora si apre con un susseguirsi di nove ponti sul fiume Miljaca, quasi tutti pedonali. Tra questi, il Ponte Latino dove il serbo Gavrilo Princip attese il passaggio dell’auto con a bordo l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria per compiere il famigerato attentato. Era il 1914. C’è una targa sul luogo, a memoria dell’evento, l’ultima di una lunga e contraddittoria sequela. La prima venne posta dagli austriaci, con parole avvelenate nei confronti dei

Il modo migliore per spostarsi a Sarajevo è il tram. Dietro i vetri un po’ rigati dei finestrini sfilano le sfaccettature discontinue del variegato tessuto urbano.

Nei quartieri di Dobrinja e Nedžari´ci, ciclopici condomini esibiscono facciate tappezzate di murales.

serbi. La seconda, dal Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni, per i quali Princip era considerato, invece, un eroe nazionale. Poi arrivò l’invasione nazista e il giovane tornò ad essere un assassino: la targa finì sulla scrivania di Hitler come dono per il suo 52esimo compleanno. Fu Tito a riabilitare Princip nel ruolo di liberatore, con una targa dal tono glorioso – la terza. Durò poco. Quando la Bosnia divenne indipendente, Gavrilo, in quanto

serbo, venne obliato. Fino ad oggi, con la targa numero quattro. Il tram è pieno, ha raccolto tutte le persone in attesa alle fermate. Questo viaggio è un’odissea. O un film, uno dei tanti proiettati a casa Despić, ottocentesca abitazione ottomana racchiusa tra sontuosi palazzi in stile impero, dove il mercante Mića Despić aveva fondato il primo home theater della Bosnia, conosciuto come il «Teatro nella casa dei fratel-

L’interno dell’ex Biblioteca Nazionale, incendiata nell’agosto del 1992 e ora sede del Municipio.

li Despić». L’attore principale era lo stesso Mića.

Sono quasi al mio capolinea. Un miracolo. Ma non l’unico. Ne accadono molti, al Mausoleo dei sette fratelli, con le sue sette finestre chiuse da grate verdi davanti a ognuna delle quali i fedeli recitano la stessa preghiera, inserendovi poi una moneta del medesimo importo. Si dice che le prime parole udite per la strada andando via siano la risposta alle proprie preghiere.

Fermata Municipio. Fine della mia corsa. Qui sopravvive il vecchio cuore di Sarajevo. E uno dei suoi battiti è l’ex Biblioteca Nazionale, incendiata nell’agosto del 1992 e ora sede del Municipio e di diverse mostre d’arte. Ricostruita fino all’ultimo invisibile dettaglio, con il suo abito in stile neo-moresco, è un’arabeggiante sfilata di sontuose arcate, alte logge, scaloni imperiali e rigogliose geometrie, a metà strada tra l’Alhambra di Granada e la moschea Mohammed Alì del Cairo. Per i sognatori, la copia perfetta del palazzo del re Shahriyār, in Le Mille e una Notte

Informazioni

Su www.azione.ch, si trova una più ampia galleria fotografica.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 17
Il
Latino
il serbo Gavrilo Princip
il
dell’auto
Ponte
dove
attese
passaggio
con a bordo l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria per compiere il famigerato attentato.
Emanuela Crosetti

Vitamine a solo 1 franco

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Melagrane Perù, il pezzo 1.– Cipollotti Svizzera, il mazzo 1.–

Filetti di pesce su letto di patate con pesto di erbe

Ingredienti

Preparazione

1. Scaldate il forno statico a 200 °C.

2. Sciacquate le patate e non pelatele. Tagliatele a metà o in quattro a seconda delle dimensioni. Distribuitele su una teglia foderata con carta da forno. Condite con sale e pepe e irrorate con ¼ dell’olio. Cuocete le patate al centro del forno per circa 30 minuti.

3. Nel frattempo, salate e pepate i filetti. Grattugiate un po’ di scorza di limone sul pesce e spennellate con ¼ dell’olio. Tagliate i cipollotti a rondelle, compresa la parte verde. Tagliate una metà del limone a fette e spremete l’altra.

4. Distribuite la metà del succo, le fette di limone e i filetti di pesce sulle patate.

5. Cuocete il pesce con le patate per circa 10 minuti. Aggiungete i cipollotti e terminate la cottura per circa 3 minuti.

Iscriviti ora!

I membri del club Migusto ricevono gratuitamente la nuova rivista di cucina della Migros pubblicata dieci volte l’anno. migusto.migros.ch

di mazzetto di prezzemolo

6. Nel frattempo, tritate grossolanamente le erbe. Aggiungete l’olio, il succo di limone rimasto e i pinoli. Frullate brevemente con il frullatore a immersione. Incorporate il parmigiano grattugiato.

7. Condite il pesto con sale e pepe e servitelo con il pesce e le patate.

Preparazione: circa 55 minuti; cottura: circa 40 minuti

Per persona: circa 35 g di proteine, 49 g di grassi, 23 g di carboidrati, 690 kcal

Nuovo: Lindt

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 19
Piatto principale Ingredienti per 4 persone 500 g di patate piccole sale pepe 1,5 dl d’olio d’oliva 300 g di filetti di salmone senza pelle 300 g di
di merluzzo bianco 1 limone 80 g
¼ di mazzetto
¼
¼
2 c
20 g
filetti
di cipollotti
d’erba cipollina
di mazzetto d’origano
di pinoli
di parmigiano
Excellence Caramel à la pointe de sel Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 30.4 al 13.5.2024, fino a esaurimento dello stock Con pezzi di caramello croccante e un pizzico di fleur de sel. 20x CUMULUS Nuovo Annuncio pubblicitario

Per te e per condividere.

Più
Fanta
20x CUMULUS ULUS Nuovo
il nuovo gusto Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 30.4 al 13.5.2024, fino a esaurimento delle scorte. © 2024 The Coca-Cola Company. 9.95 Torino
Bastoncini di cioccolato al latte,con ripieno pralinato, 320g 20x CUMULUS MULUS Novità Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide dal 30.4
13.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Più Fanta.
Fun. Approfittate e divertitevi ora 1.50
Exotic 0.5 litri
Scoprite
Lait
al
Migros Ticino
Incanta chiunque.

L’arte di giocare con gli algoritmi

Colpo critico ◆ Turing Machine ci porta nel meccanismo alla base dei computer e Narabi coniuga matematica e poesia

È uno scrivano babilonese, quattromila anni fa. Siede sotto le fronde di un albero poco lontano dal fiume. Si è messo in mente che dev’esserci un modo per estrarre le radici quadrate senza ricalcolare tutto ogni volta dal principio. Dev’esserci una strategia, una serie di pensieri che sfocino l’uno nell’altro, come vasi comunicanti.

Un gioco senza orpelli: sollecita i giocatori a usare il pensiero deduttivo e induttivo come fanno gli scienziati

Quello scrivano, senza saperlo, sta creando un algoritmo.

È un momento cruciale nella storia dell’umanità, benché nessuno se ne accorga. Il fiume scorre, un asino raglia in fondo alla strada. Una donna culla un bambino. E intanto lo scrivano incide segni nella tavoletta d’argilla, infilza ragionamenti, calcola l’inverso di ogni numero. Da quell’algoritmo primitivo nasce una maniera nuova di pensare, un cambiamento che attraversa i millenni fino ad arrivare qui, oggi, nei nostri telefoni, abitati (infestati?) da social network che ci assillano con mille consigli per gli acquisti.

Nella sua Breve e universale storia degli algoritmi (Luiss University Press 2019) lo studioso Luigi Laura scrive

che un algoritmo «è simile a una ricetta: è un procedimento per giungere a un risultato (ad esempio, una torta) a partire da dati o informazioni in ingresso (gli ingredienti)». Viene spontaneo pensare ai motori di ricerca, all’intelligenza artificiale, magari ai bitcoin. Ma essenzialmente un algoritmo è, prima di ogni altra cosa, un gioco. Funziona in entrambe le direzioni: prendi gli ingredienti e prepara una torta; mangia la torta e riconosci gli ingredienti.

In Turing Machine di Fabien Gridel e Yoann Levet (Scorpion Masqué 2022), da uno a quattro giocatori si calano negli ingranaggi di un algoritmo. L’idea è ispirata ad Alan Turing (1912-54), uno dei più grandi matematici contemporanei, considerato il padre dell’intelligenza artificiale e celebre, fra le altre cose, per avere creato durante la Seconda guerra mondiale una macchina capace di decrittare i codici segreti nazisti. Nel 1946 progettò l’ACE (Automatic Computing Engine), una sorta di proto-computer. Turing Machine ci porta proprio qui, nel cuore del meccanismo che permette l’esistenza stessa dei computer. Il tutto è ricostruito senza elettricità e senza schermi, grazie a un ingegnoso sistema di schede perforate.

La grafica è minimalista: non ci sono fronzoli, ma solo dei criteri di base (gli ingredienti) da combinare per ottenere il codice segreto (la

Giochi e passatempi

Cruciverba

Mascarene che cos’è?

Un oggetto?

Un animale?

Scoprilo a cruciverba ultimato, leggendo le lettere evidenziate.

Frase: 2, 10, 4, 6, 7)

Non comunica con il mare

Conte dell’Inferno dantesco

Non lo dice il compiacente

Va in cerca di alibi

Il settentrione d’Italia

torta). Turing Machine è accessibile a partire dalla scuola media ed è assai elegante proprio perché, senza orpelli, sollecita i giocatori a usare il pensiero deduttivo e induttivo come fanno gli scienziati o gli investigatori nei libri gialli. Si può affrontare in modalità cooperativa oppure competitiva: in questo caso vince chi per primo individua il codice esatto fra sette milioni di combinazioni possibili (tiran-

do a indovinare non si va lontano…).

Dopo essermi cimentato in un certo numero di partite, mi permetto di dare questo consiglio: se lo giocate con amici matematici o fisici, preparatevi a perdere con regolarità.

Un’ispirazione simile ha guidato

Daniel Fehr nel creare Narabi (Lifestyle Boardgames 2019). In questo caso la matematica si cela in un’ambientazione poetica: i giocatori devo-

no collaborare per disporre le pietre di un giardino tradizionale giapponese. Ogni carta-pietra è abbinata a un criterio; i partecipanti, da tre a cinque, devono operare una serie di scambi per collocare le pietre in ordine progressivo, usando al massimo venticinque mosse. Il pretesto del giardino giapponese è una maniera raffinata per entrare in materia, ma si tratta pur sempre di seguire il percorso di un algoritmo. Narabi è un connubio fra spirito zen e analisi logica: veloce, essenziale, preciso e con qualche accorgimento per aumentare la difficoltà (nel caso in cui giochiate con gli amici matematici di cui sopra).

Sia Turing Machine, sia Narabi sono divertenti anche per chi non ha mai preso una sufficienza nelle materie scientifiche. Del resto, sfumato dalla memoria, mi sembra dolce anche il ricordo del mio primo incontro con l’algoritmo più antico in circolazione, quello creato da Euclide intorno al 300 a. C.. Mi pare di risentire la voce del professore, nell’aula invasa dal sole di settembre: «Dati due numeri interi A e B, il massimo comun divisore di A e B è il più grande numero intero che divide i suddetti numero A e B…». Chi l’avrebbe mai detto che, tanti anni dopo, avrei esplorato un algoritmo come si attraversa una giungla, guidato dall’istinto e pronto a ogni colpo di scena.

Sudoku Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate.

è la Groenlandia

ode nella cova

di tempo

Gli antichi padri

Si può rendere... anche

non ci è stata prestata

Il fiume che bagna Firenze

Un nipote di Topolino

Opposto al 3 verticale

Soluzione della settimana precedente Lei: «Ti lascio perché tu non mi capisci!» Lui: «In che senso?» Lei: «Vedi!!» Risposta risultante: «VERAMENTE SENZA OCCHIALI POCO!»

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell ’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 21
Turing fu
capo dei
Andrea Fazioli
a
ricercatori che lavorarono nella base militare segreta di Bletchley Park per decriptare i messaggi dei nazisti. Qui una macchina per riuscire a farlo. (Elliott Brown)
ORIZZONTALI 1. Ogni tanto è piena 4. Piante dalle quali si estrae olio 9. Passa da parte a parte 10. Animali domestici in breve 11. Articolo spagnolo 12. Nel golf e nel pattinaggio 13. Essere supremo 14. Pesante copricapo 15. Il suo simbolo chimico è «Ho» 17. Servizio vincente a tennis 18. Lo scrittore Fleming 19. Campagna momò 20. La matrigna di Elle 21. Un antico saluto 22. È la fine del mondo! 23. Poker mancato 24. Il famoso Silvestro 25. Pingue, grasso VERTICALI 1.
2.
3.
4.
5.
6.
Baviera 7. Infatti
8. Lo
10. Si
13. Rintocco
14. La ninfa che amò Narciso 16. Il famoso Tse-tung 17. Avverbio
19.
20.
se
21.
23.
24.
Fiume della
in latino
di campana
N O V E C A P P E R I I S A M E N T N R E S L E N Z A O C A T I R A N N I E T A T A I U T O A C E E H T R I F I O C A A R M A V I O L A R E R I A V I O L E P C E T O T R A T I C M I A L G I E E G E O 9 6 8 6 8 1 2 1 7 9 2 4 1 6 5 1 9 5 8 5 3 6 2 4 9 8 5 6 3 7 2 4 1 4 2 7 8 1 5 6 3 9 6 3 1 4 9 2 5 7 8 2 9 8 5 7 6 3 1 4 5 6 3 9 4 1 8 2 7 7 1 4 2 8 3 9 6 5 8 5 2 7 6 4 1 9 3 3 7 6 1 5 9 4 8 2 1 4 9 3 2 8 7 5 6
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 ’
Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

ATTUALITÀ

Una speranza per l’Iran

Solo un movimento nazionale di protesta può indicare la via d’uscita a un Paese in crisi di identità

Pagina 25

Si decide il futuro dell’Europa Tra il 6 ed il 9 giugno verrà eletto il nuovo Parlamento europeo. Il significato del voto

Pagina 27

L’inferno dei migranti Tra i sopravvissuti di una tragedia del mare c’è Y. che racconta della Libia e dei compagni morti

Pagina 29

Le ombre della democrazia diretta

La potentissima Meloni La presidente del Consiglio italiana e il caso del monologo cancellato di Antonio Scurati

Pagina 31

Svizzera ◆ Il 19 aprile di 150 anni fa il popolo approva l’introduzione del diritto di referendum che fa del nostro Paese un caso speciale

Ma le sfide non mancano, ad esempio quella di definire la priorità tra la volontà popolare e gli accordi internazionali

Roberto Porta

Ma quale sarà mai l’anno di nascita del nostro Paese? Il 1291, in ricordo del giuramento del Grütli, considerato a tutti gli effetti l’atto fondatore della Confederazione elvetica? O il 1848, quando venne creata la Svizzera moderna, con Berna come capitale e con il franco come unica moneta? Oppure dovremmo piuttosto sottolineare l’eredità che ci ha lasciato il 1874, anno in cui nella nostra Costituzione venne introdotto il diritto di lanciare un referendum? La risposta ufficiale la conosciamo tutti, anche se l’anno scorso in Parlamento c’è chi si era mosso per aggiungere al primo di agosto una seconda festa nazionale. Si trattava del 12 settembre, giorno in cui nel 1848 venne approvata la prima Costituzione della Svizzera moderna.

Il Parlamento ha bocciato questa proposta, in un contesto in cui le autorità federali hanno comunque dato parecchio risalto ai 175 anni della nostra Magna Charta.

Un caso particolare

Poca gloria nazionale, invece, è stata finora riservata al 1874, anno che meriterebbe una maggiore attenzione, visto che il 19 aprile di 150 anni fa nacque a tutti gli effetti la democrazia diretta svizzera, uno dei capisaldi sui cui poggiano le istituzioni del nostro Paese. Quel giorno venne approvata in votazione popolare una prima revisione della Costituzione federale, che tra le altre novità prevedeva l’introduzione del diritto di referendum per opporsi ad una legge varata da Governo e Parlamento. Cosa sarebbe mai la Svizzera senza questo diritto? La risposta è semplice: il nostro Paese sarebbe una democrazia come tutte le altre. Il 1874 fece invece della Svizzera un «Sonderfall», un caso particolare. Se Gugliemo Tell e la sua leggenda rappresentano nell’immaginario collettivo la resistenza all’oppressore straniero, il referendum permette invece al nostro Paese di fare del suo popolo un «sovrano», chiamato ad avere l’ultima parola sulle leggi più controverse. Chi si opponeva allora a questa riforma riteneva il popolo «immaturo» per poter affrontare un compito del genere. Su questo fronte c’era anche Alfred Escher, una delle figure di maggiore prestigio di quel periodo storico. A lui la Svizzera deve molto: il Politecnico di Zurigo, lo sviluppo delle linee ferroviarie, la prima galleria del San Gottardo e anche il Credit Suisse, per citare solo alcune delle sue opere. Fosse stato per lui, che fu deputato in Parlamento, il nostro Paese non avrebbe però avuto il diritto di referendum, come a dire che anche i grandi visionari a volte possono mancare un appuntamento con la storia,

quella con la S maiuscola. Eh sì, perché il referendum ha davvero avuto un effetto maiuscolo sulle istituzioni elvetiche, le ha di fatto rimodellate dopo il rodaggio iniziato nel 1848. Governo e Parlamento si muoverebbero in modo diverso se non ci fosse questo strumento di democrazia diretta.

