Azione 14 del 3 aprile 2017

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXX 3 aprile 2017

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Società e Territorio Intervista ad Alberto Pellai che ci spiega le caratteristiche del bullismo al femminile

Ambiente e Benessere Inserite negli elenchi degli stupefacenti ben altre trentacinque nuove sostanze psicoattive. Ce ne parla il dottor PhD Alessandro Ceschi

Politica e Economia I servizi segreti interni americani sono l’altra faccia, invisibile, del potere

Cultura e Spettacoli Jazz, una storia da ripercorrere a Chiasso insieme allo scrittore ed esperto Bruce Boyd Raeborn

pagina 15

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di Peter Schiesser pagine 2 e 3

Vincenzo Cammarata

Un Fiore in omaggio al Ticino

Sul carbone, più scena che sostanza di Peter Schiesser L’approccio dirompente di Donald Trump investe anche la politica ambientale del suo predecessore (vedi Federico Rampini a pagina 27). Tutto come previsto, lo aveva promesso in campagna elettorale, lo aveva preannunciato nominando Scott Pruitt alla testa del Dipartimento dell’ambiente, un convinto «negazionista» dell’impatto delle attività umane sul clima. E questo non è certamente una buona notizia. Ma cambierà davvero molto negli Stati Uniti? L’impressione è che anche in questo caso Trump abbia inscenato un cambiamento che è più facile a dirsi che a farsi, come abbiamo già visto in altri ambiti (la cancellazione dell’Obamacare e le limitazioni all’immigrazione sono impediti dal complesso sistema di checks and balances politico e giudiziario americano). Trump vuole resuscitare l’industria del carbone? Che ci riesca, non ci crede veramente nessuno, nemmeno i dirigenti delle società minerarie coinvolte, perché le ragioni del declino di questa fonte fossile di energia stanno al di là delle decisioni del governo precedente. Semplicemente, l’energia eolica e quella solare sono oggi competitive dal punto di vista

dei costi e molti Stati e città americane sono convinti sostenitori di queste energie pulite; chi prima investiva nel carbone si sta orientando verso il gas naturale e difficilmente farà un passo indietro; la perdita di impieghi nel settore carbonifero non è solo conseguenza della politica ambientale dell’Amministrazione Obama, ma anche della crescente automatizzazione dei processi di lavoro, servono quindi comunque meno minatori. Secondo una stima del «New York Times», l’annullamento delle restrizioni per l’industria del carbone potrebbe restituire a questa fonte fossile una quota di mercato del 10 per cento. Tuttavia, anche in questo caso le decisioni di Trump dovranno superare un monte di ostacoli legali, per cancellare la politica ambientale di Obama serviranno anni. Va sottolineato che l’evoluzione verso lo sfruttamento e l’uso di energie pulite in atto negli Stati Uniti è solo parzialmente influenzata dalle decisioni prese a Washington. L’abbandono del carbone è in atto nonostante le restrizioni decise a suo tempo da Obama con il Clean Power Act non siano nemmeno entrate in vigore poiché bloccate dai tribunali, perché la tendenza verso le energie pulite è un processo capillare sostenuto da autorità politiche, da imprenditori e

da cittadini in gran parte degli Stati Uniti, che continueranno ad investire nell’eolico, nel solare e nel gas naturale. Se vogliamo, la forza della politica ambientale obamiana è stata anche fortemente simbolica, ha rafforzato un orientamento in atto nella società americana (contrariamente all’Amministrazione Trump, la maggioranza della popolazione crede nell’influsso umano sui cambiamenti climatici). Ora bisognerà vedere quanta forza simbolica e quale impatto avrà l’impostazione della nuova Amministrazione. Ma basterebbe considerare le leggi di mercato per pronosticare che il carbone non tornerà ad essere una fonte di energia privilegiata. Tuttavia, non è da sottovalutare l’influsso che la posizione del governo americano potrebbe avere su altri paesi, in particolare su quelli emergenti e su quelli più poveri, in cui la riconversione alle energie pulite impone radicali cambiamenti e sacrifici economici. Se gli Stati Uniti rinunciano al loro ruolo di leader nella lotta ai cambiamenti climatici, altri dovranno prendere il loro posto in modo convinto. Al di là dei proclami e degli evidenti progressi nel campo delle energie pulite, la Cina deve ancora dimostrare di voler assumere questo ruolo. Sarà forse soprattutto l’Europa che potrà e dovrà assumerselo.


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