Può diventare una minaccia

La concordanza tra i partiti e la necessità di coinvolgere associazioni o categorie interessate da una nuova legge con la famosa «procedura di consultazione» non esisterebbero in questa forma se non ci fosse il diritto di lanciare un referendum, diritto che non per nulla viene anche chiamato «minaccia». Un effetto che si estende poi a tutto il Paese, come ricorda Dennis de Rougemont nel suo libro La Svizzera, storia di un popolo felice: «Il referendum obbliga le autorità a giustificare pubblicamente le proprie intenzioni, induce la stampa a discutere il problema, spinge il corpo elettorale a riflettere e a informarsi e tutto ciò occupa e anima la vita civica». Nel 1891 al refe-

rendum venne affiancato anche il diritto di lanciare delle iniziative popolari, un «paso doble» che permise alla democrazia diretta elvetica di assumere la sua forma definitiva, quella che conosciamo anche oggi.

Le sfide del futuro

Con qualche nuvola però all’orizzonte. La prima è interna, ed è un fatto di cui si parla oggettivamente troppo poco. Da diversi anni a questa parte la raccolta di firme per referendum e iniziative si è molto professionalizzata, con delle vere e proprie agenzie specializzate e con personale a pagamento. Retribuzioni che stando a un paio di inchieste giornalistiche svizzero tedesche possono anche arrivare ai sette franchi per ogni sottoscrizione raccolta. Per Governo e Parlamento questo tipo di retribuzioni non sono però un problema, visto che negli anni sono stati respinti diversi atti parlamentari che chiedevano di contrastare questa «mercificazione» della democrazia diretta. Non si tratta certo di tornare agli albori della demo-

crazia diretta, quando la raccolta delle firme era di tutt’altra natura: chi voleva sostenere un referendum trovava i formulari del caso solo in ristoranti e negozi, e ci doveva andare di persona. Facoltosi o meno, i referendisti di allora giocavano in questo modo più o meno ad armi pari. Oggi non è più così, la democrazia diretta dipende anche dai fondi a disposizione di chi si lancia in questa sfida. E su questo punto qualche accorgimento per equilibrare il sistema sarebbe opportuno. Il secondo nodo da sciogliere riguarda invece il rapporto tra la nostra democrazia diretta e gli accordi internazionali, europei in particolare, che il nostro Paese ha scelto di sottoscrivere. La recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha dato ragione alle Anziane per il clima nella loro causa nei confronti della Confederazione ne è un esempio.

Popolo sovrano

Negli anni il «popolo sovrano» del nostro Paese ha di certo preso alcune decisioni che hanno rallentato la

politica climatica elvetica, su tutte va ricordata la bocciatura della legge sul CO2 nel giugno del 2021. E qui si pone il problema: chi ha la priorità? La sentenza di Strasburgo o la decisione del popolo svizzero? Un gran rompicapo che, seppur in termini diversi, si proporrà anche nei negoziati in corso tra Svizzera e Unione europea per la definizione dei nuovi rapporti bilaterali. Sul tema, nel 2018 si è espresso anche il popolo, quando due cittadini su tre bocciarono un’iniziativa targata UDC che chiedeva di dare la priorità al diritto svizzero e non ai tribunali stranieri. Ora c’è chi è pronto a lanciare un’altra iniziativa su questo tema, lo ha annunciato l’associazione Kompass/Europa che vede tra i suoi fondatori anche il finanziere e miliardario Urs Wietlisbach. La democrazia diretta svizzera sarà di nuovo messa alla prova in un mondo sempre più globalizzato. Un braccio di ferro che determinerà il posizionamento del nostro Paese sullo scacchiere internazionale e le sue relazioni con le organizzazioni internazionali di cui fa parte. Scintille, politiche, in vista.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 23
Camion carico di scatoloni con le firme di un referendum davanti alla Cancelleria federale a Berna. (Keystone)

Un tocco di Italia!

Approfitta ora di punti Cumulus 20x acquistando le nuove capsule Delizio Lungo Amaretti.

5.95 Delizio Flavoured Lungo Amaretti Conf. da 12 capsule 20x Nuovo

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dal 23.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.

Una speranza dall’interno

Iran ◆ La crisi di un Paese in bilico tra valori arcaici e desiderio di libertà La via d’uscita può indicarla solo un movimento nazionale di protesta

Un’identità ricca

Medio Oriente ◆ Gli ebrei arabi possono fungere da ponte per una coesistenza con i palestinesi

In questi giorni termina la settimana di Pesach, la festività ebraica che celebra l’uscita degli ebrei dall’Egitto, come si narra nel libro della Haggadà che si legge ogni anno la sera del sèder consumando il pane azzimo e le erbe amare in ricordo della schiavitù.

Quest’anno, tuttavia, dopo 200 giorni di guerra a Gaza, il mancato ritorno degli ostaggi, migliaia di sfollati, l’incombenza della minaccia iraniana e la violenza crescente delle manifestazioni contro Israele negli Usa e in Europa, quella di celebrare la liberazione è stata una sfida paradossale. Non solo sembra sempre più difficile distinguere tra antisemitismo e critiche al Governo israeliano, ma ovunque si va rafforzando la narrativa che contrappone israeliani e palestinesi quali nemici, relegando i primi a baluardo dell’Occidente in Medioriente. Ma questa non è affatto l’unica chiave di lettura possibile.

biente sociale e integrarsi nella società israeliana adottando il modello dominante d’identità nazionale proposto, che Shohat ha definito «euro-israeliano» oppure «memoria ashkenazita unidimensionale».

L’Iran è impegnato con missili e droni contro quelle che considera minacce esterne e, nel medesimo tempo, applica una durissima repressione dentro i confini nazionali, soprattutto ai danni delle donne.

«Donna, vita, libertà». Le parole simbolo della resistenza iraniana campeggiano però nelle strade di Teheran e delle altre città, nonostante gli sforzi di un particolare reparto delle forze dell’ordine. Polizia religiosa, lo chiamano. La sua «missione»: controllare la corrispondenza delle acconciature femminili ai rigidi canoni della tradizione islamica e cancellare le tracce di ogni violazione dei principi tanto cari alla casta sacerdotale. Fu proprio uno di questi reparti, a metà settembre del 2022, ad arrestare Mahsa Amini, una ventitreenne in vacanza con la famiglia nella capitale. Il suo velo leggermente sollevato, contro i severissimi dettami della legge, aveva attratto l’attenzione degli agenti. Pochi giorni dopo Mahsa moriva, sul suo corpo tracce di maltrattamenti e percosse. Ovviamente nessuno credette al decesso per cause naturali ufficialmente proclamato, e così l’Iran vide esplodere la rivolta delle donne.

Bruciare il velo

Il problema si trascinava da tempo, fin dal 1979 quando ancora fresco era il ricordo dell’Iran di Reza Pahlavi, erede delle glorie imperiali del passato, mentre la Repubblica islamica muoveva i primissimi passi. Proprio nel 1979, l’8 marzo, l’Ayatollah Khomeini padre del nuovo Iran teocratico volle celebrare a modo suo la giornata internazionale della donna imponendo come obbligo di legge l’uso del velo. Da tempo le iraniane cercavano di scrollarsi di dosso quei simboli della tradizione più ortodossa che intaccavano la loro libertà individuale. Lo facevano attraverso quelle che il regime considerava provocazioni sovversive: scoprendo il capo, bruciando pubblicamente il velo imposto dal clero e vestendosi di colori vivaci, rinnegando così il lugubre nero che piaceva tanto al regime teocratico. Affrontando l’arresto, il carcere e chissà che altro. Fin dai suoi esordi la Repubblica islamica dovette fare i conti con uno

squilibrio in qualche misura paradossale. Sul territorio dell’antica Persia si fronteggiavano da una parte una società evoluta, con un tasso di scolarizzazione relativamente elevato, una buona struttura tecnologica e una familiarità abbastanza diffusa con il mondo esterno; dall’altra un regime fondato sull’adesione a valori antichi e basati su un’interpretazione arcaica oltre che integralista dei principi religiosi. Naturalmente la liberazione dal regime imperiale, oppressivo, corrotto e imperniato su modelli stranieri, era stata salutata con sollievo, ma a questo elemento positivo la rivoluzione di Khomeini affiancava i rigori della sua visione del rapporto fra religione e società. Il cortocircuito si rivelerà inevitabilmente esplosivo.

Fin dall’inizio fu chiaro che proprio la condizione dell’altra metà del cielo rappresentava l’esempio più eloquente del contrasto fra l’aspirazione a una società libera e aperta e le ristrettezze della gestione teocratica. Ma un sordo brontolio di protesta e rivendicazione attraversava l’intera società, soprattutto le fasce giovanili sempre più aperte al nuovo. Negli anni Novanta si registra una certa attenuazione dei fenomeni, mentre masse crescenti di giovani – e giovani donne – affollano le università e diminuisce l’enfasi patriottica che nel decennio precedente, caratterizzato dalla vittoriosa resistenza dell’Iran e dei suoi pasdaran all’aggressione irachena, aveva pervaso il Paese. Durante quella guerra sanguinosa la Repubblica islamica seppe recuperare, grazie alla tensione patriottica, buona parte del dissenso che aveva accumulato negli anni precedenti. Ma col volgere del secolo e del millennio il movimento studentesco torna a riempire le piazze. La protesta dei giovani contro la chiusura d’autorità di un giornale riformista viene duramente repressa. A controllare le manifestazioni c’è una polizia dal grilletto facile. Al tempo stesso il Governo clericale nega la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne, le attiviste reagiscono scendendo nuovamente in strada. Altre proteste trovano terreno nelle difficoltà economiche, in buona parte legate alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti per il contrasto sulle attività nu-

cleari del Paese che la Casa Bianca ha incluso nell’«Asse del male». A questo punto si unisce alla protesta dei giovani e delle donne quella dei disoccupati e del proletariato urbano.

Politiche di prestigio

Memore della tendenza alla compattazione del Paese che fu registrata ai tempi della guerra irachena, il Governo di Teheran cerca di serrare i ranghi puntando sulla politica estera. L’attuale fase di scontro armato con Israele può essere interpretata anche attraverso questa chiave di lettura. La consacrazione dell’Iran come grande potenza economica e militare, e una visibile corrispondenza con le politiche anti-israeliane di molti Paesi arabi, si affianca al ruolo della Repubblica sciita come punta di lancia contro i sunniti dell’Arabia Saudita per guadagnare punti sul tavolo dell’egemonia regionale. L’intreccio del fattore religioso con quello politico-militare fa valere il suo peso. Ma la storia insegna che i problemi domestici difficilmente possono ricomporsi con politiche di prestigio.

Di fronte alle difficoltà crescenti che investono il Paese qualcuno comincia a chiedersi se la Repubblica islamica abbia ancora qualche chance di sopravvivenza. Certo non potrà cadere per intervento esterno. Per convincere gli iraniani che una simile ingerenza non potrebbe che avvantaggiare la resistenza dello Stato islamico, le conseguenze delle sanzioni economiche si uniscono alle fallimentari esperienze degli interventi occidentali in Iraq, Afghanistan e Libia. Per non considerare il ricordo del colpo di Stato ordito da Washington e Londra nel 1953 contro il Governo Mossadeq, che impedì al Paese di evolvere verso un superamento «laico» della condizione imperiale. Come conferma la guerra contro l’Iraq, gli iraniani non accettano che altri pretendano di occuparsi dei loro problemi. Forse potrà contribuire a risolverli un movimento nazionale di protesta, e sarebbe storicamente assai significativo se a innescare questo movimento fosse proprio «Donna, vita, libertà», lo slogan dettato dal corpo sfigurato di Mahsa Amini.

Tornando al racconto di Pesach, ad esempio, vediamo come il libro dell’Esodo, secondo del Pentateuco, presenti Mosè, il leader del popolo ebraico, come prodotto della cultura egiziana, allevato presso la corte del faraone dopo essere stato salvato dalle acque del Nilo. Per tale motivo, nel suo saggio Freud e il non europeo, che commenta a sua volta il testo freudiano L’uomo Mosé e la religione monoteistica, Edward Said pone l’accento sull’identità egiziana di Mosè, da intendersi quindi come ebreo e non ebreo, come qualcuno che agisce all’interno e all’esterno della collettività ebraica. Anche chi si rifiuta di definire Mosè un egiziano, non può negare che egli non fosse europeo. Non si può dunque comprendere l’identità ebraica escludendone la componente araba. Secondo Said, Freud avrebbe rivelato che le radici dell’identità ebraica ingloberebbero anche altre identità, aprendo così la via al generale riconoscimento che l’identità risulta dall’inclusione di tutte le componenti estranee al sé. A fronte di ciò, nel suo libro Strade che divergono, Judith Butler ha sottolineato che per Said il fatto che Mosè l’egiziano sia il fondatore del popolo ebraico sfida l’egemonia ashkenazita nella definizione dell’ebraicità. Le parole di Butler indicano che la narrativa nazionale sionista, basata su fonti europee, dovrebbe includere i sefarditi e i mizrahìm, ovvero gli ebrei provenienti dai Paesi arabi, i quali ultimi detengono il potenziale di fungere da ponte per una coesistenza con «l’altro palestinese».

Numerose sono inoltre le testimonianze di integrazione in un comune spazio semitico e di rapporti di vicinanza, coesistenza e collaborazione tra ebrei, orientali e sefarditi, e arabi palestinesi, sia nel corso dell’Impero Ottomano che del Mandato britannico. Com’è noto, a partire dalla sua fondazione nel 1948, sono giunte in Israele centinaia di migliaia di ebrei provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa, alcuni perché in fuga dal conflitto arabo-israeliano, altri perché animati dal sionismo e desiderosi di partecipare alla rinascita nazionale ebraica. Come ha sottolineato Ella Shohat, all’arrivo in Israele quei gruppi sono stati etichettati indistintamente come «provenienti dai Paesi orientali» – gente tradizionale e «bisognosa di miglioramento» – e hanno dovuto affrontare un processo di sradicamento dal loro precedente am-

Il modello, nato nel sionismo est-europeo e legato alla figura dell’ebreo nuovo, al mito del pioniere vagheggiato dagli ebrei di origine ashkenazita e influenzato dal nazionalismo europeo ottocentesco, ha portato a emarginare gli ebrei dei Paesi arabi, a maggior ragione quando i Governi israeliani hanno deciso di insediarli prima nei campi profughi e poi nelle città di sviluppo alla periferia del Paese. Oltre a Shohat, sono molti gli studiosi che ricorrono da anni al termine «ebrei arabi» per descrivere l’identità degli ebrei che provengono dai Paesi arabi o che sono stati influenzati dalla cultura arabo-islamica. Secondo Yehuda Shenhav, l’uso del termine «ebrei arabi» non identifica necessariamente la percezione che questi ebrei hanno della propria identità, ma piuttosto

sfida «il pensiero nazionale coloniale e binario all’interno del quale viene organizzata l’identità degli ebrei provenienti dai Paesi islamici». Il contesto geopolitico ha creato la formula arabismo-mediterraneismo-islam contrapponendola all’altra di europeismo-occidentalismo-ebraismo. Tuttavia, esistono prove di affinità culturali e radici condivise tra ebrei e arabi nel corso di tutta la storia, che si esprimono, tra l’altro, nella lingua giudeo-araba. Ancor più radicale è la voce di Ariella Aïsha Azoulay, docente di letteratura comparata alla Brown e autrice di Potential History: Unlearning Imperialism (Verso, 2019), la quale si definisce provocatoriamente «ebrea palestinese», auspicando un’identità alternativa a quella israeliana che ritiene essere il prodotto dell’imperialismo europeo e statunitense.

In un momento storico complesso come quello che stiamo vivendo, è utile tenere conto dell’esistenza di tali letture alternative del contesto israelo-palestinese. Gettare luce sulle testimonianze degli storici legami intellettuali tra ebrei orientali e cultura arabo-islamica, lentamente adombrati e silenziati, oggi è di fondamentale importanza per traghettarci fuori dalle semplificazioni e dai luoghi comuni del moderno discorso riduzionista delle politiche identitarie e dell’appartenenza culturale e nazionale e, soprattutto, per immaginare scenari alternativi.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 25
Alfredo Venturi «Donna, vita, libertà» sono le parole simbolo della resistenza iraniana. Istantanea da Teheran. (Keystone) cottonbro/pexels

Gli esperti di cure dentali

Scientificamente provato

Protezione dalla sensibilità dentale clinicamente dimostrata

PM-CH-PAD-24-00001 19. 1. 2024

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Offerte valide solo dal 30. 4 al 13. 5. 2024, fino a esaurimento dello stock.

Marchi di proprietà delle o concessi in licenza alle società di Haleon Schweiz AG.

Haleon Schweiz AG, Risch.

Ora in azione

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Offerte valide solo dal 23.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock

Aiuta a ridurre e prevenire il sanguinamento gengivale

100% delicato 0% di coloranti

33% 7.00

invece di 10.50 Confezione multipla, 3 x 300 ml Johnson's Baby Shampoo Trio-Pack conf. da 3 su tutti i dentifrici Sensodyne e Parodontax per es. Sensodyne Repair & Protect 75 ml 5.55 invece di 7.40 25%

Se in gioco c’è il futuro dell’Europa

Elezioni ◆ Tra il 6 ed il 9 giugno verrà eletto il nuovo Parlamento europeo. Il significato del voto e quali sono le forze in campo

Tra poco più di un mese, ossia tra il 6 ed il 9 giugno, l’elettorato dei 27 Paesi che compongono l’Unione europea è chiamato alle urne per eleggere il nuovo Parlamento europeo. Trattasi di scegliere ben 720 deputati che rimarranno in carica cinque anni, fino al 2029. La campagna elettorale è in corso un po’ ovunque, ma manca di slancio e di vitalità, e si situa a un livello più basso di quello che, di solito, caratterizza una campagna elettorale la cui posta in gioco è nazionale. Per di più spesso vengono dibattuti temi nazionali e non temi che riguardano le competenze e l’attività dell’Europarlamento. Si assiste a una distanza degli elettori, in certi casi addirittura un’indifferenza, che trova le sue radici nella lontananza geografica della sede del Parlamento, nelle poche informazioni che vengono diffuse sul lavoro dei parlamentari eletti, e nell’ignoranza delle decisioni che vengono prese rispetto a quelle che, con una regolarità quasi quotidiana, scaturiscono da un Parlamento nazionale.

L’assemblea con sede a Strasburgo prende decisioni che influenzano la vita quotidiana dei cittadini europei

Eppure l’assemblea con sede a Strasburgo prende decisioni che influenzano la vita quotidiana dei cittadini europei. Senza voler entrare nel novero dei suoi poteri, basta ricordare alcune delle prerogative di questa assemblea. Essendo l’unica autorità dell’Unione eletta dal popolo, l’Europarlamento rappresenta gli interessi dei cittadini e agisce come loro voce all’interno dell’Ue; controlla l’operato della Commissione europea e può rifiutare la nomina del presidente della Commissione; approva il bilancio dell’Unione europea e può così influenzare le sue politiche e le sue priorità; infine partecipa alla preparazione e all’adozione degli atti legislativi dell’Unione.

Qual è la posta in gioco di queste elezioni? La risposta ruota intorno alla futura maggioranza dell’assemblea. Quali forze politiche la comporran-

no e quale spazio politico occuperanno? Oggi nell’Europarlamento ci sono sette gruppi politici che riflettono le forze che erano presenti nei Paesi membri cinque anni or sono. Il gruppo più importante è il Partito popolare europeo (PPE), che rappresenta la destra tradizionale. Il secondo gruppo per importanza numerica è quello dei socialisti, seguito dai gruppi dei centristi e dei verdi. Al quinto e al sesto posto seguono i due gruppi della destra radicale, ossia Identità e Democrazia, comprendente l’AfD tedesca, il Rassemblement National francese e la Lega di Matteo Salvini, nonché i Conservatori e riformisti europei, presieduti dalla presidente del Consiglio in Italia Giorgia Meloni. Il settimo e ultimo gruppo è quello della Sinistra. La maggioranza attuale si appoggia soprattutto sulle tre principali forze politiche presenti, ossia i popolari, i centristi ed i socialisti.

L’evoluzione politica osservata negli ultimi anni in molti Paesi fa però sorgere qualche timore, o qualche dubbio, sulla possibilità che questa maggioranza possa sussistere anche nella prossima legislatura. Le forze della destra radicale hanno fatto progressi in molti Paesi e i sondaggi prevedono per loro consistenti guadagni elettorali. Qualche osservatore pronostica addirittura un radicale cambiamento di maggioranza e si diletta a enumerare i successi di queste forze estremistiche. In alcuni Paesi sono entrate a far parte della coalizione di Governo. È così in Italia, Ungheria, Finlandia, Svezia, Slovacchia, Repubblica Ceca. In altri Paesi rappresentano una delle principali forze politiche attive, come in Olanda, con Geert Wilders, leader del Partito per la libertà, in Francia, con Marine Le Pen e il Rassemblement National, in Germania con l’Alternative für Deutschland (AfD) e in Austria con il Partito della Libertà (FPÖ) guidato da Herbert Kickl. Di fronte a questi successi poco spazio hanno trovato le loro sconfitte, anche se si sono rivelate importanti per le forze democratiche. Sconfitte come la caduta del Governo polacco o i mancati consensi popolari al movimento Vox alle ultime elezioni legislative in Spagna. Queste for-

ze non sono tutte uguali ma hanno una comune base di valori. Difendono una visione conservatrice della società, fondata sulla famiglia tradizionale, ed esaltano il nazionalismo. Il loro cavallo di battaglia è l’immigrazione, ritenuta la causa di tutti i mali, in particolare della violenza e della criminalità nelle società occidentali.

Le forze della destra radicale hanno corretto il tiro: non chiedono più di uscire dall’Ue e di abbandonare l’euro

Di recente si sono impossessate anche di quella che definiscono l’ecologia punitiva, ossia le decisioni prese dai Governi e dall’Unione europea per lottare contro i cambiamenti climatici. Sul piano internazionale, la maggior parte di queste forze nasconde con molta difficoltà la propria simpatia per la Russia di Vladimir Putin.

Una simpatia che soltanto l’aggressione dell’Ucraina, con l’indignazione che ha provocato nell’opinione pubblica europea, è riuscita a smorzare. Nei confronti dell’Unione europea le forze della destra radicale hanno corretto il tiro. Oggi non chiedono più di uscire dall’Ue e di abbandonare l’euro. Vi hanno rinunciato, probabilmente perché coscienti dell’utilità dell’Unione e dell’assenza di un sostegno popolare per una uscita. La Brexit è stata negativa per la Gran Bretagna ed è difficile immaginare oggi uno Stato pronto a compiere lo stesso passo. L’Ue ha saputo affrontare le recenti gravi crisi con un certo successo e sicuramente meglio di un Governo nazionale isolato. È stato così con la pandemia e con il rilancio dell’economia rivelatosi subito necessario. È stato così con la guerra in Ucraina e con la crisi energetica sorta dopo il varo delle sanzioni internazionali decise contro l’aggressore. Il modo con il quale queste crisi sono state

affrontate ha dato origine a una sorta di cultura strategica europea.

La destra radicale non accetta questa evoluzione e, quindi, non accetta l’Unione europea come è oggi, né gli obiettivi verso i quali intende progredire. La sua ambizione, il suo grande progetto, è di trasformare l’Ue in un’unione delle Nazioni, pronte a collaborare, ma anche ad abbandonare qualsiasi progetto d’integrazione. Poco importa poi se, sul piano internazionale, non si potrà gareggiare con la Cina, la Russia e altri futuri colossi. La Nazione è l’obiettivo centrale che va incoraggiato e difeso. I Governi nazionali devono poter decidere di tutto.

Siamo, quindi, di fronte a due concezioni ben diverse. Quella della destra radicale che vuole un’unione delle Nazioni e quella dei partiti tradizionali che vuole mantenere e approfondire il progetto d’integrazione europea. L’esito delle elezioni dirà quale sarà la concezione dominante e come si delineerà il futuro dell’Europa.

Vorrei pagare meno commissioni per i miei conti.

Come posso limitare al massimo i costi?

La consulenza della Banca Migros ◆ La leva più importante su cui agire è la scelta dell’offerente giusto: si possono risparmiare fino a 100 franchi l’anno. Anche l’elaborazione digitale delle operazioni bancarie è una scelta vincente

Ci sono varie leve su cui poter agire. Una delle più importanti consiste nello scegliere l’offerente giusto, ovvero nell’optare per una banca che non applica commissioni per la tenuta di un conto privato (solitamente i conti di risparmio sono esenti da commissioni). In questo modo è possibile risparmiare fino a 100 franchi l’anno.

La Banca Migros, oltre alla tenuta del conto gratuita, offre anche una carta di debito e di una carta credito, le quali sono ambedue senza spese.

L’elaborazione digitale delle operazioni bancarie è un ulteriore modo per risparmiare sui costi. Infatti per i pagamenti con moduli cartacei molte banche addebitano all’utente una com-

missione, ad esempio un prezzo fisso pari a 1 franco per ogni transazione oppure una commissione percentuale sull’importo della transazione. Ecco perché conviene pagare sistematicamente tutte le fatture con l’e-banking della propria banca, per il quale non vi sono costi aggiuntivi. L’e-banking è inoltre pratico perché consente di effettuare operazioni bancarie da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.

Impostare il formato elettronico per gli estratti conto

Se si desidera ridurre ulteriormente le spese addebitate dalla propria banca

è consigliabile richiedere gli estratti conto e le fatture della carta di credito solo in formato digitale. Per ogni giustificativo cartaceo infatti vengono addebitate le spese postali e di stampa. I documenti in formato elettronico, tra l’altro, oltre ad avere un effetto positivo sul portafoglio, proteggono anche l’ambiente.

Si raccomanda anche di prelevare contanti solo presso i Bancomat della propria banca, che in genere non applica commissioni. Al contrario, i prelievi di contanti presso i Bancomat della concorrenza sono quasi sempre soggetti a commissioni. Un conto presso la Banca Migros consente di prelevare contanti senza

spese non soltanto presso i Bancomat della banca stessa, ma anche alle casse dei supermercati Migros e Denner, fino a 1000 franchi per transazione al giorno, con la possibilità di richiedere tagli specifici.

Suggerimento

Richieda l’invio gratuito delle fatture tramite eBill. Con questa procedura di pagamento digitale è possibile visualizzare le fatture direttamente nell’e-banking e pagarle con pochi clic.

Aprire un conto privato

Effettui in tutta praticità le operazioni bancarie quotidiane: bancamigros.ch/conto-privato.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 27
Sven Illi, consulente della Banca Migros. Bandiere davanti alla sede del Parlamento europeo a Strasburgo. (Keystone)

Anni 50

Quando si parla di bevande energetiche, molti pensano subito alla Red Bull. L’idea di questi stimolanti non è però nata in Europa, ma in Asia: le bevande contenenti taurina sono state inventate in Giappone negli anni 50. La taurina veniva usata per migliorare la funzione visiva ed era pensata soprattutto per piloti, camionisti e operai.

Anni 60

Nel 1962 l’azienda farmaceutica giapponese Taisho Pharmaceutical Co. lanciò la Lipovitan D, prima bevanda energetica brevettata. Da lì si diffuse in tutta l’Asia.

1982

Nel 1982 Dietrich Mateschitz, il futuro fondatore della Red Bull, si imbatté nel drink thailandese «krating daeng» (in italiano «toro rosso») durante un viaggio di lavoro. Si dice che questa bevanda lanciata in Thailandia nel 1975 lo aiutò a superare il jet lag e che gli suggerì l’idea della Red Bull.

1984

Il signor Mateschitz riprese il nome e la ricetta di base della bevanda e fondò la Red Bull GmbH nel 1984 insieme al thailandese Chaleo Yoovidhya, proprietario della T.C. Pharmaceutical. La famiglia imprenditoriale thailandese detiene ancora oggi una quota del 51% della Red Bull.

Come le bevande energetiche hanno conquistato il mondo

Le bevande energetiche contenenti taurina e caffeina promettono più vigore nella quotidianità. Ma come sono nati questi drink portentosi?

Un po’ di storia

1987

Tre anni dopo, ovvero il 1° aprile 1987, Dietrich Mateschitz lanciò sul mercato austriaco il «Red Bull Energy Drink». La variante «Red Bull Sugarfree» è nata invece solo nel 2003. Il successo della Red Bull non è stato immediato: nell’anno della nascita di questa bevanda energetica, il signor Mateschitz registrò poco meno di un milione di euro di fatturato.

Anni 90

Dagli anni 90 la Red Bull si è affermata nella sfera giovanile alternativa. Grazie a una massiccia campagna di marketing, questo energy drink è diventato particolarmente popolare nel mondo della mountain bike, dello snowboard e della techno. La marca si diffuse solo in seguito in altri ambiti sportivi e oggi veste le maglie di numerosi atleti e associazioni.

2003

La Red Bull viene lanciata alla Migros nel 2003.

2007

Quattro anni dopo arriva l’«MBudget Energy Drink» della marca propria, con e senza zucchero. Nel 2013 fa invece la sua comparsa l’«M-Budget Pomegranate». Anche alla Migros gli energy drink guadagnano popolarità in modo rapido e costante.

2013

In questo anno la Red Bull raggiunge nuove dimensioni con la vendita di oltre cinque miliardi di lattine in ben 166 Paesi.

2023

Dieci anni dopo la vendita di lattine di Red Bull era più che raddoppiata arrivando a circa 12 miliardi in 175 Paesi. La Red Bull è piuttosto apprezzata anche in Svizzera. Secondo l’associazione dei prodotti di marca Promarca, l’anno scorso ne sono state consumate oltre 24 lattine pro capite.

2024

La Migros lancia il mitico Ice Tea sotto forma di drink energetico con caffeina e senza anidride carbonica.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 28
Testo: Barbara Scherer
CURIOSITÀ Energy-Drinks
Mitico Ice Tea Energy 330 ml, Fr. –.95 Nuovo!
Illustrazione: Getty Images

L’inferno alle spalle e la paura negli occhi

Mediterraneo ◆ Un 17enne del Ghana ci racconta la sua vita da schiavo in Libia e la morte dei compagni su una carretta del mare alla deriva. Un altro piccolo sopravvissuto non trova la sorella e un uomo del Senegal ha perso la moglie e il figlio di un anno

Ha 17 anni, è del Ghana. Lo chiamiamo Y. Sta seduto sul ponte della nave che l’ha issato da un gommone in cui erano rimasti vivi in 25, alla deriva da più di una settimana al largo di Tripoli. Hanno bevuto per molti giorni solo sorsi di acqua salata. È stata una strage, sotto il sole di giorno e il gelo di notte. Decine e decine di persone morte di stenti. Tra le cinquanta e le sessanta vittime, scriveranno nei giorni seguenti i media. «Eravamo un centinaio quando siamo partiti», hanno detto i sopravvissuti a noi del gommone di soccorso EZ1 della nave Ocean Viking, della Ong Sos Méditerranée, appena li abbiamo tratti in salvo la mattina del 13 marzo scorso. «Donne, bambini, bebè», ha subito raccontato, facendo con le braccia il gesto del ninnare, il ragazzo meno disidratato, quello che ce la faceva meglio degli altri a parlare. Due di loro saranno evacuati con un elicottero venuto dalla Sicilia, ma uno morirà poi all’ospedale di Agrigento.

«I soldi per il viaggio me li ha dati la mia famiglia, quelli che sono riusciti a mettere insieme tutti i miei parenti»

Y. tiene gli occhi sempre a terra. Parla solo sussurrando, ha uno sguardo interamente triste: «In Libia sono stato da novembre a marzo aspettando che mi mettessero su quel gommone. Ero rinchiuso in un allevamento di polli, mi facevano lavorare lì da prima dell’alba fino alla notte. Dovevo caricare le uova, il mangime, spostare i sacchi, occuparmi degli animali, pulire tutto. No, non mi pagavano, mi facevano lavorare per aspettare di partire e mi davano un po’ da mangiare e l’acqua. I soldi per il viaggio me li ha dati la mia famiglia, tutti quelli che sono riusciti a mettere insieme tutti i miei parenti». Lungo silenzio. «Morti, morti, sono tutti morti, anche il mio amico, anche i bambini, tutte le donne, uno a uno, tutti morti». Alcuni sono impazziti dalla disperazione, si sono buttati in mare sapendo di morire, per non morire di stenti. Altri sono scivolati in mare privi di forze. Li ha uccisi la sete. Da dietro l’alta parete argentata del container arriva il rumore del mare. Il ponte è liscio. La luce del sole, ormai basso, cola tra le sartie. Loro sono salvi per caso. Li ha visti nel sole di mezzogiorno col binocolo F., il ragazzo di turno agli avvistamenti sul ponte di comando della Ocean Viking. Quel gommone nero alla deriva si è casualmente trovato sulla rotta della nave che stava andando verso una barca di legno blu a rischio naufragio segnalata da Sea Bird 2, l’aereo della Ong Sea Watch, a cinque ore di distanza. Ci si stava preparando a un salvataggio con tensione perché tre motovedette libiche, tutte date ai miliziani libici dal Governo italiano, stavano attraversando il radar nello spicchio di mare davanti a noi. Dagli smartphone sbucava intanto il ministro degli Interni italiano, Matteo Piantedosi, abbronzato, quella stessa mattina sbarcato a Bengasi: stretta di mano al generale libico Haftar, il padrone della Cirenaica, e sorriso a favore di telecamera.

Tra i sopravvissuti alla strage 12 sono adolescenti, ci sono due ragazzini sotto i 12 anni. Sono tutti sotto choc, rintanati in uno stato di irrealtà. Hanno visto morire, uno a uno, chi la ma-

dre, chi il fratello, hanno vegliato i cadaveri e li hanno dovuti abbandonare in mare. «Un altro giorno alla deriva e sarebbero morti anche loro», dicono i medici dopo il primo soccorso. Uno dei più piccoli continua a chiedere dov’è sua sorella, dice che era accanto a lui e non la trova più. Un uomo del Senegal viaggiava con il figlio di un anno e la moglie: «Stavamo da due anni in Libia. Sono partito con loro. Lui è morto il primo giorno senza acqua, lei quattro giorni dopo», racconta. Il mare aveva quasi ucciso anche lui, era un’acqua verde spessa ormai come vernice dentro gli occhi, nei polmoni. Ha visto un elicottero volare per giorni sulle loro teste, mentre a poco a poco morivano. Non li ha soccorsi, dice, e non ha dato l’allarme.

Il sole è tramontato. Loro sono seduti, al caldo, in uno spazio chiuso sulla coperta. Viste di notte, alla luce tremolante dei neon, nel silenzio rotto dal rumore del motore e dei respiri, quei visi di adolescenti sotto choc sembrano maschere antiche arrivate da un altro mondo di cui sono segno e messaggio. Esseri umani. Di carne e di ossa. Occhi neri, pelle scura. Sono pieni di illusioni, di paura. Il fondo del Mediterraneo è costellato dei loro corpi, finiti nel fondale o sprofondati tra le alghe ancora zeppi di sogni. Quei cadaveri divorati dai pesci nel buio marino, le loro speranze impigliate tra pezzi di barche affondate, sono i mostri in agguato delle nostre coscienze.

Il cielo è un tripudio di stelle, un minuscolo filo di luna arancio bassa sull’orizzonte, il buio interrotto da una lunga fila di luci. Sono barche di pescatori, in fila sembrano una città costiera illuminata.

Nel nero del mare compare una barchetta che sembra di carta. Ci avviciniamo coi gommoni. Solo teste fitte fitte, corpi che sporgono da ogni lato dello scafo e si reggono con una catena di braccia tra loro. Sono 114 persone, 112 adulti e due bambini, uno piccolissimo, in uno scafo di legno lungo 7 metri. È un double deck, una barchetta a doppio strato fatta di pallet (palette), sotto coperta i più poveri.

Sono pieni di illusioni, di paura. Il fondo del Mediterraneo è costellato dei loro corpi, sprofondati ancora zeppi di sogni

Sono afghani, siriani, pakistani, qualche nero. C’è un siriano bianco, occhi verdi, un ragazzino. Una donna anziana con un lungo velo nero fradicio di carburante e acqua salata ha perso in mare una borsa blu. Con i documenti. È caduta in mare. Ralph, il pilota di uno dei gommoni di salvataggio, la tira su col mezzo marinaio prima che affondi. Sorridono, portano la mano sul cuore. Un afghano, magro magro, prega.

Sono tutti disidratati, intossicati di carburante, non sembrano esserci emergenze mediche. L’atmosfera in coperta la mattina dopo è quasi allegra. I più giovani fumano a poppa, sono felici di farsi la doccia, si scattano fotografie col cellulare. Dal container della piccola clinica sul ponte di coperta esce una dottoressa francese, parla benissimo l’arabo e l’inglese, ha passato la notte ad ascoltare, soccorrere, visitare, curare, abbracciare, asciugare lacrime, stringere mani. «Sai – dice –non ti abitui mai ad ascoltare l’orrore

delle donne che escono dalle carceri libiche: stupri, violenze di ogni genere, sevizie». In quelle celle i carcerieri entrano come belve, si prendono viagra, cocaina e poi massacrano per ore donne e ragazzine, quotidianamente. Una di quelle donne parlerà, di sua iniziativa, all’angolo delle docce senza bere il tè caldo che tiene tra le mani. Parlerà per mezz’ora, un lungo pianto liberatorio. Racconterà quell’inferno. «È la prima volta che racconto a qualcuno cosa mi è successo in questi ultimi due anni. Se la Guardia costiera libica fos-

se arrivata in tempo prima di voi, per riprenderci, io mi sarei buttata in mare. Meglio morire che tornare in Libia». Piange e sorride: «Raccontalo a terra, ditelo a tutti cosa succede a chi viene preso dalla Guardia costiera libica. Io mi vergogno».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 29
Sopravvissuti alla tragedia del 13 marzo. (Nocioni) Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 30.4 al 13.5.2024, fino a esaurimento dello stock Azione 25% conf. da 2 Prodotti Nivea Styling p. es. Ultra Strong Styling Mousse DUO, 2 x 150 ml, 7.40 invece di 9.90 Shampoo Nivea p. es. Volume Wonder Shampoo Trio, 3 x 250 ml, 7.90 invece di 11.85 33% conf. da 3 Annuncio pubblicitario

Scatena la tua passione per le verdure.

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Offerte valide solo dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock

Ora in azione

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

Offerte valide solo dal 30.4 al 13.5.2024, fino a esaurimento dello stock

20%

Tutti i prodotti Knorr ad es. Brodo di verdura barre 100% ingredienti naturali, 5 x 2 dadi, 109 g 3.95 invece di 4.95

33% conf. da 3

Le Petit Marseillais crema doccia per es. Vaniglia 3 x 250ml, 6.95 invence di 10.50

Knorr.
a partire da 2 pezzi

CONSIGLI CULINARI

Il mio posto speciale per il pranzo

Pranzare alla scrivania o al parco si può, ma per molti è noioso. Ecco qualche suggerimento di luoghi sorprendenti dove farlo

Per le persone prospettiche: il ponte

Una mattinata in ufficio può farti sentire in gabbia. Sostare sul ponte per pranzo allarga gli orizzonti e forse ti sbloccherà anche qualche idea. Cerchi un posto per fare picnic con i bambini? Segui i consigli su famigros.ch:

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 32
Testo: Dinah Leuenberger
Lunch

Per chi cerca ombra e refrigerio: il piano più basso dell’autosilo

Basta portare con sé una coperta o un telo da spiaggia e mettersi comodi sul fresco pavimento di sasso. Divertimento incluso: guardare gli altri alla ricerca della loro auto senza perdere la pazienza.

Per chi ama esplorare: il posto a sedere più in fondo su un autobus sconosciuto

Ma dove va il 24? Qual è il capolinea del tram 2? Basta rimuginarci sopra, è il momento di scoprirlo. Così, pranzando esplori i dintorni del posto di lavoro o intere città.

Per nostalgici: i binari dismessi

I vecchi binari del treno vantano sempre un fascino d’altri tempi. Dove pensi che abbiano portato? Sedercisi sopra per pranzare mette quasi i brividi. Sarà poi vero che non passano più i treni?

Per chi apprezza i rumori rilassanti: sbarramenti o serrande

Se osservi a lungo le masse d’acqua scroscianti, ti rilassi al massimo. Promesso.

CONSIGLI CULINARI

Per ci sogna: l’ultima panchina sul binario della ferrovia

Cammina lungo la banchina della stazione fino ad arrivare all’ultima panchina. Gustati il pranzo e sogna fino a sentire il treno a cremagliera sulle montagne, il trenino turistico o l’espresso regionale. Lascia viaggiare i tuoi pensieri e immagina l’inizio di un giro in città o una lunga vacanza.

Per chi non trova terra ferma: tavolo da ping pong

Oltre al pranzo, porta con te amici e racchette da ping pong e, dopo una breve pausa per un panino e un’insalata, fai qualche giro di corsa intorno al tavolo. Così facendo dimentichi persino le riunioni più noiose

Insalata mediterranea Anna’s Best vegetariana, 170g Fr. 4.50

Insalata di quinoa Anna’s Best vegana, 160g Fr. 4.50

Super insalata Anna’s Best vegetariana, 150g Fr. 4.50

Novità: I piatti di Anna’s Best sono già pronti e a te rimane più tempo per goderti le spettacolari location. Con l’aggiunta di un panino, frutta o dessert il pranzo è pronto. Le tre insalate sono da subito disponibili nelle maggiori filiali Migros

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 33 Foto: Dan Cermak, Getty Images
Buono e veloce
Lunch
Nuovo!

Per un equilibro interiore durante il giorno e una notte riposante

RESCUE ® Spray Contiene alcol 27 % vol 20 ml 15% 19.50 invece di 22.95 RESCUE ® PLUS 10 caramelle, piú con vitamine B5 & B12 42 g 15% 5.25 invece di 6.20 RESCUE ® Crema Fiori die Bach per la pelle, inodore e priva di parabeni 30 ml 15% 13.15 invece di 15.50 RESCUE ® Pastiglie Cassis, senza alcol 50 g 15% 6.10 invece di 7.20 RESCUE
Contiene alcol 27 % vol 20 ml 15% 20.80 invece di 24.50 RESCUE ® Gocce Contiene alcol 27 % vol 10 ml 15% 12.70 invece di 14.95 RESCUE ® Gocce Contiene alcol 27 % vol 20 ml 15% 19.50 invece di 22.95 RESCUE ®
Arancia-sambuco, senza alcol 50 g 15% 6.10 invece di 7.20 RESCUE
® goccia senza alcol 10 ml 15% 14.35 invece di 16.90 RESCUE ® Kids goccia senza alcol 10 ml 15% 14.40 invece di 16.95 Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 30.4 al 13.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Night ® Spray
Pastiglie
Night
RESCUE®,
la miscela di Fiori di Bach® originale.

CULTURA

Figlie inutili che si sentono sbagliate Intervista alla scrittrice fiorentina Laura Forti tornata in libreria con un nuovo romanzo sulla storia e la memoria di una famiglia ebrea

Pagina 37

La forza dei podcast di Pablo Trincia Uno sguardo sul lavoro audio del giornalista che nella sua narrazione coniuga correttezza metodologica e coinvolgimento emotivo

Pagina 39

Challengers, il nuovo film di Guadagnino Arrivato nelle nostre sale in questi giorni, il film dal cast stellare con Zendaya, Mike Faist e Josh O’ Connor, parla di tennis e di triangoli amorosi

Pagina 41

Gli espressionisti di Werner Coninx ad Ascona

Mostre ◆ Al Museo d’Arte Moderna ci sono i grandi artisti che in piena libertà hanno espresso la loro visione del mondo

Persona singolare, solitaria, intelligente e riflessiva: così lo scrittore svizzero Max Frisch descrive Werner Coninx nel suo celebre racconto dal titolo Montauk. I due erano compagni di classe al ginnasio di Rämibühl di Zurigo e nel suo scritto Frisch non manca di sottolineare come l’amico avesse un temperamento filosofico e soprattutto validissime opinioni sulle belle arti.

E difatti Werner Coninx, classe 1911, figlio di un importante editore di giornali elvetico, era indubbiamente dotato di una grande sensibilità artistica che, accompagnata da una forte passione, gli ha permesso di raccogliere una delle più considerevoli collezioni d’arte del nostro Paese. Non è un caso che Coninx sia stato anche un pittore, autore di dipinti figurativi dalle atmosfere surreali e di paesaggi dall’accentuata semplificazione geometrica. Dopo gli studi di medicina a Montpellier e di filosofia a Zurigo, infatti, si forma per diventare artista frequentando i corsi dell’Accademia di Henry Wabel e seguendo le lezioni di Victor Surbek.

Al fine di preservare la propria raccolta d’arte, il collezionista istituisce nel 1973 a Zurigo la Fondazione Werner Coninx

Proprio di Surbek è la prima opera che entra a far parte della sua raccolta, un quadro intitolato Paesaggio di marzo che il giovane Werner acquista nel 1937, dando così il via a un’entusiastica quanto meticolosa ricerca di lavori selezionati sempre personalmente. Alle mostre, alle aste o negli atelier degli artisti Coninx si recava spesso da solo, quasi circondato da un alone di mistero, e acquistava fidandosi del proprio gusto sviluppato con lo studio dell’arte, della filosofia e della letteratura, nonché affinato attraverso la frequentazione di galleristi e mercanti.

Quando nel 1955 decide di abbandonare la carriera di pittore, il collezionismo diviene la sua attività principale: nel 1980, anno della sua morte, Coninx arriva a radunare ben 14’300 opere, un patrimonio enciclopedico che non solo rispecchia le sue predilezioni artistiche ma diventa anche uno spaccato della cultura di quel periodo. I lavori presenti nella raccolta rivelano un’attenzione particolare agli antichi maestri, all’arte svizzera tra il 1850 e il 1950 e a quella proveniente dai continenti extraeuropei.

Dando uno sguardo all’immensa mole di opere della collezione ci si accorge di come spesso Coninx abbia seguito con scrupolosità l’intero percorso di un artista o di un movimento, andando ad acquisire nume-

rosi lavori che potessero documentarne l’attività in maniera completa. È il caso ad esempio di figure quali Ferdinand Hodler, Ernst Ludwig Kirchner, Marc Chagall e Pablo Picasso o di gruppi quali la Brücke, i Nabis e la Scuola di Barbizon.

Al fine di preservare la propria raccolta d’arte e renderla fruibile al pubblico, il collezionista svizzero istituisce nel 1973 a Zurigo la Fondazione Werner Coninx e nel 1985, cinque anni dopo la sua morte, viene aperto un museo ospitato nella sua casa di famiglia, chiuso poi nel 2011 per motivi finanziari. È così che dal 2016 la Fondazione concede le sue opere in prestito permanente a diversi musei elvetici, dando seguito alla volontà di Coninx di far sì che la sua collezione possa essere accessibile a tutti.

Nel novero delle istituzioni beneficiarie c’è anche il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, a cui è stato affidato un patrimonio di ben 189 lavori di artisti del Blaue Reiter e del Bauhaus e di figure che hanno vissuto ad Ascona o che hanno avuto un legame con il Locarnese.

Per valorizzare questo importante nucleo, il Museo di Ascona ospita una mostra che si pone come la prima di una serie di rassegne volte proprio a far conoscere le opere della Fondazione. Per l’esposizione iniziale i curatori hanno deciso di presentare circa una cinquantina di pezzi della collezione Coninx affiancati da altri

lavori conservati in musei pubblici e in raccolte private. La mostra si concentra su quattordici artisti accomunati dal loro legame con la Neue Künstlervereinigung München (Nuova Associazione degli Artisti di Monaco) e con il Blaue Reiter (Cavaliere azzurro), ovvero dalla loro appartenenza al cosiddetto «Espressionismo lirico» monacense, incarnazione di un modo di concepire l’arte basato su una visione spirituale del mondo. Attraverso un linguaggio innovativo, questi artisti progressisti ripudiavano i valori di una società contemporanea sempre più dogmatica cercando invece rifugio in una dimensione mistica in cui potersi sentire parte di un tutto: nella Germania di inizio Novecento, periodo di profondi mutamenti sociali ed economici, il malessere scaturito dalla consapevolezza di un profondo squilibrio tra la realtà e le loro aspirazioni li porta a reclamare l’importanza dell’emotività, dell’inconscio e dell’istinto. Da qui il loro interesse per le credenze esoteriche, per le religioni precristiane e orientali, per il folclore e per tutte quelle forme d’arte primitiva capaci di riportarli a una condizione primigenia, ancestrale, dove la razionalità soccombe alla vitalità dello spirito.

Tra queste figure che inneggiano a «un’arte dell’emozione» incontriamo nella rassegna asconese Wassily Kandinsky, Marianne Werefkin

(nell’immagine piccola il suo Hôtel du L[ac], anni 1920), Gabriele Münter, Franz Marc, August Macke, Paul Klee, Heinrich Campendonk, Louis René Moilliet, Richard Seewald, Adolf Hölzel, Conrad Felixmüller, Robert Genin, Andreas Jawlensky e Ignaz Epper. Maestri che nella vivace Monaco di Baviera dell’inizio del XX secolo hanno messo al centro della loro ricerca la «necessità interiore».

Nel percorso espositivo, che abbina, quando possibile, opere pittoriche e opere grafiche di ogni artista, troviamo in apertura il dipinto Autunno – Scuola di Marianne Werefkin, datato 1907, emblematico della capacità della pittrice di rendere la realtà in maniera soggettiva, approdando a

un’arte espressiva in cui linee e colori, qui debitori dei Nabis francesi, sono scelti per la loro energia visionaria. Anche i lavori di Gabriele Münter, si veda ad esempio Mazzo di fiori estivo, Lana del 1908, e di Wassily Kandinsky, come la xilografia Arciere datata 1908-09 (proprio gli anni in cui i due artisti soggiornano con la coppia Werefkin-Jawlensky a Murnau, nelle Prealpi bavaresi), rivelano la forza delle tinte antinaturalistiche e simboliche nonché uno stile sempre più improntato all’astrazione.

Di Franz Marc, pittore tra i più notevoli rappresentanti dell’Espressionismo tedesco, sono esposte le xilografie realizzate per la serie della Tierlegende, dove i suoi amati animali diventano metafora del rapporto empatico dell’artista con la natura. Amico fraterno di Franz Marc è August Macke, di cui la mostra asconese espone alcune opere esplicative del variegato percorso che ha visto il pittore accostarsi a diverse tendenze, dal postimpressionismo francese ai Fauves, dal Blaue Reiter al cubismo orfico, mantenendo sempre uno stile personale capace di raccontare la realtà in un modo nuovo.

Ecco poi i raffinati lavori dello svizzero Louis René Moilliet realizzati con l’acquarello, tecnica a lui particolarmente congeniale scoperta nel 1914 durante il viaggio in Tunisia con gli amici August Macke e Paul Klee. Anche quest’ultimo è presente in mostra con un dipinto e con due disegni in cui il linguaggio essenziale, ironico e infantile rivela la sua attitudine a esplorare il mondo con uno sguardo incontaminato.

Di grande interesse sono anche le opere degli artisti Heinrich Campendonk, Conrad Felixmüller (di cui sono esposte le coloratissime xilografie dal titolo ABC – Un alfabeto in immagini scosso e smosso, nella foto grande) e Richard Seewald, seguite a fine percorso da quelle dello svizzero Ignaz Epper e dei russi Andreas Jawlensky e Robert Genin, animatori dell’ambiente culturale di Ascona tra i due conflitti mondiali.

Tutti artisti che hanno manifestato con piena libertà la loro personalità e la loro visione del mondo intrisa di lirismo e che hanno fatto della loro creatività uno strumento per ritrovare un’armonia perduta e le radici più autentiche del loro essere.

Dove e quando Kandinsky, Klee, Marc, Münter… e altri. Espressionisti dalla Fondazione Werner Coninx. Ascona, Museo Comunale d’Arte Moderna.

Fino al 2 giugno 2024.

Orari: ma-sa 10-12 / 14-17, do 10.30-12.30.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 35
© 2024, ProLitteris,
www.museoascona.ch
Zurich Brughera
Mus. Com. d’Arte Mod.
©
Ascona

Nuovo Prova ora!

Tutte le offerte escludono gli articoli già ridotti Offerte valide solo dal 30.4. al 13.5.2024, fino ad esaurimento scorte

Con Smood.ch la spesa Migros a casa vostra in meno di un’ora!
8.95 Toblerone Pralines 180 g 20x CUMULUS Novità

«Il sentire ci apre alla vita»

Interviste ◆ Laura Forti racconta storia e memoria di una famiglia ebrea

Una storia di famiglia raccontata con urgenza, ma dal respiro quasi epico. È il nuovo romanzo della scrittrice fiorentina Laura Forti (nella foto) La figlia inutile (Guanda). Autrice, drammaturga, traduttrice, con il suo Forse mio padre (La Giuntina) ha vinto il Premio Mondello Opera Italiana, Super Mondello e Mondello Giovani 2021. In La figlia inutile Laura Forti continua a ricomporre il mosaico di una famiglia ebraica dispersa, che è poi la sua. Il libro sarà presentato l’11 maggio a Milano, al Teatro Elfo Puccini, che ha allestito nel 2019 il suo testo L’acrobata in versione teatrale, più volte replicato negli anni.

Come e perché è cominciato questo percorso che ha preso il via con L’acrobata (2019), è continuato con Forse mio padre (2020) e oggi aggiunge un tassello nuovo con La figlia inutile?

Ho iniziato questo percorso perché sentivo che c’erano dei nodi da sciogliere, dei segreti importanti, e tutti hanno in comune il fatto che questa mia famiglia, come spesso le famiglie che escono da grossi traumi, tendeva a rimuovere il dolore, cioè a tramandare soltanto le cose positive, mentre gli aspetti negativi venivano nascosti e rimossi. E così anche nel caso di nonna Elena, di cui la narrativa familiare ha sempre rimandato un’immagine di figurina esotica, bizzarra, oppure di donna forte, indipendente che ha attraversato le tragedie della storia indenne. Però io ho sempre avuto diffidenza per questo ritratto che mi sembrava forzato, vitalistico ma non corrispondente al vero, anche perché ho conosciuto la nonna nei suoi aspetti più fragili. Quindi cerco di ricostruirne l’identità, cancellata dall’omertà familiare, ma anche quella di una famiglia in esilio che, dopo aver pensato di trovare casa in Italia, come tante famiglie, dopo le leggi razziali del ’38, è sparita dalla storia italiana.

Una storia di famiglia, una memoria privata, ma anche una memoria storica collettiva. E la finestra si apre su vicende e movimenti che spesso conosciamo superficialmente o non conosciamo affatto: chassidismo, Haskalà, bundismo e sionismo, termine che invece, al contrario degli altri, è oggi sulla bocca di molti e che è spesso associato a un nazionalismo ebraico di tipo imperialista e coloniale. Lei ci aiuta a rimettere ordine?

Per me il sionismo italiano è stato una scoperta, avvenuta tramite i materiali trovati al Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, utilissimi a ricostruire il contesto. Mi ha aiutato molto a capire come mai il mio bisnonno fuggiva dalla Russia dopo Kishinev, il pogrom del 1903 che è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché particolarmente efferato, violento e distruttivo. Dai pogrom russi scappava una folla di

disperati, migliaia e migliaia di perseguitati, che rischiavano la vita. Questi disperati dei Paesi dell’Est dovevano trovare una collocazione. Quindi il sionismo italiano ed europeo collaborano soprattutto economicamente, in particolare quello italiano cerca di comprare pezzi di terra in Palestina. Un mito da sfatare è che gli ebrei siano andati in Palestina solo dopo la Seconda guerra mondiale o dopo i pogrom. Dopo il crollo del Secondo Tempio (70 d.C.) quando inizia la diaspora, molti andarono in diaspora, ma altri restarono. C’erano ebrei all’epoca dei Romani, nel Medioevo, nel Rinascimento, perché erano tornati nel corso del tempo, dando vita a comunità importanti come quella dei cabalisti. E nel Novecento c’erano percentuali alte di ebrei, tipo il dieci percento, in un Paese che era grande come la Toscana. Pensiamo che noi ebrei in Italia oggi siamo meno dello 0,1%. Il sionismo nasce come emergenza umanitaria, non certo come desiderio di conquista, né come fanatismo religioso, ma come necessità di dare un luogo sicuro a chi rischiava la vita. Se pensiamo a Enzo Sereni – si cita nel libro il Convegno di Livorno del 1924, dove tutte le anime dell’ebraismo italiano si confrontano sul sionismo – lui dice: «A me non basta comprare la terra, io voglio andare a costruire qualcosa», quindi c’era una parte del sionismo italiano che voleva partire, e Giulio Dresner, essendo venuto dai Paesi dell’Est, era più affine a questa seconda corrente.

Parlando di sé, dice: «Io sono una seconda generazione della Shoah e non ho provato sulla mia pelle la persecuzione e il terrore. Tuttavia li ho assorbiti con il latte materno, indirettamente». Si tratta di ricostruire la memoria di qualcosa che non si è vissuto ma si ha comunque dentro? Noi ebrei della mia generazione siamo tutti figli della Shoah, anche se i nostri genitori non sono stati deportati, perché quella generazione a cui è appartenuta mia madre avrebbe potuto essere deportata. C’è una psicanalista che cito, Dina Wardi, che non

La vita di tutti noi

Narrativa ◆ Il viaggio e la conquista della lontananza

«Alla sera mio padre mi prendeva sulle ginocchia, stendeva sul tavolo le carte del nonno e mi parlava della favolosa vastità del mondo. Abbracciato a lui, mi smarrivo nella difformità capricciosa dei confini, nell’arcobaleno degli Stati, nella geroglifica bizzarria dei toponimi, nelle alternanze tra i verdi delle pianure solcate dai filamenti azzurri dei fiumi e i bruni e i bianchi favolosi delle vette».

Questo libro è un viaggio e, si sa, il viaggio è l’ossessiva e ineluttabile tentazione della vita degli uomini, e ne porta in giro da sempre il bene e il male. Dunque, questo libro ha qualche responsabilità nei confronti dello speranzoso lettore che ne affronti il cammino, perché racconta la vita di tutti noi.

fa distinzioni: gli ebrei di quella generazione sono dei sopravvissuti alla Shoah perché hanno sentito la terribile paura di perdere tutto. Chiaramente chi è stato nei lager ha un’altra percezione, tuttavia quella paura è entrata nei geni. Lei distingue due tipi di sopravvissuto: il combattente, che non vuole far vedere la sua paura, che però ha un grosso conflitto con i sentimenti di fragilità, quasi li rimuove perché sono troppo dolorosi, e la vittima, cioè quello che si identifica nella vittima, e allora bisogna essere buoni, tacere, e in genere questo tipo di sopravvissuto ha un grosso conflitto con la sua rabbia perché rimane inespressa. Ora, però, se questi valori vengono trasmessi di generazione in generazione, i figli si troveranno ad avere dentro dei nodi non sciolti che appartengono ai genitori. Il lavoro delle seconde e terze generazioni è quello di ricostruire i contesti, capire le motivazioni delle persone e poi fare un lavoro di differenziazione. Sono cresciuta a pane e Shoah, ho assorbito la sofferenza, dal momento che ero una bambina particolare in quanto figlia illegittima. Nella casa della nonna materna sentivo, annusavo queste tragedie, perché anch’io in qualche modo ero una figlia inutile, sbagliata. Nel mio libro di figlie abbandonate ce ne sono diverse, proprio perché gli elementi scomodi, malati, vulnerabili erano zavorra per un percorso di esuli che devono pensare prima di tutto a mettersi in salvo. I sentimenti erano considerati inutili, dannosi, qualcosa che appesantiva il cammino mentre, citando Antonio Damasio, i sentimenti non sono un lusso ma un aiuto fondamentale nella lotta per la sopravvivenza. Siamo abituati nel mondo occidentale a percepire il sentimento, il sentire, come una debolezza, mentre il sentire è quello che ci apre alla vita in tutta la sua forza.

Informazioni

Il testo integrale dell’intervista è sul nostro sito www.azione.ch Bibliografia

Laura Forti, La figlia inutile Guanda, Milano, 2024.

Viaggiare ha diversi modi e numerose motivazioni: da sempre ci si sposta per occupare i territori altrui e forse fare del male; si viaggia per lavoro, su e giù per gli aerei, tra una seduta e l’altra; per scienza e conoscenza; per rispondere alle necessità della fede, lungo i cammini e le vie francigene; per provare a garantire diplomazie ed equilibri tra le nazioni e le comunità; per necessità, perché ci sono le guerre e le carestie; e ovviamente si viaggia anche per piacere. Di tutto questo muoversi e delle sue esigenze rende conto Franco Brevini in questo magnifico La conquista della lontananza.

Viaggi, incontri, scoperte, sorta di enciclopedia del viaggiare redatta con registro pacifico e coinvolgente.

Si viaggia, ancora, per davvero o per finta; e in questa seconda dimensione rientrano i canoni della letteratura e delle arti sorelle del teatro, del cinema e della fotografia. Ora, se la letteratura è a suo modo un viaggio, il viaggio ha anche un proprio vestito esteticamente ricco per essere raccontato.

Questo libro ha abbondanza di testi felici; per esempio il brano della conquista del Polo Nord da parte del narratore, ospite a bordo di un rompighiaccio militare: «Le eliche spingevano la nave, che balzava sopra la crosta del pack spezzandola con il suo

peso. Seguiva una nuova spinta, uno slancio in avanti e un ulteriore infrangersi di lastroni. Si procedeva così, fra tonfi, urti, repentini arresti, scosse e ripartenze. Con quel movimento sussultorio, che ricordava il nuoto di una rana, continuavamo a navigare verso i 90° di latitudine Nord». Come una rana! Oppure la breve ma evocativa narrazione della partenza dei cani da slitta nella notte gelida del Québec: «I cani partono come razzi e ora corrono abbaiando nella stradina che serpeggia nella foresta. Filano ansimando, con movimenti perfettamente sincroni, rilasciando nell’aria piccole nuvole di vapore. Sul fondo duro della pista la velocità aumenta, il freno non morde» (Sembra, se il narratore Brevini non si offende, l’esemplare cronaca dell’irruzione nella stanza dei cani in Figlio di Dio, di Cormac McCarthy, nella avveduta traduzione di Raul Montanari).

In capo alle 343 pagine, e dovendo fare un bilancio tra pro e contro, tra bene o male, si sarebbe tentati di dire che in fin dei conti nel dominio del viaggio finisce per prevalere ai punti il male, tali e tanti sono i pericoli e le insidie che il viaggiatore può incontrare: viaggiare prevede molte pene, e come dice Maometto via Bruce Chatwin «un viaggio è un frammento di Inferno». Ci sono i briganti, i pirati, i cannibali, le fiere, le valanghe, il mare in tempesta. C’è il male sofferto per via della lontananza, c’è l’oblio dell’identità che lo stare assente comporta in noi e nei nostri cari, c’è il carattere illegittimo dello stato errante in sé, e viaggio e precarietà sono infine nozioni intimamente imparentate. A dispetto di ciò il viaggio resta un approdo comune. E dunque, con tutto quel doppiare di capi, passare a Nord-Est e a Nord-Ovest, solcare ghiacci, penetrare foreste pluviali per incontrare insospettate popolazioni, conviene davvero leggere questo libro.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 37
Bibliografia Franco Brevini, La conquista della lontananza. Viaggi, incontri, scoperte, Bologna, il Mulino, 2024. Pixabay
3 notti con mezza pensione Entrata ai bagni termali della “Leukerbad-Therme” con sauna e bagno turco compreso. Accesso libero alla teleferica della Gemmi, Leukerbad Card Plus Fr. 415.- per persona T 027 472 70 70 info@alpenblick-leukerbad.ch alpenblick-leukerbad.ch LEUKERBAD Offerta speciale Bagni 2024 5 notti con mezza pensione Entrata ai bagni termali della “Leukerbad-Therme” con sauna e bagno turco compreso. Accesso libero alla teleferica della Gemmi, Leukerbad Card Plus Fr. 685.- per persona 7 notti con mezza pensione Entrata ai bagni termali della “Leukerbad-Therme” con sauna e bagno turco compreso. Accesso libero alla teleferica della Gemmi, Leukerbad Card Plus Fr. 931.- per persona Supplemento per camera singola Fr. 10.- al giorno su tutte le offerte. La piscina termale alpina più grande d’Europa è a vostra disposizione a partire dalle 12:00 del vostro giorno d’arrivo. alleAccanto terme Leukerbaddi Annuncio pubblicitario
Alessandro Botticelli

Spazzolino elettrico Pulsonic Slim Clean 2000

Tecnologia a ultrasuoni, 2 programmi di pulizia: pulizia quotidiana e schiarimento, fino a 62'000 movimenti della testina per una pulizia efficace, timer di 2 minuti, Informazioni sul cashback su oralb-wow.com e informazioni sulla garanzia soddisfatti o rimborsati di 30 giorni su oralb-30tagegzg.de

HIT

Forno a microonde

Potenza 700 W, 6 livelli di temperatura, per cuocere e scongelare, timer da 30 minuti 59.95

Ferro da stiro a vapore STEAM 7060

7177.348

Potenza 2400 W, erogazione continua del vapore da 40 g/min controllo elettronico e indicazione delle temperature impostate, piastra in ceramica con tecnologia ionica e 485 fori per il vapore

22% di riduzione sulle fotocamere Fujifilm Instax Mini 12

per es. Fujifilm Instax Mini 12 blue

7934.502

Funzione di correzione della parallasse per riprese ravvicinate, selfie: specchio per selfie integrato, modalità riprese ravvicinate, Regolazione automatica dell'esposizione 89.95 69.95 22%

Ventilatore a batteria Handy Fan 10 7176.423

Ventilatore impugnabile, con cavo di ricarica USB-C, 3 velocità 19.95 14.95 25%

Grill elettrico Barbecue 1500

7180.204

Potenza 1500 W, utilizzabile in casa, balcone o giardino, regolatore della potenza di riscaldamento con termostato e spia di controllo 59.95

Radio DAB+/Internet TAR8805/10

7853.001.67369

Ricezione radio su Internet, DAB+/OUC, memoria per 20 emittenti, streaming Bluetooth ® , Spotify Connect, stazione di ricarica Qi integrata senza cavo per cellulari, doppia funzione sveglia e spegnimento ritardato, grande display a colori da 2,4 pollici chiaramente leggibile 149.90 119.90 20%

Stampante multifunzione DeskJet 4122e 7983.141

Stampante a getto d'inchiostro per stampare, scansionare, fotocopiare, inviare e ricevere fax, alimentazione automatica dei documenti, stampa comoda e veloce da smartphone o tablet, installazione semplice con l'app HP Smart // smartphone escluso 89.95 49.95 44% CUMULUS

Le offerte sono valide dal 30.4 al 13.5.2024 e fino a esaurimento dello stock. Trovi questi e molti altri prodotti nei punti vendita melectronics e nelle maggiori filiali Migros. Tassa di riciclaggio anticipata inclusa nel prezzo. Tutti prezzi sono indicati in franchi svizzeri. Con riserva di errori di stampa e di altro tipo. Visitaci anche online: melectronics.ch CON CASHBACK ORAL-B SOLO 44.95* INVECE DI 54.95
7180.070
69.95 49.95 28%
7181.024
64.95 54.95
15%
HIT

Pablo Trincia e la sua ossessione per il dettaglio

Podcast ◆ Sangue Loro – Il ragazzo mandato a uccidere è il nuovo lavoro del podcaster italiano che abbiamo incontrato a Lugano

Pablo Trincia, me lo ricordo ai tempi di Mediaset, quando, in giacca e cravatta, lavorava con la redazione del programma Le Iene. L’ho però riscoperto soltanto alcuni anni fa, nel 2017, grazie al podcast Veleno Una delle prime serie audio in italiano, che racconta dei «diavoli della Bassa modenese», tragico episodio di cronaca che, nella seconda metà degli anni 90, ha portato all’ingiusto allontanamento di decine di bambini dalle proprie famiglie. Veleno all’epoca mi aveva impressionato per le modalità con cui si raccontava una vicenda dimenticata rendendola incredibilmente appassionante.

Il suo lavoro audio si distingue per una narrazione che coniuga correttezza metodologica e coinvolgimento emotivo

La biografia di Pablo Trincia – autore, giornalista, ma soprattutto uno dei podcaster italiani più interessanti del momento – meriterebbe di essere raccontata in un podcast. E chissà che prima o poi questo non accada. Nato a Lipsia, nella ex Germania Est, da madre persiana e padre italiano, la leggenda narra che venne chiamato Pablo in omaggio al poeta cileno Neruda, amico del nonno di Trincia (un influente comunista iraniano). Nel suo curriculum spiccano collaborazioni di rilievo: dal portale Peacereporter, fino alle esperienze con Michele Santoro, passando per la redazione di Chi l’ha visto. Poliglotta, con una padronanza fluente di una decina di lingue, ha ricevuto

riconoscimenti giornalistici importanti, tra i quali il prestigioso Premio Ilaria Alpi.

Lo incontriamo al Cinema Lux di Massagno, in occasione della serata Quando nasce una storia , organizzata di recente da BancaStato. Trincia arriva con qualche minuto di anticipo su di un van dai finestrini oscurati. Ci sono due addetti alla sicurezza in divisa che controllano la situazione, la sala è strapiena. Il giornalista racconta il suo progetto più recente Sangue Loro – Il ragazzo mandato a uccidere. È un podcast, realizzato da Chora Media per Sky, da un’idea di Luca Lancise, che indaga la stagione degli attentati palestinesi in Italia. Lo si trova gratuitamente sulle principali piattaforme di podcast.

Un progetto che ha avuto una lavorazione complessa: «È stato un po’ come salpare verso una meta sconosciuta, ho dovuto prendermi dei rischi – racconta Trincia – è stato necessario un grande lavoro di ricerca e sperare di trovare le persone giuste e convincerle a raccontare». Tra i molti testimoni intervistati – da citare la commovente e inaspettata presenza di Sandra Milo, coinvolta nell’attentato avvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino nel 1985 – si dà voce anche a Hassan Itab, giovane palestinese all’epoca non ancora maggiorenne, responsabile dell’attacco agli uffici della British Airways in Via Bissolati. Affrontare il tema del terrorismo palestinese, in un periodo storico così delicato, è una scelta indubbiamente coraggiosa, soprattutto considerando il fatto che Trincia invita gli ascoltatori a «mettersi

nei panni dei cattivi: di chi ha commesso dei reati, degli errori imperdonabili. Di chi rimane dalla parte sbagliata della storia. Non per giustificare, ma per capire». Una posizione scomoda e a volte difficile da sostenere, ma un passaggio necessario, secondo l’autore, per cogliere la complessità delle vicende. «Io al posto suo cosa avrei fatto? È una delle domande che cerco sempre di farmi, è una domanda che spaventa e che destabilizza, ma è quasi sempre un esercizio utile».

Quello che mi colpisce nel lavoro di Trincia è l’ossessione per il dettaglio: «Come eri vestito quel giorno?

La Carmen di Homoki

Opera ◆ A Zurigo l’opera di Bizet interpretata da Marina Viotti

Il libretto della Carmen, opera di grande successo e popolarità e fra le più eseguite al mondo, è di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, che si ispirano all’omonima novella di Prosper Mérimée, pubblicata una trentina di anni prima. Georges Bizet la compone in quattro atti nel 1875, ne cura la prima rappresentazione a Parigi, ma muore dopo tre mesi, senza riuscire a cogliere il sensazionale successo mietuto poi e sino ad oggi dal suo capolavoro, che inizialmente non era stato ben accolto. Capolavoro che racconta di una passione maledetta, una storia d’amore, gelosia, ossessione e morte; e anche di violenza di genere, si direbbe oggi, perché fa pensare ai tragici femminicidi dei nostri giorni.

La Carmen di Bizet, in scena all’Opernhaus di Zurigo, in lingua originale con sopratitoli in tedesco e inglese, vede la direzione musicale di Gianandrea Noseda e la regia del padrone di casa Andreas Homoki. Molto precisa e stimolante la lettura del Maestro italiano che dal podio sprona una brillante e attenta Philarmonia Zürich. Direttore e musicisti danno il massimo lungo l’ampia e sfavillante partitura concentrandosi tuttavia anche sull’esemplare incisività della scrittura musicale di Bizet, cioè sempre molto attenti alle nuance timbriche e dinamiche, senza mai cedere al pathos. Eccezionale il cast, a parti-

re da Marina Viotti, figlia dell’ indimenticabile Maestro Marcello Viotti (amatissimo a Zurigo), nei panni della sensuale sigaraia. Il mezzosoprano (nato nel 1986), al debutto nel ruolo delinea vocalmente e scenicamente una Carmen sicura e consapevole e, soprattutto, perentoriamente al di là di ogni costrizione e convenzione. Purtroppo anche per questo verrà uccisa. L’affianca la star internazionale Saimir Pirgu che cesella un memorabile Don José grazie a una voce calda, differenziata e suadente e una solidissima tecnica.

Il tenore italo-albanese si cala nel ruolo alla perfezione, già a partire dal duetto con Micaela «Parles-Moi de ma mère» e fino all’ultimo disperato grido «Ah, Carmen, ma Carmen

adorée», quando è però diventato un assassino. Pirgu convince anche scenicamente, soprattutto nei momenti in cui esprime ai massimi termini il suo amore tossico. Completano il cast Natalia Tanasii nelle vesti della dolce Micaëla – e dolce il soprano moldavo lo è sia vocalmente sia scenicamente –, Ulyana Aleksut nella parte di Frasquita, Niahm O’Sullivan in quella di Mercedes, entrambe amiche di Carmen, e Stanislav Vorobyov quale Zuniga. Un po’ sottotono Luckas Golinski nei panni del torero Escamillo: quasi non si capisce come Carmen ne sia attratta. Questa zurighese è una coproduzione con l’Opéra Comique di Parigi; Andreas Homoki ne aveva curato l’allestimento nel 2023. Per il regista l’azione non si svolge in Andalusia, come da libretto, ma viene trasferita nella Salle Favre dell’Opéra Comique di Parigi, luogo in cui Carmen era stata rappresentata per la prima volta nel 1875. Niente Spagna né Flamenco, dunque, ma il Foyer di un teatro parigino. D’altronde, i femminicidi sono trasversali, avvengono non solo in ogni tempo, ma anche a qualsiasi latitudine.

Dove e quando La Carmen di Bizet, Opernhaus di Zurigo, repliche fino al 15 giugno. Per info e biglietti: www.opernhaus.ch

A che ora sei partito? Che cosa hai visto?». Domande apparentemente banali, ma che permettono di ricostruire con una vividezza quasi fo-

tografica le scene che vengono raccontate. Mappare nello spazio e nel tempo i luoghi in cui avvengono i fatti, per poterli scomporre, analizzare e capire in profondità. Una vera e propria inchiesta raccontata attraverso il suono, un audio-documentario appassionante, con una post produzione ricchissima: «In alcune scene di questo podcast ci sono fino a centottanta tracce sonore che si sovrappongono: la mia voce, la musica, effetti sonori e rumori d’ambiente». Questa ricchezza permette di comporre un sound-design molto elaborato: le sirene delle ambulanze sono quelle che erano realmente in uso a Roma negli anni 80, così come i rumori delle automobili e le suonerie dei telefoni.

Il lavoro audio di Pablo Trincia si distingue per una narrazione che coniuga correttezza metodologica e coinvolgimento emotivo. È una forma di buon giornalismo avvolta in un racconto avvincente, capace di catturare l’attenzione del pubblico. Ma una domanda sorge spontanea: nel tentativo di rendere appassionante un racconto, quali sono i limiti da non superare? «Cerco sempre, soprattutto quando si parla di vittime, di non fare nulla che possa essere compromettente per loro» mi risponde la ex iena. «Se mi danno un’informazione delicata, faccio tutto il possibile per trattarla in modo che non abbia conseguenze sulla loro vita. Detesto l’idea di romanzare qualcosa: o so che cosa è successo nel dettaglio, oppure lascio perdere. Voglio raccontare il vero, senza inventare nulla. Prima ancora che non essere etico, non è divertente per me».

Per il

Responsabile settore

Gastronomia (f/m/d)

(posizione Quadro)

Contratto

Indeterminato (80-100%)

Mansioni

Data d’inizio

Da concordare

Coinvolgimento nell’implementazione delle strategie di vendita, marketing e comunicazione con concetti nuovi e miglioramento di quelli presenti

Analisi di indicatori chiave (KPI) per la valutazione della performance del settore identificandone punti forti da sviluppare e margini di miglioramento

Controllo e sviluppo dei processi di trasformazione, produzione merce e vendita

Responsabilità di progetti legati alla ristorazione

Gestione e negoziazione con fornitori

Gestione di un piccolo team di lavoro

Mantenimento della rete di contatti interna/esterna all’azienda nel suo ambito di lavoro

Supervisione del laboratorio di produzione pasticceria (gestione personale e budget)

Partecipazione a riunioni di coordinazione interna (anche a livello nazionale)

È garante che l’azienda operi in modo etico e socialmente responsabile dando un contributo positivo alla comunità in generale

Requisiti

Diploma SSS di Scuola Superiore Alberghiera o Maestria Federale nella Ristorazione o titolo superiore attinente

Ottima conoscenza della lingua tedesca (parlata e scritta)

Esperienza di almeno 5 anni maturata in posizioni manageriali nella ristorazione (favorita la collettiva come mense – ospedali – università)

Facilità nell’uso dei principali sistemi e applicativi informatici

Spiccate doti di leadership nella gestione del team

Attitudine al lavoro in team e buone doti comunicative

Candidature da inoltrare collegandosi al sito www.migrosticino.ch, sezione «Lavora con noi» - «Posizioni disponibili».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 39
Olmo Cerri YouTube Annuncio pubblicitario Dipartimento Vendita, presso la Centrale di S. Antonino, cerchiamo Marinella Polli Monika Rittershaus

Plenty –Uno per tutti i casi

La decorazione

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 30.4 al 13.5.2024, fino a esaurimento dello stock Plenty diverse varietà 12 x 45 fazzoletti, 16 x 45 fazzoletti, 16 x 74 fazzoletti
15.45
di 25.80
40%
invece
Il
L ̕economia
versatile

Guadagnino delude

Cinema ◆ Il suo film Challengers è ora nelle sale

Match Point di Woody Allen? Face/ Off di John Woo? The Dreamers di Bernardo Bertolucci? No, Challengers (nella foto la locandina) di Luca Guadagnino è più vicino a Holly e Benji, la famosa animazione sul calcio che spopolava negli anni 80 e 90.

Il film, lo ricordiamo, avrebbe dovuto inaugurare l’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ma, a causa dello sciopero degli attori dello scorso anno, la sua uscita è stata spostata di diversi mesi. Finalmente, in questi giorni, Challengers è arrivato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. E lo ha fatto alla grande, con ottime critiche e con il 95% di apprezzamenti sull’aggregatore Rottent Tomatoes.

L’opera di Guadagnino racconta la storia di Tashi (Zendaya reduce dalla seconda parte di Dune), una campionessa di tennis che a causa di un infortunio è costretta a diventare allenatrice. Tashi sta cercando di fare di suo marito Art (Mike Faist) una stella del tennis, ma dopo la sconfitta in una partita importante, l’uomo si ritrova a giocare in un torneo di seconda fascia per cercare di riguadagnare posizioni. Tra gli sfidanti c’è anche Patrick (Josh O’Connor che abbiamo apprezzato ne La Chimera), ex fidanzato di Tashi ed ex migliore amico di Art. E mentre, grazie a diversi salti temporali, il loro passato si fa presente, anche la tensione sale, portando la donna a scegliere tra l’uno e l’altro.

È quindi un film sportivo. Almeno, a un primo livello è quel che sembrerebbe. Ma al regista non interessa lo sport in quanto tale (siamo lontani dalla fedeltà filologica di Borg McEnroe), l’ambientazione è solo un pretesto per evidenziare altro e per enfatizzare il triangolo amoroso e soprattutto le relazioni di potere tra i tre personaggi. Lo sport è funzionale anche a mostrare i corpi dei giovani: i muscoli e le cicatrici, metafore di desiderio e violenza. Il tennis, come dice la ragazza a un certo punto, «è una relazione». E infatti si parla di relazioni a tre.

Proprio come succedeva in The Dreamers di quello che Guadagnino ha sempre considerato suo padre spirituale: Bertolucci. Ma siamo lontani da quei rapporti sofferti, genuini, liberi e veraci messi sullo schermo nel 2003. Qui è tutto telefonato, scontato, noioso. Si capisce subito il carattere dei tre e la loro evoluzione amorosa. Non ci sono sorprese, nessuna pallina che cade, per sbaglio, nel campo avversario. Anche i tre protagonisti, seppur abbastanza bravi, non si possono paragonare a Green-Gar-

rel-Pitt e alle loro corse folli, alla Jules e Jim, nei corridoi del Louvre.

Challengers punta molto sul virtuosismo registico, come ha sempre fatto Guadagnino. La sua è una regia molto presente e visibile. Estroversa, si potrebbe definire. Di quelle che noti perché virtuosa e piena di inventiva e soluzioni originali, fino alla soggettiva di una pallina da tennis che viene colpita da una parte all’altra del campo. Ma soprattutto usa moltissimo lo slow-motion. E lo fa nelle partite che vengono rallentate così da enfatizzare ogni gesto, a renderle epiche.

Un maestro dell’uso del rallentatore è stato John Woo. Il regista di Hong Kong ha raccontato, usando questo strumento di montaggio, storie di criminali e di poliziotti e del loro pericoloso incrocio. Trasformando una scena d’azione in un sogno, una poesia. Guadagnino, invece, straborda, si ripete, insiste con i rallenty seguendo e adeguandosi all’imponente colonna sonora elettronica di Trent Reznor e Atticus Ross.

Lo slow-motion, qui, ricorda più l’anime giapponese che il regista di Face/Off. Così come gli sguardi prolungati tra i tre protagonisti, durante il match, hanno i riferimenti diretti in quelli dei giovani calciatori animati quando effettuano la catapulta infernale o il tiro della tigre.

E non è neppure Match Point. Anche se si parla di tennis e di triangoli amorosi. Non lo è per la mancanza di precisione nella costruzione narrativa (in quel caso gli incastri tra causa ed effetto furono congeniati perfettamente), e neppure per la profondità della psicologia umana che Woody Allen riesce a instillare in ogni scena. In Challengers a volte si avverte una certa superficialità nei dialoghi che hanno il solo scopo di far progredire la storia e non riescono quasi mai a dare una sfumatura di carattere ai personaggi.

E allora cosa rimane? La colonna sonora davvero clamorosa, ingombrante, coprente e asfissiante. Per buona parte del film siamo immersi in una discoteca con le immagini che ti fanno perdere di vista il resto. Chi ha avuto la fortuna di vedere Mektoub, My Love: intermezzo di Abdellatif Kechiche sa di che cosa si parla: tre ore e mezza di musica martellante che ti fanno entrare in un loop indescrivibile. Un’esperienza sensoriale che i due curatori della musica di Challengers ci hanno fatto ricordare. Ma questo basta a far sparire dalla testa dello spettatore l’immagine di Holly e Benji, che rincorrono la palla per ore da una parte all’altra del campo? Purtroppo no.

Scatena la tua passione per le verdure.
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 41
è in
Knorr vendita alla tua
Migros
Ricette su knorr.ch
Annuncio pubblicitario

È così bello sentirsi bene.

LC1 contiene ora la vitamina D e sostiene le tue difese naturali e la tua vitalità. La *vitamina d contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario.

Chiamarsi con un fischio, una meraviglia dei mari

Una voce unica Noi umani ci salutiamo chiamandoci per nome. Per i delfini non è molto diverso: ogni cucciolo di tursiope sviluppa un fischio individuale che utilizza per avvicinare gli altri animali e comunicare con loro. Anche dopo decine di anni i delfini si ricordano la voce dei loro vecchi compagni di mare. Per altre meraviglie: mari.wwf.ch

Proteggiamo le meraviglie della natura.

SPINAS CIVIL VOICES
Prova ora! LC1 è in vendita alla tua Migros

In fin della fiera

Crushman alla Carnegie Hall

«Vedi di scovare quel bel tipo che si fa chiamare Crushman e di intervistarlo», mi aveva intimato il direttore del mio giornale. Una parola.

Benvenuto Graffiasanti, conosciuto come Crushman, era un celebre artista, inventore e profeta della Crushing Art. Inseguito da due mandati di comparizione, se ne stava nascosto da qualche parte. Mio zio Ettore, suo compagno di corso presso l’Accademia di Belle Arti di Torino, si ricordò che il suo amico appena poteva andava a stare in una baita d’alta montagna. Addossata alla roccia, al fondo di un altopiano. Vedendomi spuntare poco per volta dal basso, Crushman mi aveva puntato contro un tridente con l’aria di volermi infilzare. Era chiaro che scherzava. Avrebbe risposto a ogni mia domanda a due condizioni: giurare sul mio onore che mai avrei svelato il luogo dove ci eravamo in-

Pop Cult

contrati e che mai avrei scattato foto. La prima domanda è d’obbligo: «Come nasce la Crushing Art? C’è un momento preciso nel quale scocca la scintilla della creazione?»

«Sì. L’epifania, la scoperta della via che mi avrebbe condotto a generare in perfetta solitudine la Crushing Art ha una data e un luogo precisi. La data è l’aprile di 15 anni fa e il luogo è la città dell’Aquila distrutta dal terremoto. Ero in una squadra di giovani volontari incaricati di tentare di recuperare gli arredi delle chiese sotto i frammenti delle mura crollate. Su uno di questi muri era stato dipinto secoli prima un affresco, una deposizione. Quella pittura di un artista anonimo, una volta esplosa e ridotta a frammenti, prendeva ai miei occhi un rilievo immenso, cambiava di significato, diventava l’icona dell’arte del nostro tempo.»

«Ma perché quel frammento, per trasformarsi in un’opera d’arte, deve pri-

ma essere stato dipinto su un muro che poi è crollato?»

«Attenzione! Non crollato, esploso in mille frantumi. I muri crollano per il trascorrere dei secoli, per l’abbandono, si caricano di storia, talvolta diventano rovine del passato, attrazioni turistiche».

«Qual è la differenza fra il frammento di un muro crollato e quello di un muro esploso?»

«Il frammento di un muro esploso si carica di tutto il pensiero negativo, si fa gioco della nostra falsa coscienza, dell’illusione che la nostra cultura faccia parte di un sistema coerente e comprensibile».

«A una mostra dei suoi lavori come faccio ad avere la certezza che le sue opere esposte siano tutte frutto di un’esplosione e non di un crollo?»

«I miei lavori hanno un certificato di autenticità firmato da un notaio. Lo faccio assistere all’evento, mi

Musica e tecnologia, tra uso e abuso

Era il lontano 1989 quando il duo dei Milli Vanilli, all’epoca astro nascente del pop internazionale, venne travolto da uno scandalo destinato a scuotere le fondamenta dell’intera industria musicale.

Ci volle infatti ben poco prima che il pubblico, una volta scoperto come le voci incise nei dischi della formazione non appartenessero affatto ai due membri del gruppo, insorgesse contro quella che venne universalmente ritenuta una frode conclamata – la rivelazione di come i componenti della band, Rob Pilatus e Fabrice Morvan, ricoprissero soltanto il ruolo di «figuranti» dall’accattivante presenza scenica, esibendosi (rigorosamente in playback) su tracce pre-registrate da vocalist professionisti. In realtà, nulla di troppo rivoluzionario, se si considera che il produttore dei Milli Vanilli, Frank Farian, aveva già scalato le chart

Xenia

con il gruppo disco dei Boney M., il cui frontman Bobby Farrell fungeva principalmente da ballerino mentre, dietro le quinte, Farian stesso gli prestava la voce nelle incisioni in studio. Tuttavia, nonostante le gravi ripercussioni che lo scandalo dei Milli Vanilli ha avuto sull’intera scena pop internazionale, non si può negare come, negli anni a seguire, altri tipi di mistificazione siano divenuti ben più comuni. Se, infatti, Pilatus e Morvan erano inevitabilmente costretti a ricorrere al famigerato playback in ogni esibizione dal vivo (così da portare avanti la finzione inaugurata con i propri album), nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito al successo spesso inspiegabile di innumerevoli «artisti» poi rivelatisi incapaci di gestire il palco in maniera convincente, e per i quali il playback è divenuta una scelta consapevole.

La danzatrice indù di Cendrars

La danzatrice d’Oriente spiazzò i recensori: «Sembra strano che il personaggio si metta intempestivamente a danzare». L’alternanza di danza e recitazione fa pensare che anticipasse il musical di Bollywood. Ma Dourga aveva già interpretato un altro film. Le riprese iniziarono nell’aprile del 1921 – sempre negli studi di Valle Giulia, a Roma. Stavolta però anche il regista era straniero. E circonfuso di un’aura esotica ed enigmatica. Nemmeno Blaise Cendrars era chi diceva di essere (nato Freddy Sauser, era svizzero). Irrequieto poeta viaggiatore e visionario, teorizzava il cinema come la nuova arte del Novecento. Vantava esperienza nel campo, ma era stato unicamente il tuttofare di Abel Gance in J’accuse e La roue. La Rinascimento tuttavia credette alle sue prodigiose menzogne (le sviluppava con tale convinzione che nessuno dubitava dei suoi racconti) e lo ingaggiò come sceneg-

costa un bel po’ ma ne vale la pena».

«Quel signore ferito da un frammento era dunque un notaio».

«Sì, è da lì che mi arriva il primo mandato. È colpa sua, l’avevo avvertito di non avvicinarsi troppo. Ha voluto a tutti i costi farsi un selfie. Per farlo ha dovuto voltare le spalle al rudere, così la pietra l’ha beccato sulla nuca. Se lo prendeva in fronte avrei dovuto pagargli anche il chirurgo estetico.»

«E le esplosioni? Andare in giro con della dinamite nel portabagagli non è salutare».

«Uso una bombola di gas. L’installo, l’apro, mi allontano e aziono un innesco».

«La stanno cercando anche per un altro mandato. Perché ce l’hanno con lei?».

«Mah, vallo a sapere. Forse è la solita invidia per chi ha avuto successo».

«Sui giornali parlavano di un eremita saltato per aria».

«Non era un eremita! Era un barbo-

ne che era andato a rifugiarsi durante una grandinata. Chi l’aveva mandato lì? Io no di certo.»

«Quindi lei o si consegna alle procure oppure resta qui nascosto, privato in entrambi i casi della possibilità di portare avanti le sue ricerche». «È così. E proprio nel momento del trionfo, quando arriva l’offerta di esporre i miei lavori alla Carnegie Hall.» Crashman si blocca, mi scruta. Dopo un lungo silenzio riprende a parlare: «Ti faccio una proposta che non puoi rifiutare. Vai tu al posto mio a New York. Ti nomino mio agente. Moltiplico per dieci la paga che ti dà il tuo giornale. In più una percentuale su ogni opera che riesci a vendere». Non ho ancora preso una decisione. Non ho ancora spedito al giornale l’intervista. Sto riflettendo mentre sono in coda, al consolato degli Stati Uniti, a fare domanda per avere il visto sul passaporto.

Chi, infatti, sarebbe disposto a scommettere un centesimo sulle abilità dal vivo di «star» quali Nicki Minaj e Cardi B? E sebbene, dalla fine degli anni 90 in poi, il playback sia stato via via più criticato e demonizzato, l’abitudine a creare idoli a comando – spesso promuovendo performer che possano divenire «personaggi culto», prima ancora che artisti convincenti – ha condotto a espedienti che nulla hanno da invidiare alla sfacciataggine dell’astuto Frank Farian; soprattutto, il generalizzato senso di oltraggio che trent’anni fa accolse le rivelazioni sui Milli Vanilli non sembra trovare corrispondenza odierna nei riguardi di un artificio molto più pervasivo, oggi purtroppo di uso comune. È infatti dal 1997 che il software noto come Auto-Tune si è fatto strada nelle incisioni di ogni artista, compresi i più famosi e osannati; e sebbe-

ne questo processore audio si presenti come un semplice mezzo tecnico in grado di alterare le tonalità e correggere artificialmente eventuali stonature, è facile comprendere come esso possa definirsi l’equivalente digitale (e più evoluto) del playback. Lo dimostra la tendenza che, negli ultimi anni, ha visto tale strumento divenire una presenza obbligata in ogni studio di registrazione, dando origine a quella che per molti è divenuta una vera e propria addiction da Auto-Tune – soprattutto nell’ambito del pop più modaiolo, dove la popolarità di un cantante risulta a volte inversamente proporzionale alla sua gamma vocale. Tanto che, in passato, non sono mancate accese prese di posizione da parte dei (pochi) performer contrari a un mezzo il cui uso abituale può far apparire come valide anche quelle performance il cui livello di competenza

lasci alquanto a desiderare; e il fatto che ciò valga non solo per le registrazioni in studio, ma anche per le esibizioni dal vivo, ne rende le implicazioni ancor più gravi.

In fondo, però, questo dibattito non fa che ricalcare l’annosa questione dell’abuso tecnologico e di come l’avvento dell’era digitale abbia costituito un’arma a doppio taglio – permettendoci da un lato di facilitare ogni attività artistica, e dall’altro di creare una dipendenza alla quale non siamo più in grado di sottrarci. In fondo, dove si collochi la linea di demarcazione tra uso e abuso possiamo deciderlo solo noi, esercitando una dote forse ormai démodé quale il buonsenso –e confidando, nonostante tutto, nella componente più genuina della vera e innata arte musicale, e nella sua capacità di prevalere su qualsiasi ausilio tecnologico.

giatore e regista per La Venere nera. Il film rappresentava l’inizio della sua nuova vita «mancina»: partito volontario nel 1914 con l’esercito francese, Cendrars era stato ferito al fronte nel 1915, e aveva subito l’amputazione della mano destra. La mano dello scrittore.

Le riprese della Venere nera furono un calvario – per la ballerina indiana e per Cendrars (e forse per l’elefante). Nel 1925 lo scrittore le rievocò in un capitolo lirico e allucinato di Une nuit dans la forêt. Ma era un «automitografomane»: scrivendo reinventava la verità. Lasciati moglie e 3 figli piccoli, era venuto a Roma con la compagna, la giovane Raymone, pure lei attrice nel film. Scoprì subito che il nuovo mestiere di regista era fatto di «terribili fatiche e innumerevoli delusioni». Ogni giorno qualcosa andava storto – una scenografia non pronta, mancava l’amperaggio per le scene notturne, i costumi non era-

no arrivati. Riteneva lo boicottassero perché straniero. Si sfogava scorrazzando in auto con Raymone nella campagna romana. Cenava in trattorie fumose del centro puzzolenti di cipolle, o s’ingozzava di pollo coi peperoni in un ristorante dei Castelli, innaffiandolo con troppo Est-est-est. Ma lo infastidiva anche la trasandatezza italiana, più evidente a Roma, «dove le rovine, come gli uomini, giacciono sbottonate al sole, fanno la siesta nell’erba schifosa, e non riescono, nemmeno nel più augusto dei chiari di luna (più ridicolo e teatrale che grandioso per un uomo abituato ai proiettori degli studi, un milione di lampadine Sunshine) a far dimenticare la miseria che li rode». La razza gli pareva mortalmente attinta, e corrotta dal clima. «Qui tutto cade in polvere, è malato, soccombe». Unico piacere, Dourga, «la danzatrice indù, mia principale protagonista». Ma anche lei subiva l’Ita-

lia. Spesso non poteva girare perché ammalata di una misteriosa malattia che le marmorizzava i seni, le spalle, tutta la parte inferiore del viso, come se una matita di fuoco la scarabocchiasse di marchi lividi, che annerivano l’epidermide per privarla di tutte le sue attrattive: macchie, eritemi, atolli sanguinolenti che né il trucco ingegnoso né le luci riuscivano a cancellare: «Tutto un gioco di piccoli brufoli infuocati che sfigurava il suo profilo orientale». Siccome la defigurazione del volto femminile era una delle idee ossessive di Cendrars, non so quanto il racconto sia credibile. Ma durante la lavorazione Dourga davvero si aggravò. «Povera Dourga! Quanti tesori di civetteria e di costanza ha impiegato per ingannare la malattia», e quanto cattivo sangue gli aveva fatto venire, senza contare il denaro perso per ogni giorno di mancato lavoro. La Venere nera fu il primo e ultimo

film di Cendrars. Perduto, ne sopravvive la sceneggiatura, che lui pubblicò su una rivista, nella primavera del 1922: la banalità della trama delude. Raccontò di averlo distrutto prima di lasciare Roma, ma in realtà avvenne il contrario: nel 1924 Cendrars partì per il Brasile, e poi tornò, per sua fortuna, alla scrittura: Oro fu un successo mondiale. Il film invece il 5 gennaio 1923 ottenne il visto della censura n. 17’222 e uscì nelle sale, deriso dalla critica e disertato dal pubblico. Dourga non lo vide mai. Nel 1922 era riuscita ancora a girare Ragazza venduta di Telemaco Ruggeri (poi Gabbia dorata per superare problemi con la censura). Morì poco dopo. Tragicamente, secondo gli storici del cinema italiano. L’indovina l’aveva spinta a lasciare l’India. Ma non le aveva detto dove la morte l’avrebbe trovata. Dourga aveva solo 24 anni.

(Seconda parte – fine)

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVII 29 aprile 2024 azione – Cooperativa Migros Ticino 43 CULTURA / RUBRICHE ◆ ●
di Bruno Gambarotta
◆ ●
di Melania Mazzucco
◆ ●
di Benedicta Froelich

Hit della settimana

32%

8.95

invece di 13.35

Asparagi verdi Migros Bio Spagna/Italia, mazzo da 750 g, (100 g = 1.19)

31%

1.50 invece di 2.20

30%

14.50 invece di 21.–

Salmone selvatico Sockeye MSC pesca, Pacifico, in conf. speciale, 280 g, (100 g = 5.18)

a partire da 3 pezzi

50%

Tutto l'assortimento di alimenti per gatti Felix per es. alimento in gelatina Sensations con vari gusti campagnoli, 24 x 85 g, gusti assortiti, 7.50 invece di 14.95, (100 g = 0.37), offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

Carne di manzo macinata IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g

41%

Chicco d'Oro in chicchi 1 kg, 10.– invece di 16.90 a partire da 2 pezzi

38%

5.80 invece di 9.50

Bratwurst di maiale Tradition

Svizzera, in conf. speciale, 4 pezzi, 500 g, (100 g = 1.16), offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

a partire da 2 pezzi

30%

Tutti i cornetti precotti per es. cornetti al burro M-Classic, IP-SUISSE, 5 pezzi, 200 g, 2.35 invece di 3.30, (100 g = 1.16), offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

del
imbattibili weekend
Prezzi Validi gio. – dom. Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.
30. 4 – 6. 5. 2024

Settimana Migros

30. 4 – 6. 5. 2024

conf. da 3

30%

4.70

invece di 6.75

Palline di mozzarella Galbani 3 x 150 g, (100 g = 1.04)

conf. da 8

36%

Tonno rosa M-Classic, MSC in olio o in salamoia, 8 x 155 g, 9.95 invece di 15.60, (100 g = 0.80)

30%

6.95 invece di 9.95

conf. da 2

41%

50%

9.30

invece di 18.60

Polli interi Optigal Svizzera, 2 pezzi, al kg, in self-service

6.95 invece di 11.90

MegaStar prodotto surgelato, alla mandorla, alla vaniglia o al cappuccino, in conf. speciale, 12 x 120 ml, (100 ml = 0.65)

Salame Nostranella Rapelli Svizzera, 2 x 150 g, (100 g = 2.32)

Questi chicchi vitaminici l'aspettoimpreziosiscono dei

Melagrane Perù, il pezzo 1.–

Cipollotti Svizzera, il mazzo 1.–

Offerte
tutte
offerte
M-Budget e quelli già ridotti.
Migros Ticino
valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock. Da
le
sono esclusi gli articoli
piatti

Coloratissime

CONSIGLIO FRESCHEZZA

Gli spinaci svizzeri bio vengono raccolti freschi ogni giorno e arrivano in filiale il giorno successivo. Vengono prodotti secondo le direttive Bio Suisse.

Da noi gli spinaci sono di stagione da marzo a novembre. Data la loro breve conservabilità, devono essere consumati entro due giorni.

4.95

32%

8.95

conf. da 2 26%

7.95 invece di 10.85

Mirtilli e lamponi, Migros Bio Spagna, vaschette, 2 x 250 g, (100 g = 1.59)

Offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

4.50

2
Migros Ticino
invece
di 6.50
1.65) 23% Tutte le erbe aromatiche in vaso Demeter per es. basilico, Svizzera, il vaso, 2.95 invece di 3.80 22%
Spinaci Migros
Bio Svizzera/Italia, in sacchetto da 300 g, (100 g =
invece
13.35
di
1.19)
Asparagi
verdi Migros Bio Spagna/Italia, mazzo da 750 g, (100 g =
invece
5.90
di
0.45) 23%
invece di 4.25
Spagna/Marocco, al pezzo 23%
Pesche gialle Spagna, al kg, (100 g =
3.25
Melone Charentais

25%

2.90

invece di 3.90

Fragole Migros Bio Spagna/Italia, vaschetta da 400 g, (100 g = 0.73)

20x

3.50 Insalata Green Crunch Anna's Best

200 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 1.75)

20x

Pane e prodotti da forno

4.50 Insalata novella Migros Bio

180 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 2.50)

Croccantezza, croccantezza...

Il nostro pane della settimana: oltre che al frumento, questa corona croccante bio deve il suo sapore inconfondibile alla farina di segale e ai semi di lino e girasole.

20%

Tutti i cake Petit Bonheur per es. cake alla finanziera, 330 g, 3.– invece di 3.80, prodotto confezionato, (100 g = 0.91)

Hit

5.95 Cornetti alla crema in conf. speciale, 4 pezzi, 280 g, (100 g = 2.13)

30%

Corona del sole Migros Bio

360 g, prodotto confezionato, (100 g = 1.00)

4.40

invece di 6.30

Berliner con ripieno ai lamponi in conf. speciale, 6 pezzi, 420 g, (100 g = 1.05)

3 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Migros Ticino
CUMULUS Novità
CUMULUS Novità

Carne e salumi

Grandi bontà a piccoli prezzi

Polli interi Optigal, IP-SUISSE al naturale e speziati, per es. al naturale, al kg, 9.20 invece di 11.50, in self-service 20%

45%

10.95 invece di 20.25

Cosce di pollo M-Classic prodotto surgelato, in conf. speciale, 2,5 kg, (100 g = 0.44)

conf. da 2

30%

22.90 invece di 33.10

Fettine di tacchino "La belle escalope" Francia, 2 x 360 g, (100 g = 3.18)

20%

5.35 invece di 6.70

Hamburger di manzo classici Svizzera, 2 x 120 g, in self-service, (100 g = 2.23)

31%

1.50 invece di 2.20

Carne di manzo macinata IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g

4
Migros Ticino

22%

6.50

invece di 8.40

Prosciutto al forno Tradition, IP-SUISSE 2 x 120 g, (100 g = 2.71)

25%

5.95

invece di 7.95

Mostbröckli dell'Appenzello bio Svizzera, 80 g, in self-service, (100 g = 7.44)

25%

4.90

invece di 6.55

Coppa stagionata prodotta in Ticino, per 100 g, in self-service

26%

7.45

invece di 10.10

Prosciutto crudo San Daniele Italia, per 100 g, in self-service

Con una squisita marinata alle erbe

20x CUMULUS Novità

2.80 Costate di maiale alle erbe aromatiche Grill mi, IP-SUISSE 2 pezzi, per 100 g, in self-service, in vendita nelle maggiori filiali

15%

3.55

invece di 4.40

Prodotti vegetariani e vegani

Arricchite con proteine vegetali

20%

Sostituti del pesce e della carne, V-Love (surgelati esclusi), per es. Peppery Steak Grill mi, 2 pezzi, 200 g, 4.75 invece di 5.95, (100 g = 2.38)

Spezzatino di vitello IP-SUISSE per 100 g, al banco

conf.

Hit

7.90 Sausages Chorizo-Style Heura prodotto vegano, 2 x 216 g, (100 g = 1.83)

5 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Migros Ticino
da 2
da 2
conf.

Pesce e frutti di mare

Dal regno di Nettuno

CONSIGLIO DEGLI ESPERTI

Per esaltare ad arte il gusto del filetto di salmone, condiscilo con fleur de sel e pepe poi cuocilo in padella o al forno in un cartoccio di alluminio.

Trovi altri consigli e informazioni al banco del pesce, dove tutto il pesce viene anche sfilettato, marinato e messo sotto vuoto secondo i desideri della clientela.

30%

14.50

invece di 21.–

Salmone selvatico Sockeye MSC pesca, Pacifico, in conf. speciale, 280 g, (100 g = 5.18)

10.95

invece di 15.90

Bastoncini di merluzzo Pelican, MSC prodotto surgelato, 2 x 720 g, (100 g = 0.76)

31%

9.95

invece di 14.60

Tranci di salmone M-Classic, ASC d'allevamento, Norvegia, in conf. speciale, 400 g, (100 g = 2.49)

In vendita ora al bancone

20%

5.55

invece di 6.95

Filetti dorsali di salmone ASC, in vendita al banco d'allevamento, Norvegia, per 100 g

conf. da 2 31%

Prelibatezze pronte in un batter d’occhi

conf.

26%

Pasta refrigerata Migros Bio agnolotti all'arrabbiata o fiori ricotta e spinaci, per es. agnolotti, 3 x 250 g, 11.95 invece di 16.20, (100 g = 1.59)

8.90 Mini Springrolls Vegi Asia-Snacks 20 pezzi, 500 g, (100 g = 1.78)

20x CUMULUS

Novità

4.60 Greek Trio Anna's Best aubergine, peppers & feta, yogurt & cucumber, 180 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 2.56)

20x CUMULUS

Novità

20x CUMULUS

Novità

30%

Tutte le Mini Salatsossä per es. French, 500 ml, 4.– invece di 5.70, (100 ml = 0.80)

3.80 Tagliatelle all'uovo aha!

250 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 1.52)

3.95 Spätzli all'arrabbiata Migros Bio

500 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 0.79)

20x CUMULUS

Novità

3.95

Novità con farina integrale di spelta

Tagliatelle integrali Migros Bio

300 g, in vendita nelle maggiori filiali, (100 g = 1.32)

7 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Prodotti freschi e pronti
a partire da 2 pezzi
Hit
da 3

Formaggi e latticini

Tutto per un brunch gustoso

2.40 invece di 3.05

Le Gruyère surchoix Migros Bio, AOP circa 200 g, per 100 g, prodotto confezionato 21%

Sole del Ticino per 100 g, confezionato 15%

2.35 invece di 2.80

20%

5.20

invece di 6.50

Migros Ticino

Caprice des Dieux in conf. speciale, 330 g, (100 g = 1.58)

1.60 invece di 1.90

Le Gruyère dolce AOP per 100 g, confezionato 15%

conf. da 2 20%

8.45 invece di 10.60

Rosette di formaggio Tête de Moine, AOP 2 x 120 g, (100 g = 3.52)

Formaggini freschi per 100 g 15%

1.90

invece di 2.25

8

20%

Tutti i tipi di crème fraîche (prodotti beleaf esclusi), per es. Valflora al naturale, 200 g, 2.25 invece di 2.80, (100 g = 1.12)

15%

15.80

invece di 18.60

Latte intero o Drink, Valflora, UHT, IP-SUISSE 12 x 1 l, (1 l = 1.32)

15%

Tutti gli yogurt e i drink Bifidus per es. drink alla fragola, 500 ml, 1.55 invece di 1.85, (100 ml = 0.31)

conf. da 4 21%

Yogurt Migros Bio disponibili in diverse varietà, per es. cioccolato, Fairtrade, 4 x 180 g, 3.– invece di 3.80, (100 g = 0.42)

Gli yogurt e i drink Bifidus contengono più di un miliardo di batteri Bifidus. Essi favoriscono la digestione e una porzione al giorno influisce positivamente sul benessere.

9 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Migros Ticino
conf.
12
SAPEVI?
da
LO
a partire da 2 pezzi

A

20x

4.95

3.95

Varia la tua grigliata

Salse per grigliate Thomy Ketchup & Mayo, American Style Mustard, Western Style Mayo, Curry bio o Barbecue bio, per es. Ketchup & Mayo, 190 g, 2.95, (100 g = 1.55)

2.95

ml, (100 ml = 1.18) 20x

Gusto autentico, ingredienti naturali

teriyaki al sesamo

10
colazione, a pranzo, a cena Scorta
CUMULUS Novità
Salsa
Gute Laune 250
CUMULUS Novità
Rufus Teague 432
CUMULUS Novità IDEALE CON
8.55 Touch'O Heat
g, (100 g = 1.98) 20x
Salsa
Limited Edition, 500 ml, in vendita nelle maggiori filiali, (100 ml = 0.99)
CUMULUS Novità
per insalata ai lamponi e menta Anna's Best
20x
Insalata
Migros Bio 200 g, (100 g = 1.98) Hit 1.25 Chicchi
M-Classic 285 g, (100 g = 0.44)
di primavera
di mais

20%

Tutti i tipi di pasta M-Classic per es. reginette, 500 g, 1.50 invece di 1.90, (100 g = 0.30)

a partire da 2 pezzi

20%

Tutto l'assortimento Knorr per es. brodo di verdure, 228 g, 8.80 invece di 10.95, (100 g = 3.86)

Mmmh, con questi nella cartella la scuola è divertente

33%

Gallette al mais e gallette di riso alle mele, Lilibiggs, nonché gallette di riso allo yogurt e gallette di riso al cioccolato, M-Classic (prodotti Alnatura e mini tondelli di riso con cioccolato al latte esclusi), per es. gallette di riso integrale M-Classic con cioccolato al latte, 100 g, –.85 invece di 1.20

41%

Chicco d'Oro in chicchi 1 kg, 10.– invece di 16.90

a partire da 2 pezzi

20%

Tutte le varietà di riso M-Classic 1 kg, per es. riso a chicco lungo parboiled, 2.– invece di 2.45

a partire da 2 pezzi

20%

Tutte le miscele per dolci, i dessert in polvere e i Cup Lovers, Homemade per es. brownies Homemade, 490 g, 5.– invece di 6.20, (100 g = 1.02)

12%

5.85 invece di 6.70

Nutella in conf. speciale, 1 kg

conf. da 2

25%

16.50 invece di 22.–Mini pizze Piccolinis Buitoni prodotto surgelato, in confezione speciale, al prosciutto o alla mozzarella, 40 pezzi, 1,2 kg, (100 g = 1.38)

33%

Pommes noisettes o crocchette di rösti, M-Classic prodotti surgelati, per es. pommes noisettes, 2 x 600 g, 6.60 invece di 9.90, (100 g = 0.55)

20x CUMULUS Novità

4.30

Zafferano macinato Migros Bio

4 x 0,125 g, (10 g = 86.00)

11 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
a partire da 3 pezzi a partire da 2 pezzi

Bevande energetiche che ti mettono le ali anche quando balli

20x

CUMULUS Novità

9.95 Bellini alla pesca, Santero bevanda analcolica, 750 ml, (100 ml = 1.33)

20x

CUMULUS Novità

18.95 Captain Morgan Spiced Gold 0,0% bevanda analcolica, 700 ml, (100 ml = 2.71)

Birra analcolica al gusto di Mojito

20x

Novità

Desperados Virgin 0.0% Mojito

senz'alcol, 3 x 330 ml o 330 ml, per es. 3 x 330 ml, 5.60, (100 ml = 0.57)

20x

Novità

Bio Amber Schützengarten

senz'alcol, 6 x 330 ml o 330 ml, per es. 6 x 330 ml, 11.50, (100 ml = 0.58)

20x

CUMULUS Novità

Eve Strawberry Mojito 0.0% bevanda analcolica, 4 x 275 ml o 275 ml, per es. 4 x 275 ml, 10.50, (100 ml = 0.95)

20x

Novità

Birra Moretti Zero

senz'alcol, 6 x 500 ml o 500 ml, per es. 6 x 500 ml, 12.95, (100 ml = 0.43)

20x

CUMULUS Novità

20x CUMULUS Novità

Calanda Radler 0,0% Alpen Hugo

bevanda analcolica, 6 x 330 ml o 330 ml, per es. 6 x 330 ml, 8.50, (100 ml = 0.43)

Con tre varietà di zenzero e arancia sanguigna italiana

20x CUMULUS Novità

Fever-Tree Blood Orange Ginger Beer 4 x 200 ml o 200 ml, per es. 4 x 200 ml, 7.80, (100 ml = 0.98)

–.95

Mitico Ice Tea

Energy al limone 330 ml, (100 ml = 0.29)

Bevande 12
CUMULUS
CUMULUS
CUMULUS

conf. da 6

33%

Tutti i tipi di Aproz e Aquella disponibili in diverse varietà, 6 x 1,5 litro e 6 x 1 litro, per es. Aproz Classic, 6 x 1,5 litro, 4.25 invece di 6.40, (100 ml = 0.05)

conf. da 6

40%

9.90

invece di 16.50

20x

Novità

Succhi di frutta Sun Queen, Fairtrade

arancia o multivitaminico, 6 x 1 litro, (100 ml = 0.17)

2.40 Reloadz

Benefit Mango Passion o Active Rhubarb, 500 ml, (100 ml = 0.48)

20x

Novità

Red Bull the Sea Blue Edition

Juneberry, 4 x 250 ml o 250 ml, per es. 4 x 250 ml, 6.40, (100 ml = 0.64)

conf. da 8

25%

8.95

invece di 12.–

conf. da 6

40%

Schweppes

Coca-Cola Classic o Zero, 8 x 500 ml, (100 ml = 0.22)

Bitter Lemon, Ginger Ale o Indian Tonic, 6 x 1 l o 6 x 500 ml, per es. Bitter Lemon, 6 x 500 ml, 7.10 invece di 11.90, (100 ml = 0.24)

conf. da 6

40%

Tutto l'assortimento Tuca per es. Citro, 6 x 1,5 l, 7.50 invece di 12.50, (100 ml = 0.08)

20x CUMULUS Novità

Bevanda

gustovegetaleenergeticadal tropicale

2.20 Natural Energy Tenzing

Pineapple & Passionfruit o Blackberry & Acai, 330 ml, (100 ml = 0.67)

13 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
CUMULUS
CUMULUS

Dolci e cioccolato

Per concedersi ghiotti sfizi

Il 12 maggio è la Festa della mamma

28%

Pralinés Lindt

Mini o Connaisseurs, per es. Mini, 2 x 180 g, 19.95 invece di 27.90, (100 g = 5.54)

50%

14.35 invece di 28.75

Cioccolatini Selection Frey assortiti, in conf. speciale, 1 kg

10%

8.90 invece di 9.90

Con ripieno di nougat tenero e croccante

conf. da 2

30%

26.50 invece di 37.90

Schoko-Bons Kinder in conf. speciale, 500 g, (100 g = 1.78)

Bastoncini al Kirsch Lindt 2 x 250 g, (100 g = 5.30)

20x CUMULUS Novità

8.95

Praline Toblerone 180 g, (100 g = 4.97)

20x CUMULUS Novità

9.95 Torino al latte 16 x 20 g, (100 g = 3.11)

conf. da 2

20%

Ovomaltine disponibili in diverse varietà e in confezioni multiple, per es. Ovo Rocks, 2 x 120 g, 6.60 invece di 8.30, (100 g = 2.75)

20x CUMULUS Novità

3.50 Caramel à la Pointe de Sel Lindt Excellence 100 g

14

40%

Tavolette di cioccolato Frey Giandor o Noxana, 10 x 100 g, per es. Giandor, 13.– invece di 22.–, (100 g = 1.30) conf.

–.50 di riduzione

Tutti i biscotti in rotolo M-Classic e Migros Bio per es. biscotti Rädli M-Classic, 210 g, 1.45 invece di 1.95, (100 g = 0.69)

20x

Novità

15%

Cards o Delice, Kinder in conf. speciale, per es. Cards, 10 pezzi, 256 g, 5.40 invece di 6.40, (100 g = 2.11)

Ingredienti da commercio equo e solidale e svizzerapanna

7.50 Almond mini Migros Bio prodotto surgelato, 6 x 65 ml, (100 ml = 1.92)

20x CUMULUS

Novità

2.85 Gelato alla ciliegia M-Classic

prodotto surgelato, coppetta da 190 ml, (100 ml = 1.50)

20x CUMULUS Novità

2.95 Sorbetto al mango Sélection

prodotto surgelato, coppetta da 120 ml, (100 ml = 2.46)

20%

Tutte le noci e le miscele di noci, Sun Queen Apéro e Party, salate e tostate per es. noci di macadamia Sun Queen, 125 g, 3.50 invece di 4.40, (100 g = 2.80)

20%

4.20 invece di 5.30

Pom-Bär

Original o alla paprica, in conf. speciale, 200 g, (100 g = 2.10)

Bevande proteiche rinfrescanti come «spuntino»

20x CUMULUS Novità

29.90 Iso Whey Peach o Lemon, Powerfood

500 g, (100 g = 5.98)

Snack e aperitivi 15 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
da 10
CUMULUS

Interessanti questi prezzi!

30%

Tutti i coltelli da cucina e le forbici, Kitchen & Co. e Victorinox per es. coltello da verdura Victorinox, set da 2, 7.– invece di 9.95

a partire da 2

conf. da 3

20%

7.65

invece di 9.60

Manella disponibile in diverse profumazioni, per es. Savon de Marseille, 3 x 500 ml, (100 ml = 0.51)

40%

15.50 invece di 25.85

Carta per uso domestico Plenty, FSC® Original, 1/2 strappo o Fun Design, in confezioni speciali, per es. 1/2 strappo, 16 rotoli, (1 pz. = 0.97)

30%

Tessili per la cucina Kitchen & Co. per es. asciugapiatti, 50 x 70 cm, 2 pezzi, 14.– invece di 19.95

25%

Tutti i vasi in vetro e ceramica Do it + Garden per es. vaso cilindrico bianco, Ø x A: 12 x 20 cm, il pezzo, 14.95 invece di 19.95

conf. da 2

20%

19.–

invece di 23.90

Hit

4.95 Scopino per WC disponibile in antracite, il pezzo

conf. da 2

20%

5.50

invece di 6.90

Spazzole per WC Miobrill disponibili in bianco

20x

CUMULUS

Novità

Detersivo per capi delicati Yvette in conf. di ricarica, per es. Wool & Silk, 2 x 2 litri, (1 l = 4.75)

3.50

Profumo fresco per il bagno

Ricarica Mini Spray Lime Matcha Migros Fresh 12 ml, (10 ml = 2.92)

Casalinghi 16
a partire da 2 pezzi

Per le pulizie di primavera... del corpo

conf. da 3

20%

Fazzoletti o salviettine cosmetiche Kleenex, FSC® in confezioni multiple o speciali, per es. Collection in scatola quadrata, 3 x 48 pezzi, 5.85 invece di 7.35

conf. da 3

20%

5.40 invece di 6.75

conf. da 2

25%

8.90

invece di 11.90

Effetto deodorante per 48 ore, senza alcool

Deodoranti Borotalco per es. Original in spray, 2 x 150 ml, (100 ml = 2.97)

Novità

13.95 Face Fluid Ultra Sensitive IP 50+ Zoé Sun, aha! 30 ml, (10 ml = 4.65) 20x

conf. da 2

25%

Salviettine cosmetiche Linsoft in scatola quadrata, FSC® 3 x 90 pezzi

Shampoo o balsami, Nivea in confezioni multiple, per es. balsamo Diamond Gloss, 2 x 200 ml, 5.90 invece di 7.90, (100 ml = 1.48)

6.70

Fazzoletti Tempo, FSC® in conf. multipla o speciale, per es. Classic, 30 x 10 pezzi 20%

invece di 8.40

15%

Tutto l'assortimento Rescue per es. gocce, 20 ml, 19.50 invece di 22.95, (10 ml = 14.75)

Hit

4.25

Fazzoletti di carta Linsoft Classic, FSC® in conf. speciale, 42 x 10 pezzi

conf. da 3

33%

6.95

invece di 10.50

Prodotti per la doccia Le Petit Marseillais per es. fiori d'arancio, 3 x 250 ml, (100 ml = 0.93)

25%

Tutto l'assortimento Sensodyne e Parodontax

(confezioni multiple e speciali escluse), per es. dentifricio Repair & Protect, 75 ml, 5.55 invece di 7.40, (100 ml = 7.40)

17 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Bellezza e cura del corpo
CUMULUS

Rubasguardi... da indossare e regalare

12.70

Accorcia i gambi di circa 5 cm con un coltello affilato

invece di 14.95

Peonie disponibili in diversi colori, mazzo da 5, il mazzo 15%

Tutte le piante verdi per es. Zamioculcas in vaso, Ø 17 cm, il vaso, 15.95 invece di 19.95 20%

invece di 14.95 Mix di tulipani speciali mazzo da 20, il mazzo 20%

11.95

Tutto l'assortimento di biancheria da uomo da giorno e da notte (prodotti Hit esclusi), per es. boxer medium Essentials bio, grigi, il pezzo, 7.75 invece di 12.95 40%

Hit

9.90 Tulipani disponibili in diversi colori, mazzo da 24, il mazzo

12.95 Pantofole da donna Essentials disponibili in rosa, n. 36–41, il paio

Varie 18 Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Hit

Prezzi imbattibili del weekend

Solo da questo giovedì a domenica

30%

Tutti i cornetti precotti per es. cornetti al burro M-Classic, IP-SUISSE, 5 pezzi, 200 g, 2.35 invece di 3.30, (100 g = 1.16), offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

38%

5.80

invece di 9.50

Bratwurst di maiale Tradition

Svizzera, in conf. speciale, 4 pezzi, 500 g, (100 g = 1.16), offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

50%

Tutto l'assortimento di alimenti per gatti Felix per es. alimento in gelatina Sensations con vari gusti campagnoli, 24 x 85 g, gusti assortiti, 7.50 invece di 14.95, (100 g = 0.37), offerta valida dal 2.5 al 5.5.2024

19
a partire da 2 pezzi a partire da 3 pezzi

Più grill senza restare al verde.

Approfittane subito.

33%

1.90

invece di 2.85

Costine di maiale marinate Grill mi Svizzera, per 100 g, in self-service

30%

1.65 invece di 2.40

Bistecche di collo di maiale marinate Grill mi, IP-SUISSE in conf. speciale, 4 pezzi, per 100 g

30%

11.95

invece di 17.25

Orata reale M-Classic, ASC d'allevamento, Grecia, in conf. speciale, 720 g, (100 g = 1.66)

a partire da 2 pezzi 20%

Halloumi

classic, con

e biologico, per es. classic, 250 g, 3.85 invece di 4.80, (100 g = 1.54)

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide dal 30.4 al 6.5.2024, fino a esaurimento dello stock.
Taverna basilico
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.